La Verità dell’Amore. Tracce per un Cammino. Saggio Inedito di Benedetto XVI. Cantagalli Editore.
23 Settembre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo libro edito da Cantagalli. Buona lettura e diffusione.
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La verità dell’amore
Tracce per un cammino
Con un saggio inedito di Benedetto XVI
A cura di Livio Melina e José Granados
Prefazione di Georg Gänswein
Viviamo oggi una grande crisi antropologica segnata dalla ricerca del post-umano o del trans-umano. È una crisi sociale e culturale che comporta un ripensamento dell’uomo, che Dio creò al principio maschio e femmina. Una nuova idea di uomo sembra contraddire, al di là della fede, la natura stessa del genere umano.
Afferma Benedetto XVI nello straordinario saggio inedito, uno dei suoi ultimi scritti teologici, pubblicato in questo libro:
“Ormai si nega che l’uomo, quale essere libero, sia in qualche modo legato ad una natura che determini lo spazio della sua libertà. L’uomo ormai non ha più una natura ma fa sé stesso. Non esiste più una natura dell’uomo: è egli stesso a decidere cosa egli sia, maschio o femmina. È l’uomo stesso a produrre l’uomo e a decidere così sul destino di un essere che non proviene più dalle mani di un Dio creatore, ma dal laboratorio delle invenzioni umane.
Una natura artificiale o intellettuale, concepita dall’uomo libero che non ha alcun più limite e vincolo, supera la stessa sua natura e l’ordine che ad essa presiede. Il dogma della libertà ha condotto l’uomo in una dimensione irreale che nega l’evidenza della realtà. L’unico ordine che è preso in considerazione dal nuovo uomo è quello stesso che lui ha inventato.
La verità dell’amore Tracce per un cammino
- 344, EURO 23
Ufficio Stampa Edizioni Cantagalli
ufficiostampa@edizionicantagalli.com
Offriamo alla vostra attenzione qualche brano della prefazione di mons. Georg Gänswein:
Oggi, questa appartenenza della differenza sessuale al nucleo di ciò che è umano viene messa in discussione. Benedetto ne vede le cause in un modo
di intendere la libertà umana che è nato con la Modernità. Secondo lui, è essenziale che la libertà non consista in un dominio dispotico sulla propria
natura e sul proprio corpo. Questo perché il corpo porta in sé una sapienza che viene dal Creatore, il quale ha plasmato le sue membra e le ha destinate al dono reciproco tra le persone. Nel corpo è dunque inscritta una chiamata alla nostra libertà. Una libertà che si chiuda a questa chiamata non è una vera libertà, ma, come la definiva sant’Agostino, la libertà di un fuggitivo, continuamente in fuga dagli altri, da Dio e da sé stesso.
Ne consegue che il linguaggio del corpo e della sessualità sono essenziali per far germogliare la libertà cristiana. Se l’uomo non accetta di essere
stato generato, cercherà di generare sé stesso, in un orgoglio autopoietico che finisce col distruggere le proprie origini, che ha ricevuto da un Altro.
Di fronte a questo, la fede in Cristo, il Verbo fatto carne, ci ricorda che il corpo umano è stato plasmato dal Creatore, che vi ha inscritto il linguaggio dell’amore e della famiglia. Molti oggi sembrano confessare Cristo, ma gli negano una parola sul corpo, sugli affetti, sulla libertà, come se fossero
realtà che possono essere determinate solo dall’analisi della nostra cultura o dai cambiamenti nelle scienze umane.
È in questo contesto che appare il riferimento di Benedetto XVI al Cavaliere di Bamberga. È probabile che la statua rappresenti Cristo, che
l’Apocalisse contempla su un cavallo bianco. Il cavaliere è chiamato “Fedele e Veritiero” perché “giudica e combatte con giustizia”, e il suo nome è
“Verbo di Dio” (Ap 19,11-13). Nella sua interpretazione dell’immagine, Ratzinger si separa, da un lato, dal tentativo nazista di appropriarsene come icona del dominio del più forte. Il nazismo considerava la visione cattolica troppo accondiscendente nei confronti dell’uomo. La fede sarebbe stata attraente per coloro che, non potendo imporre la propria forza, avrebbero finito per esaltare le virtù dei deboli, a partire dall’umiltà e dall’amore. Ma l’esito della guerra ha mostrato, al contrario, l’intrinseca fragilità dell’ideologia nazista. Per la visione cattolica, invece, la forza non consiste in un dominio dispotico sul corpo, ma nell’equilibrio della virtù, che riconosce nelle proprie passioni una saggezza che ci precede e ci aiuta a indirizzarle verso il bene. Al contrario, l’isolamento dell’uomo nelle sue forze autonome risulta enormemente debole.
…È quindi comprensibile come l’immagine del Cavaliere di Bamberga possa richiamare l’immagine elevata dell’uomo proposta dalla fede cattolica. Benedetto vede questa visione elevata in contrasto sia con l’ideologia marxista che con la religione musulmana. Entrambe propongono quella
che considerano una visione più realistica dell’uomo, capace di comprendere meglio la debolezza e di adattarsi ad essa, e quindi più sostenibile. Secondo il marxismo e l’Islam, la fede cristiana, chiedendo troppo all’uomo, finirebbe per fallire, distruggendo il bene possibile di cui l’uomo è capace. La differenza fondamentale sta nell’idea cristiana di libertà, capace di raggiungere il fine ultimo dell’uomo, che è l’immagine e la somiglianza con Dio.
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Tag: benedetto, cantagalli, GAENSWEIN
Categoria: Generale
Indubbiamente, da come presentato dall’Ufficio Stampa e da Gaenswein, il libro ci parla della Verità dell’amore in altre parole della libertà dell’Uomo e delle sue deviazioni se questa non è posta a confronto con Dio e con la Sua Legge. Ma sicuramente occorrerà leggerlo prima di esprimere una nostra opinione. È molto bello che gli autori rendano omaggio a Benedetto XVI e fondino il loro libro su un suo inedito: “L’immagine cristiana dell’uomo”. Questo titolo è stato dato dagli autori del libro proprio ad un testo inviato da Benedetto a L. Medina.
Il Cavaliere di Bamberga è l’ideale di purezza e di coraggio che ci spinge ad affermare anche oggi la vittoria di Papa Benedetto sul degrado spidituale incentivato da un papato faso e sovversivo di Bergoglio. Per distruggere l’opera di quest’ultimo basta Benedetto col suo Magistero, nostro combattivo eroe di Bambergache, che rappresenta la risposta ad ogni dubbio e domanda su questi tempi e ci indica lo stile attivo e combattivo che deve sempre avere ogni cattolico.
Quanto a Gaenswein, nel mio piccolo e senza alcuna prova è vero, le sensazioni “a pelle” che mi danno il sentirlo parlare, mi tengono lontana dal considerare sincero questo uomo: tanta è la repulsione che preferirei morire senza confessione che avvinarmi a lui.
Curioso . Ganswein è costretto per una volta a dire qualcosa di vero . In più a supporto del suo “ nemico “
Melina . Parigi val bene una messa ???
che differenza tra queste poche righe e le quattro vaccate bergogliane descritte da mastro Titta del post precedente!
posso cercare di risponderle ? ( senza riferirmi a MastroTitta)
Queste poche righe di Gaenswein son ipocrisia , come tutto quello che scrive e dice dopo la morte di Benedetto XVI , il Grande .
Un giudizio così severo su che cosa si fonda? Mi piacerebbe saperlo, visto che ho un’opinione diametralmente opposta alla sua.
Puo’ darsi, ma almeno sa scrivere…Bergy neanche quello.