Don Bosco e il Papato. Don Marco Begato sdb. Capitolo III.

6 Settembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, don Marco Begato sdb, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione la terza puntata del suo saggio si don Bosco e il papato. Buona lettura e diffusione.

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TERZA PUNTATA

Capo IX. Quarta persecuzione. – San Policarpo a Roma. – Santa Felicita e suoi figli. – Eresia di Montano.

 

Papa Aniceto viene ricordato per vari episodi, tra i quali spicca la sua soluzione alla questione dei Quartodecimani. Don Bosco la ricostruisce come segue:

 

  1. Policarpo venne a Roma anche per conferire col sommo Pontefice intorno a cose che riguardavano il bene della Chiesa; e che le loro controversie furono tutte terminate con vicendevole carità. Venne anche a trattare della Pasqua: cioè se questa si doveva celebrare nella domenica che segue il plenilunio di marzo, come erasi celebrata fin dal tempo degli apostoli, oppure nello stesso plenilunio, cioè nel decimo quarto giorno della luna di marzo, come si usava in certe chiese dell’Asia. Aniceto sebbene desiderasse l’uniformità per tutta la Chiesa, nulla di meno credette bene di non dispiacere ai vescovi dell’Asia, e tollerare in que’paesi la celebrazione della Pasqua nel detto plenilunio. Questa tolleranza era diretta a compiacere quegli ebrei che di recente erano venuti alla fede.

 

Quindi il Papa opera per custodire il bene della fede nei neofiti, acconsentendo a richieste liturgiche sia pur apparentemente divisive. Un principio operativo, questo, curiosamente interessante e attuale. Meglio dare priorità all’uniformazione liturgica o al bene spirituale dei fedeli? C’è di che meditare!

 

A s. Aniceto succede s. Sotero e a questi s. Eleutero, che affrontò il problema crescente delle eresie montaniste e non solo.

 

Capo XI. S. Eleutero e i martiri di Lione. – S. Ireneo a Roma. – Fine di Marciane e di altri eretici. – Conversione dei Bretoni al cristianesimo.

 

Papa Eleutero incontra il giovane Ireneo a Roma per trattare di eresie e scismi, compito e preoccupazione principale del Pontefice, almeno secondo don Bosco. Ireneo si premurò di:

 

pregare il papa di volersi adoperare per dar la pace alla Chiesa, che in quei tempi era messa sossopra da Montano e dai suoi seguaci; perciocchè era proprio del supremo pastore della Chiesa l’invigilare, che si scoprissero gli errori e fossero condannati.

 

Ugualmente, altra priorità del pontefice è quella delle anime, che deve superare qualsiasi altro tipo di interesse. Don Bosco lo ricorda nell’episodio dell’ultimo incontro tra l’eretico Marcione e il Santo Padre:

 

Marcione, secondo il fare comune dei capi dell’ eresia, teneva una condotta incostante; ora mostrandosi pentito, ora contaminandosi con turpitudini e diffondendo i suoi errori, finchè papa Eleutero lo rigettò definitivamente dalla comunione dei fedeli. Dopo qualche tempo egli finse ancora di sinceramente ritornare alla Chiesa; e fece una pubblica exomologesi, ossia confessione dei suoi misfatti. Ma invece di portare al pontefice delle anime convertite, egli giudicò di portare una somma di circa venticinque mila lire, che presentò a papa Eleutero, come in pena del suo peccato: sperando forse con ciò di sedurlo e renderselo connivente. Ma il santo Pontefice, vero seguace di s. Pietro, ricusò il danaro e lo allontanò da sè dicendo: lo voglio anime e non ricchezze: e non lo assolvette dalla scomunica.

 

Tra l’altro tutti gi amici di don Bosco leggono con curiosità l’ultima citazione – voglio anime e non ricchezze – sapendo che il santo torinese ne aveva fatto il motto della propria vita e consacrazione ai giovani: da mihi animas coetera tolle, dammi le anime e togli il restante!

 

Capo XII. S. Vittore e Tertulliano. – I due Teodoli. – Settimio Severo e la quinta persecuzione. – Martirio de’santi Vittore, Ireneo, Felicita e Perpetua. – S. Zefirino e l’eretico Natale.

 

  1. Vittore I africano succedeva a s. Eleutero l’anno 192. Durante il suo pontificato avviene la defezione di Tertulliano, grande teologo purtroppo sedotto dal proprio sapere. Ne abbiamo anche ai nostri giorni. Annota a riguardo don Bosco:

 

O fosse che s. Vittore non gli desse il vescovado {74 [74]} di Cartagine, siccome egli a quanto pare desiderava, o fosse perchè il romano pontefice condannasse l’eresia di Montano a cui egli cominciava aderire, fatto sta che Tertulliano partì di Roma con animo esacerbato; e ritornato in patria si dichiarò apertamente avverso alla Chiesa romana. Tremiamo a questa caduta di Tertulliano, e persuadiamoci che non è la scienza che faccia i santi, ma è l’umiltà, è la sommessione ai nostri legittimi superiori, e specialmente al Vicario di Gesù Cristo. Tertulliano, perchè privo di queste due virtù, divenne eretico e morì, per quanto si può arguire, senza dar segno di ravvedimento.

 

Il Papa cui umilmente obbedire è lo stesso che adempie pienamente e fedelmente il proprio compito col fustigare gli eretici, come avvenne almeno in un paio di situazioni di maggior spicco:

 

Il papa s. Vittore volse le sue sollecitudini contro di essi, ne condannò l’eresia, e scomunicandone gli autori, dichiarò non avrebbero più appartenuto alla Chiesa di Gesù Cristo tutti quelli che avessero seguito gli errori di quegli infelici. In questa guisa la Chiesa cattolica trionfava dell’eresia, e faceva vedere al mondo tutto la verità di quelle parole dette da Gesù Cristo a s. Pietro, e in esso a utti i suoi successori: «Io ho pregato per le, o Pietro, affinchè non mai venga meno la tua fede.» (V. Eusebio, lib. 5).

 

Credo sia importante sottolineare che la scomunica non tocca solo i diretti colpevoli, ma anche quanti ne seguono le orme. In ciò si nota il carattere di definitività dell’insegnamento cattolico: ciò che un Pontefice condanna, rimane interdetto per l’avvenire. Da questo i più miopi hanno dedotto che i cattolici tendano a restare fissi con lo sguardo nel passato. I più avvertiti comprendono invece che si tratta dell’opposto: i cattolici fissano la verità e con essa plasmano il futuro.

 

Ora, il dovere del Pontefice verso gli eretici può condurre a esiti differenti. Il migliore è quello attestato dal successore di S. Vittore: San Zefirino successore di san Vittore ebbe la consolazione di riconciliare con la Chiesa l’eretico Natale.

 

Anche la storia di tale conversione merita un appunto speciale:

 

Più e più volte gli apparve Gesù Cristo nel sonno riprendendolo del suo enorme misfatto. E poichè Natale non faceva gran caso di quelle apparizioni, fu per tutta una notte aspramente flagellato da mano invisibile. Questo prodigioso castigo tornò per lui a medicina salutare; imperciocchè la mattina seguente assai per tempo si vestì di sacco, e col capo coperto di cenere si andò a gettare ai piedi del papa, dove versando un profluvio di lagrime fece la confessione di tutte le sue colpe.

 

Un racconto che indica chiaramente quale sia il senso pedagogico dei castighi e delle prove mandate o permesse da Nostro Signore.

 

Capo XIII. Chiesa di santa Maria in Transtevere. – Cimiteri e tombe. – Catacombe e cripte. – Martirio del papa s. Callisto.

 

Tre cose rendono specialmente glorioso il pontificato del papa s. Callisto successore di s. Zefirino: la basilica di s. Maria in Transtevere; il cimitero detto di s. Callisto e il suo martirio.

 

Capo XIV. S. Urbano e s. Cecilia. – Loro martirio – Martirio de’loro compagni.

 

A s. Callisto succedeva s. Urbano che apparteneva ad una ricca e nobile famiglia di Roma. Da semplice sacerdote egli aveva con zelo lavorato per la fede durante il pontificato di tre suoi antecessori. Più volte fu denunziato come cristiano, condotto in prigione e davanti ai giudici; ma egli seppe tollerare ogni patimento confessando intrepidamente Gesù Cristo. La sua elezione al pontificato avveniva nel 226.

 

Anche S. Urbano morirà martire. E così tutti i primi pontefici confermano questo trend, di carcere e persecuzione e martirio. La fede cristiana nasce dalle fondamenta di Pastori che hanno alternato la propria vita tra condanna di errori e sopportazione di aggressioni personali.

 

Giunti al luogo del supplizio, quasi impazienti del martirio, dissero unanimi ai carnefici: Fate quello che volete senza aspettare più oltre. Il santo pontefice diede loro l’apostolica benedizione, e fattosi da tutti il segno della croce, offerirono a Dio la lor vita pregando così: O Signore, degnatevi di riceverci secondo le vostre promesse, affinchè possiamo vivere per Voi, e da Voi aiutati giungere al possesso di quella gloria, che nel vostro regno si gode per tutti i secoli.

 

Capo XV. Sesta persecuzione. – Ss. Ponziano. – Antero e s. Barbara. – Morte di Massimino. – Settima persecuzione. – S. Fabiano. – Fine della settima persecuzione. – S. Gregorio Taumaturgo. – San Paolo primo Eremita.

 

            Sesta persecuzione. – La tolleranza di Alessandro pei cristiani fu per Massimino di lui assassino e successore motivo d’odiarli con maggior ferocia. Principale vittima del furore di Massimino fu il papa s. Ponziano. Egli fu mandato in esilio a Tavolara isoletta della Sardegna. Dopo due anni di catene e di patimenti fu condannato a morir sotto ai colpi di bastone. La sua morte avveniva l’anno 235. Gli succedette s. Antero, cui dopo un mese di pontificato era troncata la testa.

 

            Settima persecuzione e s. Fabiano. – La settima persecuzione fu suscitata dall’imperatore Decio e fu una delle più sanguinose. Emulando i suoi antecessori, Decio pubblicò un editto che {95 [95]} si eseguì con rigore estremo. Le sferze, gli uncini di ferro, il fuoco, le bestie feroci, la pece bollente, le tanaglie infuocate, tutto era messo in opera per tormentare i confessori della fede. Il numero di quelli che subirono il martirio in questa persecuzione è sì grande da essere impossibile annoverarli. Sono in ispeciale modo rinomati s. Poliutto nell’Armenia, s. Alessandro vescovo di Cappadocia, il magnanimo s. Pionio sacerdote della chiesa di Smirne, santa Agata di Catania, s. Vittoria di Toscana e finalmente il papa s. Fabiano. Questo pontefice faticò per la fede finchè fu denunziato come capo de’cristiani. Dopo lunghi e gravi patimenti ebbe tronca la testa il 20 gennaio l’anno 250, dopo aver governata la santa Sede circa 15 anni.

 

Or va pur detto che è stata una chiara scelta di don Bosco rileggere e riassumere un pontificato anche lungo – appunto i 15 anni di S. Fabiano – pressoché solo alla celebrazione del suo martirio. Ma, dato che la “Storia” di don Bosco nasce con dichiarati intenti educativi, ne deduciamo che almeno da un punto di vista pedagogico il santo dei giovani ritenesse confessione e martirio come i distintivi più validi e importanti di una guida cristiana e quindi del suo gregge.

 

Capo XVI. Origene. – Sua fine. – Sede romana vacante. – Caduti. – Sacrificati. – Turificati. – Idolatri. – Libellatici. – Martiri. – Confessori. – Estorri. – Professori.

 

Incontriamo quindi il primo periodo di sede vacante della storia ecclesiastica, una vacanza indotta per ragioni di strategia politica.

 

La fierezza della persecuzione di Decio fu dolorosa cagione che non si potesse eleggere un novello papa se non sedici mesi dopo la morte di s. Fabiano. E ciò perchè, come ce ne assicura s. Cipriano, l’imperatore conoscendo quanto fosse grande ed estesa la potenza del papa, preferiva di avere un competitore nell’impero piuttosto che avere in Roma un pontefice investito di tanta autorità. Questo spazio di tempo dicesi Sede vacante {102 [102]} perchè non era vi alcun papa, ed è quasi il tempo più lungo notato nella storia ecclesiastica, in cui la santa sede sia stata senza pontefice.

 

Sembra che la soluzione a questo punto sia venuta dalla reggenza assunta in blocco dal clero di Roma:

 

Il capo visibile della Chiesa era rappresentato dal clero di Roma, che, come dice s. Cipriano, ne assunse provvisoriamente il governo. Ed appunto i vari paesi della cristianità nei gravi bisogni spirituali continuarono a ricorrere alla Chiesa di Roma.

 

Fatto interessante, dal quale potremmo trarre un monito: nei momenti in cui la Sede vacilla, lì bisogna farsi più compatti e fermi in attesa di tempi meno drammatici. Evitando al contrario di iniziare proprio in quei frangenti dolorosi ad alimentare faide e lacerazioni. Se la sede vacilla, il popolo cattolico le si stringe attorno e funge da pietoso velo che copre le nudità della propria madre (cfr. l’episodio dell’ebbrezza di Noè).

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2 commenti

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Come fatto rilevare da FABIO, d. Begato è un po’ distratto, preso dalle gioie del Mondo scolastico tra un Consiglio e l’altro, le Programmazioni ed ogni altra baggianata gli venga in mente per tenere indaffarati i suoi professori mattina e pomeriggio (che sono pagati a mese intero e dunque devono fare qualcosa quando ancora la lezioni non partono).
    Integrato dal Sistema, dunque scomparso il prete, rimane il burocrate che organizza l’ “armiamoci e partite”:
    “potremmo trarre un monito: nei momenti in cui la Sede vacilla, lì bisogna farsi più compatti e fermi in attesa di tempi meno drammatici. Evitando al contrario di iniziare proprio in quei frangenti dolorosi ad alimentare faide e lacerazioni. Se la sede vacilla, il popolo cattolico le si stringe attorno e funge da pietoso velo che copre le nudità della propria madre”.

    Non si dovrebbe bere in servizio perchè le cose che sembrano vacillare sono invece ben salde da 11 anni; ma cerchiamo di tradurre l’enigmatico preside che scambia la sua fede (che vacilla) con la Sede Vacante di Pietro che è vacua, vuota…
    Se manca un legittimo Papa bisogna davvero stringersi tutti insieme intorno alla madre Chiesa nuda in attesa?Ma in attesa di cosa? Lui intanto si chiude a scuola nel bagno del preside ok! e noi? …continuamo a fare le belle statuine dal velo pietoso?? Aspettiamo ancora o gridiamo che il vero Papa è morto e al suo posto ci sta un tizio dell’Argentina che non “vacilla” per niente? A limite zoppica…

    Terza puntata di tante sciocchezze e poco coraggio e quel che sembra peggio: puntata di fuga dalla vocazione di don Begato, responsabilità che non si vuol riconoscere ma tutta addossata al povero don Bosco!

    Povera Chiesa oppressa e derisa! Questi sarebbero gli articoli da divulgare sul nostro bel Blog? Di certo questi intanto sono i consacrati sul mercato che vogliono far tacere il popolo di Dio mettendo un “pietoso velo che copre le nudità della propria madre” Chiesa violata (da un violentatore o da un usurpatore?) non si sa da chi perchè d. Begato non lo dice…
    …lascio il resto alla fantasia del lettore.
    voto 3 e1/2 ( il mezzo è solo per incoraggiamento)

  • Fabio ha detto:

    La sede non vacilla la sede è vacante perché il vero Papa è morto il 31 Dicembre 2022. Perché Don Begato non vuole constatare che in base al Codice di Diritto Canonico ed alla Universi Dominici Gregis la rinuncia de BXVI è nulla edcinvalida perciò Bergoglio non è mai stato papa ? Ci vuol tanto a fare una verifica?