Una sentenza in Belgio mette in forse il Greenpass universale.

17 Giugno 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione nella nostra traduzione questo articolo di Le Soir, che ringraziamo per la cortesia. La Corte Costituzionale in Belgio evidentemente funziona in maniera meno servile verso i poteri politici che da noi, e questa sentenza potrebbe costituire un grosso ostacolo alla folle idea di un passaporto sanitario sovranazionale. Buona lettura e condivisione.

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Crisi del Covid: la colpa dello Stato potrebbe portare a una valanga di ricorsi
La Corte costituzionale ha colpito duro. Con una sentenza, ha annullato il potere conferito al Comitato per la sicurezza informatica, un Ufo istituzionale, di autorizzare alcuni trasferimenti di dati sanitari durante la crisi del Covid.
Il Comitato ha violato la Costituzione.
Lo Stato ha quindi commesso una colpa. Questo apre la strada a numerose richieste di risarcimento danni.
Di Philippe Laloux
Pubblicato il 15/06/2023
Le autorità politiche, sia federali che federate, hanno giocato con il fuoco e, soprattutto, con la Costituzione, durante la crisi di Covid? In ogni caso, una sentenza della Corte costituzionale ha appena silurato per la seconda volta uno dei principali strumenti utilizzati dallo Stato per legittimare il trattamento massiccio di dati sanitari particolarmente sensibili effettuato nell’ambito della sua politica sanitaria: il Comitato per la sicurezza delle informazioni (CIS).
In poche parole, il governo è colpevole di aver permesso al CSI di autorizzare la comunicazione di dati personali. Oltre alla scomparsa amministrativa del CSI – che giovedì prossimo sarà riattivato in Parlamento con una nuova legge (vedi altrove) – questa sentenza apre la strada a un boomerang giuridico per lo Stato belga.
In altre parole, una serie di potenziali ricorsi da parte dei cittadini ai tribunali civili o al Consiglio di Stato.
Che cos’è il Comitato per la sicurezza informatica?
È il 2018, in Parlamento, alla vigilia della pausa parlamentare. In tribuna, Maggie De Block, allora ministro della Sanità di Open VLD, cerca faticosamente di difendere una legge che istituisce un Comitato per la sicurezza dell’informazione.
Nessuno ha capito una parola.
Al suo fianco, con una mossa senza precedenti, è subentrato un alto funzionario pubblico: Frank Robben. Il presidente della Crossroads Bank for Social Security (BCSS) e della piattaforma eHealth aveva partecipato attivamente alle riunioni intergovernative.
Questa legge è sua. Questo nuovo comitato è suo. A forza di forzature, con 58 astensioni, la legge è stata approvata.

“L’ISC è un UFO istituzionale”, sottolinea Anne-Emmanuelle Bourgaux, esperta di diritto costituzionale e docente di diritto all’UMons. Un’inchiesta di Le Soir ha mostrato che solo cinque dei sedici membri sono stati convocati alle riunioni. In realtà, abbiamo “copiato e incollato” il funzionamento dei vecchi comitati settoriali (noti come “comitati Robben”) che, all’interno dell’ex Commission de la vie privée, autorizzavano lo scambio di dati, in particolare sanitari, tra le istituzioni pubbliche. È stato proprio questo compito che il governo le ha affidato durante la crisi del Covid. Un “jolly” che gli ha permesso di eludere diversi ostacoli democratici: il Parlamento, che è l’unico organo abilitato dal RGPD ad autorizzare tali trasferimenti per via legislativa.
Ma anche l’Autorità per la protezione dei dati (DPA), il cane da guardia della privacy, che ha fatto letteralmente pressioni. O i ricorsi dei cittadini, poiché le sue decisioni, note come “delibere”, non esistono per legge.
È proprio questo “carattere normativo” dell’ISC a preoccupare la Commissione europea (che ha presentato un reclamo), ma anche la Corte costituzionale. La domanda è: può un piccolo comitato, in contrasto con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), prendere il posto di 150 eurodeputati? La risposta è “no”.

Cosa dice la Corte Costituzionale La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su un ricorso presentato da una cittadina. La signora chiedeva l’annullamento totale della normativa sul trattamento dei dati relativi alle vaccinazioni antiparassitarie. Si trattava del famoso accordo di cooperazione “Vaccinet”. Verdetto: la Corte ha respinto tutte le richieste della ricorrente. Tranne una. “Nella sua sentenza, la Corte ha osservato che le decisioni del CSI sono “vincolanti, soggette a un piccolo controllo da parte dell’autorità per la protezione dei dati e a un controllo giurisdizionale, ma non a un controllo parlamentare”. Gli interessati sono quindi privati della garanzia del controllo parlamentare (…). La Corte conclude quindi che l’autorizzazione contestata è incostituzionale”.

Questo è esattamente ciò che tutti gli esperti e alcuni parlamentari hanno criticato al CSI fin dalla sua creazione. È la seconda volta che il CSI finisce sotto tiro. È la seconda volta che il CSI subisce una batosta, come lo scorso settembre in un ricorso contro l’accordo di cooperazione per il rintracciamento delle persone infette.Detto così, tutto questo può sembrare lunare, ma la portata di questa sentenza, considerata storica dagli esperti che abbiamo consultato, è molto reale.

Quali sono gli effetti di questa sentenza? Non fraintendetemi, l’Alta Corte chiarisce che questa sentenza “non comporta automaticamente l’annullamento degli atti di esecuzione che sarebbero stati adottati sulla base della delega conferita alla CSI”. Non annulla quindi tutti gli ordini o i decreti che ne derivano. “D’altra parte, la Corte dichiara di non aver mantenuto gli effetti precedenti della disposizione annullata. Ripeto: se gli effetti fossero stati esplicitamente mantenuti, non sarebbe stato possibile alcun ricorso. Ma così non è. Di conseguenza, si spalanca la porta a richieste di responsabilità civile contro lo Stato belga. Ha quindi commesso una colpa. “E se lo Stato ha commesso una colpa, deve essere in grado di ripararla”, continua il costituzionalista.

“È impossibile che la Corte costituzionale, che a volte si è dimostrata molto docile nei confronti della politica del governo durante la crisi sanitaria, non fosse consapevole dei potenziali effetti della sua sentenza”, afferma un esperto legale. La definisce una “bomba a orologeria”.
Chiunque abbia comunicato dati personali sensibili con l’autorizzazione di questo organo incostituzionale può quindi presentare ricorso. O al Consiglio di Stato. O davanti a un tribunale. Con potenziali danni in gioco. In sostanza, questo riguarda tutti coloro che sono stati vaccinati. Tuttavia, come sottolinea Mona Giacometti, avvocato e visiting professor all’UCLouvain e all’USaint-Louis, “sarà comunque necessario dimostrare che la colpa ha causato un danno”. Pierre Joassart, che ha rappresentato il querelante, è categorico: “Non c’è più alcuna base giuridica per tutti gli atti che sono stati presi per attuare questo accordo di cooperazione”. Uno degli atti di attuazione di questo accordo di cooperazione non è altro che il Covid Save Ticket, la tessera sanitaria nei confronti della quale i tribunali civili non sono sempre stati clementi. La Regione Vallonia, ad esempio, è stata condannata ad aprile: l’estensione del CST decisa nel gennaio 2022 ha violato i diritti e le libertà fondamentali, senza alcuna ragione oggettiva, secondo il Tribunale di primo grado di Namur. Secondo Joassart, il segnale è chiaro: “le autorità non possono fare tutto e niente, soprattutto in termini di protezione dei dati”. “Durante la crisi di Covid”, afferma Anne-Emanuelle Bourgaux, “gli organi esecutivi sono stati autorizzati a prendere decisioni per decreto, e questi organi esecutivi hanno a loro volta autorizzato organi che non sono soggetti al controllo parlamentare. Di conseguenza, stiamo perdendo sempre più le garanzie costituzionali. La Corte ha messo fine all’Eldorado della gestione dei dati personali. E di colmare un solco che era stato tracciato dalla crisi sanitaria”.

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2 commenti

  • nuccioviglietti ha detto:

    Greenpass universale… ove universale vale solo per minoranza assoluta di… decerebrato occidentale!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • La Samaritana ha detto:

    Forse la Corte Costituzionale belga riuscirà a tutelare alcune garanzie costituzionali del Belgio. Lo auguro di tutto cuore ai cittadini del Belgio. E forse anche altre Corti Costituzionali in giro per l’Europa seguiranno il suo esempio, ed anche questa possibilità mi farebbe ben felice. Non penso, invece, che il nostro massacrato Paese seguirà questo esempio. Di ben altro stampo si è dimostrata la nostra, di Corte.
    Costituzionale ? Malgrado quanto passato negli ultimi anni mai, dico mai, mi sarei aspettata l’arroganza e la protervia usata per mettere a tacere l’avvocato Sinagra. Per cui ribadisco: Costituzionale ? Come si esprimerebbe il Principe De Curtis, in arte Toto’ , :” Ma mi facci il piacere !”

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