L’Estremo Pasticcio – per Omissione – di Benedetto XVI. La Lettera a don Bux, e il Silenzio Seguente.

12 Agosto 2025 Pubblicato da

  
  

Marco Tosatti

 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mentre il nostro sito riposava, è uscito il libro scritto da don Nicola Bux e Vito Palmiotti sulla Chiesa, e i pontificati recenti: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco,  “Realtà e Utopia nella Chiesa”.

Il libro, originale e interessante, contiene un’appendice clamorosa. Una lettera che Benedetto XVI scrisse in risposta a don Nicola Bux, il 21 agosto del 2014, e finora mai pubblicata.

  
  

In essa si diceva testualmente:

«Dire che nella mia rinuncia avrei lasciato “solo l’esercizio del ministero e non anche il munus” è contrario alla chiara dottrina dogmatica-canonica […]. Se alcuni giornalisti parlano “di scisma strisciante” non meritano nessuna attenzione».

Siamo anni prima del “Codice Ratzinger”, pubblicato nel 2022, e prima anche della polemica sull’Una Cum: la tesi secondo cui essendo Bergoglio papa non legittimo, chi partecipava alla messa in cui dopo la consacrazione si pronunciavano le parole insieme con il tuo servo papa nostro Francesco”…partecipava a un rito eretico. Centinaia, forse migliaia di cattolici, credendo a questa tesi, hanno semplicemente smesso di andare a messa.

Scrive Riccardo Cascioli, nella presentazione del libro, sulla Nuova Bussola Quotidiana:

“Benedetto XVI, rispondendo alle obiezioni presentategli, giudica «pienamente» valida la rinuncia di un Papa e «fondato» il parallelismo «tra il Vescovo diocesano e il Vescovo di Roma in riferimento alla questione della rinuncia». Inoltre difende il diritto di un Pontefice a parlare e scrivere al di fuori «dell’ufficio di Papa», come ha fatto lui stesso continuando durante il pontificato a scrivere libri, come ad esempio i volumi dedicati a Gesù, che considera «una missione del Signore».

Questa lettera di Benedetto XVI, di cui si sapeva l’esistenza ma che non era mai stata pubblicata da monsignor Bux per evitare che diventasse soltanto un ulteriore strumento di feroci quanto inutili polemiche, è di fondamentale importanza storica perché permette di comprendere la mens del Papa emerito riguardo alla sua rinuncia e all’istituzione del pontificato emerito, ma anche più in generale la sua visione teologica del papato. Oltre ovviamente a chiudere il discorso su chi negli anni passati sia stato il “vero Papa”, che in realtà è una polemica che a persone di sana ragione è sempre apparsa fuori dalla realtà, ma che purtroppo ha attirato tante persone verso “falsi profeti”.

Nel libro la copia fotostatica della lettera è presentata insieme al testo della lettera che gli aveva inviato monsignor Nicola Bux, in cui sono raccolte alcune obiezioni alla rinuncia e al relativo rischio di “desacralizzazione” del papato; e in conclusione ci sono anche alcune valutazioni critiche sulle risposte offerte dal Papa emerito”.

Giustamente Cascioli afferma che questa lettera chiude la discussione su chi fosse il vero papa dal 2013 all’elezione di Leone XIV. E, incidentalmente, toglie credibilità alla tesi della “sede impedita”. Scrive il Codice di Diritto Canonico, al numero 412:

La sede episcopale si intende impedita se il Vescovo diocesano è totalmente impedito di esercitare l’ufficio pastorale nella diocesi a motivo di prigionia, confino, esilio o inabilità, non essendo in grado di comunicare nemmeno per lettera con i suoi diocesani.

Benedetto non ha mai avuto nessun problema di comunicazione con l’esterno, come dimostrano lettere, interviste ed interventi resi pubblici, oltre che il flusso di visitatori – fra cui proprio don Nicola Bux – che si recavano nel suo eremo vaticano, fino a quando le forze glielo consentirono.

La questione fondamentale, a nostro modestissimo parere, è questa: perché una lettera così importante e fondamentale, assolutamente dirimente, sia venuta alla luce solo adesso, undici anni dopo che è stata vergata? Non condividiamo la tesi, riportata da Cascioli, secondo cui il nascondimento è dovuto al desiderio di evitare che la lettera divenisse “un ulteriore strumento di feroci quanto inutili polemiche”. L’autorità dello scrivente avrebbe avuto, secondo noi, un effetto totalmente opposto. Il silenzio, la poca chiarezza, hanno permesso il fiorire e l’ampliarsi di confusione e tesi irreali.

Da un punto di vista generale, la nostra opinione è che questo episodio sia solo l’ultimo di una serie di infortuni di Benedetto con la comunicazione. Dal non informare l’allora Capo dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls del contenuto esplosivo – verso l’islam – della sua lectio magistralis a Ratisbona, a non far presenziare l’allora Capo dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, Federico Lombardi sj alla riunione in cui si decideva di togliere le scomuniche ai vescovi lefebvriani, alla dichiarazione della rinuncia al pontificato pronunciata in latino nel corso di un evento secondario…Una frase, nella lettera a don Nicola Bux, è, a pare nostro, indicativa; laddove alcuni giorbalisti parlano di scisma strisciante, “non meritano alcuna attenzione”.

Purtroppo invece la meritano, attenzione, se è vero che la legge suprema della Chiesa è la salvezza delle anime; molte delle quali si possono perdere, se le tesi di quei giornalisti non vengono battute in breccia, prima che possano dilagare. Ma il mondo della comunicazione è qualcosa che Benedetto XVI non sembra aver mai realmente capito, o apprezzato al suo giusto valore.

Se è vero che una lettera diventa proprietà di chi la riceve, e salvo diverse esplicite disposizioni di segretezza può disporne come vuole, e renderla pubblica come e quando vuole; appare curioso che un messaggio così importante venga alla luce solo undici anni dopo la stesura, e anni dopo che la Chiesa è stata lacerata da polemiche e discussioni sulla legittimità del successore di Benedetto XVI; ma è pur vero che Joseph Ratzinger, dal 2014 in poi, ha visto quanto accadeva nella Chiesa; e ha visto che il messaggio chiarificatore e dirimente inviato a don Nicola Bux non appariva. Quante inutili diatribe si sarebbero evitate, se avesse voluto con la stessa chiarezza di espressione usata nella lettera a don Bux, dire una volta per tutte, come realmente stavano le cose.

Che la sua rinuncia era valida, e libera, e che Francesco era papa.

Che specie di papa, è un altro discorso; e chi segue Stilum Curiae sa come la pensiamo…

 

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Qui sotto trovate l’articolo della Nuova Bussola Quotidiana:

Una lettera scritta dal Papa emerito nell’agosto 2014, per rispondere alle obiezioni sulla validità e sull’opportunità della sua rinuncia, viene per la prima volta pubblicata in un libro di monsignor Nicola Bux (“Realtà e utopia nella Chiesa”), a cui era destinata. Un documento storico eccezionale che dovrebbe porre fine a tante sterili illazioni.

 

 

«Dire che nella mia rinuncia avrei lasciato “solo l’esercizio del ministero e non anche il munus” è contrario alla chiara dottrina dogmatica-canonica (…) Se alcuni giornalisti parlano “di scisma strisciante” non meritano nessuna attenzione». Così scriveva il papa emerito Benedetto XVI in una lettera del 21 agosto 2014 a monsignor Nicola Bux, che lo aveva interpellato a proposito dei dubbi e perplessità che avevano accompagnato la sua rinuncia al pontificato l’anno precedente.

Il testo integrale di questo documento eccezionale – che dovrebbe mettere fine alla lunga diatriba sulle intenzioni di Benedetto XVI riguardo alla sua rinuncia – viene ora pubblicato per la prima volta come appendice al libro “Realtà e Utopia nella Chiesa” scritto dallo stesso Nicola Bux con Vito Palmiotti per i “Libri della Bussola”.

Benedetto XVI, rispondendo alle obiezioni presentategli, giudica «pienamente» valida la rinuncia di un Papa e «fondato» il parallelismo «tra il Vescovo diocesano e il Vescovo di Roma in riferimento alla questione della rinuncia». Inoltre difende il diritto di un Pontefice a parlare e scrivere al di fuori «dell’ufficio di Papa», come ha fatto lui stesso continuando durante il pontificato a scrivere libri, come ad esempio i volumi dedicati a Gesù, che considera «una missione del Signore».

Questa lettera di Benedetto XVI, di cui si sapeva l’esistenza ma che non era mai stata pubblicata da monsignor Bux per evitare che diventasse soltanto un ulteriore strumento di feroci quanto inutili polemiche, è di fondamentale importanza storica perché permette di comprendere la mens del Papa emerito riguardo alla sua rinuncia e all’istituzione del pontificato emerito, ma anche più in generale la sua visione teologica del papato. Oltre ovviamente a chiudere il discorso su chi negli anni passati sia stato il “vero Papa”, che in realtà è una polemica che a persone di sana ragione è sempre apparsa fuori dalla realtà, ma che purtroppo ha attirato tante persone verso “falsi profeti”.

Nel libro la copia fotostatica della lettera è presentata insieme al testo della lettera che gli aveva inviato monsignor Nicola Bux, in cui sono raccolte alcune obiezioni alla rinuncia e al relativo rischio di “desacralizzazione” del papato; e in conclusione ci sono anche alcune valutazioni critiche sulle risposte offerte dal Papa emerito.

Benedetto XVI è anche tra i protagonisti del libro, di cui il carteggio con monsignor Nicola Bux è appunto un’appendice. Si tratta di un’analisi originale della crisi di fede che attraversa la Chiesa, mettendo a confronto il sano realismo di Giovanni Paolo II e appunto di papa Ratzinger («Il principio di realtà fatto persona», si intitola il capitolo a lui dedicato) con l’utopismo di papa Francesco e di quello che è definito un suo “precursore”: monsignor Tonino Bello, che tanta influenza continua ad esercitare nella Chiesa italiana e la cui figura è stata esaltata proprio da papa Bergoglio.

L’utopia è infatti una tentazione che affligge la Chiesa dal periodo post-conciliare e ha ripreso vigore con il pontificato di papa Francesco dopo che l’insegnamento e l’azione pastorale di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI erano state centrate sulle parole dell’Apostolo: «La realtà invece è Cristo». All’utopismo gli autori imputano le evidenti deviazioni dottrinali dell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia e dell’enciclica Fratelli tutti, in cui Cristo non è più fondamento né del matrimonio né della fratellanza umana.

Si tratta dunque di un breve studio molto utile a capire quanto è accaduto nella Chiesa in questi decenni e a comprendere le dinamiche attuali. Insomma, un libro della Bussola da non perdere.

Per acquistare il libro clicca qui.
Per informazioni e prenotazioni scrivere a: distribuzione@lanuovabq.it

 

https://lanuovabq.it/it/la-lettera-inedita-di-benedetto-xvi-la-mia-rinuncia-e-piena-e-valida

 

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