La Fede Rocciosa di Leone e l’Allergia Dottrinale di Alcuni Biblisti. Alleati dell’Eucarestia.

5 Luglio 2025 Pubblicato da 8 Commenti

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dagli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo, che ringraziamo per la cortesia. Con qualche riga di presentazione di V.C. Buona 

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Un articolo come questo del sacerdote don Giuseppe Agnello non necessiterebbe di presentazione alcuna, per la correttezza e la sapienza di cui è infarcito, ma non si può contestualmente osservare come risulti con sempre maggiore evidenza il numero infinito dei guasti generati dallo scorso  pontificato. Guasti che però hanno attecchito sulla presa delle tenebre personali e sulla mala o poca fede. Balla così il pendolo del guasto, oscillando dallo shock degli ultradelusi, che non possono più credere nella bellezza, nella Grazia e nella sacralità del Papato, nonostante le evidenze, al creativismo di quelli che si sentono autorizzati a dire tutto e il contrario di tutto su Fede e Dottrina, nell’illusione che il caos degli anni scorsi possa giustificarli. Assomiglia, questa, alla categoria immarcescibile di quelli che vogliono sporcare il Papa…tout-court: tra tutte la più insopportabile per la patologica allergia alla Verità naturale e soprannaturale, tristemente manifestata dalla sua miglior rappresentanza, il mese scorso, per le strade orgogliose dei pride…

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LA FEDE ROCCIOSA DI PAPA LEONE XIV E L’ALLERGIA DOTTRINALE DEI BIBLISTI COME IL MAGGI.

Don Giuseppe Agnello.

a cura di Veronica Cireneo

Un articolo come questo del sacerdote don Giuseppe Agnello non necessiterebbe di presentazione alcuna, per la correttezza e la sapienza di cui è infarcito, ma non si può contestualmente osservare come risulti con sempre maggiore evidenza il numero infinito dei guasti generati dallo scorso  pontificato. Guasti che però hanno attecchito sulla presa delle tenebre personali e sulla mala o poca fede. Balla così il pendolo del guasto, oscillando dallo shock degli ultradelusi, che non possono più credere nella bellezza, nella Grazia e nella sacralità del Papato, nonostante le evidenze, al creativismo di quelli che si sentono autorizzati a dire tutto e il contrario di tutto su Fede e Dottrina, nell’illusione che il caos degli anni scorsi possa giustificarli. Assomiglia, questa, alla categoria immarcescibile di quelli che vogliono sporcare il Papa…tout-court: tra tutte la più insopportabile per la patologica allergia alla Verità naturale e soprannaturale, tristemente manifestata dalla sua miglior rappresentanza, il mese scorso, per le strade orgogliose dei pride. Buona lettura

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• Quando l’idea s’impone sulla realtà, e l’individualismo fa da maestro al Cristianésimo, il pensiero filosòfico o teològico, político o scientífico, divèntano un gioco di ruolo o di parole, sganciato dalla verità e sottomesso al gusto o alle visioni parziali.

Il Cattolicésimo ripugna questo appròccio alla realtà, sia per fedeltà alla sua natura, sia per protèggere tutti (non solo i cattòlici) da sonore illusioni.

Pertanto, usando la testa con la luce della fede, se parla di diritti non dimèntica i doveri, e se parla dell’uomo, non lo tratta come un animale evoluto o una persona tutta emozioni, sensazioni e bisogni primarî: ne parla come di un soggetto razionale incline al male, ma destinato a grandi cose, se il Cielo diventa davvero il suo fine e orizzonte.

• La fede cattòlica fa dell’uomo il centro degli interessi di Dio, ma non per rènderlo un tiranello senza règole o un viziato senza virtú, piuttosto per dare glòria a Colui senza il quale non esisterebbe né l’uomo, né la famíglia, né la società, né il diritto. L’Incarnazione del Fíglio di Dio, dunque, non è un fatto su cui il cattòlico, come l’uomo in cerca di risposte, può sorvolare; è invece l’evento capitale e universale per la comprensione di tutto.

• Volete dunque che un Papa ignori tutto questo e piàccia al mondo? 

Pensate che le affermazioni chiare di ogni Papa sulla famíglia formata da un uomo e da una donna síano retrògrade?

Le reazioni di certi teòlogi, biblisti e “cattòlici” che stòrcono il naso alle verità di sempre, sembrerèbbero pròprio condannare la chiarezza fontale di papa Leone XIV.

• Al Giubileo delle famiglie, infatti, il Santo Padre agostiniano ha detto: «Il matrimònio non è un ideale, ma il cànone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo».

Dicendo che «non è un ideale», ha demolito cosí tutte le teorie su altre forme di “famíglia” omo, trans, Lgbt+ e símili, piú o meno arcobalenate.

Dicendo che : « è il cànone del vero amore», ha riportato ogni còppia a un modello di riferimento che non passa di moda, ma è ancorato nel diritto naturale, il quale, come insegna san Tommaso, altro non è che «la partecipazione della legge eterna nella creatura razionale» (Sum. Theol., I-II, q. 91, a.2).

Dicendo che:  « è tra l’uomo e la donna», ridà al corpo e alla sessualità, alle persone e alle loro differenze (genètiche, biològiche, e físico-psíchiche) il loro posto e il loro fine.

Specificando con i tre aggettivi «totale, fedele, fecondo» l’amore coniugale, ha distrutto tutte le narrazioni di “amore” egoístico, provvisòrio e genitale, di ogni tempo, ma soprattutto del nostro tempo.

• Su che base ha detto questo? Basàndosi sulla Rivelazione, che, al contràrio di ciò che pènsano i calunniatori della Chiesa, tiene conto della natura e della gràzia; di ciò che vale per tutti e di ciò che vale per un battezzato e per chi vive il sacramento del matrimònio. Il Papa si fa sempre Paladino della Legge eterna (naturale e soprannaturale) per risparmiare le sonore cantonate in questa vita e l’inferno dopo la morte. Dov’è lo scàndalo? Dove la novità?

Eppure una frase come questa ha procurato allergie, fastidî e attacchi da parte di persone che «prométtono libertà, mentre sono essi stessi schiavi della corruzione» (2 Pt 2, v.19).

• Penso ad esèmpio a Franco Grillini, ma anche a dei cattòlici fuori binàrio. Ad esèmpio il 2 Giugno 2025, su La Stampa, Doménico Agasso intervista il biblista servita Alberto Maggi, molto noto per la sua predicazione lontana anni luce dal Magistero della Chiesa. La sua intervista si concentra pròprio su questa frase del papa.

Il servita stavolta non parte in quarta con le sue bordate a dottrina, catechismo e verità eterne e stranamente dice: «Non è una questione di dottrina, che non è in discussione, ma di mentalità». Dopo i suoi suggerimenti su come la Chiesa deve comunicare a tutti l’accoglienza, mostra però come si può ignorare la dottrina invocando lo Spírito Santo: «La vitalità della Chiesa sta pròprio nel “ruolo” che Gesú affida – nel Vangelo di Giovanni – allo Spírito: “Vi guiderà alla verità tutta intera”. Non si tratta di prevedere il futuro, ma di comprèndere sempre piú a fondo il messàggio di Dio». Fin qui ci troviamo quasi d’accordo, sennonché il lupo perde il pelo, ma non il vízio di offrire novità al posto della verità, e creatività al posto della santità, sicché completa, ad una nuova domanda dell’intervistatore, il suo pensiero cosí: «Lo Spírito è garanzia di una Chiesa capace di rispóndere alle novità della stòria. Perché l’umanità càmbia: si modíficano i modelli relazionali, le strutture sociali, le sensibilità. Di fronte a questi cambiamenti, la Chiesa non deve avere paura, ma porsi in ascolto. Ha lo Spírito che la rende viva, creativa, profètica. Il perícolo è quando, spaventata, la Chiesa si rifúgia in vècchie risposte a domande nuove. Quando lo fa, le persone non ascòltano».

Tra le vècchie risposte della Chiesa a domande nuove degli uòmini del 2025, ci sta senz’altro la famíglia come l’ha voluta Dio. Lo capiamo, anche se qui non lo dice espressamente, da due cose. Primo: dalla conoscenza delle sue catechesi e dei suoi libri, dove si parla dell’omosessualità come di un tipo di amore che deve fiorire (cioè: che va praticata). Secondo: dalla constatazione che nell’artícolo dell’Agasso egli stesso dà su ciò che càmbia: «l’umanità càmbia: si modíficano i modelli relazionali». Purtroppo dobbiamo contraddire il Maggî su questo punto: l’umanità non càmbia nella sua decadenza e non càmbia nemmeno nel suo rinnovamento. Può toccare punte di aberrazione nella decadenza e vette di santità nel rinnovamento, ma mai càmbia a tal punto da esígere che la Chiesa, «in ascolto», cerchi altri principî, e altri valori: «Gesú Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13, v.8); e i figlî di Adamo pure: «Chi può dire: “Ho la coscienza pulita, sono puro dal mio peccato?”» (Pr 20, v.9).

Per ogni Papa questo è chiaro, mentre per frà Alberto Maggî questo non è vero: Cristo ha espiato tutti i nostri peccati sulla Croce, e l’único peccato della Chiesa è rimasto l’èssere “Istituzione religiosa” che ama la legge e non le persone.

Ovviamente questa Chiesa è solo nella testa e nelle parole del servita, ma la sua predicazione fa sempre crédere questo: Gesú non chiede ubbidienza, non ci vuole santi, non si offende di nulla; e «il Padre non pota…líbera». Quest’últime parole, dette davanti ad una associazione di omosessuali, ci índicano bene il grado di tradimento della Sacra Scrittura in nome dell’accoglienza.

(Per lui) ciò che líbera è l’accoglienza in sé e il messàggio evangèlico che Dio ci ama sempre e comunque, perché è Misericordioso, perciò il Padre non poterebbe mai nella vita di quelle persone pròprio l’omosessualità.

Diventa chiaro, in questo quadro, a che cosa conduce l’accoglienza del servita, quella di cui si è vantato su La Stampa: «Ho sempre accolto chi si sente escluso e ferito dalla Chiesa. Tantíssime persone omosessuali e transgender». L’accoglienza del Maggî làscia tutto com’è: sorride, abbràccia, òspita, ma non corregge, non istruisce: non ama queste persone «omosessuali e transgender». Mentre Gesú dice che fa nuove tutte le cose e corregge quelli che ama (Cfr Ap.21, v.5 e Ap.3, v.19),

Alberto Maggî, nel libro “La verità ci rende líberi. Conversazioni con Pàolo Rodari” (Ediz.Garzanti, Milano 2024), nelle pàgine 140-142 accusa la Chiesa di offrire una «soluzione disumana e spietata» alle persone con questa inclinazione.

E quale sarebbe la disumanità? Nel vívere il sesto comandamento, nel celibato e nella castità. Capite ora perché affermi che «l’umanità càmbia e si modíficano i modelli relazionali»? Perché oltre alle còppie secondo il modello di Adamo ed Eva, di Maria e di Giuseppe o di Àquila e Priscilla (Non sono due donne, ma un marito e una móglie amici di san Pàolo!), c’è un altro amore che lo Spírito Santo e la Chiesa dovrèbbero riconóscere: quello tra due uòmini o due donne, che, guidati da una tendenza, crédono che esista una “natura” omosessuale che non li rende “contro natura”.

• Il rispetto, l’amore e l’accoglienza di queste persone e fratelli, però, esige la verità nella carità e la carità di tante testimonianze di vita: persone che hanno capito se stesse, le ferite della loro stòria e l’invídia erotizzata che li ha condotti a “sentirsi” omosessuali.

Chi prova pulsioni per lo stesso sesso, non sta cercando altro che quell’uomo o quella donna che non è e vorrebbe èssere.

Un sacerdote e religioso come Alberto Maggî, dunque, farebbe tanto bene a coloro che accóglie, se riflettesse con loro alla luce della ragione che deve controllare gli istinti, della fede che deve illuminare la ragione e della scienza, che deve restare ancorata alla realtà. Se ne è capace, deve recuperare l’obiettività di chi ama la verità piú degli applàusi, e la persona piú della política

•Parliamo a lui (e lo faremo piú diffusamente nel libro “La Verità non è una barzelletta”, pròssimo alla stampa per i tipi di Amicitia Liturgica), per raggiúngere tutti coloro che sògnano un’altra umanità o una Chiesa imbavagliata dal politicamente corretto.

• A costoro rispondiamo con due pensieri di san Giusemmaria Escrivà: 

«(…) Non si può dimenticare che il nostro Maestro era – è !– «perfectus Homo» – perfetto Uomo» (Solco 421); pertanto: «Di fronte alla pressione e all’impatto di un mondo materializzato, edonista, senza fede…, si può esígere e giustificare la libertà di non pensare come “loro”, di non agire come “loro” (…) ?

Un fíglio di Dio non ha bisogno di rivendicare questa libertà, perché ce l’ha guadagnata Cristo una volta per sempre: però deve difènderla e dimostrarla in ogni ambiente. Soltanto cosí, “loro” capiranno che la nostra libertà non è vincolata alle circostanze» (Solco 423).

Segnaliamo l’inganno di chi, come il servita, vaghéggia altre còppie da riconóscere e altre famíglie da valorizzare, con relativi diritti e accoglienza degli stessi nella Chiesa.

Dietro questo desidèrio c’è una metafísica della lotta che non è cattòlica, ma solo política assunta a senso della pròpria vita. Quando tuttavia il senso della pròpria vita è diventato un gruppo o una battàglia, come dice Douglas Murray ne: “La pazzia delle folle”: «anziché semplificare la pròpria vita, la si còmplica dedicàndola a una teoria che non risponde ad alcuna domanda, non fa alcuna predizione ed è facilmente falsificàbile» (p.374).

Infine, omàggio al nostro Santo Padre “fíglio di sant’Agostino”, vogliamo ricordare ad Alberto Maggî che la Legge eterna non si oppone all’Amore di Dio, non lo nega e non lo sottrae ai suoi destinatarî, ma semplicemente si differènzia negli animali, negli uòmini e negli àngeli.

Dice il Dottore della Chiesa: «L’azione dell’uomo che serve la fede, la quale a sua volta è sottomessa a Dio, tiene a freno tutti i piaceri mortali e li riconduce nella règola della natura, anteponendo i migliori a quelli piú bassi mediante un amore ordinato. Se infatti l’illécito non avesse attrattiva, nessuno peccherebbe. Pecca dunque colui che dà spàzio, piuttosto che porre un freno, al piacere dell’illécito. L’illécito è ciò che è proibito da quella legge mediante cui si conserva l’órdine naturale. È una questione complessa se esista una qualche creatura razionale che non sia attratta dall’illécito: se essa esiste, a quel gènere non appartiene né l’uomo, né la creatura angèlica che non rimase nella verità; questi èsseri razionali, infatti, fúrono creati di tal gènere che esistesse in loro la possibilità di frenare il piacere dell’illécito, non frenando il quale peccàrono. Grande è dunque anche la creatura umana, dal momento che essa è dotata per costituzione di quella facoltà per la quale, se avesse voluto, non sarebbe caduta.

Grande dunque, e sommamente degno di lode è Dio che la creò. Creò anche èsseri inferiori, che non pòssono peccare; ne creò anche di migliori, che non vògliono peccare. Infatti la natura della bèstia non pecca, poiché non còmpie nulla contro la legge eterna, alla quale è cosí sottomessa che non può parteciparne

Al contràrio, la sublime natura angèlica non pecca, perché è cosí partécipe della legge eterna che soltanto Dio la attrae, alla cui volontà essa obbedisce senza sperimentare alcuna tentazione.

L’uomo invece, per il cui peccato la vita sulla terra è tutta una tentazione, sottometta a sé stesso ciò che ha in comune con le bèstie, sottometta a Dio ciò che ha in comune con gli àngeli, finché, perfezionata la giustízia e raggiunta l’immortalità, non sia innalzato al di sopra degli uni e uguagliato agli altri» (Contro Fàusto manicheo, 22. 28).

Frà Alberto Maggî e chi la pensa come lui, in realtà, dimèntica che il battésimo ci dona la vita eterna, nel tempo e nell’eternità, ma ce la dà nella Chiesa, con l’impegno di osservare i Dieci Comandamenti non come dei no alla vita, ma come dei sí alla vera vita; e che dunque non c’è nulla di spietato e disumano nell’insegnare a rispettarli.

In essi è declinato il grande comandamento dell’amore; in essi si misura il matrimònio come amore «totale, fedele, fecondo» dell’uomo per la donna e della donna per l’uomo; nella loro osservanza, si riconosce se siamo davvero amici di Gesú.

Egli infatti ha detto: «Chi accòglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv 14, v.21), non chi accòglie tantíssime persone omosessuali e transgender insegnando loro un altro Vangelo.

 

 

P. Giuseppe Agnello

Sabato 5 luglio 2025

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8 commenti

  • Laura ha detto:

    Perfettamente d’accordo con il signor Mario, in tutto!
    Aggiungerei che si vince facile a mettere a confronto il misero Maggi con Leone XIV! Confronto poco utile.

  • Mario ha detto:

    Non guardero’ in faccia ad alcuno,
    Non adulero” nessuno
    PERCHE” io non so adulare:
    Altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerei.
    Giobbe 32,21-22.

  • Mario ha detto:

    La “fede rocciosa di Papa Leone” non è poi così rocciosa… Si prosegue con la strada di Bergoglio, anche se in forma meno plateale e più soft. Anche Bergoglione ogni tanto diceva cose giuste, poi però il giorno dopo l’esatto contrario. E nelle scelte pratiche di governo della Chiesa era l’esatto contrario a vincere.
    Questo Leoncino dice cose giuste, come rileva l’articolo, si veste da Papa, in apparenza è un po’ più tradizionale… Però nelle scelte pratiche si rivela pienamente in linea con B., dalla nomina di personaggi più che dubbi ed eretici all’episcopato alla recente Messa anti cambiamento climatico, e così via.
    Dunque, attenzione a non essere fuorviati dalla superficie. E ogni peana è fuor di luogo.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Mario,
      Le tue sono solo insinuazioni.
      Anzi, se c’è qualcuno che è fuorviato e non dice cose giuste, sei tu.
      Giudichi un Papa solo dalla superficie, come se la fede cattolica fosse una questione di impressioni personali.

      Le tue accuse (nomine “eretiche”, Messe “ecologiste”) sono copia-incolla del bergoglismo-ossessivo: sempre a cercare il peggio anche dove non c’è.

      Papa Leone XIV non è perfetto – e nessuno lo è – ma chi lo ascolta con cuore libero, vede una chiara discontinuità di stile, di toni e di orientamento dottrinale rispetto al pontificato precedente, pur senza rinnegare o demolire tutto, come farebbe un ideologo.

      Che poi tu veda nella “Messa per la custodia del creato” la prova definitiva dell’eresia dimostra solo una visione caricaturale del cattolicesimo, dove basta citare l’ambiente per diventare eretici e basta usare un tono sobrio per diventare sospetti.

      La Chiesa non è un set per confermare le tue aspettative. Il Successore di Pietro non deve aderire alla tua personale lista della spesa dottrinale.

      Se c’è una fede poco rocciosa qui, è la tua: selettiva, fragile, rabbiosa.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Mi sa che è proprio così.

      Don Minutella non è un fesso. Le motivazioni che apporta sono innegabili. Andrebbe un po’ più considerato.

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Certamente, Nippo! Specialmente ora che è stato proclamato “Leone di Maria” e “grande prelato” — insomma, un’autoproclamazione bella e buona, presentandosi come la realizzazione delle profezie o pseudo profezie del passato . A questo punto, non mi stupirei se più avanti, magari passando anche per la via politica, si facesse nominare “gran monarca”… con tutti quelli che ci cascano!

    • Giusy ha detto:

      Sono d’accordo caro Mario, l’approccio di Prevost è diverso nella tattica dal predecessore, è aggiornato e si avvale dagli effetti causati dalle eresie di Bergoglio 1. Un po’ come quello che fa nella società il prete generico medio, il don pipì, che cerca di aggiornarsi e di reimmettersi in quello che gli conviene dire essere “chiesa” ma è la solita pastetta con la solita gerarchia e approfitta coprire e giustificarne il fango, prima di scomparire al prossimo svergognamento del suo capo a Roma.
      Cosa fa Prevost? Molte chiacchiere con basi dottrinali apparentemente sane ma a ben vedere con sottili deviazioni massoniche verso gli obiettivi bergogliferini. E queste sono solo le parole, le sue chiacchiere… ma i fatti? Naturalmente bisogna prendere un esempio per suggerire quelle sottili deviazioni che alla gente non appaiono evidenti ma, per i furbi don pipì, non devono essere evidenziate.
      Prendiamo ora la novella “Messa per la custodia della creazione” (pronta da tempo, è farina del sacco di Bergoglio), “ispirata” alla Laudato si’. Il problema non è in Prevosto che si fa operatore ecologico apicale ma nei cattolici che non vedono come si stia cercando di deviare l’attenzione da un’altra cura più importante dell’ecologia e dell’inquinamento: l’essere umano. Altro che “Madre terra” da curare e venerare come espressione straordinaria della mano del Creatore, manca proprio oggi una Messa che lodi ben più che il mondo creato, cioè che dimentica l’essere umano che è la creazione più alta che ricorda Dio e l’amore immenso del Cristo morto per lui. L’uomo è molto più importante di terra, acqua e bestie. Dove cacchio sta la Messa per l’uomo che abbandona Dio, per questi tempi di smarrimento del gregge?? Dove è l’offerta della preghiera piu alta per la salvezza dell’uomo in mano al Principe del Mondo?
      In questi ultimi giorni, di nascosto, a porte chiuse, la CEI e la Accademia Pontificia Vita (Pegoraro) stanno trattando col Governo per far approvare
      la legge sul suicidio assistito da medici compiacenti: l’Eutanasia di Stato.
      E Prevosto “il papa previsto”? Se ne strafotte, anzi guida con i suoi neoeletti alla disfatta!
      Se fosse vero papa avrebbe esortato politici, clero e popolo a non permettere che si possa uccidere una sola vita, sia pure sofferente. Ma non è vero: è un abusivo che per sua compiacente accettazione non si opporrà a tale infamia.
      Domanda: se la legge sull’Eutanasia è una infamia contro Dio e contro la sua creatura umana cosa è Prevost che la permette?? Solo Satana potrebbe essere di più.
      Dall’Evangelium vitae (Giovanni Paolo II vero papa): “Gesù dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10). In verità, Egli si riferisce a quella vita «nuova» ed «eterna», che consiste nella comunione con il Padre, a cui ogni uomo è gratuitamente chiamato nel Figlio per opera dello Spirito Santificatore. Ma proprio in tale «vita» acquistano pieno significato tutti gli aspetti e i momenti della vita dell’uomo. [.] Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell’amore e nel dono di noi”.

      • Fritz ha detto:

        Cosa dici, Giusy? L’uomo ERA in passato l’oggetto dell’amore di Dio che volle incarnarsi in un uomo fatto a Sua immagine: erano altri tempi e la popolazione mondiale ridotta. A cosa serve oggi una Messa a difesa dell’umanità dal male, la Messa è già questo ma l’uomo non vuole unire la sua malattia, il suo sacrificio al sacrificio di Dio, non vuole la vita eterna e neanche quella materiale: oggi l’uomo malato in comunione con un antipapa vuole solo suicidarsi! Perchè aggiungere delle intenzioni anacronistiche, richieste o suppliche al Padre portando in offerta il Cuore del Figlio diletto? Sono tutte cose passate di moda: la protezione dal male, dalle sue insidie, dagli inganni, dalla obnubilazione delle coscienze, la conversione dei cuori, la difesa degli innocenti, la consolazione dei sofferenti non possono più essere messi al centro della preghiera della Chiesa, che ha cose più importanti da salvare, non certo la salus delle anime. Sono molto più importanti la cura del creato dall’eccesso di CO2 o dell’inquinamento delle falde.
        Giusta quindi la Messa sul Creato perchè l’UOMO NON NE FA PIÙ PARTE. Con Bergoglio la tendenza è stata eliminare con un atto d’amore e con la cooperazione agli aborti dei vaccini ogni surplus umano visto sia numericamente che spiritualmente, probabilmente troppe anime andavano in Cielo.
        Con Prevost, se senza Munus non si possono fare miracoli, però ci si sta attrezzando per dare al Governo italiano le benedizioni maledette in esubero, quelle che avanzano alle coppie gay. Così la chiesa prevostina aumma-aumma da il suo placet ad una legge che serva a legalizzare la soluzione finale almeno dei disabili e i sofferenti, senza precludere per il futuro che si possa eliminare un antiestetico foruncolo sul naso assieme al suo padrone. La chiesa vera neoeletta ama così tanto i malati che fa di tutto per anticipar loro la vita eterna. E che dire di quel Cappato? Leviamogli la responsabilità del reato di aiuto al suicidio, perchè dagli la prigione quando un angelo azzurro potrà ammazzare ogni poveraccio come ai bei tempi quando prima si intubavano i falsi covid e poi zaaac!!. Ma non sarebbe bello se Prevost levasse pure il peccato di cooperazione al male, al suicidio e lo levasse anche ai medici che collaborano alla eliminazione dei malati? Speriamo di sì in fondo a che servono, cosa soffrono a fare, quanto fanno soffrire chi deve curararli e pagare le spese? Via il malato, via il dolore e quindi via la galera e di conseguenza via il peccato!
        Poi non dimentichiamo card. Zuppi, che la Nuova Bussola Q. definì: “Allineato durante la pandemia tanto da ringraziare a profusione Draghi e a fare suo il motto che il vaccino è responsabilità; si rivolge alla Meloni con altrettanta gratitudine indicandole la strada del Pnrr che non va fatto sfuggire dalle mani. […]Sul fine vita? Non uccidere, ma neanche far soffrire; Sulla pace: niente armi, ma il diritto internazionale ha le sue regole”.
        Infatti Zuppi, mentre in contemporanea traffica con la Meloni a nome della CEI a quattro a mani con mons. Pegoraro, per stabilire il primo testo della legge eutanasiaca italiana, il 5.7.25 in diretta streaming prepara la strada dichiarando: “Il Signore ci affida i suoi perché un po’ della Sua luce possa illuminare le tenebre della malattia e della solitudine della malattia. Ma stare con il Signore […] è la vera vittoria sulla malattia. Sappiamo che tante volte la malattia delude, a volte addirittura pensiamo che non valga più la pena continuare a vivere. La speranza invece non delude […]Che nessuno sia mai lasciato solo nella debolezza e nella malattia, che la Chiesa sia comunità, sia famiglia, che nessuno possa dire “non sono venuti a visitarmi”.
        Quindi ecco la soluzione zuppiana: ammazziamoli con dignità e, anche se non vale la pena di continuare a farli vivere, la chiesa sarà sempre vicina approvando e benedicendo il suicidio con una dolce morte che Zuppi sta organizzando col permesso di Prevost, l’antipapa.
        Il significato dell’eutanasia= ammazziamoli bene, con amore!

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