Germania, Sessualità. Il 90% dei Vescovi in Disaccordo con la Dottrina della Chiesa. Infovaticana.
2 Luglio 2025
105 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Infovaticana. Buona lettura e diffusione.
§§§
Il 90% dei vescovi tedeschi condivide una visione della sessualità contraria alla dottrina cattolica.
Assemblea sinodale tedesca
di INFOVATICANA
Riproduciamo, con autorizzazione, l’articolo pubblicato da Edward Pentin sul suo blog, dove riflette sugli ammonimenti della sociologa Gabriele Kuby sulla deriva dottrinale dell’episcopato tedesco e sull’urgenza di una risposta fedele a Cristo.
Gabriele Kuby denuncia una «ricadute nel paganesimo» e invita i fedeli a resistere con coraggio e sacrificio.
L’imposizione di linee guida sull’educazione sessuale contrarie alla fede cattolica nelle scuole dell’arcidiocesi di Amburgo – come rivelato dal National Catholic Register – non è un caso isolato. Secondo la sociologa e scrittrice cattolica Gabriele Kuby, quasi il 90% dei vescovi tedeschi sostiene queste iniziative , che insegnano ai bambini che le pratiche omosessuali e l’ideologia di genere sono normali, accettabili e dovrebbero essere incoraggiate.
Due vescovi tedeschi hanno espresso pubblicamente il loro sostegno a questi approcci , mettendo apertamente in discussione l’insegnamento morale della Chiesa .
Il vescovo di Magonza Peter Kohlgraf ha dichiarato in un dibattito televisivo il 20 giugno che i testi biblici sull’omosessualità non devono essere intesi come verità eterne :
“Interpreterò sempre i testi delle Scritture sull’omosessualità nel loro contesto storico e non ne trarrò verità eterne.”
Il vescovo di Dresda-Meissen Heinrich Timmerevers ha chiesto una revisione della dottrina della Chiesa sul genere e l’orientamento sessuale :
«Ciò richiede un nuovo modo di pensare, che deve riflettersi nell’insegnamento della Chiesa e nel Catechismo».
Pur ammettendo la sua confusione sulle questioni di genere, Timmerevers ha espresso la speranza che la dottrina cattolica in antropologia e teoria di genere si evolva, sempre – afferma – in dialogo con una “scienza non ideologica”.
“Quando i pastori ballano coi lupi”
Gabriele Kuby denuncia questa rottura dottrinale nel suo libro Fear Not , Little Flock: When Shepherds Dance with Wolves ( Fürchte dich nicht du kleine Herde – wenn die Hirten mit den Wölfen tanzen , 2023), in cui sottolinea l’apostasia dottrinale dell’episcopato tedesco, accentuata durante il controverso Cammino sinodale (2019-2023).
Nel capitolo finale, che riproduciamo di seguito con il permesso dell’autore, Kuby lancia un appello urgente alla fedeltà, al sacrificio e al coraggio , denunciando la “demoralizzazione della sessualità” come una vera e propria ricaduta nel paganesimo.
“Linea diretta con lo Spirito Santo”
Di Gabriele Kuby
Cosa fece cadere Re Davide e portare la spada nella sua casa? Il desiderio della moglie di un altro uomo. Cosa fece perdere la saggezza a Re Salomone? Settecento mogli e trecento concubine che “gli pervertono il cuore”. Cosa costò la testa a San Giovanni Battista? Dire al re che non gli era lecito prendere la moglie di suo fratello. Le conseguenze del dominio del desiderio sessuale sono state devastanti, ieri come oggi.
La demoralizzazione della sessualità è una ricaduta nel paganesimo , il ritorno degli dei Baal e Astarte. In passato, i bambini venivano sacrificati a Moloch; oggi lo facciamo attraverso l’aborto (73 milioni all’anno), gli abusi, la pornografia e la prostituzione forzata. Il profeta Elia rischiò la vita per smascherare Baal come un falso dio. Oggi, i nuovi idoli sono al servizio delle élite politiche e finanziarie, con le loro potenti macchine di manipolazione mediatica.
Possiamo sfuggire al loro potere se viviamo secondo la morale sessuale cattolica: il sesso è consentito solo all’interno del matrimonio tra un uomo e una donna . È una menzogna che sia malsano o impossibile vivere la castità. Lo stesso Freud riconobbe che la cultura nasce dalla sublimazione della pulsione sessuale.
Questa è la condizione per appartenere al piccolo gregge di cui Dio si prende cura. Con il pentimento e il perdono, questa vita casta ci permette di investire la nostra energia vitale nella costruzione di una società sana , producendo frutti imprevedibili per le generazioni future. Perché solo nelle famiglie sane crescono figli sani .
Dobbiamo crescere nelle virtù che desideriamo instillare: fede, speranza e carità sacrificale , e con esse: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Un vizio tira l’altro, e nessuna virtù fiorisce senza le altre.
Abbiamo bisogno di pastori prudenti, giusti, coraggiosi e temperanti. Vogliamo ascoltare la loro voce come in persona Christi !
Più che mai, abbiamo bisogno di un cuore in ascolto : una linea diretta con lo Spirito Santo. Solo così possiamo camminare verso la santità.
Parlare o tacere? Confessare Cristo o no?
«Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio» (Mt 10,32)
La fedeltà inizia dalle piccole cose. Non aspettiamoci di diventare martiri se non resistiamo al consenso nella vita di tutti i giorni.
Non esiste una strategia che ci salverà. Il mondo è governato dalla paura pagana e i potenti suonano la loro melodia per spianare la strada all’Anticristo. Dalla Genesi all’Apocalisse, Dio ci dice: NON ABBIATE PAURA .
Solo quando accogliamo Dio come Padre e Maria come Madre smettiamo di avere paura .
Il mondo è costellato di luoghi di grazia mariana : Lourdes, Fatima, Garabandal… Tutti coloro che hanno visto la Madre di Dio sono rimasti meravigliati dalla sua bellezza. Maria è la pura, l’immacolata, Colei che ha detto “SIA!” senza riserve. Per questo tutte le generazioni la chiameranno beata.
Oggi, invece, divinizziamo l’ego, disprezziamo la purezza e l’umiltà, ridicolizziamo la maternità, confondiamo la resa con la sottomissione .
Impariamo dalla Madre di Dio a perseverare ai piedi della croce, a porre il bambino al centro, a compiere la volontà divina.
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
Che Dio si è fatto uomo, è morto sulla croce ed è risorto. E tornerà. Una grande tribolazione verrà, ci ha avvertito, affinché non ci turbi quando arriverà.
Nulla è cambiato: moriremo una volta sola e quanto maggiore è la nostra capacità di sacrificio, tanto maggiore è la nostra libertà.
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Tag: infocaticana, sessualità, tedeschi, Vescovi
Categoria: Generale
Cara Adriana,
per non essere lungo — come mi rimprovera Rolando — rispondo qui e in modo sintetico alle sue osservazioni.
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1. Contraddizione tra Gv 3,22 e Gv 4,1-2:
Non è una contraddizione, ma una chiarificazione redazionale: Gesù è all’origine dell’attività battesimale, ma il testo precisa che non battezzava personalmente, bensì i suoi discepoli. Giovanni 4,2 chiarisce appunto Gv 3,22.
2. Periodizzazione delle fonti e teoria delle due fonti:
Corretto il quadro storico. Ma ricordiamo che la “Fonte Q” è ipotetica e nessun manoscritto ne conferma l’esistenza. È una teoria utile, non un fatto certo.
3. Lettere di Paolo e risurrezione spirituale:
Paolo parla sì di corpo spirituale, ma non nel senso di “immateriale”. Usa “sōma pneumatikon” per indicare un corpo trasformato, non un’anima disincarnata. E afferma che Cristo è realmente risorto (1Cor 15,3-8) e si è fatto vedere.
4. Tomba vuota e apparizioni nei Vangeli:
È vero che i racconti differiscono nei dettagli, ma tutti i Vangeli affermano la realtà del sepolcro vuoto e dell’esperienza del Risorto. Il Vangelo di Marco termina bruscamente al versetto 16,8, con le donne che fuggono impaurite dal sepolcro. Questo finale, seppur senza apparizioni del Risorto, non nega la risurrezione, ma lascia spazio alla fede e alla risposta del lettore.
I versetti 16,9-20 sono una aggiunta posteriore, non presente nei manoscritti più antichi, ma risalente già al II-III secolo. Erano già accolti nella liturgia del IV secolo, come testimoniano i Padri della Chiesa (come Ireneo e Girolamo), e riflettono la fede della Chiesa nelle apparizioni del Risorto.
Dunque, Marco ha una conclusione originaria che provoca alla fede, e una conclusione ecclesiale che conferma la tradizione pasquale. Entrambe hanno valore.
5. Apparizioni discordanti (Galilea o Gerusalemme):
Differenze di prospettiva teologica e redazionale. Matteo accentua la missione universale (Galilea), Luca l’unità con Gerusalemme. Non sono contraddizioni, ma scelte simboliche.
6. Il caso Agostino (De Trinitate):
Agostino non intende la morte di Cristo come sostitutiva nel senso matematico, ma come atto gratuito d’amore che libera l’uomo dalla dannazione nella misura in cui l’uomo accoglie questa salvezza.
7. Tommaso d’Aquino e le due nature di Cristo:
Tommaso non dice che Gesù non può redimere l’umanità perché uomo, ma che può farlo proprio perché è Dio e uomo insieme. La redenzione ha valore infinito grazie alla dignità divina del soggetto che soffre in quanto uomo.
8. Conclusione (“Mistero della fede”):
Ha ragione: si tratta di un mistero, ma non nel senso di qualcosa di oscuro o comodo per evitare il pensiero. È un evento da contemplare, che va oltre la logica, ma non la contraddice.
P.S. sul Vangelo di Tommaso:
• Il Vangelo di Tommaso non risale al 58 d.C., ma probabilmente alla metà del II secolo.
• Fu scritto in greco (originariamente), ma ci è giunto in copto.
• Contiene detti che possono avere radici aramaiche, ma non è una trascrizione fedele dell’aramaico.
• Non è paragonabile alla Fonte Q, né per origine né per uso.
La Fonte Q è una ricostruzione ipotetica basata sui detti comuni a Matteo e Luca ma non presenti in Marco. Tommaso è invece un testo autonomo, gnostico o proto-gnostico, con molti detti paralleli ai sinottici, ma anche con contenuti fortemente simbolici, esoterici e teologicamente distinte
Caro Rolando,
apprezzo il tono riflessivo con cui poni i tuoi interrogativi, ma sento il dovere, come sacerdote e uomo di fede, di rispondere con chiarezza evangelica e precisione dottrinale, perché qui siamo nel cuore del cristianesimo: la risurrezione della carne non è una metafora, ma un evento reale, una verità di fede, e una promessa escatologica che tocca la sorte ultima dell’uomo.
1. La risurrezione: evento storico e realtà escatologica
San Paolo non si limita a “registrare” che alcuni negavano la risurrezione: egli combatte duramente questa negazione, perché la considera non un’opinione secondaria, ma una demolizione dell’intera fede cristiana. Lo dice chiaramente:
“Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.” (1Cor 15,14)
Paolo non “evolve” su questo punto, come suggerisci: ribadisce con forza che Cristo è risorto con un corpo reale, trasformato ma concreto, il “corpo spirituale” (sōma pneumatikón), che non significa “immateriale”, ma pienamente pervaso dallo Spirito, come anticipo della condizione gloriosa a cui tutti i redenti sono chiamati.
2. La risurrezione non è reincarnazione né simbolismo
Tu scrivi: “Suvvia! Quale carne risorge se l’illusione del nostro io personale ha bisogno di carne fresca?”
Ma questo non è il linguaggio della fede cattolica. È un ragionamento imbevuto di dualismo moderno, in cui il corpo è visto come un involucro provvisorio e l’“io” come un’illusione. Il cristianesimo, invece, non separa mai anima e corpo: l’uomo è unità vivente, e la salvezza non riguarda solo l’anima, ma la totalità dell’essere umano, corpo incluso.
La risurrezione della carne non è un ritorno biologico alla vita terrena, ma una trasformazione gloriosa, a immagine del corpo risorto di Cristo: lo stesso corpo, ma trasfigurato, liberato dalla corruzione e dalla morte (cfr. Fil 3,21).
E proprio per attestare la realtà fisica e concreta del suo corpo risorto, Gesù appare ai discepoli e mostra loro i segni della Passione:
“Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho.” (Lc 24,39)
E ancora:
“Poi disse a Tommaso: ‘Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente.’” (Gv 20,27)
Non solo: chiede da mangiare davanti a loro, e mangia un pezzo di pesce arrostito, per fugare ogni dubbio:
“Gli diedero una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.” (Lc 24,42-43)
Questi gesti non sono simbolici, ma rivelatori della natura del corpo risorto: è lo stesso corpo che è stato crocifisso, ma glorificato, trasfigurato, non più soggetto alla morte, allo spazio, ma ancora profondamente legato alla sua identità storica e salvifica. La risurrezione, dunque, non è una sostituzione del corpo né una dissoluzione nella spiritualità, ma una redenzione della carne: ciò che è stato ferito viene risanato, ciò che è morto viene reso incorruttibile, senza perdere la sua identità.
3. Gesù e la Scrittura
Quando Gesù afferma che “se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risorgesse dai morti si lascerebbero convincere” (Lc 16,31), non sta negando la potenza della risurrezione, ma denunciando l’ostinazione dell’incredulità. Infatti, proprio Lui, risorto dai morti, sarà rifiutato da molti. Ma questo non sminuisce l’evento della risurrezione: lo rende ancora più decisivo, perché chi rifiuta Cristo risorto non è solo scettico, ma chiude il cuore alla luce di Dio.
4. “Nulla è estraneo al pensiero di Dio”
È vero. Ma da ciò non consegue che ogni pensiero umano sia verità. Dio non è un’idea astratta, un “pensiero-pensante” impersonale. Dio è Persona, è Amore, è Padre, Figlio e Spirito Santo, e ha rivelato se stesso nella storia – non come astrazione filosofica, ma nella concretezza dell’Incarnazione. Il Cristianesimo è l’unica religione in cui Dio assume un volto umano e viene trafitto dalla morte per redimere l’uomo tutto intero, anima e corpo.
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Caro Rolando, la domanda decisiva non è: “Quale carne risorge?”
Ma: “Credi tu che Cristo è risorto davvero, nella carne, come promessa anche per te?”
Se sì, allora credo in un Dio che salva ciò che ha creato, e non che lo dissolve in simboli.
Se no, allora ho lasciato il Vangelo per seguire una filosofia vestita di parole religiose, ma lontana dalla fede apostolica.
Don Pietro Paolo
Quante parole, che prediche lunghe, soprattutto da parte tua, carissimo DON PIETRO PAOLO.
Io mi limito ad osservare e ribadire che Paolo dice che ci sono alcuni che negano la resurrezione e, se fosse questa la realtà, neanche Gesù sarebbe realmente risorto e vana sarebbe la fede in Gesù Redentore dei peccatori.
Questo mi basta. Si sa che Paolo annuncia “il vangelo di me” secondo la sua “visione” di Gesù Cristo.
D’altronde nell’AT stesso in più punti si nega la risurrezione da morte.
Convertere, Domine, et eripe animam meam quoniam non est in morte qui memor sit tui!
Chiaro no? C’è chi afferma e c’è chi nega. Ma se anche tutti negassero il fatto-resurrezione, se Gesù è veramente risorto col suo corpo [quale?], risorto resta, lui la primizia! E Paolo dice che seppur per ultimo, Gesù si è fatto vedere anche a lui. Ma “farsi vedere”, apparire”, vuol dire essere fisicamente vivi? Cioè in uno stato fisico che non invecchia. Cioè le cellule metabolizzano senza mai deteriorarsi e ricambiarsi? Ma, prima ancora, con quale dei nostri tanti corpi [“credo la risurrezione della carne”] vivremo in eterno?
Penso che sia un grosso problema personale se non ci fosse data possibilità di scelta della “carne”. O no?
Caro Rolando,
Capisco la tua osservazione sul fatto che ti rispondo con quelle che chiami “prediche” lunghe. Ma — per fare una battuta — da un prete, cosa ti potresti aspettare?
E poi, sono davvero prediche? O piuttosto chiarimenti e correzioni che ritengo necessari rispetto a ciò che presenti, basandoti su Bibbia, tradizione, linguaggio, filologia, ecc., ma che in realtà si allontanano e deviano dall’intendere della Chiesa e dalla sua dottrina?
A dirla tutta, se scrivo tanto è perché sei proprio tu a costringermi a farlo!
Giusto : Paolo afferma con forza che, se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede (1Cor 15). La risurrezione è quindi un fatto decisivo, non solo un’idea.
Nella Bibbia, però, la visione della risurrezione non è uniforme: nei testi più antichi dell’Antico Testamento è vaga, mentre solo in quelli più tardi (come Daniele 12) si parla chiaramente di una risurrezione alla vita o alla condanna
Sul “corpo risorto”, la questione è effettivamente misteriosa e stimolante: con quale corpo risorgeremo? Paolo stesso, in 1Cor 15, cerca di spiegare che si tratta di un corpo “spirituale” (πνευματικὸν σῶμα), trasformato, non soggetto a corruzione, diverso dal nostro corpo attuale, eppure in continuità con esso. Non è una copia “eterna” del corpo biologico che conosciamo, ma una sua trasfigurazione.
Scrivi: “farsi vedere”, “apparire”, vuol dire essere fisicamente vivi? – Bella domanda. Le apparizioni del Risorto sono certamente reali, ma non sono riconducibili a semplici fenomeni fisici. Gesù mangia, parla, si fa toccare… ma al tempo stesso appare e scompare, attraversa porte chiuse. Non siamo di fronte a un cadavere rianimato, ma a un corpo glorificato, non soggetto più alle leggi della natura.
Alla fine, come dici tu, se anche tutti negassero la resurrezione, se Gesù è veramente risorto, allora risorto resta. E in questo si gioca la fede: non solo la speranza in qualcosa di oltre, ma la fiducia che la morte non ha l’ultima parola.
Infine, la tua domanda sulla “carne” che ci sarà data è onesta e umanissima. Forse non si tratterà di una “scelta”, ma di un dono: la trasformazione del nostro essere più autentico, senza le sue ferite, i suoi limiti, le sue paure. E sarà, ci auguriamo, qualcosa di immensamente più bello di ciò che possiamo immaginare.
Un caro saluto nel Risorto,
Don Pietro Paolo
Ecco, con le tue stesse parole, DON PIETRO PAOLO, senza aggiunte, né commenti:
“credo in un Dio che salva ciò che ha creato”
Sufficit.
Carissimo DON PIETRO PAOLO, mi sembra che tu ingarbugli assai le cose.
Ad esempio, scrivi: “Il corpo è visto come un involucro provvisorio”.
Che significa “provvisorio”? A me sa tanto di “stabilità e pemanenza” dogmatica, seppur limitata.
Perché non essere più precisi con “il corpo è visto come una realtà in evoluzione”? In evoluzione insieme al pensiero cosciente che processa?
Evoluzione è processione. E lo Spirito che procede dal Padre e col Padre ed il Figlio viene adorato e glorificato, è la sua stessa processione/evoluzione. Dio è più “credibile” come movimento che come essere stabile e permanente e c’era già arrivato Platone stesso a quest’idea, quando spiega la derivazione del termine Theòs e cosa in realtà vuol dire: movimento, cambiamento. In questo vedo tutta la falsità della LXX quando traduce l’ignoto ELOHIM con Theòs-Theoi.
Non dimentichiamo il saggio detto del Budda: “L’unica Verità è che Tutto cambia”.
Tu caro DON PIETRO PAOLO scrivi:
“Paolo non “evolve” su questo punto, come suggerisci”.
Eccome evolve! Anche lui invecchiava e cambiava pensiero e ben lo dimostrano sue lettere da tutti ritenute antiche ed autentiche.
Paolo riteneva di incontrare il “Cristo venire con la nube dal cielo”, da vivente con il suo proprio corpo; e salire da vivo col corpo assieme ad altri corpi vivi su tale nube ed essere così tutti per sempre con Gesù Cristo; senza dimenticarsi di coloro che, delusi, nel frattempo erano morti. Ed invitava al vicendevole conforto di sostegno nell’aspettativa dell’imminente, certo fatto.
Forse anche Paolo riteneva che Gesù indicasse se stesso quando venne a sapere che di fronte a Caifa Gesù stesso assicurò che, riferendosi chiaramente a Daniele, si sarebbe visto il figlio dell’uomo venire con la nube del cielo.
Ma non solo nessun evangelista ne riporta la venuta, ma Matteo si affretta a documentare che molti cadaveri uscirono dai sepolcri e ritornarono a passeggiare vivi per le vie di Gerusalemme nei giorni tra la morte e la resurrezione di Gesù.
Cosa terrificante, passata inosservata da chi non ci crede!
[Caro Rolando, la domanda decisiva non è: “Quale carne risorge?”
Ma: “Credi tu che Cristo è risorto davvero, nella carne, come promessa anche per te?”
Se sì, allora credo in un Dio che salva ciò che ha creato, e non che lo dissolve in simboli.
Se no, allora ho lasciato il Vangelo per seguire una filosofia vestita di parole religiose, ma lontana dalla fede apostolica.]
Sia “Se no” che “Se sì” non mi impedisce di aver fiducia in un Dio che salva ciò che ha poetato (epoiesen).
E poi che cosa c’è mai di “decisivo” nell’uomo che abbia il potere di cambiare la creazione di Dio?
FACTUM INFECTUM FIERI NEQUIT.
Mica crederai anche tu, caro DON PIETRO PAOLO, assieme agli Agostiniani che Colui che mi ha creato senza di me, non può salvarmi senza di me?
Se non può, allora Dio non è.
Adesso mi dirai che è orgoglio puro; invece desidero che sia sincero abbandono incondizionato.
Suite)
▪︎ MAIS, DÉJÀ EN 2019, Bergoglio reçoit à deux reprises – en rencontres tenues secrètes – Albert Bourla, PDG de Pfizer (maintes fois poursuivi et condamné pour un montant de 2,5 milliards de dollars à cause des effets de mauvais médicaments). Pourquoi donc de telles entrevues tenues secrètes ? A cette époque, il n’a toujours pas daigné recevoir les cardinaux (encore en vie) qui avaient déposé en 2016 des “dubia” dans la suite de “Amoris Laetitia” (”La joie de l’amour” ).
Suite)
▪︎ Lorsqu’on commence à parler de vaccins Arnm et autres fin 2020, de nombreux scientifiques dans plusieurs nations avertissent des dangers de semblables vaccins.
▪︎ N’oublions pas que le Vatican dispose d’une Académie pontificale des sciences dont on peut attendre qu’elle soit capable d’examiner rigoureusement ces nouvelles sciences. On ne peut pas concevoir que Bergoglio était ignorant à ce point, il n’est pas excusable.
(Suite réponse à don Pietro Paolo)
Concernant votre point ”2. Le pape François et la liberté de conscience”, vos arguments font de nouveau abstraction de la réalité et des renseignements qu’on vous communique pour démontrer que Bergoglio n’a pas respecté la liberté de conscience :
▪︎ Bergoglio va être un des premiers chefs d’état à imposer la “vaccination” à tout le personnel du Vatican, sans considération des convictions religieuses personnelles et sans respecter la liberté de conscience concernant l’usage de foetus pour ces vaccins.
▪︎ ll ira jusqu’à fermer des couvents et à déplacer des évêques qui refusaient de collaborer à sa campagne d’injection de ces produits ou qui dénonçaient l’immoralité de ces pseudos vaccins. Il n’a même pas voulu recueillir les raisons opposées par ces personnes. Cela permet de supposer qu’il refusait de connaître la réalité scientifique concernant ces produits en phase d’expérimentation.
▪︎ Le 15/08/21, Bergoglio s’adresse aux fidèles et les exhortent à se faire piquer en invoquant les raisons de l’amour. Dans une vidéo, il déclare : « Se faire vacciner, avec des vaccins autorisés par les autorités compétentes, est un acte d’amour. Et contribuer à garantir que la plupart des gens soient vaccinés est un acte d’amour. L’amour de soi, l’amour de la famille et des amis, l’amour de tous.” Il s’en remet donc à l’autorité du monde. C’est ainsi que 1,3 milliard de catholiques vont être trompés et abusés. Il est évident que si Bergoglio avait vraiment respecté la pleine liberté de conscience, il n’aurait pas agi de la sorte. C’est un comportement contraire à l’amour.
▪︎ En juillet 2022, il fait frapper une pièce de 20 euros du Vatican à la gloire de la vaccination.
▪︎ Lors de son voyage au Zaire en SEPTEMBRE 2022, il exige encore que les journalistes soient vaccinés pour l’accompagner au Zaïre, alors que Covid19 est déjà bien derrière .
Concernant votre point 3. :
▪︎ Rappelons que la Cour de justice européenne a rendu en février 2025 une décision qui déclare les médecins ayant administré des vaccins contre la COVID-19 civilement et pénalement responsables et susceptibles d’être poursuivis pour « tentative de meurtre”. Une décision qui en dit long sur la responsabilité des prélats de l’Eglise catholique selon leur action ou leur silence.
▪︎ Rappelons aussi que Monseigneur Vigano a publié de nombreux textes crédibles condamnant le silence complice de la hiérarchie ecclésiastique de l’Église catholique romaine.
Désolé de vous abonnez à vos convictions. Mais tant de négationisme de la vérité évangélique tourne les réalités de la foi, de l’espérance et de la charité en dérision et en illusion. Cela crée une situation virtuelle qu’il vaut mieux fuir pour ne pas perdre la foi.
Gentile Adriana,
Mi rendo conto solo adesso di un suo commento sparso tra i tanti in questo post, e rispondo volentieri qui.
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1. L’episodio dell’adultera e il battesimo
Lei osserva che, siccome Gesù battezzava già durante il suo ministero, è possibile che la donna adultera potesse trovarsi tra gli “aspiranti” al battesimo. Tuttavia, il Vangelo secondo Giovanni (cap. 3 e 4) specifica che non era Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli (Gv 4,2). Inoltre, il battesimo cristiano in senso pieno — cioè il Sacramento che dona la grazia santificante mediante la morte e resurrezione di Cristo — non era ancora istituito al tempo dell’episodio dell’adultera (Gv 8). Gesù non l’assolve sacramentalmente né la battezza, ma la invita alla conversione: «Va’ e d’ora in poi non peccare più». È un gesto profetico, ma non ancora sacramentale.
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2. La presenza delle donne tra le folle
Le donne erano presenti nel ministero pubblico di Gesù (Lc 8,1-3; Mt 27,55-56) e non venivano escluse dalla predicazione né dai gesti di guarigione e misericordia. Tuttavia, la prassi del battesimo in quella fase iniziale era ancora in via di definizione. Parlare di “donne escluse” è una forzatura. Gesù, anzi, si mostra sempre inclusivo e rivoluzionario nel suo rapporto con le donne, come con la Samaritana (Gv 4), la peccatrice (Lc 7), Maria di Magdala, Marta e Maria.
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3. Il Battesimo “in nome della Trinità” e la Tradizione
Lei accenna al fatto che il “battesimo in nome della Trinità” sia una “trovata” della Tradizione. In realtà, è Gesù stesso che lo comanda nel Vangelo di Matteo:
«Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).
È vero che Eusebio di Cesarea cita anche formule diverse, ma la Chiesa ha ricevuto e custodito fedelmente la formula trinitaria, che non è una costruzione artificiale, ma una verità rivelata. Il riferimento al “nome mio” (Gv 14,26; At 2,38) non esclude la Trinità, ma la implica, dato che Gesù agisce sempre in comunione con il Padre e lo Spirito Santo.
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4. Il termine “Nazioni”
Dire che “nazioni” (ethné) si riferisca esclusivamente alle tribù d’Israele è un’interpretazione riduttiva. Nel contesto neotestamentario, “tutte le nazioni” indica chiaramente l’universalità della missione della Chiesa, come confermato da tutta la predicazione apostolica (cf. Mt 24,14; At 1,8; Rm 1,5). La Chiesa nasce universale, non tribale, e questa è una delle novità più radicali del Vangelo.
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5. “Dono gemello”: Battesimo e Crocifissione
Lei si chiede se non fosse sufficiente uno solo dei due doni (il Battesimo o la Croce) per la salvezza. Ma il punto è che la Croce è la sorgente, mentre il Battesimo è il mezzo attraverso cui la salvezza si applica al singolo. Non sono due “paracadute”, ma due aspetti inseparabili dell’opera salvifica di Cristo:
• La Croce redime l’umanità intera
• Il Battesimo ci unisce personalmente alla morte e risurrezione di Cristo (cf. Rm 6,3-4)
Non è “teologia del dubbio”, ma mistero dell’economia della salvezza: Dio non improvvisa, ma agisce in modo coerente, gratuito e potente. I sacramenti non sono un’aggiunta umana, ma prolungamento dell’opera di Cristo nella storia, mediante la Chiesa.
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In conclusione
Capisco il desiderio di porre domande e cercare oltre le formule, ma è essenziale restare dentro il solco della Rivelazione e della Tradizione viva della Chiesa. Le “trovate dei teologi d’antan”, come le chiama, sono spesso il frutto di secoli di riflessione, preghiera e fedeltà alla Parola.
Non è la Tradizione che ha ingabbiato il Vangelo, ma il Vangelo stesso che ha generato la Tradizione.
Mah, caro DON PIETRO PAOLO…
“il Vangelo stesso che ha generato la Tradizione.”
Ma “vangelo” è buon annuncio verbale secondo memoria storica che diventa successivamente anche parziale oggetto di scrittura su materiale ad hoc. Cioè è tradizione di pensiero prima che di libri scritti.
Come può quindi il libro, cioè il pensiero prigioniero di parole scritte essere fonte di ulteriore tradizione che lo supera, se proprio questa lo ha determinato, confinato? Solo fantasticando, proprio come vennero ritenuti gli apocrifi. È ormai più di mezzo secolo abbondante che nella Biblioteca Apostolica Vaticana, non illam multis instructam libris sed exquisitis, adeamus, godono tutti della medesima etichettatura: “aghia grafia”.
Perché allora si è scelto solo 4 vangeli, 4 come i punti cardinali (Ireneo di Lione), quando la rosa dei venti come minimo ne contempla 360 di punti cardine?
Gv3,5-8 sicuramente tradisce, cioè tramanda, una verità che sicuramente smentisce in partenza un’istituzione Chiesa unica.
Caro Rolando,
la tua riflessione solleva questioni importanti, ma anche parecchie confusioni, sia di ordine storico che teologico. Provo a risponderti con chiarezza, senza polemica, ma con fermezza dottrinale.
Dici: “Il Vangelo è una memoria storica verbale, diventata poi scrittura, dunque è tradizione di pensiero prima che libro scritto.”
Vero, in parte. Il Vangelo, come ogni annuncio cristiano, nasce dalla predicazione apostolica, dalla testimonianza viva degli Apostoli, e solo successivamente viene messo per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Ma proprio qui sta il punto: la Chiesa non ha mai separato Parola e Tradizione, perché l’una e l’altra scaturiscono dalla stessa fonte: Cristo stesso (cfr. Dei Verbum 9). La Tradizione non è un “pensiero” vago che precede la Scrittura, ma la trasmissione fedele della verità rivelata, attraverso la predicazione, la vita della Chiesa, i sacramenti e – sì – anche le Scritture, che sono parte costitutiva di quella stessa Tradizione.
Scrivi: “Come può il libro, cioè il pensiero prigioniero di parole scritte, essere fonte di ulteriore tradizione che lo supera?”
La domanda è mal posta. Nessun pensiero evangelico è “prigioniero” nella Scrittura. La Scrittura non è una gabbia, ma una testimonianza ispirata, vincolante proprio perché garantita dallo Spirito Santo. La Tradizione non “supera” la Scrittura: la interpreta rettamente, nella comunione ecclesiale, sotto l’autorità del Magistero. Altrimenti ciascuno potrebbe dire ciò che vuole — ed è proprio così che nascono gli scismi, le eresie, le sette.
Quanto al canone dei quattro Vangeli, non è stato scelto per un arbitrario simbolismo “a quattro punti cardinali”, come dici tu citando Ireneo in modo piuttosto semplificato. Il canone è frutto di un lungo discernimento ecclesiale: i quattro Vangeli canonici sono quelli che la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, ha riconosciuto come autentici, apostolici e ispirati. Gli altri cosiddetti “vangeli” – detti apocrifi – non solo non trasmettono la fede della Chiesa, ma in molti casi la contraddicono o la deformano. La loro esclusione non è il frutto di censura, ma di fedeltà al contenuto della Rivelazione.
Infine, tu citi Giovanni 3,5-8 per dire che smentisce l’idea di una Chiesa unica. Ma in realtà quel passo — che parla di rinascere “da acqua e da Spirito” — è uno dei fondamenti sacramentali della Chiesa, non la sua negazione. È proprio lì che la Chiesa riconosce il battesimo come porta della fede e ingresso nel Corpo di Cristo. Altro che smentita dell’unità ecclesiale!
In conclusione, la tua critica sembra affascinata da una certa idea di fluidità del pensiero, che però scivola nell’arbitrarietà. Magari ti sembrerò noioso, Ma non mi stancherò di incentrare tutto sul nucleo della fede cristiana: Gesù Cristo. Per cui, la Rivelazione cristiana non è un’idea in evoluzione, è un fatto, un evento storico e salvifico: il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14), non simbolo. E questo Verbo ha fondato la Chiesa, non una somma di interpretazioni individuali.
Con rispetto,
Don Pietro Paolo
In parole povere, caro DON, tu neghi che la memoria storica di chiunque abbia ricordato il pensiero, la parola, il fatto di Gesù costituisca tutta insieme la tradizione orale del comune denominatore Gesù Cristo.
Eppure c’è chi, proprio per questo rimprovera a Gesù di non aver scritto niente e soprattutto come voleva la sua chiesa. Esempio Mani.
Ortodossia o morte!: ma quale chiesa cristiana al di fuori della romana può fregiarsi di ortodossia? Eppure…
Caro don P.P., ( veduto ora)
questa faccenda è come l’Ouroboros circolare che si mangia la coda o, meno aulicamente , come il discusso primato della nascita tra l’uovo e la gallina.
Quanto lei afferma, a proposito di Giovanni, , che cioè furono i discepoli di Jeshua a battezzare ( Gv. 4, 1-4 ) è vero, ma contraddice il passo del medesimo Giovanni dove si afferma che fu Jeshua a battezzare ( Gv, 3, 22-23).
Innanzitutto, comunque, per il Nuovo Testamento, mi sembra importante tenere presente la periodizzazione delle fonti, a cominciare dalla: Fonte Q ( ipotetica raccolta di detti- 15-20 anni circa post mortem Ch.)- che, assieme al Vangelo di Marco sarebbe la fonte comune cui avrebbero attinto Matteo e Luca in base alla teoria delle due fonti nell’ambito della questione sinottica. Abbiamo poi le Lettere (7 autentiche) di Paolo (fine anni 58 circa-10 anni dopo quelle appena citate-). In seguito: Marco ( 70 d. Cr. circa, che precede i Vangeli di Matteo e Luca dell’85 d.Cr. circa; Giovanni, ( 100 d. Cr. circa); Atti degli Apostoli ( 100 d. Cr. circa), Vangelo di Pietro ( apocrifo) (120 d. Cr.)
La narrazione della vita del Maestro differisce in molti punti chiave.
In Tommaso e in Fonte Q non si fa nessuna menzione della morte di Jeshua né della tomba vuota. In Paolo non si fa alcuna menzione della tomba vuota; la Resurrezione è intesa solo in termini spirituali. (.1 Cor., cap. 15, v.8).
” Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Cor., cap. 15,,v.14); ” La carne e il sangue non possono ereditare il Regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità” (1 Cor. cap. 15, vv. 50)….Sempre ambigue e “leggermente” presuntuose le
affermazioni di Paolo ( che non aveva mai conosciuto Jeshua ): ” Il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo, infatti io non l’ho ricevuto né imparato da uomini, ma per la rivelazione di Gesù Cristo.” ( Gal.1, 11-12).
Ma non basta…in Marco nessuna tomba vuota e nessuna apparizione del Risorto ( fino a quando, alla fine del IV sec. una mano ignota falsifica Marco, aggiungendo il passo della Resurrezione che mancava). Matteo e Luca fanno apparire il Risorto alla Maddalena e ai discepoli di Emmaus. Giovanni capovolge il concetto paolino di Resurrezione spirituale e sdogana anche la Resurrezione fisica ( le dita di Tommaso nella ferita e nel cap.21 Gesù serve ai discepoli pane e pesce arrostito. ).
Negli Atti Jeshua resta con i discepoli per 40 gg., ma in Luca era solo per un giorno. Il Vangelo di Pietro descrive un Risorto che supera l’altezza delle nubi… Insomma: più ci si avvicina ai fatti accaduti, meno è presente il fatto miracoloso… E, ancora: In Marco nessuna apparizione/ il Masso della tomba è rimosso/ c’è un giovane vestito di bianco. In Matteo, il giovane diventa un angelo che emette luce. In Luca gli Angeli diventano due. In Giovanni ai due Angeli si aggiunge perfino Gesù…Inoltre, in Marco non è risolto il problema del masso spostato: da chi? Le donne sapevano che era stato spostato? Come avrebbero, altrimenti, potuto-loro- spostarlo? Corsero immediatamente a riferire ai discepoli quanto avevano visto (Giov.)? Oppure no ( Mc. Mt, Luca)? Potrei continuare a lungo con queste “discrepanze” non certo piccole , ma che indicano una evidente incompatibilità tra i testi ( si pensi agli Apostoli in Galilea o a Gerusalemme ecc… ).
Da ultimo, ancora più significativa, perchè contorta, mi appare la interpretazione del significato della Crocifissione secondo Agostino. (” De Trinitate, cap. XIII ): ” Cristo ha sofferto una morte TEMPORALE che non meritava, per liberare gli uomini da una morte ETERNA (della Dannazione) che meritavano. ”
Secondo il principio di giustizia, o è il ladro a pagare quello che ha rubato, oppure lo può fare per lui l’amico buono e amorevole, MA, a due condizioni: 1) Il pentimento del colpevole; 2) l’Amore del giusto che si sacrifica per l’ingiusto….Però, in Agostino Cristo tenta di espiare una morte ETERNA con la sua morte TEMPORALE e non ETERNA. Ma…per ripagare un debito bisogna ripagarlo per intero- non solo per una parte- altrimenti c’è sproporzione tra le due morti- ne deriverebbe che Gesù dovrebbe essere eternamente dannato al posto dell’uomo, mentre il Cattolicesimo afferma che Egli va a sedere alla destra del Padre, anche perchè- essendo Egli stesso Dio- non può certo dannare se stesso.
Tommaso d’Aquino peggiora questo aggrovigliarsi teologico:(“Summa Teologica”). Poichè nessun uomo può redimere l’Umanità, Gesù, pur essendo vero Dio e vero uomo, muore in quanto UOMO…ma da Uomo non può redimere l’Umanità. Gesù “soffre” la croce NON in quanto Dio, ma in quanto Uomo, perchè Dio non può morire né far rimanere mutila una parte della Trinità. Tuttavia- per Tommaso- la Sua morte è resa “preziosa” dalla “dignità” di chi patisce, che è il Figlio di Dio. Quindi Gesù ha qualcosa di più di qualunque altro uomo, come Figlio di Dio: Vero Dio e Vero Uomo. Si aprono le porte ad ulteriori contraddizioni. Se muore come uomo, la morte TEMPORALE non basta. Se muore come Dio, non solo non avrebbe sperimentato la sofferenza umana, ma si ammetterebbe la NON ETERNITA’ di DIO. Con questi documenti a disposizione e con queste chiarificazioni delle “colonne” della dottrina, capisco perchè- piuttosto di stare ad occhi aperti- è più agevole dormire “sotto” l’origliere della Tradizione, sperando -ad ogni risveglio- di cavarsela con l’abusata formula:
“Mistero della fede”.
P.S….accanto alla fonte Q abbiamo il Vangelo di Tommaso (apocrifo), risalente, circa, al 58 d.C…. Da notare che si tratta dell’ennesimo testo scritto in greco per trasmettere- come da osservatori esterni- parole e detti in lingua aramaica.
Caro don P.P.,
inoltre, lei scrive: ” Quanto ai Vangeli: la Chiesa…ha riconosciuto come autentici quelli che provenivano dagli apostoli, erano letti nelle liturgie e conformi alla fede ricevuta”. Qualunque esegeta biblista “serio” sa che i nomi attribuiti a quattro apostoli, sono nomi di convenienza per attribuire autorità a testi i cui autori ci sono sconosciuti. Quante chiese, quante comunità e quante liturgie ( per la testimonianza del medesimo Paolo- e di Agostino- ) si praticavano! Quante opinioni discordanti tra uomini “santi”, se lo stesso S. Nicola prese a sganassoni il povero Ario!!!
E non mi maltratti così gli apocrifi: pensi un po’ che gran parte della purezza della Vergine, nonchè la santificazione dei suoi genitori, li dobbiamo all’ apocrifo Protovangelo di Giacomo, al Vangelo dello pseudo Matteo, (idem), al Libro sulla natività di Maria, (idem).
Del resto, nulla sappiamo neppure sugli autori dell’A.T.. Tanto per fare un esempio abbiamo: l’ Isaia, il Deutero-Isaia e il Trito-Isaia- distanziati tra loro da decine e decine di anni-. Mi creda: oggi certe affermazioni non si possono più proporre senza scadere nel ridicolo.
N.B. ricordo un reverendo tradizionalista che costruì un’omelia sul Vangelo di Giovanni dove le due figure- quella dell’evangelista e quella dell’autore dell’Apocalisse- diventavano un individuo unico (nonostante le differenze di stile e di lingua). Non soddisfatto, raccontò che il primo, posto in un calderone d’olio bollente, ne uscì fresco e sano e- pure- ringiovanito. Narrazione presa a prestito da Tertulliano che si era limitato a citarla tra le curiosità sostenute da alcuni gruppi devoti. Si vede però che questo pezzo agiografico ottenne nel tempo un discreto successo, perchè verrà accolto- alla fine del 1200- nella “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine. La religione popolare ha sempre preteso materiale che soddisfacesse le proprie esigenze fin dai tempi dei pagani e di Giulio Ossequiente!
Non fu il “credo” nell’ ΗΓΕΡΘΗ a creare la prima comunità gesuana ed a darle forza, ma, al contrario, furono gli insegnamenti e le attese dello stesso Gesù sul messianesimo ebraico a ricompattare la comunità nella speranza del ΜΑΡΑΝΑΘΑ fino alla desolazione di Gerusalemme per opera dell’Imperatore Adriano tra il 135-137.
ΗΓΕΡΘΗ: Mc 16,6, si alzò, si svegliò e senza ἐκ νεκρων non significa mai “risorgere dai morti”.
D’altronde il testo di Marco sembra una copiatura dal romanzo di Calliroe e Cherea, che nella stessa lingua κοινὴ del vangelo, circolava già molto prima del 60, anno della sua testimonianza da parte di Persio.
Réponse au commentaire de don Pietro Paolo
https://www.marcotosatti.com/2025/07/02/germania-sessualita-il-90-dei-vescovi-in-disaccordo-con-la-dottrina-della-chiesa-infovaticana/#comment-264667
Votre réponse ne saura pas convaincre les personnes qui suivent assidûment le blog du docteur Marco Tosatti qui a publié une abondante documentation sur le sujet.
Apparemment, vous êtes un jeune débutant dans le métier de journaliste. Manifestement, vous traitez du sujet en étant ignorant ou en faisant abstraction et soustraction de nombreux faits qui montrent que le Vatican a été informé dès l’année 2020 des effets secondaires de ces pseudos vaccins covid19. Et cela réduit considérablement la crédibilité de vos propos.
Il faudrait beaucoup de place pour reproduire l’historique des faits. Il faudra donc bien se limiter à quelques faits crédibles révélant que le Vatican a bien été avisé notamment :
▪︎ par Monseigneur Vigano : Media-presse 25/10/23 – Les prêtres et les évêques qui ont encouragé les injections expérimentales anti-COVID doivent en répondre devant Dieu
▪︎ par l’ingénieur Ernest Williams qui a commencé à faire part de ses préoccupations concernant les dangers des injections d’ARNm contre le Covid-19 au Dicastère du Vatican pour le développement humain intégral au début de l’année 2021 (LifeSiteNews
▪︎ par d’éminents personnages de l’Église catholique ( déclaration de Bethléem – 15 décembre 2021)
▪︎ par des membres du clergé qui ont fait part très tôt aux dirigeants du Vatican de leurs propres événements indésirables dus au vaccin empoisonné, alors que le Vatican imposait des mandats de vaccinations à ses employés et que deux gardes suisses ont démissionné pour ne pas être atteints par ces effets secondaires (donc vaccin imposé par Bergoglio contrairement à ce que vous dites)
▪︎ par des ecclésiastiques que Bergoglio a écarté de leurs fonctions parce qu’ils refusaient ces injections mortifères (donc vaccin imposé par Bergoglio contrairement à ce que vous dites)
▪︎ par les nombreuses manifestations qui ont eu lieu dans le monde et en Italie contre l’obligation de se faire injecter ces poisons. N’oublions pas que, via les nonciatures, le Vatican dispose d’un vaste réseau mondial d’information. Il est donc impossible qu’il n’ait pas été avisé de ces événements (à moins que ce réseau coûteux ne serve à rien)
Suite de Réponse au commentaire de don Pietro Paolo )
Dès 2020, on a pu trouver sur le Web de plus en plus d’articles qui condamnaient ces faux vaccins et dénonçaient leurs nombreux graves effets secondaires.
Malgré cela, lors une interview publiée en mars 2024 dans le livre ”EL SUCESOR”, Bergoglio déclare qu’il ne regrette pas d’avoir promu ces poisons, et, en affront à Dieu, le pape François condamne les « anti vaccins », déclare que NE PAS prendre le vaccin contre le covid est un acte de suicide…, il refuse de condamner le transhumanisme, la technologie des vaccins à ARNm
https://www.lifesitenews.com/news/pope-francis-denounces-anti-vaxxers-calls-covid-jab-refusal-an-almost-suicidal-act-of-denial/?utm_source=popular
Le pape François dénonce les « anti-vaccins » et qualifie le refus du vaccin contre le COVID d’« acte de déni presque suicidaire »
……..
Rappelons que ces faux vaccins ont été fabriqués en utilisant des cellules provenant de foetus avortés et découpés vivants.
http://www.belgicatho.be/archive/2020/11/27/le-point-sur-les-vaccins-contre-la-covid-19-et-l-utilisation-6280356.html
La question se pose de savoir si ces lignées de cellules foetales sont absolument nécessaires à l’élaboration de vaccins, et plus particulièrement du vaccin contre la Covid-19. La réponse est non ; il est possible de développer des vaccins de façon éthique sans cellules ou sur base de cellules d’animaux, d’oeufs de poules ou de levure. C’est d’ailleurs ce que font plusieurs sociétés pharmaceutiques.
http://www.belgicatho.be/archive/2020/04/21/eviter-de-recourir-a-des-lignees-cellulaires-provenant-de-be-6231841.html
Cette lettre rappelle que « parmi les dizaines de vaccins actuellement en développement, certains sont produits en utilisant d’anciennes lignées cellulaires qui ont été créées à partir de cellules de bébés avortés ». Et précise qu’« il n’est pas nécessaire d’utiliser des lignées cellulaires éthiquement problématiques pour produire un vaccin COVID ou tout autre vaccin, car d’autres lignées cellulaires ou procédés n’impliquant pas de cellules issues d’avortements sont disponibles et sont régulièrement utilisés »
…….
C’est évidement tout à fait contraire à la morale catholique mais la Congrégation pour la doctrine de la foi (donc le Vatican) a fait croire le contraire, alors que, dès le départ, des remèdes efficaces avaient été proposés, ce qui, pour l’Église catholique, était une raison pour devoir réfuter de tels vaccins.
http://www.belgicatho.be/archive/2020/12/22/selon-la-congregation-pour-la-doctrine-de-la-foi-les-vaccins-6285877.html
MAIS SURTOUT !
Cinq ans après les faits et alors que des gouvernements commencent à interdire ces faux vaccins à cause des effets de blessures, de handicaps et de décès (de 7 à 17 millions de décès), le Vatican n’a toujours pas reconnu son erreur, n’a exprimé aucune compassion pour les victimes et n’a lancé aucun avertissement au monde pour condamner ces vaccins et empêcher qu’il y ait de nouvelles victimes en plus. C’est ce qui permet de conclure que presque tous ces beaux prélats, dont Bergoglio et Prévost ( https://x.com/LBasemi/status/1921069949553889724 ) sont complices et coupables.
CONCLUSION !
Vos propos sont bien trop en dehors de la réalité et de la vérité. Vous devriez rechercher dans votre entourage des victimes de ces poisons promus par Bergoglio, et leur demander ce qu’elles pensent de ce personnage qui les a trompées en les invitant à un ”acte d’amour” aux conséquences semblables à celle que produit la menthe religieuse qui, lorsqu’elle a fini de copuler avec un mâle, le dévore . Sans quoi, vous resterez un NÉGATIONISTE, un complice sans compassion ni miséricorde pour ces millions de victimes de Bergoglio qui a été complice (comme aussi Prévost) de Gates, de Bourla, …… du mondialisme mais pas du tout par amour pour le Seigneur Jésus-Christ et pour les hommes.
” C’est l’habituelle histoire du berger…mon pauvre enfant…” (“Arlesiana”, Cilea ).
Voir le Dalai Lama Tenzin Gyatso.
Caro Pépé,
ho letto con attenzione il suo lungo commento, intriso di indignazione, dolore e sconcerto. Comprendo la sua preoccupazione per le vittime dei vaccini anti-Covid e il suo desiderio di verità e giustizia. Tuttavia, come credente cattolico, mi permetta di offrire alcune precisazioni e riflessioni alla luce della fede, della ragione e del magistero della Chiesa.
1. I vaccini, la bioetica e la dottrina cattolica
È vero che alcuni vaccini sono stati sviluppati utilizzando linee cellulari derivanti da feti abortiti negli anni ’70-’80, un fatto che solleva questioni etiche importanti. Ma proprio per questo, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una nota ufficiale il 21 dicembre 2020, chiarendo che:
«L’uso di tali vaccini non costituisce cooperazione formale con l’aborto» e che, in assenza di alternative eticamente irreprensibili, è moralmente lecito riceverli per la tutela della salute propria e altrui (Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19).
Non si tratta quindi di approvare l’aborto, ma di valutare la cooperazione materiale remota in un contesto di emergenza sanitaria. La Chiesa non ha mai detto che “tutti i vaccini sono moralmente buoni” in assoluto, ma che in certe condizioni possono essere usati senza peccato, se non ci sono alternative disponibili e prevale il bene comune.
2. Papa Francesco e la libertà di coscienza
Papa Francesco ha effettivamente parlato di V accinazione come “atto d’amore” verso il prossimo. Ma nessuno è stato obbligato con violenza a vaccinarsi. Il Papa ha espresso un giudizio prudenziale, non infallibile, sulla scelta sanitaria che credeva più responsabile nel contesto della pandemia. Possiamo discutere se tale valutazione sia stata giusta o sbagliata, ma accusarlo di complicità col male o addirittura di “mangiare i suoi figli come una mantide religiosa” non è degno né giusto. Si può criticare una scelta, non demonizzare la persona.
Il giudizio sulle sue decisioni pastorali può essere discusso, ma sempre con carità, umiltà e senso ecclesiale.
3. I morti, le ferite, la compassione
Chi ha subito danni a causa di vaccini (come per qualsiasi altra terapia medica) merita ascolto, aiuto e giustizia. Nessuna tecnologia è priva di rischi, e le responsabilità vanno accertate nelle sedi competenti, con rigore e trasparenza. Ma generalizzare, accusare milioni di persone di complicità, e dipingere il Papa come uno strumento del mondialismo anti-cristiano, significa svalutare la verità e avvelenare il dibattito.
La sofferenza delle vittime merita rispetto, ma non si serve la verità col fanatismo. I martiri della verità, per i cristiani, sono coloro che si espongono con amore e senza odio. Il cattolico non nega il male, ma non si lascia nemmeno travolgere dalla rabbia né dalla teoria del complotto.
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In conclusione,
la Chiesa non è infallibile in scelte pratiche o sanitarie, ma resta madre e maestra, e ci guida verso Cristo anche attraverso crisi e contraddizioni. La via cristiana non è quella della rissa e della demonizzazione, ma quella della verità nella carità.
Le critiche, quando sincere, sono legittime. Ma se non sono mosse dallo Spirito del Vangelo, rischiano di diventare armi nelle mani del divisore.
Caro Rolando,
rispondo qui, non solo per comodità, ma perché il tuo intervento merita uno spazio tutto suo. Le tue parole intrecciano filosofia, storia, antropologia del sogno e ironia tagliente. E proprio per questo, meritano un ascolto che non scivoli via.
Tu scrivi: “Come distinguere tra i tanti unti, quale Jehoshua è il più Unto?”
È una questione essenziale, che non riguarda solo la fede ma anche la storia.
Nel primo secolo, la Galilea e la Giudea pullulavano di figure carismatiche, profeti itineranti, predicatori, taumaturghi e messianisti – tutti, in qualche modo, “unti”. Il contesto era teso, politicamente e spiritualmente. L’“unto” non era ancora un concetto astratto, ma una figura sperata: qualcuno che rimettesse ordine, riportasse giustizia, restaurasse il Patto.
Quello che oggi chiamiamo “cristianesimo” nasce da una frattura, o forse da un’esplosione, in quel contesto. Il nome stesso – Christos, l’Unto – è un titolo che i primi seguaci di Gesù non avrebbero attribuito con leggerezza.
Il punto discriminante, per loro, fu la risurrezione.
Non una vaga immortalità dell’anima, ma la convinzione radicale che quel Gesù, messo a morte dal potere politico e religioso, fosse stato costituito da Dio come “Signore e Cristo” (Atti 2,36). È questa la chiave d’arco su cui si fonda la fede dei primi cristiani: non un’interpretazione morale, ma un evento che ribalta la storia. Non è la croce, ma la risurrezione, ciò che per loro distingue Gesù dagli altri “unti” caduti nell’oblio o nella leggenda.
Questa affermazione, naturalmente, non si impone storicamente: non la si può provare con strumenti archeologici o storiografici. Ma neppure si può ignorare che da essa è nata una coscienza collettiva, una memoria organizzata, un nuovo modo di concepire il tempo, la morte, il corpo e la relazione. Che sia “vero” in senso oggettivo o meno, il fatto è che ha prodotto effetti reali nella storia delle idee e delle civiltà.
Dici anche: “Come può un Messia degli ebrei tradire il Patto fondando un’assemblea altra?”
È un interrogativo legittimo, e difatti gli ebrei che restarono fedeli alla Torah non seguirono quel cammino. Ma si potrebbe leggere non come tradimento, bensì come tensione interna alla stessa tradizione ebraica. I profeti avevano già spostato il baricentro dal Tempio al cuore, dal sacrificio al comportamento, dalla Legge al perdono. In quel senso, Gesù può essere visto – anche storicamente – non come colui che rompe, ma che porta all’estremo le dinamiche già presenti nel Patto.
Il passaggio attraverso l’Impero non era inevitabile, è vero. È stata una piega storica concreta, piena di limiti e ambiguità. Ma non per questo necessariamente estranea al disegno di Dio. Il cristianesimo non è rimasto una parola slegata dalla storia: ha scelto di entrarci. E questo ha comportato compromessi, certo, ma anche occasioni per custodire e chiarire la verità della fede.
Nicea non è solo un concilio voluto da un imperatore, è anche il momento in cui la Chiesa, di fronte al rischio di smarrire l’identità di Cristo, proclama con chiarezza: “Gesù è vero Dio da vero Dio”. Non un mito, non un profeta soltanto, ma il Figlio eterno del Padre.
Sì, il messaggio originario è stato “riflesso”, come dici tu — perché ogni trasmissione lo è — ma non necessariamente deformato. È stato interpretato, difeso, vissuto in nuovi contesti. E se oggi possiamo ancora chiederci “chi era quell’uomo di Galilea?”, è anche perché qualcuno, nella storia, ha vegliato su quella domanda, e ha osato darle voce davanti ai poteri del tempo.
Sul sogno, poi, hai toccato qualcosa di profondo. “Chi sogna al posto mio in me?” è una domanda che mette in crisi ogni idea unitaria dell’io. Il sogno è forse uno dei pochi luoghi dove il pensiero non domina, ma subisce. Dove l’Altro – chiamalo Dio, per alcuni, inconscio o mistero – prende voce. È interessante che proprio nella Bibbia, che tu definisci “contraddittoria”, i sogni siano spesso il luogo in cui l’Altissimo si manifesta, anche contro la logica, anche senza coerenza.
Sì, la Bibbia è fatta di generi diversi, voci molteplici, tensioni anche forti. Ma ciò che in apparenza sembra contraddirsi, alla luce di Cristo si rivela come un cammino progressivo, guidato e ispirato, che conduce verso una verità piena.
Non è una raccolta caotica, ma una storia di alleanza che cresce, matura, si chiarisce nel tempo. È il dialogo continuo tra Dio e l’umanità, in cui ogni tappa – dalla Genesi ai profeti, dai Salmi ai Vangeli – partecipa a un disegno organico, anche quando non tutto appare immediatamente risolto.
In Cristo, Parola fatta carne, questa trama si compie: non come una sintesi astratta, ma come una Presenza che dà senso all’intero percorso. La Bibbia non è allora il luogo di verità che si elidono, ma il laboratorio vivo in cui Dio forma il cuore dell’uomo alla libertà e alla salvezza.
Ed è per questo che ancora ne parliamo: perché in quelle parole ci accorgiamo che Qualcuno ci sta cercando.
Carissimo DON PIETRO PAOLO, colgo due pensieri che meritano riflessione:
1) la Risurrezione, ed in ispecie quella dell’uomo Gesù.
2) il fatto che nulla è estraneo al pensiero di Dio.
Su questo secondo punto, nulla da eccepire. Infatti col termine “Dio” puoi intendere qualsiasi cosa. A cominciare da “movimento” veloce come le stelle cadenti a puro “pensiero”. Dio non pensa, ma è il Pensiero stesso.
Quanto alla questione del fatto “resurrezione della carme”, come testualmente recita il “credo romano”, io sono con un pensiero di San Paolo. Questi infatti chiaramente ammette, cioè testimonia, dà atto, che ci sono anche quelli che negano che ci sia resurrezione.
Pertanto dice chiaramente che se questi avessero ragione, neanche Gesù sarebbe risorto col suo corpo di carne dal sepolcro in cui lo avevano deposto dopo averne constatato la morte certa…. e, pertanto, la fede stessa nella risurrezione di Gesù, creduto il Cristo, sarebbe vana, inutile; e chi ci crede sarebbe ancora nelle sue miserie.
Nulla è estraneo al pensiero di Dio, neanche questo ragionamento di Paolo che condivido.
Ma chi ha ragione?
Gesù stesso aveva detto, per bocca di un evangelista che fa da testimone, che la resurrezione di un uomo dai morti non è sufficiente motivazione di credo e quindi di fiducia. Per credere basta la bibbia (quella ebraica allora, al tempo di Gesù, molto più ampia e non meglio “canonizzata”) dichiara questo Gesù. Poi Paolo stesso sembra “evolvere” sulla tenuta di questa risurrezione della carne.
Suvvia! Quale carne risorge se l’illusione del nostro “io” personale ha bisogno di, per così dire, tanta carne fresca anche se non proprio tenera, tenera come quella di uno appena nato?
” non vado a documentarmi…e perciò non le rispondo”…Se permette, questa è carina assai. Non si tratta di un argomento -qualsiasi- che meriti appena, appena l’ aggettivo di “stimolante”: siamo allo snodo fondamentale di due diverse concezioni di civiltà. La prima legata ad una morale ecclesiastica che vuol farsi sociologia, la seconda ad una conoscenza umana e giuridica che cerca laicamente di migliorare la società dalle fondamenta -nella scia dello studio “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria. Sarebbe intellettualmente onesto rispondere che non saprebbe cosa rispondere; né, d’altronde è obbligato a farlo. Ma non è neppure obbligato ad “entrare nell’ agone” se non possiede i mezzi per figurarvi dignitosamente. Con simpatia, Adriana.
Cara Adriana,
capisco perfettamente la passione con cui affronta l’argomento, e apprezzo il modo in cui lo argomenta. Però, se devo essere sincero, in questo momento non è un tema che ho voglia di approfondire né di discutere.
Non perché manchino le idee o gli spunti — ce ne sarebbero, eccome — ma perché ho scelto di seguire un altro filo, almeno per ora. Tutto qui.
Con simpatia,
Don Pietro Paolo
Desidero ricordare che il motto GOT MIT UNS fu coniato da Martin Lutero, un frate appartenente all’Ordine degli Agostiniani, meditando, come scrisse, sul salmo 124.
In seguito fu usato in Germania a cominciare dall’Ordine Teutonico, poi dai Prussiani, dagli imperatori tedeschi. Ed infine, oltre che cristiano, anche dal cattolico Adolf Hitler.
L’origine è comunque “agostiniana”.
Agostino infatti lasciò scritto: “EGO VERO EUNGHELIO NON CREDEREM NISI ME AUCTORITAS SANCTAE ROMANAE AECCLESIAE NON COMMOVERE”.
Il triste motto comunque l’agostiniano se l’è portato dietro. Infatti non c’è Potere se non da Dio (Rm13,1).
Quanto poi alla colpa del “nostro fratello Giuda”, come lo chiamava don Mazzolari, ricordo che Gesù stesso disse che Pilato non avrebbe avuto nessun potere [“Sai che ho il potere di crocifiggerti o di mandarti libero?”Gv] se non gli fosse stato dato dall’alto, cioè dal Padre al quale avrebbe potuto chiedere ben dodici legioni di [teologici?] angeli guerrieri.
Caro don P.P.,
quindi… sulla NON-profezia della Verginità lei dà ragione alla Tradizione perchè è dai tempi in cui si formò tale Tradizione che le parole in ebraico vennero tradotte in maniera inesatta e
-ciononostante- rivestite di un habitus teologico “moderno” e conveniente alla Tradizione.
Perbacco!, è come chiedere all’oste (che lo ha adulterato): “E’ buono il tuo vino?” per riceverne una risposta sicuramente affermativa.
Caro don P.P.,
lei scrive ( a proposito dell’episodio dell’adultera) che esso è collocato prima della Pasqua, e che perciò la donna non abbisogna di alcun battesimo….Eppure, dai Vangeli risulta che Jeshua aveva cominciato a battezzare molto presto- anche in “concorrenza” con Giovanni e con gran successo; ergo, questa donna avrebbe potuto trovarsi tra gli aspiranti al battesimo. O, forse, tra quelle folle ( che ad Erode Antipa parevano un po’ troppo battagliere ) non c’era spazio per le donne?. Quanto al fatto che il battesimo venisse dato in nome della Trinità fu una trovata della – solita- Tradizione. Lo stesso Eusebio di Cesarea ne conosceva solo la dizione: “Battezzerete in nome mio”. ( detto dal Cristo ).: quanto al termine “Nazioni”, di norma esso fa riferimento alle tribù costituenti Israele. Ma, ancora….trovo molto strano il “dono gemello” : Battesimo-Crocefissione in ordine alla salvezza delle anime. Uno solo dei due non era, forse, sufficiente? Neanche se il donatore era Dio? In questa narrazione sembra proprio che i teologi “d’antan”,- nel dubbio-, abbiano voluto assicurarsi ad un doppio paracadute!
Réponse au commentaire de Don Pietro Paolo
https://www.marcotosatti.com/2025/07/02/germania-sessualita-il-90-dei-vescovi-in-disaccordo-con-la-dottrina-della-chiesa-infovaticana/#comment-264399
Monsieur Don Pietro Paolo
Si je comprends bien, vous êtes un homme qui est prêtre. Moi, je suis un homme qui est pensionné. Et mon voisin est un homme qui est boulanger. Nous sommes donc d’abord tous des hommes semblables.
Si vous êtes un homme normal, vous devez donc vivre tout ce que les hommes normaux peuvent vivre dont les difficultés de croire réellement. Vous le savez certainement bien, ce n’est pas le sacrement de mariage qui fait systématiquement les bons mariés. De méme, ce n’est pas le sacrement de sacerdoce qui fait automatiquement le bon prêtre ni les habits qu’il porte ni les connaissances qu’il a. Et, ce ne sont pas ceux qui disent ”Seigneur, Seigneur, …” qui seront sauvés.
Vous passez beaucoup de temps sur ce blog pour critiquer les commentaires des autres, ceux qui vous dérangent et vous interpellent. Espérons que cela ne vous prive pas du temps nécessaire pour réciter quotidiennement le chapelet pour le salut des âmes.
Mais on ne vous a encore jamais vu commenter un des nombreux articles qui traitent des graves effets secondaires des pseudos vaccins contre la covid19 qui ont déjà causé des millions de blessés, de handicapés et de décès (au moins sept millions) dont celui de jeunes enfants.
Est-ce parce que vous vivez dans l’ignorance, l’inconscience et l’insouciance de ces terribles effets ou parce que vous en faites négation ? De toute façon, dans un cas comme dans l’autre, vous n’êtes pas du tout justifié d’ignorer les souffrances des nombreuses victimes surtout si vous êtes prêtre.
Vous nous forcez à conclure que vous étes un NÉGATIONISTE de la vérité et de la réalité. Vous n’auriez certainement pas autant d’arrogance dans vos propos si vous admettiez que les cardinaux Jorge Bergoglio et Robert Prévost ont poussé des millions de baptisés à se faire injecter ce produit mortifère en leur assurant qu’il s’agissait d’un ”acte d’amour pour soi-même et pour les autres”.
Dans la réalité, ces deux prétendus papes sont des complices d’un crime contre l’humanité, d’un génocide planétaire planifié. Et tous ceux qui gardent le silence à ce sujet sont autant complice de ce crime. Vous êtes complice aussi tant que vous faites négation de cette réalité présentement bien avérée.
Si vous étiez un homme intellectuellement honnête, vous devriez aisément comprendre qu’il est difficile d’admettre que des complices de tels crimes puissent être de vrais papes d’autant plus qu’il y a suffisamment d’éléments qui permettent de douter de la validité de leur élection.
Mais ce sont surtout leurs oeuvres qui nous permettent de douter d’eux. En moins de deux mois d’apparent pontificat, Prévost a pris plus de décisions anticatholiques que Bergoglio en douze ans.
Si le loup change de poil, ce n’est pas du tout pour changer d’habitudes, c’est tout simplement pour mieux tromper ses victimes.
C’est étrange, tous les gens qui sont pour Bergoglio et Prévost sont, comme vous, des NÉGATIONISTES de la farce covid19 comme aussi celle du réchauffement climatique anthropique.
Vous avez beau parader sur ce blog avec vos longues jérémiades, tout le monde retient d’abord que vous êtes un NÉGATIONISTE, que vous faites négation des réalités de la farce covid19 et du comportement de Bergoglio et de Prévost, que vous êtes en dehors de la vérité, de la réalité et du temps. Quand vous daignerez vous exprimer sur ce sujet, alors, nous vous prendrons peut-être au sérieux.
En attendant, souvenez-vous : Saint Jacques nous rappelle qu’il n’est pas suffisant de bien savoir parler de la foi :
Jc 2/17-19 : ”Il en est ainsi de la foi: si elle n’a pas les oeuvres, elle est morte en elle-même. Mais quelqu’un dira : Toi, tu as la foi; et moi, j’ai les oeuvres. (Je lui répondrai) Montre-moi ta foi sans les oeuvres, et moi, je te montrerai ma foi par mes oeuvres. Tu crois qu’il y a un seul Dieu, tu fais bien ; les démons le croient aussi, et ils tremblent. ”
Mt 23/23 : ”Malheur à vous, scribes et pharisiens hypocrites ! car vous payez la dîme de la menthe, de l’aneth et du cumin, et vous avez laissé les choses plus importantes de la Loi : le juste jugement, la miséricorde et la fidélité ; il fallait faire ces choses-ci, sans laisser celles-là.”
Caro Pépé,
ho letto con attenzione il tuo messaggio e ti rispondo con rispetto, ma anche con la necessaria chiarezza.
Hai espresso un giudizio durissimo, accusando non solo i recenti Pontefici – Francesco e ora Prévost – di essere complici di un crimine globale, ma anche chi non condivide le tue tesi di essere “negazionista” e moralmente colpevole.
Voglio dirti subito una cosa con onestà:
anch’io credo che i vaccini contro il Covid-19 abbiano causato – e stiano causando – numerose patologie e decessi postumi. Credo che molte verità siano state taciute o nascoste. E penso che nel tempo emergeranno con sempre maggior evidenza dati e responsabilità.
Detto ciò, però, non posso e non voglio accusare la Chiesa né il Papa.
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1. Il Papa parlò di “atto d’amore”: forse in buona fede
Sì, è vero: papa Francesco ha parlato del vaccino come di un “atto d’amore”.
Forse non è stata la scelta più prudente, e forse poteva evitare un’espressione tanto assolutiva.
Ma è plausibile pensare che abbia parlato in buona fede, sulla base delle informazioni disponibili allora, mosso dalla preoccupazione per i più fragili e vulnerabili.
Da questo a dire che ha partecipato a un genocidio o a un crimine contro l’umanità… c’è un abisso.
Ti assicuro che durante il Covid ho lasciato entrare in chiesa persone non vaccinate, ho amministrato loro i sacramenti, e ho lasciato anche i coristi cantare col rischio di essere denunciato alle autorità civili come qualcuno ha tentato di fare.
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2. La Chiesa non ha imposto, ma lasciato alla coscienza
La Chiesa non ha obbligato nessuno a vaccinarsi, né ha mai dichiarato che farlo fosse un dovere morale assoluto.
Ha offerto orientamenti etici, ha cercato di promuovere il bene comune, e – come sempre – ha rimesso alla coscienza personale rettamente formata le scelte sanitarie.
Semplificare tutto e trasformare i Papi in “complici” di un piano criminale è una forma di giudizio temerario, non solo ingiusto ma anche pericoloso per la fede dei semplici.
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3. L’errore non autorizza la condanna
Anche ammettendo che siano stati commessi errori di valutazione – e può essere – la carità e la verità ci impongono un altro linguaggio.
Non quello dell’accusa brutale, ma quello del discernimento paziente. Non la denuncia spettacolare, ma la fedeltà, anche quando si soffre.
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Conclusione
La tua rabbia verso i danni provocati dal vaccino può essere comprensibile. Ma trasformarla in una crociata contro la Chiesa e i suoi pastori è una deformazione dello zelo.
Così non si testimonia la verità: così si scivola nel sospetto, nella divisione, nel rischio reale dello scisma.
Rimaniamo vigili, sì, ma anche umili.
E se vogliamo davvero servire la verità, facciamolo senza perdere la comunione e senza trasformare il dolore in rancore.
Con franchezza e rispetto,
un prete cattolico che non ignora la realtà, ma non rinuncia alla Chiesa per combattere i suoi limiti.
Caro Enrico Nippo, tu scrivi:
“Certo che questo Spirito Santo è come il Diavolo, una ne pensa e cento ne ispira!”
Nei libri sacri ispirati queste tue parole trovano conferma documentale.
In 1Sam 16, 15, così sta scritto: “E lo spirito di YHWH si è rimosso da Saul, ma tormentava lui uno spirito malvagio da YHWH. E dissero i servi di Saul a lui: ecco uno spirito di ELOHIM [Dio] malvagio tormentante te “.
Poi al versetto 16 “… e sarà ne l’essere su te uno spirito di ELOHIM [Dio] malvagio”
Poi 2 Sam 24,1 contraddice chiarissimamente 1 Cr 21,1 dove non è YHWH a comandare il censimento, ma Satana. Quindi essi sono il medesimo soggetto che comanda la medesima azione da fare!
Caro Rolando,
il tuo messaggio tocca un tema teologicamente complesso e, al tempo stesso, affascinante: il rapporto tra Dio, lo spirito del male, e la responsabilità morale delle azioni.
Hai citato alcuni passi dell’Antico Testamento molto significativi:
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1. 1 Samuele 16,14-16
“Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul, e uno spirito cattivo, venuto dal Signore, lo turbava.”
Questo passaggio va letto nel contesto del linguaggio biblico antico, dove ogni evento – anche quello negativo – era considerato sotto la sovrana autorità di Dio. Nella visione semitica del tempo, nulla accadeva al di fuori della volontà di Dio, neppure il male. Ma attenzione: questo non significa che Dio sia autore del male morale, bensì che lo permette per un fine più grande, talvolta anche di correzione o purificazione.
Lo “spirito malvagio” non è da intendere come lo Spirito Santo (che è il Consolatore e fonte di verità e vita), ma come un mezzo che Dio permette per portare a compimento un disegno più grande, in questo caso l’ascesa di Davide, mentre Saul, avendo disobbedito, perde il favore divino.
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2. 2 Samuele 24,1 vs 1 Cronache 21,1
• 2Sam 24,1: “L’ira del Signore si accese di nuovo contro Israele ed egli incitò Davide contro il popolo dicendo: «Va’, fa’ il censimento d’Israele e di Giuda».”
• 1Cr 21,1: “Satana insorse contro Israele e incitò Davide a fare il censimento di Israele.”
Qui troviamo un classico esempio di sviluppo teologico nel pensiero ebraico. Nella versione più antica (Samuele), Dio è l’autore diretto di tutto. Nella versione più tarda (Cronache), si inizia a distinguere tra Dio e “Satana” (in ebraico ha-satan, l’accusatore), come agente separato e avverso.
È una evoluzione nella comprensione del male: inizialmente tutto è ricondotto a Dio; poi si afferma sempre di più la responsabilità del maligno e la distinzione fra Dio e il male.
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Quindi, Dio e Satana sono lo stesso?
No, non sono lo stesso soggetto. In nessun modo la teologia cristiana li identifica. Dio può permettere un male per trarne un bene maggiore (come insegna San Paolo: “Tutte le cose concorrono al bene di quelli che amano Dio” – Romani 8,28), ma non è mai autore del male morale.
Satana invece è creatura decaduta, ribelle, nemico dell’uomo e dell’opera di Dio. Quando nei testi antichi sembra che Dio stesso mandi “spiriti cattivi”, si tratta di un linguaggio teologico che va interpretato tenendo conto del contesto storico, culturale e spirituale.
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Anche nella storia della Chiesa troviamo diversi episodi – anche tra i santi – in cui Dio ha permesso a Satana di agire, sia per vagliare, sia per purificare, o per manifestare la santità autentica nella prova. È un tema spirituale profondo, presente già nelle Scritture e sviluppato con grande equilibrio nella Tradizione.
Ecco alcuni riferimenti significativi:
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Gesù stesso lo conferma:
Luca 22,31-32
«Simone, Simone, ecco, Satana vi ha reclamati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno.»
Qui vediamo chiaramente che:
• Satana non può agire senza permesso, ma Dio può permettere la prova;
• La finalità è un vaglio: cioè separare ciò che è autentico da ciò che non lo è;
• Il sostegno di Cristo nella preghiera garantisce la vittoria.
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I santi e la possessione/ossessione permessa da Dio
Alcuni casi molto noti:
• Santa Mariam Baouardy (Miriam di Gesù Crocifisso): carmelitana del XIX secolo, ebbe estasi mistiche alternate a periodi in cui fu realmente tormentata dal demonio. In alcune fasi la possessione fu permessa, come strumento di espiazione, purificazione, e testimonianza.
• San Giovanni Maria Vianney (il Curato d’Ars): perseguitato dal demonio per anni (fenomeni fisici, incendi nella stanza, rumori notturni), tanto che chiamava il demonio “il Grappino”.
• Padre Pio: anche lui subì attacchi diabolici permessi da Dio, che a volte lasciavano segni fisici evidenti. Eppure tutto questo contribuì ad accrescere la sua santità e umiltà.
Conclusione cristiana
Perché Dio permette queste cose?
Come insegnano i mistici e i dottori della Chiesa (es. Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Caterina da Siena):
1. Per purificare l’anima – come fuoco che affina l’oro;
2. Per mostrare la gloria di Dio nella debolezza dell’uomo;
3. Per aiutare altri a convertirsi vedendo la lotta e la vittoria della grazia.
Il male, quindi, non è mai voluto da Dio, ma può essere permesso, come in Giobbe, per un bene superiore. Sant’Agostino lo esprime così:
“Dio non permetterebbe il male, se non fosse abbastanza potente da trarne un bene più grande.”
(cf. Enchiridion, cap. 11)
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Spirito Santo e “vaglio”
È lo Spirito stesso che guida nel deserto per la prova (vedi Gesù tentato), ma mai induce al male. Il discernimento spirituale ci insegna a distinguere:
• La prova permessa da Dio (che rafforza);
• La tentazione del nemico (che vuole farci cadere);
• E il nostro libero arbitrio, che rimane sempre coinvolto.
Un tema “teologicamente complesso” è sempre un tema di parte conveniente per chi è nella Verità.
Lo soddisferà comunque.
“Qui troviamo un classico esempio di sviluppo teologico nel pensiero ebraico.”
Cioè la teologia degli uomini avrebbe insegnato a Dio come “rivelarsi” con maggiore precisione nella rivelazione sacra dell’AT.
Perbacco. Che sublime acume!
Caro Rolando,
“Al fin de la licenza, io tocco!” ….come viene opportuno il Cirano di Rostand. 😊
Caro Enrico Nippo queste tue parole sembrano ispirate dall’AT, la dove letteralmente sta documentato lo spirito buono e lo spirito malvagio di YHWH!
Insomma, caro Rolando,
“diversamente illuminati”, i vescovi tedeschi (e non solo loro, vista la “troppa frociaccige” di rilevazione bergogliana) giungono finalmente alla realizzazione dello spirito di Woodstock e dell’Isola di Whight, con i fiori nei cannoni, sesso libero e droga. Non esclusi i divinamente ispirati gay pride. Siiii!!!! Eccolo finalmente il Paradiso terrestre ripristinato!!!
Certo che questo Spirito Santo è come il Diavolo, una ne pensa e cento ne ispira!
Carissimo Enrico Nippo, non si vuole ancora fermarsi a pensare, riflettere che un concetto di Dio può essere solo ed unicamente UN PRINCIPIO ASSOLUTO con cui, in cui, per cui TUTTO.
E quale l’interesse dell’uomo che ” non capisce”,ma si meraviglia stupito?
La sopravvivenza, una volta che si coglie coscientemente vivo. Solo questo è il suo legame, cioè la sua religione. Meister Eckhart docet.
Ma cos’è che è “vivo” ? Che io coscientemente sappia: i miliardi di cellule del corpo che lavorano in relazione autonoma fabbricando ciascuna anche fino a due miliardi di molecole, fatte di atomi. E fatte della realtà dell’atomo e dei suoi elettroni. Le particelle elementari. Ecc… Ed il pensiero? Nient’altro che il processo meraviglioso di tale realtà. Il continuo ricambio per giustamente andare in eterna pensione nell’universo stellare senza dimenticarsi di fare la cellula zigote.
Mors et vita duello conflixere mirando. Dio ci è più vicino del nostro stesso pensiero: di lui siamo fatti. Di questo Mistero cangiante. Di questo divino mulinello.
Perdona: questo PRINCIPIO, questo ASSOLUTO, lo SEI o lo DICI perché lo CREDI?
Sì, sì: “diversamente illuminati”. La luce si posa su infinite diverse forme bellissime.
Le dottrine religiose, ed in primis quelle che l’uomo canonizza (e diversamente) come rivelate!
L’uomo è menzognero perché diversamente illuminato.
Non vede Dio, vede l’altro uomo che disprezza in nome di un Potere che non ha.
Ma, leggendo in sito, il prurito astioso per le varie forme di piacere sessuale mi sembra costituisca un comune desiderio recondito alquanto divino. Ognuno vorrebbe imporgli la propria armonia! Superbia e gelosia.
Carissimo Enrico Nippo, tu esclami in un impeto di euforia (sarcastica?):
“Eccolo finalmente il Paradiso terrestre ripristinato!!!”
Io so che il libro sacro lascia ben intendere che quando Adamo era solo, aveva provato a far sesso con tutto, ma nulla -a suo ispirato dire- lo soddisfece come quando conobbe la prima donna. Ma poi vennero altri maschi ed altre femmine ed il Paradiso terrestre mai ripristinato diede luogo ad un maggior numero di scelte piacevoli. E se seguì punizione, certamente si moltiplicarono le occasioni di consolazione.De gustibus non disputandum est.
Ci sono ancora Chiese con la foto del defunto strano in bella evidenza e tanto di cero per la venerazione; per molti preti sembra che il regnante sia ancora lui: qua mi sorge l’atroce dubbio, questi elementi sono ministri della Chiesa Cattolica o sacrestani fuorilegge ?
“Questa è la condizione per appartenere al piccolo gregge di cui Dio si prende cura. Con il pentimento e il perdono, questa vita casta ci permette di investire la nostra energia vitale nella costruzione di una società sana , producendo frutti imprevedibili per le generazioni future. Perché solo nelle famiglie sane crescono figli sani .”
Sicuramente questo è “il più piccolo dei semi” da cui germoglierà il più maestoso degli alberi di evangelica gesuana memoria in cui verranno a costruirsi il nido “tutti gli uccelli del cielo”.
“Solo quando accogliamo Dio come Padre e Maria come Madre smettiamo di avere paura.”
La natura bambina insegna il contrario: in braccio al padre ed alla madre non c’è paura alcuna, neppure quando si andava nella camera a gas nazista i cui ideatori si fregiavano: GOT MIT UNS.
Caro Rolando,
Forse sarò importuno, ma alla fine di una lunga giornata mi intrometto per dire la mia.
Alla prima affermazione — «questa è la condizione per appartenere al piccolo gregge…» — non si può che riconoscere un’intuizione evangelica autentica. Il Vangelo stesso lo dice: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Una vita casta, fondata sul pentimento e sul perdono, apre realmente la strada a una società più umana e redenta. Tuttavia, non è solo la salute psicofisica dei figli che garantisce il bene delle generazioni future, ma la trasmissione della fede, della grazia, della verità di Cristo. Un “albero” sano germoglia solo se innestato nell’albero (vite) vero che è Cristo (cf. Gv 15,5), non soltanto nella morale naturale, per quanto nobile. Altrimenti si rischia di confondere il Regno di Dio con una semplice utopia pedagogica.
Quanto al secondo messaggio:
dire che “Gott mit uns” era inciso sulle uniformi dei carnefici nazisti non è una confutazione della fede cristiana, ma la dimostrazione drammatica di come il nome di Dio possa essere abusato quando viene separato dal volto di Cristo e dalla verità del Vangelo. Chi ha portato avanti la Shoah non lo ha fatto in nome del vero Dio, ma contro di Lui, anche se si fregiava di simboli religiosi svuotati di significato.
Quando diciamo che «solo accogliendo Dio come Padre e Maria come Madre smettiamo di avere paura», non parliamo di formule magiche o di ideologie rassicuranti, ma di una reale esperienza di fede, che ha sostenuto i martiri, ha consolato i perseguitati, ha dato speranza persino nei lager, dove molti — da san Massimiliano Kolbe in poi — hanno scelto di morire amando, perdonando, pregando.
La fede non toglie il dolore, ma lo trasfigura. Non ci illude con protezioni artificiali, ma ci dona una Presenza. E anche nella camera a gas, chi era in braccio al Padre e alla Madre — con la fede nel cuore — non era solo.
Carissimo DON,
“”La fede non toglie il dolore, ma lo trasfigura. Non ci illude con protezioni artificiali, ma ci dona una Presenza”.
Queste parole le aveva già scritte Carlo Marx parlando positivamente dell’ “oppio dei popoli”.
Ammiro la fede nel tuo credo. Ma non è il solo nè l’unico conforto.
Mi adeguo alle chiacchiere altrui relazionandomi con la mia testa. In patientia vestra possidebitis animas vestras.
Caro Rolando,
no, Marx non aveva detto le stesse cose. Lui parlava della religione come “oppio dei popoli”: cioè come illusione, anestetico, fuga dal dolore. Io invece parlo di Presenza: concreta, viva, reale. Una Presenza che non elimina il dolore, ma lo abita e lo redime.
Marx vedeva nella religione una proiezione dell’uomo per sopportare la realtà. Il cristianesimo, al contrario, è Dio che entra nella realtà per trasformarla dall’interno. Non oppio, ma Incarnazione.
Ammiri la fede, dici. Ma se la guardi solo da fuori, come un conforto tra tanti, rischi di non coglierne il cuore: non è una teoria, è un incontro.
E quell’“in patientia vestra possidebitis animas vestras” che citi, lo disse uno che non prometteva illusioni, ma la verità che salva.
Evitiamo di parlare di ” chiesa ” e di ” vescovi ” . Questi non sono seguaci di Cristo ma avversari al servizio dell’ avversario.
Ah, sì, carissimo Giovanni, evitiamo di parlare di “chiesa” e di “vescovi”. Parliamo solo e soltanto di cristiani “veri”!
Quanta verità!
è la chiesa voluta da bergoglio quando ha commemorato i 500 anni dello scisma di lutero
Un articolo serio che mette Leon di fronte alla sua “farsa pontificia”.
https://remnantnewspaper.com/web/index.php/articles/item/7833-leo-xiv-the-bishops-testing-ground
Leone XIV: il banco di prova dei vescovi
A cura di: Gaetano Masciullo | Corrispondente Remnant, Italia
È impossibile fare di un papa vero un papa falso
Il est impossible de faire un vrai pape avec un faux pape
It’s impossible to make a real pope out of a fake pope.
Tutti coloro che hanno abbandonato Benedetto XVI al suo martirio stanno andando alla deriva nella confusione e saranno derisi.
Dio non può essere deriso impunemente.
La Germania è persa dal tempo di Lutero. I cattolici tedesc respirano aria luterana, mangiano cibi luterani, si ubriacano di vino luterano.
Non c’è niente da fare.
Qualcuno chiede di cacciarli…
Ma cacciarli da dove?
Si deve supporre, per scomunicarli o cacciarli, che colui che scomunica sia fedele a Cristo , che la casa pulita non sopporti il puzzo dello sporco, che riconosca lo sporco proprio perché è monda.
Ma ha ragione Pepe, temo.
La casa è per metà sporca e per metà pulita.
Chi la dirige non si capisce bene quali detergenti voglia usare e se li voglia usare.
Perciò i maiali possono continuare a stare nel brago.
Eppure la carne del maiale è “molto buona” (Genesi docet).
L’evangelista richiama quest’animale perché era una “Legione”: i soldati Romani, ai quali Gesù doveva essere consegnato – a detta di Caifa- perché non fosse conquistata l’intera nazione.
E se non fosse stato consegnato -quia ipse voluit- non ci sarebbe redenzione.
Temo che il “peccato impuro” non solo non centri per niente, ma che senza questo non esista neppure purezza!
Caro Rolando e cara Mimma,
Anzitutto sulla Germania: che vi sia una crisi profonda nella Chiesa tedesca, è sotto gli occhi di tutti. Ma non è con le caricature che si risana una ferita: non tutto è perduto dove c’è ancora chi resiste nella verità, e in Germania non mancano vescovi, sacerdoti e laici fedeli alla Chiesa e al Vangelo. Dio non si lascia mai senza un resto.
Quanto al cinismo sulla “casa sporca” e sull’autorità che “non si sa quali detergenti usi”… lasciatemi dire con franchezza: è facile pontificare sull’impurità altrui quando ci si mette al sicuro fuori dalla casa, come se bastasse osservare le crepe per dichiarare crollato l’edificio. Ma la vera santità, e anche la vera riforma, non nasce dallo sdegno amaro, bensì dalla conversione e dall’amore alla Chiesa nonostante le sue ferite. E non c’è nulla di più sterile del lamento impuro travestito da profezia.
Quanto al maiale, concedo l’ironia… ma la teologia è un’altra cosa. Sì, è vero che il male è stato permesso da Dio per un bene maggiore, e che la Croce è scaturita anche dalla logica torbida di Caifa e della politica religiosa del suo tempo. Ma nessuno, in coscienza, può chiamare bene il male. Che il Figlio di Dio sia stato “consegnato” non assolve i Giuda della storia. L’“impurità” non è un passaggio necessario alla purezza, ma una miseria redenta solo dalla Grazia. E la Grazia non si invoca per scherzo.
Mimma — e con lei tanti altri — cerca nella Chiesa un rifugio vero, non un circolo di sarcasmi amari. Gente semplice, che si inginocchia davanti all’Eucaristia, che piange se un sacerdote è tolto, che ama la Madonna e non ha bisogno di distinguere tra vino luterano e detergenti papali, ma solo di sapere che la Chiesa è ancora madre e maestra, anche ferita.
Siamo certi che il Signore, anche nel letamaio, può far crescere un giglio. Ma a noi non è concesso dire che il fango è profumo.
Con rispetto.
Don Pietro Paolo
Che scrivi carissimo DON PIETRO PAOLO?
“Che il Figlio di Dio sia stato “consegnato” non assolve i Giuda della storia.”
Ma se Gesù stesso in un antichissimo vangelo ne fa la tredicesima Stella”!
E nel Vangelo canonico, Gesù stesso lo sprona a fare ciò che sta per fare!
È incredibile che in dodici non fossero in grado di bloccare questo traditore smascherato nell’allungare la mano sul pane.
Ma caro DON, tu mi romanzi il santissimo evangelo!
Accetta la mia assoluzione in quantum posso ego te….
O FELIX CULPA QUAE MERUISTI TANTUM REDEMPTOREM.
Caro Rolando,
capisco la tua vena paradossale, ma restiamo sul terreno del Vangelo vero, quello che la Chiesa ha ricevuto e custodito.
Tu parli di “tredicesima stella” da un vangelo apocrifo, ma nel Vangelo che io professo – quello canonico – Gesù chiama Giuda “figlio della perdizione” (Gv 17,12) e dice chiaramente:
“Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per lui se non fosse mai nato” (Mc 14,21).
Altro che stella. Non romanticizziamo il tradimento.
Che Dio abbia tratto salvezza dalla Croce non assolve chi l’ha voluta. È il mistero tremendo della libertà umana davanti alla verità.
E no, non mi sogno di “romanzare” l’Evangelo: semmai cerco di non edulcorarlo con leggerezze gnostiche.
Quanto al tuo “absolvo te”, lo accetto con simpatia, ma preferisco affidarmi a Chi ha autorità di assolvere anche i Giuda… quando si pentono.
E sì, felix culpa – ma non “innocens culpa”. il male resta male, non diventa buono in sé. Il tradimento di Giuda resta una colpa gravissima, anche se Dio l’ha usata per realizzare il Suo piano di salvezza.
Carissimo DON PIETRO PAOLO, queste tue testuali parole:
“Che Dio abbia tratto salvezza dalla Croce non assolve chi l’ha voluta.”
hanno il sapore dell’eresia.
Fai ragionamenti teologicamente errati.
“QUIA IPSE VOLUIT”.
E poi la “Chiesa” se gli è scelti i vangeli sui quali poi si è legittimata. Un serpente che si morde la coda.
Caro Rolando,
Ma che dici: eresia?
la frase “Che Dio abbia tratto salvezza dalla Croce non assolve chi l’ha voluta”
non è per niente eretica, ma rispecchia una verità fondamentale della fede cristiana:
Dio può trarre il bene anche dal male, ma ciò non giustifica chi ha compiuto il male. la provvidenza divina non annulla la responsabilità umana. Difatti lo stesso Gesù non giustifica coloro che vi hanno partecipato con intenzioni malvagie. Come dice Gesù a Pilato:
“Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo, chi mi ha consegnato a te ha una colpa più grande.” (Gv 19,11)
Dunque: volontà salvifica di Dio e libertà/responsabilità dell’uomo non si escludono. Dio ha permesso il male della Croce per trarne un bene più grande, ma chi ha compiuto quel male lo ha fatto liberamente, e ne porta la colpa e la responsabilità . È il mistero della Croce: permessa da Dio, compiuta dagli uomini, trasformata in salvezza da Cristo.
Il “Quia ipse voluit” (Is 53,10) non vuol dire che Dio “piacevolmente” abbia voluto la sofferenza, bensì che ha liberamente scelto quella via per redimere l’umanità, nel rispetto della libertà umana e nella logica dell’amore che si dona fino alla fine.
La volontà di Dio, quindi, non coincide con la malizia di chi ha ucciso Cristo, ma con il disegno di salvezza che ha saputo trasformare quel male nel più grande bene.
Quanto ai Vangeli: la Chiesa non li ha inventati per legittimarsi, ma ha riconosciuto come autentici quelli che provenivano dagli apostoli, erano letti nelle liturgie e conformi alla fede ricevuta. Non è un circolo vizioso, ma un processo di discernimento spirituale e storico.
In sintesi: nessuna eresia, ma piuttosto dottrina cristiana ben fondata.
“Interpreterò sempre i testi delle Scritture sull’omosessualità nel loro contesto storico e non ne trarrò verità eterne.” In pratica significa “Io voglio pensarla come mi pare e piace”. A questo punto a che serve parlare di unità dei cristiani, o dei cattolici. Ma chi è il cattolico, è forse una specie nella quale gli individui presenti sono come i camaleonti? Che cambiano colore a seconda delle condizioni ambientali o umorali?
Non si vuole più una morale a cui ci si deve conformare ma una morale che si adatta su misura come un vestito, che se non piace lo si cambia.
Viva la libertà di pensiero e quindi di poter relativizzare tutto e tutti, “io la penso così” e quindi si lascia liberi di pensarla ognuno come vuole. Questo naturalmente solo in teoria, in pratica invece il relativismo sfocia sempre necessariamente nelle peggiori dittature perchè la libertà ha dei limiti, ogni libertà ha dei limiti, c’è sempre qualcuno che ha interesse a lasciare libero corso al pensiero libero proprio per poterne orientare la direzione verso obiettivi che non sono immediatamente percepibili alla grande massa.
Inoltre presumere di discuterne prescindendo da qualsiasi coinvolgimento o escludendo l’influenza dello spirito del male è un grosso errore.
Il problema della moralità in fondo è uno solo, essa serve a considerare la possibilità di escludere o evitare quanto più possibile che i nostri atti ci portino inevitabilmente o inesorabilmente al peccato. Quindi è il peccato il vero male dal quale dobbiamo essere preservati, ma ecco il punto critico, con il relativismo tutto è messo in discussione anche il peccato, e questo è facilitato anche dal fatto che il peccato è una realtà che poggia sulla coscienza soggettiva di ognuno, che è diversa per ogni individuo.
Quindi per una persona un determinato atto è peccato grave per un’altra non è nemmeno peccato. Ma è proprio questa diversità di prospettive insite nella natura umana che deve essere necessariamente ordinata e regolata da un codice o un regolamento o una legge che si dice morale perchè viene da Dio, e che nella nuova alleanza poggia sulla persona di Cristo diversamente da quella antica fatta di precetti esteriori.
Oggi l’umanità può rapportarsi con Dio mediante una legge morale che può essere interiorizzata e incarnata, che ci è stata data dalla persona di Cristo venuto nella nostra carne umana, uomo come noi, vivendo una vita santa che ognuno può imitare nella propria, anche se imperfettamente, a patto che viva in consonanza e in unione con lo spirito che Cristo ha effuso su tutti quelli che credono in lui.
Discutere in modo da contrapporsi fino a sovvertire l’ordine e il significato di tutta la scrittura in quanto parola di Dio, significa voler disobbedire orgogliosamente a Dio e non volere una guida morale che ci obblighi a comportarci in modo degno dell’uomo e di Dio, e questo significa anche perdere progressivamente la fede.
Certamente la libertà ha dei limiti.
Ma il limite è nell’uomo stesso, un essere in cerca dei propri orizzonti.
Non può essere Dio-il-senza-limite il limite dell’uomo.
Né l’uomo in nome di Dio (sostituendosi di fatto a Dio) è legittimato in Suo Nome ad imporre i propri personali limiti agli altri. La funzione vicaria postula una Assenza.
Gli uomini devono vedersela tra loro circa I propri limiti.
“Discutere in modo da contrapporsi fino a sovvertire l’ordine e il significato di tutta la scrittura in quanto parola di Dio, significa voler disobbedire orgogliosamente a Dio e non volere una guida morale che ci obblighi a comportarci in modo degno dell’uomo e di Dio, e questo significa anche perdere progressivamente la fede.”
Questo è il tuo parere, che, come minimo, vale tanto quanto quello di chiunque altro.
Sempre che sia “sinceramente” tuo.
Ma qui la lotta è tra vescovi ispirati dallo Spirito Santo!
E meno male che la pensano diversamente da te che testualmente scrivi:
“una guida morale che ci obblighi a comportarci in modo degno”.
Ma lo strano è che anch’essi restano di diritto e di fatto “una guida morale che ci obbliga” ad ubbidire.
Adesso mi citerai che bisogna ubbidire a Dio piuttosto che all’uomo….
Saluti cari….
POSSIBILE CHE N9N SI VOGLIA CACCIARE,SCOMUNICARE QUESTE BESTIE MODERNISTE ED OMOSESSUALISTE DALLA CHIESA?
COSA ASPETTA PAPA LEONI A DARE AVVIO AD UNA PURGA TOTALE?? BASTA! QUESTI INDEGNI NON RAPPRESENTANO NESSUNO SE NON LE LORO PERVERSIONI REPRESSE( O FORSE NO).
COME SI PUO’ ANCORA CREDERE ALLA CHIESA SE ABBIAMO QUESTI VERMI IN SENO DA DECENNI?
Queste bestie obbediscono ad ordini superiori, ordini che provengono da fuori della Chiesa e che sono funzionali alla scomparsa della nostra cultura e della nostra razza. La “purga totale” non si può fare perché il Papa stesso fa parte del sistema (anche se questo Prevost lo hanno messo per trattenere nella casa comune gli elementi ancora cattolici che con un altro Bergoglio sarebbero fuoriusciti). Condivido la sua rabbia (e relativo maiuscolo).
Que va faire Léon ?
Léon ne fera rien contre ces évêques car il n’est qu’un usurpateur qui ne sait que parader, que faire semblant d’être pape, que suscitér l’impression qu’il est un vrai pape comme Benoît XVI. Mais en réalité, il n’est qu’un faux pape comme Bergoglio, dans la suite de Bergoglio. Il trompe, il triche, il ment comme Bergoglio, c’est un hypocrite, un farceur, un polichinelle, un guignol.
Léon est très intelligent, ce qui lui permet d’utiliser la même stratégie que Bergoglio qu’il louange toujours dans ses sermons :
▪︎ il se déclare pour le célibat des prêtres et contre l’ordination des femmes, mais ”EN MÊME TEMPS”, il nomme à des postes importants des évêques qui sont pour le mariage des prêtres et l’ordination des femmes.
▪︎ il se déclare contre l’homosexualité, mais ”EN MÉME TEMPS”, il nomme à des postes importants des évêques qui sont pour l’homosexualité et pour Fiducia Supplicans.
▪︎ il se déclare pour le Christ, mais ”EN MÊME TEMPS ”, il poursuit les objectifs mortifères de l’agenda 2030 des mondialistes.
▪︎ il fait de belles processions en portant l’ostensoir, mais ”EN MÊME TEMPS ”, il nomme à des postes importants des évêques qui sont pour Traditionis Custodes
Mais l’évêque Prévost est tombé dans le piège tendu par Satan pour achever la décomposition de l’Église. Et toute la hiérarchie ecclésiastique en est complice y compris Burke et Sarah, et même Monseigneur Vigano.
N’hésitons pas à fuir celui qui se fait outrageusement appeler Léon XIV car Dieu l’utilse pour éprouver la véracité de notre foi. Léon Prévost n’est pas catholique, et ceux qui le suivent ne sont pas catholiques car les vrais catholiques, ceux qui s’instruisent des réalités de l’Église via les vrais blogs catholiques, ceux-là ont déjà tout compris au moins depuis Amoris Laetitia (2016).
Qu’est-ce qu’un complotiste ? Selon Robert Kennedy, ”c’est quelqu’un qui a raison avant les autres” !
Caro Pépé (o, se preferisce un tono più intimo e coerente con certe uscite stilistiche della sua cara amica “la signora”, potremmo anche dire affettuosamente “Pipì”),
il suo linguaggio e la sua analisi sembrano provenire più da un pamphlet da baraccone che da una coscienza formata alla luce del Vangelo e del Magistero.
E se le sue argomentazioni hanno il tono della rivelazione definitiva, mancano però della sostanza della verità, della carità e soprattutto dell’obbedienza cattolica.
il suo messaggio è un capolavoro di arroganza, illogicità e dottrina personale travestita da zelo. Ma poiché perfino lo sproloquio ha diritto a una risposta, procediamo con ordine, punto per punto:
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1. «Léon est un usurpateur»
Lei lo definisce usurpatore non in base a fatti accertati o a prove canoniche, ma unicamente sulla base di una teoria personale — condivisa dal sig. Minutella, il quale, con crescente ambiguità, pare avviarsi a rivendicare per sé una sorta di primato spirituale separato dalla Chiesa — secondo cui Leone XIV sarebbe successore di un altro presunto “usurpatore”, Papa Francesco.
Ma questa è una costruzione arbitraria e ideologica: nessuna autorità della Chiesa ha mai dichiarato invalida l’elezione di Francesco, né ha mai annullato i suoi atti, le sue nomine o i cardinali da lui creati – tra cui, verosimilmente, coloro che hanno eletto Leone XIV.
L’elezione di Leone è avvenuta secondo le norme canoniche previste, alla presenza dei cardinali aventi diritto, e ha ricevuto la pacifica accettazione della Chiesa universale. Questo basta, nella dottrina cattolica, per riconoscere la legittimità di un Papa.
Il Papato non si fonda sulle preferenze o sul sospetto, ma sull’elezione canonica e sull’adesione visibile della Chiesa.
Chi la nega, senza alcuna autorità, pone sé stesso fuori dalla comunione, non gli altri.
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2. «Nomina vescovi che lo contraddicono»
La Chiesa non si riduce ai suoi sospetti, né la verità si piega alle sue opinioni. Definire Leone XIV “un polichinelle, un guignol”, accusarlo di doppiezza, insultare la sua persona e delegittimarne l’autorità sulla base del fatto che non nomina solo i vescovi che piacciono a lei, è un atto di ribellione travestito da purezza dottrinale
La Chiesa non è una dittatura ideologica. Un vescovo può avere un’opinione pastorale diversa e tuttavia servire fedelmente la Chiesa. Cristo ha chiamato anche Giuda tra i Dodici, eppure non ha rinnegato il progetto del Padre.
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3. «Agenda 2030 e globalismo»
Le sue sono solo etichette usate come spauracchio. Il Vangelo non ha paura delle parole dei potenti, ma non si lascia nemmeno ridurre a schema complottista. L’unica agenda che conta per la Chiesa è la salvezza delle anime.
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4. «Processioni + Traditionis Custodes = ipocrisia»
La Tradizione non è feticcio da esibire, ma vita che si incarna nel tempo. Il Papa, ogni Papa, ha il diritto e il dovere di regolare la liturgia per custodire l’unità della fede. Se l’Eucaristia è al centro, anche la forma deve servire la comunione, non l’opposizione.
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5. «Complici anche Burke, Sarah, Viganò»
Chi non condivide il suo odio diventa “complice”. La sua logica è tipica di ogni setta: chi non è con noi è contro di noi. È la negazione stessa del cattolicesimo.
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6. «Dio ci mette Leone per metterci alla prova»
Può darsi. Ma allora la prova è la fedeltà, non la ribellione. Se Dio mette alla prova la fede, non è per farla esplodere in arroganza, ma per farla crescere in umiltà.
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7. «Chi segue Leone non è cattolico»
Ecco la sua eresia. Non la dottrina della Chiesa, ma un giudizio personale che separa i “veri” cattolici (lei e i suoi blog) dai “falsi” (il resto del mondo). Questo è gnosticismo spirituale, non cattolicesimo.
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8. «I veri cattolici capiscono tutto dal 2016»
Curioso: il criterio della verità non è il Credo, né i Sacramenti, né la comunione ecclesiale, ma la comprensione di un’esortazione apostolica secondo i suoi blog di riferimento. Un vangelo parallelo, privo di Chiesa e pieno di giudizio.
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9. «Il complottista ha ragione prima degli altri»
Il santo è colui che ha ragione davanti a Dio, non colui che si sente “in anticipo” sul mondo.
La fede non è “scoperta segreta”, è obbedienza nella luce.
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Precisazione teologica necessaria
Pur con le perplessità suscitate da diversi orientamenti pastorali di Papa Francesco – che non pochi fedeli, anche in buona fede, hanno faticato a comprendere o condividere – questo non lo ha reso un usurpatore. Nessuna autorità della Chiesa ha mai messo in discussione la validità della sua elezione, né ha scomunicato coloro che sono rimasti in comunione visibile con lui.
Chi ha custodito la fede dentro la Chiesa, anche tra dubbi e croci, è rimasto cattolico.
Al contrario, chi ha dichiarato usurpatori i successori legittimi di Pietro, e ha definito “non cattolici” tutti coloro che sono rimasti in comunione con essi, ha oggettivamente rotto con la Chiesa, scivolando verso il delitto di scisma (can. 751 CIC).
Non è l’obbedienza nella difficoltà a separare dalla Chiesa, ma la presunzione di essere più Chiesa della Chiesa.
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Conclusione
Lei ha già deciso: chi è Papa, chi non lo è; chi è puro, chi è traditore. Ma la fede non si fonda su un discernimento privato autoproclamato infallibile, bensì sulla roccia visibile della Chiesa.
“Ubi Petrus, ibi Ecclesia.”
Dove è Pietro – e non dove lei pensa debba essere – lì è la Chiesa.
Chi crede davvero a Cristo, rimane nella comunione.
Chi grida “guignol”, “impostore” e “massone” si allontana, e si autoesclude. Non serve chiamarlo Pépé o Pipì: è solo tristezza mascherata da zelo.
Carissimo DON PIETRO PAOLO, trovo che Tertulliano avesse dato già, fin dagli inizi, una risposta, sicuramente inconfutabile:
NISI HOMINI DEUS PLACUERIT DEUS NON ERIT
benissimo parafrasabile:
NISI HOMINI PAPA PLACUERIT PAPA NON ERIT.
Questioni di piacere: carnis, oculorum, vitae.
Caro Rolando,
la tua citazione di Tertulliano è affilata e stimolante:
“Nisi homini Deus placuerit, Deus non erit” – Se Dio non piacerà all’uomo, Dio non sarà.
Ma proprio in questo sta il paradosso e la tragedia della condizione umana: l’uomo può rifiutare Dio, ma non può annullarlo. Dio resta Dio, anche se non piace. È l’uomo che, nel rifiuto, perde la verità, non la verità che viene meno all’uomo.
La tua parafrasi:
“Nisi homini Papa placuerit, Papa non erit”
è provocatoria, ma rischia di scivolare in una logica soggettiva e relativista. La verità della fede – così come la legittimità del ministero petrino – non dipendono dal gradimento dell’uomo, ma dalla volontà di Cristo che ha detto:
“Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18)
Il Papa può piacere o non piacere, può sbagliare nel suo essere uomo (non quando parla ex cathedra), ma rimane Papa per istituzione divina, non per consenso popolare. Se fosse così, la Chiesa diventerebbe una democrazia d’opinione, non una realtà sacramentale e spirituale fondata su Cristo.
La tua chiusa (“questioni di piacere: carnis, oculorum, vitae”) richiama 1 Giovanni 2,16 – e giustamente. Perché il vero problema non è se Dio o il Papa “piacciono”, ma se l’uomo è disposto a convertirsi, a spogliarsi dell’orgoglio, del desiderio e dell’autoaffermazione per accogliere la verità che salva, anche quando non è comoda.
In fondo, Tertulliano – che poi scivolò nell’eresia montanista – ci mette in guardia proprio da questo: quando l’uomo misura Dio su di sé, finisce per crearsi un idolo.
Deriva dottrinale dell’episcopato tedesco od illuminazione sempre nuova dello Spirito Santo?
Già a suo tempo avevano negato che la creduta e famosa profezia di Isaia sulla giovane donna, moglie del re, incinta, che stava per partorire, avesse a che fare con il concepimento e nascita verginale di Gesù!
Ovvio quindi che un capitolo nuovo è stato già aperto nella Cattolica, romana, cattolica dalla maggioranza dei Vescovi che compongono questa Chiesa Docente.
D’altronde Gv 3,5-8 ne aveva spalancato le vie da sempre. Ma anche in Italia ci sono Vescovi che la pensano come loro. Figuriamoci altrove!
Scusa, Rolando,
forse le punte di caldo umido che spazzano Roma mi danno alla testa ed inibiscono completamente le mie già modeste capacità di comprendere.
Vorresti, per cortesia, spiegarti con un po’ più di dovizia?
Grazie.
Semplice. Ci mette sulla strada il libro “ispirato” della Sapienza:
” Mentre i cattivi venivano distrutti, la sapienza salvò un uomo giusto e lo fece sfuggire al fuoco caduto sulle cinque città. A testimonianza di quella malvagità esiste ancora una terra desolata, fumante, alberi che producono frutti immaturi e, a memoria di una mente incredula, s’innalza una colonna di sale”(10, 6-7).
Non si vorrà, perbacco, sostenere che Dio, supposto onnisciente dal dogma, non sapesse se c’erano “giusti” a Sodoma?
Lot è definito “giusto” dal libro della Sapienza. Per di più “l’unico” giusto!
Proprio lui che fa della più crudele immoralità un mezzo di difesa.
Non solo dà le sue figlie a selvagge pubbliche voglie dei maschi, ma poi lui stesso fa sesso con le sue figlie e le mette incinte.
In questa pagina biblica, pruriginoso interesse dei moralisti bigotti di sempre, gli scopi del Dio sono ben altri: punire coloro che sono venuti meno al Patto, come Dt 29 ben ricorda.
Secoli di ipocrita ed ignorante spiegazione sono venuti a galla.
Ovviamente lo spirito spira dove vuole e nessuno ne conosce la direzione come dice Gv3,5-8.
Fatto sta che i vescovi ordinari, soli autentici docenti della Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica e romana sono oggi diversamente illuminati dal medesimo spirito ed i vescovi tedeschi, ma non solo loro, ne danno conseguente testimonianza ed insegnamento già da molto tempo.
“Il Signore dice: ho sentito gli Ammoniti ed i Moabiti vantarsi del loro territorio, insultare e disprezzare il mio popolo. Ma io, il Dio vivente, Signore dell’Universo e Dio di Israele, giuro che Moab ed Ammon saranno distrutte come Sodoma e Gomorra. (Sof 2,8-9).
Non è il comportamento sessuale ciò che interessa Dio, così come non interesserà a Gesù ebreo. La morale sessuale è completamente assente nei Vangeli. Anzi, l’episodio giovanneo dell’adultera, tardamente accolto nel testo di Gv, secondo la testimonianza di sant’Agostino [questi scrive “ob vetustatem”. Ed il motivo di tergiversazione è lampante!] dimostra proprio il disinteresse di Gesù per il comportamento sessuale opponendosi addirittura alla rigida norma mosaica. Anzi salva da questa conseguenza i due malcapitati colti in flagrante perché sicuramente ambedue ebrei.
La morale, invece, con Finees in Nm25 è ben diversa: anche il maschio di Israele è trafitto insieme con la donna straniera, madianita.
Qui è lampante: al Dio interessa la purezza etnica, non la prostituzione in sé.
Lo zelo, poi, ha a che fare con la GELOSIA.
“αγαθὸς ῆν, αγαθῶ δε ουδεὶς περὶ ουδενὸς ουδέποτε εγγίγνεται φθόνος” (Platone, Timeo 29 E)
Buono era, al buono verso nessuno ed in nessun luogo, nasce gelosia.
Caro Rolando,
d’accordo su tutto, meno che sull’opporsi di Jeshua alla legge mosaica, ( in questo specifico episodio “riportato”). Egli vi si limita ad affibbiare a ciascuno degli zelanti lapidatori la taccia di “peccatore” , ispirandosi a Proverbi e a Paolo (Rom, 3, 9-31)….Estendendo il concetto, ciò significa impedire- urbi et orbi- lo svolgimento di qualsiasi giudizio perchè Egli non riconosce come valido, nelle sue funzioni, qualunque “legittimo” giudice che applichi una legge, riconosciuta “legittima” da Dio e/ dagli Uomini che non sia “purissimo e perfettissimo” nel corso di tutta la sua esistenza… Invece Jeshua sarebbe stato veramente “rivoluzionario” se avesse condannato direttamente proprio “quella” legge mosaica in questo episodio “redazionale”.
Perdona, spero di essermi spiegata a sufficienza,
ciao, con affetto, Adriana.
,
Mi permetta, gentile Adriana, di intrufolarmi rispettosamente nella Sua risposta a Rolando, poiché solleva un punto delicato e importante, su cui vale la pena soffermarsi con attenzione.
sì! si è spiegata con sufficiente chiarezza, e il suo intervento è acuto, come spesso accade. Ma mi permetta di rispondere punto per punto, con rispetto e qualche precisazione dottrinale.
Ha ragione nel dire che Gesù — o Jeshua, se vogliamo usare il suo nome nella forma ebraica — non si oppone frontalmente alla legge mosaica nell’episodio dell’adultera, ma ne mostra il compimento superiore, non la semplice abolizione. Gesù non disprezza la Legge: Egli stesso ha detto esplicitamente «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17).
Nel caso della donna adultera (Gv 8,1-11), Gesù non abolisce la legge, ma ne mostra la verità ultima: la giustizia non può mai separarsi dalla misericordia. Ricorda che la Legge mosaica richiedeva che anche l’uomo adultero fosse condotto al giudizio, e invece qui è solo la donna a essere esposta. Gesù smonta una giustizia selettiva, ipocrita e cieca, che applica la legge non secondo verità, ma per convenienza e condanna.
Il suo gesto — scrivere per terra e poi dire “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra” — non è un rifiuto della legge mosaica, ma una chiamata a superarla nella luce del Regno, dove la verità si è incontrata con la misericordia, la giustizia con la pace (cf. Sal 85,11). Non elimina i giudici: svela che nessuno può giudicare senza essere egli stesso sotto giudizio.
Quanto all’accusa che Egli, così facendo, renderebbe impossibile ogni giudizio umano, mi permetto di dissentire. Il cristianesimo non è anarchia morale né sospensione del diritto. Ma ci ricorda che ogni giudizio è legittimo solo se nasce dalla verità, non dalla convenienza, e se non dimentica che tutti siamo debitori di misericordia. I santi sono stati giudici, e anche severi — pensi a san Carlo Borromeo, a san Pio X — ma con l’anima lavata nel sangue dell’Agnello, non nella presunzione legalista.
Infine, dice che Gesù sarebbe stato “veramente rivoluzionario” se avesse condannato la Legge in sé. Ma Gesù non è venuto a fare rivoluzioni politiche o giuridiche: è venuto a redimere il cuore dell’uomo. La vera rivoluzione non è contro Mosè, ma contro il cuore di pietra. E la sua forza sta proprio in questo: che Egli porta a compimento, nel perdono, quella Legge che l’uomo aveva ridotto a strumento di condanna. E la Legge, così, si compie nell’Amore (cf. Rm 13,10).
Con stima,
don Pietro Paolo
Sono d’accordo, carissima Adriana1. Il fatto riportato dell’adultera non inficia radicalmente la legge mosaica, verso la quale anche Gesù era uno zelante come Finees, ma si limita tuttalpiù a chiudere un occhio tra ebrei.
Caro don P.P.,
molte cose sarebbero da osservare a proposito di questa scena.
La prima consiste nel voler dare un profondo senso teologico-morale ad un episodio (Giov. 7:53-8:11) che non si ritrova nelle versioni più antiche di questo Vangelo, ma che è un’aggiunta “redazionale” tarda, cui non si può attribuire una qualche autenticità, ma- esclusivamente- un intento devozionale a cui la Tradizione spalanca le braccia per meri fini moralistici. Perciò è come chiedere alla dottrina conferma della veridicità di quanto essa stessa si compiace di narrare.
Seconda cosa; lei stesso conferma che la legge mosaica, in casi simili, pretende vengano messi a morte entrambi i colpevoli: femmina e maschio. Qui dell’uomo non c’è traccia. Strano! E Jeshua- nella provvisoria funzione che i lapidanti gli attribuiscono: -quella di Maestro di Giustizia ossequioso dei dettami mosaici- non ne esige la presenza. Ne prescinde? E perchè? La presenza dell’uomo colpevole , lo ammetto, avrebbe tolto Pathos all’episodio, lo avrebbe posto narrativamente sul medesimo piano prosastico su cui si svolge, per es. negli Atti, l’episodio di Anania e Saffira…Avrebbe potuto divenire- come quello- troppo cruento- o, al contrario- eccessivamente “scandaloso” e, allora: “addio, misericordia”. (nonchè il “perdonare 70 volte sette”).
Le pagine del Vangelo giovanneo, sono- al contrario di quelle degli Atti- estremamente poetiche, affascinanti, specie quando il Maestro si trova a tu per tu con una figura femminile che, in congiunture estremamente difficili, si pone alla sua totale dipendenza e ne accetta il giudizio, come è il caso dell’incontro tra Jeshua e la Maddalena nell’orto…( Aggiungo che, se i colpevoli fossero stati presi entrambi, la Giustizia, allora, non sarebbe stata né ipocrita, né selettiva, ma, al contrario, secondo la Legge vigente, Ispirata da Dio, Giusta e Perfetta).
Lei sottolinea che “nessuno può giudicare senza essere egli stesso sotto giudizio” ecc…ecc… Mi sembra di rileggere la manzoniana “Storia della Colonna infame”. Nutro qualche dubbio- senza offesa- che lei conosca nei dettagli tale studio storico. Dopo aver esaminato nel dettaglio l’avvenimento, Manzoni sostiene che, per quanto feroci fossero i procedimenti giudiziari del tempo degli untori, per quanto contrastanti con il buon senso, per quanto fosse diffusa la pratica di largheggiarvi -ad libitum-, i due sciagurati Mora e Piazza, sarebbero-almeno-scampati ad una atroce (non agiografica) pena capitale, qualora quei giudici cui il sistema giudiziario concedeva ufficialmente ogni autorità ed arbitrio, avessero mantenuto- ANCHE in quella situazione e in quel baillamme un cuore puro e candido come quello di un agnello. Conclusione che, se permette, risulta suggestiva e gratificante sotto il profilo dell’ oratoria, ma nella realtà si presenta niente altro che come una totale, o, se preferisce, sublime utopia. ( Ci fu una “tenzone” tra Manzoni e Pietro Verri sull’argomento, visto che Verri sosteneva il principio opposto, secondo cui la gran parte delle crudeltà sconfinanti col puro sadismo nel campo dell’amministrazione della giustizia si sarebbe potuta eliminare con l’eliminazione dei procedimenti crudelissimi legati a costumanze arretrate),
Perciò- come può ben vedere- rimango dell’opinione che pretendere dal o dai magistrati una “taharah”, una totale purezza d’ animo e rituale fin dalla nascita,( sia secondo la concezione ebraica, sia quella cristiana ) eliminerebbe in poco tempo ogni funzione legislativa e giudicante esistente sulla terra.
Non tento di sondare gli intenti divini, e neppure mi permetto di farlo con le anime dei Cristiani “semplici” o “canonizzati”. So Che Carlo Borromeo- per quanto ricchissimo e potente- con se stesso tenne una condotta ascetica e severa, ma se l’ “aver lavata l’anima con il sangue dell’Agnello” porta a condannare al rogo 11 donnette di provincia assieme al loro parroco perchè accusati di “simpatie” con il protestantesimo- e, inoltre-, legati a testa in giù per darne una rappresentazione più plastica e dissuasoria al pubblico dei contadini presenti, mi conceda, caro don P.P., che- davanti a questi patti “misericordiosi”- preferisco ammirare vite meno sublimi e meno sanguinose.
Caro don P.P.,
ancora una osservazione. Lei scrive: “SE è vero che Dio permette il Male nella prospettiva di un Bene maggiore…”, -ripetendo, se permette, uno degli escamotages tra i più usati per cavarsela davanti al problema della Teodicea.-
La prego- pertanto- di chiarirmi quale fu il Bene Maggiore perseguito da Dio nel caso del processo agli Untori.
La Verità sulla loro colpa? Escluso. La loro “conversione” dal Male? Idem.
Far terminare fame, peste e ribellione popolare nei confronti delle autorità spagnole? Manco per sogno! Fame, peste e, soprattutto tumulti continuarono peggio di prima, sedati- parzialmente- dalla forza pubblica.
Far convertire alla Pietà e alla Bontà divina il pubblico dei Milanesi che assistette al “sacrificio” del Mora e del Piazza? Non direi proprio…
Se lei leggesse i resoconti del tempo scoprirebbe che i Milanesi che affollavano Piazza della Vetra dove si ergeva il palco dell’esecuzione, tagliarono gli alberi là esistenti per potersi godere più agevolmente l’orrido spettacolo, giungendo a fare a gara per trovarsi un posto privilegiato sui ceppi residui dei medesimi alberi.
O forse lei vuol fare riferimento allo spirito degli Enciclopedisti che intervennero parecchio più tardi per fare piazza pulita delle peggiori aberrazioni del passato?
In attesa di una sua risposta ( che esuli dal solito: “Mistero della fede”) la ringrazio anticipatamente. Con simpatia, Adriana
1) Oggi i vescovi sono “diversamente illuminati”: il “diversamente” salvaguarda l’infallibilità e la rettitudine?
2) E poi: il “va e non peccare più” è stato moralmente frainteso?
3) dopo questo tuo intervento (insieme ad altri in precedenza) il Dio del Vecchio Testamento appare per me sempre più incredibile. Un Dio “etnico” che vuol preservare la razza pura del “popolo eletto” e se ne impipa degli altri popoli sempre da lui creati ma poi evidentemente rinnegati e destinati all’annientamento.
Per la miseria! Il Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento, la Chiesa … ma di che stiamo parlando?
Carissimo Enrico Nippo,
1)Il 6 febbraio 1869 i Gesuiti della rivista “La civiltà cattolica” fabbricano l’infallibilità del vescovo di Roma.
Secondo loro, in Francia, si attendeva da parte dei cattolici tutti che il Concilio Vaticano I definisse il dogma dell’Infallibilità del Papa.
Esso suscitò immediatamente amplissima e focose polemiche, soprattutto nella stessa Francia ed in Germania. Il 18 luglio 1780 fu approvato la costituzione Pastor Aeternus, cioè il dogma di fede dell’Infallibilità, con 533 voti favorevoli e solo 2 contrari. Ma la minoranza dei vescovi contraria, soprattutto tedeschi, aveva abbandonato l’assemblea prima della votazione. Il totale dei vescovi era 774 i votanti 535, i disertori ben 239! Bazzecola per l’Ommipotenza e l’Onniscienza del Dio!
Quel Dio (più o meno) che nel libro da Lui direttamente ispirato dice e fa scrivere: OMNIS HOMO FALLAX.
2) “Va e non peccare più”. Perbacco!
E quale Dio e uomo possono separare due corpi in un’anima sola in questi vulcanici istanti?
Ma se proprio Dio ha comandato andate e moltiplicatevi? Bisogna perlomeno innanzitutto provarci. La moltiplicazione non scatta infallibilmente!
E poi, quel coso là ha un comando infallibile solo nel cervello!
Mi sa che “non peccare più” siano parole dell’evangelista messe in bocca a Gesù!
“Ogni peccato sarà perdonato” dirà anche, e questo piacevole peccato sicuramente è il primo perdonato: sempre che sia un peccato!
3) Non c’è un solo Dio nell’AT. ELOHIM è un plurale. E poi è solo l’EL YHWH che si sceglie il suo popolo, stringe un Patto ed è geloso di tutto e di tutti, compresi tutti gli altri ELOHIM, anche se a riprova stringe patti con alcuni di essi, documentati perfino fuori dall’AT, es. Stele di Mesa (840 a.e.v.). E poi è la greca cioè ellenica koinè detta LXX che traduce ELOHIM con Theòs-Theoi e YHWH con Kyriòs.
Tutte bagatelle.
Visus, tactus, gustus in te fallitur sed auditu solo tuto creditur… nihil hoc verbo veritatis verius. Quale?
Ma di che stiamo parlando? Dell’oblio: della ristoratrice frescura delle acque del Lete in questa insopportabile calura.
In labore requies.
In aestu temperies.
In fletu solatium.
Ubriaco l’uomo, Semplice il Dio.
Ricordi quella bella aria di Mozart: “Dove sono i bei momenti”?
Cara Adriana,
la sua analisi, come sempre, è colta e articolata, ma lascia spazio anche a una replica
Sì, il passo della donna adultera in Gv 8 ha una storia testuale complessa, ma la Chiesa lo riconosce come autentica Parola di Dio. L’ha custodito, pregato, proclamato nella liturgia per secoli. Parlare di “aggiunta devozionale” serve forse a sollevare dubbi, non a comprenderne il senso profondo.
La scena non “prescinde” dal colpevole maschio per sentimentalismo. È un testo teologico, non un verbale giudiziario. E proprio nella sua “mancanza” ci rivela l’ipocrisia del sistema accusatorio. Gesù non legittima l’ingiustizia: la smaschera. Non dice “la legge mosaica è sbagliata”, ma la espone alla sua verità più radicale: nessuno è senza peccato.
Il riferimento alla Colonna infame e alla disputa tra Verri e Manzoni è stimolante, la conosco per sommi capi, non mi vado a documentarmi e quindi non rispondo. Comunque, Gesù non chiede che il giudice sia senza peccato per emettere sentenze civili. Sta dicendo che nessuno può condannare l’altro a morte spirituale come se fosse giusto lui stesso.
Quanto ai drammi della storia della Chiesa, come i roghi che lei cita, nessuno li nega. Ma le chiedo: condannare la distorsione di un Vangelo vissuto male, autorizza a ignorarne la verità? Il Vangelo non fu scritto per giustificare i Borromei o i roghi, ma per far emergere Cristo.
Preferisce “vite meno sublimi e meno sanguinose”? Legittimo. Ma allora perché discutere proprio col Vangelo e con Cristo, che non condannò l’adultera ma il peccato, e che morì per ogni colpevole, incluso Giuda?
Il punto resta: il Vangelo non è utopia. È grazia, che salva anche dove la legge – o la religione – ha fallito.
Caro Rolando,
nel tuo primo intervento chiedi se ciò che accade nella Chiesa tedesca sia una “deriva dottrinale” o una “nuova illuminazione dello Spirito Santo”. Ma lo Spirito Santo non si contraddice e non innova contro la Rivelazione già data. La Tradizione cattolica – quella vera, viva, e non “surgelata” – ha sempre custodito l’interpretazione cristologica di Isaia 7,14 come profezia della nascita verginale del Messia. Rigettarla, come fecero alcuni teologi tedeschi, non è illuminazione, ma regressione. È cedere alla mentalità moderna che rifiuta il soprannaturale.
I vescovi, per quanto siano autentici maestri della fede, non sono infallibili singolarmente né collettivamente, se non uniti al Papa e al magistero perenne della Chiesa. E se alcuni tra loro insegnano dottrine in contrasto con il Vangelo – come ben documentato nel Cammino Sinodale tedesco – non sono guidati dallo Spirito Santo, ma da altro spirito.
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Nel secondo intervento, tu usi l’episodio di Lot (Sap 10,6–7; Gen 19) per sostenere che la Bibbia non condanni l’immoralità sessuale, anzi quasi la relativizzi. Ma questo è un errore di prospettiva.
1. La Bibbia non elogia il comportamento incestuoso di Lot, lo riporta in tutta la sua miseria. Che Lot venga definito “giusto” dalla Sapienza non significa che fosse esente da peccato, ma che fu risparmiato in quanto rimase fedele a Dio rispetto alla corruzione assoluta di Sodoma.
2. Dire che “a Dio non interessa il comportamento sessuale” è teologicamente falso. Gesù stesso insegna che “chi guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio” (Mt 5,28), e che il cuore dell’uomo è contaminato da “fornicazioni, impurità, malvagità” (cf. Mc 7,21). Non è “disinteresse”, è redenzione del desiderio. La morale sessuale nel Vangelo c’è eccome, anche se è inserita nel contesto della chiamata alla santità.
3. L’episodio dell’adultera (Gv 8) non mostra che Gesù sia “indifferente” al peccato, ma che vuole salvare il peccatore, non condannarlo, purché si converta: “Va’, e d’ora in poi non peccare più”. È l’incontro tra misericordia e verità, non relativismo.
4. Finees (Nm 25) non uccide in nome della “purezza etnica”, ma in un contesto in cui Israele stava prostituendosi con gli dèi di Moab. Il problema è l’idolatria, non l’origine etnica della donna. La Bibbia non condanna l’unione tra popoli, ma l’unione idolatrica che allontana da Dio.
5. Infine, la citazione da Platone è suggestiva, ma la teologia cristiana non si fonda sulla filosofia greca, bensì sulla Rivelazione. Dio non è geloso per difetto, ma geloso per amore: perché ama il suo popolo come uno sposo ama la sua sposa (cf. Os 2; Ef 5).
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Conclusione:
Non tutto ciò che è antico è vero, e non tutto ciò che è “nuovo” viene dallo Spirito Santo. La Chiesa non si muove a colpi di “opinioni episcopali”, ma sotto la guida dello Spirito che non si smentisce mai, perché è Spirito di verità. E la verità, anche se costa, non cambia al variare delle stagioni teologiche o culturali.
Con rispetto, .
Don Pietro Paolo
Ovviamente non condivido.
Anzi, trovo conferme al mio pensiero. Es, tu scrivi: “Finees (Nm 25) non uccide in nome della “purezza etnica”, ma in un contesto in cui Israele stava prostituendosi con gli dèi di Moab.”
Per piacere! Uccide “con lo stesso zelo” di YHWH perché l’uomo ebreo, quello che “credeva” nella fedeltà al Patto, ha fatto sesso con una donna madianita in carne ed ossa: non con un Dio dei Madianiti. Tu vuoi farci credere che quest’uomo fosse un bisessuale col quale sia Dei maschi che Dee femmine si prostituissero con lui, come appunto capitava per gli Dei del mito greco.
Per carità! Rimandiamo a domani quest’argomento!
Quanto a negare il collegamento della famosa profezia di Isaia come riferimento al fatto dell’Annunciazione, non furono alcuni Vescovi tedeschi, ma una decisione della stessa conferenza episcopale nazionale tedesca col suo Primate.
Ed a questo proposito mi viene in mente quanto il beato Rosmini scriveva nel tentativo teologico di …. spiegare l’inspiegabile a proposito dell’Immacolata Concezione di Maria. Ricordandosi che il Concilio di Caledonia formulò il dogma che il peccato originale si trasmetteva “PER VIAM SEMINIS”, ipotizza, niente po’ po’ di meno, che una goccia pura dello sperma di Adamo prima di commettere il primo Peccato, si fosse conservata tale e fosse misteriosamente transitata in San Giocchino, padre della vergine Maria.
Anton Leeuwenhoek nel 1667 scoprì la cellula spermatozoo e la denominò “Homunculum genitale”.
Qui mi fermo.
Caro don Pietro Paolo, a proposito di “purezza etnica” che tu neghi, ti ricordo anche Esdra. Ester….
Caro Rolando,
il tuo stile, sempre più pirotecnico che preciso, ricorda certi fuochi d’artificio che abbagliano per un momento ma non illuminano nulla.
1. Sull’infallibilità pontificia: ti informo che non furono i Gesuiti a “fabbricarla”, ma il Concilio Vaticano I a definirla, come sviluppo organico della Tradizione. Sì, è vero che i gesuiti della rivista La Civiltà Cattolica ebbero un ruolo importante nella preparazione e promozione del dogma dell’infallibilità pontificia, ma dire che “fabbricarono” l’infallibilità è una forzatura ideologica.. la dottrina dell’infallibilità affonda le sue radici nei secoli: da Leone Magno a Gregorio VII, da Innocenzo III a Bonifacio VIII. Che ci siano state opposizioni? Certamente. Come per ogni dogma: anche sul Concilio di Nicea c’erano assenti e dissidenti. Ma la verità non si misura a percentuali.
E quanto alla citazione “omnis homo mendax” (Sal 116,11), saresti sorpreso di sapere che proprio la consapevolezza della fallibilità dell’uomo ha portato la Chiesa, guidata dallo Spirito, a riconoscere l’assistenza divina promessa a Pietro, non all’uomo in quanto tale, ma al ministero petrino nel suo compito magisteriale.
2. Sul “va’ e non peccare più”:
a parte il tono grossolano (e il tentativo maldestro di erotizzare l’evangelo), confondi l’imperativo morale con l’atto generativo. “Moltiplicatevi” è un comando della Genesi, non un lasciapassare per la libido sregolata. E se il peccato non è peccato, perché ti affanni a giustificarlo?
Dire che quelle parole sono state “messe in bocca a Gesù” significa insinuare che l’evangelista Giovanni sia un falsario. Complimenti: hai appena rottamato la Scrittura. Hai forse ricevuto qualche rivelazione “celeste”, magari, che so dagli Elohim. Sai, oggi le “rivelazioni” vanno di moda e sono molto ricercate.
3. Sulla pluralità di “Elohim”:
non hai mai pensato che potrebbe trattarsi di un pluralis maiestatis? Oppure, come riconoscono diversi esegeti, di una forma che include anche la corte celeste, ciò che noi chiamiamo angeli? E , senza per questo scadere in un triteismo, non dimenticare: il Dio che si rivela è uno, ma non solitario; è il Dio Uno e Trino, eternamente tripersonale e relazionale.
Il monoteismo biblico non nasce da un congresso di dèi, né da una selezione tra le divinità tribali, ma dalla rivelazione del Dio unico e vivente. Che ci siano tracce di enoteismo in certi strati antichi dell’Antico Testamento lo sanno anche gli studenti del primo anno di teologia. Ma la Bibbia, nel suo insieme, è un cammino di purificazione progressiva del concetto di Dio, fino a giungere alla piena rivelazione in Cristo: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9).
Quanto alla stele di Mesa, non dimostra affatto il politeismo biblico: conferma semplicemente che i popoli vicini (come Moab) credevano in dèi locali. Ma Israele no. Israele ha ricevuto il Nome, ha conosciuto il Dio dell’Alleanza, ha incontrato il Dio che parla, che chiama, che salva. Israele ha il Dio vivo e vero.
Se solo leggessi con spirito docile – critico ma non critico dello Spirito – potresti vederlo anche tu.
Quanto alle citazioni sparse (Pentecoste, Mozart, Lete), capisco: quando le argomentazioni mancano, si cambia registro. Ma se vuoi citare lo Stabat Mater, almeno non scambiarlo per refrigerio esistenziale. Lì si parla di pianto sotto la Croce, non di frescura estiva.
Per concludere:
“Ubriaco l’uomo, semplice il Dio”?
Sì, l’uomo si ubriaca: di razionalismi, di pretese gnosi, di sistemi che vorrebbero inchiodare Dio a una formula. Ma la semplicità di Dio non è quella della mente umana che pretende di comprendere tutto: è la pienezza dell’essere che si dona interamente nella rivelazione.
Dio è davvero semplice – uno, integro, senza ombra – ma questa semplicità noi la conosciamo solo perché Egli ha voluto rivelarla in Gesù Cristo.
Non perché sia evidente alla ragione, ma perché è stata mostrata nel volto del Figlio.
Chi cerca altrove si ubriaca di ombre. Chi guarda a Cristo, vede il volto limpido del Dio vero.
don Pietro Paolo
Carissimo DON PIETRO PAOLO, la tua melodia è cambiata, si è tramutata in cacofonia.
“Ma la semplicità di Dio non è quella della mente umana che pretende di comprendere tutto:”
Ti fermo ai due punti.
Sei tu che possiedi la pienezza del “tuo” Dio! Io sono solo alla sua ricerca.
Sei tu che pretendi di comprendere tutto e spiegare tutto perché quod non capis, quod non vides, “animosa” firmat fides praeter rerum ordinem.
Sei tu che giochi con le parole perché comunque la tua fede, che ti dà lavoro e ti salva per l’eternità soddisfa il tuo ego. Se il padrone di casa conoscesse l’ora in cui il ladro viene, veglierebbe.
Io invece dormo anche dodici ore di seguito.
Con immutata stima, e, perché nò?, affetto. Rolando.
“Chi guarda a Cristo, vede il volto limpido del Dio vero.”
Quale Unto? Anche tu, se non erro, sei un “unto”.
Ripeto: quod non capis, quod non vides, animosa firmat fides praeter rerum ordinem.
“Quia cum homo sis, te Deum facis”. Amen.
Caro don P.P.,
l’equivoco della Profezia nasce esclusivamente dalle traduzioni dall’Ebraico in Greco. Nel testo ebraico si parla di una giovane donna: ” almah”, non di una Vergine, che, in Ebraico, si dice: “betulah”. Questa “giovane donna” o “ragazza” è in stato di “harah”: cioè di “gravidanza” ( che può essere passata, o presente o imminente. Ma che- sicuramente- non è da collocare in un futuro molto lontano- tanto meno secoli dopo l’intervento di Isaia ).
La giovane donna “incinta” è la moglie del re Acaz, alleato agli Assiri, ma osteggiato- per questo- da altri re della Palestina. Isaia gli dice che di lì a poco gli nascerà un figlio che, appena adolescente, vincerà in guerra gli avversari che attentano al di lui potere: a questo infante attribuisce l’epiteto bene augurante di Emanuele: “Dio è con noi.” Questa giovane moglie- incinta- viene chiamata “Parthenos” (“vergine”) , nella traduzione greca, quindi “virgo” in quella latina. In nessuno dei due casi viene rispettato il dettato ebraico “ispirato” da Dio. La Conferenza Episcopale tedesca recepì- finalmente- il significato del testo originale nel 2008. Se- come dimostra di fare spesso-, non mi crede, si informi. Dopotutto sono trascorsi già 17 anni dal “fattaccio”. Guardi, per sua consolazione, può aggrapparsi all’altra NON-profezia, che può trovare nella IV Egloga ( o Bucolica ) di Virgilio. In essa il Poeta usa, a scopo laudativo, la nascita del figlio del suo patrono- Asinio Pollione-, come di un suggestivo paragone con un simbolo (antichissimo peraltro): la comparsa di un “Puer” della Nuova Età dell’Oro. Dopo le guerre civili sofferte da Roma era diffuso il desiderio di un’era- o almeno di un periodo- di Pace. Durante il M. Evo si favoleggiò sulla identità di questo bambino, trasmutandolo perfino in quella di Gesù. La stessa metamorfosi subì la figura di Virgilio, ora Mago, ora, addirittura, pre-cristiano- come ce ne lascia traccia il Sommo Poeta Dante.
Penso che si possa aver Fede anche senza la necessità di richiamarsi a profezie idealizzate quanto inesistenti, e, soprattutto, senza esser colti dal terrore che il palco ideologico della propria religione- venga a crollare dalle fondamenta.
Caro Rolando,
vedo che il tuo spirito provocatorio non va mai in vacanza.
1. Finees (Nm 25) non è il testimonial di una “purezza etnica”, ma dell’alleanza con Dio, che in quel contesto stava venendo tradita non solo per un atto sessuale, ma perché quell’unione rappresentava l’accettazione dei culti idolatrici di Moab. È teologia biblica di base, non mitologia greca. Nessun bisessualismo teandrico in gioco: il gesto è simbolo, non folklore.
2. Quanto a Esdra ed Ester, citi episodi di epoche e contesti diversi (Esdra, ad es., parla del rischio spirituale dell’idolatria attraverso le unioni miste), ma ridurli a “purezza etnica” significa leggere i testi con una lente moderna e ideologica, non con l’intelligenza spirituale che pretenderebbe il rispetto della loro intenzione salvifica.
3. Sulla profetessa e la giovane donna di Isaia 7,14, ti ricordo che la Tradizione cristiana ha sempre letto quel testo alla luce del compimento in Maria. Che poi alcuni episcopati moderni cerchino “reinterpretazioni”, questo dice molto sul clima postmoderno, ma non cambia il dato della fede che la Chiesa ha sempre custodito.
4. Infine, se vuoi discutere Rosmini o lo “spermatozoo genitale” di Leeuwenhoek, spero tu stia usando l’ironia. Nessuno dogma serio poggia su gocce prelapsarie o trasmissioni fisiche a staffetta da Adamo a Gioacchino. Le categorie scientifiche moderne non possono essere retroproiettate in verità teologiche, soprattutto se il mistero in questione è di ordine soprannaturale.
In sintesi: la tua critica è brillante ma sbagliata nel bersaglio. Confondi i piani, ironizzi su ciò che non può essere sottomesso al microscopio e sembri più preoccupato di decostruire che di comprendere.
Caro don P.P.,
perfino secondo il suo giudizio, questa religione della Tradizione non farebbe altro che tradire i Vangeli.
Ma non importa… perchè per i Cristiani devoti alla Tradizione, anche se questa citata nell’episodio non è storia, è comunque parola di Dio: -ispirata da Dio, ossia da Gesù!!!-. Parola di Amore, Tolleranza, Rispetto, cioè di grande innovazione in rapporto a quella che era la primitiva, brutale legge mosaica precedente. Non conta che l’episodio corrisponda ad un fatto avvenuto davvero perchè ciò che conta è l’esempio che vi si vuol dare.
A questo scopo viene costruita una scena accattivante con materiale di risulta- come Levitico, 20,19; Deuteronomio, 22-22; Proverbi, 20,9- ben noti, allora, a chi avesse accesso all’A.T. ed avesse interesse ad utilizzarli a proprio modo.
P.S.: Bah! Forse il correo era stato lapidato precedentemente da un’altra parte, però “lei afferma” che alla donna viene donata la vita eterna beata ( purchè non pecchi più). Come è possibile ciò secondo Proverbi 20, 9? E, in aggiunta: visto che non risulta che la donna sia stata battezzata, cioè liberata dalla colpa primigenia
– tradizionale-del peccato originale?
Scusami a tua volta Nippo, dal basso della mia irrimediabile ignoranza chiedo : ma come ti e’ venuto in mente di chiedere delucidazioni a Rolando ? Ecco ha preso la Scrittura, l’ha divisa parola per parola, messa in un cesto e tirata in aria, dopo la ricaduta al suolo ne ha dato interpretazione.
Caro Giovanni,
lei ha dato del “deficiente” a due persone senza presentare la minima argomentazione. E’ così che è avvezzo a discutere e a censire nel suo Luna Park?
Ego eram pacificus,
cum loquebar, illi impugnabant me. (Psal 120,7)
Cara Adriana 1 non ho dato del ” deficiente” ad alcuno. Ho semplicemente espresso il mio punto di vista. In quanto ai luna park , il suo è piuttosto interessante
Caro Giovanni,
lei legge le parole senza conoscerne il significato: “deficiente” “deficere”, esser mancante. In buona sostanza, con due sberleffi, ha trattato da individui mancanti di senno entrambi i colloquianti: ciascuno per un suo motivo, perseverando nel non allegarne le specifiche motivazioni…
Sono felice che lei trovi “particolare” il mio Luna Park. Per mal che vada vi si suole pensare- a rischio proprio- e non copiare- senza alcuna fatica-.
Cara Adriana,
Il suo intervento è molto ricco e stimolante. Provo a raccogliere i punti principali della tua riflessione e risponderle .
1. “Tradizione che tradisce il Vangelo”
La Tradizione autentica della Chiesa non tradisce il Vangelo, ma lo trasmette fedelmente. Il termine “Tradizione” (dal latino traditio) lei mi insegna, non significa “blocco del passato”, ma consegna viva di ciò che Cristo ha rivelato.
Non si tratta di opporre Vangelo e Tradizione, perché – come insegna il Concilio Vaticano II (Dei Verbum, 9) – Scrittura e Tradizione provengono dalla stessa fonte divina e si illuminano a vicenda.
2. L’episodio dell’adultera (Giovanni 8,1-11): storia o costruzione?
È vero che il passo dell’adultera ha avuto un percorso testuale travagliato, come le ho scritto altrove. Ma la Chiesa l’ha accolto nel canone non solo per la sua bellezza, ma perché riflette perfettamente il cuore del Vangelo:
Misericordia, verità, giustizia.
Gesù non giustifica il peccato, ma non condanna la persona:
“Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più.”
Questo episodio mostra un Dio che salva, non con compromessi morali, ma con amore che chiama alla conversione. Che sia costruzione letteraria o fatto storico, è per noi cristiani parola ispirata e, come tale, parla con autorità.
3. Proverbi 20,9 e il peccato originale
Proverbi 20,9 dice: “Chi può dire: ‘Ho purificato il mio cuore, sono puro dal mio peccato’?” È vero: nessuno può salvarsi da sé. Ma è proprio qui che si inserisce il dono di Cristo: è Lui che purifica e dona salvezza.
Quanto al battesimo: l’episodio è anteriore alla Pasqua, quindi non richiede il battesimo cristiano sacramentale. La donna riceve il perdono direttamente da Gesù, sorgente di ogni grazia, il quale ha il potere di rimettere i peccati anche prima della croce, come mostra in altri episodi (vedi Lc 7,48: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”).
4. Materiale “di risulta”?
Citare Levitico, Deuteronomio o i Proverbi non è costruire con “materiale di risulta”, ma è esattamente ciò che fa Gesù: si confronta con la Legge, la porta a compimento, la interpreta nella pienezza dell’amore.
La Tradizione non cancella la Legge, ma la trasfigura nella luce della misericordia, che è il cuore del Vangelo.
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In sintesi:
• La Tradizione autentica non contraddice il Vangelo, ma lo conserva e lo attualizza.
• L’episodio dell’adultera, anche se discusso dal punto di vista filologico, è parola ispirata, pienamente coerente con l’insegnamento di Gesù.
• La salvezza donata da Cristo non dipende da ritualismi, ma dalla sua potenza di grazia, che agisce anche prima dei sacramenti.
• La misericordia non nega la giustizia, ma la compie nel perdono che libera e trasforma.
Grazie ancora per avermi ascoltato e sopportato 😁
Non devi scusarti di nulla, caro Giovanni.
Rolando ha una straripante conoscenza della Bibbia e ne usa secondo il suo punto di vista che si può condividere in tutto o in parte o non condividere affatto.
D’altra parte ti sarai accorto che, alla fine, ognuno, senza eccezioni, esprime il suo pensiero, come si dice, cantandosela e suonandosela.
Al riguardo lasciami concludere con le parole del grande Pilato: “cos’è la verità?” 😊
Un distinto saluto.
Caro Rolando,
Io non possiedo affatto “la pienezza del mio Dio” – nessun uomo la possiede e non ho
compreso tutto, cosa impossibile. Semmai, ho ricevuto ciò che la Chiesa ha custodito: la Rivelazione che Dio ha fatto di sé in Cristo. Non è frutto della mia intelligenza, ma un dono affidato alla Chiesa, che io ho accolto liberamente e cerco di servire e annunciare.
Tu dici: “Io sono solo alla sua ricerca”. Ti rispondo: ben venga, perché la vera ricerca – se è onesta – porta sempre a scontrarsi con un Volto. E se è Dio che cerchi, a un certo punto Cristo ti guarda negli occhi. Non basta un’idea, non basta una ricerca infinita: serve l’incontro.
Sul tuo “dormire anche dodici ore”: spero che al tuo risveglio, tu abbia ancora voglia di vegliare, perché la Verità – quella con la V maiuscola – è discreta ma incalzante, e non si lascia schivare per sempre.
Quanto al tuo “quod non capis…”: è vero che la fede va oltre il visibile, ma non contro la ragione. La fede vera non è fideismo, né fuga dal pensiero. È un affidamento personale a un Dio che si è fatto carne, non un’acrobazia intellettuale per anestetizzare il mistero.
Sì, anch’io sono un “unto” nel senso del Battesimo, della Cresima e dell’Ordinazione – ma l’Unto, per antonomasia, è Gesù: Lui è il Cristo. E se guardiamo a Lui, non facciamo di noi stessi dei dèi, ma riconosciamo Chi Dio è davvero: amore crocifisso, e verità che salva.
Caro Nippo, Pilato aveva la risposta davanti : Cristo, via, verità e vita. Ricambio i saluti.
Interpretationes tuas pacifice tantum pugno.
Ioannes
“Pilato aveva la risposta davanti”.
Facile dirlo leggendo il Vangelo, direi una risposta automatica.
Ma tu, caro Giovanni, sei proprio sicuro che se ti fossi trovato al posto di Pilato avresti riconosciuta la Verità che ti stava davanti?
Un conto è leggere e credere, un conto trovarsi in rima persona nella situazione.
Perdona l’impertinenza.
Carissimo DON PIETRO PAOLO, rispondo alla tua del 5 alle 23.00. A due punti.
Tu scrivi:
“E se è Dio che cerchi, a un certo punto Cristo ti guarda negli occhi. Non basta un’idea, non basta una ricerca infinita: serve l’incontro.”
Sembra che un Cristo abbia anche dichiarato che sarebbero arrivati anche altri Cristi.
Tutti “Unti”. Come faccio a distinguere qual è il più Unto?
Ma soprattutto quale Jehoshua tra ebrei galilei e giudei?
Il “campus stellae” ben nota patria di uno di questi sembra essere giunto (le spoglie s’intende) fino a Compostella.
Ma come può un Messia degli ebrei, quelli del Patto, uno del Regno del Padre David, tradire il Patto fondando una “Assemblea” altra?
Un fallimento lo si può benissimo romanzare in vittoria!
E specialmente quando “conquisterà” Costantino il Grande Imperatore Romano.
Già una volta Roma vincitrice era stata vinta dalla grande cultura greca dei vinti, come scrisse un grande.
E ciò che è capitato una volta, certamente capita ancora.
Quanto al mio dormire, anche il vangelo dice che son dodici le ore della notte. Ma a me lo dice spontaneamente il mio corpo e solo per numero spesso coincidono. E sogno. Sogno tanto. Una volta ho perfino sognato di discutere col Padre Eterno! Ma non era il mio “io” cosciente. Chi sogna al posto mio in me, ti giuro, mi risulta un mistero grande quanto Dio, secondo le capacità del “mio” presunto io! Diciamo che dormo molto e volentieri e che vivo sognando un’altra vita relazionale. “Ne per somnium quidem”, sta scritto nella Bibbia che Dio non parla, ma in altre pagine il detto categorico è invece di fatto smentito.
Nella bibbia si trova tutto ed il contrario di tutto. Luogo privilegiato per i romanzi dell’Unto dei teologi. Così la vedo io.
Caro Giovanni,
anche se lei non ha usato il termine: “deficienti” ne ha usato il significato concettuale di “mancanti”…e, come sempre, senza argomentazioni. Il mio Luna Park è sicuramente un luogo speciale: vi si pratica lo scambio dei personali pensieri, non la copiatura di uno solo. Si rischia, magari, la faccia, ma non si opprime ad libitum..
Ps. Le avevo già risposto, ma non compare nulla..
Nessuna impertinenza da perdonare caro Nippo, certamente la mia situazione di leggere e credere, ossia di Fede, e’ oggettivamente migliore di quella di Pilato.
“Oggettivamente” per lei.
Come fa ad esserne così sicuro?
“Oggettivamente “.
Oggettivamente davanti a Pilato stava un uomo ebreo che era stato arrestato dai soldati romani con un preciso capo d’accusa: quello stesso che apparirà in tre lingue sopra la testa del crocifisso: INRI.
Quest’uomo avrebbe detto al giudice Pilato, quasi a superamento di ogni accusa, che lui era lì per rendere testimonianza della verità.
Pilato avrebbe dovuto capire che lì innanzi a lui c’era il Re dei Re. Sicuramente l’ha ben capito. Ma anche non l’avesse capito, nulla sarebbe cambiato, sia da un punto di vista umano, sia da un punto di vista di una dottrina divina. Per Pilato bastava che fosse un pretendente di regalità. Per il dogma dottrinale divino bastava il “Quia ipse voluit “. Che bisogno c’era di verità?