di Don Curzio Nitoglia

La bestia che sale dal mare e la bestia che sale dalla terra
A / La bestia che sale dal mare
Il XIII capitolo inizia con la visione della “bestia che sale dal mare”, la quale – secondo la grande maggiorana dei Padri, dei Dottori scolastici, dei teologi e degli esegeti approvati – rappresenta l’anticristo finale (M. Sales, La Sacra Bibbia commentata, cit., p. 651, nota 1).
L’anticristo finale
Per quanto riguarda la questione specifica dell’anticristo, i Padri della Chiesa, fondandosi sul Deposito della fede rivelata (San Paolo, 2a Tess., II, 3-12; San Giovanni, 1a Ep., II, 18-22; IV 2; 2a Ep., VII; Apoc., XI, 7 ss.; XIII-XIV), insegnano, unanimemente, che la fine del mondo deve essere preceduta dalla venuta dell’anticristo (II Tess.), che è “l’uomo del peccato”.
Egli, secondo l’interpretazione comune dei Padri (e di San Tommaso d’Aquino, il “Dottore Comune” della Chiesa), è un uomo, non un personaggio metaforico o un’entità morale, né un diavolo incarnato. È vero che vi sono degli anticristi iniziali (persone o forze ostili alla Chiesa, specialmente il Giudaismo talmudico o la Massoneria internazionale durante tutto il corso della storia), ma è altrettanto vero che vi è l’anticristo finale, il quale sarà ucciso da Cristo e precederà di non molto la fine del mondo.
Monsignor Salvatore Garofalo scrive: «L’interpretazione comune tra gli scrittori cristiani vede nell’anticristo un personaggio distinto da satana, ma da lui sostenuto, che si manifesterà negli ultimi tempi, prima della fine del mondo, per tentare un ultimo attacco e un trionfo decisivo contro Gesù e la sua Chiesa […]. Ciò che impedisce lo scatenarsi di questa formidabile potenza è un misterioso “ostacolo/katèkon/qui detineat”, che è nello stesso tempo considerato in astratto come potenza [la Chiesa, ndr] e in concreto come una persona il Papa, ndr, l’ostacolo impedisce la manifestazione dell’anticristo, non la sua opera. L’anticristo persona si rivelerà nell’ultima fase della lotta anticristiana, che imperversa in tutti i secoli e prepara lentamente l’apparizione del “figlio della perdizione” alla fine dei tempi».
Dal II secolo a oggi, la quasi unanimità dei Padri e degli scrittori cattolici ha visto l’anticristo come persona individuale; secondo Francisco Suarez questa tesi “è cosa certissima e di fede rivelata, sebbene non definita”.
Il professor Enrico Norelli scrive che «anticristi sono coloro, che non confessano Cristo venuto nella carne ovvero, negano il Padre e il Figlio (2a Io., II, 2), si tratta dunque di eretici […], ma al di là di questo tratto intravediamo una predicazione tradizionale sull’unico anticristo, che deve essere fatto quadrare con i molti anticristi del presente […]. Giovanni (1a Ep., II, 18-22; 1a Ep., IV 1; 2a Ep., VII; 2a Ep., II, 18) mostra che la presenza dell’anticristo valeva come pegno dell’ “ultima ora”: già nella tradizione si trattava di una figura degli ultimi tempi».
Fausto Sbaffoni scrive che “l’anticristo […] appare come un personaggio escatologico; ossia, come l’estremo avversario di Cristo e della sua Chiesa, nel tempo della fine. Su questo punto l’accordo degli autori sembra unanime […]. L’anticristo finale deve ancora venire quale antagonista del Cristo alla fine dei tempi, ma è già all’opera in tutti gli anticristi che già si oppongono a quel regno che è già stato inaugurato dal Cristo”.
“La bestia aveva sette teste e dieci corna” (v. 1): sette e dieci sono numeri che indicano pienezza, perfezione. Qui l’Autore sacro vuol significare che l’anticristo ha ricevuto dal “dragone rosso”, ossia da satana, la pienezza del potere materiale per perseguitare i giusti.
Infatti, l’anticristo è lo strumento primo e privilegiato di satana o del “dragone rosso” che è stato appena vinto dalla “donna vestita di sole” (cap. XII). Il “dragone” si è fermato sulla “sabbia del mare” (cap. XII, 18) e proprio dal mare spunta immediatamente (cap. XIII, v. 1) l’anticristo.
Il “mare” rappresenta qui, secondo p. Marco Sales (cit. p. 651, nota 1), le agitazioni dei popoli in séguito alle quali nascono le rivolte, le rivoluzioni e i nuovi imperi.
Monsignor Landucci commenta: “Il mare con la sua turbolenza e instabilità è simbolo del mondo e dei mondani ostili a Dio e in perpetua agitazione ” (Commento all’Apocalisse di Giovanni, p. 134, nota 1).
Dom de Monléon scrive che il mare rappresenta “la profondità della cattiveria del mondo e la bestia veniente da queste profondità, sarà il prodotto più perverso della malvagità mondana” (Le sens mystique de l’Apocalypse, cit., p. 203).
“La bestia era simile a un pardo, con piedi d’orso e bocca di leone” (v. 2), che sono il simbolo della crudeltà, dell’astuzia e della forza. Il pardo è feroce e veloce, l’orso è massiccio e fortissimo, il leone riunisce in sé la ferocia, velocità e forza dei primi due. Insomma, l’anticristo è una “belva” talmente forte, feroce e veloce che – umanamente parlando – sarebbe molto difficile sfuggire alle sue trappole, se non fosse per il soccorso di Dio.
Monsignor Landucci annota: “La belva simboleggia i poteri del mondo soggetto a satana e strumento di satana per la perdizione degli uomini. Come satana è l’anti-Dio, così la bestia è l’anticristo. Il fatto che vi siano stati degli anticristi iniziali (I Giov., II, 18; IV, 3) non esclude che possa esservi un’apparizione culminante dell’anticristo finale (II Tess., II, 4)” (cit., p. 134, nota 1). Questa distinzione tra anticristi iniziali e anticristo finale è di capitale importanza per la retta comprensione della sua figura.
“Il dragone le diede la sua forza e un grande potere” (v. 2). Satana, ossia il “dragone rosso”, si è sempre servito in tutte le epoche dei poteri terreni per perseguitare Cristo e la sua Chiesa, ma verso gli ultimi tempi, ossia all’avvicinarsi della fine del mondo, il diavolo raddoppierà la sua rabbia e si servirà dell’anticristo finale, il quale è “la bestia che sale dal mare”, e gli fornirà tutta la sua malizia come non aveva ancora mai fatto sino a allora. Quindi, l’anticristo finale e la sua persecuzione rappresentano il vertice della malizia e della ferocia impiegata da satana nel corso della storia umana contro i fedeli di Dio (M. Sales, cit., p. 652, nota 2).
Il cardinal Louis Billot (forse il massimo teologo del Novecento) nota che la frase «“il tempo è vicino”, la quale apre e chiude l’Apocalisse, è ripetuta senza posa»; egli, quindi, scrive che «la Parusia [o il secondo Avvento di Cristo e la fine del mondo], nell’Apocalisse, è il vero soggetto di questa grande profezia del Nuovo Testamento».
L’esimio teologo spiega: quando s. Giovanni afferma che gli avvenimenti predetti nell’Apocalisse sarebbero giunti “sùbito” occorre intendere il “sùbito” nell’ottica divina, secondo la quale “un giorno nostro è come mille anni” e viceversa. Ossia, Dio sta nell’eternità, noi nel tempo, onde il “sùbito” dell’Apocalisse non significa immediatamente, secondo il modo umano, ma relativamente ai piani di Dio, che situa la storia umana, a partire dall’Avvento di Cristo, nella “pienezza dei tempi” o nell’ultimo spazio di storia, dopo il quale vi sarà l’eternità e non più il tempo. Ora «quando si parla dell’eternità, tutto è breve». Quindi, l’oggetto esclusivo dell’Apocalisse non è solo la fine del mondo (errore millenarista), ma anche la fine del mondo (contro i modernisti, che negano ogni rivelazione del futuro da parte di s. Giovanni).
Il Billot fa un esempio: Antioco Epifane, predetto dal profeta Daniele (VIII, 26), è la figura o il tipo dell’anticristo finale, predetto anche da San Giovanni (Ap., XXII, 10). Infatti, «una stessa profezia può avere più sensi: uno, prossimo e immediato […]; l’ altro, futuro e mediato […]; così Daniele (XI, 30 ss.) su Epifane, come Gesù (Mt., XXIV, 15 ss.) sulla fine del Tempio di Gerusalemme»: l’uno e l’altra sono il tipo prossimo dell’anticristo futuro e, mediatamente, della fine del mondo.
L’Apocalisse, secondo il Nostro teologo, ha tre scopi principali: 1°) correggere, 2°) predire il futuro, 3°) incoraggiare. Egli, inoltre, aggiunge che «le predizioni sono, di gran lunga, la parte più considerevole dell’opera, esse vanno dal capitolo IV al XX incluso».
Il teologo gesuita conclude: «Due cose caratterizzano l’epoca in cui viviamo [XX secolo, ndr]: da una parte il Vangelo predicato in tutto il mondo […]. Dall’altra, la diminuzione considerevole [egli scriveva nel 1920, ndr] della fede nelle vecchie nazioni cristiane, la defezione delle masse che diventano sempre più ostili o indifferenti; infine, l’apostasia dichiarata e ufficiale di tutte le potenze, dei grandi come dei semplici, che fanno professione aperta di non conoscere più Gesù Cristo […]. Inoltre, l’ateismo, il “dio” immanente all’universo in contrapposizione al Dio personale e trascendente della Rivelazione […]. La morale autonoma e soggettiva […]. Lo spiritismo, la teosofia e l’occultismo che militano contro la città spirituale che è la Chiesa […] e rappresentano la persecuzione mondiale […]. La persecuzione annunciata dell’anticristo, la quale potrà realizzarsi solo a condizione che vi sia un’organizzazione mondiale, la quale permetta un’azione comune sotto un solo capo […]. L’internazionalismo socialista, il sindacalismo […], la massoneria universale».
Sembrerebbe, perciò, che il regno dell’anticristo sia vicino, ma la conversione del popolo ebraico, che ancora manca, predetta da s. Paolo (Rom. XI, 25-32), è secondo il Billot «uno dei prodromi più certi della fine del mondo»; perciò, non sembra che vi siano ancor oggi tutte le condizioni per la sua manifestazione.
L’Apostolo Giovanni aggiunge: “Vidi una delle sue sette teste come ferita a morte ma, la sua piaga mortale fu guarita. Tutta la terra seguì la bestia con ammirazione” (v. 3). Le sette teste dell’anticristo rappresentano i poteri di cui il dragone si è servito per perseguitare la Chiesa.
Landucci spiega: “È messa qui in risalto la potenza d’organizzazione della forza anticristiana dominatrice di tutte le forze mondane persecutrici della Chiesa di Cristo” (cit., p. 135, nota 1). Ora, una di esse è “come ferita a morte”, ma il dragone con un prodigio, scambiato per un miracolo dalla maggior parte degli uomini, riesce a “risuscitarla” e quindi tutta la terra, ossia la maggior parte degli uomini o i nemici di Cristo, acclama l’anticristo quale vero Dio.
Landucci spiega: “Con la stupefacente guarigione, satana mirava a contrapporre la bestia a Cristo risorto” (cit., p. 135, nota 4). Infatti, il diavolo è “la scimmia di Dio” (Tertulliano).
Secondo p. Sales (cit., p. 652, nota 3), per quanto riguarda il fatto che “tutta la terra seguì la bestia con ammirazione”, si allude alla grande apostasia di cui parla anche san Paolo (II Tess., II, 3).
Landucci spiega: “La ferita mortale è il simbolo delle mirabili possibilità di recupero dei poteri mondani, nonostante le ricorrenti scissioni interne” (cit., p. 135, nota 3). Infatti, a ogni regno crollato, ne segue sùbito dopo un altro che lo rimpiazza.
De Monléon commenta: «L’anticristo, scimmiottando Cristo, simulerà la sua morte e la sua risurrezione. Infatti, il testo sacro specifica: “Come ucciso”. Quindi, la sua pretesa risurrezione sarà solo un enorme inganno e superstizione» (cit., p. 205).
«Adorarono il dragone, che diede potere alla bestia e adorarono anche la bestia dicendo: “Chi è simile alla bestia? Chi potrà combattere contro di essa?”» (v. 4). Le nazioni apostatano da Cristo e adorano, come fosse Dio, l’anticristo finale; anche San Paolo (II Tess., II, 4) ha rivelato che l’anticristo avrebbe richiesto agli uomini di essere adorato come una divinità.
All’anticristo “fu dato il potere di agire per 42 mesi. E aprì la sua bocca in bestemmie contro Dio” (v. 5). I Padri spiegano che le bestemmie non sono solo le ingiurie proferite direttamente contro il nome di Dio, ma anche le false dottrine orgogliose e superbe con le quali la creatura aspira a farsi simile a Dio, oggi si direbbe il “Trans/umanesimo”. In ogni caso, l’oggetto primo dell’odio e del furore dell’anticristo è Dio stesso e coloro che lo servono vengono perseguitati di conseguenza (Sales, cit., p. 652, nota 4).
Dom de Monléon prende in senso stretto la cifra di “42 mesi” e commenta che “ci è stata rivelata per animarci e darci la certezza che i giorni dell’anticristo sono numerati e cesseranno immancabilmente allo scadere del 1260° giorno di modo che gli uomini da lui perseguitati non si perdano di coraggio e non disperino” (cit., p. 206). 1260 giorni esatti, non uno solo di più.
Ora, la Chiesa ha definito che la Tradizione, assieme alla Scrittura, è canale trasmettitore della Rivelazione (Conc. Tr., DB 783; Conc. Vat. I DB 1787). Ne segue che “Il consenso moralmente unanime dei Padri (in materia di fede e di morale) è testimonianza di Tradizione divina” e, quindi, “è regola infallibile di fede”.
Il Concilio tridentino (DS 1507) e Vaticano I (DS 3008), hanno definito che l’interpretazione genuina delle Scritture è quella data dai Santi Padri onde non ci si può allontanare da essa nell’esegesi della Bibbia. Inoltre, papa Leone XIII (Providentissimus, 1893) ha disapprovato formalmente e condannato la teoria secondo la quale basterebbe studiare i soli “caratteri interni” di un Libro ispirato, prescindendo dall’interpretazione dei Padri; cosa “incompatibile con la fede cattolica, poiché il consenso dei Padri richiede un assenso di fede”. È lecito utilizzare anche lo strumento dei criteri interni (stile, dettagli storici e geografici, purezza di linguaggio ecc.), però non è mai lecito dar loro la preferenza rispetto ai criteri esterni (testimonianze storiche) o, peggio ancora, utilizzarli contro l’interpretazione comune dei Santi Padri.
Monsignor Francesco Spadafora spiega che la Tradizione patristica, se moralmente unanime, equivale al Magistero ordinario ecclesiastico infallibile. Onde, l’insegnamento comune dei Padri non ha bisogno di un’ulteriore conferma del Magistero, poiché esso stesso è Magistero infallibile. Monsignor Pier Carlo Landucci osserva acutamente che “vi è qualcosa di analogo in questo […], con l’obbedienza dottrinale alla Chiesa”.
“E fu dato alla bestia il potere di far guerra ai santi e di vincerli” (v. 7). I Padri notano come san Giovanni ripeta l’espressione: “Fu dato” per far capire che solo con il permesso di Dio l’anticristo può operare tutti questi prodigi malefici, i quali saranno convertiti dall’Onnipotenza divina in beni spirituali; ossia, dalle tribolazioni dei giusti e dal loro martirio Dio otterrà la vittoria finale, piena e completa, sul dragone e i suoi suppositi, di cui l’anticristo è il principale in malizia. In breve, satana non potrebbe far nulla contro la Chiesa e i fedeli, se Dio nella sua arcana sapienza non glielo permettesse. Infatti, l’anticristo non solo “muove guerra”, ossia perseguita “i santi”, ma addirittura “li vince” esteriormente, cioè li martirizza nel corpo, rendendoli così santi nell’anima (M. Sales, cit., p. 652, nota 6).
Addirittura l’anticristo otterrà “potestà sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione” (v. 7), vale a dire diverrà per lo spazio di “42 mesi il padrone del mondo intero” (Sales, cit., p. 652, nota 7). Come non pensare all’odierno Nuovo Ordine Mondiale, alla Globalizzazione o al Mondialismo che dal 2019 vediamo realizzati perfettamente sotto i nostri occhi?
B / La bestia che sale dalla terra
Al versetto 11° l’Apostolo scrive: “Vidi un’altra bestia che saliva dalla terra”; in séguito (XVI, 13), essa sarà chiamata “falso profeta”. Quindi, essa rappresenta comunemente (Sales, cit., p. 653 nota 11) il potere politico, la falsa scienza e i falsi predicatori al servizio dell’anticristo; ossia l’unione del potere politico tirannico unitamente al potere spirituale degenerato e infiltrato dalla contro/chiesa.
Landucci spiega: “Le due bestie sono le due attività dell’anticristo: l’una, relativa ai poteri sociali e politici; l’altra relativa alle ideologie, filosofie ed eresie teologiche; la prima opera sugli uomini dall’esterno, la seconda sul loro pensiero e sulla loro religiosità, la loro coppia si oppone a quella dei due testimoni” (cit., p. 138, nota 10). Come non pensare all’attuale piena sintonia tra lo Stato laicista e Bergoglio, che predicano un “vangelo” filantropico, che non è il Vangelo di Cristo?
Essa sale “dalla terra”, mentre l’anticristo saliva dalle onde e dai sommovimenti del mare, che sono le agitazioni dei popoli. La seconda bestia, perciò è meno agitata e furibonda della prima. Inoltre, essa ha “due corni simili a quelli di un agnello”, ora il corno è il simbolo della potenza. Quindi, la seconda bestia è meno potente dell’anticristo, il quale è la creatura umana più elevata in malvagità e più vicina a satana; infatti, ha solo due corni e non dieci come la prima bestia, perciò, secondo l’interpretazione più comune (Sales, cit., p. 653, nota 12), cercherà di perdere gli uomini non con la violenza (come la prima bestia), ma con l’inganno, con le seduzioni e con l’apparente mansuetudine, tipica dell’agnello.
Tuttavia “parlava come il dragone”, cioè nonostante sembrasse mansueta come un agnellino, era invece crudele e astuta come il dragone; ossia, anch’essa era mossa dal diavolo come l’anticristo anche se non con la stessa virulenza. Le eresie, gli errori e la falsa scienza sono sempre state al servizio del nemico, omicida sin dall’inizio. Anche qui come non pensare alla setta dei Fabiani che ha come suo emblema il “lupo vestito da agnello”?
Secondo de Monléon la seconda bestia rappresenta “gli uomini infedeli che diverranno apostoli dell’anticristo, mettendo a suo servizio la loro intelligenza, eloquenza sofistica e il loro talenti” (cit., p. 209).
Monsignor Romeo paragona la seconda bestia, che viene dalla terra ed esercita il suo potere davanti all’anticristo, ossia prima dell’anticristo e quasi prostrandosi davanti a lui, a un suo immondo precursore, che scimmiotta S. Giovanni Battista il precursore di Gesù: essa giuoca il ruolo “di mandatario e di battistrada dell’anticristo, preparandone e condizionandone l’avvento” (La Sacra Bibbia, cit., p. 813, nota 11).
La seconda bestia “esercitava tutto il potere della prima davanti al suo cospetto” (v. 12). La bestia della terra (potere politico tirannico e religioso deviato) è asservita totalmente all’anticristo (la bestia del mare) al quale procurava numerosi adoratori tramite le sue lusinghe e inganni. Tutte e due, poi, sono serve del dragone ossia di satana che si serve di esse per la perdizione delle anime; di modo che anche nel male v’è una gerarchia: il diavolo, poi l’anticristo e infine il potere religiosamente deviato e politicamente tirannico.
La seconda bestia “fece grandi prodigi” (v. 13); infatti, i prodigi possono essere anche demoniaci, ma non i miracoli che sono divini. “E sedusse gli abitanti della terra mediante i prodigi che le fu dato di fare davanti alla bestia, dicendo loro di fare una statua della bestia, che fu ferita mortalmente ma si riebbe” (v. 14). La seconda bestia, l’errore politico e l’eresia teologica, riuscirà a ingannare la maggior parte degli uomini durante il regno dell’anticristo mediante il permesso di operare prodigi magici e diabolici (Sales, cit., p. 653, nota 13). Addirittura, si arriverà a fare un’immagine della bestia in contrapposizione all’immagine di Cristo.
Nel deserto gli israeliti infedeli a Mosè (1300 a. C.) si costruirono un vitello d’oro (Exod., XXXII, 1), mentre nel 600 a. C. Nabucodonosor fece costruire una sua statua e ordinò che venisse adorata (Dan., III, 5); infine, nel 170 a. C. Antioco Epifane fece costruire una statua di Giove e la intronizzò nel Tempio di Gerusalemme (Dan., IX, 27); nel 2019 Bergoglio ha intronizzato la Pachamama in San Pietro: il Tempio della Nuova Alleanza. Similmente, durante il regno dell’anticristo si arriverà all’adorazione dell’idolo (di cui la Pachamama è una prefigurazione) al posto di Dio.
Inoltre, la bestia del mare riceverà il permesso di “dar vita all’immagine della bestia di modo che essa parli e faccia sì che chiunque non adori l’immagine della bestia sia messo a morte” (v. 15). Gli inganni melliflui della bestia della terra (l’eresia: la statua parlante) e quelli cruenti della bestia del mare (l’anticristo: la morte a chi non l’adora) saranno talmente grandi da far cadere anche gli eletti, se non saranno sostenuti da una grande fede e carità soprannaturale (Sales, cit., p. 653, nota 15).
Il numero della bestia: “666”
Inoltre, la bestia della terra “farà sì che tutti abbiano un carattere impresso sulle loro fronti o sulla loro mano destra” (v. 17). Ciò vuol dire che in virtù di questo marchio le persone dichiareranno implicitamente di appartenere all’anticristo e di aver ripudiato Cristo (Sales, cit., p. 654, nota 16). Il vaccino anticovid e il green pass possono essere in un certo senso un marchio precursore di questo descritto nell’Apocalisse.
Infine, “nessuno potrà comprare o vendere, eccetto chi abbia il carattere della bestia o il numero del suo nome” (v. 17). Padre Sales commenta: “I cristiani saranno messi fuori ogni legge e sarà vietato loro l’uso dei diritti più naturali” (p. 654, nota 17). Come suona attuale e premonitrice, dopo il 2019, questa frase dell’Apocalisse …
Quanto al numero dell’anticristo l’Apocalisse (XIII, 18) rivela essere “seicentosessantasei” e giustamente p. Sales commenta: “La grande divergenza, che regna su questo punto tra i diversi interpreti, mostra chiaramente che non si sa nulla di preciso e che si deve confessare la nostra ignoranza” (p. 654, nota 18).
Tuttavia, Landucci nota giustamente con S. Ireneo che “6 deriva dal numero 7, che indica perfezione, per sottrazione di 1. Quindi, è simbolo d’imperfezione e la sua triplice ripetizione esprime un colmo di deficienza e di perversione” (cit., p. 142, nota 18).
Monsignor Romeo cita S. Beda il Venerabile e S. Alberto Magno e scrive che sei, al contrario di sette, designa la creazione non santificata dal sabato, ossia l’uomo tre volte (ossia “assolutamente”, perché il numero tre indica perfezione e totalità) senza Dio (cit., p. 815, nota 18).
d. Curzio Nitoglia
1 Il testo completo delle citazioni dei libri sull’Apocalisse riportati in quest’articolo è il seguente: L’Apocalisse, commentata da Antonino Romeo, in La Sacra Bibbia, sotto la direzione e curata da Salvatore Garofalo, Il Nuovo Testamento, vol. III, Torino, Marietti, Casale Monferrato, 1960, pp. 763-861. Cornelio a Lapide, Commentarius in Apocalypsin, Venezia, II ed., 1717. Pier Carlo Landucci, Commento all’Apocalisse di Giovanni, Milano, Diego Fabbri, 1964. Jean de Monléon, Le sens mystique de l’Apocalypse, Parigi, NEL, 1984. La Bibbia commentata dai Padri, Nuovo Testamento, Apocalisse, vol. 12, Roma, Città Nuova, 2008. Marco Sales, La Sacra Bibbia commentata, Torino, Berruti, Il Nuovo Testamento, vol. II, Le Lettere degli Apostoli – L’Apocalisse, 1914.
2 Dizionario di Teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 23.
3 De mysteriis vitae Christi, disp. 5, sect. I, n°7.
4 Ippolito, L’Anticristo, Firenze, Nardini, 1987, introduzione a cura di E. Norelli, pp. 42-54.
5 Testi sull’Anticristo. Secoli I-II, Firenze, Nardini, 1992, pp. 9-17.
6 L. Billot, La Parousie, Paris, Beauchesne, 1920, p. 12.
7 Id., La Parousie, p. 263. In breve, “l’Apocalisse svolge questo tema: La Chiesa di Cristo – con a capo il successore di Cristo – sarà sempre perseguitata, ma uscirà sempre vincitrice e purificata” (F. Spadafora, Tre fontane, Roma, Volpe, 1987 p. 43). Secondo monsignor Antonino Romeo “l’Apocalisse predice gli eventi che precedono, preparano e accompagnano la fine del mondo. […]. Apostasia e anticristo […]. L’Apocalisse, dunque, predice e fissa le direttrici della storia spirituale dell’umanità, dall’Incarnazione alla fine del mondo” (L’Apocalisse e la Sacra Bibbia, S. Garofalo a cura di, Casale Monferrato, 1960, 3° vol., pp. 763-764).
8 Ibidem, pp. 264-265.
9 Ibid., p. 266.
10 Ibid., p. 310.
11 Ibid., p. 269.
12 Ibid., p. 270.
13 Ibid., pp. 338-341.
14 Ibid., p. 345.
15 A. Piolanti, voce Tradizione, in Dizionario di Teologia dommatica. Roma, Studium, 4a ed., 1957, p. 299, voce “Padri della Chiesa”.
16 V. Zubizarreta, Teologia dogmatico-scholastica, Vitoria, ed. El Carmen, 1948, vol. 1°, nn. 699-700, tesi IV.
17 J. de Monléon, Commeintaire sur le prophète Jonas, 2a ed. Quèbec, Scivas, 2000, p. 28.
18 Dizionario biblico, Roma, Studium, 1963, pp. 211-212.
19 Miti e realtà, Roma, Ed. La Roccia, 1968, pp. 189-190.
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A costo di far storcere il naso ai Padri della Chiesa (sempre che non finisca io stesso incluso nel novero, suppongo…) condivido qui di seguito la mia (più o meno) ispirata interpretazione ‘da profano’ di una parte del simbolismo dell’Apocalisse (‘unendo i puntini’ con altre profezie cristiane per ottenere un quadro d’insieme più significativo e dettagliato).
L’attendibilità del testo sarà messa alla prova già nei prossimi mesi/anni semplicemente verificando se gli eventi pronosticati si realizzeranno puntualmente, in tutto o in parte.
Premetto che è una lettura il cui apprezzamento richiede un certo tempo, un sincero interesse e anche un pizzico di coraggio.
Ecco qui il link:
https://sfero.me/article/apocalisse-punto-siamo-cosa-sta-accadere-1749645515994
La sfilza dei falsi profeti, lupi travestiti da agnelli, continua con Prevost. A meno di una conversione miracolosa come quella di Ratisbonne o Cornacchiola, la Chiesa vivrà anni di imposture. Comunque al termine di settanta settimane il Popolo di Dio uscirà dalla cattività babilonese. Il Concilio Vaticano II sarà rivelato a tutti per quello che è stato. Un morso del Serpente antico sulla mano della Chiesa.
Ma guarda un po’ chi è che parla di falsi profeti…
È davvero singolare che proprio lei, Esdra, — che assume come nickname un nome carico di autorità biblica e profetica — si senta investito del compito di scomunicare a destra e a manca, proclamando chi è autentico e chi invece sarebbe un “lupo travestito da agnello”.
Il paradosso è che i falsi profeti di cui parla sembrano, guarda caso, coincidere con tutti quelli che non ricalcano la sua personale visione apocalittica della Chiesa e della storia.
Si proclama veggente dei tempi, e intanto getta anatemi senza discernimento, confondendo zelo con astio, e profezia con livore spirituale.
Dice che viviamo “anni di impostura”. Può darsi. Ma sappia che l’impostura peggiore è fingersi custodi della verità mentre si semina sfiducia nella Chiesa e nel suo Signore.
Parla del “morso del Serpente antico”, ma dimentica che la strategia più astuta del Serpente è proprio quella di farle credere che le e’ il liberatore della Chiesa, mentre lo mette contro di essa.
E poi cita Cornacchiola e Ratisbonne… ma omette un dettaglio essenziale: entrambi si convertirono alla Chiesa cattolica, non a una caricatura della Chiesa in lotta permanente con la propria gerarchia.
Chi davvero ama la Chiesa, anche quando è ferita o confusa, rimane con lei, piange con lei, spera con lei, non la colpisce da fuori come un accusatore in veste profetica.
Perché, come dice l’Apocalisse, “l’Accusatore dei nostri fratelli è stato precipitato” (Ap 12,10). E ogni volta che ci mettiamo al suo posto, anche con buone intenzioni, ci allontaniamo dal Cuore di Cristo.