Il Nuovo Papa. Oppure: Cosa Significa il Papa per noi Cattolici? Joachim Heimerl.
22 Maggio 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, padre Joachim Heimerl, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul nuovo papa, e sul significato che il papato ha per i cattolici. Buona lettura e diffusione.
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Il nuovo Papa. Oppure: cosa significa il Papa per noi cattolici?
di P. Joachim Heimerl von Heimthal
Per dirlo subito: anch’io mi sono sentito in un certo senso sollevato dopo questa elezione papale. Come molti altri, sono moderatamente ottimista e provo una certa simpatia per il nuovo Papa.
Sembra un “ma”, ed è esattamente quello che è. Questo “ma” però non ha nulla a che vedere con Leone XIV, bensì con il pontificato che lo ha preceduto e che incombe su di noi come un’ombra oscura.
Durante questo pontificato, ho osservato in me stesso che noi cattolici tendiamo a fare del Papa un feticcio: sorprendentemente, sia i “conservatori” che i “progressisti” lo guardano e si comportano come se fosse il “padrone” della fede e potesse disporne a suo piacimento.
Nel caso di Leone XIV, la cosa si spinge fino al punto che ogni dettaglio viene interpretato in un senso o nell’altro. Molti lo vedono – finalmente – di nuovo come un papa “papale”, cioè come qualcuno che indossa i paramenti papali corretti e che – a differenza del suo predecessore – sembra essere subordinato all’ufficio pontificio.
Anche altri papi hanno fatto tutto questo. Tuttavia, non tutti furono risparmiati dal prendere decisioni sbagliate, distorcendo la fede della Chiesa o, per dirla con più gentilezza, almeno ferendola. – Paolo VI non aveva anche… la mozzetta rossa e non era anche lui un papa “papale”? Eppure, durante il suo pontificato, si aprì quella faglia che poi lo spaventò, ma che lui stesso provocò.
Possiamo rigirarlo e rigirarlo come vogliamo: possiamo glorificare Paolo VI, possiamo infiocchettare lui e il Concilio Vaticano II con la santità e giustificare il suo “spirito” con capriole teologiche, ma niente di tutto questo può nascondere il fatto che la Chiesa era diversa dopo Paolo VI rispetto a prima. La linea di faglia emersa durante il suo pontificato è esplosa al più tardi nell’ultimo, ed eccoci tornati all’ombra oscura che da allora aleggia su di noi.
Sotto Leone XIV non cambierà nulla, anzi: Leone può al massimo riuscire a schiarire quest’ombra e ad appianare le distorsioni interne; non può certo guarirle. Al contrario, dobbiamo essere grati se le eresie che il suo sfortunato predecessore ha evocato e in alcuni casi sostenuto lui stesso non si affermeranno sotto Leone.
Ma cosa significa tutto questo per il nostro rapporto con il Papa e con il papato nel suo complesso?
– Durante il periodo del “disastro” sotto l’ultimo Papa, io stesso ho imparato a non diventare dipendente, o in altre parole: ho basato la mia fede sulla Chiesa e non sul tempo presente con i rispettivi Papi.
Come cattolico, posso affermare che è cattolico solo ciò che è sempre stato cattolico e che mi accomuna ai cattolici di tutti i tempi.
Questa essenza del cattolicesimo inizia con il Credo e termina con la Messa tradizionale.
Non mi impegno in nient’altro, in nessuna moda teologica e certamente non in nessun errore di un pontificato o di un altro.
Quanto al Papa, posso dire: vedo oggi la santità del suo ufficio più dell’importanza della persona che lo ricopre. Ciò che conta è l’ufficio di Pietro, non l’uomo che si troverà al suo posto oggi o domani.
– Naturalmente, c’è un altro “ma”, a cui come cattolico difficilmente si può sfuggire, perché ovviamente spero che Leone XIV passi alla storia come un buon Papa, anche solo migliore del suo predecessore.
Se le cose andassero diversamente, non mi preoccuperei minimamente, perché ciò non cambierebbe l’essenza del cattolicesimo e il significato del papato.
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Tag: cattolici, credo, heimerl, papa
Categoria: Generale
@ Signora Popoli – commento 1° giugno (sotto non c’è il pulsante per la risposta)
Gentile “Signora”, intanto grazie per il commento; grazie anche al dott. Tosatti per la pazienza.
Non so da dove deduce che il titolo di Papa emerito fu imposto; a me risulta che Ratzinger abbia solo detto che aveva anche pensato a qualcosa tipo Padre, ma che non avrebbero capito (ovviamente resta indeterminato chi avrebbe dovuto capire e soprattutto che cosa andava capito).
Mi permetta poi di dissentire nuovamente dall’opinione secondo cui le nomine episcopali di Francesco sarebbero invalide. Intanto perché non credo che Benedetto avrebbe mai potuto compiere una scelta che consapevolmente portasse a questo risultato. Inoltre perché, a differenza sua, io ritengo plausibile l’ipotesi prospettata dal prof. Edmund Mazza, secondo la quale Benedetto ha rinunciato non solo al ministerium di Vescovo di Roma, ma proprio all’ufficio. Benedetto sapeva bene che rinunciare al ministero comportava l’automatica rinuncia all’ufficio (la teoria della sede impedita nel nostro caso non ha fondamento nel diritto canonico), per cui il titolo di Papa emerito, come sottolinea il professore, dovrebbe sottintendere dopo Papa il sostantivo Vescovo. Allora sì che Papa emerito “funzionerebbe”.
Quanto a Francesco, è Benedetto che dice che si dovrà convocare un conclave, quindi la sua elezione sarebbe legittima, sebbene le sue funzioni limitate alle competenze del Vescovo di Roma. Per questo motivo lui non avrebbe avuto la speciale assistenza dello Spirito Santo di cui gode solo il titolare dell’ufficio di Vicario di Cristo.
Venendo all’oggi, il problema, secondo me, potrebbe essere questo: la nomina dei cardinali a chi spetta? Al Papa in quanto Vescovo di Roma o in quanto Vicario di Cristo? Qui sono i canonisti a dover dare una risposta. Il fatto che Benedetto ricevesse tutti i nuovi cardinali, dando loro la benedizione, mi farebbe propendere per la seconda ipotesi. Se Francesco avesse rispettato la norma che stabilisce il numero massimo di cardinali, dopo il 2022 non ne avrebbe nominati altri, e oggi non ci chiederemmo se i porporati post 2022 sono legittimi o meno. Se la nomina spetta al solo Vicario di Cristo, o se è dubbio di chi sia la competenza, tutti i cardinali post 2022 sarebbero invalidi, con la conseguenza che l’attuale Pontefice sarebbe un antipapa. E qui se ne esce solo con la rescissione dell’atto di rinuncia di Benedetto, che verosimilmente è possibile e credo sia stata prevista proprio da Benedetto come “uscita di emergenza”. Nel caso invece, auspicabile, che Leone sia papa legittimo, il riconoscimento della eventuale eccezionalità del papato di Francesco servirebbe a non vincolare i suoi successori a scelte compiute senza il munus di Vicario di Cristo.
X strozzapreti,
Anche se il suo nickname non è per niente piacevole, anche se non sono per niente eretico, anzi….cComprendo il senso di smarrimento e la delusione che prova verso una parte del clero, e come sacerdote non mi sottraggo a questa sofferenza, ma me ne sento interpellato.
Tuttavia, dal momento che è evidente che si rivolge, almeno in parte, a me — poiché sono intervenuto pubblicamente firmandomi col solo mio nome — desidero offrire una risposta serena ma necessaria.
Non ho mai scritto per “giustificare me stesso” né per difendere una posizione personale, ma per riflettere con coscienza e responsabilità su ciò che viviamo come Chiesa, cercando la verità nella carità. Non mi sono nascosto dietro l’anonimato, né ho evitato di indicare il mio essere sacerdote: non ho nulla da nascondere, e non temo di espormi.
Dire poi che “i preti non sanno cos’è la carità” è un’ingiustizia che non rende onore alla verità. È vero: esistono sacerdoti tiepidi, infedeli, arrendevoli. Ma esistono anche, e non sono pochi, sacerdoti fedeli, poveri, silenziosi, che ogni giorno donano la vita per Cristo e per il popolo loro affidato, senza cercare gloria, né visibilità. Io stesso conosco tanti confratelli nel ministero che servono con lacrime e fedeltà in situazioni difficilissime.
Ha ragione a dire che “le parole non bastano più”. Ma anche chi parla — e anche chi accusa — è chiamato a testimoniare, edificare, dare esempio, non solo a denunciare. Costruire è più difficile che demolire.
Infine, su un punto non posso tacere: la legittimità del Papa non può essere messa in discussione sulla base di sospetti personali o di delusioni ecclesiali. Cristo ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno sulla Chiesa fondata su Pietro (cf. Mt 16,18).
Finché la Chiesa universale riconosce pubblicamente un Papa, la sua legittimità rimane. Negarlo significa scivolare nella confusione, e — anche senza volerlo — nel pericolo dello scisma.
Chi oggi crede, spera e ama non è cieco, ma non è nemmeno un rivoluzionario armato di rabbia. È un discepolo che combatte nella verità e nella comunione, anche a caro prezzo. Io stesso ho scelto di mettermi in gioco, non per comodo, ma per fedeltà a Cristo.
E se ha incontrato sacerdoti che lo hanno deluso, la invito a guardare a Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote: Lui non delude mai.
Leggendo i commenti, e non solo a questo post, mi sono ritrovata a pensare agli ultimi anni. Qui tutti facciamo un gran parlare, ci riempiamo di citazioni, ci diciamo ferventi amanti di Gesù e della Chiesa, salvo poi voler fare come ci pare. Almeno una fetta di noi ci è passato in questo “amore ribelle”, e alcuni ci rimangono, orgogliosi di questo. Poi però si và a vedere e ti ritrovi questi commenti presuntamente pieni di zelo per Dio, che vanno nella direzione opposta a quello che faceva Gesù. Disprezzo dell’ altro, se poi è sacerdoti disprezzo al cubo; dubbio di malafede ovunque; trattatelli da “allegri teologi e canonisti”, fai da te, che sono degni dei peggiori azzeccagarbugli. E disobbedienza, sempre e comunque. Ma , ci diciamo e ci giustifichiamo, che lo facciamo per amore verso Dio: è per Lui che diamo addosso alla Chiesa nei suoi sacerdoti, senza pietà , senza carità, con profondo disprezzo, in taluni persino odio malcelato, dimenticando o volendo dimenticare che i sacerdoti possono sbagliare, possono cadere, perché sono peccatori anche loro. E scegliamo accuratamente le frasi della Scrittura ( santo cielo osiamo mettere mano alla Scrittura per trarne il versetto da piegare al nostro agire e volere!) per giustificare una condotta non retta, e scartiamo tutto il resto. Allo stesso modo usiamo determinate citazioni dei Santi ( e sì che ogni Santo si è trovato in momenti bui, nel suo e nella Chiesa) , ma scartiamo l’ intera sua testimonianza e peggio ancora scartiamo il suo esempio di vita. Di nuovo, manchiamo di rispetto, di carità, di onestà e di obbedienza. E continuiamo a ripetere come un mantra che stiamo cercando la verità, ma la verità è Cristo, ciò che ha detto e fatto ( in Lui abbiamo tutto l esempio di come deve fare il cristiano per essere cristiano ). E se manca la carità, non stiamo agendo bene. Se nel nostro fare l intenzione è, anche solo di una goccia, avvelenata dall’ io voglio/decido/giudico , è andata : l azione sarà guasta e darà frutti guasti. Non si trova la verità se si sta invero cercando di piegare la realtà a ciò che si vuole credere. La verità la trovi se sei disposto ad accettare le cose per come sono, e a scoprire che avevi torto e perciò poi cambiare. Non troverai la Chiesa fuori dall’ obbedienza, perché Cristo è stato l’ Obbidientissimo. Proprio a più santi ricordò quanto amasse l obbidienza , tanto che se i loro superiori proibivano loro di parlare con Gesù e Gesù chiedeva qualcosa, e i santi in questione obbedivano al superiore Egli era molto contento ( Suor Josefa Menendez ne parla nel testo che ci ha lasciato). L unico a guadagnare da queste diatribe è satana, con una fuoriuscita di gente dalla Chiesa enorme, con una disubbidienza che si sparge a macchia d olio e prende fuoco e una ostinazione quasi spaventosa ad ogni possibilità di ragionamento. Qui non si ragiona più, perché non c’è alcuna volontà di aprirsi a capire, ma si vuole restare dove si è perché ognuno elegge a verità ciò che pensa. Parafrasando i latini : tante teste, tante chiese. E l unica strada, se veramente uno è in buonafede la dice sempre Gesù : “Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno”. E il digiuno si fa sotto molte forme, non solo su una bella carbonara.
Sant’Atanasio era obbediente o disobbediente? All’epoca sembrava disobbediente, tanto che collezionò alcune scomuniche. A Roma c’era un antipapa, ma la maggioranza dei fedeli lo accettava come papa legittimo. La storia si ripete? Non lo sappiamo e, quel che è peggio, continuiamo a non volerlo sapere. Così sia.
Caro “Ora”,
. Sant’Atanasio, figura luminosa della Chiesa, noto per la sua incrollabile fedeltà alla verità cattolica, non fu mai un ribelle contro la Chiesa, né un uomo che agiva per conto proprio.
Sant’Atanasio , Anche nei momenti più bui, non ha mai rotto la comunione con la Chiesa, ma ha lottato dall’interno, per custodire l’integrità del dogma niceno. La sua “apparente disobbedienza” fu in realtà una forma superiore di obbedienza a Cristo e alla verità rivelata.
Quanto all’antipapa che cita, è vero che la storia conosce casi dolorosi di scismi e confusioni nella legittimità papale, ma la Chiesa non è mai rimasta senza un criterio visibile e oggettivo per riconoscere il Papa legittimo: l’elezione canonicamente valida e il riconoscimento pubblico da parte della Chiesa universale.
Oggi, non siamo in una situazione paragonabile: non ci sono due papi canonicamente eletti, né esiste un riconoscimento generalizzato di un altro vescovo al posto del Papa regnante. Il Papa legittimo è colui che la Chiesa intera riconosce pubblicamente come tale, e su questo poggia la nostra unità.
È pericoloso e spiritualmente corrosivo vivere nella sospensione, nel dubbio sistematico o nella sospettosità permanente, come se la verità fosse sempre altrove, sempre nascosta, mai accessibile. Il Signore, come ho scritto altrove, ha voluto la sua Chiesa visibile, gerarchica, apostolica, e ci chiede di essere vigilanti sì, ma anche umili e obbedienti, non sospettosi e polemici.
Sì, la storia insegna, ma non giustifica ogni ribellione. Ci sono santi che hanno resistito al potere, ma sempre nella Chiesa, non contro di essa. E in ogni tempo, lo Spirito Santo continua ad assisterla, come promesso da Cristo:
«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Caro don Pietro Paolo, nessuno (non io) vuole ribellioni. Semplicemente, in merito a questioni specifiche, si chiedono risposte che non si vogliono dare. Si chiede prima di tutto di ascoltare le domande, cosa che un sacerdote, ieri ma anche oggi, normalmente si rifiuta di fare. Lei si fida del giudizio dato dalle alte gerarchie sulla questione: ma finché ci sarà la reale possibilità che tale giudizio sia viziato da una conoscenza parziale dei fatti (perché ancora oggi tante cose non siamo in grado di spiegarle), non posso in coscienza dire che non ci sono dubbi, che aumentano se si considera che alcuni documenti vaticani sono stati duramente contestati nella loro fedeltà alla dottrina cattolica anche da vescovi e cardinali. La fede richiede anche l’assenso della ragione, e nella vicenda della rinuncia di Benedetto XVI di cose (apparentemente) irrazionali ce ne sono tante: e mi astengo dal fare elenchi. Poi lei è libero ovviamente di fare ciò che ritiene giusto, ma questo vale anche per gli altri, sempre che non si oltrepassino certi paletti.
@Ora: sant’ Atanasio non fu mai scomunicato, né fu disobbediente nel senso che sembra intendere lei. Tutt’ altro. Forse è meglio dare un’ occhiata alle biografie , sintetizzate , che si trovano facilmente tramite Google. Lascio un paio di link, a beneficio suo e di chi vorrà leggere:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Atanasio_di_Alessandria
https://www.santiebeati.it/dettaglio/23100
Pax et bonum, sorella! Si era nel pieno della crisi ariana, tutti o quasi lo erano, compreso il sedicente Papa. Sant’Atanasio fu cacciato via, e ora per noi è facile dire che non fu disobbediente: per i contemporanei lo era eccome! Vede, noi oggi possiamo farci il film che vogliamo per autogiustificarci nelle nostre scelte, che spesso sono solo scelte di comodo: è facile adagiarsi su ciò che ci piacerebbe che fosse, senza la fatica di cercare quel che è. Ma c’è Qualcuno a cui dei nostri film non importa: importa la verità. E non risponda con ragionamenti che si mordono la coda: la verità è Cristo! Grazie, non lo sapevamo! Ma ubi Petrus, ibi Ecclesia, ibi Deus! Se noi sbagliassimo – Dio non voglia – nell’identificare Pietro, allora potremmo perdere Dio stesso. E forse un giorno ci potrà essere chiesto: dove hai seppellito il talento della ragione che ti ho donato perché lo facessi fruttare?
Grazie ORA per l’intervento delicato e signorile che in due righe precisa quello che CRIO e tanti altri si rifiutano se non di credere, ma almeno di prendere in considerazione.
Quanto alla carità, direi che una piccola intelligenza (o prudenza, o sapienza o discernimento??) la si potrebbe dimostrare andando oltre l’ironia e oltre quelle che sono accuse di fatti e non di persone (proprio perchè non si conoscono nè le persone nè la istruzione) compresi gli “allegri teologi e canonisti”, […]degni dei peggiori azzeccagarbugli […]diamo addosso alla Chiesa nei suoi sacerdoti, senza pietà , senza carità, con profondo disprezzo, in taluni persino odio malcelato[…] e santo cielo osiamo mettere mano alla Scrittura per trarne il versetto da piegare al nostro agire e volere!”
“Santo cielo” è poi stato quello che ha dato “valore” alla sentenza.
@Signora: seguo Tosatti da qualche anno, e lei porta ciò pensa ovunque , spamma il suo pensiero e i suoi modi spesso discutibili ovunque e in genere non dico niente. Potrò scrivere di tanto in tanto ciò penso io, ciò che vedo che non va? Per quanto possa piacere pensarlo la sua visione , non sempre esposta in maniera sensata tra l altro e non di rado contraddittoria nell’ arco di poche righe, conta per lei e per chi vuole darle spazio. Non è legge e se lo fosse sarebbe legge umana e perciò altamente discutibile. Io non ho il vizio di addomesticare le cose a ciò che voglio voler pensare. Io non ho il vizio di pensare che ho indubitabilmente ragione e gli altri sempre torto. Io non cerco di fare la furba, ma anche se talvolta con molta molta difficoltà cerco davvero di fare le cose al meglio, che talvolta è un semplice “meno peggio”. Sempre con davanti Gesù. E qui potrei , e umanamente vorrei , darle il benservito come umanamente meriterebbe ,e che costantemente fa e dà a chiunque non concorda e le fa notare qualcosa che nella sua mente sembra giusta e suona bene ma non suona bene nella realtà e non è nemmeno giusta. Accidenti se mi piacerebbe, e anche se fuori allenamento da anni, potrei ancora fare qualcosa di valido. Ma la mia umanità deve cedere il passo a ciò che mi dice Gesù, e quindi niente benservito , niente nomignoli offensivi, niente sarcasmo. Non è così che Gesù si è mostrato, non è così che Egli ha detto di agire, e non è così che mi vuole. Ubi maior, minor cessat: e io sono sempre il minor, Egli il Maior. Quindi con tutte le mie fatiche, mi trattengo, e lavoro e prego affinché nemmeno il pensiero di dare il suo umanamente a qualcuno che te lo strappa dalle mani , si presenti. Questa è una enorme battaglia. Inoltre dallo stato dei suoi post si nota che ha già così tanta amarezza in sé che non è assolutamente sensato darle altro materiale. Non le fa bene. Lei pure è in una situazion assai difficile, ma non per la questione della Chiesa, quello è la bolla che si è creata, ma nella sua anima, che rischia di diventare del tutto banchetto di un cornuto. Cn la presunzione, l arroganza e certo linguaggio i cornuti ci vanno a nozze, sono come terreno fertilizzato. Ma come molti non vuole riconoscere di avere un problema e così devia l attenzione ,con parole e parole e parole, soprattutto la sua di attenzione. Ma in lei c’è Gesù, che ce la mette tutta per farla tornare al Suo ovile. Il mio compito è quindi altro dal risponderle a tono. Le auguro di essere abbastanza intelligente da avere ancora una scintilla di umiltà per chiedere a Gesù di curarla, senza la pretesa palese o segreta di dirGli cosa debba fare per curarla. La terrò nelle preghiere, che per quanto piccine e poco sentimentali saranno comunque utilizzate da Gesù, perché la volontà a monte sarà di volere che tutti tornino a Lui. E le auguro buona giornata.
Dunque tutti i disobbedienti ora sono dei Sant’Atanasio? Certo bisogna ammetterlo: il demonio lavora proprio di fino.
Conviene allora stare coi piedi per terra, contra mundum ma per terra.
@tutti quelli che non hanno dubbi
Vorrei fare un ultimo intervento sulla questione della legittimità dei papi post Benedetto puntualizzando alcune cose.
1. Ritengo che non spetti a me trarre conclusioni certe e definitive in proposito.
2. Penso che sia doveroso spronare chi di dovere a dare risposte riguardo a ciò che non è chiaro.
3. Nel caso che Benedetto XVI abbia dato alla sua Declaratio un valore che ora non comprendiamo, non è affatto detto (e non credo proprio) che questo abbia come conseguenza il disastro che molti paventano, cioè l’invalidità delle nomine episcopali con tutto ciò che ne consegue e la fine della Chiesa con l’impossibilità di avere in futuro un successore di Pietro pienamente legittimo.
4. Ritengo inutile continuare la discussione, perché non ci si intende, dato che il confronto si svolge su due piani paralleli, che non si incontrano: la teoria contro la pratica, i princìpi contro la realtà dei fatti.
5. Concludo invitando appunto alla riflessione su uno di questi fatti, cioè il titolo di Papa emerito scelto da Ratzinger. Che cosa è un Papa emerito? Un assurdo, secondo canonisti di chiara fama come la prof.ssa Boni, ma anche secondo un cardinale come Brandmüller. Non può esistere un papa emerito, perché la parola papa, accompagnata da qualsivoglia aggettivo, indica una condizione che con la rinuncia si perde. Papa emerito, in sostanza, non può voler dire ex papa, e di questo titolo non può fregiarsi chi ha rinunciato al Soglio di Pietro. Siccome però un Papa emerito l’abbiamo avuto per quasi dieci anni, i casi sono tre, almeno: o Ratzinger era profondamente ignorante / vanitoso; o aveva dei momenti di lucida follia; oppure voleva dire di essere ancora papa: un Papa “eccezionale”, per riallacciarci al concetto di Pontificato di eccezione (e Stato di eccezione) evocato nel 2016 da qualcuno che con il Papa emerito ci viveva a stretto contatto. E con questo ho finito.
P.S. 1. Mi scuso se la mia ultima risposta a Crio è un po’ sopra le righe, ma succede di lasciarsi prendere la mano. 2. Per il sig. Occhi Aperti: che i disobbedienti siano tutti dei sant’Atanasio è una sua personalissima (cioè illogica) conclusione. E poi ricordi che il demonio, con quelli che presumono di sapere sugli altri cose che non sanno, non ha neanche bisogno di lavorare.
Pacata e precisa nelle puntualizzazioni, gentile ORA. Questa la situazione descritta: la realtà vs la teoria… ma col suo permesso direi: la realtà contro una particolare teoria forzatamente invocata (a fronte di altra non convenientemente considerata) e non perfettamente dimostrata e argomentata. Questo è il grave delle due posizioni ove qualcuno preferisce arroccarsi senza difendere quella comoda teoria con i fatti, che la renderebbero indifendibile.
Su Benedetto, occorre dire che la cd. figura del “papa emerito” dapprima non fu imposta nè scelta da lui, ma successivamente accettata, daltronde non serviva fare precisazioni o smentite quando bastava ciò che aveva chiaramente detto: “sempre chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. [27.02.2013 …] Il sempre è anche un per sempre, non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.
Verosimilmente, poichè occorre giustamente indagare se fu così, Il Munus non fu ceduto, ma ci fu solo rinuncia l’esercizio del Vescovo di Roma, che tra parantesi non esclude l’ “emeritato” per chi lo lasci sebbene non consenta nessuna consacrazione lecita per chi lo compia abusivamente. Egli cerca di inaugurare, antipapi occupanti abusivi permettendo, il ritorno alla figura semplice di Pietro, poco potere temporale ma solo quello essenziale spirituale, di conseguenza col tempo cambierà, con la figura del papa, quella dei vescovi, probabilmente poveri in canna, senza macchina blu e servitù e senza vescovato e curia, molto più santi e migliori pastori di oggi.
Resisti ORA, perchè è ora di combattere contro una maggioranza che ha scelto lo scisma in un papa che non è papa.
Cara “Crio”, complimenti per i suoi interventi semplici e luminosi. Ha centrato ogni volta il problema, con delicatezza di spirito.
La Chiesa di Cristo è costituita dai VERI CRISTIANI che riconoscono e obbediscono al vero papa stabilito da Cristo, non dalla massoneria.
Ergo:
Chi disprezza Paolo VI, legittimo vicario di Cristo da Lui stabilito, e vero martire della fede, disprezza Cristo, e pertanto dimostra di non essere in piena comunione con Cristo né con la Sua Chiesa.
E quindi non c’e da meravigliarsi se ancora chiama papa il massone luterano Bergoglio e il suo successore Prevot stabiliti illegittimamente da cardinali NON di Santa Romana Chiesa
D’altronde, che Prevost non fa parte della vera Chiesa lo ha già dimostrato più volte, ricordando con tanta stima e gratitudine il suo predecessore Rotaryano Luterano Bergoglio anziché il legittimo ultimo Romano Pontefice Benedetto XVI.
Ma gratitudine per cosa?
Per aver bestemmiato più volte la S. Madre di Dio, e neganto il DOGMA della sua Immacolata Concezione?
E quindi bestemmiato e negato la Divinità di Suo figlio Gesù Cristo, affermando che nelle sue vene scorre sangue pagano?
E che con il suo calvario e la sua morte in croce ha fallito?
Perché tanta ammirazione per un Bergoglio che non si inginocchiava mai davanti il SS, ma davanti agli islamici per baciar loro le scarpe e aperto le porte dell’Europa all’islamizzazione con documenti ERETICI come “fratelli tutti”? laddove afferma ereticamente che tutte le religioni sono pari ???
Perché tanta amministrazione di Prevost verso un Bergoglio cha ha idolatrato il feticcio pagano della “Madre Terra” nei Giardini Vaticani, portato in processione con canti e preghiere e infine posto sull’altare di s Pietro durante l’ultima messa del Sinodo dell’Amazzonia?
O forse perché JMB ha giustificato l’adulterio e il peccato impuro contro natura e la comumione sacrilega con documenti ERETICI come Amoris Laetitia e Fiducia Supplicans???
Di certo, di fronte a tale dottrina anticristica, un
San Paolo e un San Giovanni Evangelista non si farebbero scrupoli nel definire Bergoglio ANATEMA ANTICRISTO!
Eppure, c’è ancora chi si illude che “Leone XIV”, eletto in un concave invalido, perché indetto da cardinali NON di S Romana Chiesa, ma della setta massonica di Bergoglio, sia un vero papa che riporti la Barca di Pietro.
Eppure, lui stesso lo ha già ribadito più volte di voler portare avanti lo stesso programma di Jorge Mario Bergoglio e della setta massonica che li ha posti illegittimamente sul trono di Pietro.
Ma evidentemente questo è il tempo della grande apostasia, laddove gli uomini si lasciano guidare dalle dottrine umane, anziché da quella Unica Vera di Nostro Signore Gesù Cristo.
San Giovanni Rotondo, 12 settembre 1968 (Epistolario IV, Edizione del 1991, Padre Pio da Pietrelcina, Lettera a S.S. Paolo VI, pagina 12,13,14)
SAN PIO DA PIETRELCINA A SAN PAOLO VI:
Santità,
approfitto del vostro incontro con i padri capitolari per unirmi spiritualmente ai miei confratelli ed umiliare ai vostri piedi il mio affettuoso ossequio, tutta la mia devozione verso la vostra augusta persona, nell’atto di fede, amore ed obbedienza alla dignità di Colui che rappresentate sulla terra. L’Ordine dei cappuccini è stato sempre in prima linea nell’amore, fedeltà, obbedienza e devozione alla sede apostolica; prego il Signore che tale rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, SECONDO LE DIRETTIVE DEL CONCILIO VATICANO II, per essere sempre più pronto ad accorrere nelle necessità della madre Chiesa, al cenno della santità vostra.
SO CHE IL VOSTRO CUORE SOFFRE MOLTO IN QUESTI GIORNI PER LE SORTI DELLA CHIESA, PER LA PACE DEL MONDO, PER LE TANTE NECESSITA’ DEI POPOLI, MA S O P R A T T U T T O PER LA MANCANZA DI OBBEDIENZA DI ALCUNI, PERFINO CATTOLICI, ALL’ALTO INSEGNAMENTO CHE VOI, ASSISTITO DALLO SPIRITO SANTO E NEL NOME DI DIO, CI DATE. Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, quale piccolo ma sincero pensiero dell’ultimo dei vostri figli, affinchè il Signore vi conforti con la sua grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella difesa dell’eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi.
Anche a nome dei miei figli spirituali e dei “Gruppi di preghiera” VI RINGRAZIO PER LA PAROLA CHIARA E DECISA CHE AVETE DETTO, SPECIE NELL’ULTIMA ENCICLICA HUMANAE VITAE, E RIAFFERMO LA MIA FEDE, LA MIA INCONDIZIONATA OBBEDIENZA ALLE VOSTRE ILLUMINATE DIRETTIVE.
Voglia il Signore concedere il trionfo alla verità, la pace alla sua Chiesa, la tranquillità ai popoli della terra, salute e prosperità alla santità vostra, affinchè, dissipate queste nubi passeggere, il regno di Dio trionfi in tutti i cuori, mercè la vostra opera apostolica di supremo Pastore di tutta la cristianità.
Prostrato ai vostri piedi vi prego di benedirmi, assieme ai confratelli, ai miei figli spirituali, ai “Gruppi di preghiera”, ai miei ammalati, a tutte le iniziative di bene che nel nome di Gesù e con la vostra protezione ci sforziamo di compiere.
Della santità vostra umilissimo figlio
P.Pio, cappuccino,
Da vero sacerdote a vero papa. Allora questo commento è fuori luogo. Solo un cieco non vede la verità.
Ma questo “Don Pietro Paolo” chi è? A che diocesi appartiene? Che cognome ha? È un vero prete o si spaccia come tale? Esiste oppure è un bot? Esiste, ma scrive i suoi compitini tramite Intelligenza Artificiale? Tutte domande rimaste finora senza risposta.
E a cui può rispondere solo il diretto interessato, che si cela dietro questo ‘nickname’…
Caro Complottista, non ha importanza se sia il nome o un soprannome… allora importano i principi? Neanche perchè i princìpi sono gli stessi per tutti ma non sono quelli che i vari preti razzolano. Le parole sono belle ma i fatti non vi rassomigliano. Dunque importano le opere e lì …”casca l’asino”.
Ora non facciamo i nomi ma parliamo dei preti, eccezioni a parte, e quello che sono stati fino ad oggi dalla morte di Benedetto XVI.
Tizio? Un tradizionalista sponsorizzato, forse pagato in qualche modo dai tradizionalisti che, come da loro, prende “opportunamente” la direzione di non verificare la legittimità di un “papa eretico” e poi pontifica e le sue elugubrazioni mentali, chissà come, da anni girano per il Web: il V. Vaticano II bla-bla, la “faglia” di Paolo VI bla-bla e poi un papa sì ma eretico bla-bla. Insomma tutto per lui è una delusione. Una delusione che però Tizio vive sulla pelle degli altri: gli altri sono eretici, gli altri sbagliano. Lui no, perchè Tizio è uno di quelli che vive tranquillo nella canonica e non si espone se non … nelle chiacchiere: solo perchè lo fan tutti e impunemente.
Caio? No, non fa chiacchiere, anche se probabilmente vive così tranquillo e senza impegni tanto che ne satura il Blog, ma certo parla bene e dice il giusto, sebbene sia privo di carità personale, tuttavia la predica senza conoscerla, difende il Vaticano II e difende i papi post conciliari… ma… Ma lo fa perchè deve difendere sè stesso e le sue comode decisioni: aver avallato col suo silenzio per 13 anni un falso papa e ora (si vede che ancora gli conviene) anche il suo falso successore.
Chi scegliere? Fate vobis.
Tizio cerca la luna nel pozzo, il papa ideale e, con i suoi articoli prezzolati e teleguidati, accetta un falso papa criticandolo per moda, perchè così fan tutti impunemente nel magistero ma, per non essere scacciato, ipocritamente ben si guarda dall’indagarne la leggittimità.
Caio, è uguale se non peggio del prete Tizio che critica di critiche comuni, ma che gli ricorda il dovere di difendere il Papa e la sua posizione nella Chiesa. Ma in realtà Caio cerca di difendere e giustifica sè stesso perchè prende dalla dottrina le ragioni non per salvare i due falsi papi, che per qualche convenienza anche lui vuole accettare come veri, ma per aver deciso di aderire alla loro indegna presenza. Egli deve coprire la sua decisione partigiana e trova il modo, puerile peraltro, di coprirne e eludere le malefatte dei papi (delle quali furbescamente comunque non parla) ma soprattutto l’origine illegittima, che è argomento tabù, per non trovarsi scomunicato con le chiappe per terra.
È facile daltronde darsi alla prosa nei blog per tanti preti stipendiati agratis dalla carità del popolo, che dimenticano che l’omonimo e vero Paolo lavorava per non pesare sulla gente. Evidentemente sono disoccupati e pieni di tempo libero nella loro parrocchia e qui si affiancano ciechi a individui dagli occhi cecati, legati a certi ambienti potenti che non perdonano il tradimento. I tizi e caii? Li manderei non in Cina dove si iscriverebbero al PCC giurando sul Blog che è previsto dalla Universi Dominici Gregis e pure dal Vangelo, ma meglio nella R.D. del Congo, a provare a far lì le loro logorree inutili, lì dove i loro 2 falsi papi fino ad oggi hanno fatto finta di non vedere ciò che avviene ai cristiani… Lì insegnerebbero, senza averne alcuna voglia, ai cardinali falsi e appezzottati (ma pagati 5000 euro al mese) come si versa il sangue per amore della Chiesa e finalmente e senza peraltro volerlo, riscatterebbero i loro tradimenti. Sarebbe troppo bello vedere la loro salvezza.
Ognuno di noi risponde di ogni cosa che dal proprio cuore fa uscire e immette nel mondo. Ogni nostro gesto ha delle conseguenze. Ogni nostra parola. E quando arriveremo al dunque, davanti a Nostro Signore, ne risponderemo. E non ci saranno appigli, né giustificazioni , né foglie di fico. Non si potrà addomesticare la realtà. Possiamo buggerare persino noi stessi in questa vita, negare l evidenza a noi stessi, riscriverci la storia. Dio non si buggera mai, né qui e tantomeno al momento del giudizio. E in quel momento non potremo riscrivere niente. Dobbiamo sempre fare molta, molta attenzione a ciò che facciamo e avendo il ben dell’ intelletto anche pensare alle conseguenze che le nostre azioni potrebbero avere. Se siamo tanto sottili da giocare all’ allegro teologo, allora siamo abbastanza atti ad essere più presenti a noi stessi. Attenzione dunque, sempre. Per il bene degli altri e di noi stessi.
A un complottista non si risponde a lei
Gentile – si fa per dire – Signora (o chiunque lei sia), si.
ancora una volta, il suo sfogo si presenta come un intreccio di sarcasmo, sospetto e accuse senza volto. Tizio, Caio, i “preti agratis”, i cardinali “appezzottati”… Tutti sono rei, a suo dire, di non aver corrisposto ai suoi criteri di giudizio. Ma chi stabilisce la verità? Lei?
È curioso come, nel turbine dei suoi ragionamenti, il tema ricorrente resti sempre il medesimo: lo stipendio dei sacerdoti. Che strano: nel cuore del dibattito sulla legittimità del Papa, nella crisi del mondo, nel sangue versato dai cristiani perseguitati, il pensiero ricorrente sia il “mantenimento” del prete. Forse perché quel che davvero le dà fastidio è che i sacerdoti continuino a esistere, a parlare e a servire, anche senza il suo permesso.
Eppure, lo stesso Gesù – che lei invoca solo quando le fa comodo – ha detto chiaramente: “L’operaio ha diritto alla sua mercede” (Lc 10,7). È parola evangelica. E se la Parola le dà fastidio, non se la prenda con chi la vive.
Ma il nodo più grave è altrove. Lei si scandalizza dei preti che non “rompono”, che non creano fratture, che non danno origine a una chiesa alternativa, come se questa fosse la vera fedeltà a Cristo. E invece è proprio il contrario. I preti che lei accusa rimangono nella Chiesa di sempre e lei, senza speranza, ne rimarrà fuori in quanto non potrà ormai, dopo aver abbindolato tante persone, tirarsi indietro. Si arrampichi pure sugli specchi, molti hanno capito che la Chiesa è guidata veramente dallo Spirito Santo e, credo, che i cardinali hanno ascoltato la Sua voce.
Dovrebbe sapere che Il compito del sacerdote non è creare una nuova Chiesa quando i pastori sbagliano, ma custodire, anche con lacrime e pazienza, l’unità della Chiesa di Cristo, nella certezza che essa non è fondata sulla perfezione degli uomini ma sulla promessa del Signore: “le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18).
Non è debolezza il rimanere in comunione, è fedeltà.
Non è ipocrisia il tacere in certe battaglie, è prudenza.
Non è tradimento riconoscere un Papa legittimo, è obbedienza alla Chiesa e al diritto che la regge.
Quanto alla legittimità di Leone XIV, ribadiamo ancora una volta, per chi non vuole capire: è stato eletto secondo le norme canoniche, riconosciuto dall’episcopato, accolto pacificamente dalla Chiesa universale. Questo è ciò che vale. Il resto è teatro.
E concludo con parole più semplici delle sue:
Il Vangelo non si urla. Si vive.
E i sacerdoti che lei disprezza, ogni giorno, lo vivono, spesso nel silenzio, nella solitudine e nella croce. Non ha che da guardare meglio.
Cara Signora di Tutti i Popoli, che si spaccia per una apparizione mariana, la differenza tra lei e questo don Pietro Paolo è che nessuno penserebbe che nel suo caso si tratti della vera Signora in questione, mentre nel caso di don Pietro Paolo, se non è veramente un prete, spacciarsi per tale conferisce in automatico a quello che scrive una aura di autorevolezza che non gli appartiene. Vedi i commenti di qualcuno, affascinato dalla sua moderazione e pacatezza, a meno che questi commenti incensanti non se li sia scritti da solo usando un altro nickname e un altro dispositivo… Del resto, il web è il regno della virtualità e dell’impostura e tutto può essere. In ogni caso, la legge italiana proibisce di spacciarsi come preti, a tutela dei veri sacerdoti…
Per quanto riguarda Tizio e Caio, sono d’accordo con lei. Anche i sacerdoti possono sbagliare e dunque non gli va conferita una autorevolezza in automatico. Si giudica dai contenuti, da quello che scrivono. Che può essere giusto o purtroppo anche sbagliato.
Complottista grazie per la risposta… però bisogna superare le parole, quelle che scrivono Tizio e Caio e certo anche le mie, pur ammesso che corrispondano a sani principi e all’intenzione di seguirli, tuttavia l’uomo non sempre ci riesce per imperfezione della carne rispetto allo spirito. Per esperienza di vita le pongo una domanda che ha già un risposta: non puo essere che si scrive una cosa e se ne fa un’altra? Certo perchè questa è la situazione dell’ex-chiesa. Ecco che i vari tizi e caii (escluso qualche raro sempronio, statisticamente irrilevante) parlano di APU, di legittimità, di pacchetti preconfezionati e pontificano con la bocca piena di parole non argomentate e il cuore vuoto proprio di quei bei principi che allegano alle loro indimostrate fregnacce. Parlano da preti ma solo con le labbra perchè onorare la Verità significa cercarla, viverla, non descriverla a parole.
Bisogna dire basta alle prediche poichè dette da pulpiti comodi che non tengono conto della sofferenza dell’uditorio privo di sacramenti validi che non possono nutrire, che non si accontenta più del fatto indimostrato che la UDG sia stata rispettata, che la Declaratio sia una valida dimissio, che JMB sia stato un vero papa, che i Cardinali siano in buona fede. Di fronte a argomentazioni concrete sulla illegittimita del precedente papa non basta affermare che non sono vere. E quindi discende da chi non argomenta punto su punto su ciò che dovrebbe aver ben letto e sentito, che le parole “pacate e sapienti” non possono più accontentarci, suonano false perchè parlano di verità in bocca ai falsi. Soccorrono i fatti ma i fatti non sono stati confutati e rimangono: i preti hanno tradito la Verità e non ci fregano più, ciò non significa che devono essere odiati e disprezzati ma amati, pur disprezzando le loro opere morte e odiando la loro vigliaccheria.
Quanto a me ho scritto molti post dimostrando la situazione dei sacramenti cum antipapa, la soluzione di continuità della Comunione Ecclesiale e il conseguenziale tradimento di religiosi e preti che dopo 13 anni di informazioni non possono più attaccarsi alla buona fede nè all’obbedienza cieca di chi li comanda. Fa bene CRIO a dire di “stare attenti”: chi segue un anticristo non ha speranze se non nel pentimento, esi spera che Dio conceda altre possibilità.
Concludo con le amare parole della sig.ra Danieli su questo articolo: “Ma evidentemente questo è il tempo della grande apostasia, laddove gli uomini si lasciano guidare dalle dottrine umane, anziché da quella Unica Vera di Nostro Signore Gesù Cristo.”
(presunta ) “Signora di tutti i Popoli”,
ho letto il suo commento con la pazienza di chi non cerca lo scontro, ma desidera spezzare le tenebre dell’errore con la luce della verità. Procedo, punto per punto, confutando le sue affermazioni:
1. “Bisogna superare le parole… si scrive una cosa e se ne fa un’altra…”
Verissimo. Ma vede, il paradosso è che proprio lei, mentre pretende di superare le parole, ne scrive chilometri, e lo fa con un tono accusatorio, generalizzante e supponente, senza però mai dimostrare nulla. Lei chiede coerenza agli altri, ma si contraddice nel metodo, oltre che nel merito.
2. “Questa è la situazione dell’ex-Chiesa…”
Una simile affermazione è teologicamente gravissima. La Chiesa fondata da Cristo non può diventare “ex”. O Lei crede che le porte degli inferi non prevarranno, oppure ha già abbandonato la fede cattolica per seguire una setta apocalittico-privatistica basata sul proprio giudizio. Chi dice “ex-Chiesa” ha già apostatato.
3. “Parlano con la bocca piena di parole non argomentate…”
Curioso: chi ha argomentato pazientemente con dottrina, diritto canonico e teologia è stato sempre ignorato o liquidato da voi con disprezzo. Il fatto che le vostre tesi – dalla presunta invalidità della Declaratio al conclave “truffa” – siano state ampiamente confutate da canonisti e teologi seri, non è colpa nostra se non volete ascoltare.
4. “Basta prediche da pulpiti comodi… i fedeli privi di sacramenti validi…”
Chi le ha detto che i sacramenti celebrati in comunione con Papa Francesco o Leone XIV sono invalidi? È una sua affermazione gravissima, e la pone fuori dalla comunione cattolica. Il potere santificante della Chiesa non dipende dalla sua percezione soggettiva della legittimità papale, ma dalla successione apostolica e dall’intenzione del celebrante unito all’autorità della Chiesa. Lei si è arrogata il potere di giudicare ciò che neanche Lutero osò toccare: la validità dei sacramenti nella Chiesa visibile.
5. “Di fronte a argomentazioni concrete sull’illegittimità del precedente papa…”
Non ha argomentato nulla, ha solo ripetuto slogan. Le dico solo una cosa: il “munus” non si perde per antipatia popolare. Benedetto XVI ha ribadito più volte la validità della sua rinuncia. Chi lo contraddice, o crede che mentisse, o si fa superiore al papa stesso.
6. “I preti hanno tradito la Verità e non ci fregano più…”
Chi parla così ha già creato una sua “chiesa” parallela. La sua è una generalizzazione violenta, che profuma di disprezzo e autoesaltazione spirituale. Sa chi parlava così? I farisei, quelli che Gesù chiamava “sepolcri imbiancati”, e che, mentre accusavano tutti, crocifissero il Messia.
7. “Ho scritto molti post dimostrando che i sacramenti cum antipapa sono nulli…”
Il fatto che Lei li abbia scritti non li rende veri. L’autorità non deriva dai “post”, ma dalla Tradizione viva, dal Magistero e dalla comunione con Pietro. La sua tesi è eretica. Punto.
8. “Chi segue un anticristo non ha speranze…”
E quindi, migliaia di sacerdoti, milioni di fedeli, religiosi, missionari, martiri anche recenti… sarebbero tutti senza speranza perché non seguono il suo giudizio privato? Sappia che chi giudica così la Chiesa tradisce non solo la carità, ma la fede apostolica. Non è lei il metro della speranza, né dell’ortodossia.
9. “È il tempo della grande apostasia…”
Questo lo decide Dio, non una commentatrice da blog. Se anche fosse, l’antidoto all’apostasia non è l’autonomia dottrinale, ma la fedeltà alla Chiesa visibile, alla Croce, e alla comunione con Pietro, anche quando è difficile. Il Signore non ci ha chiesto di giudicare la Chiesa, ma di rimanervi fedeli.
CONCLUSIONE:
Lei si autoproclama testimone della Verità, ma rigetta l’unica struttura che Cristo ha fondato per custodirla: la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Lei parla come se avesse ricevuto da Dio il compito di separare i veri dai falsi, ma non ha ricevuto alcuna investitura, né ha autorità per dichiarare nulli sacramenti, falsi i papi, scismatici i fedeli. Lei non ama la Chiesa: ama sé stessa e la propria idea di purezza spirituale.
“Chi ascolta voi, ascolta Me”, disse il Signore agli Apostoli, non a una “signora” anonima da tastiera. Se vuole davvero seguire Cristo, torni a stare nella barca, anche se è scossa. Chi si butta in mare per “coerenza” affoga nella superbia spirituale.
Cara Signora, come ha visto don Pietro Paolo, con la scusa che sarei un complottista, non risponde alle mie domande di avere notizie su di lui… Non che sia obbligato a farlo, però avrebbe fugato i dubbi sulla sua persona: esiste, non esiste, è un prete, non lo è, quello che scrive è farina del suo sacco oppure usa chatgpt? In rete i dubbi sono leciti dato che nulla o poco è come appare. Anche chi non è un complottista come sarei io farebbe bene a dubitare…
Per quanto riguarda le risposte che il nostro “don” ha dato a lei, cara Signora, come in precedenza ad altre persone, mi sembra di poter dire che non c’è lo straccio di una prova ovvero totale mancanza di fatti. E anche quando i fatti gli sono stati presentati non li accetta… Che possiamo fare? Nulla. Ognuno è responsabile delle proprie scelte e ne risponde di fronte a Dio. Noi delle nostre e lui delle sue.
A “Complottista” (nomen omen),
la sua osservazione, più che una riflessione, sembra una provocazione: insinua, senza provare; giudica, senza conoscere; e suggerisce, senza fondamento, che io possa non essere ciò che affermo di essere.
Non ho bisogno di confermare a lei – né ad altri qui – il mio stato sacerdotale, né tantomeno di dire dove esercito il mio ministero. Non per timore, né per mistero, ma perché non cerco visibilità, né approvazione umana e per non essere disturbato da fanatici. Scrivo, quando lo faccio, con sobrietà e responsabilità, da uomo che ha ricevuto un mandato sacro, e che intende custodirlo fino in fondo – anche quando ciò comporta sofferenza o fraintendimento.
Lei parla del web come del “regno della virtualità e dell’impostura”, eppure si esprime dietro un soprannome e con toni che contribuiscono proprio a quella stessa confusione che denuncia. C’è una parola per definire chi, pur potendo cercare la verità, preferisce spargere il sospetto: debolezza intellettuale.
Quanto al giudicare “dai contenuti”: ben venga. Ma giudicare onestamente, non inquinati dal pregiudizio. Se davvero lo facesse, riconoscerebbe che le mie parole – pur ferme – cercano la verità della fede, non l’autocelebrazione o il consenso.
Chi ha un’identità chiara non ha bisogno di negare quella altrui.
Io continuo a scrivere come sacerdote. Vero. E libero.
Lei continui pure come preferisce, ma almeno eviti insinuazioni gratuite e infondate.
Un prete. Senza nickname. E senza maschere.
Don P.P. lei con superficialità non ha capito il Complottista, che non giudicava il nickname ma chi poteva usarlo complice la recente implemantazione della I.A., che può dar luogo a pensieri non pensati da mente umana e rifilati in una parvenza dottrinale sempre più difficile da sgamare. Evidentemente anche lui non aveva ben letto i suoi commenti che confermavano il suo nome da sacerdote. Daltronde lei da questa sensazione oggettivamente di essere “non vero”, ma solo perchè Complottista qui come cattolico generico medio la conosce da come scrive e si meraviglia della sua buona (e rara) capacità dottrinale e forse non ha la esperienza necessaria per sgamare un prete che parla bene ma si ferma lì.
A me questo non succede perchè mi baso sul suo scisma, non sulle chiacchiere ortodosse e neanche tanto ortodosse, come le ho già fatto notare. Quanto a me i suoi vv. punti sono stati presi e “spuntati” da un paio di anni anche su questo blog. Se lei ha interesse a rispettare la mia cattolica ricerca della verità se li cerchi e poi ne giudichi la validità. Peraltro dalle sue parole, uno che crede a una ipotetica “accettazione universale”, si accontenta di davvero poco, quasi fa tristezza perchè vive in un limbo, se è sincero. Come di davvero poco, come il vecchio “papa”, lei si è accontenta… ecco perchè è naturale vedere i preti come lei facili e comodi esecutori, pavidi e privi di forza spirituale. Incapaci di esser certi di ciò che predicano, anche se dicono di esserlo, naturalmente.
Punto n. 5. Non le è mai venuto in mente che Benedetto XVI quando diceva che la sua rinuncia è valida forse non intendeva dire quel che crede lei? Anche perché aggiungeva che c’è UNA sola condizione per la validità della sua rinuncia, e anche i sassi ormai sanno che nel Codice di Diritto Canonico sono previste DUE condizioni per la rinuncia del Romano Pontefice. Ci pensi… anche se dubito fortemente che lo farà.
X Signora “di tutti i popoli”,
è interessante che Lei parli di “pensieri non pensati da mente umana” come fossero un rischio della moderna intelligenza artificiale, quando il vero pericolo oggi sembra essere quello dei giudizi non fondati sulla retta ragione né illuminati dalla fede, ma generati da una presunzione spirituale che traveste la diffamazione da zelo e l’arroganza da discernimento.
Mi accusa di apparire “non vero” – qualunque cosa significhi questa espressione nel Suo vocabolario – perché, secondo la Sua valutazione, un prete che scrive con proprietà dottrinale non può che essere sospetto. E lo è tanto più se non risponde alla caricatura del sacerdote “combattente” come piace a Lei. Sappia che non ho mai finto di essere qualcosa d’altro da ciò che sono: un uomo limitato, un peccatore, ma un prete vero, ordinato nella Chiesa vera, fedele alla sua gerarchia, obbediente a Cristo nella comunione ecclesiale. Se questo Le basta per dichiararmi “non cattolico”, allora è evidente che il Suo concetto di cattolicità si è del tutto separato dalla Chiesa.
Lei afferma di “basarsi sul mio scisma”. È un’accusa grave. Ma quale scisma? Il mio? O quello di chi rigetta l’autorità legittima del Romano Pontefice, contesta l’unità visibile della Chiesa, e si ritaglia una fede personalizzata sulla base di “punti spuntati” nei blog? Chi rifiuta il Papa, i cardinali, i sacerdoti e i fedeli semplicemente perché non corrispondono alle proprie attese, ha già tracciato una frattura. Ma quella frattura non è mia.
Le Sue parole suonano come sentenze: “lei si accontenta di poco”, “vive in un limbo”, “preti come lei sono pavidi”. E chi La ha istituita giudice dei cuori, delle anime e della sincerità altrui? La coscienza mia – e di ogni sacerdote – risponde a Dio, non a Lei. L’unica tristezza, in effetti, è vedere come l’autocompiacimento di una fede che si pretende più pura della Chiesa stessa finisca col generare solo disprezzo, amarezza e isolamento.
Carità ed umiltà: È lì che Cristo ha promesso di rimanere con noi fino alla fine del mondo. Non nella presunzione spirituale di chi si fa Chiesa da sé.
Grazie di questa riflessione che condivido in pieno .
È importante questa riflessione, che dovrebbe iniziare a interessare/coinvolgere – dopo i prelati- anche i laici.
X P. Joachim Heimerl von Heimthal,
comprendo il desiderio di restare ancorati a ciò che è eterno nella fede, piuttosto che lasciarsi trascinare dalle increspature — talvolta burrascose — del tempo e dei pontificati. Tuttavia, alcune delle sue affermazioni, pur animate da spirito critico e prudenza, rischiano di scivolare in una forma di riduzionismo ecclesiologico che non fa giustizia né alla realtà del papato né alla provvidenza che lo sostiene.
Lei afferma che “solo ciò che è sempre stato cattolico è veramente cattolico”, – magari io avrei detto il “deposito della fede ) Caro P. Joachim Heimerl von Heimthal,
comprendo il desiderio di restare ancorati a ciò che è eterno nella fede, piuttosto che lasciarsi trascinare dalle increspature — talvolta burrascose — del tempo e dei pontificati. Tuttavia, alcune delle sue affermazioni, pur animate da spirito critico e prudenza, rischiano di scivolare in una forma di riduzionismo ecclesiologico che non fa giustizia né alla realtà del papato né alla provvidenza che lo sostiene.
Lei afferma che “solo ciò che è sempre stato cattolico è veramente cattolico”, (io avrei detto “deposito della fede) , ma questo principio, così come lo delinea lei , pur condivisibile nella sostanza, rischia di irrigidirsi se svincolato dal discernimento vivente che lo Spirito Santo esercita nella Chiesa anche attraverso i Pastori e, in modo particolare, attraverso il Papa. Non è mai stato cattolico — e non può esserlo oggi — separare la Tradizione dalla sua interpretazione vivente nel magistero attuale.
Riguardo a Paolo VI, è forse troppo facile ridurre il suo pontificato a una “linea di faglia”. Si dimentica la sua fedeltà eroica nel guidare la Chiesa attraverso la tempesta del post-concilio, il sacrificio con cui ha promulgato la Humanae Vitae a prezzo della solitudine, e il coraggio con cui ha difeso l’autorità del magistero petrino. Sarebbe miope giudicare la sua eredità solo alla luce delle reazioni o deformazioni che seguirono, spesso alimentate più da ambienti intellettuali e mediatici che dal pontefice stesso.
Quanto al nuovo Pontefice, Leone XIV, è giusto mantenere un sano realismo. Ma l’ottimismo “moderato” che Lei esprime dovrebbe essere sostenuto da una fiducia soprannaturale più che da un’attesa vigile e fredda. Non possiamo giudicare il pontificato sulla base dei paramenti o delle prime impressioni, come se fossero meri segnali per confermare le proprie attese ecclesiologiche. Questo è esattamente il rischio di “feticismo papale” che Lei stesso denuncia.
Infine, Lei scrive che ciò che conta è l’ufficio, non la persona. È vero che il papato è molto più dell’uomo che lo riveste. Tuttavia, ogni Papa è strumento concreto di quell’ufficio, e lo Spirito Santo, pur senza annullare la libertà umana, non cessa di operare anche attraverso limiti e debolezze. La fede nella Chiesa non consiste nel rifugiarsi in ciò che è immutabile per evadere la fatica del presente, ma nel riconoscere che Dio continua a parlare anche ora — anche attraverso un Papa che non abbiamo scelto e che può sorprendere le nostre attese.
La Tradizione cattolica non è un museo, ma un fiume vivo. E in questo fiume, anche Leone XIV, con i suoi limiti e doni, ha ricevuto la missione di guidare la barca di Pietro. Non ci resta che salire con fede a bordo, senza nostalgia e senza paura. questo principio, pur condivisibile nella sostanza, rischia di irrigidirsi se svincolato dal discernimento vivente che lo Spirito Santo esercita nella Chiesa anche attraverso i Pastori e, in modo particolare, attraverso il Papa. Non è mai stato cattolico — e non può esserlo oggi — separare la Tradizione dalla sua interpretazione vivente nel magistero attuale.
Riguardo a Paolo VI, è forse troppo facile ridurre il suo pontificato a una “linea di faglia”. Si dimentica la sua fedeltà eroica nel guidare la Chiesa attraverso la tempesta del post-concilio, il sacrificio con cui ha promulgato la Humanae Vitae a prezzo della solitudine, e il coraggio con cui ha difeso l’autorità del magistero petrino. Sarebbe miope giudicare la sua eredità solo alla luce delle reazioni o deformazioni che seguirono, spesso alimentate più da ambienti intellettuali e mediatici che dal pontefice stesso.
Quanto al nuovo Pontefice, Leone XIV, è giusto mantenere un sano realismo. Ma l’ottimismo “moderato” che Lei esprime dovrebbe essere sostenuto da una fiducia soprannaturale più che da un’attesa vigile e fredda. Non possiamo giudicare il pontificato sulla base dei paramenti o delle prime impressioni, come se fossero meri segnali per confermare le proprie attese ecclesiologiche. Questo è esattamente il rischio di “feticismo papale” che Lei stesso denuncia.
Infine, Lei scrive che ciò che conta è l’ufficio, non la persona. È vero che il papato è molto più dell’uomo che lo riveste. Tuttavia, ogni Papa è strumento concreto di quell’ufficio, e lo Spirito Santo, pur senza annullare la libertà umana, non cessa di operare anche attraverso limiti e debolezze. La fede nella Chiesa non consiste nel rifugiarsi in ciò che è immutabile per evadere la fatica del presente, ma nel riconoscere che Dio continua a parlare anche ora — anche attraverso un Papa che non abbiamo scelto e che può sorprendere le nostre attese.
La Tradizione cattolica non è un museo, ma un fiume vivo. E in questo fiume, anche Leone XIV, con i suoi limiti e doni, ha ricevuto la missione di guidare la barca di Pietro. Non ci resta che salire con fede a bordo, senza nostalgia e senza paura.
Ineccepibile.
Un esempio di chiarezza, pacatezza, finezza nella forma quanto irreprensibile nei contenuti. Questo commento lo riproporrò in altri frangenti…😁
Speriamo altri sacerdoti seguano queste orme.
In fondo, si tratterebbe di rendersi conto che anche nel dietro le quinte di un blog (o da articolisti, come in questo caso), si resta ministri di Dio eletti a salvare anime e dediti alla Sua gloria!
La Chiesa va unita, non disgregata!
L’opinione di un sacerdote ha un peso immenso su tutta l’economia della salvezza. L’opinione di un sacerdote specialmente, è rivelativa, in qualche modo, del suo rapporto con Dio e, sempre, della sua fede.
La voce di un ministro ha riverberi impensabili nei cuori di coloro che la odono. Qualcosa che gli “unti” non dovrebbero dimenticare mai…come non dovrebbero dimenticare mai di far parte di un ordine gerarchico. Altrimenti non c’è Chiesa…non c’è Chiesa…
Allora, ancora una volta, grazie, don Pietro Paolo.
Intervengo molto poco e spesso sono bannato ma, se ci riesco, passo a considererare solo una cosa fra tutti i commenti sorti su un prete tedesco che a tanti sembra giustifichi se stesso. Che noi fedeli siamo stati abbandonati dalla gerarchia dei consacrati è indubbio anche se dal lato loro preti non lo vedono. Nel blog ci son dette molte cose vere e amare più esposti dei fatti, e chi ha avanzato delle difese a parole, cercando di difendere la situazione generale in cui si è trovato immerso, si è preoccupato più di difendere la propria persona e anche questo appare chiaro. Qui sono proprio i preti, o quelli che si dicono tali e sarebbe meglio che siano dei troll, a dimostrare che la carità non sanno cosa sia ed è chiaro che nessuno con la minima esperienza di vita cristiana possa più creder loro. Esser preti, loro non lo sanno ma oggi significa fare delle scelte certamente “combattenti” per la difesa della fede ma queste li esporrebbero troppo e allora si fermano a parlare di carità ma a vivere di altro. La dimostrazione di questo è che interrogati a dar un nome e una località al loro essere preti si sono negati per non aver fastidi negando nel contempo il loro dovere di dar ragione con tutto se stessi di quello che dicono e inducono a pensare che ogni probanblità non fanno.
È vero, a quello che rimane del popolo di Dio, le parole non bastano più perchè la vita difficile di ogni giorno vuole indicazioni con esempi e sacrifici personali che mancano ed è inutile riempire il blog di cose che non esistono nella realtà. Una di questa è stata l’accettazione passiva (qui vista come “vile” ma cosa potrebbe essere?) di un estraneo al posto nientemeno del papa e questa comunque meschina figura fra i consacrati rimane su di loro indelebile. Non hanno più valore le loro parole e dopo 12 anni sembrano a tutti scuse più o meno fondate sulla loro vita pubblica, ma purtroppo scuse sulla loro esistenza, inerte e nascosta,mentre il male dilagava. E quel male, come si vede sui commenti sul nuovo papa, continueranno a scusarlo e a legittimarlo mentre giustificano se stessi nel nuovo dubbio, troppo notevole dubbio, papato.
Don Pietro Paolo sono anni, ormai, che – bontà sua! – interviene sul blog con una pazienza infinita, ricevendo continui e ingiustificati attacchi da “cattolici”. In un blog, poi, in cui il 99% di noi è assolutamente anonimo, persino con proprio nome e cognome…
E poi crede che un bot o un profilo non corrispondente al vero, possano davvero suscitare così tanto fastidio come don Pietro Paolo?
E chisseneimporta se il nome è fasullo: la Verità è sempre riconoscibile! Ma dove sta il discernimento? Chi riesce oggi a distinguere il bene dal male, il vero dal falso? Forse Minutella col suo compare Cionci, tutti dediti a farsi miliardari e a trascinare nella loro medesima, tristissima sorte, troppe anime facilone e ignoranti???
Ma suvvia…