La nOmismatica si Addice ai Preti. Cambiare il Paradigma che Crea il Debito Inestinguibile. Giovanni Lazzaretti.

20 Maggio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questi due testi estremamente interessanti, e molto chiari. Vi invitiamo a leggerli, nonostante l’ampiezza. Buona lettura, meditazione e riflessione.

§§§

 

17 maggio 2025, San Pasquale Baylon

18 maggio 2025, San Felice da Cantalice

 

La nOmismatica si addice ai preti

30 aprile, preambolo per un lungo testo

 

In allegato c’è un lungo testo, che spero vogliate leggere, tenere in archivio, e semmai anche stampare. Lo vado a inquadrare con questo preambolo.

Il testo nasce per un evento del 30 aprile 2025, festa di Santa Caterina da Siena (anche se non è la festa di Santa Caterina da Siena).

E Santa Caterina da Siena ha per me un legame fortissimo con la nOmismatica(1).

30 aprile 2025, un giorno da ricordare.

 

UN DOVEROSO RICHIAMO ALL’ULTIMO SAMIZDAT

Prima di iniziare il preambolo, un doveroso richiamo all’ultimo Samizdat(2).

Verso la fine del testo scrivevo un’invocazione.

«Che Gesù Cristo, Principe della Pace, liberi le menti degli ebrei dal sionismo, e le menti dei palestinesi dal fondamentalismo islamico. Precondizione per il perdono e per la pace.»

L’amico Giuliano, nell’approvare l’articolo, riprende e rilancia.

«Che Gesù Cristo, Principe della Pace, liberi le menti degli ebrei dal sionismo, le menti dei palestinesi dal fondamentalismo islamico e il cuore di noi cristiani dall’indifferenza per l’espandersi di una mentalità che rinnega i fondamenti della civiltà costruita nei millenni dalla fede in Cristo Signore.»

Aggiunta ottima, e azzeccata.

  • Se gli ebrei ignorano il diritto naturale, tranne forse i Neturei Karta e pochi altri,
  • se i palestinesi ignorano il diritto naturale, tranne forse un piccolo resto di uomini di pace,
  • noi siamo invece gli apostati del diritto naturale: lo custodivamo, e ne abbiamo fatto strame; sopravvive un piccolo resto, i cattolici che conoscono i princìpi non negoziabili.

Quindi, grazie di cuore a Giuliano (è un altro Giuliano, non il Priore del nostro “Giardino di Maria”).

 

30 APRILE, PRIMA PARTE: CRONACHETTA SAMMARTINESE

Il 30 aprile 2025 è stata una giornata particolare.

Ci tenevo a organizzare un regalo bis alla Carla, già direttrice della Scuola Materna Parrocchiale Regina Pacis. Il regalo fatto nell’ottobre scorso aveva avuto pubblicità limitata, e quindi lo si poteva integrare.

Del resto non è mai troppo tardi per dire «grazie».

Si è formato un gruppetto, che le ha offerto un buono libri da 500 euro, buono che lei divorerà certamente.

Quando consegnarlo?

Dovendo essere una festa-non festa, cerco una data significativa, ma al contempo un po’ defilata.

Mi viene in mente il 30 aprile:

  • è il 25° anniversario della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska;
  • quel giorno (Domenica 30 aprile 2000) dieci sammartinesi stavano in Piazza San Pietro alla canonizzazione di Suor Faustina per puro caso, senza sapere nemmeno loro “come”;
  • la Carla dirige la recita della Coroncina della Divina Misericordia di Santa Faustina ogni giovedì, fin dall’Anno Giubilare straordinario del 2016.

Quindi ok per mercoledì 30 aprile: Messa delle 19, a seguire Coroncina extra, poi pizza e consegna del regalo. Una piccola festa defilata.

A un certo punto mi sono accorto che la festa c’era davvero.

A Reggio Emilia il 29 aprile si festeggia il primo miracolo della Madonna della Ghiara, per cui Santa Caterina da Siena deve traslocare al 30 aprile.

Quindi tutto perfetto: il 30 aprile è festa ufficialmente. Festeggiamo la Patrona d’Italia e d’Europa, e c’è il Gloria nella Messa.

 

30 APRILE, SECONDA PARTE: MATTINATA INSOLITA

Il 30 aprile lo ricorderò anche per un’altra cosa, un insolito impegno mattutino.

Un gruppo di preti stava tenendo un ritiro spirituale accanto a un’antica pieve.

Tra loro c’è anche don GiusePPe, che propone, per l’ultimo giorno, lo schema: Messa + Lodi + colazione + conferenza di Lazzaretti sulla nOmismatica + pranzo di fine ritiro.

Una proposta insolita, e ancora più insolito il fatto che gli altri abbiano accettato.

Ogni conferenza mi dà un certo patema d’animo.

Ma stavolta ero sotto la protezione di Santa Caterina da Siena(rivedere nota 1) ed ero quindi abbastanza tranquillo.

Tranquillo non significa però che io fossi in ottima forma.

Ero sfatto, come sempre mi capita prima delle conferenze. Non sono un conferenziere professionista; l’intervento lo preparo sempre per iscritto; non riesco a riproporre testi del passato, perché voglio sempre inserire il “di più” che ho imparato nel tempo.

Insomma, ogni nuova conferenza si traduce in un periodo di scrittura, di revisione, di studio, con una fatica notevole.

Per fortuna da qualche tempo ho dei generosi autisti che, prelevandomi a casa, mi fanno fare un viaggio rilassato, e questo aiuta parecchio.

Stavolta c’era al volante l’ottimo Filiberto, che mi carica a San Martino in Rio e mi porta in tranquillità(3) alla pieve, 130 km più o meno. Arriviamo giusto in tempo per caffè & colazione.

 

COSA SERVE LA nOmismatica AI PRETI?

Con don GiusePPe avevamo scelto il titolo “Primi elementi di nOmismatica – Una disciplina tecnica che dà luce alla Dottrina Sociale della Chiesa”.

Cosa c’entrano i preti con la nOmismatica?

Beh, bisogna avere in mente che l’Antico Testamento, i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, forniscono elementi per il più pazzesco dei sistemi monetari.

Ovunque nei Vangeli si parla di amministratori, argento, banche, beni, cambiavalute, credito, debito, decima, denaro, elemosina, monete, oro, prestito, remissione, ricchezza, talenti, tributi,…

Tema importante, anzi decisivo, visto che compare anche la frase «Non potete servire Dio e la ricchezza»

Il denaro è l’antagonista di Dio.

Cosa perfettamente logica visto che il Principe di Questo Mondo ha poco altro da offrire ai suoi adepti se non il denaro (gli altri elementi base, potere successo & sesso, dipendono molto dal denaro).

Cinque sono le parole fondamentali su moneta, finanza e debito fornite dalla Bibbia:

  • Decima
  • Prestito a tasso zero
  • Remissione del debito
  • Deposito
  • Lascito

Parole fondamentali, ma dimenticate. È difficilissimo trovarle in un’omelia, in una catechesi, in una conferenza, in un articolo. Sono invece concetti densi e importanti, che richiederebbero una formazione continua, intensa e capillare. Per formarsi su questi temi, che si “chiamano fuori” dall’economia come noi la conosciamo, la conoscenza della moneta è essenziale.

Quindi possiamo dire che la Bibbia ci offre ampi percorsi di nOmismatica. Ed è bene quindi che anche i preti diventino nOmismatici.

 

LO SVOLGIMENTO

Lo svolgimento, essendo il gruppo di preti riuniti attorno a un lungo tavolo, non è stato esattamente da conferenza.

Per un lungo tratto ho seguito il filo che mi ero proposto, poi sono iniziati degli interventi intelligenti che mi hanno fatto deviare.

Deviazioni che non mi inquietano mai, perché mi rendo conto di essere in sintonia col “popolo”: i loro dubbi e i loro pensieri sono esattamente ciò su cui ho lavorato per tanti anni. So rispondere, in genere con buona soddisfazione reciproca.

C’erano ad ascoltarmi anche due suore. Alla fine a una brillavano gli occhi. L’altra aveva invece la testa afflosciata sul tavolo. Il tema può essere affascinante, ma può anche essere incomprensibile a un primo ascolto.

Vi consegno dunque IN ALLEGATO la conferenza come intendevo pronunciarla. Ha funzionato bene anche se l’ho pronunciata un po’ diversa.

Aiuterà anche il gruppetto che mi segue da molto tempo: se pure hanno sentito queste mie parole ripetute in mille salse, il 30 aprile 2025 mi è venuta fuori una buona risistemazione che può essere utile. Nel testo riprendo anche brani della mia prima conferenza (27 novembre 2012), quando Taglio Laser nemmeno esisteva.

Finita la conferenza, c’è il pranzo “degli avanzi” (fossero sempre così, gli avanzi…), il viaggio di ritorno (al ritorno, senza l’uso del navigatore, la strada è semplice e liscia), una dormita pomeridiana necessaria, e poi via per la festa-non festa della Carla.

30 aprile 2025, un giorno da ricordare. Con un grazie a Filiberto (autista titolare, nonché attento uditore e buona forchetta) e a Michele (autista di riserva).

Spero che il lungo testo ALLEGATO venga letto, conservato, e semmai anche stampato, come piccolo prontuario nOmismatico. Santa Caterina da Siena ci dia luce su questo tema decisivo.

 

Giovanni Lazzaretti

Giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

[1] Il giorno di Santa Caterina da Siena, durante il covid 2020, iniziai il corso video di nOmismatica, aiutato dalla “regista” Elena Almangano, ora entrata in clausura tra le Benedettine di Monte Mario a Roma. La parola “Caterina” fa ancora parte della password del sito di nOmismatica.

[2] Samizdat n.72 “Se Von Galen fosse vescovo di Tel Aviv”.

[3] Tranquillità appena turbata da qualche strada impervia scelta dal navigatore.

***

30 aprile 2025, San Pio V

25° anniversario della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska

 

Primi elementi di nOmismatica

Una disciplina tecnica che dà luce alla Dottrina Sociale della Chiesa

 

PREMESSA

Chi transita davanti a casa mia vede sempre appesi al cancello e alla recinzione dei cartelli a sfondo religioso, con delle invocazioni.

Attualmente c’è il Sacro Cuore di Gesù, a protezione della casa contro il covid e i virus e batteri che verranno. C’è un cartello col Cuore Immacolato di Maria, a ricordo della Consacrazione di Russia e Ucraina del 25 marzo 2022. Un altro cartello invoca la (non) beata Carlotta Nobile: «Illumina, proteggi, sostieni i nostri governanti e i nostri parlamentari. Dona loro Luce perfetta perché rimuovano le porcherie più grosse e non ne facciano di peggiori».

Per un certo periodo, durante la tragedia della “economia stoppata” durante il covid, c’era un’invocazione rivolta a San Giacomo della Marca. «Donaci la moneta di popolo».

Le invocazioni però presuppongono la conoscenza dell’oggetto invocato. «Donaci la pace» «Donaci la giustizia» «Donaci la salvezza eterna» «Donaci il pane quotidiano»… Si può immaginare che le persone abbiano una certa percezione della pace, della giustizia, della salvezza eterna, del pane quotidiano.

Le persone normalmente non sanno cosa sia una “moneta di popolo”.

Forse perché non hanno percezione chiara di cosa sia la “moneta”.

È quindi necessario un percorso di conoscenza. E, fatica nella fatica, è un percorso che comporta anche un cambio di paradigma.

Paradigma.

«Il termine è stato recentemente introdotto nella sociologia e filosofia della scienza per indicare quel complesso di regole metodologiche, modelli esplicativi, criterî di soluzione di problemi che caratterizza una comunità di scienziati in una fase determinata dell’evoluzione storica della loro disciplina: a mutamenti di paradigma sarebbero in tal senso riconducibili le cosiddette “rivoluzioni scientifiche”.»(1)

Dobbiamo fare un mutamento di paradigma, e questo porterà a una “rivoluzione scientifica”. La scienza di cui stiamo parlando è la nOmismatica© «disciplina logico-matematica che studia la moneta all’atto dell’emissione»(2).

Per capire quale è il nostro compito, è bene rifarsi a cambi di paradigma del passato.

Ad esempio nell’ambito della fisica e della geometria.

 

NEWTON 1 E NEWTON 2

L’uomo cerca sempre di essere moderno, quanto meno per non essere tagliato fuori dalla vita dei suoi simili.

Anche uno come me, totalmente disinteressato alle novità, anzi perfettamente diffidente verso le novità, alla fine qualcosa di moderno finisce per sceglierlo (quando lo scelgo io semmai è già diventato qualcosa di antico, ma questa è un’altra questione).

Ci sono però due questioni sulle quali anche l’uomo più moderno non si schioda mentalmente dall’impostazione del XVII / XVIII secolo.

 

Newton 1

La prima questione è la fisica, in particolare la fisica applicata al sistema solare.

Grazie a Isaac Newton (1687) possiamo descrivere l’andamento del sistema solare con una formula e l’uomo moderno pensa ancora che il sistema solare sia descrivibile come «una palla grossa in un punto e tante palle piccole che girano su ellissi».

Anche se Einstein ha dimostrato che il moto assoluto non esiste(3), ma esiste solo il moto relativo, noi moderni continuiamo a pensare che la palla grossa sta ferma e le palle piccole girano attorno.

 

Newton 2

La seconda questione è la moneta: qui l’uomo moderno è mentalmente fermo alla moneta della Banca d’Inghilterra, fondata nel 1694.

L’attore è sempre lui, Isaac Newton, 1717: come responsabile della Zecca, fissa il prezzo dell’oro a 3 sterline, 17 scellini e 10,5 pence, generando il monometallismo aureo.

Da quel momento, nella mente umana, resta fissa l’idea che “sotto la banconota c’è l’oro”. Passano i secoli, passano i sistemi monetari, ma l’idea della “moneta appoggiata a qualcosa” rimane sempre, come perenne eredità di Newton.

Essendo “appoggiata a qualcosa”, la moneta mentale diventa per sua natura “scarsa”, scarsa come il “qualcosa” su cui si appoggia.

 

Due blocchi mentali

Due Newton, due blocchi mentali.

Nell’ambito della fisica c’è la possibilità di uscire dallo schema del XVII secolo creato dal Newton 1. Prendete il nome convenzionalmente più autorevole (Einstein), leggete la sua opera divulgativa scritta con Infeld (L’evoluzione della fisica) e cambiate paradigma.

Per uscire invece dal blocco mentale generato dal Newton 2 c’è bisogno di studiare la disciplina che ho già citato, la nOmismatica.

 

UN MATEMATICO “EMARGINATO”

Facciamo un esempio di cambio di paradigma.

Portiamoci con la mente alla prima metà del XIX secolo, quando fisica galileiana e geometria euclidea celebravano insieme il loro trionfo: sistemi nati sulla Terra e per la Terra riuscivano brillantemente a spiegare come si muovono gli astri nel cielo.

Sì, c’era ancora quel seccatore di Mercurio che non ne voleva sapere di girare secondo le leggi di Newton, ma si pensava che prima o poi si sarebbe scoperto l’inghippo.

C’era ancora da chiarire la natura dell’etere, l’ipotetica sostanza attraverso la quale si doveva muovere la luce, ma anche questo sarebbe stato spiegato prima o poi.

La fisica dell’universo era quindi spiegata. Ci fu anche chi propose di dichiarare ormai conclusa la disciplina della Fisica, e di dedicarsi solo alle sue applicazioni, all’Ingegneria.

Nel bel mezzo di questo trionfo, il matematico Nikolaj Ivanovič Lobačevskij pubblica a Kazan nel 1835 “La Geometria immaginaria”.

I postulati della geometria euclidea sono 5 e il quinto, nella formulazione didattica, suona così: «Data una retta e un punto fuori di essa, per quel punto passa una e una sola retta parallela a quella data».

Lobačevskij, come tanti altri prima di lui e contemporanei a lui, tentò di dimostrare il quinto postulato a partire dagli altri 4. Non ci riuscì e a quel punto decise che si poteva fondare una nuova geometria cambiando il postulato: «Data una retta e un punto fuori di essa, per quel punto passano almeno due rette parallele a quella data».

Cosa ne venne fuori? Una geometria perfettamente coerente, ma perfettamente inutile.

Perché inutile? Perché nei triangoli di Lobačevskij la somma degli angoli interni non fa 180°, mentre ogni misura fatta nella realtà dà sempre 180°.

Inutile dire che il nostro matematico non ebbe un grande successo: a cosa poteva servire un’elucubrazione matematica già bocciata in partenza dalla realtà terrestre e celeste?

Ma poi passarono 3 generazioni, venne Einstein, nacque una nuova fisica, e questa fisica si regge su una geometria non euclidea.

Fisica galileiana e geometria euclidea restano utili approssimazioni quando le velocità sono basse, i campi gravitazionali modesti, le lunghezze relativamente brevi.

E la nuova fisica, unita indissolubilmente a una “geometria immaginaria”, spiegò il moto di Mercurio, oltre a relegare l’etere nel dimenticatoio della Fisica. Le somme degli angoli interni dei grandi triangoli non fanno 180°.

Traiamo tre pensieri dalla vicenda di Lobačevskij.

  • La verità non è legata alla maggioranza. La verità può essere appannaggio anche di una sola persona.
  • Ciò che è vero su piccola scala non è affatto detto che sia vero su grande scala (la somma degli angoli interni dei triangoli sulla Terra fanno 180°, ma nei triangoli molto grandi la regola non vale più).
  • Sono i postulati di partenza che fanno le teorie, non i risultati pratici; se una teoria funziona sempre bene, tranne che in un solo caso, quella teoria va superata.

Questi tre punti serviranno più avanti.

 

CAMBIO DI PARADIGMA

Lobačevskij cambiò paradigma modificando un postulato della geometria euclidea, e creò un mondo nuovo.

E Einstein?

Nel 1887 l’esperimento di Michelson-Morley cercava di misurare il “vento d’etere”. In parole semplici: la Terra nel suo moto attraversa l’etere? Oppure lo trascina con sé?

L’esperimento rispose: «Né l’una, né l’altra ipotesi sono vere».

Per cui la Fisica come era conosciuta andava riformata. Ne “L’evoluzione della fisica” Einstein e Infeld dicono che questa riforma significa di fatto eliminare un postulato: l’idea che il tempo scorra allo stesso modo in tutti i sistemi di coordinate.

Ne nasce una fisica più complessa, ma al contempo più “semplice”, avendo un postulato in meno.

Una fisica che, tra l’altro, avrà bisogno di una geometria non euclidea.

Cambio di paradigma. Modificare un postulato. Cancellare un postulato. È ciò che dovremo fare anche per la moneta.

 

LA MONETA COME NOI LA CONOSCIAMO

Noi non conosciamo “la moneta”, ma conosciamo “un tipo di moneta”.

Ecco i metodi attuali di emissione monetaria.

 

Circolante cartaceo = DEBITO

«La moneta è immessa nel mercato in base ad operazioni previste e disciplinate dalla legge, con le quali la Banca d’Italia cede la proprietà dei biglietti. Questi come circolante vengono registrati nel passivo nella contabilità della Banca che acquista in contropartita o riceve in pegno beni o valori mobiliari (titoli, valute, ecc.) che finiscono nell’attivo».(4)

Quindi, per schematizzare.

  • Pacco di carta privo di valore, in mano a Bankitalia (ora tramite BCE).
  • Richiesta del pacco di carta da parte di banche sottostanti.
  • Titoli di Stato in cambio del pacco di carta.
  • Nel bilancio di Bankitalia i Titoli vanno nell’attivo, mentre il circolante cartaceo va come debito nel passivo (passività inestinguibile).
  • La banca sottostante ha una girata contabile da attivo ad attivo (perde i Titoli, riceve il circolante cartaceo CHE ORA HA VALORE).
  • Il cittadino ha in mano un pezzo di carta che FORMALMENTE è un credito di fronte a Bankitalia (il circolante cartaceo sta nelle passività di Bankitalia), ma è un credito inesigibile (e quindi la passività di Bankitalia è inestinguibile).

 

Monete metalliche = DEBITO FORMALE

Il metodo contabile è lo stesso del circolante cartaceo, ma, poiché le monete metalliche sono gestite dallo Stato, il debito è formale: la sostanza è che le monete metalliche vengono ad essere una piccola entrata dello Stato (al netto dei costi di conio).

 

Denaro scritturale emesso dalle banche = DEBITO

Il grosso della moneta viene prodotta direttamente dalle “banche sottostanti” (banche pubbliche o private, ma comunque NON banche centrali) attraverso i prestiti che concedono.

«In pratica la creazione di denaro differisce da vari malintesi popolari: le banche non agiscono semplicemente da intermediari, dando in prestito i depositi effettuati presso di loro… Ogni qualvolta una banca fa un prestito, crea simultaneamente un corrispondente deposito sul conto del mutuatario, creando in tal modo nuovo denaro.»(5)

Con un’espressione più sintetica: «Le banche creano depositi come sottoprodotto dei prestiti che concedono.»(6)

Questa tipologia di moneta costituisce circa il 93% del totale.

ATTENZIONE.

Se leggete su Internet frasi di questo tipo: «Le monete bancarie sono tutte “monete fiat”, ma sono temporanee cioè circolano il tempo necessario a restituire il prestito che ne ha decretato la nascita quando si è andati a chiedere un fido/mutuo/finanziamento», questo è un falso.

Ma per smontare questo falso c’è bisogno di un testo apposito, che manderò se qualcuno di voi è interessato (lo scrissi il 4 settembre 2020).

 

DIGRESSIONE STORICA

Questi i metodi di emissione attuali. Ma cosa è accaduto nella storia?

Guardiamo indietro nel tempo.

  • Le monete metalliche tentarono di portare con sé un “valore intrinseco”.
  • Le note di banco presupponevano l’esistenza di un deposito.
  • Quando Newton stabilì un cambio fisso fra la sterlina e l’oncia d’oro, evidentemente metteva l’oro a presupposto della moneta cartacea.
  • I sistemi misti che mettevano a riserva oro e/o valute, presupponevano sempre un fondamento.
  • A Bretton Woods 1944 fu creato un sistema basato su rapporti di cambio fortemente stabili tra le valute; tutte le valute si rapportavano col dollaro, solo il dollaro era a sua volta agganciato all’oro.

Diversi quindi i metodi nella storia, ma perfetta uniformità filosofica: la moneta “deve” appoggiarsi su qualcosa di esterno.

Per trovare qualcosa di diverso bisogna andare molto indietro, al tempo di Aristotele.

«Per conseguenza, ci deve essere una unità, ma questa c’è per convenzione: perciò si chiama nomisma [moneta], perché è questa che rende tutte le cose commensurabili: tutto infatti si misura in nomisma [moneta]».

Questa unità di misura

«ha il nome di nomisma [νόμισμα], perché non esiste in natura ma per nomos [νόμος – legge], e perché dipende da noi cambiarne il valore o renderla senza valore».

Oppure bisogna guardare al giorno d’oggi, alla “moneta fiat”, che appare dal nulla come il “Fiat lux” biblico.

Infatti, da quando Nixon il 15 agosto 1971 sospese provvisoriamente la conversione dollaro-oro (conversione cassata poi definitivamente con lo Smithsonian Agreement del dicembre 1971), la moneta non è più agganciata a nulla.

Resta solo la “volontà di crearla”, dal nulla, a somiglianza di Dio creatore.

Aristotele credo ridesse alle spalle di Nixon: «Ci avete messo 23 secoli ma ci siete arrivati. La moneta è pura convenzione».

Dove non rideva era nel passaggio successivo: «Avete creato il nomisma senza il nomos». Moneta fiat, senza leggi.

 

MONETA-DEBITO

La creazione della moneta come noi la conosciamo è certamente “moneta fiat”, moneta creata dal nulla.

Non sarebbe un peccato in sé, se venisse creata per l’economia reale, per l’occupazione, per i poveri.

Invece la moneta come noi la conosciamo ha la deleteria caratteristica che ho descritto prima: è tutta moneta-debito.

Ogni volta che viene emesso 1 euro (1 dollaro, 1 sterlina,…), viene creato nello stesso istante un debito di importo superiore a 1 euro (il debito + gli interessi).

Allora, poiché la nOmismatica è una disciplina logico-matematica, possiamo fare questa deduzione.

«Poiché l’ente che emette il denaro è il medesimo ente che presta quel medesimo denaro a interesse, il debito del mondo, per motivi matematici, e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile.»

Ossia i debiti nel mondo sono sempre strutturalmente superiori ai mezzi creati per estinguerli.

L’obiezione classica è questa: «A ogni debito corrisponde un credito. La si potrebbe quindi definire moneta-credito a ugual diritto».

No. La moneta è (o dovrebbe essere) il mezzo per chiudere il rapporto tra il debitore e il creditore. Se la moneta creata è strutturalmente inferiore ai debiti creati, è il debitore colui che patisce in permanenza la scarsità e che paga per questa scarsità.

La definizione di “moneta-debito” abbina quindi correttamente in forma sintetica la moneta al suo problema fondamentale.

Immaginiamo il fresco ruscello dell’economia e del lavoro. E immaginiamo il bacino stagnante del capitale finanziario autoalimentato.

Tra i due c’è un’idrovora perennemente in azione nella direzione sbagliata: invece di prendere l’acqua stagnante e buttarla in circolo, sottrae continuamente acqua dal ruscello dell’economia e del lavoro, e la trasferisce nello stagno del capitale autoalimentato, attraverso il meccanismo degli interessi passivi.

E questa idrovora è creata e tenuta in funzione dalle modalità di emissione della moneta.

Non c’è più bisogno di nuovo debito per creare interessi passivi: ci pensano gli stessi interessi passivi ad autoalimentare il debito.

Quante volte abbiamo sentito la frase «Si allarga la forbice tra ricchi e poveri». Viene spontaneo il pensiero che ciò accada perché i ricchi sono in agguato a cogliere occasioni per spennare i poveri. Niente di più falso. I ricchi non devono fare nulla: l’idrovora matematica lavora per loro giorno e notte.

Ricordiamo l’affermazione n.2 nel paragrafo dedicato a Lobačevskij.

«Ciò che è vero su piccola scala non è affatto detto che sia vero su grande scala (la somma degli angoli interni dei triangoli sulla Terra fanno 180°, ma nei triangoli molto grandi la regola non vale più).»

È possibile saldare i propri debiti? Certamente, accade tutti i giorni.

Ma sarebbe erroneo dedurre che, poiché una persona o un ente è in grado di saldare il proprio debito, allora anche la comunità globale di tutte le persone e di tutti gli enti è in grado di saldare il proprio debito.

No, su grande scala questo non vale.

È matematicamente impossibile.

Abbiamo quindi un problema.

 

IL SISTEMA MONETARIO. UN ERRORE MATEMATICO?

Riassumiamo la situazione.

  • La moneta è un’entità puramente convenzionale, ossia per emetterla non occorre nulla, se non la volontà di emetterla. Moneta-Fiat.
  • L’emissione di moneta convenzionale è sempre fatta col mezzo del debito a interessi, creando così una discrepanza permanente tra il debito e i mezzi per estinguerlo, discrepanza che cresce sia per il crescere del debito, sia per autogenerazione tramite gli interessi passivi. Moneta-Debito.

Conoscendo questa situazione, cosa ne pensate?

C’è un errore matematico alla base del sistema monetario?

La risposta non è né SI né NO.

La risposta è DIPENDE.

Dipende da chi siete.

Siete l’uomo normale, il classico uomo della strada che crede nella natura delle cose, crede che il compito dell’economia sia quello di creare la piena occupazione crede che il lavoro serve a mantenere la famiglia e a risparmiare per gli imprevisti, crede che i debiti siano quella cosa “che va onorata”?

Allora sì, c’è un errore matematico nel sistema.

Il mondo infatti è strutturato in modo che i debiti non possano mai essere onorati.

 

Ma se siete uno che ha 3 milioni di euro da parte (quella che stimo essere la soglia minima del capitale autoalimentato), voi potete vivere sul debito dello Stato italiano.

Basta lucrare dallo Stato una percentuale attorno al 2% del vostro capitale. 3 milioni di euro al 2% fanno 60.000 euro l’anno, 5.000 euro puliti al mese. Si campa dignitosamente.

Supponete di averne 30 di milioni. E di avere anche un lavoro di potere e ben retribuito. Voi capite bene che l’idrovora lavora costantemente per voi, tanto che non avete nemmeno la possibilità di spendere il denaro che accumulate. Il denaro diventa potere allo stato puro.

Se quindi siete uno di quelli del “capitale autoalimentato”, non vedrete nessun errore matematico nel sistema. Vedrete invece un ottimo “privilegio matematico”.

 

La scelta, come sempre, è una scelta antropologica di fondo: chi volete essere?

  • L’uomo del lavoro e del bene comune?
  • O l’uomo del potere e degli interessi passivi?

 

ECCOCI AL CAMBIO DI PARADIGMA

Ricordiamo l’affermazione n.3 nel paragrafo dedicato a Lobačevskij.

«Sono i postulati di partenza che fanno le teorie, non i risultati pratici; se una teoria funziona sempre bene, tranne che in un solo caso, quella teoria va superata.»

È possibile pensare che, in fondo, la moneta come noi la conosciamo ha prodotto un certo benessere.

Ma nel momento in cui si dimostra che fallisce in un punto chiave, ossia rende strutturalmente impossibile la chiusura di tutti i debiti, allora quella metodologia va superata.

E va superata perché, prima lentamente e poi in modo sempre più accelerato, porterà alla morte di tutte le economie.

Se siete l’uomo del lavoro e del bene comune, vi è quindi chiaro che il sistema va cambiato, ossia serve un cambio di paradigma.

Quali sono i postulati palesi od occulti che dovremo modificare o cancellare?

  • Il primo: la moneta è merce scambiabile sui mercati finanziari.
  • Il secondo: la moneta è contemporaneamente riserva di valore, misura del valore, mezzo di scambio.

Vediamoli meglio.

 

POSTULATI DA SUPERARE

«La moneta assolve a tre funzioni: riserva di valore, misura del valore, mezzo di scambio. È riserva di valore in quanto consente il trasferimento di potere d’acquisto dal presente al futuro: risparmiare oggi per acquisti futuri. È misura del valore in quanto consente di fissare prezzi e registrare debiti. È mezzo di scambio in quanto universalmente utilizzata per acquisto di beni e servizi».

Brano da Internet. Banale. Nonché incompleto. Nonché falso.

  • Innanzitutto la moneta come noi la conosciamo è anche una quarta cosa: è merce.
  • E poi le tre funzioni non sono indipendenti tra loro: sono invece in permanente conflitto.
  • E infine esiste un vento misterioso, il tasso d’interesse, che altera tutte le funzioni.

 

Riserva di valore: trasferimento del potere d’acquisto al futuro?

Se la riserva di valore fosse davvero trasferimento di potere d’acquisto dal presente al futuro, non ci sarebbe niente di male: oggi risparmio, domani il risparmio si riverserà di nuovo in economia, trasformandosi in un bene.

L’unico problema sarebbe questo: nel periodo in cui detengo la moneta come riserva, cessa di esistere come mezzo di scambio.

Irridente la critica classica: «Ma no, Giovanni! Il risparmio puoi affidarlo in prestito a qualcuno, che lo farà circolare. Dopo di che te lo farai restituire quando davvero dovrai spendere!»

Ottima soluzione, se non fosse che il prestito è gravato da interessi, per cui qualcosa si trasferisce sempre dal lavoro dell’uomo al possessore del denaro-merce.

E poi normalmente il prestito non va all’economia, ma a un generico prodotto finanziario: finanza che nutre se stessa, bevendo dal lavoro.

 

La moneta riserva di valore è moneta che non circola

Possiamo dire serenamente che

  • se la moneta è riserva di valore,
  • se la moneta è merce prestabile a interesse,

la moneta sarà sempre meno “mezzo di scambio”, e sarà sempre più “idrovora rovesciata” che toglie acqua dal ruscello dell’economia per riversarla nello stagno della finanza autoalimentata.

L’esito finale è che 1 euro, ad esempio, cambia di possessore mediamente 1 volta l’anno: è un mezzo di scambio inesistente.

Di conseguenza lo stagno autoalimentato della finanza continuerà a crescere a dismisura, in un delirio di completo distacco della finanza dalla realtà.

 

Il conflitto e la terza funzione

Le funzioni di riserva di valore e di mezzo di scambio sono in conflitto, sempre a vantaggio della riserva di valore. Il lavoro ha bisogno del mezzo di scambio, mentre chi detiene la moneta come riserva la offre a briciole, gravata da interessi.

Possiamo però affermare che, al di là del suddetto conflitto, tutti almeno concordiamo che la moneta è misura del valore?

No, nemmeno questa affermazione è così scontata. Infatti dentro ogni bene o servizio c’è una “quota interessi” che inquina il valore.

Calcoli fatti in Germania prima della crisi del 2007 davano, ad esempio,

  • al 12% la quota interessi che grava sulla raccolta della spazzatura (qui l’elemento umano pesa ancora molto rispetto al capitale),
  • 38% sull’acqua potabile,
  • 77% sugli appartamenti di edilizia sociale.

Se la funzione di riserva di valore soffoca la funzione di mezzo di scambio, ne consegue che la funzione “misura del valore” viene costantemente inquinata dalla quota di interessi che ogni bene ingloba in sé.

La moneta come noi la conosciamo è “moneta falsa”, nel senso che illude gli uomini di espletare tre funzioni, mentre di fatto ne privilegia una a danno delle altre.

Noi cerchiamo una “moneta vera”.

Dove, con moneta “vera”, si intende una moneta al servizio del lavoro dell’uomo:

  • deve indicare una misura del valore fondata sul lavoro, senza “quote finanziarie” occulte;
  • deve essere mezzo di scambio che scorre a fiumi in proporzione al lavoro dell’uomo;
  • nell’essere riserva di valore, non deve però trasformarsi in merce vendibile a interesse.

 

CANCELLIAMO UN POSTULATO, MODIFICHIAMONE UN ALTRO

Facciamo come Einstein, cancelliamo un postulato.

«La moneta è misura del valore e mezzo di scambio. Punto. Cancelliamo la riserva di valore.»

Facciamo come Lobačevskij, modifichiamo un postulato.

«La moneta NON è merce e non può essere scambiata in quanto tale, ma solo utilizzata per l’acquisto di beni e servizi.»

Fare queste affermazioni è sostanzialmente “follia”.

Ma ricordiamo l’affermazione n.1 nel paragrafo dedicato a Lobačevskij: «La verità non è legata alla maggioranza. La verità può essere appannaggio anche di una sola persona.»

Riportiamoci alla notte dei tempi.

La moneta nasce all’interno dell’economia? Oppure precede l’economia?

La risposta che viene data di solito è «la moneta nasce all’interno dell’economia».

Dal baratto, alla scomodità del baratto, alla creazione di mezzi di pagamento, mezzi di pagamento che devono essere rari, leggeri, divisibili, tesaurizzabili, non deperibili, non riproducibili. Poi i mezzi diventano cartacei, poi elettronici, fino alle criptovalute.

È questa la “scusa” che l’economia utilizza per fagocitare la nOmismatica: prima c’è l’economia, l’economia inventa la moneta, la moneta è un sottoprodotto dell’economia.

Ma in realtà non è così. La moneta nasce prima dell’economia.

Se il primo atto dell’economia è il baratto, allora è bene studiare la “filosofia del baratto”.

Quando un uomo giunge a pensare a un baratto, significa che la comunità degli uomini ha già elaborato una filosofia della moneta. Cioè ha già estratto dagli oggetti il concetto di valore.

VALORE variabile nel tempo

VALORE variabile secondo le menti degli uomini

VALORE variabile con la distanza

VALORE parcellizzabile

VALORE sul quale i due soggetti prima o poi si accorderanno

eccetera.

Questo concetto di “valore” non è nella natura delle cose, è pura realizzazione mentale dell’uomo. Per barattare è necessaria una filosofia, è necessario aver elaborato una “moneta mentale”. Quindi è proprio il baratto a dirci che esiste una scienza, la “nOmismatica”, che precede l’economia.

Paradossalmente questa scienza raggiunge il vertice con Aristotele, poi precipita e scompare.

Aristotele, pur avendo davanti già da qualche secolo le “monete fisiche”, era capace di astrarre.

La moneta è, in primo luogo, unità di misura del valore e svolge questa funzione in forza di una regola imposta dall’autorità politica.

Ecco perché, secondo Aristotele, la moneta è una convenzione legale.

Ripeto quanto già detto.

«Per conseguenza, ci deve essere una unità, ma questa c’è per convenzione: perciò si chiama nomisma [moneta], perché è questa che rende tutte le cose commensurabili: tutto infatti si misura in nomisma [moneta]»

E, per ulteriore chiarificazione, questa unità di misura

«ha il nome di nomisma [νόμισμα], perché non esiste in natura ma per nomos [νόμος – legge], e perché dipende da noi cambiarne il valore o renderla senza valore».

La moneta si rivela a noi come “convenzione” solo nel 1971, quando Nixon prima sospese e poi annullò la conversione dollaro-oro.

Per 27 secoli abbiamo creduto che la moneta portasse con sé il suo valore. O perché l’aveva nel metallo. O perché qualcuno dietro “garantiva”.

Nel giugno 2024 mi è capitato di visitare la mostra “L’avventura della moneta” (MUDEM, Museo della Moneta, Roma). Il percorso partiva con le tavolette sumeriche, che codificano dei prestiti a interesse. Ed era logico che si partisse dal prestito, visto che la mostra era organizzata dalla Banca d’Italia.

Ma in principio non fu così. La filosofia della moneta nasce senza interessi, solo misura del valore e mezzo di scambio.

Il prestito a interesse e, più in generale, il prestito da condizione di forza portarono le società a frequenti situazioni di destabilizzazione, tanto che in Mesopotamia, in Siria, in Egitto, in Israele, si contano numerosi eventi di remissione totale del debito.

Oggi gli effetti sono esplosi con la creazione del denaro dal nulla e con l’informatica diffusa. I sottomessi non sono più solo singoli cittadini, ma interi Stati.

Proviamo allora a costruire un mondo diverso, avendo cancellato e modificato dei postulati.

 

UN ESEMPIO DI MONETA DIVERSA

Sono innumerevoli le macro-idee nOmismatiche partorite dalle menti più brillanti del nostro Paese. Si attende solo qualche politico che abbia il coraggio di farsene carico.

Qui vorrei concentrarmi su una sola idea, che applica rigorosamente i due postulati che abbiamo modificato: la moneta NON è merce, la moneta NON è riserva di valore.

 

Un problema non risolto: come sostituire la svalutazione competitiva?

Poniamoci una questione. L’euro (che RICORDIAMOLO non è una moneta unica, ma è un insieme di monete nazionali a cambio fisso) ha creato un problema importante: ha fatto svanire la svalutazione competitiva.

Come funzionava la svalutazione?

In una situazione in cui le importazioni crescevano, le esportazioni calavano, e il mercato interno era in sofferenza, uno Stato saggio agiva affinché IMMEDIATAMENTE il mercato interno si riprendesse a beneficio dei lavoratori: svalutava. Le importazioni diventavano più sconvenienti, le esportazioni diventavano più convenienti.

C’era un difetto: le materie prime non si comprano nella tua valuta e, se svaluti, ti costeranno di più. Ma non succederà IMMEDIATAMENTE, e questo differimento dava al sistema il tempo di rifiatare.

Si poteva svalutare sempre? Si poteva svalutare spesso se eri l’Italia (una delle maggiori potenze produttive mondiali), non se eri lo Zimbabwe.

Lo scopo della svalutazione, anche se nessun testo di economia la descriverebbe così, era di far circolare maggiormente la moneta nel circuito chiuso dello Stato che svaluta.

Oggi col cambio fisso dell’euro l’operazione non è più possibile.

Che altre tecniche si possono adottare per ottenere lo stesso effetto?

Ricordiamoci che la moneta come noi la conosciamo CI FA CREDERE di mettere a disposizione tre funzioni: misura del valore, riserva di valore, mezzo di scambio.

In realtà:

  • privilegia la riserva di valore,
  • rende asfittico il mezzo di scambio,
  • e altera la misura del valore, con la quota permanente di interessi passivi che ingloba.

Per dare vigore al mezzo di scambio, occorre smorzare la riserva di valore.

Una delle tecniche è la Camera di Compensazione.

 

Camera di Compensazione

La teoria della “Camera di Compensazione” (da ora CdC) suona così:

«Data una rete di persone e/o famiglie e/o enti e/o ditte (nodi della rete), e definito un parametro di controllo, i nodi della rete possono espletare tutte le transazioni economiche tra di loro senza l’uso di contanti, senza la necessità di versamenti, senza l’uso del sistema bancario, purché tali transazioni rispettino il parametro di controllo».

Oltre ai componenti della rete (nodi della rete), la CdC necessita

  • di un ente organizzativo
  • di un supporto informatico
  • di un metodo automatico per “digerire i ladri”.

Il “ladro” non è necessariamente un ladro consapevole.

È, più o meno, «colui che, con situazione di saldo negativo, risulta non più contattabile dagli altri nodi della rete». (Morto senza eredi, oppure emigrato in un monastero in Tibet).

Naturalmente esiste anche la situazione opposta, il benefattore inconsapevole. Una ragazza che partecipava alla nostra CdC paesana è entrata in clausura avendo un saldo positivo: le ho chiesto esplicitamente di non dissolvere questo credito, perché è didatticamente molto utile.

 

Il parametro di controllo può essere, ad esempio

  • un limite al valore della singola transazione
  • un limite al valore del passivo totale o dell’attivo totale di ogni nodo
  • un limite al totale generale dei passivi o degli attivi
  • un limite alla frequenza delle transazioni
  • o un insieme di tutte queste cose.

 

Nel mondo delle Camere di Compensazione

  • tutti i partecipanti partono con un saldo pari a zero
  • la moneta è misura del valore, è mezzo di scambio, ma NON è riserva di valore (infatti il valore totale del sistema è zero)
  • la moneta è quindi puro flusso
  • la registrazione della scrittura contabile estingue il debito
  • ogni partecipante ha una posizione debitoria o creditoria, ma il debito o il credito sono multilaterali; se sei a debito, il tuo creditore è l’insieme di tutti gli altri partecipanti; se sei a credito, il tuo debitore è l’insieme di tutti gli altri partecipanti
  • non esiste il tasso d’interesse
  • il debitore e il creditore hanno pari dignità, essendo uno il complemento dell’altro (nella moneta classica tendiamo a vedere il debitore come “cattivo” e il creditore come “buono”).

Questo è un sistema monetario diverso.

Nella CdC tutti partono a saldo zero e quindi GLOBALMENTE la moneta CdC non è riserva di valore.

Può esserci certamente un provvisorio accantonamento del singolo, in vista di un acquisto futuro.

Ma non è moneta-merce, e non è moneta-debito.

 

Dove può essere applicata

La CdC può essere applicata in qualunque situazione in cui c’è una rete di contatti economici.

È una cosa concettualmente non immediata (occorre formazione culturale) e faticosa da realizzare (perché occorre attuare metodologie per dare fiducia allo strumento).

E, anche una volta data fiducia, la gente la percepirà non dico come la “moneta cattiva”, ma comunque come la “moneta complementare”.

Questa è la sua forza: com’è noto, la moneta percepita come “cattiva” viene spesa subito. Questo è esattamente lo scopo: spenderla subito, farla circolare.

L’ideale sarebbe la CdC statale, dove la fiducia è data dal semplice fatto che Stato, INPS, Regioni, eccetera, sono nodi della rete e l’accettano a parità con l’euro per pagare imposte e tasse.

Per un’area di ampie dimensioni, la fiducia nasce dalla sua spendibilità nell’area: se le occasioni di spesa sono abbondanti, perché mai dovrei spendere euro, quando posso spendere la moneta complementare?

Per un’area piccola la spendibilità non può essere garantita. Ecco allora nascere CdC “spurie”, con cambiabilità in euro a termine.

Ma l’idea di fondo è sempre quella: poiché, volenti o nolenti, siamo finiti in un sistema di cambi fissi, la svalutazione competitiva va sostituita dall’accelerazione dello scambio interno.

Scambio interno con una moneta non appetibile dai mercati, perché non è merce e non è riserva di valore: serve solo al lavoro dell’uomo.

 

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.

(O ANCHE LA COSTITUZIONE ITALIANA)

Una moneta che favorisce i ricchi a scapito dei poveri, favorisce i redditieri a scapito dei lavoratori è certamente in conflitto permanente con la Dottrina Sociale della Chiesa.

Il problema però è capire la moneta, le conseguenze poi saranno ovvie.

Se invece noi pensiamo che i problemi avvengano a causa delle “crisi” senza chiederci quale è la causa, non capiremo nulla di questo conflitto permanente. Per il semplice fatto che ignoriamo che esiste un conflitto.

Sarebbe sufficiente retrocedere l’inizio della Dottrina Sociale della Chiesa all’enciclica Vix Pervenit di Benedetto XIV, e capiremmo meglio.

Pensiamo ad alcuni punti della Costituzione Italiana.

Art. 4 – La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Art. 35 – La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Art. 38 – Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

Art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Tutto questo è stato in parte realizzato fino al 1981 più o meno, perché lo Stato, pur senza modificare l’essenza della moneta, ne correggeva continuamente gli effetti deleteri.

Poi l’argine ha ceduto.

  • Se nel 1968 un operaio monoreddito dalle mie parti comprava casa con soldi suoi e senza mutui.
  • Se nel 1980 il mio primo stipendio in una dittarella era 9 volte l’affitto di casa.
  • Adesso siamo al punto di famiglie con mutui da 850 euro al mese, per altri 28 anni. Proprietari teorici, schiavi permanenti.

 

CONCLUSIONE

Viviamo in un sistema monetario afflitto da un errore matematico, perché rende strutturalmente impossibile la chiusura dei debiti e quindi rende stabile la “idrovora rovesciata” che preleva dal lavoro e riversa nella finanza.

  • Errore matematico per chi guarda dalla parte dell’economia reale, del lavoro e del bene comune.
  • Privilegio matematico per la finanza internazionale.

Per correggere un errore di sistema non c’è che un metodo: cambiare paradigma. Individuare dove sta il buco concettuale e agire di conseguenza, cambiando i postulati di partenza.

È quindi un problema innanzitutto culturale: il popolo deve capire il meccanismo che massacra il lavoro e il reddito, deve sperare che qualche politico faccia delle mosse in direzione giusta, e infine deve pregare Dio.

«Donaci la moneta di popolo».

Dove adesso sappiamo cos’è la moneta di popolo: una moneta che non sia riserva di valore (o, quantomeno, non privilegi la riserva di valore), una moneta che non sia moneta-debito.

«Tutto ciò non è un sogno. Se non è facile attuarlo, non è perché vìoli alcuna delle leggi economiche; è perché poteri assai potenti hanno il loro tornaconto nel sistema vigente, e ne perpetuano l’esistenza.»

«Ma un’altra economia è possibile. Un’economia del popolo e per il popolo. Il problema non è tecnico: è politico. Non occorre null’altro che riprendere la libertà che fu degli europei, e strappare la sovranità che fu degli Stati.»

«Da qui, se volete, comincia la lotta di liberazione.»

Citazione dell’ottantenne Maurizio Blondet, uno dei primi che fece divulgazione nOmismatica, anche se non la chiamava così.

E che, come Aristotele, pensava.

Tanto che nel 1998 scrisse il breve saggio “Non è tutto oro l’euro che luccica” dove descriveva gli esiti dell’euro SENZA VEDERLO.

Così operano i filosofi.

Così operano i nOmismatici.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

APPENDICE 1 – SAN GIACOMO DELLA MARCA

La Chiesa, in linea con la parola di Gesù «Prestate senza sperarne nulla» per secoli vietò il prestito a interesse come una delle pratiche più sporche che un cristiano potesse fare.

Ancora nel 1311 il Concilio di Vienne condannava il prestito a interesse, nonché i regnanti che lo tolleravano.

Poi, secondo la divulgazione, «nascono i Monti di Pietà, sotto la spinta dei Francescani, cerniera tradizionale tra le esigenze di un’economia che è definitivamente uscita dall’immobilismo medievale e quelle di una teologia restia a sdoganare definitivamente il concetto di prestito a interesse». Una frase tra le tante, da Internet. Frase che fa parte della cattiva divulgazione.

Se lo sdoganamento del prestito a interesse fosse avvenuto all’epoca dei Monti di Pietà, come mai Papa Benedetto XIV dovette intervenire con l’Enciclica “Vix Pervenit” sul medesimo tema ancora nel 1745?

La Chiesa mai, e in nessun modo, ha sdoganato il prestito a interesse. Anzi ha ribadito che ogni guadagno che superi il capitale prestato è illecito ed ha carattere usuraio. Anche se l’interesse è moderato, anche se è un povero a prestare a un ricco, anche se chi riceve il prestito ne trae cospicui guadagni.

E qui casca l’asino, cioè io: pensavo che la Vix Pervenit correggesse un errore originato da San Giacomo della Marca.

Lo dissi anche in una conferenza: «Il grande San Giacomo della Marca, combattente contro l’usura, sbagliò nell’impostare il concetto di “interesse modesto necessario per il funzionamento dei Monti di Pietà”. Ciò che serviva era un rimborso spese non legato al tempo».

Già. Ma dove l’avrò letta questa cosa, se non bevendo da cattiva divulgazione?

San Giacomo muore nel 1476, il dibattito sui Monti di Pietà si accende (fanno usura sì o no?), un mio contatto mi manda un riferimento alla Bolla “Inter Multiplices” di Leone X, 1515, dove non si parla di “modesto interesse”, ma della liceità di «un modesto compenso per le sole spese degli impiegati e di quanto è necessario per la conservazione, senza un guadagno per gli stessi Monti».

Mi serve il testo intero, la sola citazione non basta.

Si trova agevolmente in latino, faticosamente in italiano. Ma la pazienza non delude, perché Leone X, oltre a sdoganare i Monti col “modesto compenso”, oltre a non parlare mai di interesse, aggiunge una cosa importante

«Naturalmente sarebbe molto più perfetto e più santo, se tali monti fossero costituiti del tutto gratuitamente. E pensiamo che i fedeli debbano essere sollecitati con maggiori indulgenze ad erigere questi monti di pietà dotati dei fondi necessari per le spese».

Insomma «avete fatto trenta, fate trentuno», come si usa dire (frase nata da Leone X, tanto per stare in tema).

Quindi Leone X non sbagliò. Fu la prassi di cattolici poco attenti o in malafede che trasformò il “modesto compenso per le spese”, in “modesto interesse per le spese”, poi in “modesto interesse” e basta, e infine estese l’interesse anche al di fuori dei Monti. Poi arrivò la Vix Pervenit a risistemare tutto.

Se il Papa aveva le idee chiare nel 1515, posso star certo che le aveva chiare anche il grande San Giacomo della Marca pochi anni prima.

La perversione venne dopo.

E quindi è normale che io invochi San Giacomo con la frase «Donaci la moneta di popolo».

 

APPENDICE 2 – ELOGIO DEL FALSARIO

Lo Scandalo della Banca Romana (1892-1893) ha raggiunto il grande pubblico con lo sceneggiato RAI del 2010. Personaggio chiave era Bernardo Tanlongo, governatore della Banca Romana: stranamente non sono state tramandate sue immagini storiche, per cui gli do le fattezze dell’attore Lando Buzzanca.

Tanlongo aveva convinto la Sanders & Co. di Londra a stampare una versione bis delle banconote, per sostituire quelle usurate; in realtà le usava come denaro “fresco” per ripianare prestiti immobiliari andati insoluti nella bolla edilizia di Roma, nuova capitale d’Italia, e per donazioni a politici di alto livello. Si arrivò all’inchiesta e al processo, ma furono tutti assolti: una congrega troppo vasta e troppo alta per essere condannata.

Si percepisce orrore nelle parole di Mattia Barba (immaginario giornalista interpretato da Giuseppe Fiorello) quando apprende il trucco: “Tanlongo stampava banconote senza la copertura in oro?!?”. Falsario e ladro: creava biglietti dal nulla, non aveva copertura in oro, faceva prestiti immobiliari allegri, danneggiava risparmiatori ed economia. E si è pure salvato dal carcere.

Vi ricorda qualcosa? Se mi avete seguito, certo che vi ricorda qualcosa. Oggi tutto il sistema bancario crea denaro dal nulla, il denaro emesso non ha coperture in oro né in alcunché, molte banche hanno fatto prestiti immobiliari allegri, con danno planetario per i risparmiatori e l’economia. E nessuno ha pagato il conto, tranne qualche pesce piccolo.

Basta guardare il film “La grande scommessa” per intuire cosa è successo.

Cosa dovremmo dire? Che Tanlongo era un precursore e va riabilitato? O che tutto il sistema bancario si è degradato a livello di Tanlongo?

Ma Tanlongo lavorava per sé (poco) e per i politici (molto).

Passiamo a un falsario più “purista”, che lavorava per sé e per il popolo.

A Lisbona nel 1925 ci fu un emulo di Tanlongo: Artur Alves Reis riuscì a far stampare soldi falsi (nel senso di “non emessi dalla Banca del Portogallo”) ma veri (perché stampati dalla stessa ditta utilizzata dalla Banca del Portogallo). Sintetizzo la sua autodifesa in tribunale dalle parole di Paolo Stoppa nello sceneggiato televisivo:

«Io non ho stampato soldi falsi. Io mi sono sostituito alla Banca del Portogallo. Io ho fatto quello che LORO avrebbero dovuto fare, e che non facevano. Ho creato una nuova politica economica, creando pane e lavoro per tutti. Fate un monumento ad Alves Reis! Con l’iscrizione – Dimostrò a cosa serve il denaro -».

Personaggi come Tanlongo o Alves Reis non hanno atteso il 1971 di Nixon per capire che la moneta è pura convenzione: non servono riserve auree a supporto, basta farla circolare.

Sintetizzo da Wikipedia: «Alves Reis si arricchì rapidamente investendo le banconote in attività finanziarie in Angola e, paradossalmente, stimolò in senso positivo l’economia».

Ma non c’era niente di “paradossale”: l’economia era asfittica perché le banconote non giungevano al mondo del lavoro; l’arrivo di nuova moneta, pur nata con metodi truffaldini, mise in moto risorse lavorative intorpidite dalla mancanza di denaro.

Wikipedia ripete poi il mantra «l’immissione dell’ingente quantitativo di denaro operata attraverso la truffa alimentò nel paese il processo di inflazione». Falso.

Mi toccò acquistare la “Storia del Portogallo” di José Hermano Saraiva per avere i dati in modo non effimero, ma cartaceo. La sterlina valeva 7,50 réis nel 1919 e 127,40 réis nel 1924, con inflazione superiore al 40%. Devastante, ma anteriore alla truffa di Alves Reis. Dal 1925 iniziò invece il periodo di stabilità.

La moneta falsaria, paradossalmente, NON è moneta debito.

 

APPENDICE 3 – IL VOLUTO FARDELLO DEL DEBITO

Riporto la sintesi di un passaggio del ministro Giorgetti in parlamento (metto tra virgolette, anche se è una solo una sintesi). Le frasi esatte potrete sentirle su YouTube, se ci sono ancora.

https://www.youtube.com/watch?v=mIL5mJ6CrUI

«Quasi certamente nel 2024 saremo in avanzo primario. L’avanzo primario non è una questione economica, è una questione morale. Siamo moralmente soddisfatti, potremo affermare che con la nostra azione non abbiamo consegnato nuovo debito a chi verrà dopo.»

«Il vero problema è il debito pregresso, siamo ormai a 3.000 miliardi, con conseguenti oneri finanziari. E io invidio i miei colleghi europei che hanno a che fare con un debito della metà. E quando predico prudenza + responsabilità + cautela non sono una sorta di “disco rotto”, sto invitando a renderci credibili.»

«Siamo partiti con uno spread di 236, ora siamo a 131. Si può arrivare a una credibilità di lungo corso. Certo, abbiamo iniziato con tassi BCE allo 0,75% e siamo arrivati anche al 4%. Questo ha annullato gli effetti del calo dello spread. Ma la politica monetaria non dipende da noi.»

«Solo così ne verremo fuori. Con una credibilità di lungo corso, unita a politiche monetarie assennate (che non dipendono da noi).»

***

Vediamo adesso di rivisitare il discorso dal punto di vista nOmismatico.

Perché, diciamolo subito, il discorso di Giorgetti sa tanto di vecchio.

Innanzitutto non c’è nessun particolare merito morale nell’essere in avanzo primario. Tutti i governi, più o meno dai tempi di Ciriaco De Mita, sono in avanzo primario.

Gli anni del covid, ovviamente, non vanno presi in considerazione perché, tra le varie cose che sono state travolte da una gestione dissennata, è stata travolta anche la statistica. Sono anni “statisticamente inutili”, perché non sono confrontabili con nulla.

Essere in avanzo primario significa: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato». Non vedo che particolare soddisfazione morale possa esserci in questo.

Poi l’avanzo primario svanisce negli oneri finanziari: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato. E ciò che abbiamo preso in più l’abbiamo dato alla finanza internazionale.»

Naturalmente l’avanzo primario non è sufficiente a coprire tutti gli oneri finanziari: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato. Ciò che abbiamo preso in più l’abbiamo dato alla finanza internazionale. Non essendo sufficiente, abbiamo dovuto fare altro debito con la finanza internazionale, al fine di completare il pagamento degli interessi alla finanza internazionale».

Questo è il film.

E il pensare che, dopo più di 40 anni di debito affidato ai “mercati”, il film possa avere uno svolgimento differente attraverso “credibilità + politiche monetarie assennate” è sostanzialmente follia.

«La follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi» (citazione spesso attribuita ad Albert Einstein, anche se non ho modo di verificare).

Poiché Giorgetti sa come si svolge il film, dovrebbe avere anche nella mente le linee per una correzione di rotta.

  • Essendo evidente che gli interessi consegnati alla finanza internazionale mangiano l’avanzo primario e creano nuovo debito, se ne deve dedurre che gli interessi passivi generati dai mercati sono eccessivi.
  • Essendo eccessivi, e non potendo sperare che il “libero mercato” si autocorregga, occorre che i tassi di interesse tornino sotto il controllo statale.
  • Inoltre è bene che il debito torni in mano agli italiani, visto che gli italiani hanno risparmi sufficienti per coprire abbondantemente i 3.000 miliardi di debito.
  • Per allettare gli italiani devi offrire loro due cose: un po’ di tasso d’interesse e la comodità assoluta nell’uso del debito pubblico consegnato nelle loro mani. Quel debito pubblico, che diventa credito per gli italiani, deve poter essere usato per pagamenti, esattamente come facciamo col credito bancario.
  • Inoltre, poiché i crediti fiscali cedibili sono un metodo lecito e riconosciuto, bisogna utilizzarli come strumento di innesco economico. Che so, la sistemazione idraulica d’Italia pagata in larga parte con crediti fiscali cedibili.

Quindi.

  • Sistema di banche pubbliche, ossia una sorta di “braccio operativo” finanziario che possa fare anche gli interessi dei cittadini, non solo quello dei finanzieri.
  • Conti correnti di risparmio legati al MEF. Tasso di interesse inferiore ai mercati, libera cedibilità del debito pubblico come mezzo di pagamento.
  • Finanziamento di opere con crediti d’imposta cedibili su apposita piattaforma.

La frase tipica è «queste cose non ce le lascerebbero fare».

A parte che il Superbonus smentisce il “non ce le lascerebbero fare” (il Superbonus è stato fatto, e, per fermarlo, hanno dovuto chiamare Draghi a mettere sabbia nel meccanismo), la prima cosa essenziale è che un politico ANNUNCI ciò che vorrebbe fare.

Ossia crei una crescita culturale nel popolo.

Poi, se il politico non riuscirà a realizzare le sue idee, amen. Lo sappiamo bene che dovrà combattere contro entità mostruose come sono le anonime congreghe finanziarie.

Ma non vogliamo più politici che guardano sempre lo stesso film, e ancora pensano che «stavolta potrebbe avere un esito diverso».

Ciò che è necessario è un diverso approvvigionamento di moneta, moneta non a debito.

 

 

NOTE

[1] Treccani, voce “paradigma”.

https://www.treccani.it/vocabolario/paradigma/

[2] Il termine nOmismatica© è stato depositato: si scrive in minuscolo, con la O maiuscola in seconda posizione.

[3] Dal punto di vista divulgativo, vedere Albert Einstein e Leopold Infeld “L’evoluzione della fisica”, Bollati Boringhieri

[4] Comparsa di costituzione (ossia primo atto difensivo) della Banca d’Italia a seguito di denuncia del SAUS (Sindacato Antiusura) di Giacinto Auriti.

[5] Bank of England, “Quarterly Bulletin”, n. 1, 2014, citato da Luciano Gallino, 11 maggio 2014, la Repubblica.

[6] Martin Wolf, Financial Time, ripreso da Repubblica.

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2 commenti

  • Giovanni ha detto:

    La moneta debito è una costruzione infernale ed è proprio lì la testa dell’idra che divora corpi e anime. Bisogna colpirla in quel punto esatto, ella morirà trascinandosi tutto l’immondo lerciume che ha distribuito all’umanità.

  • maria anna ha detto:

    da tempo non uso il sistema bancario. Venticinque anni fa mi affidai alle Poste Italiane, Per poi rendermi conto che anche esse sono “Sistema Bancario ” !!!!