Leggere Libri, cercare l’Assoluto, le Uniche Parole che Formano l’Unica Frase, Perfetta. Benedetta De Vito.

17 Maggio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questi pensieri leggeri, da fine settimana, dalla Sardegna. Buona lettura e diffusione.

§§§

Mi piace, al giovedì mattina, quando nella piazzetta di Porto San Paolo s’anima un piccolo mercato (dove compero il pecorino sardo) andare a trovare, nella Bibliotechina del paese, la mia amica Pina che lì, piena di entusiasmo, lavora. Insieme passiamo un tempo a chiacchierare dei casi nostri e un altro a parlare di libri. E così, tra due blabla e un sorriso, mi è venuta l’idea di prendere in prestito due libri appena usciti, di leggerli e di scrivere qualcosa qui, tanto perché non si dica che mi sono perduta nell’Ottocento, che sono retrograda e che mi volto sempre indietro. E, presto presto, andiamo a cominciare.

Il primo volume “Non dico addio”, un Adelphi, va toccato con un certo rispetto perché la sua autrice Han Kong, coreana, ha appena vinto il premio Nobel, che significa anche prendersi un bel mucchio di soldi… Così, sole in fronte, eccomi a leggere le prime pagine che raccontano un suo sogno tetro e di morte.

Proseguo, già con una smorfia nel cuore, e cominciano i dolori perché l’atmosfera si fa sempre più decadente, trista, cupa. Quando arrivo al punto in cui la protagonista senza un perché (comprensibile, almeno per me) si fa la doccia tutta vestita, dico basta.

Lo so, è un premio Nobel, dovrei inchinarmi e continuare, ma ho ormai i capelli striati di cenere e di tempo ne ho poco da perdere. Così non vado avanti con buona pace della Corea e del Nobel.

Il secondo volume, con copertina accattivante di ragazza misteriosa, in stile scrittrice inglese da best seller, è cartonato e ben confezionato. Si intitola “Il profumo sa chi sei”, edito da Garzanti, e lo ha scritto Cristina Caboni. Toc toc, un ricordo bussa all’uscio e spinge aperta la porta per entrare: Rosalie, la signorina irlandese amica di mia madre, arrivava in Sardegna con la sua valigina piccola così e, con mio stupore (e di tutti), ogni sera tirava fuori una mise diversa, in gonna e pantaloni. Poi, dal suo magico bagaglio, ecco comparire una torretta di paperbacks con copertine simili a quella del libro della Caboni. Dopo averli divorati, lunga distesa in spiaggia, li lasciava nella bibliotechina di mio padre che se ne lamentava chiamandoli “’sti libracci”, ma poi qualcuno, mani sconosciute, se li portava via…

Lo confesso, non avevo mai sentito parlare della Caboni ed ero piuttosto curiosa di scoprire un’autrice sarda pubblicata da Garzanti. Ma già alla seconda pagina, quella con l’epigrafe, trovo il primo errore: se stesso, scritto con l’accento. Sento il fastidio salirmi in gola e il fastidio si fa superlativo quando a pagina 12, mi pare, scopro che la protagonista mangia “sul” (cioè sul tetto del treno in corsa) e non “nel” vagone ristorante.

Vabbè, Benedetta, sei un’incontentabile, è solo una preposizione sbagliata, dai. Sì, forse, non so. Proseguo e mentre seguito nella lettura mi accorgo che le parole, una appresso all’altra, disegnano scenari senza vita, i dialoghi sono banali, le parole, tante parole, non toccano mai il fondo, non rimandano la vita restano in superficie. Galleggiano. La storia non mi prende, ma forse sono io che, innamorata della letteratura, cerco l’assoluto. Ricordo che Katherine Mansfield – oh quanto la amo! –  diceva che bisognava trovare le uniche parole che formavano l’unica frase, quella perfetta…

Arrivata a pagina quaranta del volume, non riesco ad andare avanti e lo chiudo. E torno a leggere in inglese un piccolo libro (trovato su Gutenberg, la biblioteca virtuale della rete) che racconta la vita di Santa Monica. E non sapevo che Monica avesse un marito pagano e sciupa-vita, una suocera puntuta e pagana anche lei e che tutti e due si convertirono grazie a lei. Non sapevo che aveva chiamato sua figlia Perpetua per ricordare la santa martire che guidò la mano del suo aguzzino.

Che strano, il libro (bellissimo e vivo) pur parlando di Tagaste e Cartagine, di Agostino e di Ambrogio, mi pare che ben descriva l’Italia tornata pagana di oggi.

Allora come oggi gli uomini volevano soltanto spassarsela, fare a modo loro,  e c’erano anche i giovani teppisti che entravano nelle aule universitarie impedendo alle lezioni di continuare. Proprio come accade oggi…

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

ATTENZIONE:

L’IBAN INDICATO NELLA FOTO A DESTRA E’ OBSOLETO.

QUELLO GIUSTO E’:

IBAN: IT79N0200805319000400690898

***

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

2 commenti

  • paola caporali ha detto:

    Cara Benedetta,
    Vorrei suggerire un libriccino anche io, se posso, perché mi ha davvero folgorato: “Cartagloria”, di Rosa Matteucci.
    Penso che Le piacerebbe.
    Con affetto e gratitudine, santa Domenica
    In Cristo
    Paola

  • Franco ha detto:

    Evviva! Una frustata alle scemenze di moda…Grazie signora Benedetta.