Eventi e Incontri. Custodire l’Ambiente, Proteggere la Famiglia. Canossa, Papato e Impero. La Sagrada Familia.

17 Maggio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo elenco di iniziative ed eventi, stilato dal prof. Giovanni Lazzaretti. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

INIZIATIVE

[1] *OGGI* SABATO 17 MAGGIO 2025, 15.30, LUCCA, BATTAGLIA – POLEGGI – VANNACCI – COGHE, “CUSTODIRE L’AMBIENTE, PROTEGGENDO LA FAMIGLIA”
Lo scienziato, il politico, e Pro Vita & Famiglia, per tornare a parlare di una ecologia umana.

[2] *DOMANI* DOMENICA 18 MAGGIO 2025, 21.00, RIMINI, CORO JUBILATE DEO, “EGO FLOS CAMPI”
Coro diretto da Ilario Muro. Volantino ed elenco canti

[3] SABATO 14 GIUGNO 2025, 16.00, BERGAMO, DON POZZA – FONTANA – MONTES, “CRISTO RE DELLE MENTI, DELLE VOLONTA’ E DEI CUORI”
Convegno sulla regalità di Gesù Cristo nel centenario dell’enciclica “Qua Primas” (Pio XI, 11 dicembre 1925).

[4] DOMENICA 22 GIUGNO 2025, 11.00, CANOSSA, MARIO BERNABEI, “MATILDE DI CANOSSA, TRA PAPATO E IMPERO”
Pranzo e visita guidata al Castello di Canossa (conferenza itinerante), organizzata dall’associazione “Luce di Cristo”.

TESTI, NOTE & CONTRIBUTI

[1] SAGRADA FAMILIA
Col titolo “Testimoni di bellezza: Antoni Gaudì, un uomo al servizio di Dio”, Costanza Miriano intervista l’espertissima Chiara Curti.
https://www.youtube.com/watch?v=AEPRgdEyCbc

[2] DON ALFONSO POPPI
Mi hanno rilanciato la “lettera agli amici” del missionario don Alfonso Poppi (che non conosco). Un’occasione per conoscere la sua vita in Kenia e Uganda.

wiPolo Martyrs Shrine – Paimol,
c/o Gulu Archdiocese
P.O. Box 200
GULU – Uganda
Carissimi amici,
11 Maggio 2025
Come potete vedere dalla intestazione della lettera
da poco più di un paio di mesi ho traslocato con tutto
quanto da Kahawa Sukari – nella megalopoli Nairobi – al
Santuario dei Beati Martiri Daudi Okello e Jildo Irwa in
località wiPolo, Paimol, una zona rurale del Nord Uganda
a circa 20 km da Kalongo, dove sorge l’Ospedale reso
famoso in tutta Uganda dal Dr. Ambrosoli, Comboniano,
proclamato beato due anni fa. Quindi mi sono trasferito in
una zona segnata dalla santità sia di due catechisti
teenager martiri che da un medico missionario martire
della carità. È quindi comprensibile che l’Arcivescovo di
Gulu abbia uno sguardo di particolare attenzione per
questa terra che porta in sé una santità da guardare,
seguire ed imitare.
Più di tre anni fa Don Paolo Sottopietra, durante
l’ultima sua visita alla casa di Nairobi, mi chiese: “Dopo
la tua missione qua a Kahawa Sukari, dove pensi di
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continuarla?” Non ebbi nessun dubbio nel rispondere che,
se era d’accordo, avrei desiderato riandare ai luoghi dove
era maturata la mia vocazione sacerdotale e missionaria,
cioè nella Arcidiocesi di Gulu. Conoscendo bene la mia
storia, Don Paolo fu felice di assecondare questo mio
desiderio e dopo aver preso contatto coll’Arcivescoco di
Gulu, sono stato mandato ufficialmente in questa Diocesi
come membro “extra domum” della San Carlo.
Nonostante i miei vent’anni vissuti in passato tra gli
acholi , è per me un cambiamento radicale di paese e di
situazione sociale storica e umana (senza parlare del fatto
che ora però ho 30 anni in più), che rispecchia un po’ – in
senso contrario – quello di 27 anni fa, quando colla mia
Land Cruiser station wagon, carica delle mie cose, mi
trasferii da Kampala a Nairobi, dove l’Arcivescovo ci
chiese di fondare una nuova Parrocchia nella periferia di
Nairobi. Allora le parole di S. Giovanni Paolo II nella
Redemptoris Missio n. 35 b) “l’immagine della missione
‘ad gentes’ sta forse cambiando: luoghi privilegiati
dovrebbero essere le grandi città, dove sorgono nuovi
costumi e modelli di vita, nuove forme di cultura e
comunicazione, che poi influiscono sulla popolazione.
…Non si possono trascurare i grandi centri dove nasce
si può dire, una umanità nuova, con nuovi modelli di
sviluppo. Il futuro delle giovani nazioni si sta formando
nelle grandi città” accesero in me, che mi sono formato
come prete nei villaggi acholi e dove per anni ho vissuto
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la mia azione missionaria con catechisti e fedeli e che in
fondo mi sono sempre considerato un prete di campagna,
una nuova passione missionaria, una nuova sfida così ben
espressa in quelle parole, una sfida da preferire.
Dopo 27 anni in cui insieme a don Valerio Valeri e
don Roberto Amoruso prima, poi con Don Giuliano
Imbasciati e, più tardi, don Gabriele Foti, assieme alla
gente del posto abbiamo lavorato ed ammirato la nascita
dell’Asilo, la costruzione della Chiesa e la graduale
enorme crescita della parrocchia, poi del Dispensario e
della scuola Primaria e delle opere ad essa legate, senza
parlare dei due fiori “alecrim” della carità, nati senza
essere stati seminati: Meeting Point e Ujiachilie. La
pandemia del Covid è stata come l’inizio di un cambio
generazionale all’interno della nostra comunità sacerdotale, con l’arrivo prima di don Mattia Zuliani,
seguito da don Luca Montini e coronato dall’arrivo di don
Mimmo, come nuovo capo-casa che ha permesso il
ritorno in Italia di don Valerio, dopo 36 anni di un
fruttuosissimo impegno nella scuola professionale di S.
Kizito, ancor prima che iniziasse la parrocchia e una
grande e solida presenza sia in casa che in parrocchia. Il
ringiovanimento dei quadri è poi proseguito coll’arrivo di
don Daniele Bonanni e del diacono Tomaso Benzoni già
assegnato alla comunità di Nairobi e presto sacerdote. È
veramente una grazia che la Parrocchia e tutte le opere
che le sono nate intorno, oggi possano essere guidate,
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consolidate e migliorate, in questa grande città dove la
nostra presenza sta dando la testimonianza viva di un
nuovo modo di educare i bambini sia a scuola che alla
fede. Un nuovo modo di educare e formare ad una
professione, un nuovo modo di affrontare la malattia e la
disabilità, trasformandole in una occasione di mostrare
come la fede vissuta in comunione cambia la vita. In tutta
questa grazia di Dio poi dal 2012 la nostra comunità di
preti è stata raggiunta anche dalla comunità delle
missionarie di San Carlo che si sono messe al nostro
fianco e nelle scuole, nelle opere catechetiche e caritative.
Con tutte queste iniezioni di energia missionaria giovane
ed entusiasta è diventato anche facile per me riconoscere
che era giunto il tempo di consegnare la Parrocchia, e
tutto quanto è nato sorprendentemente intorno ad essa, a
nuove fidate mani e dare inizio, a Dio piacendo, ad una
nuova fase della mia vocazione missionaria, quasi un
ritorno alla sua origine.
Così il 7 Marzo scorso ho fatto il viaggio inverso
dalla megalopoli Nairobi al Santuario dei martiri di
wiPolo . Per me si è trattato, anche emotivamente, di un
ritorno a casa, nel luogo dove arrivai nell’Agosto 1973,
quasi 52 anni fa, mandato dal don Gius a continuare una
esperienza di comunione in quel di Kitgum (che dista da
wiPolo 90 km) iniziata dai nostri amici Guffanti e Nicora
e confermata nell’incontro con Padre Tiboni. Da quel
primo incontro con padre Tiboni, che aveva dato vita ad
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un Seminario per vocazioni adulte, sorse in me, dopo
pochi mesi, la certezza di essere chiamato a diventare
sacerdote missionario ed in particolare prete diocesano
della diocesi di Gulu. Ancora oggi mi meraviglio della
certezza e della libertà di una tale decisone, appena a due
tre mesi dal mio arrivo. Capisco che fu una grazia del
Signore che usò come strumento la persona di Tibo, un
uomo totalmente libero perché totalmente affidato a Lui.
Nella sua libertà cominciai a respirare e ad abbracciare
quegli uomini e quelle donne che attendevano di
conoscere Cristo come lo avevo conosciuto io. E – in cuor
mio dicevo – perché questo possa accadere bisogna dare
loro la vita. Capisco ora che tale decisione era anche il
frutto dell’esperienza della caritativa che avevo vissuto da
universitario a Modena nel movimento di CL e del
richiamo sempre vivo, che si andava a condividere noi
stessi con gli orfani, coi meridionali, con gli anziani o coi
prigionieri, per qualche ora durante i fine settimana.
Magari si trattava di un breve tempo, ma la qualità di quel
tempo più o meno lungo era dettato dallo “stare con loro –
anche solo una mezz’ora – ma starci come se fosse per
sempre!”
Ora guardando indietro e con un solo sguardo
abbracciare tutta questa storia è una esperienza
mozzafiato come quella di stamani quando, nel buio
antelucano, col rosario in mano, mi sono affacciato dalla
veranda della casa e mi sono sentito avvolto
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dall’immensità di un cielo trapuntato di stelle, lo stupore e
la gratitudine per una vita trapuntata di grazie più grandi
di me e allo stesso tempo per me e per tanti altri
compagni con me e vicino a me. Sei Tu Signore che hai
preparato tutta questa storia, attendendo con pazienza e
tanta misericordia il mio spesso titubante sì per poi farmi
vedere ed ammirare in ogni sfida o apparente
contraddizione la Tua presenza che trasfigura il male in
bene, il dolore in gioia e la indecisione in comunione.
Eccomi ora qua in questo Santuario dedicato a
questi due adolescenti, teenagers Daudi e Jildo che
avendo incontrato Cristo nel padre comboniano
Gambaretto a Kitgum si offrirono per andare missionari
catechisti in questa zona dove, dopo meno di un anno,
furono uccisi uno dopo l’altro perché insegnavano la
religione vera. Dopo che Daudi era stato ucciso, Jildo, più
giovane, si rifiutò di fuggire, come gli veniva suggerito,
ma volle vivere fino in fondo la sua fedeltà a Cristo nella
fedeltà all’amicizia con Daudi: “Se avete ucciso Daudi
perché insegnava la religione, dovete uccidere anche me
perché siamo venuti per la stessa ragione!” Cuore puro di
bambino! Senza di esso non si entra nel regno di Dio.
Furono proclamati Beati in San Pietro a Roma nel 2002, e
proprio in quella celebrazione fui presente anch’io anche
se solo come spettatore dal sagrato, e mai avrei
immaginato di venire a vivere proprio qui dove il loro
sangue fu versato e dove – ecco un altro segno – ancora
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seminarista (1978) avevo vissuto un paio di settimane per
un periodo lavoro pastorale nei villaggi, risiedendo in una
piccola casetta accanto alla bella Cappella di Paimol
costruita su di una larga roccia.
Tutto il territorio dell’Arcidiocesi di Gulu, con una
estensione più grande del Ruanda, dal 1986 al 2005 fu
terra di ribellione a Museveni e di guerriglia, con violenze
inenarrabili sulla popolazione ed in particolare i bambini,
che venivano rapiti dalle scuole e costretti a divenire parte
dei ribelli o morire. Vista l’inefficacia dell’esercito contro
la guerriglia, il governo impose alla popolazione di essere
internata in campi “protetti” dove decine di migliaia di
persone furono costrette a vivere in vari centri dispersi su
tutto il territorio. Fu solo nel 2012 che il Vescovo di Gulu
fu in grado di affidare a Padre Joseph Okumu, fino ad
allora Direttore del Centro catechistico della Diocesi,
l’improba missione di dare vita ad un Santuario in onore
di questi due giovani, proprio nel luogo dove furono
uccisi, un luogo isolato senza alcun servizio di trasporto
pubblico. Ora dopo 13 anni di presenza continua, di
paziente lavoro e tanti sacrifici di Padre Joseph Okumu
(più tardi con la fraterna compagnia di padre Edo Morlin
Visconti, che riuscì a coinvolgere con la predicazione e
con le recite delle sue opere in dialetto meneghino “El
Vangel per el dì d’incoeu” in tante Parrocchie
dell’hinterland milanese), il sostegno di tanti amici e
nuovi benefattori hanno reso possibile definire intorno
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alla già presente chiesetta, un ordinato e largo terreno del
santuario, la cui entrata è segnata da una coppia di archi
in cemento armato uniti dalla Croce, a significare la
comunione dei due coll’unico salvifico sacrificio di
Cristo. Qui nel 2018 dopo la costruzione della casa dei
Padri e la realizzazione di un’ ampia struttura aperta, ma
coperta, per le celebrazioni eucaristiche, si tennero le
solenni celebrazioni del centenario del martirio, alla
presenza di decine di miglia di cristiani venuti da tutte le
Parrocchie della Diocesi ma anche da tutta l’Uganda e
oltre. Infatti anch’io venni dal Kenya e partecipai insieme
a due dei giovani sacerdoti (don Mattia e Don Luca)
entrati a far parte della nostra famiglia e casa missionaria
di Nairobi.
Ora sono due mesi che risiedo con padre Joseph
Okumu e un altro giovane prete diocesano (padre David
Walter Ochora) in questo Santuario con lo scopo
indicatoci dall’Arcivescovo alcuni giorni fa di renderlo
“vivo” e fare di questo luogo, reso sacro dal sangue e
dalla fede di Daudi e Jildo, un posto dove la fede della
gente venga rigenerata, in particolare perché i giovani
scoprano in questi due eroici coetanei quanto l’amore di
Cristo, sperimentato nella loro amicizia al destino, valga
più della vita stessa e di qualunque altra proposta che il
mondo continua a propinare. Infatti è solo un tale amore
che accese in loro il desiderio di fare conoscere ad altri
quello che avevano incontrato. Padre Joseph è
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praticamente il fondatore di questo Santuario e con l’aiuto
di padre Edo ha poi coinvolto, oltre ad un gruppo di amici
e benefattori italiani (che si sono costituiti come “Amici
della Arcidiocesi di Gulu”), anche
altri amici del
movimento di CL; in particolare l’ing. Peppe Nicora (uno
dei primi di CL a Kitgum) e il suo studio tecnico per dare
un “volto” a questi 40 acri di terreno, che parlasse anche
architettonicamente della comunione che questi due
ragazzi hanno testimoniato. Così l’amicizia poi si è
allargata anche ad altri amici del movimento a Kampala,
impegnati nelle costruzioni, quali Stefano Antonetti e
l’Ingegner Francesco Frigerio che purtroppo perì nel 2018
in un tragico incidente al ritorno dal Nord Uganda dove
era venuto a seguire appunto i lavori del Santuario. È
come se il Signore abbia chiesto ad un’altro amico di
fondare e dare solidità al santuario, non solo su opere
murarie, ma sul dono della sua vita come Daudi e Jildo. È
proprio attraverso il grande mistero di sofferenza e morte
che diventa amore appassionato per Cristo e per gli
uomini e le donne di qua che è sorto questo Santuario.
Perché esso nascesse come un luogo di vita, Padre Tiboni
ha ripetutamente e chiaramente riassunto in una frase
iconica a padre Joseph ciò che era necessario fare:
«Guardate di costruire un ‘movimento’ e non un
‘monumento’» . È stato il “Fritz” (Francesco Frigerio)
infatti, che ha realizzato il progetto del santuario, ancora
in fase di sviluppo, non solo con le sue mani ma anche
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col sacrificio della sua vita e ora la sfida è nelle nostre
mani, ma con la grazia di Dio.
Io arrivando qua a wiPolo sono stato accolto da
questa vita di amicizia e di comunione che mi ha
preceduto (in particolare padre Edo e Fritz) e che vedo
rimasta incarnata anche in queste strutture murarie, ma
che vive nell’amicizia di padre Joseph, padre David
Walter che assieme alle suore, al fratel Daniele e alla
comunità locale mi hanno accolto con incredibile
entusiamo e gratitudine.
Come vi dicevo quindi sono all’inizio di una nuova
avventura missionaria, mandato dalla mia Fraternità San
Carlo, per vivere in comunità con il Padre Joseph e il
clero diocesano per promuovere la vita di questo
santuario, ma nello stesso tempo l’Arcivescovo mi ha
pure incaricato di assistere il Coordinatore Pastorale della
Diocesi nel promuovere e formare delle piccole comunità
cristiane (priorità pastorale assoluta per le chiese dell’Est
Africa), e da ultimo mi nomina sacerdote incaricato
della formazione permanente del clero e dei seminaristi
di tutta l’arcidiocesi!! Il pensiero di essere venuto a
godermi un periodo di pensionamento è svanito di colpo!
Da dove arriva tutta questa enorme, per me quasi
esagerata, fiducia dell’Arcivescovo, nell’affidare a me e
alla Fraternità S. Carlo compiti così importanti e delicati?
Spero che la mia inadeguatezza vi trovi pronti ad
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accompagnare me, padre Joseph e David con la vostra
preghiera perché io possa ridonare alla Chiesa di Gulu
qualcosa di quella formazione comunitaria che ho
ricevuto all’inizio nel seminario fondato da P. Tiboni, e
poi continuata nell’appartenenza alla Fraternità San Carlo
e nella vita del movimento di CL.
Proprio mentre stavo chiudendo questa mia lunga
lettera, ho sentito il grido dei miei confratelli per la
fumata bianca, e con esso tutta la gioia e gratitudine per la
sorprendente velocità con cui il Conclave ha voluto dare
celermente una nuova guida a tutta la Chiesa universale.
Abbiamo un Papa missionario, che dopo il saluto del
Risorto ci ha lanciato nel mondo a proclamare senza
paura la Buona novella di Cristo a tutti gli uomini, tutti
insieme suoi missionari. Il giorno dopo poi ha concluso la
sua omelia pregando per sé e per ogni cristiano perché
ognuno possa «sparire perché rimanga Cristo, farsi
piccolo perché il Signore sia conosciuto e glorificato,
spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi
l’opportunità di conoscerlo ed amarlo. Dio mi e ci doni
questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della
tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa»
Questa mia nuova missione non poteva essere
confermata da parole più decise, commoventi e
coinvolgenti, parole che sono un invito appassionato
11
anche a tutti voi amici a mettere al servizio della Chiesa
tutta il carisma che ha conquistato la nostra vita!
Un abbraccio pieno di gratitudine
In comunione
ALFONSO

[3] DONAZIONI PER STRIPPOLI
Rilancio le donazioni per il progetto Genoma-21 (Sindrome di Down) del professor Pierluigi Strippoli, che parlò a San Martino in Rio nell’ottobre scorso.

 

9 novembre 2024
Caro Giovanni,
mi scuso se riesco a rispondere solo ora dopo una settimana un po’ problematica. Grazie
di cuore per la foto e il video, vedere la felicità di [omissis] è un anticipo di Paradiso!
Le donazioni si possono fare in due modi, in entrambi i casi il 100% arriva al nostro
Laboratorio e viene inviata la ricevuta per la deduzione fiscale.
[1] Sito di Ateneo per le donazioni detto “Unimpatto”, che comprende una pagina specifica
per il nostro progetto:
https://unimpatto.unibo.it/azioni/genoma-21
[2] Sito della “Fondazione Vita Bella”, convenzionata ufficialmente con il nostro
Dipartimento per supportare il nostro Progetto:
https://www.vitabellaets.it/ricerca
e che può ricevere sia donazioni online:
https://donate.stripe.com/5kA01C576eyIgfeaEE
sia per bonifico inviato a
Fondazione Vita Bella Ets
IBAN: IT72H0707202411000000740593
causale: Donazione Ricerca Prof. Strippoli,
in quest’ultimo caso indicando per e-mail a
donazioniricerca@vitabellaets.it
i dati anagrafici (Nome, Cognome, Indirizzo) e Codice Fiscale per la ricevuta;
la frase “Confermo che si tratta di donazione di modico valore”;
indicazione di come desidera essere citato nei ringraziamenti che il gruppo di ricerca
effettua nei lavori scientifici, oppure se desidera rimanere anonimo;
indicazioni di contatto (e-mail o telefono).
In pratica
la Fondazione è la via privilegiata per sostenere il Laboratorio,
l’Ateneo per le borse di studio,
e abbiamo comunque bisogno di entrambi i tipi di fondi.
Sono davvero contento che siano state presenti tante persone, e soprattutto per
l’attenzione e per l’interesse, grazie di cuore a voi per questa opportunità.
Grazie di tutto e in particolare per le preghiere, un abbraccio a tutta la famiglia,
Pierluigi

[4] PELLEGRINAGGI A MEDJUGORJE
Pellegrinaggi (2 in agosto 1 a ottobre) del gruppo Kraljica Mira – Regina della Pace, con possibilità di salire in pullman in 6 posti diversi.

.

[5] PADRE SERAFINO TOGNETTI
Scuola di preghiera, 2a parte: “la preghiera di lode”. Audio di padre Serafino Tognetti a questo collegamento
https://www.youtube.com/watch?v=AEPRgdEyCbc  

Grazie per l’attenzione
Giovanni Lazzaretti

§§§

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