Radio Spada. Sei Possibili Equivoci nell’Attuale Situazione Ecclesiale.
13 Maggio 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, gli amici di Radio Spada portano alla vostra attenzione questo commento sulla situazione della Chiesa. Buona lettura e meditazione.
§§§
6 possibili equivoci nell’attuale situazione ecclesiale
12 Maggio 2025 | Attualità

di Redazione
Nell’attuale situazione ecclesiale, tra i possibili equivoci che spingono alcune persone ad uno slancio illusorio e sentimentale, destinato a far mettere da parte il sano realismo, si possono annoverare almeno questi sei:
- Confusione tra il piano personale e quello dottrinale. La prima impressione su Robert Francis Prevost, Leone XIV, è quella di un uomo mite, affabile, devoto e – sia chiaro – molto probabilmente lo è davvero. L’impatto rispetto a Bergoglio è dunque molto diverso. Questo livello di analisi riguarda il profilo personale, sicuramente non trascurabile, ma non tocca il cuore della crisi della Chiesa, una crisi che è dottrinale, esplosa nel 1962 e non nel 2013. La biografia di R. F. Prevost qualcosa ci dice ma ancor più ci dicono le prime e successive
dichiarazioni di Leone XIV in piena e rivendicata continuità tanto con Bergoglio quanto col Vaticano II. Il problema che vivamo non ha troppo a che fare con la personalità dei singoli attori, ma con ciò che la gerarchia dice essere vero o falso a partire dal Concilio. Il paragone va fatto tra le realtà di fede, non tra le persone. La Chiesa è una o molteplice? La libertà religiosa è un diritto o no? La religione può cambiare secondo le necessità del tempo o no? Le false religioni sono manifestazioni legittime del divino o no? Non ci si può limitare alla personalità dei singoli ma bisogna discutere di questi fatti. Ad esempio non c’è insistenza negli scritti di Mons. Lefebvre sugli atteggiamenti personali di Paolo VI o Giovanni Paolo II o paragoni con la figura dei predecessori. Ci sono constatazioni della diversa dottrina, che non è accettabile o compatibile con quella rivelata e insegnata dalla Chiesa. - Confusione tra effetti e cause. Ed è proprio sul rapporto tra Bergoglio e Vaticano II che si gioca il secondo equivoco. Molti si concentrano sulla seconda fase della rivoluzione conciliare, o meglio sulla marcia veloce della rivoluzione (bergogliana, sinodal-tedesca,
sinodal-romana, ecc) ma si dimenticano che le differenze accidentali – ripetiamo: accidentali – di questa con la marcia moderata non mutano la sostanza (errori e ambiguità nel Vaticano II, Novus Ordo, Assisi 1986 e 2011, ecc). La marcia moderata è causalmente precedente a quella veloce ma il dato causale non è sovrapponibile quello cronologico. Detto in altri termini: non è detto che la rivoluzione acceleri sempre di più, anzi spesso fa due passi avanti e uno indietro: devasta sotto Paolo VI, normalizza sotto i primi anni di Giovanni Paolo II, esplode a fine anni’80 (Assisi e scomuniche a Mons. Lefebvre), si riassesta tra fine e inizio 2000, vola sotto Francesco. La sostanza è la stessa ma mutano gli accidenti. Le cause e gli effetti vanno distinti. E l’onere della prova sulla fine o sulla prossimità della fine della crisi spetta non a chi constata il fatto evidente della sua esistenza, ma a chi ne ipotizza la soluzione. Invertire l’ordine significa capovolgere la realtà. - Confusione tra continuità ed identità. Dai punti precedenti pare emergere una conseguenza chiara che però è bene ribadire: nulla si ripresenta in forme identiche, ma questo non significa assenza di continuità. Anche una eventuale portata restaurazionistica di Leone XIV non può essere preventivamente esclusa dal classico schema rivoluzionario per cui al Terrore giacobino segue il Termidoro, ovviamente senza giudicare le intenzioni del neoeletto che presumiamo buone.
- Speranzismo: la deformazione della speranza che porta alla disperazione. Un equivoco molto frequente – e che riguarda ogni inizio di regno (vedere cosa si scriveva su Radio Spada nel 2013) – è sulla speranza, una virtù vittima di deformazione almeno quanto la fede e la carità. La speranza si fonda sulla realtà, non sui sogni. Per sperare bisogna avere delle basi: non a caso la speranza cristiana si costruisce sulla fede cristiana, che è un fatto non un miraggio. Non è solo lecito, è proprio doveroso pregare per la Chiesa affinché cessi il dramma che sta vivendo, ma questo non autorizza in alcun modo ad agire come se Dio dovesse adeguarsi alla nostra soluzione dei problemi, o peggio a ritenere che illusioni sganciate dai fatti debbano assurgere a diritto inalienabile del singolo fedele. All’opposto: illudersi a capriccio negando la realtà è una colpa che ha ricadute personali e sociali rilevanti. Se vedo una casa in fiamme da ore non posso sperare che tutto si risolva senza conseguenze, a prescidere dal fatto che chiami o meno i pompieri: posso, per usare un famoso adagio, pregare come se tutto dipendesse da Dio ma devo agire come se tutto dipendesse da me. Non è lecito adagiarsi in vani auspici mentre le fiamme raggiungono i 5 metri. Si noti poi che la disillusione porta alla disperazione e alla fuga: gli esempi vicini e lontani sono così noti da non necessitare citazione.
- Perdita di fede nel fatto che le note fondamentali della Chiesa rimangono immutate anche in questa fase di crisi. Connessa ai punti precedenti ma distinta è la questione di cosa sia e cosa rimanga la Chiesa. In un appunto a margine del testo di San Giovanni Bosco Vademecum Cristiano. Manuale di guerra per essere fedeli a Cristo nella società dell’apostasia scrivevamo qualche riga che torna di attualità: «Le note della Chiesa […] (unità, santità, cattolicità,
apostolicità) non potranno mai venire meno nella loro essenza, né sono venute meno oggi. La Chiesa, nonostante le immense difficoltà, è sempre una e sempre santa, non solo nella sua essenza, ma perché sola mantiene il principio capace di generare unità dottrinale e di governo, e i mezzi di santificazione. Così come è sempre cattolica perché sempre capace di raggiungere e santificare ogni uomo, di ogni luogo e tempo. Certamente per la malvagità degli stessi uomini di Chiesa e per il loro cattivo esercizio del governo è diventato più difficile accedere a tutti questi mezzi, ma essi non vengono mai a mancare del tutto. Seppure la Chiesa non cambi nella sua essenza, è stato previsto che arriveranno tempi in cui sarà molto difficile (ma non impossibile) accedere ai beni dispensati dalla Sposa di Cristo. Mons. Jean-Joseph Gaume nel suo Catechismo di perseveranza usa parole chiare per descrivere la grande apostasia attesa nella Sacra Scrittura: “Questa rinunzia alla fede sarà dunque pubblica, clamorosa, universale; non solo i particolari, ma le nazioni stesse, come nazioni, si separeranno dalla Chiesa” (Vol. II, Napoli, 1850, p. 213). Del resto, nel Vangelo di Luca, ci si interroga ponendo una domanda molto sentita nel nostro tempo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8)». La disperazione dunque è totalmente infondata. - Dimenticanza dei principii fondamentali attraverso i quali dare un giudizio. In sintesi e in conclusione: per comprendere a fondo i cinque punti precedenti è necessario avere le idee chiare. E il sesto punto si può dire in breve: la formazione non è un dettaglio. Non siamo più, ammesso che siano mai esistiti, in tempi dorati presso i quali al fedele non erano richiesti particolari strumenti per difendersi dagli assalti morali e dottrinali. Per capire cosa siano la Chiesa e il Papato, e cosa stiano vivendo in termini di crisi, abbiamo messo a disposizione una miriade di materiali. Citiamo su tutti e senza stancarci Parole chiare sulla Chiesa. Perché c’è una crisi, dove nasce e come uscirne, a cura di don Daniele Di Sorco e Golpe nella Chiesa. Documenti e cronache sulla sovversione: dalle prime macchinazioni al Papato di transizione, dal Gruppo del Reno fino al presente, di don Andrea Mancinella. Pregare, comprendere la realtà, partire dai fatti, sperare con fondamento e senza voli pindarici, mantenere l’equilibrio, militare. Questo ci è chiesto.
Sancte Joseph, Protector Sanctae Ecclesiae, ora pro nobis.
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Tag: chiesa, equivoci, radiospada
Categoria: Generale
Bienvenue à Léon XIV
Les idées de François et les habits de Benoît XVI
https://www.medias-presse.info/escada-leon-xiv-a-les-idees-de-francois-et-les-habits-de-benoit-xvi/205007/
Alain Escada, président de Civitas International, était l’invité de l’émission animée par Mike Borowski sur GPTV pour analyser ce que l’on sait déjà du nouveau pontife Léon XIV. Escada y est allé sans langue de bois, évoquant un nouveau pape qui a « les idées de François et les habits de Benoît XVI ».
MGR STRICKLAND
https://gloria.tv/post/ZnTt21iU9zjK1kdSCsqYdMhaC
Mgr Strickland : “Nous avons maintenant un pape qui suivra probablement la voie libérale de son prédécesseur”
Nous ne savons pas encore ce qu’il écrira, dira ou fera. Mais on sait d’où il vient. Nous connaissons sa trajectoire. Et ce n’est un secret pour personne qu’il s’est aligné sur la voie progressiste tracée par le pape François : une voie qui place souvent le dialogue au-dessus de la doctrine, l’accompagnement au-dessus de la clarté et l’adaptation pastorale au-dessus de la vérité objective.
MGR SCHNEIDER
https://www.lifesitenews.com/analysis/bishop-schneider-popes-first-commitment-is-to-the-gospel-not-vatican-ii/?utm_source=featured-news&utm_campaign=usa
Mgr Schneider : « Le premier engagement du pape est envers l’Évangile, pas envers Vatican II »
S’adressant au commentateur catholique Matt Gaspers, l’évêque Schneider a lancé un appel aux papes pour qu’ils reviennent à la promotion de la primauté de Jésus-Christ.
« Je pense qu’un pape ne devrait pas parler ainsi parce que notre premier engagement complet est envers l’Évangile de Jésus-Christ – c’est notre premier engagement de chaque pape et évêque », a déclaré l’évêque à Matt Gaspers de Veritatis Vox lors d’une interview lundi .
https://www.marcotosatti.com/2025/05/15/leone-xiv-ribadisce-la-incondizionata-fedelta-al-concilio-vaticano-ii-massimo-viglione/
Léon XIV réaffirme sa fidélité inconditionnelle au Concile Vatican II. Viglione maximale.
Ottima l’analisi sui problemi Ecclesiali generati dal CV2, dove l’azione di Rahner , ma anche altri sostenitori della nuova teologia, genero’ e genera tutt’ora la confusione che e’ sotto i nostri occhi. Pare che lo stesso Rahner abbia ammesso che ” il veleno teologico immesso nel corpo della Chiesa l’ avrebbe umanamente perduta ”. Il problema e’ evidentemente all’interno e li’ va’ risolto. Il nuovo Papa parte in una posizione che, definire scomoda, e’ eufemistico, pregare per Lui che faccia fronte ai lupi un obbligo. Il tempo ci dira’ se e’ frutto dello stop and go della rivoluzione o della Grazia che Dio concede alla Sua Chiesa.
Il est certainement bien plus grave de porter atteinte à la Vérité Révélée que de porter atteinte à l’unité de l’Eglise.
L’institution de la Sainte Église par Notre Seigneur Jésus-Christ n’a pas d’abord l’unité comme critère de fondement mais bien d’abord la Vérité Révélée. L’unité n’est pas possible en dehors de la Vérité révélée.
Les Églises dissidentes démontrent que c’est le rejet de la Vérité Révélée qui ont suscité les divisions.
Manifestement, le grand nombre des baptisés ne sait rien :
▪︎ de tout ce que la Sainte Écriture et les prophéties authentiques ont annoncé pour nos temps contemporains,
▪︎ de la différence que la vision apocalyptique de St Jean fait entre la venue intermédiaire du Seigneur Jésus-Christ et la fin ultime du monde (le jugement dernier). L’apocalypse contient 385 versets mais seulement 9 versets traitent de la fin ultime du monde (Ap 20/7-15)
Il ne serait pas logique que cette fin ultime du monde et le jugement dernier surviennent sans que le Christ, Roi de l’univers, n’ait pas d’abord régné sur l’entièreté de la terre.
Le verset 2 du chapitre XXII (Ap 22/2) précise bien : ”Au milieu de la place de part et d’autre du fleuve, il y a des arbres de Vie qui fructifient douze fois, une fois chaque mois ; et leurs feuilles peuvent guérir les païens.” Et donc, s’il y a encore des païens à guérir (comprenons : à convertir), c’est donc qu’on n’est pas à la fin ultime du monde et au jugement dernier.
▪︎ de toute la controverse qui a entouré la Déclaratio de Benoît XVI, l’élection de Bergoglio et forcément celle de Léon XIV.
Tous ces braves gens ne vont donc pas s’embarrasser des questions qui occupent ceux qui connaissent la Sainte Écriture et qui y croient. Pour eux, la succession des papes dans l’Église se passe normalement, sans leur susciter de questionnement.
Ainsi, tout se passe comme s’il ne se passait rien du tout.
Il n’y a donc qu’un petit nombre de baptisés bien avisés qui s’inquiète des élections pontificales dans l’Eglise catholique et qui conteste la validité des deux dernières élections, celle de François et celle de Léon XIV.
Mais ceux de ce petit nombre qu’on appelle ”les bénévacantistes” devraient réaliser que leur combat vient d’être définitivement tourné en dérision et qu’ils n’ont plus qu’à plier bagages.
Manifestement, les cardinaux Raymond Burke et Robert Sarah sont les ”leaders” des 23 cardinaux électeurs nommés avant Bergoglio. Ils ont accueilli l’élection de Robert Prévost avec grande joie (comme le fait aussi Georges Gänswein). Ce qui veut dire qu’ils reconnaissent la validité de la nomination cardinalice de l’évêque Prévost, laquelle a été effectuée par Bergoglio. De la sorte, ils reconnaissent aussi la validité de l’élection pontificale de Bergoglio et la validité de ses actes pontificaux.
La curie des 108 cardinaux de François a donc réussi un tour prestigieux en s’alliant les 23 autres cardinaux électeurs. De ce fait, il n’y a plus aucun cardinal électeur pour contester la validité de l’élection de Bergoglio et, de facto, de celle de Robert Prévost qui, en outre, est déjà parvenu à éclipser le pontificat obscur de Bergoglio. Le grand nombre semble donc satisfait de ce beau mariage mixte.
Les bénévacantistes n’ont donc plus qu’à reconnaître l’échec de leur combat pour la vérité et qu’à rentrer chez eux, comme les disciples d’Emmaüs, dans l’attente de la suite. Il serait dangereux pour eux de persister dans un combat où les réalités sont désormais tournées en dérision et en illusion. Ils risqueraient d’être eux-mêmes plongés, entraînés dans cette illusion collective universelle apparemment irréversible, et d’en perdre la conscience des réalités de la foi, de l’espérance et de la charité. Tout autant que n’importe qui, ils doivent demander avec insistance l’assistance de l’Esprit Saint d’amour du Père et du Fils ainsi que celle de la Très Sainte Vierge Marie.
”Venez, Esprit Saint d’amour du Père et du Fils, venez par la puissante intercession du Coeur Immaculé de Marie ”
Caro “don Pietro Paolo”, tutti i suoi punti hanno una parte di verità ma contengono anche affermazioni discutibili od errate. Il tutto è ben scritto, ma nei contenuti come anche nello stile sembra un temino prodotto da AI…
Mi fa molto pensare questo post. Le rimostranze degli autori sul Concilio e sul dialogo ecumenico sono giuste salvo che si riesca a dimostrare una continuità dogmatica tra il Concilio e la Tradizione che gli incontri di Assisi e le frequenti Communiones in sacris con acattolici sembrano smentire nei fatti. Prima o poi però la Chiesa sarà tenuta a chiarire questa situazione. Tuttavia, mi sento di dover fare delle osservazioni. Prima di questo conclave, la Chiesa conciliare era a un bivio o fare un passo indietro o dissolversi completamente, o come qualcuno ha detto, finire nell’abisso. In questo caso, le conseguenze sarebbero state terribili. Chi si sarebbe potuto prendere cura dei fedeli che ancora ci sono? In Italia per sentirsi una messa tradizionale devi fare centinaia di chilometri! La misericordia di Dio sembra, e spero e prego che sia così, aver scelto un’altra strada. Quella di Terminodoro? È possibile! Tuttavia, se papa Leone smetterà di perseguitare i movimenti ecclesiali vivi, con vocazioni e quelli legati alla tradizione permettendo a questi di crescere, sarà stato già un grande passo avanti. Leone non potrà restaurare la Chiesa e non perché non lo voglia. Mancano le condizioni. Innanzitutto, il potere che ha rivoluzionato la Chiesa è ancora lì, colpito ma non affondato, parlo della massoneria finanziaria anglosassone. Come ai tempi della crisi ariana, la fine del potere temporale che ha pervertito la Chiesa, porterà la Chiesa alla verità. Secondo: il popolo cristiano è completamente secolarizzato. Solo la predicazione radicale di nuovi movimenti spirituali che suggeriscano la penitenza e la preghiera potrà cooperare alla conversione del popolo di Dio. Al tempo stesso la persecuzione che arriverà sarà usata a separare il grano dalla zizzania. Senza queste cose non ci potrà essere restaurazione. La Chiesa si è ficcata in un vicolo cieco di completa sottomissione al mondo. Per esempio, papa Leone ha giustamente parlato di Gaza, ma poi ha dovuto scrivere al rabbino di Roma. Questo è un segno di connivenza? No, ma di debolezza! Chi di noi al suo posto avrebbe potuto fare diversamente? La debolezza del papa dipende soprattutto dal popolo di Dio, secolarizzato, impenitente, individualista. Ovviamente il clero è l’espressione di tutto questo. Nel XVI secolo, quando scoppiò la rivoluzione di Lutero, Leone X e Clemente VII che venivano dal paganesimo “rinascimentale” non seppero porre freno e con loro tutta la Chiesa. Si dovette aspettare Pio v! Prima però ci fu l’insorgere di una generazione di santi e di missionari. Furono loro la soluzione di Dio. Senza di loro non ci sarebbe stato Pio V! Dovrà accadere oggi la stessa cosa. Il papa non dovrà ostacolare tutto questo. Per questo, preghiamo per Papa Leone XIV. Viva il papa!
Breve sintesi in cui p. Giorgio Maria Farè espone una chiarissima e competente spiegazione sull’INVALIDITÀ del Conclave dell’ 8 Maggio 2025 che rende illegittima l’elezione a pontefice di Mons. Prevost. ⬇️
https://youtube.com/shorts/Td4z68TVRks?si=k6509JBPrQECIoRP
Verità da inviare a tutti i sacerdoti, ma sopratutto cardinali pre-2013 corresponsabili.
Video da inviare ai cardinali pre-2013,
in cui p. GIORGIO MARIA FARÈ espone una chiarissima e competente spiegazione dell’invalidità del Conclave dell’ 8 Maggio 2025 che rende illegittima l’elezione a pontefice di Mons. Prevost.⬇️
https://youtube.com/shorts/Td4z68TVRks?si=k6509JBPrQECIoRP
Anche se la validissima Radio Spada è ormai schiacciata sulle posizioni della FSSPX, al suo interno esistono più anime, da quello che si può capire. O esistevano, essendone stati cacciati via i più radicali seguaci di Mons. Williamson?
Detto ciò, questi punti sono utilissimi per restare con i piedi per terra di fronte a Leone. Le risposte e argomentazioni di Don Pietro Paolo risultano invece non false ma poco convincenti, dato che sono quanto dicevano i “normalisti” di fronte a Francesco. Poco convincenti allora e poco convincenti adesso.
Certo che è necessario un grado quasi totale di adombramento degli occhi della mente, per non accorgersi che il posto di quelle potenze, che storicamente furono capaci di esercitare influenza sui conclavi (come il Sacro Romano Impero, la Francia, la Spagna, l’Impero dell’Austriaca Gallina, eccetera), è stato preso da svariati anni ormai dagli USA.
Però forse capisco: essi USA hanno fatto della dissimulazione della propria condizione di impero informale egemone un vero e proprio strumento di governo (ci chiamano alleati non per caso, cioè, per blandirci, mentre sarebbe più corretto che ci dicessero… sudditi o, tutt’al più, clienti).
Eh, converrà concludere che i ‘tradizionalisti’ (almeno quelli non in malafede) sono così: credono fermamente, come dicevo alcuni giorni fa, che i prelati e i cardinali si sono formati nell’iperuranio o magari su Marte, e, comunque sia, ben da lunga da questo momento storico segnato dal dominio globale degli USA e dalla loro ideologia liberale. Che peccato, vivrò con questo dispiacere.
Dal minuto 21.00 al minuto 34.17 Padre Gebhard Zenkert spiega perché i veri cristiani devono restare fedeli all’ultimo papa stabilito da Cristo: Benedetto XVI e diconoscere l’antipapa Leone XIV, in quanto invalidamente eletto da un collegio di cardinali bergogliani e quindi NON di s Romana Chiesa, come invece previsto dagli articoli di legge n. 33 e 76 di UNIVERSI DOMINICI GREGIS.
https://www.youtube.com/live/62zkr7xhtz0?si=n6nnbL83FwtGhy-C
La riflessione proposta, sebbene animata da un’intenzione che potrebbe sembrare lodevole – difendere la Tradizione della Chiesa e opporsi agli abusi – si muove tuttavia entro un quadro concettuale che, a ben vedere, mette in discussione alcuni fondamenti teologici ed ecclesiologici essenziali della fede cattolica.
1. La crisi della Chiesa non giustifica una frattura ecclesiale
È innegabile che la Chiesa attraversi una fase storica complessa e dolorosa. Ci sono state – e ci sono – ambiguità, confusioni dottrinali, deviazioni liturgiche e pastorali che hanno causato disorientamento nei fedeli. Tuttavia, da cattolici dobbiamo affermare con forza che nessuna crisi può giustificare lo scisma, né la messa in dubbio della legittimità del Romano Pontefice, né tantomeno il rigetto del Concilio Vaticano II come evento della Chiesa universale.
2. Il Vaticano II non è la causa della crisi, ma va letto con la Tradizione
Attribuire al Vaticano II la causa della crisi dottrinale, come fanno alcuni ambienti scismatici , è una semplificazione storica e teologica che non tiene conto né del magistero interpretativo postconciliare (specialmente quello di Benedetto XVI), né dell’eredità vivente della Tradizione. Il Concilio, pur avendo avuto un’impostazione pastorale e linguaggi nuovi, non ha insegnato errori in materia di fede o morale. La sua retta interpretazione – nella cosiddetta “ermeneutica della continuità” – è ancora oggi un compito della Chiesa, ma non può essere equiparata ad una rottura.
3. Il Papa è legittimo. Negarne la legittimità mina l’unità della Chiesa
La figura del Papa non è accessoria, ma costitutiva dell’unità visibile della Chiesa. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna chiaramente che il Romano Pontefice è “il principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (CCC 882). Negare la validità del Papa attuale, o sostenere che un conclave intero sia invalido a causa dei cardinali elettori, significa rompere la successione apostolica e aprire scenari da “chiesa parallela”, che nessun Padre della Chiesa avrebbe mai approvato.
4. La speranza cristiana non è illusione, ma fiducia nella Provvidenza
Si critica un presunto “speranzismo” come illusione sentimentalistica. Ma è bene ricordare che la speranza cristiana è teologale, fondata sulla promessa di Cristo e sulla presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Riconoscere i limiti della realtà non significa cedere al disfattismo. San Paolo non si scoraggiava dinanzi alle defezioni di Corinto o alle ambiguità di Galazia, ma pregava, correggeva e proseguiva nell’unità della Chiesa. Anche oggi dobbiamo pregare, vigilare, ma rimanere uniti al Successore di Pietro, perché la croce non annulla la comunione.
5. Le note della Chiesa non sono compromesse
La Chiesa rimane una, santa, cattolica e apostolica, anche nelle prove. La santità della Chiesa non si misura dalla perfezione dei suoi membri, ma dalla sua unione con Cristo, dalla validità dei suoi sacramenti, dalla verità della sua dottrina perenne. È vero che può esserci una “grande apostasia” (cf. 2Ts 2), ma essa non può mai coincidere con un crollo dell’istituzione voluta da Cristo, né con la perdita della visibilità della vera Chiesa. Altrimenti, si scivolerebbe nell’eresia donatista o gnostica, che separa l’invisibile dal visibile.
6. Formarsi nella Tradizione non significa disobbedire al Magistero vivente
È sacrosanto il richiamo alla formazione e alla vigilanza dottrinale. Ma questa formazione deve essere cattolica nel senso pieno: cioè fondata sulla Tradizione, certo, ma anche sull’obbedienza al Magistero vivente, al Papa e al Collegio episcopale in comunione con lui. Non è lecito sostituire il giudizio del fedele a quello della Chiesa docente. La Tradizione non è ciò che ciascuno interpreta a proprio piacimento, ma è ciò che la Chiesa interpreta e trasmette sotto l’assistenza dello Spirito Santo.
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Conclusione
La crisi che viviamo è reale, ma si supera dentro la Chiesa, non ai suoi margini. Illudersi che si possa mantenere la retta fede tagliando il legame con Pietro significa ripetere l’errore degli antichi scismatici, come i donatisti o i conciliaristi. Cristo ha promesso che sarebbe rimasto con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20), e ha fondato la Chiesa su Pietro, non su opinioni personali, né su presunti “puri” del nostro tempo.
Un Papa può essere mite o severo, brillante o opaco, coraggioso o incerto, ma è sempre il Successore di Pietro se canonicamente eletto. In lui riconosciamo l’autorità che viene da Cristo. Fermiamoci, dunque, dal giudicare, e torniamo a pregare con fede e con cuore indiviso per la Chiesa, per il Papa e per la nostra conversione.