Gaza, Ucciso in Ospedale da Israele Giornalista “Scomodo” già Ferito in un Attentato Precedente.
13 Maggio 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi di valutazione su qaunto sta accadendo a Gaza e in Medio Oriente. Buona lettura e diffusione.
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Il primo è un post pubblicato su Instagram da un profilo palestinese:
ISRAELE HA APPENA ASSASSINATO IL GIORNALISTA PALESTINESE HASSAN ESLAYEH… MENTRE ERA IN OSPEDALE PER RIPRESE DA UN PRECEDENTE ATTENTATO ALLA SUA VITA.
Molti di voi potrebbero non conoscere Hassan Eslayeh, ma è stato uno dei giornalisti più influenti e incisivi di Gaza.
Gran parte dei filmati a cui abbiamo assistito negli ultimi 18 mesi sono stati girati da lui.
Quest’uomo era un titano, un’anima gentile, gli occhi di Gaza.
Le forze terr0ristiche israeliane hanno ammesso di aver preso di mira Hassan un mese fa, quando hanno bombardato le tende dei giornalisti e le hanno bruciate vive, ora lo hanno appena assassinato…Questo orribile attacco alle tende in cui sono stati bruciati vivi 2 giornalisti è stato compiuto per assassinare Hassan (lo hanno ammesso le IOF).
Nell’ultima immagine c’è la citazione di Hassan Eslayeh dal suo letto d’ospedale :
“Non sarebbe difficile per l’occupazione assassinarmi di nuovo, soprattutto con il crescente incitamento che sento e vedo contro di me”, ha detto Hassan. “Potrebbero prendermi di mira all’interno dell’ospedale, in questa mia stanza. Cosa posso fare?”
“Non sto combattendo. Sto lavorando e ho la responsabilità della mia professione”, ha continuato Hassan. “Se l’esercito israeliano mi uccide, le foto che ho scattato e le storie che ho raccontato al mondo continueranno a vivere. Il mio nome, la mia causa e la mia voce continueranno a vivere e l’occupazione morirà.”
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Questo post di Inside Over, corredato da un video, affronta lo stesso argomento:
Nella notte tra il 12 e 13 maggio, le forze israeliane hanno bombardato il complesso medico Nasser a Khan Younis, Gaza, uccidendo due persone, tra cui il giornalista Hassan Eslaih, e ferendo decine di civili, tra pazienti e personale medico. Hassan era già stato colpito da Israele, subendo amputazioni. Per questo si trovava all’ospedale Nasser.
“L’occupazione israeliana ha appena ucciso il mio amico e collega @hassan_eslaih”, scrive il giornalista Motaz Azaiza. Alla notizia della sua morte, Motaz, il fotoreporter più celebre di Gaza (18 milioni di follower su Instagram) ha pubblicato un post per ricordare Hassan e il lavoro svolto insieme a lui dopo il 7 ottobre 2023.
Nel video postato sul suo profilo, si vede Motaz che scherzosamente regala un peluche gigante ad Hassan in mezzo alle macerie di Gaza. Tantissimi i commenti sotto il post di Motaz per l’amico morto Hassan. Uno di questi recita: “Dopo molti tentativi, sono stati in grado di ucciderlo. La sua arma era la sua macchina fotografica e ha trasmesso la nostra voce al mondo”
È la seconda volta in un mese che Israele bombarda un il complesso del Nasser Hospital, ormai ridotto al collasso, senza medicinali e pieno di feriti. E mentre il Times of Israel riferisce che “è stato bombardato un covo di terroristi”, gli unici due uccisi sono civili.
La testa israeliana Ynet scrive: “È stato ucciso il più grande propagandista e agente di Hamas utilizzato per azioni terroristiche”. Documentare in diretta un genocidio è terrorismo?
#gazagenocide #israel #idf #journalistsarenotatarget #getupreportnews
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Sempre da Inside Over, questo post sull’ostaggio israelo-americano liberato da Hamas:
Edan Alexander, cittadino israelo-americano di 21 anni e soldato dell’IDF, è stato liberato il 12 maggio 2025 dopo 584 giorni di prigionia nelle mani di Hamas a Gaza.
La sua liberazione è stata presentata da Hamas come un gesto di buona volontà verso l’amministrazione Trump, che ha svolto un ruolo centrale nelle trattative per il suo rilascio.
Mentre alcuni hanno lodato l’intervento di Trump (lo stesso Alaexander ha scritto su una lavagnetta “Grazie presidente Trump”), altri hanno criticato il governo israeliano per non aver fatto abbastanza per liberare gli altri ostaggi ancora detenuti da Hamas. Proprio Alexander, appena tornato in Israele ha rifiutato di incrontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Attualmente, si stima che circa 58 ostaggi siano ancora prigionieri a Gaza, di cui solo 23 si ritiene siano vivi.
Sono stati proprio i membri del governo israeliano ad ammettere che il recupero degli ostaggi per Israele non è una priorità nella guerra di Israele contro Gaza. Parlando a Radio Galey Israel, il ministro di estrema destra Smootrich ha dichiarato candidamente: “Dobbiamo dire la verità, recuperare gli ostaggi non è la cosa più importante”.
E pochi giorni dopo lo stesso primo ministro Netanyahu ha detto che la “vittoria” su Hamas è l’obiettivo supremo a Gaza,“non il ritorno degli ostaggi”. Le dichiarazioni naturalmente hanno suscitato la rabbia delle famiglie degli israeliani ancora prigionieri.
#hostages #gaza #israel #idf #neranyahu
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Questo post ricorda l’assassinio di una giornalista palestinese-americana cristiana di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, nel maggio di tre anni fa, in Cisgiordania da parte di un cecchino israeliano.
L’11 maggio 2022 la giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh veniva uccisa a Jenin, Cisgiordania occupata, mentre indossava un giubbotto con la scritta “press” ben visibile.
A quasi tre anni dall’anniversario della sua morte, il documentario “Who Killed Shireen?” prodotto dall’organizzazione media statunitense Zeteo, con giornalisti ex New York Times e Wall Street Journal, ha recentemente portato alla luce nuove informazioni sull’uccisione della giornalista.
Secondo il documentario, il responsabile è Alon Scagio, soldato dell’unità speciale israeliana Duvdevan, al tempo 20 anni.
Dopo l’uccisione di Shireen, Scagio è stato promosso a capitano e successivamente è morto in un combattimento a Jenin nel giugno 2024.
Il documentario sostiene che l’uccisione di Abu Akleh sia stata intenzionale e che la giornalista fosse chiaramente identificabile come tale evidenziando il fatto che Scagio avesse scelto deliberatamente chi e quando uccidere. Nel documentario viene anche evidenziato come l’amministrazione Biden abbia pubblicamente definito l’uccisione un “incidente”, nonostante valutazioni interne di esperti forensi suggerissero il contrario.
#aljazeera #israel #idf #westbank #WhoKilledShireen #getupreportnews #journalistsarenottargets
Questo post offre il video del funerale di Shireen, quando il corteo funebre è stato attaccato dagli israeliani.
Non dimenticherò mai il giorno del funerale di Shireen.
Come il popolo palestinese, cristiani e musulmani insieme, hanno portato la sua bara con dignità e amore.
E come lo hanno protetto dal cadere, quando l’esercito d’occupazione israeliano ha attaccato anche quel momento sacro.
Quel giorno ha riassunto tutta la brutalità dell’occupazione sionista in Palestina.
In Palestina, l’albero resiste, il fiore resiste, la terra resiste, la bara resiste … un popolo che resiste mentre piange i suoi martiri, e nei suoi momenti più tristi…
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E poi c’è questo post che riferisce un articolo di Haaretz:
(Il titolo sulla foto dice: far morire di fame i bambini palestinesi: la Knesset di Israele dice che è accettabile)
At Israel’s first Knesset session on Gaza’s humanitarian crisis, the mask slipped. When Dr. Sharon Shaul urged that “no child should be left without painkillers,” Likud MK Amit Halevi replied, “I’m not sure you’re speaking for us when you say we want to treat every child and every woman. I hope you don’t stand behind that statement either.” Religious Zionism MK Limor Son Har-Melech told the doctor, “The only treatment needed here is for you,” as another participant called her “the sickest doctor” they’d seen. When data was presented showing tens of thousands in Gaza surviving on less than 300 calories a day, Halevi responded: “There is no hungry person in Gaza.” Shifra Tzur Aryeh, identifying herself as a resident of the Gaza envelope, scolded MKs for even holding the discussion, yelling “Who are you pitying?” and repeating the false claim that pregnant women were disemboweled on October 7 as justification for denying Gazans any sympathy. What was framed as a humanitarian session revealed a disturbing consensus: starvation is not collateral, it is intentional.
Alla prima sessione della Chiesa sulla crisi umanitaria a Gaza, le maschere sono cadute. Quando la dottoressa Sharon Schaul ha detto che un bambino non dovrebbe essere lasciato senzatetto, il membro del Likode Amit Halifi ha risposto: “Non sono sicuro che tu stia parlando per noi quando dici che vogliamo curare ogni bambino e ogni donna. “E spero che tu non stia dietro a questo discorso. “Per quanto riguarda il deputato Lemor Son Har Melich, ha detto: “L’unico trattamento di cui ho bisogno sei tu”, e un altro partecipante l’ha descritta come “il medico più paziente che abbia mai visto. ” Dopo i dati che mostrano che decine di migliaia a Gaza vivono a meno di 300 temperature al giorno, Halifi ha detto: “Non c’è nessuno affamato a Gaza. ” Shivra Tsur Aryeh, che si è identificata come residente nella busta di Gaza, ha attaccato i legislatori solo per aver tenuto una seduta, gridando: “Per chi hai pietà? “Ripetere la bugia di “dividere la pancia delle donne incinte” il 7 ottobre per giustificare lo spoglio dei palestinesi di ogni simpatia. ” La sessione che è stata presentata come un’umanità ha rivelato una realtà orribile, la fame non è un errore, ma una politica deliberata.
Fonte: Haaretz
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Tag: FAME, gaza, giornalisti, isarele, ostaggio
Categoria: Generale
Buongiorno
Di seguito riproduco
la traduzione eseguita mediante Google traduttore
del ‘post che riferisce un articolo di Haaretz’.
Grazie
Alla prima sessione della Knesset israeliana sulla crisi umanitaria di Gaza, la maschera è caduta. Quando la dottoressa Sharon Shaul ha insistito sul fatto che “nessun bambino dovrebbe essere lasciato senza antidolorifici”, il parlamentare del Likud Amit Halevi ha risposto: “Non sono sicuro che stia parlando a nome nostro quando dice che vogliamo curare ogni bambino e ogni donna. Spero che non condivida nemmeno questa affermazione”. La parlamentare del Sionismo Religioso Limor Son Har-Melech ha detto alla dottoressa: “L’unica cura necessaria qui è per lei”, mentre un altro partecipante l’ha definita “la dottoressa più malata” che avessero mai visto. Quando sono stati presentati dati che mostravano decine di migliaia di persone a Gaza che sopravvivevano con meno di 300 calorie al giorno, Halevi ha risposto: “Non c’è nessuno che abbia fame a Gaza”. Shifra Tzur Aryeh, identificandosi come residente della zona di Gaza, ha rimproverato i parlamentari per aver persino tenuto la discussione, urlando: “Chi state compatendo?” e ripetendo la falsa affermazione che le donne incinte siano state sventrate il 7 ottobre come giustificazione per negare qualsiasi compassione ai cittadini di Gaza. Quella che è stata presentata come una sessione umanitaria ha rivelato un inquietante consenso: la fame non è collaterale, è intenzionale.