Il Sigillo del Leone, la Straordinaria Coincidenza con il Conclave. Un Libro Profetico? Intervista a Matteo Orlando.

12 Maggio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Alla vigilia del Conclave del 2025, il giornalista e docente Matteo Orlando sorprende i lettori con il suo primo romanzo, “Il sigillo del Leone” (Amazon, 4 maggio 2025). Un libro che non è solo narrativa, ma che vuole essere anche un potente messaggio spirituale e culturale. La fortunata coincidenza fra il titolo scelto dall’autore per il pontefice di Santa Romana Chiesa nel suo sogno, e quello scelto da Rober Francis Prevost, Leone XIV, ha provocato una tempesta di ipotesi nella galassia “complottista”, facedno pensare a un piano elaborato da molto tempo, e a un’opera preparata mesi fa e tenuta pronta per la vigilia. Posso affermare da parte mia che quando Matteo mi ha chiesto di scrivere la postfazione, pochi giorni prima del Conclave, erano pronti solo due capitoli; e che il testo completo mi è giunto sabato 3 maggio… Come potete vedere dall’immagine il successo è stato immediato, e augurandoci che prosegue,  ne parliamo con l’autore.

 

Matteo, il tuo primo romanzo è uscito in un momento molto particolare per la Chiesa. Coincidenza o scelta voluta?

 

Ovviamente non potevo sapere quando sarebbe stato eletto il nuovo Pontefice ma tutti sapevamo la data dell’inizio del Conclave. È evidente che il clima che si respira nella Chiesa da tempo — un misto di attesa, inquietudine e bisogno di chiarezza — ha influenzato profondamente la stesura del libro. “Il sigillo del Leone” nasce come provocazione narrativa ma anche come atto di amore verso la Chiesa.

 

Il protagonista del romanzo è Leone XIV, un Papa immaginario ma straordinariamente verosimile. Come nasce questa figura?

 

Il Leone XIV del romanzo nasce da una domanda semplice ma radicale: “E se venisse eletto un Papa profondamente amante della tradizione?”. Ho voluto dare corpo a un pontefice che rompesse con le logiche mediatiche e spettacolari, una figura ieratica, contemplativa, fortemente legata alla storia bimillenaria della Chiesa. Un Papa silenzioso, sì, ma pienamente eloquente attraverso il Magistero.

 

Come definiresti in poche parole questo Papa immaginario?

 

Direi coraggioso e controcorrente. È un uomo di Dio, non del mondo. Non cerca l’applauso delle masse, ma l’approvazione del Cielo. Non si piega al pensiero secolarizzato, ma vive con profondità liturgica, penitenza e verità.

 

Il romanzo è stato arricchito da due interventi molto significativi: la prefazione di Paolo Gulisano e la postfazione di Marco Tosatti. Come sono nate queste collaborazioni?

 

Con entrambi c’è una stima reciproca. Paolo Gulisano, medico e scrittore, ha saputo cogliere la dimensione verticale del romanzo: lo sguardo verso Dio, la nostalgia per l’essenziale. La sua prefazione è un invito alla lettura come percorso spirituale. Marco Tosatti, da vaticanista di lungo corso, ha saputo invece calare la figura di Leone XIV dentro le dinamiche ecclesiali reali, sottolineando l’urgenza di un sacerdozio che si prenda davvero cura delle anime, non delle apparenze.

 

Gulisano scrive che il tuo romanzo è “un’esortazione a guardare in alto”. È questo lo scopo principale del libro?

 

Sì, assolutamente. È ricordare a noi stessi che la Chiesa non è destinata a galleggiare nel compromesso, ma a indicare la via della salvezza. “Il sigillo del Leone” vuole essere un appello a tornare all’essenziale, alla verità che salva.

 

Tosatti parla invece di un “romanzo che ci riporta all’essenziale del sacerdozio”. È d’accordo con questa lettura?

 

Moltissimo. Oggi vediamo alcuni uomini di Chiesa in affanno, confusi nel linguaggio, deboli nella testimonianza. Il cuore del sacerdozio non è fare da manager, né diventare personaggi mediatici. È prendersi cura delle anime. Il protagonista del mio libro lo fa: con fermezza, con dolcezza, senza compromessi.

 

Qual è, secondo te, la domanda più urgente che il libro pone ai lettori?

 

Una su tutte: “Che Chiesa desideriamo?”. Vogliamo una Chiesa tiepida, accomodante, o una Chiesa che parli chiaro, che annunci la verità con coraggio? Siamo pronti a seguire un Papa che giudica il mondo alla luce del Vangelo?

 

Hai scritto che Leone XIV non fa conferenze stampa né va in TV. Perché questa scelta “contro il rumore”?

 

Perché siamo stanchi di una Chiesa chiassosa, sbracata, che sembra più desiderosa di piacere al mondo che di convertirlo. Il silenzio, la sobrietà, la contemplazione, sono oggi segni di forza, non di debolezza. La vera autorevolezza non ha bisogno di esibizioni.

 

E da dove nasce il titolo, “Il sigillo del Leone”?

 

Il “leone” richiama sia il nome del grande Papa Leone III, grande fustigatore della Massoneria, che la figura di San Marco evangelista, ma anche la regalità di Cristo. Il “sigillo” è il simbolo dell’autorità spirituale, della fermezza dottrinale. È il marchio di un pontificato che non si vergogna del Vangelo.

 

Il libro ha già raccolto consensi. Come reagiscono i lettori, soprattutto quelli più abituati alla saggistica o alla teologia?

 

Con sorpresa e gratitudine. Molti mi scrivono che “si legge tutto d’un fiato”, altri che li ha commossi o fatti riflettere. Qualcuno ha detto che il libro ha risvegliato in lui la speranza. È il miglior complimento che potessi ricevere. Non sono mancate, naturalmente, le critiche, gli insulti, le accuse. Per alcuni commentatori sui social, squilibrati evidentemente, sarei “un agente della CIA che ha organizzato l’elezione di Papa Prevost”. Dei commentatori hanno fatto riferimento al film “The Truman Show” in merito all’elezione del Papa e alla mia novella. Qualcuno ha scritto che avrei carpito dei segreti in piazza San Pietro ai cardinali che via via entravano. Mi sarebbe piaciuto tanto seguire il Conclave da vicino ma, in realtà, ho dovuto occuparmi di lezioni e consigli di classe tutta questa settimana scorsa, in Veneto. Alcuni si sono meravigliati dei tempi ridotti per la realizzazione del testo. Ma si tratta di un piccolo romanzo che, togliendo prefazione e postfazione, consta di una ottantina di pagine ad interlinea larga (in un documento word, carattere 12, times new roman risulta di 22 pagine). Ho lavorato a queste pagine due ore al pc la sera del primo maggio, il 2 maggio dalle 9 del mattino alle 22, il 3 ho rifinito il tutto la mattina, corretto gli errori nel pomeriggio. Tra il 3 sera e il 4 maggio ho ricevuto la prefazione e la postfazione (agli autori inviavo i capitoli via via scritti) e la sera del 4 l’ho impaginato su Amazon. Aggiungo che il primo a mandarmi la prefazione è stato il dottor Paolo Gulisano, il secondo il caro amico Marco Tosatti. Inoltre, il capitolo sull’esorcismo in Vaticano compiuto da Papa Leone XIV nel romanzetto l’ho preso da un altro mio romanzo, su un prete detective, che sto cercando di scrivere, ma sono ancora fermo al capitolo quindicesimo. Ho richiamato, in un capitolo, anche un saggio teologico che ho scritto a proposito di ricezione della Santa Comunione e, in un altro capitolo, un mio piccolo saggio in lavorazione contro la Massoneria.

 

Matteo, concludiamo con una domanda inevitabile: cosa pensi del vero Papa Leone XIV, eletto l’8 maggio?

 

Papa Leone XIV, eletto l’8 maggio 2025, ha ricevuto numerosi consensi nel mondo cattolico tradizionale per diverse ragioni che evidenziano la sua attenzione alla continuità con la tradizione ecclesiale e la sua sensibilità verso le sfide contemporanee. Assumendo il nome di Leone XIV, il nuovo pontefice ha voluto richiamare esplicitamente Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa. Questa scelta è stata interpretata come un segnale di continuità con l’impegno per la giustizia sociale e la dignità del lavoro, temi che Leone XIV ha indicato come prioritari nel suo pontificato, soprattutto in relazione alle sfide poste dalla rivoluzione digitale e dall’intelligenza artificiale. Nella sua prima apparizione pubblica, Leone XIV ha indossato la tradizionale veste papale completa, elementi che erano stati omessi predecentemente. Questo gesto è stato accolto positivamente dai fedeli legati alla tradizione come un segno di rispetto per la bimillenaria storia della Chiesa. Anche nei suoi primi discorsi e omelie ha ricevuto numerosissimi attestati di stima dal mondo della tradizione cattolica. Per quanto mi riguarda stimo moltissimo Leone XIV. Apprezzo tantissimo la sua attenzione alla continuità con la tradizione ecclesiale, il suo impegno per la giustizia sociale e la sua capacità di dialogare con tutti e di non farsi abbattere dalle sfide del mondo contemporaneo.

 

“Il sigillo del Leone” di Matteo Orlando (Amazon, 4 maggio 2025, 108 pagine, €16, link)

Una lettura intensa, spirituale, profonda. Un romanzo che è anche una preghiera.
Un libro da leggere, da meditare, da condividere.

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6 commenti

  • R.S. ha detto:

    Bergoglio era un papa normale?
    Senza bagaglio spiritual-culturale, senza i paramenti, senza appartamento apostolico, senza il titolo di vicario di Cristo, senza la coerenza che dovrebbe esserci tra il dire e il fare.

    Se non lo era, chi era e chi ce l’ha messo dov’era?
    Benedetto XVI non ha mai rinunciato al munus, anche se traduzioni manipolate e traduzioni pure l’hanno affermato.

    Leone XIV è un canonista: conosce bene tutta la problematica, come la conoscevano la gran parte dei Cardinali, di nomina pre e post 2013.

    Veniamo da dodici anni di pura devastazione ecclesiale, ma la carità cristiana sa riconoscere in questi frangenti l’opera provvidente di Dio e con tale sicurezza ha agito Benedetto XVI, pregando e tacendo mentre i poteri globali si illudevano di prendere possesso della Chiesa.

    Fatima… Leone XIII avrà già letto il testo completo del terzo segreto? E’ un uomo di Dio mariano e tanto basta.
    Si illuderebbe chi pensasse finita la portata di Fatima, anche se certi Cardinali l’avrebbero volentieri dissolta… nell’amuchina.

  • Milli ha detto:

    Bergoglio legalmente era papa, la Chiesa ha le leggi idonee per salvaguardare la continuità anche in presenza di pontefici pessimi , pure eretici, altrimenti sarebbe finita già dopo il pontificato di Pio XII.
    I cardinali sono pur sempre uomini consacrati e lo Spirito Santo soffia su di loro, quindi ho fiducia che il Signore, la Madonna e San Michele Arcangelo, hanno scelto questo papa e lo guideranno.

  • Simone Torreggiani ha detto:

    È assi probabile che il riferimento (implicito…) del nome pontificale richiami (in realtà…) un ‘leone’ ben diverso da quello auspicato dall’autore del libro:

    https://sfero.me/article/apocalisse-punto-siamo-cosa-sta-accadere-1742683269328

    Ma anche volendo dare credito al riferimento ufficiale, purtroppo la prospettiva è che, proprio come Bergoglio inscenò, negli anni passati, un’aberrante parodia di San Francesco d’Assisi, così Prevost potrebbe fare lo stesso nei confronti di Papa Leone XIII.

    Al di là delle vuote apparenze e delle belle parole di inizio ‘pontificato’ (tra virgolette in quanto Prevost è stato eletto da un conclave abusivo — in quanto riunitosi alla morte di un antipapa — composto da un mix di ‘anti-cardinali’ di nomina bergogliana e da cardinali scismatici – quindi scomunicati – di nomina pre-bergolgliana, e quindi senza rispettare i criteri della UDG…), guardando alla sostanza vi sono alcune criticità fondamentali da tenere in considerazione:

    1) appoggia incondizionatamente al falso ambientalismo, quello dei grandi accordi internazionali, che (in pratica) punta a scaricare il prezzo di una scriteriata ‘ecologia’ di facciata sulle classi più povere, trovando (di fatto) pretesti per impoverirle ulteriormente

    https://www.maurizioblondet.it/preghiamo-per-papa-leone-che-non-sia-climatico/

    2) sempre dal link più sopra, dalle stesse parole del prelato si evince il totale appiattimento su quella retorica occidentale che vorrebbe scaricare la piena responsabilità della guerra in Ucraina esclusivamente sulla Russia, senza tener conto di quanto sia stata in realtà la ‘bestia d’Occidente’ ad aver reso (di fatto) tale conflitto inevitabile

    3) totale appiattimento sulla truffa pandemica, sulla devastante retorica del ‘vaccinarsi è un atto d’amore’ promossa del suo predecessore, oltre a mascherine, distanziamento, Santa Eucaristia da prendere esclusivamente sulla mano ‘per evitare il contagio’ (con il Figlio di Dio?!), ecc.

    https://www.lifesitenews.com/blogs/5-worrying-things-you-need-to-know-about-leo-xvi/?utm_source=popular

    4) totale appiattimento sulla retorica della ‘difesa delle minoranze’ tipica del suo predecessore, che (di fatto…) giustifica l’immigrazionismo selvaggio in nome di uno scriteriato ‘spirito d’accoglienza, con tutte le conseguenze fortemente destabilizzanti che tale fenomeno genera, senza mai affrontare il problema alla radice (ossia: come neutralizzare quei miliardari che pianificano, finanziano e lucrano sulla tratta degli esseri umani?)

    https://x.com/EndWokeness/status/1920539693214572679

    5) durante il suo precedente incarico il ‘prevosto’ favorì l’ascesa di vescovi ‘progressisti’ (modernisti) mettendo al contempo i bastoni tra le ruote a quelli che vorrebbero che la Chiesa rimanesse/tornasse Cattolica (il Vescovo Strickland ecc.)

    6) ha dichiarato fin da subito di aver intenzione di continuare il ‘cammino sinodale’ inaugurato da Bergoglio, ma tanto inviso a quei ministri:
    https://oldyosef.hkcatholic.com/?p=2213
    che invece vorrebbero che la Chiesa Romana rimanesse Una, Santa, Cattolica e Apostolica

    7) corresse il Vicepresidente USA J.D. Vance quando questi osò affermare che vi sono priorità anche in fatto d’amore, ossia che i primi a cui rivolgere amorevoli cure sono le persone che ci sono più vicine (principio che per altro è il fondamento cardine della Famiglia Cattolica, che promuove un ‘amore speciale’ e in certa misura ‘esclusivo’ per il coniuge: proprio in virtù di ciò non ammette — ad oggi… — la poligamia). Ma questo ‘esclusivismo’ il Prevosto (evidentemente) non lo approva…

    8) pure il Partito Comunista Cinese e gli oligarchi di tutto il mondo inneggiano a una generica ‘pace’ e mettono in guardia dai pericoli della intelligenza artificiale e della cosiddetta ‘quarta rivoluzione industriale’… mentre l’intenzione reale è palesemente quella di meglio ‘gestire’ guerre e ‘innovazioni’ a proprio vantaggio.

    Le premesse, al di là delle superficiali apparenze, non sono quindi affatto buone. L’albero, teniamolo bene a mente, si giudica dai frutti, non dalle belle parole.

    “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore,’ entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?’ Io però dichiarerò loro: ‘Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.'” (Matteo 7, 21).

  • Terminus ha detto:

    Conclusion :

    Que d’ignorance, d’insouciance, d’inconscience et d’indifférence ou peut-être aussi de manipulation !

    Comment pouvoir effectuer ”un retour à l’essentiel, à la Vérité qui sauve” alors que ce faux conclave vient de la bafouer encore plus que le précédent ?

    ”Il ne faut pas prendre les enfants du bon Dieu pour des canards sauvages !”

  • Terminus ha detto:

    Que d’ignorance, d’insouciance, d’inconscience et d’indifférence ou peut-être aussi de manipulation !

    Comment pouvoir effectuer ”un retour à l’essentiel, à la Vérité qui sauve” alors que ce faux conclave vient de la bafouer encore plus que le précédent ?

    ”Il ne faut pas prendre les enfants du bon Dieu pour des canards sauvages !”

  • Marcelo Fernando Gerstner ha detto:

    !