Domenica in Albis. Come Può la Fede Vincere il Mondo, e la Storia? Riflessioni di un Sacerdote Salesiano.
28 Aprile 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un sacerdote salesiano amivo del nostro blog offre alla vostra attenzione questa riflessione sulla Domenica in Albis. Buona lettrua e meditazione.
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Nel Matutinum della Dominica in Albis si legge l’Omelia 26 di san Gregorio Papa. Il testo si apre con una domanda: “Come dopo la risurrezione il corpo del Signore era vero corpo, se poté entrare dai discepoli a porte chiuse?”
A essa si danno due risposte: rifletteremo sulla prima. Questa è importante per approfondire la comprensione del rapporto tra fides e ratio. Dice il Papa: “l’opera divina se fosse compresa dalla ragione, non sarebbe ammirabile; e la fede non ha merito, se l’umana ragione le fornisce la prova di ciò che crede”. La ‘prova’ nel testo latino si dice experimentum, è il confine del sapere scientifico cui si riconduce tutta la cultura moderna e contemporanea. Effettivamente, ciò che può essere provato e sperimentato, questo è oggetto adeguato alla ragione. Il pensiero moderno purtroppo ha poi tratto una conseguenza discutibile. Posta la premessa accettabile (tutto ciò che non può essere provato non è oggetto di conoscenza razionale), ne è scaturita una conclusione confusa: tutto ciò che non è conoscenza razionale è o falso, o fantasioso oppure mero sentimento senza conoscenza. Ma l’insegnamento di Papa Gregorio offre uno spunto ben diverso e viene a dirci: esiste una conoscenza razionale, che si basa su prove e sull’experimentum; ma esiste una conoscenza della fede che ci mostra un altro aspetto della realtà, una componente meravigliosa, ammirabile: il testo latino usa il termine ad–mirabilis, che indica qualcosa che ‘porta verso’ (ad-) un altro orizzonte che ‘può essere scrutato’ (-mirabilis).
Nella stessa giornata – Dominica in Albis – l’Epistola della Messa afferma: “chiunque è nato da Dio vince il mondo; e ciò che ha vinto il mondo è la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non chi crede che Gesù è figliolo di Dio?” (1Gv 5). La Pasqua contiene intrinsecamente tale annuncio clamoroso: i seguaci del Risorto hanno il potere di vincere il mondo. Da dove gli viene questo potere? Dalla fede.
Ma come può la fede vincere il mondo e la storia? La risposta ormai l’abbiamo ed è contenuta nell’Omelia di Papa Gregorio: la fede ci dona una conoscenza aggiuntiva, ci conduce a osservare e a comprendere verità che sfuggono a chi si ferma al sapere sperimentale.
La prima di tali verità è la Risurrezione del Cristo, che implica la morte della morte e quindi la sconfitta di ogni nemico (se un nemico non può uccidere il nostro Capo, in che modo potrà impedirci di raggiungere i nostri obiettivi?).
Credo sia molto arricchente prendere consapevolezza di questo valore della fede. Ci aiuta a rimanere saldi nel nostro credo; non solo, ci permette di poter dispiegare appieno tutte le virtù e l’efficacia che scaturiscono da una vita di fede. Tutto questo ci permette insomma di adempiere sempre meglio la nostra missione evangelizzatrice a servizio del Regno di Dio.
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Categoria: Generale
Carissimo don Ettore,
forse inconsciamente, lei ha messo il dito nella piaga. Specialmente di questi tempi in cui, non solo scientificamente e teologicamente, ognuno se la canta e se la suona.
Argomento gigantesco che al solo pensiero di analisi mi fa venire il giramento di testa.
L’entrata in azione dello Spirito Santo: un altro argomento più che spigoloso. Chi non dice che Gesù è il Signore non è sotto l’azione dello Spirito Santo, invece chi lo dice, sì. Si rende conto che così occorre ammettere che lo Spirito Santo discrimina? Perciò lo Spirito Santo si comporta come l’uomo: a chi sì e a chi no? E chi, fra gli umani, può stabilire a chi sì e a chi no?
Per non dire dell’azione dello Spirito Santo nel Conclave e nel … pre-conclave! Ma è proprio così o è obbligatorio CREDERE che sia così perché così è l’elaborazione teologica?
Un cordiale saluto.
La frase citata è parola ispirata. Così come nell’Antico Testamento Dio dice a Mosè “Farò grazia a chi vorrò far grazia”.
Dio dà a tutti la possibilità di salvarsi, a chi riconosce Cristo e lo segue sinceramente, a chi non lo riconosce, senza propria colpa, per quel che può capire e fare.
C’è una libertà divina e una libertà umana. Ci sono un’ignoranza e un errore incopevoli e ci sono un’ignoranza e un errore colpevoli, dovuti a malafede, chiusura del cuore ecc.
La grazia di Dio è la libertà umana sono uno dei più grandi misteri.
Safari
Proprio la Vergine delle Tre Fontane – chi è romano non può non amarla! – è venuta a domandarci la fede!
Non solo il Santo Rosario e la penitenza – di amare il prossimo in primis! – ma la nostra FEDE!
Io penso che il matto più che altro abbia le idee confuse. Purtroppo non ho studiato filosofia seriamente ma neppure malamente e neanche “divertitamente” tanto da poter dare risposte convincenti.
Posso obiettare che in Paradiso ci sarà una conoscenza che comunque non annullerà la differenza per cui conoscere vuol dire condividere l essere almeno li mi pare difficile. Finché siamo su questa terra conosciamo il male che facciamo e che subiamo ma non ne condividiamo l essere. Visto che il male sembra essere privazione. Poi c è tra i doni dello Spirito Santo la scienza , non quella galileiana degli esperimenti e delle formule s intende ma propriamente la conoscenza spirituale che , io non so, forse è anche conoscenza come intendeva sant Ignazio. C è forse condivisione di essere in questo? Eppure forse la conoscenza come dono dello Spirito per effetto della Fede è quella specie di intuizione delle cose nascoste ai più , che tanti santi hanno vissuto. Anche in questo caso, conoscere ossia condividere l essere sembra una frase filosofica che nei casi spirituali dove qui si parla forse mal si adatta. Ma io sono ignorante e mi saranno venuti dei pensieri sbagliati. Scusatemi .e se Tosatti non pubblica questo commento non mi offendo.
Orso carissimo,
se tu la vedi così, va bene.
. “Quando un giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, se io gli pongo davanti una qualche occasione di caduta, egli morirà, perché tu non l’avrai avvertito; morirà per il suo peccato, e le cose giuste che avrà fatte non saranno più ricordate; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano.” Ezechiele 3.
Non so se l’articolista in suo prossimo articolo ci donerà ciò che segue nella stupenda Omelia 26 di Gregorio Magno, parlando delle varie manifestazioni, che ampliano la nostra vita con una fede sempre nuova e sempre più ad-mirabile con la quale e per la quale la nostra ragione può avere nuove conoscenze…(Gesù intangibile che passa nei muri senza infrangerli, o che nasce vero bambino da Maria senza aprirne il seno e Gesù che è tangibile a Tommaso incredulo ed altre manifestazioni ad-mirabili che ampliano la ragione nella resurrezione e nella immortalità di Gesù morto in croce).
Dopo 12 anni di Bergoglio falso papa, fra le omelie di S.Gregorio, mi permetto di ricordare a questo prete salesiano la Omelia 17 ogni anima che da evangelizzatore porterà con sè quel giorno, quando si presenterà al suo Giudizio, poichè dovrà rispondere di tutti coloro che gli sono stati affidati per la Salvezza… non aggiungo altro oltre Ezechiele.
Bellissima catechesi
“La fede ci dona una conoscenza aggiuntiva, ci conduce a osservare e a comprendere verità che sfuggono a chi si ferma al sapere sperimentale”.
Perché operare una forzatura pretendendo che la fede equivalga alla conoscenza?
Non è proprio ciò che non si conosce ad esigere la fede?
Che il corpo del Signore fosse vero corpo e nel contempo potesse passare attraverso i muri può essere soltanto creduto, non conosciuto.
La conoscenza comporta l’essere ciò che si conosce, e che perciò non è più qualcosa di oggettivo, cioè separato dal conoscente. Al contrario, la fede mantiene la distanza tra il fedele e l’oggetto della sua fede.
Soltanto quando saremo risorti conosceremo la risurrezione e non avremo più necessità di credervi.
La professione di fede si chiama “Credo”, non “Conosco”.
E poi che fede sarebbe quella che abbisogna di “una “conoscenza aggiuntiva”, che infine, in un modo o nell’altro, rappresenta una prova? Una prova forzata?
Si conosce ciò che si crede. Ossia il contenuto della Rivelazione. Conoscere, in questo caso, non equivale a sperimentare. La fede (anche quella umana) è conoscere qualcosa accettando la testimonianza. La maggior parte delle nostre conoscenze sono basate sulla fede umana. Quella soprannaturale segue in parte lo stesso meccanismo.
Don Ettore, perdoni,
ma in questo modo diventa indispensabile riconoscere la validità del “Culto del cargo”.
“La fede (anche quella umana) è conoscere qualcosa accettando la testimonianza”.
Mi scusi don Ettore, ma accettare una testimonianza è credere a ciò che è detto o scritto. Si tratta quindi di una conoscenza, se proprio si vuole insistere con questo termine, irrimediabilmente approssimativa, anzi molto vicina allo zero.
Posso credere a ciò che mi racconta un alpinista che è stato sul K2 ma ciò non fa di me un alpinista che conosce ciò che gli racconta l’alpinista. L’alpinista E’ alpinista, io NON SONO alpinista, bensì uno che NON CONOSCE ma CREDE a ciò che gli racconta l’alpinista.
La vera conoscenza coincide con l’essere, altrimenti, con tutto il rispetto, resta una fede.
Mi scusi, ma il 99% di quelle che chiamiamo conoscenze si basano sulla fede umana. Con il suo criterio non vi sarebbe più nulla di certo, perché ciò che possiamo sperimentare direttamente è una minima parte dello scibile umano. Bisognerebbe abolire l’insegnamento della Storia, della Geografia e, probabilmente, di molte altre materie scolastiche.
La conoscenza per fede è sicuramente meno certa dell’evidenza e dell’esperienza.
Ma nella fede soprannaturale entra in gioco lo Spirito Santo: “nessuno può dire che Gesù Cristo è il Signore, se non sotto l’azione dello Spirito Santo”.
Non abolire, caro don Ettore, ma, al contrario, continuare nella ricerca:
” Provando e riprovando ” sia nel significato attribuitogli da Dante (Div. Comm. Par. III ),sia anche in quello attribuitogli da Galileo e dall’Accademia del Cimento…” Nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza…”
…una prova aggiuntiva…quello che – dalle mie parti- si definiva: “Una zonta de pan de fighi” ( quando il pasto era troppo povero ci si accontentava di aggiungervi un pezzetto del pane di fichi- il più schifoso che ci fosse ).