Il Qui ed Ora in Thomas Stearns Eliot per una Nuova ed Antica Coscienza. Il Matto.
23 Aprile 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il Matto, che ringraziamo di cuore offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle parole di un grande poeta. Thomas Stearns Eliot. Buona lettura e condivisione.
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IL «QUI ED ORA» IN ELIOT
PER UN NUOVA E ANTICA COSCIENZA
Se c’è una parola iper abusata (non da oggi) è “amore”, della quale tutti si riempiono la bocca (insieme a “pace”) e ciascuno piega facilmente al suo soggettivo intendimento. Per non dire del dilemma: l’amore esclude o include? Ovvero, pone condizioni o è gratuito? Di conseguenza le tre domande: 1) Gesù amava Giuda? 2) Ha continuato ad amarlo anche dopo il tradimento? 3) Se non lo ha più amato, che sentimento nutriva? Chiaro che dalle risposte dipende anche il comportamento del cattolico che è chiamato ad imitare Cristo nei confronti dell’altro. Forse, in Eliot si può trovare una risposta.
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da: libreriamo.it
«L’amore è quasi quasi se stesso
Quando qui e ora cessano di avere importanza».
Thomas Eliot
Questi versi tratti dai Quattro Quartetti di Thomas Eliot rappresentano uno dei nuclei più potenti della poetica dell’autore: la riflessione sulla natura del tempo e sull’essenza dell’amore come forza che trascende la dimensione temporale e spaziale. Eliot, in quest’opera monumentale e complessa, si muove costantemente tra filosofia, teologia e introspezione personale, cercando di trovare il punto d’incontro tra l’eterno e l’effimero, tra il divino e il quotidiano.
Ma cosa significa davvero questo abbandono del “qui e ora” quando si parla di amore? E in che modo questa affermazione illumina il nostro modo di vivere i sentimenti in una realtà così fortemente scandita dal tempo?
Thomas Eliot e l’amore oltre il tempo e lo spazio
Eliot suggerisce che l’amore, per essere “se stesso”, deve oltrepassare le limitazioni delle contingenze temporali e spaziali.
Il “qui e ora” — termini che definiscono la presenza tangibile, l’attimo vissuto nella sua fugacità — è in questo caso visto come un vincolo che imbriglia l’essenza più profonda dell’amore. Solo quando si supera questa contingenza, lasciando che l’amore si affermi come uno stato dell’essere anziché come una semplice risposta emozionale o un desiderio materiale, si può arrivare a cogliere la sua vera natura.
L’amore che trascende il “qui e ora” non si limita al desiderio o alla dipendenza emotiva, ma diventa uno stato puro, una forma di unione che non conosce confini. Non è casuale che Eliot colleghi questa concezione a una prospettiva quasi mistica: l’amore si avvicina alla sua essenza divina quando smette di essere subordinato alle piccole dinamiche umane e diventa, invece, una manifestazione dell’eterno.
Per comprendere appieno il significato di questi versi, è necessario calarli nel contesto più ampio dell’opera. Nei Quattro Quartetti, Eliot esplora il paradosso del tempo, in cui passato, presente e futuro coesistono in una dimensione che l’essere umano fatica a percepire ma che è intrinsecamente vera. Questo concetto si richiama alle idee filosofiche di Sant’Agostino, che affermava che il tempo, in ultima analisi, è un costrutto della mente umana e che solo nell’eterno si può trovare una reale unità.
Applicata all’amore, questa visione implica che la pienezza del sentimento non può essere relegata ai momenti fugaci, agli attimi consumati nell’azione quotidiana, ma deve trovare espressione in un’eternità che sfugge al nostro controllo. È in questa dimensione che l’amore «è quasi quasi se stesso».
Eliot non si limita a un’analisi poetico-filosofica, ma lascia intravedere un livello spirituale nell’amore. Quando il “qui e ora” cessano di avere importanza, non stiamo abbandonando il mondo fisico, ma ci eleviamo verso una comprensione più alta e totale dell’esistenza. L’amore si libera così dalle ansie del tempo — il rimpianto del passato, l’incertezza del presente, il timore del futuro — e diventa il veicolo per accedere a una realtà senza tempo.
In questa luce, l’amore si avvicina all’idea di agape, un amore altruista, incondizionato e immutabile, spesso associato alla sfera divina. È l’amore che abbraccia senza possedere, che offre senza aspettarsi un ritorno, che unisce nonostante le differenze.
Risonanze nella nostra esperienza quotidiana
Eliot ci offre un modello ideale che sembra distante dalle nostre esperienze quotidiane, ma il suo messaggio trova risonanza anche nella realtà. Spesso le relazioni umane sono dominate dal tempo: aspettiamo, ricordiamo, pianifichiamo, eppure i momenti di vera connessione avvengono proprio quando smettiamo di essere prigionieri del cronometro e ci lasciamo trasportare dalla semplice presenza dell’altro.
Anche in una prospettiva laica, possiamo interpretare l’invito di Eliot come un suggerimento a vivere l’amore con una profondità che non si ferma all’apparenza delle cose. Superare il “qui e ora” significa lasciare che il sentimento si affermi senza condizioni, rendendolo indipendente dalle circostanze contingenti.
In definitiva, questi versi ci invitano a riflettere sull’amore come una forza che sfida il tempo, lo spazio e i limiti dell’ego. “L’amore è quasi quasi se stesso / Quando qui e ora cessano di avere importanza” non è solo una descrizione poetica, ma una lezione sulla profondità dei legami umani e sulla loro capacità di accedere a qualcosa di eterno e immutabile.
Qual è dunque la natura autentica dell’amore? Forse è proprio quel riflesso del divino che ci permette di sentirci meno soli in un mondo dominato dal tempo, elevandoci verso l’eterno attraverso un sentimento che, anche per un attimo, ci avvicina alla trascendenza.
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Della bella recensione avrei voluto mettere a fuoco alcuni passaggi che ho trovato particolarmente incisivi ed integrandoli con alcune osservazioni riguardo al “qui ed ora”, ma me ne astengo lasciando scoprire alla gentile lettrice e al gentile lettore quelli che possono giovare alla propria Coscienza.
E già, perché infine la Coscienza è ciò che conta. Non dico la coscienza “di”, bensì la Coscienza in sé, l’immortale sacra viaggiatrice che è prima di ogni stazione, di ogni suo contenuto inculcato o auto-assunto, e che rispetto ad Essa è fuffa.
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Categoria: Generale
Bellissime riflessioni,grazie.Noi non siamo scimmie che parlano,ma immagine di DIO.
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L’incontro senza tempo è facile: basta avere il coraggio di immergersi nel silenzio interiore per ascoltare l’altro e se stessi, perchè:
“Ogni incontro che fai è un incontro con te stesso. Pochi sembrano accorgersi che gli altri sono loro. ” (Jung).
Ma, in ogni caso: ” Nessun albero, si dice, può crescere in Paradiso a meno che le sue radici non raggiungano l’Inferno. ” (Jung).
La prima delle due citazioni demolisce ogni fondamentalismo religioso e non solo.
La seconda postula un percorso apofatico che può rivelarsi ostico, posto che le difese poste in atto dall’ego, che non vuol saperne di morire, possono presentarsi in forme non propriamente piacevoli: per intenderci, quelle che allignano nei “sepolcri imbiancati”, che, manco a dirlo, sono sempre gli “altri”.
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