I Sette Personaggi dei Tempi Finali. Riflessioni allla Luce di Fatima. Sergio Russo.
18 Aprile 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Sergio Russo, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla realtà della Chiesa che stiamo vivendo. Buona lettura e condivisione.
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«SE VOGLIO CH’EGLI RIMANGA FINCHÉ IO VENGA,
CHE T’IMPORTA? TU SEGUIMI». (2a parte – sez. B)
“Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza.”
(Isaia 53,11)
* **
*) Gesù piange su Gerusalemme. **) La Madonna piange a Civitavecchia, alle porte di Roma.
INTERPRETAZIONE PROFETICO-SPIRITUALE
del Vangelo di san Giovanni, capitolo 21°, versetti 15-22
20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena aveva posato il capo sul petto di Gesù e aveva chiesto: «Signore, chi è che ti tradisce?».
San Pietro, e i suoi Successori, i Romani Pontefici, si voltano indietro, verso un Discepolo che li segue, pur sapendo benissimo Pietro, come i suoi Successori, che tale Discepolo viceversa, li precede, poiché entrambi sì, “correvano insieme, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo…”
Ma qui non si tratta soltanto di maggior o minore giovinezza fisica tra i due, o meglio, qui si tratta di giovinezza spirituale: Giovanni arriva per primo al sepolcro, come già era stato, non il primo, bensì l’unico ad essere presente sotto la Croce di Gesù, tanto da meritarsi in dono, il Dono fra i doni: «Ecco tua Madre!» E Lei, che considera suoi figli tutti, ma proprio tutti – figli nel Figlio – pur tuttavia: «Donna, ecco tuo figlio!»
È indicativo che qui Giovanni sia chiamato, non con il suo nome proprio, ma – diciamo così… e voglio osare tanto! – con quello di tutti, questa volta però, dei suoi propri successori: “di coloro che Gesù ama.”
I Successori di Pietro sono tutti quelli che, posti a capo della Chiesa, confermano i fratelli nella Fede. E se manca questa esplicita funzione carismatica, anche se alcuni fossero stati posti a capo della Chiesa, costoro non sono validi successori di Pietro né, tantomeno, vicari del Cristo in terra, come ben osserviamo in questi tempi travagliati, nella stessa Chiesa Cattolica…
Tuttavia Giovanni, assieme ai suoi successori, è anche colui (e coloro) che durante l’Ultima Cena – alla mensa eucaristica di ieri, di oggi, di domani – posano il loro capo sul petto di Gesù, cioè sottopongono la propria razionalità all’incommensurabile amore di Gesù, l’amore del Salvatore e Redentore nostro, senza limiti, né misura, né confini…
La razionalità è una facoltà utilissima all’essere umano, anzi direi necessaria e, non per nulla, avente la sua sede fisica nel punto più “elevato” del corpo della persona umana…
E pur tuttavia, tale capo, deve imprescindibilmente riconoscere la sua limitatezza, la propria inadeguatezza, nei riguardi del “petto” del Signore, verso cui ci si deve inchinare, verso cui – in questa sede fisica – ha sede il cuore: questo Cuore che ha tanto amato gli uomini e le donne di tutti i tempi, in ogni luogo e in qualsiasi situazione possibile ed inimmaginabile, e che ha versato il suo Sangue, fino all’ultima stilla, per la nostra salvezza, per la nostra serenità, per la pace interiore, per nostra felicità, per una eternità beata, senza limiti di tempo, di spazio, di comprensione…
“Coloro che Gesù ama” sono… “coloro che amano Gesù!”
Oh, amore unificante… Amore che attrae tutti gli altri amori, come i fiumi si compenetrano nel Mare, sinché rimane soltanto un solo ed unico Amore, onnicomprensivo ed onnipervasivo… e dunque “non osi quindi separare l’uomo ciò che Dio ha unito, ha ricongiunto, ha riunificato!”
Il Discepolo è ancora colui che domanda al Signore chi sia il traditore della Verità, ottenendone risposta… E se, fra le tante qualità e virtù che contraddistinguono san Giovanni, il discepolo che Gesù amava, qui ne viene messa in evidenza una, particolare ed assai caratterizzante, qual è quella di “colui che aveva posato il capo sul petto di Gesù ed aveva chiesto: «Signore, chi è che ti tradisce?»… ciò non può essere assolutamente un caso!
Siamo infatti giunti agli Ultimi Tempi, e gli ultimi tre Successori di Pietro hanno dato la loro testimonianza d’amore, e ciò non ostante qui viene nominato anche “colui che tradisce”…
Pertanto, vi sono sette personaggi su questa scena dei Tempi Finali: uno con nome proprio e gli altri caratterizzati da una frase iconica, che li individua escatologicamente, e dunque essi sono:
- Pietro:che rappresenta l’istituzione del Papato in sé, che si è dipanato lungo tutto il corso della Storia della Chiesa.
- Il primo«Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?», che rappresenta il terz’ultimo Papa: san Giovanni Paolo I.
- Il secondo«Simone di Giovanni, mi ami?», che rappresenta il penultimo Papa: san Giovanni Paolo II.
- Il terzo«Simone di Giovanni, mi ami?», che rappresenta l’ultimo Papa: (san) Benedetto XVI.
- Il Discepolo, san Giovanni, vale a dire tutto il filone mistico-profetico, che ha attraversato, permeato e vivificato l’intera Storia della Chiesa.
- Ancora il Discepolo, però adesso nella veste di “quello che nella cena aveva posato il capo sul petto di Gesù”, figura egli, di tutti quelli che, grandi o piccoli essi siano, compiono però l’umiltà di far inchinare la propria Ragioneall’altezza del “petto”, riconoscendo le “ragioni del Cuore”, come direbbe Pascal, essendo appunto loro le “sentinelle della notte”, quelle piccole luci cioè, che hanno brillato nelle più o meno dense tenebre verificatesi nell’intero arco di Storia della Chiesa, sostenendo le attese del nuovo giorno e anticipando la luce del futuro promesso da Dio.
- Ed infine vi è pure “colui che tradisce”(…)
21 Pietro vedendolo domandò a Gesù: «Signore, e di costui che sarà?».
Pietro, cioè il Papato, si domanda che “fine faranno le profezie”, senza il suo avallo istituzionale, senza la sua paterna “protezione”…
Nel corso dei secoli, a teologi e uomini di studio, è sempre venuto il dubbio che fra istituzione e carisma ci debba essere costante inconciliabilità, manifestandosi (apparentemente) l’uno all’opposto dell’altro… Viceversa essi sono come le due rotaie di cui ha bisogno il treno, per procedere diritto e veloce; sono come le due ali per volare, sempre più in alto e sicuri; sono anche l’uomo, creato “maschio e femmina”, che ha bisogno di mantenere le regole, ma senza appiattirsi, e che ha necessità di elevarsi, mantenendo comunque “i piedi per terra”…
22 Gesù rispose: «Se voglio ch’egli rimanga finché io venga, che t’importa? Tu seguimi».
È Gesù stesso che gli risponde, perentorio: «Egli deve rimanere finché Io ritorni!… Che t’importa?» Come a dire “lascialo libero, non te ne occupare, poiché lui lo gestisco Io personalmente, e ne ho somma cura…”
E quanto a Pietro invece: «Seguimi!… Sei il mio vicario, sei la mia presenza visibile nella Chiesa, mia sposa… Ed anche tu attendi il mio ritorno… Poiché ambedue avete la responsabilità allorché Io, Figlio dell’Uomo ritornerò: fate in modo che il “lucignolo fumigante” della Fede non abbia a spegnersi del tutto… Anzi, entrambi proclamate:
“Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!».
E chi ascolta ripeta: «Vieni!».
«Sì, verrò presto!». Amen.
Vieni, Signore Gesù!”»
Sergio Russo
(3. fine)
P.S. È in preparazione un nuovo volume, intitolato: IL RITORNO DEL RE. La Parusia intermedia del Signore Gesù: tutte le conferme. Ve ne darò avviso non appena questo sarà disponibile.
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Tag: FATIMA, russo, terza parte
Categoria: Generale
Parziale (una parte) è il testo, parziale il mio commento. Prima cosa: è vero che Giovanni per la sua purezza e Fede merito’ di vedere cose che altri non potevamo vedere (Apocalisse); detto questo Gesù fece capo della Sua Chiesa Pietro. Non è vero che Dio amo solo chi lo ama: è una eresia. Fu Giuda ad essere il più amato tra gli Apostoli perché anche sapendo la sua sorte Gesù tutto tentò per salvarlo. Ciò vale anche per noi tutti, credenti e non credenti, che saremmo giudicati per le nostre opere e non per il nostro amore (pieno di tanta umanità) verso Gesù.
Il resto, (parzialmente) è fuffa.
È ovvio che Gesù ama ciascuno di noi! Ed anzi lo ama di più, quanto più necessita del suo amore… La definizione “il discepolo che Gesù amava” è presente nel Vangelo: vi è solo da prenderne atto…
Tanti Auguri di Buona Pasqua, caro Marco, anche a tutti gli amici/che del blog
“E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: voi udrete, ma non comprenderete, guarderete ma non vedrete.” Mt.13,14
Sergio Russo mi perdonerà se non commento il suo articolo così infiammato d’amore, la mia fede è piccola rispetto alla sua, non saprei dire altro, ma l’articolo proposto dal nostro BRIGHENTI è importante per comprendere la falsa essenza del “papato” bergogliano, perchè non si verifichi ancora la profezia in premessa. L’articolo del Dic. 2023, sebbene sia schiacciante contro alcune eresie di Bergoglio, non deve far perdere di vista da quale pulpito proviene il sedicente “Patriarcato Cattolico Bizantino” “esiliato a Praga”. Non dimentichiamo infatti che:
– +Elia, +Metodio, +Timoteo e altri sono stati scomunicati nel 2008;
– successivamente riscomunicati dalla Santa Sede il 22 febbraio 2012;
– le loro eresie lo scisma e gli aspri e illeciti anatemi contro Benedetto XVI e papi precedenti, li pongono come fonti inattendibili e inquinate.
Per dare una idea curiosa e pittoresca di questa “congrega” basti citare che lo stessi hanno nominato nel 2019 (anti)papa persino Mons. Viganò che allora ben si guardò dall’accettare.
Ferme restanti le loro precise accuse contro Bergoglio, occorre dire che l’essenza eretica, oltre che scismatica, di questo Patriarcato appare subito agli occhi nell’articolo proposto da BRIGHENTI. Innanzitutto si nota il rinfacciare ai cattolici la solita tiritera protestante della “papAlatria” (non “papOlatria”) che critica la cd. adorazione del “papa Francesco” come usuale ed erroneo comportamento cattolico e come ostacolo al riconoscimento del decadere dello “status” di papa per colui che diviene eretico. Dal punto di vista dottrinale la vera eresia è piuttosto del Patriarcato oltre a offendere la dovuta venerazione ai Vicari del Cristo. Comunque dal punto di vista lessicale in italiano andrebbe meglio il termine di Bergogliolatria o di antipapalatria, fate vobis.
Quindi per Elia & C. Bergoglio cessa dall’esser papa perchè ha dato dimostrazione indubbia di ereticità pubblica e reiterata, tuttavia sappiamo che non lo è mai stato solo perchè Benedetto XVI non ha mai abdicato, non avendo rinunziato al Munus Petrino. Peraltro mai nessun (vero) papa è stato pubblicamente e pertinacemente eretico e di Bergoglio si può dire che le sue eresie sono la prova che non è stato legittimamente eletto e non che sia decaduto nel momento in cui è divenuto eretico… nessun vero papa decade dal munus nè è possibile a nessuno deporlo.
In altre parole non deve essere rilevante che Bergoglio sia eretico: il vero problema sta nell’accettarlo come legittimo papa fino alla manifestazione di eresia, per deporlo ex nunc, cioè come “papa eretico” (S. Bellarmino (°) ci avverte che non esistono papi eretici nella storia, ma falsi papi che possono essere eretici): egli è invalido papa (e va deposto “ex tunc”). Illegittima ab initio è ogni sua manifestazione: tutto il suo magistero e le sue decisioni e nomine. Ho scritto in tal senso a nov./24 a mons. Strickand, ma ha fatto finta di nulla: Isaia è ancora attuale!
—– —–
nota(°):da San R. Bellarmino: De Romano Pontifice, IV, cap. 6:
“È probabile e si può piamente credere che, oltre al fatto che il sommo pontefice non può errare come papa, neppure potrebbe essere eretico o credere ostinatamente a qualche errore nella fede come semplice particolare persona. Ciò è dimostrato principalmente perché è richiesto dalla dolce disposizione della provvidenza di Dio. Perché il pontefice non solo non deve e non può predicare l’eresia, ma deve anche insegnare sempre la verità, e senza dubbio lo farà, poiché Nostro Signore gli ha ordinato di confermare i suoi fratelli […]. Ciò è provato in secondo luogo dai fatti, perché fino ad oggi nessun papa è stato eretico […]; allora questo è un segno che una cosa del genere non può accadere”.
Grazie Marco, non avevo dubbi
Riflessioni molto profonde e su cui tanto da meditare…
Mente e cuore rappresentano un rapporto inscindibile, un legame simbiotico a cui l’uomo non dovrebbe, per sua natura, mai rinunciare o disconoscere perché voluto e reso possibile dall’Infinito Amore Divino, per mezzo del quale tale rapporto si vivifica, prende forma, si realizza in maniera concreta e visibile, ai fini di una “giusta conoscenza”. A tal riguardo diventa emblematica la figura, il ruolo, la funzione di San Giovanni, che insieme alle altre “figure-chiave”, che ci hanno preceduto nella Storia di Salvezza e in quella bimillenaria della Chiesa, sono rimaste per sempre “scritte” nella e dalla Parola del Signore, e che per mezzo della quale continuano a “parlare”, a “rivelarsi”, a “far comprendere” e a “partecipare” nelle e delle nostre vite, dei nostri giorni, dei nostri tempi…
E San Giovanni, il discepolo “amato” dal Signore, sembra assumere, e, di giorno in giorno, svelarsi nel suo ruolo e funzione di “protagonista” per “accompagnare” e “rappresentare”,nelle varie “tappe”, l’intera Chiesa, ancora Pellegrina sulla Terra, fino alla fine… nel momento e nelle vesti di tutti i credenti, Corpo Mistico di Cristo, rimasti a Lui fedeli nell’ora più “buia”, quando la Chiesa viene a “mancare”, viene “privata” del suo Sommo Pastore e Maestro, che tradito da Giuda e condannato sulla Croce, ormai privo di tutte le sue “forze” e del suo “vigore”, prima del suo “ultimo” respiro, Affida San Giovanni, il solo rimasto presente difronte a cotanto Strazio e Dolore, alle Mani, alle cure materne, al Cuore Immacolato di Maria, Sua e Nostra Madre Santissima!
Anche Pietro, non ancora Sommo Pontefice e Vicario di Cristo sulla Terra, seppure già prescelto e designato, partecipa come può, come gli riesce, a quelle terribili Ore, e va ad incarnare tutti quei credenti che presi umanamente dalla paura, dal terrore, rinnegano e scappano, ma per piangere amaramente tutto il tempo necessario, per ritrovarsi di nuovo insieme e portare a termine la missione affidata a ciascuno dal Signore.
Sempre San Giovanni riceve direttamente dal Signore, il Sommo Pastore, la Rivelazione Apocalittica, nella condizione di perseguitato “a causa” della Parola, in una condizione di “esilio”, e in questa “veste” riceve la grande responsabilità di dare “voce”, e rendere partecipi le sette Chiese ( che possono anche rappresentare le sette epoche, nelle quali e attraverso cui la Chiesa intera si manifesta ed “opera” sulla Terra) di tutto quanto “vede” e “sente” e che gli viene “detto” e Rivelato sui tempi a venire. Anche in questo caso soltanto un rapporto “privilegiato” , un cuore ed una mente “aperta” al Signore, un restare a Lui fedeli ed uniti, permette di “vedere” e di “sentire”, e di affrontare e superare le angustie, le privazioni, le persecuzioni e anche di “pregustare” , tanto da rimanerne “estasiati”, la Visione Divina, all’interno del Suo Progetto, spesso “incomprensibile”, astruso, di difficile interpretazione, ma che nel proseguo della “storia” si manifesta, si dipana e tiene sempre conto dell’agire umano, che a tale Progetto è chiamato a partecipare “attivamente”, e che, in un verso o nell’altro, risulta determinante nello spiegamento degli eventi, non ancora pienamente “compiuti”.
La condanna di Gesù fu come bestemmiatore.
Non bestemmiava Dio, ma l’interpretazione di Dio religiosamente e politicamente corretta del suo tempo.
Un “segno dei tempi” stabilito dal sinedrialmente.
Interrogato da Caifa, il sommo sacerdote, se Egli sia il Cristo, Gesù risponde citando il passo della profezia di Daniele (7,13). Di questa celebre profezia c’è ampia traccia nell’Apocalisse di San Giovanni: la Rivelazione mira alla Parusia.
Nel processo contro Gesù si vuole condannarlo legalmente, ma le false testimonianze accusatorie sono contraddittorie. Caifa allora si rende conto che la trama architettata non funziona e prova ad essere più diretto:
“Ti scongiuro per il Dio vivo di rispondere, diccelo: sei tu il Cristo, Figlio di Dio benedetto?” (Mt 26,63; Mc 14,61).
“Sì, lo sono; e vedrete il Figlio dell’uomo assiso alla destra della potenza di Dio venire sulle nubi del cielo”.
Ecco: “Ha bestemmiato! Non servono testimoni. Avete sentito?” “È reo di morte!”.
Il sinedrio dei sacerdoti e dei dottori della Legge ha però bisogno di Cesare.
Pilato, rappresentante l’imperatore, cerca di non giungere alla condanna tergiversando in molti modi, dai più diplomatici (liberare un prigioniero per la Pasqua) ai più cruenti (flagellazione).
Alla fine il problema rischia di diventare proprio la fedeltà di Pilato a Cesare:
”Se rimetti costui non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re si mette contro Cesare”.
“Devo crocifiggere il vostro re?”.
Risposta: “Non abbiamo altro re che Cesare”.
La “fede” dei Giudei ha abdicato: se il re è Cesare significa che lo scettro e il trono non sono più di Giuda.
Dopo la risurrezione di Lazzaro la politica aveva già abbracciato la teologia.
”Verranno i romani e ci toglieranno “il luogo” (cioè il tempio) e la nazione” (Gv 11,48).
Gesù e i suoi miracoli sono diventati un problema politico e di potere comune a farisei, sadducei e zeloti. Eppure non si tratta solo di politica, perché il sommo sacerdote vuole difendere la legge e il tempio, quindi la religione, insieme al potere e al popolo.
C’è di mezzo qualcosa di grande, di nuovo: il vecchio culto del tempio di pietra è giunto al termine.
È giunto il momento della nuova adorazione di Dio “in spirito e verità”. Caifa non è pronto.
”Non capite nulla; non capite che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo e non vada in rovina la nazione intera” (Gv 11,50).
Parole che Caifa aveva detto ispirato dalla sua carica di sommo sacerdote e non da se stesso.
Dio parla tramite i sacerdoti anche quando sbagliano.
L’indegno interprete della carica compie le scritture:
“Sulla cattedra di Mose si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere!” (Mt 23,2).
Caifa è “profeta” pur agendo politicamente, ragionando secondo il mondo e il pragmatismo della concretezza. Infatti la morte di un singolo (in croce) salva il popolo.
ll male minore è mondanamente giusto per chi ragiona da terra, ma la sapienza di Dio la osserva dal Cielo.
Paradossalmente, nell’integrità della rivelazione e dando compimento alla legge, Gesù è aperto al resto del mondo. Gesù redime tutta l’umanità: ha una “funzione vicaria” che eccede i confini di chi si è impadronito di YHWH.
Nell’Antico Testamento l’idea della funzione vicaria appare in Mose, dopo l’idolatria al Sinai del vitello d’oro: “Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Es 32,32).
In quel frangente funziona in parte: “Cancellerò dal mio libro solo colui che ha peccato contro di me” (Es 32, 33), ma in qualche modo Mose rimane tuttavia il sostituto che intercedendo cambia il destino del popolo.
E’ anche la figura del servo sofferente di Isaia.
I figli di Dio dispersi non sono più soltanto Ebrei, ma figli di Abramo nel significato profondo sviluppato da Paolo.
Le accuse contro Gesù nel processo religioso sono di natura teologica. La pretesa messianica è rivendicazione della regalità su Israele. Per questo l’espressione “re dei Giudei” del titulus fatto scrivere da Pilato (acronimo ebraico YHWH !!) rivela il mistero.
“Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”
“Io (lo) sono. E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza venire con le nubi del cielo” (14,62). Vi echeggia Es 3,14: “Io sono colui che sono”.
“Tu l’hai detto; anzi io vi dico…” (Mt 26,64).
Gesù non contraddice Caifa; lo fa dire a lui!
In Luca è così:
“Tu dunque sei il Figlio di Dio?”
“Voi stessi dite che io (lo) sono”.
Un sommo sacerdote compromesso con il mondo, capofila di un sinedrio che incita il popolo ad indicare per unico Re l’imperatore pagano (diminuendo l’alleanza con Dio) dice la verità, profeticamente sul Servo Sofferente del sacrificio di croce.
Un potere religioso inadeguato a servire Dio, fa crocefiggere ai poteri mondani il Messia atteso, secondo la Parola di Dio, ipocritamente rispettando il sabato.
Segni dei tempi, sinedrialmente e sinodalmente.
C’è chi usa abiti religiosi per torturare la fede in Dio.
Ma la via e la verità sono la vita.
I giochetti falliscono e la città dell’uomo, divenuta Babilonia, viene distrutta con il tempio rimasto vuoto.
La Gerusalemme celeste scende dal Cielo, risorta, sposa del Cristo risorto, abitata dal corpo mistico del Signore.
Marco se non hai paura pubblica.
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