La Geografia della Via Crucis di Nostro Signore Gesù Cristo. R.S.
17 Aprile 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro blog, R.S., che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste considerazioni sulla geografia della Passione di Nostro Signore. Buona lettura e diffusione.
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LA GEOGRAFIA DELLA VIA CRUCIS DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
Gesù fu caricato della croce sul finire del mattino del 14 nisan, venerdì, a poche ore dalla pasqua ebraica dell’anno 33 d.C.
Mentre la data è corroborata da numerosi, c’è maggior incertezza sull’itinerario del Cristo dal luogo della condanna all’altura rocciosa del Golgotha: la Via Dolorosa che percorrono oggi i pellegrini corrisponde a una tradizione relativamente recente (risale a due secoli fa) della via crucis di Gesù dal luogo di condanna al Calvario, allora esterno alle mura cittadine.
Il tracciato attualmente proposto dalle guide come certo si accredita di ragioni non conclusive, disinteressandosi, almeno a titolo di ipotesi, alle possibili alternative storicamente attestate e sensate. Le ricerche anche di fonte non cristiana riguardanti la Gerusalemme al tempo di Cristo suggeriscono la maggior probabilità di altri percorsi, in particolare uno.
Torniamo al venerdì 14 nisan letteralmente cruciale. Al mattino presto Gesù è condotto davanti al sinedrio (nel vangelo di Matteo e di Marco si usa l’espressione “tenere consiglio” e alcune mappe antiche di Gerusalemme attestano l’esistenza di una “casa del concilio” presso le mura occidentali della spianata del tempio). Da lì Gesù viene portato da Pilato (Giovanni specifica “al pretorio”). Ponzio Pilato entra ed esce dal pretorio per rivolgersi alla folla stando “seduto in tribunale” (Mt 27,17). I Giudei non entrano da lui per non contaminarsi, essendo già la Parasceve.
Il procuratore romano siede “nel tribunale” (Gv 19,13) nel luogo detto Litostroto o Gabbatha: è questo l’indizio per identificare il luogo del processo. Un litostroto (pavimento) detto gabbatha (rialzato). I luoghi di Gerusalemme in cui poteva esserci questa struttura (un “pavimento” famoso, rialzato) adatta a un discorso “coram populo” senza microfoni, all’esterno del pretorio (residenza temporanea di Pilato normalmente a Cesarea) e quindi con funzioni di tribunale, sono due: la Torre Antonia (quella indicata oggi dalle guide) e il Palazzo degli Asmonei: in entrambi i casi gli archeologi hanno rinvenuto le tracce di un lastricato.
L’attuale percorso della Via Crucis parte dai resti della Fortezza Antonia, al vertice nord-occidentale della spianata del tempio e quindi nella periferia cittadina, in fondo alla strada che percorre da sud a nord la valle del Tiropeon, che all’epoca era zona di botteghe artigiane e commerci. Questa posizione è illogica rispetto ai tempi ed ai movimenti di Gesù nel mattino di quel venerdì, avvenuti tutti nella zona più “in” dei poteri cittadini.
La tradizione bizantina, assai più antica, percorreva la strada verso il Calvario provenendo dal centro della città, proprio davanti all’attuale muro del pianto, affacciato all’edificio del sinedrio (il luogo del processo religioso a Gesù). L’area antistante il Palazzo degli Asmonei (residenza regale degna del rango di Pilato) era occupata dallo Xystus, una terrazza pavimentata e sopraelevata adatta alla presenza di folla. Lo Xystus è citato da Giuseppe Flavio quando Tito vi negozia con i capi dei Giudei, in circostanze simili a quelle del 14 nisan 33, prestandosi al potersi rivolgere ai maggiorenti cittadini senza microfono grazie all’acustica delle incombenti mura e degli archi. E’ in una posizione strategica che univa la città alta al tempio (tramite l’arco di Wilson) e spiegherebbe le dinamiche descritte nel vangelo con Pilato che va avanti e indietro dal pretorio al tribunale nel rivolgersi alla piazza dall’alto, mostrando Gesù.
Erode Agrippa II abitò nel Palazzo degli Asmonei sul finire degli anni 50 d.C. facendo costruire delle torri da cui poteva osservare che cosa facevano i sacerdoti dentro il tempio (il che suscitò scandalo e proteste anche a Roma). C’è da ritenere che questo fosse il luogo più centrale della città, e che, quando i Romani governarono in proprio Gerusalemme, proprio lì vi risiedesse il procuratore. Negli ampi cortili interni del Palazzo c’era spazio per molti soldati e in un’area più privata, sempre dentro il palazzo, Pilato poteva soggiornare agiatamente con la moglie. La costruzione si trovava all’interno delle cosiddette mura nord, nella zona ricca di Gerusalemme, la città alta, alle pendici nord-orientali del colle Sion (altezza massima 770 metri). Edificato, non a caso, su un primo rilievo del terreno a 740-745 metri di quota, a ovest della valle del Tiropeon (che in quel punto è a 720-725 metri di altitudine) con bella vista sul monte Moria (da 735 a 744 metri di quota).
Il palazzo misurava, sull’asse maggiore, circa 60 metri. Nella sua apertura principale, rivolta a est, le descrizioni desunte dai testi antichi riferiscono di una scenografica scalinata che scendeva ad un piazza che fungeva da tetto di uno spazio sottostante, alla quota naturale di 720-725 metri, sormontato dalle edificazioni a ridosso del muro occidentale del tempio.
L’avvallamento del torrente Tiropeon scende da nord a sud quasi dirupando: per evitare allagamenti fu regimato e nell’area ai piedi dell’attuale “muro del pianto” oggi il suolo si trova una dozzina di metri sopra la roccia naturale. Per evitare gli scomodi saliscendi (uscendo dal tempio ci si sarebbe dovuti abbassare a circa 730 metri per poi risalire ai 750 e più metri della città alta), l’area più facoltosa della città era collegata al muro che recinge il monte Moria da un ponte in pietra, i cui resti sono quello che oggi si chiama arco di Wilson, in pratica un annesso del muro nord che interseca perpendicolarmente il muro occidentale: in questo complesso architettonico c’era l’ampio piazzale pavimentato (litostroto o lastricato) e rialzato (gabbatha). Questo luogo è noto con il nome di Xystus: centrale, luogo di mercati e assemblee, capace di ospitare diecimila persone, asciutto perchè preservato dalle piene del torrentello che vi scorreva al di sotto, affacciato al sinedrio e alle aperture che conducevano al tempio e altri edifici ospitanti le varie autorità.
Il tutto è ricostruito nel gigantesco modello esistente della Gerusalemme antica. Ricapitolando, vangeli alla mano:
1- il luogo della flagellazione è nel complesso pretorio, ma non è pubblico; non è il tribunale.
2- il pretorio non è solo la residenza privata di Pilato, ma luogo ove esercitare i pubblici uffici.
3- il tribunale è aperto al pubblico, almeno dove c’è il “litostroto”, detto “gabbatha”
(un dato archeologico e storico: a Gerusalemme era famoso uno “Xystus”).
4- “litostroto” e “gabbatha” descrivono particolari diversi dello stesso posto (la pavimentazione e l’altezza).
5-il piano terra del palazzo degli Asmonei si trovava a circa 740-745 metri di quota
6-si trovava all’interno delle cosiddette mura nord, nella zona ricca di Gerusalemme, la città alta (colle Sion).
7-le due torri che lo sovrastavano (visibili anche nei modellini proposti nel plastico che ricostruisce la città di quei tempi) potevano salire a circa 755 metri permettendo una vista sontuosa sul tempio, che distava circa 200 metri in linea d’aria e la cui base era una ventina di metri più in basso delle torri.
8-sotto le torri, subito fuori dalla porta orientale del palazzo, la scalinata scendeva sull’ampia e spettacolare area rialzata (a circa 735 m slm), una piazza capace di contenere una folla, come descritto da antiche fonti.
9- sullo spiazzo si apriva anche l’edificio del sinedrio a ridosso dell’arco di Wilson.
10-nei vangeli della passione di Cristo ricorre l’espressione “tennero consiglio” (lo fecero nel sinedrio).
11-la piazza è una struttura sopraelevata, appoggiata a colonne e chiamata Xystus, sita ad occidente del monte Moria, proprio davanti ai resti dell’attuale “muro pianto”. Da quest’area ai piedi delle mura si poteva salire al tempio tramite l’arco di Wilson, oppure, più a sud, dall’ancor più maestoso arco di Robinson.
12-queste imponenti strutture si alzavano dall’avvallamento del Tiropeon nel percorso della strada che a sud scendeva alla piscina di Siloe e a nord andava alla porta di Damasco.
Oggi di queste strutture è rimasto poco o nulla. Presso il muro occidentale sono individuabili i resti dell’arco di Robinson (troppo a sud, per c’entrare con lo Xystus che era quasi dirimpetto al monte Moria) mentre dell’arco di Wilson, utilizzato dai notabili per andare dalla città alta al tempio, rimane solo una volta appena emergente dal suolo. Fungeva anche da struttura di appoggio dell’acquedotto che dava acqua alla spianata del tempio, a circa 740 metri di quota. L’arco era stato costruito da Erode il grande per rimpiazzare quello esistente ai tempi degli Asmonei. Venne distrutto dai Giudei per ostacolare l’accesso all’area del Tempio durante la rivolta che portò alla distruzione del 70 d.C. Fu riedificato dagli islamici nel VI secolo. L’attuale piazza sovrasta una dozzina di metri di detriti e rocce crollate dalle strutture precedenti!
Nell’area della Fortezza Antonia non c’è menzione di uno spazio con le prerogative e la notorietà dello Xystus, centrale e acusticamente adatto, ampio e prestigioso. Per di più all’esterno dell’Antonia è noto che vi era uno specchio d’acqua, certamente di ostacolo per radunare la folla. Gli scavi condotti ai piedi della Fortezza hanno rilevato che la roccia naturale è subito sotto il pavimento delle costruzioni rinvenute dagli archeologi: la zona non presenta particolari dislivelli.
Pilato dal portico del tribunale (a logica elevato rispetto al pavimento sopraelevato che stiamo cercando di immaginare), sul seggio del giudice legittimato a sentenziare può farsi sentire dai sinedriti e può mostrare Gesù da una distanza (una ventina di metri) che permette di vederlo bene. L’area qui identificata si presta alla descrizione dei vangeli delle varie fasi del processo e degli umori degli spettatori presenti, configurando lo spazio della scena come una specie di arena.
Individuatone il probabilissimo punto di partenza è possibile ripercorrere la strada che fece Gesù dopo la condanna per giungere al Calvario. Sotto lo Xystus il terreno scende a 725 metri di quota, dove poteva esserci qualche accumulo di acqua in caso di pioggia, malgrado moderni scolmatori di drenaggio voluti da Erode per convogliare l’acqua fino alla piscina di Siloe che fungeva anche da serbatoio di raccolta della preziosa acqua piovana. Sarebbe il punto più basso della Via Crucis, da dove inizia la salita entrando sotto il muro nord nel quartiere degli artigiani e risalendo la valle del Tiropeon. E’ qui che probabilmente il Cireneo ha preso su di sé parte del peso della croce, perché la strada prendeva a salire.
Molto di ciò che conosciamo dello Xystus si deve agli scritti di Giuseppe Flavio. Stupisce che sia una fonte trascurata, al punto che alcuni scettici circa la partenza della Via Crucis dall’Antonia propongano come alternativa il Palazzo di Erode e non menzionino nemmeno il ben più logico Palazzo degli Asmonei. I vangeli sono testi fortemente storici ma anche coerentemente geografici perché scritti quando Gerusalemme esisteva ancora “tutta” come era nel 33 d.C.
L’alternativa tra i due possibili tracciati della Via Crucis riguarda solo il punto di partenza: o dal centro città oppure dalla Fortezza Antonia. Nella seconda parte il percorso è comune, sempre dalla valle del Tiropeon al Calvario. Dopo la svolta a sinistra (salendo dal centro città) o a destra (provenendo dall’Antonia) si va alla porta di Efraim (o porta Giudiziaria). La parte conclusiva della Via Crucis ricalca quella oggi percorsa dai pellegrini. Ai tempi di Gesù c’era ancora un ripido strappetto finale per arrivare alla sommità del moncone roccioso del Golgotha alla quota di 757 metri, affacciato su una cava di pietre. Oggi la sommità del Calvario, nella cappella della basilica del Santo Sepolcro è di poco sopra il livello circostante dopo le molteplici vicissitudini succedetesi nell’area, pur essendo certissimo il luogo!
La Via Crucis a partire dallo Xystus è lunga circa 600 metri, mentre dalla Fortezza Antonia è un centinaio di metri più breve. La salita venendo dal centro città è assai più impegnativa, specialmente nelle condizioni terribili in cui Gesù trascinò almeno una trentina di chilogrammi del legno della croce dopo essere stato flagellato e percosso. Dalla croce issata sul Calvario Gesù guarda tutta la città che lo vide predicare e piangere su di essa, morire e risorgere.
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Tag: GESÚ, passione, R.S., via crucis
Categoria: Generale