Come Sarà l’Assemblea Ecclesiale del 2028? José Antonio Ureta e Julio Loredo. (Seconda Parte).

17 Aprile 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Tradizione Famiglia Proprietà, che ringraziamo per la cortesia. La prima parte la trovate a questo collegamento. Buona lettura e diffusione.

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Come sarà l’Assemblea Ecclesiale del 2028? Date un’occhiata a quella latinoamericana del 2021

(Seconda Parte)

La prima parte di questo articolo ha esplorato alcuni dei temi chiave della Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, tra cui la sua aspra critica del “clericalismo” e la presentazione della sinodalità come panacea, conferendo ai laici un ruolo decisivo nel governo della Chiesa e accettando le donne nei ministeri ordinati. In questa seconda parte, approfondiremo le conseguenze pastorali e disciplinari di queste proposte per l’Assemblea Ecclesiale universale del 2028, convocata da Papa Francesco dal suo letto d’ospedale al Gemelli.

 

 

José Antonio Ureta e Julio Loredo

 

1. Il dilemma teologico

Ritornando al documento di Sintesi narrativa, nella sezione tematica al diaconato femminile si offre una spiegazione per chiarire il dilemma teologico tra il “clericalismo” del passato e la sinodalità del futuro. Vi si sottolinea che:“È importante chiarire di quale ecclesiologia stiamo parlando. Se di una ‘representatio Christi’ individualistica, in vigore prima del Vaticano II e dopo gli anni Novanta, o se dell’ecclesiologia del Vaticano II e di una pneumatologia ministeriale. Le prospettive di queste ecclesiologie sono molto diverse e dobbiamo basarci sull’ecclesiologia del Vaticano II.”1

In altre parole, i partecipanti del 2021 hanno proposto le teorie di Hans Küng e Leonardo Boff, i cui libri in materia sono stati ufficialmente condannati dalla Santa Sede.

 

2. Accoglienza delle “minoranze sessuali”

Gli scritti di Papa Francesco e di coloro che sono responsabili del Sinodo sulla Sinodalità insistono sul fatto che una Chiesa sinodale richiede non solo una riforma delle strutture interne, ma anche una “conversione pastorale” ad extra, propria di una Chiesa in uscita che, in nome della diversità, accoglie “todos, todos, todos” e, in particolare, le “minoranze sessuali.”

La Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi ha fatto eco a questa insistenza, concludendo che è necessario:“Smettere di essere una Chiesa legalista per diventare una Chiesa-popolo che ascolta, accoglie e cammina con il popolo (sinodale) con un cuore aperto, compassionevole, di carne”(p. 213).

Nelle sezioni tematiche sulla sinodalità, i delegati dell’Assemblea hanno criticato “la mancanza di attenzione e di accompagnamento pastorale alle coppie separate o divorziate, che in alcuni casi si risposano o convivono senza sposarsi” (p. 212). Ciò perché nella Chiesa “vengono esclusi coloro che si considerano in situazione di peccato, come chi ha fallito nella propria vita matrimoniale. Ai separati viene negata la partecipazione sacramentale” (p. 115), un’ingiusta discriminazione, poiché: “Una famiglia tradizionale non è superiore a una famiglia non tradizionale e viceversa. Entrambe hanno bisogno di essere accompagnate e di sentirsi parte di una Chiesa inclusiva, comprensiva e tollerante” (p. 212).

Tuttavia, la cosiddetta minoranza esclusa che ha attirato maggiormente l’attenzione è quella emarginata a causa del proprio orientamento sessuale e i transessuali. Nella sezione sul tema della democrazia, si è lamentata la mancanza di “integrazione della diversità sessuale con pieni diritti ecclesiali” (p. 169) e la “mancanza di un linguaggio più pluralistico che consenta l’inclusione delle minoranze” (p. 165).

Questo tema è ampiamente riflesso nella Sintesi narrativa, che esprime “dolore per l’indifferenza della Chiesa di fronte al tema della diversità sessuale. Questo è il dolore delle persone LGTBIQ+, che si sentono respinte dalla Chiesa a causa del loro orientamento sessuale. [È] la lentezza, l’insensibilità, l’intolleranza e la mancanza di rispetto e accoglienza della nostra gerarchia ecclesiastica verso queste persone, nonché la mancanza di sforzi per comprendere il mondo LGTBIQ+” (p. 198).

Coerentemente, la Sintesi narrativa elogia una pastorale della diversità sessuale, la cui missione è “cercare il riconoscimento e la valorizzazione della diversità sessuale e dell’identità di genere come attributi costitutivi della società e della Chiesa” (p. 198). Ciò richiede, a sua volta, di “Riconoscere la realtà del popolo di Dio, che è diversificata in materia sessuale, e comprendere che anche le persone della diversità sessuale — le persone LGBT e le loro famiglie — necessitano di accompagnamento psico-spirituale” (p. 198).

Tale legittimazione deve portare a un mutamento di dottrina, poiché: “È difficile realizzare un’integrazione o un accompagnamento finché la realtà della diversità sessuale non viene affrontata, riconosciuta, verbalizzata e integrata nel discorso” (p. 199).

Di fronte al dramma del suicidio delle persone LGBTIQ+, “Non si trova alcun argomento sostenibile per la non inclusione della diversità sessuale nel magistero, nella teologia o nella credenza popolare” (p. 200).

Un partecipante al forum ha commentato: “Non so perché sia così difficile accettare altre opzioni di vita se ogni persona è libera di decidere chi amare: ‘DOVE C’È AMORE, C’È DIO’” (p. 200).

Un altro, posizionandosi come esegeta, ha affermato che: “Dal punto di vista teologico, al momento, esistono studi seri sulla Bibbia e sull’ermeneutica, comprendendo che questo libro ha diversi tipi di linguaggi letterari, suggerendo che non tutto ciò che vi appare debba essere interpretato in modo letterale” (p. 200).

Sono necessari nuovi processi formativi per “Rompere gli schemi tradizionalisti e aprire spazi nella realtà ecclesiale per accogliere questa popolazione che è stata emarginata e resa invisibile. È fondamentale l’educazione del clero e della gerarchia nell’ambito della diversità sessuale” (p. 198).

Deve anche esserci un “Riconoscimento della diversità sessuale di consacrati e laici: per rispondere alla vocazione degli uomini e delle donne della diversità sessuale LGTB+” (p. 198).

Contestualmente, è auspicabile “Cercare alleanze e incontri con altri gruppi che non sono necessariamente cattolici ma che pure lottano per cause degne riguardanti le persone LGTBIQ+” (p. 199).

 

3. Altri temi scottanti

Ci asteniamo volutamente dal trattare la moltitudine di commenti e proposte sui temi caldi dell’America Latina legati a questioni sociali, come le disuguaglianze economiche, l’ecologia, l’indigenismo, l’immigrazione, il narco-traffico e così via. Ci limitiamo a sottolineare che, su tutti questi fronti, la Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi adotta sistematicamente il quadro ideologico dell’analisi marxista tipico della teologia della liberazione.

La sezione tematica 2.18 era interamente dedicata alla liberazione, lamentando il “rifiuto, l’incomprensione e persino la persecuzione di gruppi progressisti come quello della teologia della liberazione” (p. 148). Vi era un forum specifico su quest’ultima, in cui si insisteva sul fatto che: “L’eredità della teologia latinoamericana della liberazione è il ritorno a una spiritualità dal basso, situata nel contesto storico dei nostri popoli” (p. 169).

A sua volta, nel sotto-tema “cultura dello scarto” si propone esplicitamente di: “Promuovere una teologia della liberazione liberatrice che ci permetta di connetterci efficacemente con il progetto liberatore di Gesù, che ci consenta di riconoscere le strutture di potere e oppressione, che faciliti l’incontro, il dialogo e promuova gesti e atteggiamenti di speranza per vivere un ministero ecclesiale vivo” (p. 25).

A tal fine, occorre: “Riprendere la teologia della liberazione senza timore di rimproveri ma con la certezza di essere sulla buona strada” (p. 25), poiché le sue “esperienze di missione e azione evangelizzatrice” (p. 140) sono fonte di speranza e aiuteranno a “trovare cammini di comprensione e unità intorno alla teologia della liberazione e ai processi continui di rinnovamento ecclesiale” (p. 149), dal momento che “la teologia della liberazione non è morta in America Latina” (p. 149). Di fatto, ha trovato rifugio nella Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi.

Per mancanza di spazio, abbiamo lasciato da parte anche temi ugualmente importanti, come il sincretismo religioso — “L’inestimabile contributo dei popoli indigeni, la loro saggezza ancestrale, la visione cosmica e il loro modo di vivere comunitario, che ci mostrano altre vie per avere una relazione più armoniosa con la nostra casa comune, gli altri e il Trascendente” (p. 30) — così come l’ecumenismo e il dialogo interculturale senza barriere — “Insieme, dobbiamo aprirci a Dio come Padre di tutti, verità che trascende le varie interpretazioni religiose senza essere racchiusi, a priori, in principi ideologici, come insegnò il Concilio Vaticano II” (p. 126).

 

4. Trasparenza iniziale, opacità finale

“Secondo il cardinale Barreto e Mauricio López, mettere la parola di Cristo al centro, insieme allo sforzo di provare nuovi modi di camminare insieme, “sono state le dimensioni più importanti dell’assemblea e hanno impedito [ai delegati] di cadere nella tentazione del clericalismo, che avrebbe potuto portare a un tentativo di replicare il modello delle conferenze del CELAM, cioè porre al centro dell’intera esperienza un documento unico e definitivo”.

Al contrario, “La trasparenza del processo e l’impegno all’ascolto reciproco si sono manifestati nella presentazione dei risultati della Sintesi Narrativa dell’Ascolto, avvenuta con totale apertura affinché tutto il popolo di Dio potesse conoscere il lavoro svolto, partendo dalle loro voci e dai loro contributi. Si tratta di una novità, poiché di solito tali contributi del popolo di Dio sono rimasti confinati nell’ambito interno degli organismi ecclesiali, e qui, invece, il rispetto per la trasparenza e la reciprocità nelle consultazioni rappresenta un precedente significativo.”2

Nonostante tale intento dichiarato, le fasi successive della Prima Assemblea Ecclesiale non hanno rispecchiato l’ascolto reciproco. Il già menzionato Documento per il Discernimento Comunitario — preparato come supporto alla riflessione da un team presieduto da Mons. José Luis Azuaje e suor Birgit Weiler M.M.S., di cui faceva parte anche Mauricio López — è stato elaborato “a partire dai molteplici contributi del Popolo di Dio nel processo di ascolto,”3 ma non riflette fedelmente né il contenuto né il tono della Sintesi Narrativa dell’Ascolto.

Per quanto riguarda il contenuto, tutti i commenti, le analisi e le proposte vengono artificiosamente inseriti nel quadro del Documento Finale dell’Assemblea di Aparecida, il cui contesto teologico e interpretativo, più raffinato, risulta molto più moderato rispetto al materiale originario. La stessa moderazione emerge anche dal tono, di gran lunga meno rivendicativo e aggressivo di quello adottato dai partecipanti alla fase di ascolto.

Relativamente al clericalismo, scompare la critica a una casta sacerdotale oppressiva al vertice di una Chiesa rigidamente gerarchica e medievale, così come la richiesta di sostituirla con una struttura orizzontale in cui prevalga la dignità egualitaria. Il linguaggio di lotta di classe intra-ecclesiale viene rimpiazzato da un semplice riconoscimento del “cattivo uso del potere che favorisce relazioni verticali, abusive e discriminatorie; il fatto che sacerdoti e vescovi non condividano sufficientemente i processi di discernimento e di decisione con le loro comunità”4 e dalla proposta di “riformulare tutti i servizi ecclesiali, incluso quello del ministero ordinato, in armonia con la tradizione della Chiesa e l’esigenza di attualizzarla o di un suo aggiornamento.”5

Allo stesso modo, la sinodalità cessa di essere una svolta copernicana per uscire da una Chiesa monarchica e adottare nuove strutture ecclesiali dove regni una democrazia con limiti nell’esercizio del potere. Resta soltanto il concetto secondo cui: “La sinodalità è un modo di essere Chiesa naturale, in cui i laici ‘sono parte attiva e creativa nell’esecuzione dei progetti pastorali a beneficio della comunità.’”6

Ancora più sorprendentemente, le numerose e bellicose richieste a favore dell’ordinazione sacerdotale e diaconale femminile scompaiono e vengono sostituite da un laconico:“Non esiste una riflessione seria sulla possibilità di ricevere i ministeri ordinati per le donne, mentre la Chiesa è popolata in maggioranza da donne.”7

Viene ribadita l’urgenza di: “Chiedere modifiche al diritto canonico e alla struttura ecclesiale affinché le donne possano assumere ministeri ecclesiali” e di “Riflettere seriamente e aprirci alla possibilità di ministeri ordinati per le donne, a servizio della Chiesa dei poveri.”8

Tuttavia, non viene mai specificato che tali ministeri richiesti siano il sacerdozio e il diaconato.

Spariscono anche i riferimenti a un cambiamento di dottrina nell’approccio alla diversità sessuale e a una piena accettazione della comunità LGBTIQ+. Rimane soltanto l’osservazione secondo cui: “Parecchie voci esprimono dolore nel percepire indifferenza e rifiuto da parte della Chiesa nei confronti delle questioni di diversità sessuale,” e la “costernazione” per il fatto che: “Dopo cinque anni di Amoris laetitia siano stati fatti ben pochi passi avanti, ‘specie per quanto concerne la formazione del clero e della gerarchia.’”9

Se davvero il sensus fidei è: “Un dono profetico dello Spirito di Gesù Cristo che rende possibile l’infallibilità nel credere e nella testimonianza attiva dei credenti in materia di fede, dottrina e vita,”10 come ribadisce il Documento per il Discernimento Comunitario, non si comprende perché il contenuto e il tono delle testimonianze raccolte nella fase di ascolto debbano essere distorti e moderati. Tanto più che gli autori del Documento affermano che la Sintesi Narrativa dell’Ascolto: “È un riflesso esplicito dei sentimenti di fede del Popolo di Dio e della voce dello Spirito che dobbiamo discernere in questo percorso assembleare.”11

Perché, dunque, censurare la voce dello Spirito emersa dalla Sintesi Narrativa dell’Ascolto?

È impossibile stabilire con certezza fino a che punto la Sintesi Narrativa e il Documento per il Discernimento Comunitario abbiano influito sulle relazioni e i gruppi di lavoro durante l’Assemblea Ecclesiale. Subito dopo la conclusione dell’Assemblea, il cardinale Barreto si è lamentato: “Ci è mancato il tempo di assimilarne i contenuti, frutto del processo di ascolto.”12

Nell’articolo per Civiltà Cattolica già citato, redatto dal cardinale gesuita in collaborazione con Mauricio López, si sottolinea: “È mancata una preparazione più accurata dei delegati all’assemblea. Abbiamo infatti riscontrato che un buon numero di loro non aveva svolto un serio esercizio di lettura orante e riflessiva in preparazione all’esperienza di discernimento.”

Dalla lettura dei comunicati stampa e dalla visione dei video quotidiani sull’evento, non è possibile sapere come si siano effettivamente svolte le sessioni di “discernimento comunitario.” Possiamo supporre che siano state simili alle sessioni di “conversazioni in Spirito” del Sinodo sulla Sinodalità svoltosi a Roma. In ogni caso, una cosa è certa: non si è raggiunto un consenso unanime. Il cardinale Barreto e il signor López deplorano che: “Nel corso dell’assemblea, insieme a segni forti di desiderio e volontà di cambiamento, siano stati evidenziati anche alcuni atteggiamenti di clericalismo, già individuati in precedenza, che non hanno favorito il processo.”13

Tali discussioni non hanno portato alla formulazione di alcun testo da sottoporre a votazione. È stato pubblicato soltanto un documento contenente 41 sfide, elaborate da una Commissione di Sintesi. Alcune di queste sfide sono degne di lode, come la n. 4: “Promuovere e difendere la dignità della vita della persona umana dal concepimento alla morte naturale,” oppure la n. 21: “Favorire, accompagnare e rafforzare la centralità della famiglia nella società umana.”

Altre, come la n. 13, risultano piuttosto generiche: “Rafforzare la dimensione sociale dell’evangelizzazione.”14

Tuttavia, la maggior parte di esse è tendenziosa, sia quelle che riguardano i temi temporali (ecologia, migrazioni, povertà) sia quelle che toccano le questioni ecclesiali. Ne evidenziamo alcune, raggruppandole secondo l’ordine tematico che preferiamo:

 

SFIDE PASTORALI LINEE PASTORALI
“19. Vivere la comune dignità della nostra vocazione battesimale per superare clericalismo e autoritarismo.” “Facilitare un processo di conversione pastorale, personale e comunitaria, che ci permetta di riconoscere le ferite causate dal clericalismo e dalle relazioni autoritarie verticali.”
“9. Rinnovare, alla luce della Parola di Dio e del Vaticano II, il nostro concetto ed esperienza di Chiesa come Popolo di Dio, in comunione con la ricchezza del suo ministero, evitando il clericalismo e favorendo la conversione pastorale.” “…Implementando vari ambiti di comunione e partecipazionein parrocchie, santuari e cappelle che favoriscano la corresponsabilità nell’animazionemissionaria.”
“5. Rafforzare la formazione alla sinodalità per sradicare il clericalismo.” “Promuovere la partecipazione corresponsabile e la valorizzazione dei carismi nell’elaborazione e nelle decisioni nei diversi spazi ecclesiali.”

“Promuovere la formazione alla sinodalità, necessaria per il processo decisionale consensuale.”

“15. Occorre promuovere con maggiore decisione le Comunità ecclesiali di base (CEB) e le piccole comunità, come esperienza di Chiesa sinodale.” “Decentralizzare la struttura e l’azione ecclesiale-parrocchiale …”
“3. Promuovere la partecipazione attiva delle donne nei ministeri, nel governo, nel discernimento e nel processo decisionale ecclesiale.” “…Contribuendo al discernimento sul diaconato femminile e su nuovi ministeri.”
“24. Dare priorità a una pastorale familiare che accolga le nuove espressioni [familiari], la complessità e la diversità.” “…Integrando con misericordia e tenerezzale diverse modalità di famiglia: monoparentali, unioni di fatto e con differenti orientamenti sessuali.”

 

Come si può osservare, i temi in discussione erano gli stessi. Ciononostante, il documento scaturito dal discernimento comunitario è risultato molto più moderato, sia nelle proposte sia nel tono, rispetto ai testi originari della fase di ascolto.

A partire da tali testi, lo stesso Consiglio Episcopale Latinoamericano e dei Caraibi (CELAM) ha pubblicato un documento intitolato Verso una Chiesa sinodale in uscita verso le periferie: riflessioni e proposte pastorali emerse dalla Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi. Nella sua presentazione si specifica che esso “non è un Documento conclusivo” come quelli derivati dalle Conferenze Episcopali dell’America Latina (Medellín, Santo Domingo, Aparecida, ecc.), ma semplicemente “la sistematizzazione di quanto emerso nel dialogo dei partecipanti in quasi un centinaio di gruppi di lavoro.”15 Tuttavia: “Possiede l’autorità di essere un testo che raccoglie le conclusioni di un’Assemblea convocata e realizzata dal CELAM, la cui presidenza ne ha deciso le modalità di elaborazione,”16 e per essere stato approvato dai rappresentanti delle Conferenze Episcopali riuniti in un’Assemblea straordinaria nel luglio del 2022.

Non è possibile verificare la corrispondenza di questo testo ufficiale con quanto realmente concordato nei gruppi di lavoro dell’Assemblea Ecclesiale del novembre 2021, poiché il documento è stato pubblicato nell’ottobre 2022, quasi un anno dopo l’Assemblea, e ha subito il filtro dell’Équipe di Riflessione Teologico-Pastorale del CELAM, “che ha lavorato per mezzo anno a studiare e assimilare la documentazione e gli interventi, approfondendo e sistematizzando i contenuti, ordinando e proiettando le proposte di evangelizzazione.”17

Questo filtro ha prodotto un testo decisamente più moderato dei precedenti su tutti i temi controversi. Clericalismo e autoritarismo non sarebbero il risultato della struttura gerarchica della Chiesa, bensì di una deformazione ideologica o di un disordinato desiderio di potere di alcuni chierici. La sinodalità non cerca relazioni orizzontali e democratiche, ma si inserisce all’interno della collegialità episcopale, riservando ai laici un ruolo appena accennato come soggetto ecclesiale. È necessaria la creazione di nuovi ministeri laicali, accessibili alle donne, ma al contempo va coltivata la gioia del ministero ordinato — episcopale, presbiterale e diaconale — senza menzionare in alcun modo la questione del sacerdozio o del diaconato femminile. Infine, la sigla LGBTIQ+ scompare dal testo e, a proposito della “diversità sessuale,” ci si limita ad affermare che “varie voci esprimono dolore nel percepire indifferenza e rifiuto della Chiesa su questa questione,”18 senza specificare se questo dolore sia legittimo oppure no.

In definitiva, come accaduto con il Sinodo sulla Sinodalità 2021–2024, per dirla con Esopo, “la montagna ha partorito un topolino.” Come vedremo, ciò solleva una spinosa questione per gli organizzatori dell’Assemblea Ecclesiale universale del 2028.

 

5. Un vicolo cieco

In effetti, se si parte dal presupposto che il Popolo di Dio sia infallibile in credendo grazie al sensus fidei e, inoltre, che dall’ascolto di questo Popolo emergano proposte rivoluzionarie contrarie al dogma cattolico, esistono solo due possibili spiegazioni:

  1. La consultazione non è stata rappresentativa del vero Popolo di Dio, ma di una minoranza contagiata dallo zeitgeist (lo spirito del tempo).
  2. La consultazione è stata rappresentativa e, pertanto, il dogma deve evolversi per adattarsi al rinnovato soffio dello Spirito Santo.

Nel primo caso, le autorità ecclesiastiche devono riconoscere che si tratta di un vecchio problema. Esso è iniziato durante i primi sinodi diocesani che, subito dopo il Vaticano II, cercavano di rivoluzionare la Chiesa. Commentando il Sinodo di Würzburg (1971–1975), il giovane teologo Joseph Ratzinger disse:“La gente si lamenta che la grande maggioranza dei fedeli, in generale, mostri scarso interesse per le attività del sinodo … [ma] a me, questa prudenza sembra piuttosto un segno di sanità … Infine, i fedeli non vogliono più sentire parlare di come vescovi, sacerdoti e cattolici di alto rango svolgono il loro lavoro, ma di ciò che Dio vuole da loro, in vita e in morte, e di ciò che non vuole.19

Se i nostri vescovi avranno il coraggio di ammettere la non-rappresentatività della consultazione e, di conseguenza, il fallimento del costoso esercizio di ascolto, due cose si rendono necessarie. Anzitutto, devono prendere le distanze dai collaboratori infetti da Modernismo, che affollano le strutture pastorali della Chiesa. In secondo luogo, devono incontrare il vero Popolo di Dio il quale, proprio perché rimasto fedele all’insegnamento tradizionale e alla disciplina della Chiesa, si è allontanato da queste iniziative pastorali promosse dalla gerarchia.

In alternativa, i cardinali e i vescovi promotori dell’Assemblea Ecclesiale universale del 2028 possono negare la realtà e sostenere la seconda ipotesi, continuando a pensare che i risultati dell’ascolto rappresentino realmente il sensus fidei. In tal caso, dovrebbero imitare la maggioranza dei loro confratelli tedeschi, che ha apertamente fatto proprie tutte le proposte eretiche del Cammino sinodale tedesco, cercando di giustificarle teologicamente tramite la teoria modernista dello sviluppo intrinseco del dogma.

L’unica strada senza uscita è quella adottata dai cardinali e vescovi della Prima Assemblea Ecclesiale, i quali hanno continuato ad affermare che il processo di ascolto era rappresentativo e una genuina espressione dell’impulso che lo Spirito Santo desidera per la Chiesa, censurandone però le espressioni più autentiche e le proposte più radicali.

L’unica spiegazione a tale contraddizione sarebbe sostenere che le voci emerse nella fase di ascolto siano effettivamente “profetiche” ma ancora in minoranza e che, pertanto, sia necessario rimandare l’attuazione delle loro proposte fino a quando la maggioranza dei fedeli non sarà pronta ad accoglierle. Questa fu la spiegazione data nel 2020 da padre Antonio Spadaro S.J. su La Civiltà Cattolica per motivare il fatto che, nell’esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia, Papa Francesco non avesse dato seguito alla proposta del Sinodo Panamazzonico del 2019 di ordinare uomini sposati (viri probati). Naturalmente, padre Spadaro lo fece in modo gesuitico, in maniera indiretta:

“Il Sinodo, dunque, è un luogo di discernimento in cui emergono proposte. Il magistero pontificio che si esprime con le esortazioni apostoliche è un magistero di ascolto delle proposte, ma anche di discernimento dello spirito che le esprime, al di là di ogni pressione mediatica o di maggioranza referendaria. Valuta anche se il discernimento sia stato realmente tale o piuttosto una disputa. E poi valuta se vi siano o meno le condizioni per decidere. Se non ci sono, il Papa semplicemente non procede, senza però negare la validità delle proposte. Al contrario, chiede che il discernimento continui e lascia la discussione aperta.”20

Ovviamente, è necessario moderare la velocità con cui si marcia verso la meta finale della rivoluzione ecclesiale, sperando che il “trasbordo dottrinale inavvertito” dalla maggioranza dei cattolici che frequentano la Messa domenicale, permetta ai progressisti di riprendere slancio in futuro. Nel frattempo, i fedeli si abitueranno a una prassi sinodale che crea una dissonanza cognitiva tra l’insegnamento della Chiesa e la sua realtà visibile.

Questa apparente terza via può funzionare nel breve periodo, ma si rivela insostenibile in quello lungo. Infatti, la minoranza progressista si sente giustamente tradita, mentre la maggioranza conservatrice finirà per rendersi conto di essere vittima di pastori ipocriti, i quali tengono nascosta al gregge la meta ultima dell’“andare insieme” sinodale.

 

6. Conclusione: è imperativo porre fine all’avventura sinodale

Alla luce di quanto precede, è imperativo che, per quanto le sue forze lo consentano, Papa Francesco abbandoni i suoi progetti di trasformare la Chiesa Cattolica e la sua struttura gerarchico-sacramentale in una Chiesa sinodale, democratica e aperta allo spirito del mondo. A tal fine, basterebbe revocare la convocazione dell’Assemblea Ecclesiale universale del 2028 e di tutti i suoi eventi preparatori intermedi.

Qualora l’attuale Pontefice non vi provvedesse prima che Dio lo chiami a sé, la prima iniziativa di chi sarà eletto come suo successore nel prossimo conclave papale dovrebbe essere proprio questa.

In gioco non c’è nulla di meno che l’indefettibilità della Chiesa nei suoi tre elementi costitutivi: la Fede, i Sacramenti e la successione apostolica.

 

NOTE

1. Comité de Escucha, Síntesis narrativa: La escucha en la 1era. Asamblea Eclesial para América Latina y el Caribe—CELAM—Voces del Pueblo de Dios, 21 settembre 2021, p. 189, https://diocesisdeirapuato.org/wp-content/uploads/2021/11/Sintesis-Narrativa-FINAL-1-1.pdf.
[Nota del Traduttore: poiché i riferimenti a questo documento sono numerosi, d’ora in poi non verranno riportate citazioni formali, ma solo i numeri di pagina in parentesi dopo ogni citazione.]

2. Pedro Ricardo Barreto, S.J., e Mauricio López Oropeza, “The First Ecclesial Assembly of Latin America and the Caribbean: Experiences of a SynodalProcess,” La Civiltà Cattolica, 21 febbraio 2022, https://www.laciviltacattolica.com/the-first-ecclesial-assembly-of-latin-america-and-the-caribbean-experiences-of-a-synodal-process/.

3.Document for Community Discernment: At the First Ecclesiastical Assembly of Latin America and the Caribbean (Città del Messico: CELAM, 2021), n. 2, p. 7 (ebook), consultato l’8 aprile 2025, https://synod.org.pl/wp-content/uploads/2022/10/ddc-angielski-amerykanski.pdf.

4.Document for Community Discernment, n. 140, p. 78.

5.Document for Community Discernment, n. 143, p. 79.

6.Document for Community Discernment, n. 18, p. 18.

7.Document for Community Discernment, n. 128, p. 73.

8.Document for Community Discernment, n. 136, pp. 76–77.

9.Document for Community Discernment, n. 94, p. 53.

10.Document for Community Discernment, n. 16, pp. 16–17.

11.Document for Community Discernment, n. 34, p. 25.

12. Pedro Barreto, S.J., “Testimonio del Cardenal Pedro Barreto, S.J. Asamblea Eclesial 26 de noviembre 2021,” AsambleaEclesial.lat, 30 novembre 2021, https://asambleaeclesial.lat/testimonio-del-cardenal-pedro-barreto-s-j-asamblea-eclesial-26-de-noviembre-2021/.

13. Barreto e López, “The First Ecclesial Assembly.”

14. “Resultados de la ficha de trabajo 4 viernes 26 de noviembre—elaborados por la Comisión de Síntesis” (Bogotà, Colombia: CELAM, s.d.), consultato il 10 aprile 2025, https://cep.com.pe/wp-content/uploads/2021/11/AE-RESULTADOS.pdf, per gentile concessione del Centro de Estudios y Publicaciones, a Lince, Lima, Perù (29 novembre 2021), https://cep.com.pe/asamblea-eclesial-documentos-finales/.

15.Toward a Synodal Church Going Forth Into the Periphery: Reflections and PastoralProposalsDrawn From the First Ecclesial Assembly for Latin America and the Caribbean, trad. María Luisa Valencia Duarte (Bogotà: CELAM, 2022), p. 9, https://asambleaeclesial.lat/wp-content/uploads/2022/10/ingles.pdf.

16.Toward a Synodal Church, n. 25, p. 18.

17.Toward a Synodal Church, n. 25, p. 18.

18.Toward a Synodal Church, n. 305, p. 111.

19. Peter Seewald, Professor and Prefect to Pope and Pope Emeritus 1966–The Present, vol. 2 di Benedict XVI: A Life, trad. Dinah Livingstone (Londra: Bloomsbury Continuum, 2021), 84.

20. Antonio Spadaro, S.J., “Francis’ Government: What Is the Driving Force of His Pontificate?” Civiltà Cattolica, 14 ottobre 2020, https://www.laciviltacattolica.com/francis-government-what-is-the-driving-force-of-his-pontificate/.

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