Le Persecuzioni contro i Sacerdoti che non Vollero la nuova Messa Montiniana. Antonello Cannarozzo.

15 Aprile 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Antonello Cannarozzo, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla Riforma Liturgica di Paolo VI, e sulle sue conseguenze. Buona lettura e condivisione.

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Le persecuzioni contro tanti sacerdoti che  non vollero accettare la nuova Messa montiniana

 

Potevamo intitolare questo articolo anche “Per non dimenticare” a sessant’anni dalla promulgazione della prima Messa in lingua volgare. È stato un modo per ricordare i tanti sacerdoti e religiosi che si opposero con coraggio a tale scandalo liturgico, sacrificando carriere, onori, prebende e affrontando per la loro fedeltà alla Santa Messa di sempre, un doloroso calvario proprio da quella Chiesa che tanto amavano

Verso la fine del ‘500, nei pressi della cittadina olandese di Gorcum, diciannove religiosi cattolici vennero impiccati dai calvinisti con accuse “gravissime”: non aver voluto rinnegare la propria fede, riconoscere il primato del Papa, la presenza reale di Nostro Signore nell’Eucarestia e concepire la santa Messa non come una mensa a cui sono invitati i fedeli, ma come Vero Sacrifico salvifico per gli uomini.

Confermate le accuse, ad uno ad uno i religiosi vennero impiccati tra la soddisfazione della marmaglia protestante, un po’ come avvenne a Parigi due secoli dopo con il famoso sacrifico delle carmelitane.

Cinque secoli dopo, altri sacerdoti dovevano subire lo scempio di una persecuzione, certamente meno cruenta fisicamente, ma non per questo meno dolorosa, con l’unica colpa di voler rimanere, come i 19 religiosi olandesi, fedeli alla Messa di sempre e alla fede lasciataci da Nostro Signore, ma questa volta, per ironia della storia, non furono angariati dai protestanti, ma dalla stessa Chiesa cattolica che, ormai invasa di modernismo, aveva aperto le porte al “fumo di Satana”, di montiniana memoria, con l’ indire prima il Concilio Vaticano II e, tempo dopo, attuando la riforma liturgica che stravolgeva completamente il valore e il significato del Santo Sacrificio. Ricordiamo in proposito l’esame critico dei cardinali Ottaviani e Bacci.

La cosiddetta Messa di Paolo VI, divenne ben presto una specie di liberi tutti che avrebbe soppresso secoli di fede, di pietà e di devozione, nonostante gli anatemi che san Pio V aveva lanciato, alla chiusura del Concilio di Trento, con la promulgazione del Messale contro chi, in futuro, avesse cambiato anche solo uno iota alla Messa, Papi compresi.

Lutero e Calvino, si disse, erano riusciti a cancellare la Messa in gran parte del nord Europa cristiano abbattendo gli altari e ora la “nostra santa Chiesa” aveva finito il loro lavoro.

Proprio quest’anno, il 7 marzo 1965, è caduta la triste ricorrenza di questa riforma, foriera di tante empietà che hanno mutato e inquinato la stessa cristallina purezza della Santa Messa e iniziando la persecuzione verso coloro, e furono in tanti, che difesero la Messa di sempre opponendosi con coraggio e lealtà a queste novità subendo ogni tipo di soprusi, ma, fortunatamente per noi, nonostante tutto, non si piegarono. La fedeltà a Cristo per loro valeva certamente più di prebende, onori e tranquillità.

Di quei giorni tumultuosi riportiamo le parole significative di padre Gueranger, un domenicano di grande onestà e cultura, “La ‘nuova Messa’ – affermava-, non è più la Santa Messa e resta per me e per altri, uno scandalo violento” e pur vedendo che ormai il vento della storia muoveva verso l’abisso, scriveva ad un suo amico:” Umanamente, credo inutile (ribellarsi), ma lo faccio al contempo per amore e per dovere. Non si può non fare tutto il possibile per impedire un così gran male (…) proprio il rinnegamento del Sacrificio ci deve mettere in stato di sacrificio”. Parole scolpite nei cuori di tanti sacerdoti in quei tristi giorni.

Ma torniamo a quel fatidico 7 marzo, quando papa Montini celebrò nella parrocchia romana di Ognissanti a Roma, la prima Messa seguendo il Novus Ordo.

Nell’omelia volle affermare, nonostante le aspre critiche di tanti sacerdoti, che: “Straordinaria è l’odierna nuova maniera di pregare, di celebrare la Santa Messa. Si inaugura, oggi, la nuova forma della Liturgia in tutte le parrocchie e chiese del mondo, per tutte le Messe seguite dal popolo. È un grande avvenimento, che si dovrà ricordare come principio di rigogliosa vita spirituale, come un impegno nel corrispondere al grande dialogo tra Dio e l’uomo”. Proseguì questa insensata profezia, come oggi disgraziatamente è sotto gli occhi di tutti, aggiungendo che si apriva un “principio di rigogliosa vita spirituale”.

Peccato che non potè aggiungere che dal quel giorno, abbandonando la teologia e liturgia ormai “troppo cattoliche”, parole del filosofo Jean Guitton, amico dello stesso Montini, si aprì la strada all’anarchia liturgica e dottrinale che avrebbe intaccato negli anni a venire la fede, con conseguenze rovinose come l’abbandono di tanti religiosi dalla vita consacrata, sempre più innovazioni nelle celebrazioni e, non di rado, irriverenti, segnando in tanti fedeli gravi preoccupazioni per non dire di dolore.

Inutile ormai ricordare che un Papa, come menziona il Concilio Vaticano I, viene assurto a questa gravosa carica proprio per mantenere viva la Tradizione nella Chiesa e difenderla dagli errori, non certo per cambiarla, e se malauguratamente, come poi è successo, si è abrogata la Messa di tradizione apostolica come quella tridentina, secondo tanti illustri liturgisti insieme a tanti semplici fedeli, questo atto fu un vero un abuso di potere con le conseguenze tragiche per la vita della Chiesa stessa.

Chi non ha vissuto quei tempi, non può rendersi conto di ciò che fu l’amore di tanti cattolici per la Santa Messa nel momento in cui ne venivano spietatamente privati, ma ciò nonostante, parlo per esperienza personale, tanti fedeli facevano chilometri per assistere al Santo Sacrificio o come quei volenterosi che trasformavano ogni domenica un locale profano in una decorosa chiesa degna di questo nome.

Ricordi che si affollano nella mente come quando nei primi anni ‘70, con poche decine di persone assistevamo, a Roma, alla Messa in latino celebrata dal buon padre Antonio Coccia francescano, presso la Chiesa di san Girolamo alla Carità, nel centro di Roma salendo fin sopra l’oratorio di san Filippo Neri, quasi come dei cospiratori, dove era allestita la cappella per la celebrazione.

Anche il buon padre aveva avuto problemi per essersi rifiutato di celebrare il Novus Ordo, ma seppe difendersi da ogni accusa, da grande teologo quale era, ma ebbe però il divieto di celebrare la Messa in latino pubblicamente.

Ben presto però sorse un problema; i fedeli aumentavano grazie al passaparola e fu allora richiamato dai suoi superiori per questo ‘scandalo’ (parole testuali, n.d.r.) e di ubbidire alla proibizione di celebrarla apertamente, ma lui, con la sua aria mite, si giustificava ironicamente dicendo: “Che posso fare se mentre celebro arriva gente, mica posso cacciarla”.

Una scusa assai modesta, ma a cui molti sacerdoti dovettero sottostare. Per questo motivo tra gli anni ’80 e ’90 girammo con padre Coccia molte chiese in cerca di ospitalità, come san Salvatore in Lauro, Santa Maria della Luce, la chiesa del Gonfalone e altre che non ricordo. Mi piace ricordare di questo grande francescano la sua coerenza non tradendo mai in nessuna occasione la sua vocazione sacerdotale non celebrando mai la nuova Messa.

Mentre scrivo queste righe non posso non ricordare anche padre Domenico Cinelli, dotto domenicano che viveva nel convento di Santa Maria sopra la Minerva e, per qualche anno fu anche il mio confessore. Anche lui ebbe i suoi problemi come padre Coccia, ma grazie alla sua intelligenza e bontà e da buon romano, come spesso affermava, seppe barcamenarsi in questa tempesta e anche lui mai celebrò la nuova Messa. Visse gli ultimi anni, ormai molto anziano e quasi cieco, nel suo convento in  una situazione di isolamento che seppe vivere sempre con grande serenità da vero uomo di Dio per coloro che  andavano a trovarlo.

Dopo tante ingiustizie possiamo dire che grazie a sacerdoti come questi se i nemici della Tradizione non sono riusciti a eliminare quello che più temevano: la celebrazione del Vero Sacrificio della Messa e i cui frutti, nonostante le avversità, si raccolgono sempre più copiosi, anche in questi ultimi travagliati tempi e nonostante Papa Bergoglio con il suo triste neologismo di “indietristi”, per criticare e sbeffeggiare coloro che non si piegano all’inutile mondo moderno in nome della Tradizione cattolica.

E proprio riferendomi a Bergoglio, prendo della sua ennesima fatica letteraria, ‘Spera’, alcune considerazioni con frasi illuminanti come: “Celebrare secondo il messale preconciliare, deve essere espressamente autorizzato dal Dicastero per il culto, che la concederà solo in casi particolari. Perché non è sano che la liturgia si faccia ideologia”.

Oppure troviamo che è “Curioso questo fascino per ciò che non si comprende, che appare un po’ occulto, (si badi bene che si parla del rito Apostolico. n.d.r.) a volte sembra interessare anche le generazioni più giovani”.

Non si pone perché le chiese non hanno più fedeli e quelle tradizionali hanno tanti giovani? E ancora, non sapendo che le vesti sacerdotali sono consacrate e hanno una funzione precisa nella celebrazione a differenza delle vestaglie o camicioni che indossano i preti di oggi sull’altare, afferma con una certa ironia: “Spesso questa rigidità si accompagna alle sartorie ricercate e costose, ai pizzi, ai merletti, ai rocchetti”.

Insinuazioni veramente risibili per non dire dissacranti, tipiche di chi non sa di cosa sta parlando, ciononostante continua imperterrito: “Non gusto della tradizione, ma ostentazione di clericalismo, che poi altro non è che la versione ecclesiale dell’individualismo. Non ritorno al sacro, tutt’altro, ma mondanità settaria. A volte questi travestimenti celano squilibri, deviazioni affettive, difficoltà comportamentali, un disagio personale che può venire strumentalizzato”.

Infine, ma ci sarebbe da scrivere tanto, ecco la chicca finale: “La liturgia è incontro, ed è ripartenza verso gli altri”. Il sacrificio di Cristo, aggiungiamo noi, è ormai roba da indietristi.

Chiudiamo con un interessante intervento di Massimo Gramellini sulla stampa di Torino, l’indomani della pubblicazione del Motu Proprio di Benedetto XVI che liberalizzava in qualche modo la Messa tridentina il 7 luglio 2007: “Era ora che si suonasse nuovamente la campana del senso del sacro. Era ora di finirla con quei sacerdoti in jeans e chitarra che pensavano di essere più vicini ai loro fedeli e, invece, erano solo più lontani dal Cielo”.

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12 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    Ancora una curiosità, caro Don Z, a cosa servono “le armi ideologiche”? Sono forse simili a mine antiuomo che impediscono ai fedeli di andare in Chiesa? O forse è più semplice adottare dei dpcm per ottenere lo stesso risultato? Ricordo altresì che nell’insegnamento della Chiesa Cattolica circa la salvezza della propria anima un posto fondamentale è svolto dal combattimento spirituale, quindi ciascun credente dovrebbe cercare ogni giorno di “armarsi” di tutto punto, per non essere sconfitto dal Nemico.

    • don z ha detto:

      Nel nostro caso le armi ideologiche servono a raccattare la plebe rabbiosa per provocarne l’odio verso la Chiesa e il suo capo visibile (e, per l’effetto, quello invisibile).

  • Davide Scarano ha detto:

    Ovviamente anche per “Cattolica” è necessaria l’iniziale maiuscola. La fretta è cattiva consigliera…

  • don z ha detto:

    Ma che persecuzioni? I sacerdoti non devono “volere” e non possono “non volere”. I sacerdoti devono fare ciò che la Chiesa ordina loro di fare. Nulla di più nulla di meno. E, mi spuace dirlo, ma ha ragione Papa Francesco a dire che c’è chi brandisce il “vetus ordo” come arma ideologica: basta vedere i vari Viganò, Minutella & Co. che – curiosamente – nella loro lotta contro la Chiesa “diventano” improvvisamente vetusordisti.

    • Stefano Gizzi ha detto:

      Ridurre la Chiesa di Cristo ad una Caserma in cui si obbedisce senza fiatare, è una offesa a Gesù Cristo che ha non solo tanto amato noi poveri peccatori, ma ha sempre voluto esserci vicino e comprendere l’uomo e le sue esigenze.
      Forse Lei non ha capito la gravità della situazione.
      Cerco di riassumerla.
      Paolo VI ha tentato di assassinare il Vero Rito Romano della Santa Messa.
      Perché la Chiesa di Roma aveva un Rito che si era sedimentato in oltre millesettecento anni, sempre amato, venerato, difeso e arricchito dai Sommi Pontefici Romani.
      Paolo VI ha tentato di chiudere questo vero Messale Romano e ha fatto scrivere a tavolino un Rito nuovo, in cui le ipotesi degli pseudo esperti sono state spacciate per Liturgia Antica.
      La nuova Messa di Paolo VI è innanzitutto un FALSO STORICO, a Roma si direbbe “un appiccico”, datato e superato da tanti nuovi approfondimenti di Storia della Liturgia.
      La nuova Messa di Paolo VI è forse l’atto più grave mai compiuto da un Papa a Roma.
      Nessun Papa si sarebbe sognato di chiudere il Messale Romano e inventarne uno nuovo.
      È stata una autentica follia, degna del clima delirante degli anni sessanta, in cui tutto sembrava superato e da cambiare.
      Se per ipotesi, uno avesse predetto, che ne so a Papa Pio IX, che un giorno un diversamente Papà avrebbe chiuso il Venerato Messale Romano, Pio IX sarebbe saltato dalla sedia e, come ogni suo precedessore non lo avrebbe mai creduto.
      Perché?
      Perché compito del Papa è proprio quello di conservare la Liturgia Romana nella Sua purezza anche teologica, non inventando di sana pianta, come ha fatto Paolo VI, un nuovo Rito Modernista e filoprotestante.
      È terribile solo pensare come sia accaduto.
      La Crisi della Chiesa è innanzitutto una Crisi della Liturgia.
      E fino a quando la Chiesa di Roma non prenderà coscienza dei gravissimi problemi che sono dentro il Rito di PAOLO VI, non ci sarà soluzione alcuna.
      La Messa di Paolo VI ha fatto perdere la Fede Cattolica a tre generazioni di fedeli che non credono più a nulla.
      Va abolita al più presto.

      • Davide Scarano ha detto:

        Caro Stefano, mi permetta un approfondimento. Lei afferma che la crisi della Chiesa è anzitutto liturgica. Condivido in buona parte le sue argomentazioni. Vorrei solo puntualizzare che la liturgia non è materia astratta, come può sembrare a molti cattolici distratti o almeno convinti che esista un’unica liturgia, quindi, come nel “Candido” di Voltaire, viviamo nel migliore dei mondi possibili, bensì è “la forma della sostanza”, cioè è il modo di rendere intelliggibili a tutti i misteri della Fede che ogni volta celebriamo: ecco perchè è fondamentale, ecco perchè dovrebbe rendere testimonianza alla Chiesa “Una, Santa, cattolica ed Apostolica”.

      • don z ha detto:

        Non è un problema di voler trasformare la chiesa in una caserma; il problema è di chi vuole ridurla all’anarchia. Puntare all’anarchia (attraverso la disobbedienza) significa voler eliminare il Capo (attraverso la disobbedienza al suo vicario).
        Resta comunque il fatto che, come nell’esercito, anche nella Chiesa vige il principio gerarchico e la successione nel tempo degli uomini che compongono la gerarchia. Quindi di come avrebbe reagito un ormai defunto Pio V al cospetto di iniziative di un suo Successore, francamente ce ne dobbiamo fregare.
        Lei ha un gran bisogno di umiltà. Sfrutti la prossima Quaresima per questo.

        • Massimo trevia ha detto:

          S. Pio v e’ ormai defunto,don zeta…..ma e’ santo per l’eternita’!magari Lei impari l’umilta’ !

    • Davide Scarano ha detto:

      Caro Don Z, i sacerdoti “sono” Chiesa, quindi che devono fare? Devono obbedire a se stessi? Piuttosto la Chiesa è stata fondata da Cristo, quindi devono ubbidire anzitutto a Lui, per mezzo degli insegnamenti contenuti nella Bibbia e nel magistero della Chiesa. PS Spiace osservare che, per amor di polemica, qualcuno dimentichi l’evidenza.

      • don z ha detto:

        Tutti i battezzati sono chiesa se è per questo. la Chiesa è gerarchica e tutti i cattolici sanno chi c’è al vertice della gerarchia. Se non è d’accordo, si iscriva a una setta protestante.

    • giopav ha detto:

      Mi scuso, ma non ho capito bene.
      Io credevo che bisognasse obbedire solo a DIO,
      come fece san Michele contro Lucifero.

  • Dino Brighenti ha detto:

    Montini aveva il moroso un attore proprio adatto a fare il papa infatti ne paghiamo le conseguenze