Il 14 Nisan e le Manifestazioni Divine di Gesù Crocefisso. R.S.
15 Aprile 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro blog, R.S., che ringraziamo di tutto cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla Settimana Santa. Buona lettura e meditazione.
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IL 14 NISAN E LE MANIFESTAZIONI DIVINE DI GESU’ CROCEFISSO
Poco dopo aver partecipato all’istituzione dell’Eucaristia, Giuda era uscito (Gv 13,27) con un misterioso invito da parte del Maestro: “quel che devi fare, fallo presto”. Era notte, quindi già oltre le 21. Nel quarto vangelo c’è il memorabile discorso, lungo quattro capitoli, pronunciato da Gesù successivamente alla predizione del rinnegamento di Pietro (Gv 13,38).
Al termine escono dal cenacolo per andare al Getsemani (Gv 18,1). Quando vi arrivano sono circa le 23. Per strada i discepoli hanno anche discusso di chi tra loro fosse stimato il più grande (Lc 22,24). Il Signore li redarguisce. Poi si allontana dal gruppo per raccogliersi in una preghiera tanto drammatica da sudare sangue. I tre discepoli con lui (Mt 26,37) sono Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi presenti sul Tabor alla trasfigurazione. Malgrado la straordinarietà degli eventi, essi non reggono nemmeno un’ora (Mt 26,40) e sonnecchiano all’arrivo del manipolo incaricato di catturare il Signore, accompagnato da Giuda.
E’ circa la mezzanotte del 14 di nisan, il giorno della Parasceve, la preparazione alla Pasqua. Si tratta della notte tra il giovedì e il venerdì perché quell’anno (3793 ebraico, il XIX di regno per Tiberio) la Pasqua cade di sabato (Gv 19,31). L’anno è necessariamente il 33 del nostro attuale calendario essendo l’unico -nell’intorno probabile- in cui la luna piena è di venerdì, come si evince dagli almanacchi con le lunazioni. Il 14 di nisan corrisponde infatti alla quattordicesima notte dopo il novilunio con cui era stato calcolato l’inizio del nuovo mese lunare, il primo dopo l’equinozio primaverile. Non c’erano i registratori, ma l’astronomia non è mai cambiata così come le settimane, sempre tutte di sette giorni, sempre quelli dalla domenica al sabato.
Grazie al software dei calendari perpetui si può ricostruire tutto con precisione, come illustra lo specchietto seguente.
14 nisan 3790= XVI anno di Tiberio = 30 d.C. = 3 aprile (trasposto nell’attuale gregoriano) = mercoledì
14 nisan 3791= XVII = 31 d.C = 24 marzo (gregoriano) = lunedì
14 nisan 3792= XVIII = 32 d.C = 12 aprile (gregoriano) = lunedì
14 nisan 3793= XIX = 33 d.C = 1 aprile (gregoriano) = venerdì
14 nisan 3794= XX = 34 d.C = 20 marzo (gregoriano) = lunedì
Il gruppo di soldati è costituito dalle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei (Gv 18,3) e tra loro vi è Malco, il servo del sommo sacerdote (Gv 18,10). Nell’oscurità dell’orto degli ulivi, per riconoscere chi arrestare si avvalgono del bacio di Giuda e anche della risposta di Gesù. E’ la PRIMA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’. Chi cercate? Gesù il Nazareno! Gesù risponde: “IO SONO”. Questo basta per far indietreggiare e cadere a terra le guardie. Pietro maldestramente sguaina la spada e mozza l’orecchio di Malco. Ma Gesù rimprovera l’apostolo troppo intraprendente e guarisce miracolosamente il ferito.
Gesù non è stato catturato: si consegna per essere condotto dove si compie la volontà di Dio. La prima tappa giunge all’abitazione di Anna, il suocero del sommo sacerdote Caifa. Pietro e Giovanni seguono Gesù e le conoscenze di Giovanni permettono anche a Pietro di entrare nel cortile della casa (Gv 18,16).
Mentre Gesù subisce il primo interrogatorio, all’esterno Pietro consuma in circa un’ora (Lc 22,59) il suo triplice rinnegamento, avvenuto tra il primo e il secondo canto del gallo (Mc 14,72). Abbiamo un’orario preciso, tra il gallicinium e il canticinium, cioè nel quarto turno di veglia dell’orario romano. Il primo canto del gallo anticipa la luce solare per terminare nella prima parte del crepuscolo. Siamo tra le 3 e mezza e le 4 e mezza e lo possiamo verificare anche oggi, considerando l’orario del crepuscolo e del sorgere del sole a Gerusalemme a inizio aprile (attenzione a non farsi fuorviare dall’ora legale): crepuscolo astronomico alle 4,05; alba alle 5,04; il sole sorge alle 5,28. Mentre Pietro piange amareggiato, Gesù viene portato da Caifa per subire il processo religioso dopo un periodo di custodia, tra scherno e insulti (Lc 22,63).
Durante il processo religioso c’è la SECONDA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’. Se tu sei il Cristo diccelo! Gesù risponde citando DANIELE 7,13 e questo gli procura la condanna inappellabile. Tenuto conto del tempo necessario per convocare il consiglio (appena fu giorno, dunque attorno alle 6, ma erano molti i presenti e non c’erano i telefonini) e della durata dell’interrogatorio incluse le false testimonianze (Mt 26,59), tutta questa fase porta alle 7 del mattino, quando la questione viene trasferita a Ponzio Pilato. Essendo già giorno di Parasceve i sinedriti non volevano contaminarsi (Gv 18,28) e perciò è Pilato a dover uscire dalla sua residenza per interloquire con gli accusatori di Gesù.
Pilato dapprima cerca di lasciare la decisione al Sinedrio, ma trattandosi di una condanna a morte (già decisa, ma inapplicabile in autonomia) si rende necessario che se ne occupi il potere romano. Il procuratore tergiversa, tentando di coinvolgere Erode Antipa, in qualità di tetrarca della Galilea e presente in quei giorni a Gerusalemme (Lc 23,6). Erode si limita a vestire Gesù da re. Trasferimenti e incontri durano almeno un’altra ora: quando Gesù è ricondotto da Pilato sono già passate le 8.
Al tramonto (non c’erano nemmeno i fusi orari e il sole a Gerusalemme a inizio aprile tramonta alle 17,57) e dunque al sabato coincidente con la Pasqua mancano meno di dieci ore. Pilato non trova una ragione per condannare a morte di Gesù. Per di più è forzato a decidere frettolosamente, dato che l’esecuzione deve essere eseguita in tempo per non rovinare la festa.
Il procuratore romano è confuso. Sente parlare di “re dei Giudei”. Chiede a Gesù, che gli risponde: “IL MIO REGNO NON E’ DI QUESTO MONDO”. Poi Gesù parla di Verità turbando ulteriormente Pilato. E’ la TERZA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’.
Ponzio Pilato prova a giocarsi la carta della liberazione di un condannato per la Pasqua, ma di fronte all’alternativa la folla urla il nome di Barabba. Il brigante ha un nome ulteriormente indicativo nel contesto: il suo nome significa “figlio del padre”.
A questo punto Pilato opta per la flagellazione di Cristo eseguita dai soldati romani, che infieriscono dileggiando Gesù anche con la corona di spine. Il Signore sfigurato viene mostrato alla folla: “Ecce homo” (Gv 19,5). Il sole ha già cessato di salire velocemente nel cielo. Siamo oltre la metà del mattino, dopo le 9, per i romani già nell’ora terza che dura le tre ore tra le 8,30 e il mezzogiorno reale, che a Gerusalemme è alle 11.47. E’ il motivo per il quale San Marco parla dell’ora terza (Mc 15,25): il vangelo marciano esprime gli orari al modo romano, mentre il quarto vangelo segue sempre la scansione ebraica del giorno.
L’ultima fase del dialogo tra Pilato e i Giudei avviene tra le 9,30 e le 10,30. In Giovanni (Gv 19,14) l’ora sesta va dalle 10,45 alle 11,45, coincidendo così con uno spicchio dell’ora terza di Marco, quando Pilato cede all’insistenza degli accusatori consegnando il condannato. Dal pretorio può iniziare a snodarsi la via Crucis.
Per motivare la condanna Pilato ha fatto redigere un titulus trilingue (Gv 19,20) e l’acronimo della frase in ebraico corrisponde al tetragramma YHWH, il nome di Dio, ribadendo involontariamente l’accaduto al momento della cattura e del processo religioso citando il profeta Daniele: è la QUARTA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’.
Caricato della croce Gesù passa tra la folla incontrando molti volti. Alle donne sussurra una terribile profezia (Lc 23,28) che si compirà a suggello delle parole (Mt 27,25) con le quali il popolo replica a Pilato, proclamatosi “innocente”.
I circa 500-600 metri tra il pretorio e il Calvario (implicanti una salita di circa 40 metri) vengono percorsi in un’ora (meno di dieci penosissimi metri al minuto), giungendo al luogo del Cranio all’ora sesta (secondo il modo dei romani; per gli ebrei dopo mezzogiorno inizia l’ora settima). Al tempio le trombe suonano per dare il via all’immolazione degli agnelli. Gesù si presenta come l’agnello di Dio: ecco la QUINTA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’. Gesù viene ancora dileggiato: “scendi di lì e ti crederemo”! La sorte del tempio di cui parlava Gesù è completamente equivocata (Mt 27,40). Lo confermerà la storia.
Dopo la spogliazione ed essere stato inchiodato alla croce, il Signore è innalzato e il cielo si fa buio per tre ore (fino all’ora nona) al momento della morte del Signore, poco prima delle 15. L’oscurità è inspiegabile in natura, perché non può esserci un’eclissi solare con la luna piena: la SESTA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’.
C’è un altro evento astronomico: in un meriggio già misteriosamente interessato dall’ineffabile, si rende percepibile una spettacolare eclissi di luna, di quelle che arrossano il disco facendolo apparire color sangue. Il fenomeno fu osservabile a Gerusalemme (il che fa pensare che l’oscurità non fu dovuta alle nuvole) proprio attorno alle 15 (lo si può verificare sui cataloghi delle eclissi lunari della NASA) e possiamo immaginare l’emozione che suscitò in quel frangente nell’assenza di luce solare. A molti suggerì il compimento della profezia di Gioele (3,3-4) e anche Pietro lo farà notare (At 2,19-20) ai propri interlocutori, memori degli eventi del 14 nisan: lo troviamo nel discorso dopo la Pentecoste, quindi nemmeno due mesi dopo.
Dopo la morte di Gesù e il ritorno della luce solare (appena dopo le 15) in città avvengono una serie di fenomeni impressionanti tra i quali la lacerazione dall’alto al basso (!) del pesantissimo “velo del tempio” (Mc 15,38). Proprio come se Dio stesso si stesse stracciando le vesti: la SETTIMA MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’.
Resta un ultimo appunto sul diverso modo di esprimere gli orari nei vangeli: in Giovanni 1,39 è ricordata un’indimenticabile ora decima; Matteo 20,6 fa riferimento agli operai dell’undicesima ora, mentre Marco utilizza la modalità romana di gruppi di tre ore. Gli esegeti incauti rendono a capocchia l’equivalente… Ci può aiutare la scrupolosa scansione oraria per l’accensione delle candele ancora praticata dagli ebrei osservanti: vi si evince che l’accensione delle luci anticipa il tramonto. In alcune traduzioni di Luca 23,54 è detto che le “prime luci del sabato” già brillavano (plag ha mincha l’1 aprile è alle 16,41) per l’ennesima precisa annotazione dell’orario in cui agirono Giuseppe di Arimatea e Nicodemo adagiando Gesù nel telo sindonico, ancora in tempo per rotolare la pietra prima del tramonto (il primo aprile a Gerusalemme è alle 17,57).
Una cosa che lascia impressionati contemplando questi fatti è come l’Eternità di Dio non disdegni la cronaca, intessendo l’annuncio del vangelo di particolari e dettagli quasi cronometrici, tra l’astronomia e la storia, la legge rituale e l’esercizio del diritto, secoli or sono come oggi, collegandoli in una trama a prova dell’assenza di registratori e di telecamere bastando la ragione per rendere impossibile il barare e doverosa la verifica.
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Tag: nisan, R.S., settimana santa
Categoria: Generale
Gentile R.S., colpisce il richiamo di questo giorno, il 14 di Nisan al “giorno 14 del mese” che si riferisce all’immolazione dell’agnello senza macchia, il cui sangue preserverà i primogeniti degli israeliti, secondo le prescrizioni del Signore a Mosè per la cena pasquale. (Esodo, 12, 1-8. 11-14).
Buona Pasqua a tutti!
Molto interessante l’articolo.
Due piccole osservazioni:
Il “titulus crucis” conservato a Roma, credo nella Chiesa di S.Ctoce in Gerusalemme, se la memoria non mi inganna, riporta la scritta INRI in tre alfabeti: latino, geco, ebreo.
Davvero la traduzione/ traslitterazione da latino a ebreo corrisponde a tetragramma sacro YHWH ?
Occorrerebbe una spiegazione più dettagliata circa la possibilità di osservare una luna rosso sangue nel cielo alle ore 3 pm in un giorno immediatamente dopo il plenilunio, quando la luna è in opposizione al sole e nelle ore diurne resta sotto l’ orizzonte.
Grazie
Grazie per l’attenzione.
Per il titulus, ecco un articolo (non l’unico):
https://laveja.blogspot.com/2016/04/sopra-la-croce-di-gesu-non-era-scritto.html
Per la luna rossa, questi sono alcuni riferimenti (non gli unici)
https://eclipse.gsfc.nasa.gov/LEcat5/LE0001-0100.html
https://www.oxfordbiblechurch.co.uk/index.php/books/new-book-daniel-s-70-weeks/479-appendix-5-when-the-moon-turned-to-blood-part-2
https://www.bible.ca/archeology/jesus-christ-died-death-cross-eclipse-red-blood-moon-sun-darkness-earthquake-bodies-raised-resurrection-temple-veil-torn-in-two-centurian-son-of-god-3-april-33AD.htm
Effettivamente la luna rossa si rende visibile al sorgere della luna, dunque attorno alle 18, ma il giorno è proprio quello. Di cose che fanno restare scossi ne erano successe davvero tante. Penso che il collegamento alla profezia di Gioele non fosse nemmeno il più evidente. Più impressionanti l’oscurità per tre ore in pieno giorno, la lacerazione della spessissima cortina che separava il Santo dei Santi dal resto del tempio, il terremoto, i sepolcri aperti.
Il centurione romano, un pagano, intuì al volo la sintesi.
La Passione di NSGC, il “fulcro” della “nostra” storia, la Storia di Salvezza, la Storia della Redenzione del genere umano, chiamato anche Oggi a rendersi “partecipe” di quelle Ore, che, ai nostri giorni, sembrano “trapassare”,con un rinnovato “vigore”, i secoli, per essere sempre, ancora e più che mai il filo conduttore, il legame imprenscindibile, lo spiegamento ed il compimento di tutti gli eventi, da cui la storia affiora ed emerge in tutto il suo ineffabile Mistero, all’interno del grandioso ed eterno Progetto Divino, in cui “ogni cosa” acquista forma, spazio, tempo, significato, proseguo…
In questo scenario, in questa misura, in questa maniera, la Declaratio di Papa BXVI diventa il nuovo “epicentro” storico, che va a squarciare i pesantissimi veli di ipocrisia stesi ad offuscare la Chiesa ed il mondo, si fa portatrice di “novità” con un atto Epocale che va a definire, a delineare, a collocare i nostri tempi, con il coraggio della “rinuncia”/del “sacrificio”, che apre, spalanca le porte alla Salvezza, in un “atto di libertà” da parte di chi la cerca, la riafferma e ad essa si (ri)consegna, un “atto di chiarezza” nei confronti di un mondo che in tutte le sue “rappresentanze” l’ha abbandonata, barattata e tradita, un “atto profetico”, che vede e va oltre l’immediato, il contingente, un “atto decisionale” che si serve del proprio ruolo, della propria carica, del proprio “potere” ,non per lavarsene le mani, bensì per “servirla” e per “servire”, un “atto di coscienza” che antepone ad ogni interesse e bisogno materiale il “rapporto” diretto con il Signore, l’amico fedele, il confidente sempre in ascolto e il solo degno di Ascolto, un “atto di umiltà” che si spoglia del superfluo per rivestirsi di una nuova “veste”, introvabile e non negoziabile nei mercati o tra gli affari economici del mondo, un “atto di pentimento” da cui trasuda perdono, un “atto di scelta”, che, in un mondo contrassegnato da divisioni, esacerbato da aspre e violente forme di dualismo che continuamente impone Barabba ad un “cieco” e “sordo” individualismo in perenne conflitto con se stesso e alimentato da una visione ormai distopica e distorta della vita e della realtà, si fa esso stesso “scelta” e “modello” di scelta, per una “riconciliazione” tra le parti lese e offese, all’interno di un insormontabile divario tra fede e ragione, trattate in modo indifferenziato ed entrambe gettate tra i rifiuti non riciclabili, un “atto prorompente”, che per quanto soggetto a “censure”, a “manomissioni”, incomprensioni, fraintendimenti, resta “di parola” e nella sua “essenza” rimane roccia inscalfibile, una lama affilata e tagliente, una nuova “arca” per la tempesta, un grande “annuncio di gioia” , che invita l’Umanita’ ad uscire dal “vecchio mondo” per andare incontro e partecipare al “nuovo” che Viene!
un articolo molto interessante.