Caso Gaztelueta, Paradigma dell’Insicurezza Giuridica all’Interno della Chiesa. Infovaticana.

8 Aprile 2025 Pubblicato da Marco Tosatti

Marco Tosatti

Cari amici  e nemici di Stilum Curiae, su segnalazione di un amico del nostro sito, F.A., offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Infovaticana, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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Il caso Gaztelueta è diventato il paradigma dell’insicurezza giuridica all’interno della Chiesa. Il vescovo José Antonio Satué ha decretato l’espulsione dall’Opus Dei di José María Martínez Sanz, ex insegnante della scuola Gaztelueta, al termine di un processo che ha lasciato più dubbi che certezze e che ha certamente spazzato via ogni accenno di rispetto del diritto canonico.

Va ricordato che Martínez Sanz è stato condannato nel 2018 a 11 anni di carcere per abusi sessuali, pena che la Corte Suprema ha ridotto a 2 anni nel 2020. Tuttavia, nel 2022, Papa Francesco, indotto da Jordi Évole in un’intervista più che manipolata nelle forme, decise di riaprire il caso per via canonica, scavalcando il Dicastero per la Dottrina della Fede e stabilendo un precedente preoccupante. Non c’è regola chiara che venga rispettata e non c’è diritto che non possa essere calpestato a seconda della convenienza del momento.

Questa interferenza ha mostrato la totale incoerenza giuridica in cui si trova la Chiesa. Per alcune cose il Vaticano assimila l’Opus Dei a una semplice associazione di fedeli, ma per altre le conferisce lo status di prelatura senza prelato, con a capo un semplice “moderatore”. Le decisioni vengono prese senza alcun criterio stabile, senza alcuna logica se non quella di compiacere alcuni settori e consolidare un modello ecclesiale sempre più politicizzato. Finora non esisteva il codice di diritto canonico per punire i membri laici di un’associazione clericale…

In questo caos giuridico, qualcuno dovrà essere chiamato a rispondere. La giustizia umana dovrebbe essere un riflesso di quella divina, ma qui sembra che si stiano usando altri parametri, incoraggiati da Jordi Évole e da alcuni socialisti patanegra che hanno trasformato il caso in una questione economica, politica e mediatica. Non si tratta di rivittimizzare o negare la sofferenza della presunta vittima, ma la verità è che il processo si è basato su un’accusa priva di prove certe, in cui la parola della vittima ha prevalso su quella dell’accusato nonostante ci fossero perizie psicologiche che indicavano allucinazioni e sogni a occhi aperti nella sua testimonianza. Massimo rispetto per questi disturbi, ma anche massimo rispetto per le garanzie processuali che dovrebbero essere alla base di ogni processo, a maggior ragione nell’ambito della Chiesa.

E nell’Obra, silenzio assoluto. José María Martínez Sanz è stato mal consigliato fin dall’inizio. Si è circondato di un gruppo di maricomplejines che hanno optato per un eccesso di prudenza di fronte a pastori che, più che pastori, si sono rivelati lupi. E la fine è arrivata, come era prevedibile. Il lupo ha ucciso le pecore. Ma non per mangiarle, bensì per chiarire chi comanda qui.

Come questione secondaria, sorge un’altra domanda scomoda: chi, all’interno della Chiesa, ha interesse a far trapelare queste informazioni ai media eretici e ultra-progressisti prima che raggiungano i comuni mortali? È un caso che certi giornalisti abbiano sempre un accesso privilegiato ai dettagli di alcuni vescovi? Qualche vescovo deve dei favori a un particolare media o giornalista? Mentre le esclusive vengono distribuite alla stampa che la pensa come loro, la verità viene seppellita sotto il rumore dei media e la manipolazione egoistica. Alla fine, ciò che prevale non è la giustizia, ma gli interessi di coloro che tirano i fili dall’ombra.

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Tag: gaztelueta, infovaticana, opus dei

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