Una Enciclica per la Vita, e Altri Eventi e Incontri. Emilia, Roma, Veneto.
22 Marzo 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questi eventi e incontri segnalati dal prof. Giovanni lazzaretti. Buona lettura e condivisione.
§§§
INIZIATIVE
[1] *OGGI* SABATO 22 MARZO 2025, 10.00, TREVILLE DI CASTELFRANCO VENETO (TV), FABIO CONDITI E FRANCESCA SALVADOR, “MONETA ED ECONOMIA”
Dalle 10 alle 18, con iscrizione.
Carissimo/a,
mercoledì 12 marzo 2025 abbiamo fatto un incontro di presentazione della 3° edizione
del Corso di “Economia del benEssere”, che puoi vedere qui:
Le n.12 lezioni online inizieranno mercoledì 19 marzo 2025, dalle ore 21:00 alle ore 23:00.
Se vuoi partecipare, qui trovi tutte le informazioni per iscriverti: https://unmondopositivo.it/corsi/
INCONTRO SULLA MONETA NELL’ECONOMIA
Sabato 22 marzo 2025 ore 10:00 – 18:00 a Treville di Castelfranco Veneto (Treviso)
insieme all’amica Francesca Salvador, parleremo delle soluzioni concrete per realizzare il
benEssere per tutti. Per iscriversi:
Allego anche la locandina.
Ciao
Fabio Conditi
Presidente dell’associazione “Moneta Positiva”
https://monetapositiva.it/
Movimento culturale “Un Mondo Positivo”
https://unmondopositivo.it/-
Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo “Moneta Positiva Notizie” di Google Gruppi.
Per annullare l’iscrizione a questo gruppo e non ricevere più le sue email, invia un’email a moneta-positiva-notizie+
unsubscribe@googlegroups.com.
Per visualizzare questa discussione, visita https://groups.google.com/d/msgid/moneta-positiva-notizie/
260f382c-6933-408b-a4d6-c09c2a00edcbn%40googlegroups.com
[2] DOMENICA 23 MARZO 2025, 10.30, SAN MARTINO IN RIO (RE), GLAUCO BERTANI, “ERVE’ FERIOLI, DUE VITE”
Libro dedicato al primo sindaco di San Martino in Rio.
[3] MARTEDI’ 25 MARZO 2025, 15.00, ROMA, CONVEGNO, “UNA ENCICLICA PER LA VITA”
Trent’anni dalla Evangelium Vitae con card. Bagnasco, Sacconi, Casini, Airoma, Invernizzi.
[4] VENERDI’ 28 MARZO 2025, 10.15, CORREGGIO (RE), MONS. GIACOMO MORANDI, “CHESTERTON, LE AVVENTURE DI UN UOMO VIVO”
Incontro mattutino per studenti.
TESTI, NOTE & CONTRIBUTI
[1] PERCORSO DI QUARESIMA
Un percorso di Quaresima attraverso letture e commenti, pensato per i ragazzi delle medie di una scuola paritaria. Lo può leggere anche un adulto.
LUNEDÌ 24/3
Leggiamo il Vangelo di Domenica prossima quarta domenica di Quaresima
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei
e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse
al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue
sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un
paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe
speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel
bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo
mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si
nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di
mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di
essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo
padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si
gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto,
portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai
piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo
mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono
a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e
le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli
rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha
riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a
supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i
miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con
le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei
sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché
questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Parola del Signore
Lode a Te, o Cristo
MARTEDÌ 25/3
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei
e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli
disse loro questa parabola.
Questa settimana mediteremo su uno dei brani più belli e significativi di tutti i Vangeli: la
parabola Padre misericordioso. Oggi ci limiteremo a chiarire il significato dei termini.
La parola parabola viene dal greco “parabàllo” che significa “metto a confronto”,
“paragono”; una parabola cioè “spiega” una verità facendo un paragone con un fatto di
vita quotidiana. Il fatto narrato dalla parabola che stiamo esaminando parla di un figlio che
ricusa la tutela del Padre, fa le sue esperienze e va in rovina. Poi ritorna mortificato e
umiliato e il Padre lo riaccoglie con gioia. Il significato della parabola, il contenuto che
vuole comunicare è l’amore immenso del Padre per tutti noi suoi figli.
Pubblicani. Nell’antica Roma, era detto pubblicano colui che riscuoteva le tasse per i
Romani. Il termine “pubblicano” deriva dal latino publicanus, derivato a sua volta da
publicum, che significa: erario, cassa dello Stato.
I pubblicani erano odiati dagli Ebrei, perché riscuotevano le tasse per i romani; per di più
si sapeva che facevano la cresta sulle tasse, cioè intascavano parte dei tributi.
Gli Scribi o dottori della legge, erano esperti della legge ebraica. Avevano l’autorità di
interpretarla e di spiegarne i precetti. Erano, inoltre, autorizzati e incaricati di trascrivere i
testi biblici.
I Farisei costituivano la corrente religiosa più osservante tra il popolo di Israele.
Non necessariamente uno scriba era fariseo.
PADRE NOSTRO
MERCOLEDÌ 26/3
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di
patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio
più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo
patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di
quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi
con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e
disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi
alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non
sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
Nella parabola del Padre misericordioso i protagonisti sono tre: il Padre, il figlio minore e il
figlio maggiore. Oggi esaminiamo la figura del figlio minore.
È un ragazzo non ancora maturo, perché non consapevole dei suoi diritti e doveri. Chiede
al padre un’eredità che non gli spetta, perché il padre non è ancora morto. Evidentemente
in casa si sente oppresso; pensa che, rendendosi autonomo, potrà trovare la libertà e, con
la libertà, la gioia. Infatti, appena uscito di casa, spende i soldi del padre per vivere una
vita spericolata, maleducata, esagerata, di quelle che non è mai tardi, di quelle che non
dormi mai, come direbbe Vasco Rossi. Ma subito diventa anche una vita piena di guai.
Nel paragone che propone la parabola, il figlio minore è ciascuno di noi, quando
pretendiamo di rinnegare la nostra dipendenza dal Padre che è nei Cieli, per vivere la nostra vita in modo istintivo, sfruttando i beni che ci sono stati donati (la bellezza,
l’intelligenza, la ricchezza, la salute ecc..) per soddisfare il nostro egoismo.
Quando ci allontaniamo dal Padre buono che è nei cieli, è inevitabile che la nostra dignità
si abbassi a livello dei porci. Nell’allegoria proposta dalla parabola, il cibo dei porci è tutto
quello che di brutto ci propone la nostra società, propagandato dalla TV e dai social:
successo senza troppi sacrifici, soldi senza lavorare troppo, uso egoistico e irresponsabile
della propria sessualità e dei propri beni.
Ben presto ci rendiamo conto che la nostra libertà da Dio ci rende schiavi e bisognosi di
tutto. È questo bisogno, sempre più urgente, che smuove il figlio minore e gli fa venir
voglia di tornare a casa. Così per noi: prendere sul serio il nostro bisogno di gioia vera, di
felicità genuina, di pienezza di vita ci fa venir voglia di cambiare, di convertirci, di rivolgerci
di nuovo al Padre del cielo da cui tutto proviene. E i cibi che Lui ci offre sono la giustizia, la
bellezza, la fedeltà, la purezza, la generosità, la verità. Solo presso la casa del Padre
troveremo questi alimenti deliziosi.
La libertà vera è dipendenza dal Padre.
[2] RACCOLTA TAPPI
La raccolta tappi che si trasforma in pozzi in Tanzania richiede anche repulisti e cernita. PDF allegato.
Per altre informazioni
https://cmsr.org/raccolta-
[3] CITTA’ DI REGGIO
L’associazione Città di Reggio realizza visite guidate ad alcuni luoghi significativi di Reggio Emilia.
VISITE GUIDATE 2025
Continua il programma per le visite guidate in alcune delle Chiese e dei luoghi più
suggestivi e affascinanti della nostra città!
Le visite, a offerta libera, sono condotte dai volontari dell’Associazione Città di Reggio. Per
partecipare, è necessario prenotarsi tramite il sito di Città di Reggio.
Le visite attualmente includono:
Basilica della Ghiara
Chiesa di San Giovanni Evangelista (San Giovannino)
Chiesa di San Girolamo
Chiesa di Santo Stefano
PRENOTA LA TUA VISITA
Le prenotazioni possono essere effettuate direttamente online
https://booking.cittadireggio.it/prenota
visita?utm_source=brevo&utm_campaign=Conferenze%20e%20visite%20guidate&utm_m
edium=email
oppure contattandoci ai seguenti recapiti:
info@cittadireggio.it
Associazione di Promozione Sociale Città di Reggio
Via Vittorio Veneto 6, 42121 Reggio Emilia
Tel: +39 340 2821541
© 2025 Associazione di Promozione Sociale Città di Reggio
Grazie per l’attenzione
Giovanni Lazzaretti
§§§
Aiutate Stilum Curiae
IBAN: IT79N0 200805319000400690898
BIC/SWIFT: UNCRITM1E35
ATTENZIONE:
L’IBAN INDICATO NELLA FOTO A DESTRA E’ OBSOLETO.
QUELLO GIUSTO E’:
IBAN: IT79N0 200805319000400690898
***
Condividi i miei articoli:
Categoria: Generale
Il giorno precedente la morte di Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger tenne una conferenza nel monastero dii Santa Scolastica, a Subiaco. Titolo: RIFLESSIONI SU CULTURE CHE OGGI SI CONTRAPPONGONO.
Eccone alcuni spunti:
… le possibilità dell’uomo e il suo dominio sulla materia sono cresciuti in misura davvero impensabile. Ma il suo poter disporre del mondo ha anche fatto sì che il suo potere di distruzione abbia raggiunto delle dimensioni che, a volte, ci fanno inorridire.
Il timore che esso possa presto impossessarsi delle armi nucleari e biologiche non è infondato e ha fatto sì che, all’interno degli Stati di diritto, si sia dovuti ricorrere a sistemi di sicurezza simili a quelli che prima esistevano soltanto nelle dittature; ma rimane comunque la sensazione che tutte queste precauzioni in realtà non possano mai bastare, non essendo possibile né desiderabile un controllo globale.
Meno visibili, ma non per questo meno inquietanti, sono le possibilità di automanipolazione che l’uomo ha acquisito. Egli ha scandagliato i recessi dell’essere, ha decifrato le componenti dell’essere umano, e ora è in grado, per così dire, di “costruire” da sé l’uomo, che così non viene più al mondo come dono del Creatore, ma come prodotto del nostro agire, prodotto che, pertanto, può anche essere selezionato secondo le esigenze da noi stessi fissate.
Così, su quest’uomo non brilla più lo splendore del suo essere immagine di Dio, che è ciò che gli conferisce la sua dignità e la sua inviolabilità, ma soltanto il potere delle capacità umane. Egli non è più altro che immagine dell’uomo – di quale uomo?
… La forza morale non è cresciuta assieme allo sviluppo della scienza, anzi, piuttosto è diminuita, perché la mentalità tecnica confina la morale nell’ambito soggettivo, mentre noi abbiamo bisogno proprio di una morale pubblica, una morale che sappia rispondere alle minacce che gravano sull’esistenza di tutti noi.
Il vero, più grave pericolo di questo momento sta proprio in questo squilibrio tra possibilità tecniche ed energia morale… laddove essa manca o non è sufficiente, il potere che l’uomo ha si trasformerà sempre di più in un potere di distruzione.
È vero che oggi esiste un nuovo moralismo le cui parole-chiave sono giustizia, pace, conservazione del creato, parole che richiamano dei valori morali essenziali di cui abbiamo davvero bisogno. Ma questo moralismo rimane vago e scivola così, quasi inevitabilmente, nella sfera politico-partitica. Esso è anzitutto una pretesa rivolta agli altri, e troppo poco un dovere personale della nostra vita quotidiana. Infatti, cosa significa giustizia? Chi lo definisce? Che cosa serve alla pace?
… Lo stesso vale anche per un cristianesimo e per una teologia che riducono il nocciolo del messaggio di Gesù, il “Regno di Dio”, ai “valori del Regno”, identificando questi valori con le grandi parole d’ordine del moralismo politico, e proclamandole, nello stesso tempo, come sintesi delle religioni. Dimenticandosi però, così, di Dio, nonostante sia proprio Lui il soggetto e la causa del Regno di Dio. Al suo posto rimangono grandi parole (e valori) che si prestano a qualsiasi tipo di abuso.
Questo breve sguardo sulla situazione del mondo ci porta a riflettere sull’odierna situazione del cristianesimo, e perciò anche sulle basi dell’Europa; quell’Europa che un tempo, possiamo dire, è stata il continente cristiano, ma che è stata anche il punto di partenza di quella nuova razionalità scientifica che ci ha regalato grandi possibilità e altrettanto grandi minacce.
… quest’Europa, sin dai tempi del Rinascimento, e in forma compiuta dai tempi dell’illuminismo, ha sviluppato proprio quella razionalità scientifica che non solo nell’epoca delle scoperte portò all’unità geografica del mondo, all’incontro dei continenti e delle culture, ma che adesso, molto più profondamente, grazie alla cultura tecnica resa possibile dalla scienza, impronta di sé veramente tutto il mondo, anzi, in un certo senso lo uniforma. E sulla scia di questa forma di razionalità, l’Europa ha sviluppato una cultura che, in un modo sconosciuto prima d’ora all’umanità, esclude Dio dalla coscienza pubblica, sia che venga negato del tutto, sia che la sua esistenza venga giudicata non dimostrabile, incerta, e dunque appartenente all’ambito delle scelte soggettive, un qualcosa comunque irrilevante per la vita pubblica. Questa razionalità puramente funzionale, per così dire, ha comportato uno sconvolgimento della coscienza morale altrettanto nuovo per le culture finora esistite, poiché sostiene che razionale è soltanto ciò che si può provare con degli esperimenti.
… Da qui si capisce che l’Europa sta sperimentando una vera e propria “prova di trazione”; da qui si capisce anche la radicalità delle tensioni alle quali il nostro continente deve far fronte.
… l’idea che soltanto la cultura illuminista radicale, la quale ha raggiunto il suo pieno sviluppo nel nostro tempo, potrebbe essere costitutiva per l’identità europea. Accanto ad essa possono dunque coesistere differenti culture religiose con i loro rispettivi diritti, a condizione che e nella misura in cui rispettino i criteri della cultura illuminista e si subordinino ad essa.
Questa cultura illuminista sostanzialmente è definita dai diritti di libertà; essa parte dalla libertà come un valore fondamentale che misura tutto: la libertà della scelta religiosa, che include la neutralità religiosa dello Stato; la libertà di esprimere la propria opinione, a condizione che non metta in dubbio proprio questo canone; l’ordinamento democratico dello Stato, e cioè il controllo parlamentare sugli organismi statali; la libera formazione di partiti; l’indipendenza della magistratura; e infine la tutela dei diritti dell’uomo ed il divieto di discriminazioni.
Qui il canone è ancora in via di formazione, visto che ci sono anche diritti dell’uomo contrastanti, come per esempio nel caso del contrasto tra la voglia di libertà della donna e il diritto alla vita del nascituro. Il concetto di discriminazione viene sempre più allargato, e così il divieto di discriminazione può trasformarsi sempre di più in una limitazione della libertà di opinione e della libertà religiosa.
Ben presto non si potrà più affermare che l’omosessualità, come insegna la Chiesa cattolica, costituisce un obiettivo disordine nello strutturarsi dell’esistenza umana. Ed il fatto che la Chiesa è convinta di non avere il diritto di dare l’ordinazione sacerdotale alle donne viene considerato, da alcuni, fin d’ora inconciliabile con lo spirito della Costituzione europea.
È evidente che questo canone della cultura illuminista, tutt’altro che definitivo, contiene valori importanti dei quali noi, proprio come cristiani, non vogliamo e non possiamo fare a meno; ma è altrettanto evidente che la concezione mal definita o non definita affatto di libertà, che sta alla base di questa cultura, inevitabilmente comporta contraddizioni; ed è evidente che proprio per via del suo uso (un uso che sembra radicale) comporta limitazioni della libertà che una generazione fa non riuscivamo neanche ad immaginarci. Una confusa ideologia della libertà conduce ad un dogmatismo che si sta rivelando sempre più ostile verso la libertà.
… Ma qui si impone comunque la domanda se questa cultura illuminista laicista sia davvero la cultura, scoperta come finalmente universale, di una ragione comune a tutti gli uomini; cultura che dovrebbe avere accesso dappertutto, seppure su di un humus storicamente e culturalmente differenziato. E ci si chiede anche se è davvero compiuta in sé stessa, tanto da non avere bisogno di alcuna radice al di fuori di sé.
Ci eravamo posti due domande: se la filosofia razionalista (positivistica) sia strettamente razionale, e di conseguenza universalmente valida, e se sia completa. Basta a se stessa?
Può, o addirittura deve, relegare le sue radici storiche nell’ambito del puro passato, e quindi nell’ambito di ciò che può essere valido soltanto soggettivamente? Dobbiamo rispondere a tutte due le domande con un netto “no”.
Questa filosofia non esprime la compiuta ragione dell’uomo, ma soltanto una parte di essa, e per via di questa mutilazione della ragione non la si può considerare affatto razionale. Per questo è anche incompleta, e può guarire soltanto ristabilendo di nuovo il contatto con le sue radici. Un albero senza radici si secca…
… E così ci troviamo di nuovo a parlare dei due punti controversi del preambolo della Costituzione europea. L’accantonamento delle radici cristiane non si rivela espressione di una superiore tolleranza che rispetta tutte le culture allo stesso modo, non volendo privilegiarne alcuna, bensì come l’assolutizzazione di un pensare e di un vivere che si contrappongono radicalmente, fra l’altro, alle altre culture storiche dell’umanità.
La vera contrapposizione che caratterizza il mondo di oggi non è quella tra diverse culture religiose, ma quella tra la radicale emancipazione dell’uomo da Dio, dalle radici della vita, da una parte, e le grandi culture religiose dall’altra.
Se si arriverà ad uno scontro delle culture, non sarà per lo scontro delle grandi religioni – da sempre in lotta le une contro le altre ma che, alla fine, hanno anche sempre saputo vivere le une con le altre –, ma sarà per lo scontro tra questa radicale emancipazione dell’uomo e le grandi culture storiche. Così, anche il rifiuto del riferimento a Dio, non è espressione di una tolleranza che vuole proteggere le religioni non teistiche e la dignità degli atei e degli agnostici, ma piuttosto espressione di una coscienza che vorrebbe vedere Dio cancellato definitivamente dalla vita pubblica dell’umanità e accantonato nell’ambito soggettivo di residue culture del passato.
Il relativismo, che costituisce il punto di partenza di tutto questo, diventa così un dogmatismo che si crede in possesso della definitiva conoscenza della ragione, ed in diritto di considerare tutto il resto soltanto come uno stadio dell’umanità in fondo superato e che può essere adeguatamente relativizzato. In realtà ciò significa che abbiamo bisogno di radici per sopravvivere e che non dobbiamo perdere Dio di vista, se vogliamo che la dignità umana non sparisca.
…
Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità.