Piazza del Popolo, Paolo Desogus: meno Arroganza e Superbia, Caro Michele Serra. Benestanti Avariati e Imbolsiti.

19 Marzo 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione tre elementi di giudizio sulla manifestazione di Piazza del Popolo. Il primo è questo articolo de Il Vescovado, portale della Costa d’Amalfi, che ringraziamo per la cortesia. 

 

Sabato 15 marzo 2025, Piazza del Popolo a Roma ha ospitato la manifestazione “Una piazza per l’Europa“, promossa dal giornalista Michele Serra per ribadire i valori fondanti dell’Unione Europea, tra cui pace e democrazia. L’evento ha visto la partecipazione di intellettuali, artisti e politici, suscitando diverse reazioni nel dibattito pubblico.

Tra le voci critiche spicca quella di Paolo Desogus, professore associato presso la Sorbonne Université e membro del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, il quale ha espresso forti perplessità sulla manifestazione in due distinti post pubblicati sul suo profilo Facebook.

 

Nel primo post, pubblicato alle 12:23, Desogus ha definito l’evento una “adunata di una sinistra residuale e nostalgica degli anni Novanta”, priva di un’analisi concreta dei rapporti di forza e di una strategia chiara. Secondo il professore, i manifestanti non rappresenterebbero una reale alternativa politica, bensì un “ceto medio-borghese messo ai margini dalla storia” che difende il potere tecnocratico e la governance.

Il secondo post, pubblicato alle 22:52, è ancora più dettagliato e severo. Ne riportiamo integralmente il contenuto:

Ho sentito diversi interventi della manifestazione di Piazza del Popolo. Mi hanno colpito molte cose. Anzitutto l’impreparazione dei relatori. Non mi riferisco solo allo stile sommario, approssimativo e un po’ cialtronesco. Trovo assai sconcertante che i relatori non abbiano saputo esprimere alcuna cultura politica. I loro interventi sono stati un carosello di luoghi comuni: gli ottant’anni di pace in Europa, come se l’ex Jugoslavia fosse in Oceania…

il primato della democrazia europea, dopo che per tre anni gli italiani si sono espressi contro l’invio di armi e per tutta risposta i governi che si sono succeduti hanno trasgredito questa indicazione senza nemmeno degnarsi di fornire al parlamento la lista degli armamenti dati all’Ucraina… e poi la celebrazione della “cultura” europea. Vecchioni, che tra tutti ne era evidentemente il più sguarnito, si è pure messo a elencare i nomi di scrittori che ci renderebbero superiori, facendo della cultura un vessillo esteriore, un mezzo di esibizione folkloristica. Per me che insegno letteratura è stato un momento disarmante. Mi ha colpito molto anche il discorso di Michele Serra, sempre con la battutina, la capriola retorica che sostanzialmente lasciava trasparire il nulla.

Ho provato molta vergogna quando gli ho sentito evocare la crisi greca. Ma dov’erano lui e il suo giornale quando l’Ue umiliava quel paese e faceva carne di porco dei suoi beni? Io la loro manifestazione non me la ricordo. A un certo punto Serra ha tirato poi fuori la lagna moralistica secondo cui noi italiani (perché quando c’è da parlar male torniamo ad essere italiani) saremmo dei viziati con la pancia piena e impigriti dal benessere. Mezza Italia che vive con poco e si ammazza per sbarcare il lunario, anche per colpa di trent’anni di austerity, per questo signore imbolsito semplicemente non esiste. Pensa che siano tutti privilegiati come lui.

Ma ripeto il più sconcertante era Vecchioni, con la sua “cultura” da salottino, la finta citazione, il tocco fascinoso sui capelli… A un certo punto ha pure affermato che non tutte le paci sono accettabili. Bene, dico io, e dunque? Cosa intende fare? Esattamente cosa dovrebbe accadere, come dovremmo comportarci? Se dovessimo seguire questi pazzi, cosa ne dovrebbe venire fuori? Dichiariamo guerra alla Russia? Iniziamo a combatterla direttamente noi, con i nostri soldati? È militarmente possibile? E soprattutto, gli italiani e gli europei (in nome dei quali questa gente è scesa in piazza senza che se ne accorgessero) sono d’accordo? Serra ha del resto menzionato più volte la parola “rappresentanza”. Chi si è schierato contro l’invio di armi, che rappresentanza ha avuto in Italia? Cosa risponde il democratico Serra? Tra le altre cose che mi hanno colpito c’è poi l’assenza della parola diplomazia.

È chiaro che per avere diplomazia occorre avere cultura politica, occorre avere una qualche idea di cosa sia uno stato, cosa sia un esercito o un tavolo di trattativa. Per parlare di diplomazia occorre anche avere un’idea di cosa sia l’Ue. In ogni caso non c’è stato nemmeno un accenno. Eppure con la diplomazia si possono fare tante, tantissime cose, anche trasformare una vittoria militare, come quella di Putin, in una sconfitta strategica. Vaglielo a spiegare a questi assatanati! Un po’ meno arroganza, un po’ meno superbia non farebbero male a questa borghesia salottiera e insipiente di benestanti avariati.

Le dichiarazioni di Desogus hanno suscitato un acceso dibattito sui social e tra gli osservatori politici, dividendo l’opinione pubblica tra chi ritiene giuste le sue critiche e chi invece difende il senso della manifestazione. Quel che è certo è che il professore della Sorbona ha portato l’attenzione sulla necessità di un confronto politico più strutturato e meno superficiale su temi cruciali per l’Europa e il suo futuro.

 

Scrive Paolo Desogus: “Ho sentito diversi interventi della manifestazione di Piazza del Popolo. Mi hanno colpito molte cose. Anzitutto l’impreparazione dei relatori. Non mi riferisco solo allo stile sommario, approssimativo e un po’ cialtronesco. Trovo assai sconcertante che non abbiano saputo esprimere alcuna cultura politica. Interventi che sono stati un carosello di luoghi comuni: gli ottant’anni di pace in Europa, come se l’ex Jugoslavia fosse in Oceania… il primato della democrazia europea, dopo che per tre anni gli italiani si sono espressi contro l’invio di armi e per tutta risposta i governi che si sono succeduti hanno trasgredito questa indicazione senza nemmeno degnarsi di fornire al parlamento la lista degli armamenti dati all’Ucraina… e poi la celebrazione della “cultura” europea.
Roberto Vecchioni, che tra tutti ne era evidentemente il più sguarnito, si è pure messo a elencare i nomi di scrittori che ci renderebbero superiori, facendo della cultura un vessillo esteriore, un mezzo di esibizione folkloristica. Per me che insegno letteratura è stato un momento disarmante. Mi ha colpito molto anche il discorso di Michele Serra, sempre con la battutina, la capriola retorica che sostanzialmente lasciava trasparire il nulla. Ho provato molta vergogna quando gli ho sentito evocare la crisi greca. Ma dov’erano lui e il suo giornale quando l’UE umiliava quel paese e faceva carne di porco dei suoi beni? Io la loro manifestazione non me la ricordo. A un certo punto Serra ha tirato poi fuori la lagna moralistica secondo cui noi italiani (perché quando c’è da parlar male torniamo ad essere italiani) saremmo dei viziati con la pancia piena e impigriti dal benessere.
Mezza Italia che vive con poco e si ammazza per sbarcare il lunario, anche per colpa di trent’anni di austerity, per questo signore imbolsito semplicemente non esiste. Pensa che siano tutti privilegiati come lui. Ma ripeto il più sconcertante era Vecchioni, con la sua “cultura” da salottino, la finta citazione, il tocco fascinoso sui capelli… A un certo punto ha pure affermato che non tutte le paci sono accettabili. Bene, dico io, e dunque? Cosa intende fare? Esattamente cosa dovrebbe accadere, come dovremmo comportarci? Se dovessimo seguire questi pazzi, cosa ne dovrebbe venire fuori? Dichiariamo guerra alla Russia? Iniziamo a combatterla direttamente noi, con i nostri soldati? È militarmente possibile? E soprattutto, gli italiani e gli europei (in nome dei quali questa gente è scesa in piazza senza che se ne accorgessero) sono d’accordo?
Serra ha del resto menzionato più volte la parola “rappresentanza”. Chi si è schierato contro l’invio di armi, che rappresentanza ha avuto in Italia? Cosa risponde il democratico Serra? Tra le altre cose che mi hanno colpito c’è poi l’assenza della parola diplomazia. È chiaro che per avere diplomazia occorre avere cultura politica, occorre avere una qualche idea di cosa sia uno stato, cosa sia un esercito o un tavolo di trattativa. Per parlare di diplomazia occorre anche avere un’idea di cosa sia l’Ue. In ogni caso non c’è stato nemmeno un accenno. Eppure con la diplomazia si possono fare tante, tantissime cose, anche trasformare una vittoria militare, come quella di Putin, in una sconfitta strategica. Vaglielo a spiegare a questi assatanati! Un po’ meno arroganza, un po’ meno superbia non farebbero male a questa borghesia salottiera e insipiente di benestanti avariati”.

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Mi dicono che non devo definire “guerrafondaia” la piazza per l’Europa di sabato. Non l’ho mai fatto, ho anzi scritto che molti in buona fede hanno affiancato alla bandiera blu fornita dall’organizzazione (chiedetevi perché nessuno ha una bandiera dell’Ue a casa) la bandiera della pace. Il problema è: chi usa quella piazza? Basta leggere Repubblica e il Corriere della Sera, basta guardare i programmi tutti uguali de La7, basta vedere come si inalbera Lilli Gruber ormai persino con l’amato Travaglio. L’ordine è far passare un solo messaggio di paura per la popolazione: l’Europa deve massicciamente riarmarsi altrimenti saremo invasi da Putin, con il benestare di Trump. Così la piazza viene usata come legittimazione del riarmo e ne stanno già organizzando un’altra, prima di Pasqua, per martellare il ferro caldo: salvezza dell’Europa uguale 800 miliardi in missili, bombe e cannoni. Il meccanismo di manipolazione delle masse fu provato nel 2021-22 e funziona. Siamo al bis.

***

Mi pare che questi due episodi mettano bene in evidenza la differenza tra due approcci.
L’APPROCCIO MORALISTICO
In una trasmissione TV, il politico Carlo Calenda ha confutato le posizioni dell’ex ambasciatrice in Svezia e Belgio Elena Basile domandandole se fosse mai andata in Ucraina a sentire che cosa dicono gli Ucraini. Poiché la dottoressa Basile non c’è stata, secondo il Calenda pensiero, lei non avrebbe titolo di parlare di Ucraina.
Va da sé che lui, Calenda, c’è stato, ed è per questo che invece lui sì che può parlarne con competenza.
Ora è evidente che questo metodo, quantunque utile nel dibattito serrato televisivo per vincerlo senza doversi impegnare a rispondere agli argomenti del contraddittore, ma semplicemente indicandoli come invalidi perché provenienti da una fonte non qualificata, è razionalmente fallace.
È fallace sia nel metodo che nel merito.
Nel metodo, perché se l’argomento fosse valido, allora senza la conoscenza esperienziale, non si potrebbero assumere posizioni e prendere decisioni. Non credo che Calenda voti in parlamento le leggi sul riarmo avendo fatto la guerra, né vota sul femminicidio avendone esperienza diretta. Né un giudice nel tribunale giudica un caso di omicidio sulla base della sua esperienza di omicida o di vittima.
Nel merito, perché da un lato la conoscenza che Calenda può vantare dall’essere andato in Ucraina è quella di uno dei tanti politici accompagnati in un tour organizzato dalle autorità ucraine che si guardano bene dal consentire il colloquio con i dissenzienti e gli insoddisfatti. Il vicepresidente Vance ne ha fatto menzione rispondendo a Zelensky nello studio ovale. Come se un politico straniero fosse stato accompagnato a visitare le macerie del quartiere san Lorenzo dopo il bombardamento anglo-americano dalle autorità fasciste del tempo. Che cosa avrebbe percepito il politico se non il lamento della popolazione vittima della distruzione provocata? Se ne sarebbe tornato a casa con l’idea anche delle cause di quel bombardamento? Certo che no. Sarebbe tornato con la convinzione che gli Inglesi e gli Americani sono brutali aggressori delle inermi popolazioni civili, che seppure fondata, non copre per intero la realtà sottesa.
Per simetria, se l’ambasciatrice gli avesse replicato con l’analoga domanda: “E lei è mai stato a Donetsk?”, il povero Calenda si sarebbe trovato in brache di tela.
L’APPROCCIO POLITICO-STRATEGICO
Il direttore di Limes ha riconosciuto ciò che per anni la narrazione mainstream ha raccontato, ovvero che “si è avviato un negoziato fra Russia e America perché la guerra in Ucraina è una guerra fra Russia e America combattuta sulla pelle e con il sangue degli ucraini, e anche dei russi”.
E poi ha messo in evidenza la vera posta in gioco, asserendo che l’Ucraina è solo “un capitolo di questo negoziato che dovrebbe portare a una qualche forma di distensione tra Russia e America per fronteggiare insieme la Cina”.
Risultato: come si dice dalle mie parti, ci si leva la sete col prosciutto. l’Europa e l’Italia continuano a seguire la posizione moralistica.
L’Europa e l’Italia si potranno anche sentire i buoni del mondo, si potranno sentire Atene che lotta contro Sparta, potranno vincere ogni talk show, nel frattempo a morire continuano a farlo gli Ucraini e i Russi, la maggioranza dei cittadini europei paga il conto di questo balsamo psicologico dei loro leader, e insieme a questo, l’Europa non tocca boccino.
Chapeau.

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6 commenti

  • Vittorio Patatoni da radio capoluog ha detto:

    Adesso viene il bello: Carlo Martello? Ludovico il bello ? falce e martello ? Compasso e livello? Come hanno fatto i popoli d’europa ad accettare una moneta sovra nazionale in assenza di omogeneita’ culturale, religiosa, linguistica ? come si puo’ pretendere di mettere in piedi uno stato partendo dal tetto invece che dalle fondamenta ?
    Miei Grifoni Prodo e Ciampo con il Napolitaner e magneti vari occulti: mancano i presupposti, manca la Croce: lo sapevate, eravate consapevoli.
    Il trappolone si decompone qual Vento di Tene ?
    Strilli pure il giornaletto filomarxista Avvenire (il sol dell’avvenire ?) tutti “morti” , adesso viene il bello e poi verra’ , il vostro “inverno” … good luck , dice il pagano

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Che dire? Tutti tutti tutti anzi tosos todos todos…. Caballeros😆😆😆😆
    E le babuske che pensano? Non dicono la loro? No.
    Abbiamo disarmato un po’ coglionamente sperando nella kantiana pace perpetua. Abbiamo impoverito l orso gli abbiamo messo a capo una bastarda spia e poi gli abbiamo pestato i piedi . Ed adesso che ci resta , dopo che le nostre armi sono in numero insufficiente, troppo fragili per il fango e gelo russo (ricorda nulla… No?) ? Ripeto quando Roma ritirò le legioni dalla Britannia che successe? Come blandiamo Putin?
    Poi hanno ragione tutti anche sull’inutilità, sul fatto che lo pagheremo, che ci guadagneranno i soliti (ad esempio Elkann… Ma lui lavora per la democrazia no ?).
    E quindi adesso che si fa? Stiamo di qui o di la ? O stiamo in mezzo ? Forse andremo tutti ma proprio tutti a fanc…. No?😆😆😆😆

  • andreottiano ha detto:

    Siamo italiani (almeno ancora per un po’).

    Siamo una colonia (lo siamo già da un po’).

    Le mitiche “piazze” inveiscono da decenni contro “gli USA”.

    L’Euro ci ha visti entusiasti “europei”…

    No: siamo colonia, ma di un’oligarchia fin qui nascosta.

    Adesso si vede meglio: assecondandola cosa saremo?

    Non una colonia, ma schiavi.

    Siamo ancora italiani? O siamo già schiavi?

    Se obbediamo ai plutocrati il destino è segnato.

    Saremo la loro nuova Ucraina.

  • Francesco ha detto:

    C’è proprio da dire che in questa guerra Russia Ucraina, l’Europa si è dimostrata inetta e vigliacca, pronta ad immolare i ragazzi ucraini per eseguire gli ordini della City di Londra e degli USA di Biden.
    Capisco i Paesi baltici e la Polonia per voi a del risentimento storico contro i Russi, ma noi italiani siamo sempre stati nelle grazie del popolo russo e non abbiamo mai avuto minacce d’invasione, addirittura neanche dall’URSS.
    Per me è incomprensibile l’atteggiamento demoniaco dell’UE e uso l’aggettivo Demoniaco a ragion veduta.

  • nuccioviglietti ha detto:

    Arroganza… di burattino!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/