La Denuncia ONU del Piano Israeliano. Violenza S&ssuale e Riproduttiva. Altri Elementi da Gaza e Cisgiordania.

15 Marzo 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo ala vostra attenzione qualche elemento di valutazione su quanto sta accadendo in Medio Oriente. 

Il primo è questo articolo de L’Indipendente Online:

Ieri, giovedì 13 marzo, l’ONU ha pubblicato un nuovo rapporto della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati che dettaglia il piano demografico del genocidio israeliano. Il rapporto, dal titolo “Più di quanto un essere umano possa sopportare” (“More than a human can bear“) rivela come, dal 7 ottobre, Israele abbia fatto un uso sistematico e sempre maggiore della «violenza sessuale, riproduttiva e di altre forme di violenza di genere». Veri e propri «atti genocidi», sottolinea la Commissione, a dimostrazione dell’intenzionalità e della programmaticità degli abusi israeliani che, in aperta violazione della Convenzione genocidio, mirano alla «persecuzione dei palestinesi come gruppo», impedendone lo sviluppo demografico.

Il rapporto dell’ONU documenta un’ampia gamma di violazioni perpetrate contro donne, uomini, ragazze e ragazzi palestinesi nei Territori palestinesi occupati a partire dal 7 ottobre 2023. La pubblicazione del rapporto è stata preceduta da due giorni di udienze pubbliche tenutesi a Ginevra l’11 e il 12 marzo, durante le quali la Commissione ha ascoltato vittime di violenza, testimoni, rappresentanti della società civile, accademici, avvocati, nonché il personale sanitario che ha assistito le vittime ed esperti indipendenti in ambito medico. Lo studio è stato condotto anche sulla base di dati digitali e include solo quelle violazioni corroborate da prove diverse e diversificate. Esso segue analoghi rapporti ed è stato compilato previa richiesta di documentazione, informazioni, indagini, e commenti sui crimini di cui sono accusati IDF e Hamas alle relative autorità statali. Lo Stato di Palestina ha fornito informazioni e commenti estesi; da Israele non è pervenuta risposta. Lo stesso Stato ebraico, inoltre, non ha fornito alcuna informazione sulle violazioni e gli abusi commessi dalle ali militare di Hamas e degli altri gruppi palestinesi il 7 ottobre 2023.

Dopo la nota metodologica, il rapporto passa alla presentazione dei casi, spesso fornendo una ricostruzione dettagliata dei singoli episodi. L’esercito israeliano, spiega lo studio, porta avanti forme di violenza sessuale e di genere quali stupro, «spogliarelli forzati in pubblico», aggressioni sessuali, e mutilazione dei genitali come «parte delle procedure operative standard» nei confronti dei palestinesi. Alcune di queste, come «lo stupro e la violenza sui genitali», sono state commesse «su ordine esplicito o con l’incoraggiamento implicito dei massimi vertici civili e militari di Israele». I detenuti maschi riportano di essere stati ripetutamente picchiati, presi a calci, tirati o schiacciati sui genitali dal personale israeliano, «spesso mentre erano nudi». «Un clima di impunità», si legge, «esiste anche per quanto riguarda i crimini sessuali e di genere commessi dai coloni israeliani in Cisgiordania». In diversi casi, inoltre, sono stati deliberatamente presi di mira bambini, giovani ragazze e donne incinta, tanto attraverso minacce quanto con colpi di arma da fuoco.

Oltre ai casi di violenza diretta e mirata, il rapporto riporta vari episodi di aggressione generalizzata o indirizzata alle strutture. La Commissione scrive di avere documentato diverse dichiarazioni dell’esercito «che possono essere interpretate come un’autorizzazione generale ai combattenti israeliani di colpire luoghi civili nella Striscia di Gaza». L’esercito israeliano, scrive infatti il rapporto, ha portato avanti un’ampia operazione di distruzione e demolizione «delle strutture sanitarie sessuali e riproduttive in tutta Gaza». Le forze dello Stato ebraico «hanno simultaneamente imposto un assedio e impedito l’assistenza umanitaria, inclusa la fornitura di farmaci e attrezzature necessarie per garantire gravidanze, parti e cure post-partum e neonatali sicure».

In conclusione, il rapporto «rileva che la violenza sessuale, riproduttiva e di genere, la cui frequenza e gravità sono aumentate, viene perpetrata nei Territori palestinesi occupati come strategia di guerra di Israele per dominare e distruggere il popolo palestinese». Anche le violenze dei coloni sono portate avanti con lo scopo di instaurare paura negli abitanti palestinesi e di «espellerli» dal territorio. Insomma, portando avanti parallelamente forme di violenza diretta nei confronti di persone specifiche e piani di demolizione delle capacità sanitarie per assistere alla gravidanza, Israele «mina i diritti riproduttivi e sessuali dei palestinesi». Questo costituisce un’aperta violazione dei punti c) e d) dell’articolo 2 della Convenzione genocidio che definiscono rispettivamente «il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale» e le «misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo» come atti genocidi. Al di là degli innumerevoli episodi di sadismo evidenziati dal rapporto, l’obiettivo profondo dello Stato ebraico viene individuato proprio nell’impedire lo sviluppo demografico dei palestinesi che si colloca all’interno di un più ampio e diversificato piano di genocidio ai danni del popolo palestinese.

[di Dario Lucisano]

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Il secondo elemento è questo articolo di The Guardian Australia:

 

“Non erano solo le botte [ma] il modo in cui ci trattavano come se non fossimo umani. ”

Nelle interviste con il Guardian e i Reporter Arabi per il Giornalismo Investigativo (ARIJ), otto dei medici più anziani di Gaza hanno dato testimonianze strazianti delle torture, dei pestaggi, della fame e dell’umiliazione che dicono di aver subito durante mesi di detenzione.

Il diritto internazionale stabilisce che gli operatori sanitari devono essere protetti dagli attacchi e autorizzati a fornire cure mediche a tutti. Tuttavia, quando il cessate il fuoco di gennaio è entrato in vigore, più di 1.000 personale medico erano stati uccisi e molti ospedali bombardati fino alle macerie – gli attacchi che una commissione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha concluso equivalevano a crimini di guerra.

Il Guardian ha presentato tutte le accuse dei medici relative alla loro detenzione alle Forze di Difesa israeliane (IDF), che non hanno risposto ai singoli casi, ma ha fornito una dichiarazione generale in cui si diceva che “operava per ripristinare la sicurezza dei cittadini di Israele, per riportare a casa gli ostaggi, e raggiungere gli obiettivi della guerra operando secondo il diritto internazionale.

“L’IDF agisce in conformità con il diritto israeliano e internazionale al fine di tutelare i diritti dei detenuti nelle strutture di detenzione e interrogazione”, ha dichiarato.

Tutti gli intervistati dicono di essere stati presi di mira perché erano medici e alcuni, tra cui il dottor Issam Abu Ajwa, hanno detto di credere di essere stati scelti per violenza estrema dalle guardie carcerarie a causa della loro professione.

Scorri per leggere quattro delle loro storie e tocca il link in bio per la nostra serie “Medici in detenzione”.

Illustrazioni di Ahmed Muhanna, un artista palestinese, che gestisce uno studio nel centro di Gaza dove usa l’arte come forma di terapia psicologica per aiutare i bambini locali.

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Poi c’è questo post pubblicato su Instagram:

 

 

Il 19 febbraio 2025, Muin Ghassan Fahed Salahat, un bambino palestinese di 14 anni, è stato rapito nel cuore della notte a Beit Fajjar, nel sud di Betlemme. Alle 3:40 del mattino, le forze di occupazione sfondano la porta di casa sua, puntano un’arma contro di lui, una torcia da assalto che gli illumina il volto mentre dorme e lo sbattono giù dal letto .

Lo legano, lo bendano, lo trascinano via. I soldati minacciano e immobilizzano il padre, che non può fare nulla. La famiglia non ha risposte, non c’è un motivo legale, solo il caos e la paura. Distruggono gli interni della casa, rubano telefoni e computer, e se ne vanno con il ragazzino terrorizzato.

Il 2 marzo 2025, Muin finisce in detenzione amministrativa: imprigionato senza accuse, senza processo, senza sapere di cosa sia accusato. È uno dei tanti bambini palestinesi vittime di questa prassi illegale, che permette di imprigionare in lager chiunque senza un’accusa formale.

Detenzione amministrativa: la morte della giustizia

Questa prassi, che ha decimato la gioventù palestinese, non solo distrugge il diritto alla libertà, ma annienta qualsiasi speranza di giustizia. La detenzione di Muin si basa su prove segrete che né lui né il suo avvocato possono vedere, e viene approvata da un tribunale militare che non ha alcuna indipendenza reale. È un circolo vizioso in cui il prigioniero è colpevole sin dall’inizio, senza poter mai difendersi.

Il caso di Muin è solo uno dei tanti. Un altro bambino preso nel cuore della notte, buttato in un lager senza processo. Questo non è solo terrorismo fisico, ma psicologico. È la violenza sistematica contro i palestinesi, una violenza che annienta le famiglie, le comunità e l’intero popolo. Muin non è solo una vittima, è il volto della brutalità quotidiana che colpisce il popolo palestinese.

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E infine c’è questo articolo di Inside Over:

 

Le forze armate israeliane stanno realizzando un modello linguistico basato sull’intelligenza artificiale, utilizzando milioni di conversazioni intercettate illegalmente tra palestinesi per velocizzare i processi di incriminazione e arresto. Lo racconta un’indagine congiunta di +972 e The Guardian.

Questo strumento di IA, il cui sviluppo è affidato all’Unità di intelligence israeliana 8200, è un sistema di apprendimento automatico in grado di analizzare dati e di generare, tradurre, prevedere e riassumere testi. Esattamente come ChatGPT.

L’esistenza di questo strumento dell’Unità 8200 è stata confermata al magazine israeliano +972 da tre fonti di sicurezza israeliane con conoscenza diretta del progetto.

Le fonti hanno detto che il vantaggio principale per le forze armate è la capacità dell’Ai di elaborare enormi volumi di materiale di sorveglianza, consentendo così di “rispondere a domande specifiche” su individui specifici. Secondo una fonte, l’IDF ha già usato modelli linguistici predittivi per prevedere chi potrebbe lanciare pietre contro i soldati in Cisgiordania.

Chatbot dell’Unità 8200 è stato addestrato su 100 miliardi di parole in arabo, raccolte sorvegliando su larga scala i palestinesi, attività che rappresenta una grave violazione dei diritti dei cittadini.
Le informazioni raccolte sono altamente personali, prelevate da individui non sospettati di alcun reato.

#idf #ai #gaza #westbank #palestine #8200

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1 commento

  • Rolando ha detto:

    Certi articoli, tipo questo, non si possono commentare.
    Il danno è per tutta l’Umanità.
    Mi chiedo solo che tipo mai di Dio sia quello biblico e quello profetizzato dai profeti [grammatikoi] di tal libro che profetizzarono pure una alleanza nuova…
    Ma dov’è mai la novità?
    Se non un danno continuo per tutta l’Umanità!