La Mia Sabina, un Ristoro per l’Anima. Benedetta De Vito.
11 Marzo 2025
1 CommentoMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questo piccolo reportage dalla Sabina, il luogo in cui come vedrete sparge balsamo sulle ferite causate da una realtà sempre più folle. Con tutta la nostra benevola invidia buona lettura e meditazione.
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Seduto su uno sperone di roccia, con casine e casette che si tengono spalla a spalla strette tra loro e i tetti al cielo c’è in Sabina il paesino di Monte Santa Maria, intitolato alla Santissima Vergine venerata anche nella chiesuola sua dell’Assunta. E nell’immagine dell’Immacolata, così piccola e bella che, al passarci davanti, è un doremi segnarsi. Si snoda, il paesetto, tra due vie che lo percorrono in lungo e in largo fino alla piazzetta principale, che si chiama di Montecavallo.
La via di Porta Romana piega verso la vallata, verde di cento verdi, che guarda verso Mompeo; il Corso Umberto, sua gemella, spazia con la vista ampia fino a Toffia. Abitanti ce ne sono, ma, dietro gli usci, non si vedono. Si vedono, eccome, invece i gatti, che sono qui padroni e signorotti. Sulla via di Porta Romana abitano molti gatti pirati, ceffi di mici, e alcuni guerci e altri feriti e tutti con un’aria vagabonda e ostile guizzano via se solo provi ad avvicinarti. Su Corso Umberto invece regna Severino, grigio e bianco, un giovanotto, affettuoso, un gattaiolo che mi innamora.
Io, in questo villaggio, mi rifugio spesso, quando mi sento stanca delle menzogne che tutt’intorno mi fanno la linguaccia, quando sono arcistufa dei cardinali che paragonano la nostra gioiosa Quaresima al falso digiuno musulmano (se è vero come è verissimo che la notte a casa loro si fa l’indigestione), quando ne ho fin sopra i capelli (come diceva mia mamma e io a toccarmi il capo non si sa mai…) delle orride messe di carnevale in quel di Germania, patria della guerrafondaia Ursula (che in diavoliano si chiama laida) e del gran traditore Lutero che ora, ohimè, si celebra nel nuovo Vaticano. Quando non riesco più a guardare un film che sia uno perché sono tutti un coro in odio al mio amatissimo e adorato Dio.
Ritrovo qui il respiro della vera vita. Nell’abbraccio della natura che qui, in dono di grazia, è incontaminata ancora, in barba alle profezie catastrofistiche dei soliti bugiardi. Eccomi a camminare sola giù verso il fiume Farfa, gelido e puro nelle sue acque terse. Oh, lo splendore dei ciliegi in fiore che, nel candore scintillante dei bocciolini bianchi, fanno da contrasto all’azzurro intenso del cielo col sole che sorride. Cammino e l’erba è così verde da sembrar colorata con tanti pennarelli fatati e qui e lì spuntano i crochi viola e dappertutto i tarassachi piccoli astri spettinati e le bianche pratoline.
Un albero di limoni, con i suoi pomi d’oro, mi invita ad assaggiare i suoi frutti. I tronchi ritorti e antichi degli ulivi, con i loro capelli argentati, mi ricordano che occorre restar fermi, piegarsi ai venti e resistere. Mi siedo, respiro e nel silenzio intorno, interrotto dalle chiacchiere degli uccellini, osservo beata la campagna.
Poi, tornando lemme lemme verso casa, m’accorgo – e un passo e un altro, le conto – che in ogni casa, sui cancelli, sui portoni e qui e lì occhieggiano le immagini dolci di Maria. Con il Bambino o sola, eccomi sotto il suo dolce manto a Monte Santa Maria.
Sorrido, felice, mentre vedo fumare il comignolo che m’annuncia il desinare. Ave Maria.
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Categoria: Generale
…a volte io scelgo -anche con l’ ombrello- la lunga passeggiata sul lungomare o marelungo che ho a due passi da casa. Anche quando rispecchia il cielo ingrigito dal tempo un pò cattivo…in attesa del sole. Che, a parer mio, verrà accompagnato dal sorriso della FEDE. A Benedetta un caro applauso, stranamente/silenziosamente VIVO