Lo Spirito Sospinse Gesù nel Deserto. Padre Nostro, in Quaresima. R.S.

10 Marzo 2025 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, R.S., che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul tempo spirituale che stiamo vivendo. Buona lettura e diffusione.

§§§

PADRE NOSTRO

Premessa di Gesù: il Padre sa di quali cose avete bisogno prima ancora che voi gliele chiediate.

Intendere bene a chi ci rivolgiamo pregando

Padre = ci si rivolge a Dio da figli!

Nostro = non figli unici, ma con dei fratelli

Che sei nei cieli = rinati dall’alto (Gv 3,3-8)

Le prime cose da chiedere, sapendolo Dio e Padre

Sia santificato il tuo nome

Venga il tuo regno

Sia fatta la tua volontà

Il Padre ha già un nome santo, un regno e una volontà onnipotente: non siamo noi a ottenergliele pregando, perché ci sono già: per noi la Grazia è quella di riconoscerle e di parteciparle, entrandovi da figli.

In terra la realtà celeste (tre volte “tuo/a”: del Padre)

Come in cielo così in terra

Prime due domande, unite dalla “e”

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

E rimetti a noi i nostri debiti

Sono due richieste che portano il Cielo in terra: sono spirituali e riguardano pane e debiti su un piano ultraterreno, dove la storia diventa eternità, nel quotidiano, nell’attualità assoluta di Dio presente.

Il pane che salva è eucaristico, l’ostia (vittima) vivente che redime mediante il perdono sacramentale.

Nota bene: il peccato lo intendiamo come qualcosa in più (la macchia), ma Gesù dice di usare la parola “debito” per indicare soprattutto quello che manca!

Come faccio a riparare? So che devo, ma da solo non posso! Il debito mi supera. Rimettere un debito non cancella qualcosa che c’è, ma la possibilità di aggiungere quel che manca e che mi trova drammaticamente incapace.

In terra la realtà celeste (bis, ma che spetta a noi)

Come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori

In greco il verbo è al passato: quindi è una volontà già in atto, praticata per quel che possiamo verso gli altri.

Ma non siamo noi la misura della misericordia di Dio: sarebbe un disastro, del puro farisaismo vanitoso che non colmerebbe mai il nostro debito!

Almeno però diciamo al Padre che impariamo da lui a farlo.

Seconde due domande, unite dal “ma” avversativo

E non ci indurre in tentazione,

Ma liberaci dal male.

E’ la richiesta fiduciosa di un figlio, con abbandono: Padre, se lo Spirito mi conduce nella prova, Tu liberami dal male, perché io non sia tentato a compierlo.

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3 commenti

  • R.S. ha detto:

    Sarà il tuo, è ovvio. Eri là anche tu, nel deserto.

    Analisi logica: dato che lo Spirito conduce Gesù nel deserto per essere tentato dal Maligno, lo Spirito NON è il Maligno.

    Il Padre e lo Spirito non sono due che discutono sul da farsi, ma la stessa Trinità che c’è nel Verbo.

    Occhio agli idoli: le tentazioni dicono quel rischio.

    Si rischia di fare di Dio un idolo.
    Anche di Cristo. Anche del vangelo.
    Senza la fede, lo credo un uomo.

    Se lo credo il primo, lo metto in una serie.
    L’assoluto è fuori da questa logica.

    Con la Grazia la lettura del vangelo salva.
    Senza, anche il vangelo può uccidere.
    La lettera uccide: lo Spirito dà la vita.
    Senza la Grazia, la lettera svia.

  • Enrico Nippo ha detto:

    1) Ma chi è questo “Spirito” con la maiuscola ma non qualificato né come “Santo” né come “Maligno”?

    3) E’ lo “Spirito” a cui il Padre permette (o commissiona) di tentare il Figlio nel deserto?

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