Quaresima, Settima Meditazione: l’Annuncio del Kerigma. Investigatore Biblico.

9 Marzo 2025 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Investigatore Biblico, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione la settima ed ultima meditazione di Quaresima. Buona lettura e meditazione.

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“ESERCIZI QUARESIMA, VII MEDITAZIONE (CON CATECHESI AUDIO): L’Annuncio del Kerigma” di IB

***ASCOLTA LA CATECHESI AUDIO DELL’INVESTIGATORE BIBLICO QUI (https://drive.google.com/file/d/1-7Ywh_YkVWmxaU2dmCDSRenFx0h_efYE/view?ts=67c89ae5)

Fratelli, il Signore oggi ti chiama! Oggi, non domani! Oggi è il giorno della salvezza! (2 Cor 6,2).

Tu pensi di sapere chi sei, ma sei cieco! Sei nato cieco! Chi ha peccato, lui o i suoi genitori? (Gv 9,2). La gente giudica, il mondo condanna, e tu vivi sotto questa condanna, sotto una menzogna: che non sei amato, che non vali nulla, che devi costruirti da solo la tua felicità, il tuo successo. E nel tentativo di essere felice, hai accumulato fallimenti, paure, idoli… E sei schiavo! Ma Cristo è venuto a liberarti!

Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione (Lc 4,18).

Cristo ha visto il tuo dolore. Lui è venuto per i peccatori, per i falliti, per gli ultimi! Per quelli che non ce la fanno, per quelli che piangono di notte e si domandano: “Ma chi mi può salvare?”

Fratello, sorella, oggi Cristo ti chiama! Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28). Lui è venuto a caricarsi del tuo peccato, della tua morte! Guarda la Croce! Lì c’è la tua storia! Cristo ha preso su di sé tutto il tuo male, ha lasciato che l’odio del mondo Lo inchiodasse, che le tue menzogne Lo schiacciassero, che il tuo peccato Lo uccidesse… E cosa ha fatto? Ha amato! Ha amato i suoi carnefici, ha amato chi Lo ha tradito, ha amato te! Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Questa è la buona notizia: sei amato! Così come sei, con la tua miseria, con la tua storia, con la tua debolezza!

E Lui non è rimasto morto! Cristo è risorto! Ha distrutto la morte, ha calpestato l’inferno, ha spezzato le catene! La tua vita non è più condannata al nulla, la tua sofferenza non è più inutile, la tua morte non è più l’ultima parola! Gesù Cristo ha vinto la morte e oggi ti dice: Seguimi! (Gv 21,19).

Vuoi vivere o vuoi continuare a sopravvivere? Vuoi sperimentare l’amore di Dio o restare schiavo delle tue paure? Cristo oggi passa nella tua vita. Ti chiama! Non indurire il cuore! Se oggi ascoltate la sua voce, non indurite i vostri cuori (Eb 3,15).

Alzati! Vieni! Vieni alla Chiesa! Vai ai piedi di Gesù! Cristo ti aspetta per aprirti un cammino di vita nuova, di libertà, di pace! Lui ha già preparato tutto! Io vado a prepararvi un posto (Gv 14,2). Fidati di Lui! Oggi è il giorno della tua salvezza! Cristo è risorto! Alleluia!

E non avere paura! Forse dentro di te senti resistenze, dubbi, pensi che non puoi cambiare. Forse ti dici: “Ma io ho peccato troppo, non sono degno, non posso essere amato da Dio!” Non è vero! Il Signore è venuto proprio per te! Lui ha scelto i peccatori, ha chiamato i pubblicani, ha guarito i lebbrosi, ha toccato i cuori più induriti! Non c’è peccato che Lui non possa perdonare, non c’è ferita che Lui non possa guarire!

Lasciati amare! Lascia che Cristo ti guardi negli occhi, come ha guardato Pietro dopo il tradimento, come ha guardato la Maddalena, come ha guardato il ladrone sulla croce! Quel ladrone, condannato, distrutto dal peccato, si è voltato verso Gesù e gli ha detto: “Ricordati di me!” (Lc 23,42). E cosa ha fatto Gesù? Lo ha salvato! Oggi sarai con me in Paradiso! (Lc 23,43).

Questo è il nostro Dio! Un Dio che non è venuto a condannare, ma a salvare! Un Dio che si è fatto uomo, che ha pianto le nostre lacrime, che ha preso su di sé il nostro dolore. Un Dio che ti ama! Ti ama fino alla fine! Ti ama più di quanto tu possa immaginare!

Fratello, sorella, non aspettare! La vita passa veloce, il tempo scorre, e il demonio ti sussurra: “Aspetta, c’è tempo, convertiti domani…” Ma domani potrebbe essere troppo tardi! Oggi il Signore passa nella tua vita! Oggi Lui ti chiama! Oggi è il giorno della salvezza!

Apri il cuore! Apri le braccia! Lascia che Cristo ti sollevi, che ti faccia nuovo, che ti porti con sé! Coraggio, fratello! Coraggio, sorella! Cristo è risorto e ha vinto per te! Lui è il Vivente! Non cercarlo tra i morti! (Lc 24,5). Vieni! Vieni alla vita nuova! Vieni alla Chiesa, vieni alla comunità, vieni all’amore del Padre!

Oggi puoi rinascere, oggi puoi essere libero, oggi puoi entrare nella vera vita, quella che non finisce mai! Cristo è risorto! Alleluia!

«PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO»

L’annuncio dell’Abbandono

Nel cuore della Croce di Gesù brilla una straordinaria luce che risplende nelle sue tre prime parole, dove è preoccupato solo di beneficenza; che sembra velarsi sotto le due parole che gli strappa la violenza del supplizio: sulla croce, dice l’inno liturgico, la divinità si nasconde; ma che riappare nella pace dominatrice e nella maestà serena delle due ultime parole.

Questa meravigliosa luce è il Verbo stesso, “immagine del Dio invisibile”[1], “riflesso della sua Gloria e impronta della sua Sostanza, sostenendo tutte le cose con il decreto della sua potenza.”[2]

È la sua divinità che, anche nel momento della Passione, manteneva nella sua intelligenza umana i fuochi della visione beatifica. È la sua divinità che renderà adorabile, in senso proprio, la spaventosa agonia nella quale il Cristo deve entrare per sposare, senza alcuna altra riserva che il peccato, la tragedia della nostra condizione.

Alla sesta parola, Gesù, giunto al termine del suo itinerario, si era rivolto verso il mondo che aveva appena salvato: è la sua opera redentrice che aveva rimesso nelle mani del Padre.

Alla settima parola, essendo tutto consumato per quanto riguarda la redenzione del mondo, Gesù può pensare a se stesso. Gli resta ancora la sua grande anima da strappare dal suo corpo, per farla passare tutta intera da questa vita, dove la sofferenza l’ha tanto lacerata, all’altra vita, dove non ci sarà più per lei agonia.

Subito dopo aver riferito la promessa di Gesù al buon ladrone, è la seconda parola, san Luca ci consegna l’ultima: “E, essendosi gridato con voce forte, Gesù disse: «Padre, rimetto il mio spirito nelle tue mani.» E dicendo queste parole spirò.”

Osiamo tornare su ciascuna di queste parole.

Grida con voce forte. È pieno di vita. La vita è divinamente radicata in Lui. Gli occorre, per morire, strapparla Lui stesso dal suo corpo con violenza, con una dura decisione della sua volontà. “L’oblazione di Cristo era volontaria per sua natura stessa. Altrimenti detto, il Cristo è morto perché l’ha voluto, non solamente colla sua volontà divina, ma anche colla sua volontà umana; e non solamente come si accetta un fatto, ma come si produce un effetto. Poiché la sua anima era già partecipe della gloria, ed egli poteva impedire la sua morte corporale; ma non ha voluto farlo. Si vede in quale senso del tutto eccezionale Isaia ha potuto dire di Lui: “Si è offerto perché l’ha voluto…”[3] D’altronde Lui stesso ha detto: «Nessuno prende la mia vita ma io la dono da me stesso»[4], precisando che aveva potere su di essa: «Ho il potere di donarla e ho il potere di prenderla di nuovo.» L’offerta dei martiri, al contrario, non è volontaria per natura: non è in loro potere di morire o di non morire. Essa è volontaria per semplice consenso, in questo senso che accettano di morire per l’onore di Dio.

«Padre…» Non dice più: «Dio mio, Dio mio…»: dice ora «Padre», come alla prima parola.

«Padre, rimetto il mio spirito…» Era una parola dell’Antico Testamento[5]. Il giusto, minacciato nella sua vita, si rivolgeva a Yahweh:

Tu mi tirerai dal laccio che mi hanno teso

Perché tu sei la mia sicurezza, Yahweh.

Nelle tue mani rimetto il mio spirito,

Sei tu che mi hai riscattato, Yahweh.

Così dunque l’ultima parola di Gesù, come la quarta, «Dio mio, Dio mio», è ripresa da un salmo.

«Padre, rimetto il mio spirito nelle tue mani.»

Non è all’angelo, venuto un tempo per confortarLo nella sua Agonia, che confida la sua anima; è al di sopra degli Angeli, il Re degli Angeli. È direttamente al Padre. Avendo riconciliato tutte le cose in se stesso, ecco ora che si pone Lui stesso nelle mani del Padre. Le mani del Padre sono fatte per soccorrere i suoi figli: sono tenere e forti; per ricevere il loro deposito: sono fedeli; e per metterlo al riparo: sono sicure.

Gesù dona al Padre il più prezioso, il più grave dei depositi che siano mai stati messi tra tali mani, la sua anima creata di Figlio unico, carica delle chiarezze del cielo e dei dolori della terra, il cui amore è abbastanza vasto per abbracciare il nuovo universo della redenzione e trascinarlo verso questa destinazione.

«Nelle tue mani, Signore, rimetto il mio spirito.» È la preghiera della fine di compieta. Ogni giornata, con un mattino e una sera, è una nascita e una morte. La sera, come alla sera della vita, tutti i nostri errori commessi, tutte le nostre offese al Dio d’amore, risalgono dal cuore allo spirito.

Oh, che né la notte né la morte mi trovino senza pentimento! Che la morte soprattutto, strappandomi il corpo, trovi il mio spirito nelle tue mani, Signore!

Fratelli, la voce del Signore risuona in questo istante! Non è un appello differibile: ora è il tempo della redenzione![6]

Ti illudi di conoscerti, ma sei avvolto nelle tenebre! Non vedi la luce dalla nascita. Gli uomini scrutano e accusano: “Chi ha mancato, lui o i suoi avi?”[7] Il mondo ti opprime con il suo verdetto, ti imprigiona in un inganno: che non sei degno d’amore, che sei nulla, che devi conquistare da solo la tua salvezza. E in questa corsa vana hai raccolto solo ombre, timori, false divinità… Sei incatenato! Ma Cristo ha spezzato le tue catene!
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.”[8]

Cristo ha posato lo sguardo sulla tua angoscia. È sceso per gli smarriti, per i vinti, per gli abbandonati! Per chi si sente sopraffatto, per chi, nella solitudine della notte, geme: “Chi potrà riscattarmi?”

In questo momento Cristo ti interpella! Ti tende la mano, dicendo ai cuori affaticati: “Venite, troverete pace.”[9] È disceso per prendere su di sé la tua colpa e il tuo destino mortale!

Contempla la Croce: lì si riflette la tua esistenza! Ha accolto ogni tuo fardello, si è lasciato trafiggere dalla furia umana, schiantare dalle tue illusioni, annientare dal tuo errore… E in risposta, ha riversato amore!

Ha abbracciato con amore chi Lo colpiva, chi Lo rinnegava… e te! Dalla croce ha implorato: “Padre, accorda loro il perdono, ignorano il loro agire.” Ecco il lieto annuncio: sei oggetto del suo amore, nella tua povertà, nel tuo passato, nella tua fragilità!

E non è rimasto prigioniero del sepolcro! Cristo ha trionfato sulla morte! Ha infranto le sue porte, ha dissipato le tenebre, ha liberato ogni vincolo! Il tuo destino non è più il vuoto, il tuo dolore non è vano, la tua fine non è definitiva! Gesù ha prevalso sul nulla e ti ha aperto la via della salvezza.

E nel suo ultimo respiro, si è abbandonato al Padre: «Nelle tue mani consegno il mio spirito.» Ecco la buona notizia: Colui che ha vinto la morte, si è affidato interamente perché tu possa fare lo stesso! Le sue mani, tenere e forti, ti attendono per strapparti al laccio del male e condurti alla vita eterna.

Confida in Lui, poiché la sua resa al Padre è la tua liberazione! Cristo è risorto! Alleluia!

Preghiamo col Salmo 33 (34)

1In te, Signor! mi son fidato.

Confuso non sarò,

o Dio! se verrò

per tua giustizia liberato;

che se vuoi ascoltarmi,

Tu presto puoi salvarmi.

Per tua giustizia liberato.

2Rocca fida deh! tu mi sia,

e torre sicura

ben forte di mura,

Sommo fattor, fortezza mia;

e per divin amore

conduci me, Signore!

3Dalla rete trammi fuore

che sai, che fu posta

a me, ben nascosta:

fortezza mia, gran Signore!

Fa’ tu che l’alma mia

nelle tue mani sia

4Perchè solo m’hai riscattato

Signor di verità!

Chi segue vanità

col menzogner sarà sprezzato

da me che, sempre fido,

in Te, Signor! Confido.

Τετέλεσται!

(Giovanni 1930)

Fratelli e Sorelle in Cristo, per sette giorni abbiamo percorso un cammino santo, dal silenzio del deserto quaresimale al clamore del Calvario: sette giorni in cui la voce del Signore, colle sue Ultime Parole[10], ha squarciato le nostre tenebre, trasformando l’aridità del peccato in un giardino di grazia. Dalla polvere della tentazione alla Croce insanguinata, Dio ha voluto parlarci, intrecciando il nostro itinerario di conversione con il suo mistero di redenzione. Come Cristo nel suo abbandono ha invocato il Padre e riversato sul mondo un perdono più forte di ogni male, così noi, passo dopo passo, siamo stati chiamati a morire al peccato per rinascere alla vita eterna, scoprendo che la Sua sete e il Suo Sangue sono la sorgente della nostra salvezza.

Ecco la buona notizia che questi sette giorni ci svelano: non un Dio distante, ma un Padre che, con mani tenere e forti, accoglie il Figlio e, in Lui, ciascuno di noi, per strapparci al laccio della morte e condurci alla gloria. Dalla sete del digiuno alla sete della Croce, dal deserto dell’anima all’ultimo respiro del Salvatore, tutto converge in questa promessa: «Nelle Tue mani consegno il mio spirito». È il nostro kērygma, il nostro Alleluia che risuona in ogni alba di questo cammino e si compie sul Golgota: oggi, dopo sette giorni di ascolto, siamo liberati, redenti, amati senza misura, chiamati a vivere per sempre con Lui!


[1] (Col 1,15)

[2] (Eb 1,3)

[3] (Is 53,7)

[4] (Gv 10,17-18)

[5] (Sal 31,6)

[6] (2 Cor 6,2)

[7] (Gv 9,2)

[8] (Lc 4,18)

[9] (Mt 11,28)

[10] La nostre fonte d’ispirazione principale è stata il libro LES SEPT DERNIÈRES PAROLES DU CHRIST EN CROIX, Méditations du cardinal Charles Journet (éd. Magnificat, Parigi, 2020) e l’opera musicale omonima di Giuseppe Haydn (1732 – 1809) disponibile gratuitamente. Le solenni parole del Signore non richiedono la nostra ammirazione o la nostra comprensione, ma la nostra confessione e conversione. Saremo ora noi i protagonisti di questa Quaresima, toccherà a noi decidere a quale personaggio storico della Passione assimilarci. Il Signore lo sa già: e nel “Nel divino concento della prima armonia, splenderà l’immortale sorriso di Dio pei figli Suoi amati di sempiterna Luce; è questo Amore primo che il mortal Gesù conduce.”

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