La Quaresima 2025 e le Mura di Gerico: come e perché Crolleranno. Sergio Russo, Costanza Settesoldi.

8 Marzo 2025 Pubblicato da 9 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di un amico fedele del nostro sito, Sergio Russo, sulla Quaresima e le Mura di gerico. Buona lettura e meditazione.

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LA QUARESIMA 2025 E LE MURA DI GERICO

Come e perché crolleranno le mura di Gerico

 

In questa Quaresima 2025 ricorrono esattamente 100 anni da quando fu istituita la Festa di Cristo Re dell’Universo.

Il Signore Gesù ha lasciato detto, ad una sua piccola figlia, Luisa Piccarreta, che da allora, oramai nel lontano 1924, dopo che fossero passati cento anni, verso il cui finale di questi, sarebbe avvenuto di tutto – in male purtroppo, a causa della perversità delle persone – ma, passato questo secolo di menzogne e di morte, finalmente si sarebbe vista la Luce, prima però l’Aurora (Maria), che sempre precede e prepara il sorgere del Sole, Gesù Cristo stesso, che ha promesso di ritornare: «Ma il Figlio dell’uomo, quando ritornerà, troverà ancora la Fede sulla terra?», e non solo, Egli è anche il Padrone della vigna che, al suo ritorno, “farà perire miseramente quei vignaioli omicidi”, instaurando pertanto il Suo Regno!

 

È stato scritto che, prima che si manifesti l’iniquità, debba essere tolto di mezzo il katechon, vale a dire quel famoso “ostacolo” che impedisce all’iniquità stessa di mostrarsi in tutta la sua perversa e aberrante virulenza, ed infatti, in questi ultimi anni, più o meno a partire dall’anno 2013, abbiamo visto di tutto: inondazioni spaventose, terremoti terrificanti, guerre e rumori di guerre, lupi voraci travestiti da agnelli, che hanno convinto/costretto gente ignara ad inocularsi un siero mortale (in una sorta di roulette russa), la restrizione delle più elementari libertà di scelta, di movimento e di vita, la falsità dei mezzi di informazione, l’arroganza dei governanti, il satanismo delle élites, la prepotenza contro gli esseri più innocenti ed infine – poiché in tale vicenda vi siamo tuttora immersi – il continuo ricatto di una imminente distruzione, del nostro meraviglioso pianeta, attraverso le armi atomiche.

 

Pur tuttavia, come l’iniquità ha avuto bisogno di disfarsi di “colui che la tratteneva”, così, a somiglianza di ciò, anche l’avvento della Gerusalemme celeste necessita che un’altra città (quest’ultima però, antitetica alla precedente, poiché terrena e preda della più truce barbarie), debba essere conquistata e distrutta: Gerico, di cui è bene che crollino le sue potenti mura.

E tale guerra, fra gli abitanti delle rispettive città, è eminentemente spirituale, ragion per cui non sono sufficienti mezzi e soluzioni umane, bensì vere e proprie armi spirituali: la potenza della Santa Messa, l’efficacia del Santo Rosario, la filiale fiducia in Colei che è Condottiera e Regina di tutti i figli di Dio.

 

Gerico, spiritualmente parlando, è “un sistema di cose”, che ha preso possesso delle coscienze di molti, rendendo costoro prigionieri e succubi, ma non solo, negando loro pure una via d’uscita e di salvezza dalla penosa situazione in cui essi giacciono.

E dunque, tale presente – e pressante! – appello è rivolto, in primis, ai Sacerdoti, quelli di buona volontà e che hanno fatto propria la grazia di “avere orecchie per intendere”, di modo che in questa Quaresima, così unica e speciale, applichino nelle loro sante messe quotidiane, l’intenzione che appunto cadano le “mura di Gerico”: che crolli questo sistema di cose, in grado di ricoprire di falsità ogni ambito, da quello individuale al sociale, da quello civile all’ambito ecclesiale.

 

ESEGESI ALLEGORICO-SACRAMENTALE-SPIRITUALE

DEL CAPITOLO 6° DEL LIBRO DI GIOSUÈ

 

   (Premettiamo che la seguente è una nostra personalissima interpretazione).

 

1 Ora Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava.

È proprio la situazione descritta in precedenza in questo articolo: nessuno può uscire (da quella situazione) e nessuno può entrare (portando nuove notizie e nuova aspettativa di vita).

2 Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri,

Giosuè è figura di Gesù, il quale dice a noi fedeli, che crediamo e speriamo in Lui: «Coraggio figli, Io vi dò la possibilità di trionfare sui Miei e vostri nemici, su coloro che vogliono toglievi la Fede e la Speranza, e sul loro re, colui che li ispira: Lucifero stesso.»

3 tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni.

I prodi guerrieri sono, in senso peculiare, i Sacerdoti, a cui spetta il ruolo principale; ma “atti alla guerra” siamo noi tutti, i battezzati in possesso del nostro triplice ufficio: sacerdotale, profetico e regale. I Sacerdoti, nel fare il loro giro intorno alla città, per sei volte, significa che, durante le sei Domeniche che compongono la Quaresima, dovranno applicare alle loro messe questa particolare intenzione: che crollino le mura di Gerico, ed anzi, se tale intenzione la applicheranno anche durante tutto il periodo quaresimale, la cosa sarà ancora più efficace.

4 Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe.

Sette è il numero della pienezza, della completezza e, in una parola, del sigillo divino; il corno d’ariete è la proclamazione della Parola di Dio e l’arca santa contiene la Santissima Eucaristia, e Colei che Lo porta e ce lo dona è sempre Lei, la Beata Vergine, indissolubilmente a Lui legata ed operante.

5 Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé».

La parola di Dio contiene le profezie riguardanti questo tempo, il futuro del mondo e della Chiesa. E il grido di guerra è in realtà un “urlo silenzioso”, risuonante nella coscienza di ciascuno: grido di giubilo e di vittoria, per l’intervento del Signore.

6 Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l’arca dell’alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca del Signore».

Il Signore ispirerà, nel cuore dei Suoi Ministri, in coloro che riconosceranno la Sua voce e la seguiranno, il compito e la missione di celebrare le sante messe secondo l’intenzione che dianzi abbiamo detto…

7 Disse al popolo: «Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all’arca del Signore».

Mentre il popolo, cioè noi laici, dobbiamo aiutare e seguire le direttive di tali sacerdoti, tutti uniti, in una sorta di processione-pellegrinaggio interiore, confortandoli, noi “gruppo armato”, operiamo con l’arma spirituale per antonomasia: il santo Rosario.

8 Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d’ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l’arca dell’alleanza del Signore li seguiva;

Solo il Signore può parlare alla coscienza dei Suoi Sacerdoti, e soltanto essi sapranno risponderGli con altrettanto coraggio e solerzia.

9 l’avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l’arca; si procedeva a suon di tromba.

L’avanguardia sono le anime-vittima (apporto mistico) che suole esserci in ogni operazione che suscita il Signore; la retroguardia siamo noi fedeli, che dobbiamo come “proteggere le spalle” ai nostri sacerdoti, che stanno in mezzo; la tromba è questo stesso annuncio, che non teme niente e nessuno…

10 Al popolo Giosuè aveva ordinato: «Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete».

Durante la Quaresima, quello di noi laici sarà un “silenzio orante”, sino a che il Signore stesso, giunti sulla soglia della Pasqua di vittoria, ci susciterà nel cuore l’impeto del “grido di guerra” il quale, ascoltato all’orecchio della coscienza, va poi urlato dai tetti della testimonianza.

11 L’arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell’accampamento e passarono la notte nell’accampamento.

L’Eucaristia circonderà così la città del peccato, assediandola con la sua potenza, ma poi tornerà nell’accampamento, cioè ritornerà nella riflessione interiore, passando ivi la notte, vale a dire con il conforto, aggiuntivo, della Confessione (possibilmente)…

12 Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore;

Di nuovo un rinnovato fervore, perché i Sacerdoti celebrino Messa…

13 i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba.

… celebrino per sette domeniche, per sette giorni, per sette volte… avanti così, nel nome del Signore!

14 Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all’accampamento. Così fecero per sei giorni.

I sei giorni, o sei giri, sono le messe quotidiane…

15 Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell’aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città.

Mentre la settima volta, il settimo giro, il settimo giorno è quello del Signore, la messa domenicale, festiva, solenne, potenziata dal significato che questa possiede, rispetto a tutte le altre messe…

16 Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città.

A Pasqua, alla pasqua di Resurrezione, eleveremo il nostro grido di guerra: Signore, intervieni col Tuo braccio forte e potente, fa trionfare la giustizia, la verità e la pace, vieni, e non tardare…

17 La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati.

Dunque Gerico cadrà, e crollerà sulle sue stesse rovine… Certo è strano che soltanto una donna verrà salvata, la prostituta Raab, ma qui, inevitabilmente, ci viene alla mente l’immagine dell’Apocalisse, che parla di una prostituta assisa sui sette colli, e come quindi non pensare ad una piccola parte di questa falsa chiesa, che pur tuttavia ha conservato al suo interno “i messaggeri che noi avevamo inviato”, cioè quelle voci profetiche, sacerdoti, religiosi e laici, che denunciarono i misfatti della Babilonia corrotta e corruttrice…

18 Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l’accampamento di Israele e gli portiate disgrazia.

“Chi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio”, non bisogna riprendere nulla dei modi di pensare, di operare e di essere del vecchio sistema di cose, fuorchè…

19 Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore».

Oro, argento, rame e ferro, tutte le acquisizioni (davvero) scientifiche, scoperte, invenzioni e utensili, tutte cose che, nel loro venire adoperate semplicemente, presentano mera neutralità e che sono state appunto “scoperte” perché Qualcuno lo ha consentito, queste soltanto possono essere conservate e comunque devono “rientrare” da dove esse sono scaturite: nel tesoro del Signore…

20 Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città.

Al suono della tromba (ma questo lo capiremo – come dice una nota canzone – solo vivendo…), quasi sicuramente qualcosa di angelico avverrà, a cui all’unisono si unirà il “grande grido di guerra”, e finalmente le mura di Gerico crollano, ed ognuno diritto davanti a sé, senza guardare né a destra né a sinistra, tutti occupano la città… che ardiva essa stessa “occupare” il mondo intero!

21 Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino.

Allo sterminio ogni modo di “essere” e di “pensare”, che sia uomo, donna, giovane, vecchio, bue, ariete o asino! Conoscenze, intuizioni, ispirazioni, consuetudini, accondiscendenze, testardaggini e caparbietà: tutto deve essere eliminato, di ciò che apparteneva alla città corrotta…

22 Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse: «Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto le appartiene, come le avete giurato».

Ai due messaggeri il compito di recuperare il “salvabile” che, alla stregua di corpo estraneo, era però come fuoco che covava sotto la cenere, ed era quasi l’unica fiammella che dava segni di vita, in mezzo a quella tremenda stasi di cotale città, da cui nessuno poteva uscire e nemmeno entrare…

23 Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Raab, suo padre, sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell’accampamento di Israele.

È questo un compito che richiede tempo, accuratezza e dedizione…

24 Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa del Signore.

Ciò è ribadito di nuovo, come precedentemente era stato detto…

25 Giosuè però lasciò in vita Raab, la prostituta, la casa di suo padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gerico.

Bisogna rendere merito a chi ha aiutato e ha rischiato la vita, nascondendosi tra le fila del nemico…

26 In quella circostanza Giosuè fece giurare: «Maledetto davanti al Signore l’uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gerico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne erigerà le porte!».

Non bisogna “riportare in vita” ciò che era semplicemente causa di morte, poiché facendo questo c’è il pericolo che germi di morte infettino nuovamente quel che è vitale…

27 Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese.

E alla fine… “il mio Cuore Immacolato trionferà!”

 

In conclusione, è per questa ragione che Benedetto XVI fece la sua Declaratio/Decisio poco prima della Quaresima di quell’anno 2013, indicando il cammino delle sei Domeniche da percorrere per giungere sino a Pasqua: ad una Pasqua, finalmente di Resurrezione!

 

Sergio Russo e Costanza Settesoldi

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9 commenti

  • Louis ha detto:

    Caro Sergio, cara Costanza,
    grazie per questa bella riflessione/proposta sulla Gerico da compiere per liberare la Chiesa cattolica. In modo non convenzionale, ma è proprio questo il modo di Dio di mostrare la sua Potenza di fronte al Male.
    Una magnifica illustrazione di ciò che dici si trova nell’omelia di Origene sul libro di Giosuè, dove ci invita a contemplare il mistero della Chiesa, simboleggiato da Gerico e Rahab: da un lato, è inghiottita dal peccato dei suoi membri, dall’altro, è salvata dal sangue di Cristo.
    “Gerico è sotto assedio e deve essere presa d’assalto. Quali saranno i mezzi di attacco? Nessuna spada è stata sguainata, nessuna macchina da guerra è stata allestita, nessun giavellotto è stato brandito contro di essa. Si useranno solo le trombe dei sacerdoti, che faranno crollare le mura di Gerico. (…) Ora questa città di Gerico, cioè il nostro mondo, deve crollare”.
    Permettetemi di continuare con una riflessione personale che spero sia complementare.
    Storicamente, Gerico è stato il primo grande ostacolo all’ingresso del popolo ebraico nella Terra Promessa.
    Geograficamente, è anche la città più bassa della terra (-240 m).
    Quando Gesù racconta la parabola del “buon samaritano” (Luca 10), non parla come un conquistatore, ma come un salvatore. Descrive un uomo che scende da Gerusalemme, la Città Santa, a Gerico, simbolo del mondo e dei suoi inferi. Ed è durante questa discesa che viene attaccato e dato per morto:
    “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbatté in alcuni briganti che lo spogliarono, lo percossero e se ne andarono lasciandolo mezzo morto”.
    Questo è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento: la Chiesa cattolica, o almeno la sua rappresentazione visibile e gerarchica, è entrata in modalità di discesa per arrendersi al mondo e ai suoi inferi.
    Presa d’assalto, è stata saccheggiata, vandalizzata e spogliata dal Nemico e dai suoi scagnozzi della setta gnostico-massonica, guidati da un “vescovo vestito di bianco” che ha una concezione molto particolare della misericordia.
    Potremmo pensare che la fine sia vicina, tanto più che, come nella parabola, nonostante le grida, i sacerdoti e i leviti passano ostentatamente dall’altra parte, senza curarsi dei suoi resti. O peggio, fingono di preoccuparsi, ma mettono al primo posto i propri interessi.
    Nel racconto di Luca, la salvezza non viene da qualcuno vicino, ma da qualcuno lontano, un eretico, un disprezzato samaritano, il cui cuore è caritatevole (“lo vide e ne ebbe compassione”), e che fa di tutto per riportare in vita il moribondo.
    Non è forse un’altra allegoria della Gerico della Chiesa cattolica?
    Abbiamo una Gerico di liberazione da compiere, ma anche, a mio avviso, un’altra da ricevere, e la riceveremo non da noi stessi, ma da Dio stesso attraverso ciò che Egli realizzerà nella sua grande Misericordia.
    Preghiamo quindi anche noi affinché Egli apra i nostri cuori al suo imprevisto.

  • E.A. ha detto:

    Toccanti e ricche di “amare” verità le parole di Fritz!
    Purtroppo oggi, e lo dico nell’assoluta consapevolezza che in prima persona mi interroga, mi interpella e mi riguarda, parlare di accampamenti, di aratro, di semina, di campi, di raccolti…provoca una pruriginosa sensazione allergica, associata alla tipologia del lavoro richiesto, troppo duro e faticoso da svolgere, per alcuni forse inutile o superato, oppure troppo poco retribuito e redditizio, tant’è che da tempo è stato accantonato a beneficio di tutt’altro genere professionale o speculativo! Nonostante la sempre più concreta prospettiva di dover quanto prima tornare a rimboccarsi le maniche e mettere mano alla vanga ( nella migliore delle ipotesi!).
    Del tutto pleonastico risulta il raffronto con la Vigna del Signore, lasciata all’abbandono, incolta, calpestata e finanche vilipesa dall’usurpatore, insieme ad una folta schiera di predatori e di rapaci, seguita da una cospicua propaggine di vassalli, vassallini e valvassori, nella ormai sempre più diffusa convinzione cattolica(!) che sia dovere e compito del Padrone prendersene cura e provvedere (!) e che per i “servi” sia preferibile, o più conveniente restare in attesa, magari guardando dall’alto del monte ( o del cielo!), al riparo delle tende, o sotto la frescura di un albero frondoso! Senza dubbio una bella e comoda visuale, che va poi a stridere, ogni giorno, con le numerose aspettative, spesso pretese, di chi intima sempre agli altri a “darsi da fare”, a “fare qualcosa”, ad “attivarsi”, (che si tratti di politici, associazioni, liberi professionisti poco importa).
    E’ ovvio che per ognuno vale sempre il fare secondo propria coscienza (!), ma almeno per un cattolico dovrebbe continuare a vigere il sacrosanto principio che al di fuori/ senza/ contro la Verità non c’è giustizia, elezione, e carità ( pensieri, parole, opere, preghiere…) che tenga/regga, o che possa fingere!!!
    Tanto vale allora, da cattolici ancora militanti, iniziare a fare “qualcosa”, si tratti pure di smascherare, svergognare l’ impostura, sabotare, come suggerisce Mastro Titta, il falso giubileo, e spegnere, quantomeno, i pregustati e “sonanti” giubili di chi lo ha architettato!
    Fondamentale decidersi da che parte stare, e presa posizione chiedere incessantemente al Signore, per intercessione di Maria Santissima, la coerenza, la perseveranza, la forza, il coraggio, la fede… di portarla avanti, nel rispetto e nell’osservanza delle “regole” , dalla Santa Chiesa Cattolica, da tempo, “prestabilite”!

  • Fritz ha detto:

    Su questo blog si è parlato spesso di libero arbitrio, ora questo articolo parla di uomini di buona volontà, specie dei sacerdoti. È tutto vero ma a monte di tutto sta la scelta di amare che esprime la buona volontà umana.
    Se il più grande dono d’amore di Dio per noi è la vita, il termine ‘vita’ in sè non basta a definire la grandezza di tale dono. È piuttosto la ‘vita consapevole della propria essenza’ o esistenza al mondo, volitiva e capace di prendere decisioni indipendentemente dalle spinte istintuali o endogene e da forze esogene, da costrizioni esterne… insomma il cd. “libero arbitrio”
    L’uomo da sempre prende a piene mani l’amore del Creatore, cioè accetta la sua cosciente esistenza libera ma non è detto che lo ricambi vs di Lui o verso altri. Se decide di non amare, nelle sue azioni è spinto da una logica procedurale: evitare fin che possibile fatica, sacrifici, sofferenze e quindi liberamente e necessariamente sceglie la strada più breve, più facile e meno costosa in ordine di impegno. La sua risposta all’Amore (ricevuto) è quindi nulla, specie se la libertà di decidere in un senso o nell’altro passa dalla fatica o dal dolore e egli sceglierà una felicità tangibile o il minor sacrificio possibile.
    Perchè mai chi non vuole amare, laico o prete che sia, dovrebbe soffrire, sacrificare il suo status quo, dare ai suoi cari una vita incerta e fastidi gravi per riconoscere davanti al mondo che quel tizio vestito di bianco è un impostore? Sulla bilancia del suo agire libero egli pone una analisi cost-benefit. Se deve subire fastidi e dolori senza benefici concreti, magari immediati, manda al diavolo la sua religione, la soggezione a Dio nel suo vero Vicario, dimentica il significato di comunione ecclesiale, dimentica che la forza della sua fede e le cose in cui può credere vengono dalla gerarchia e dal sommo pontefice e decide in pratica di scegliere un altro dio, che non fonda la chiesa su una pietra umana: un dio fai-da-te. In fondo preti o fedeli poco cambia se non nell’entità del proprio comodo, se proprio non vogliamo pesarne la debolezza della vocazione o il suo tradimento.
    Di fronte al mondo che uccide o bastona la difesa per i più zelanti è al massimo il solito ritornello del ‘armiamoci e partite’ o del ‘vai avanti tu che poi vengo’, ma in fondo ciò che vince è il defilarsi silenzioso degli ignavi, dei furbi, dei deboli di spirito, dei vigliacchi, dei tiepidi, di chi dice di amare ma non vuole, se non il nuovo dio di comodo… di chi non ama!
    Ecco perchè è tutta una questione di amore: cosa fa quell’uomo che nessun vero e lecito Sacramento ha mai nutrito, che ogni Grazia ha rifiutato? Se ne frega! Non esiste amore più grande di chi da la vita per salvarne un’altra ma, se un uomo un tempo morì per amore, non è meglio oggi vivere per amor proprio?
    Tuttavia esiste un altro amore ancora più grande perchè divino, quello che con la mancata riconoscenza rischia il tradimento: l’amore sta nell’aver creato l’uomo libero di amare o di rifiutare l’amore. Dio lascia liberi perchè Lui ama davvero l’uomo anche nelle sue scelte, a rischio del rifiuto di Sè, al rischio di esser morto inutilmente e di non essere amato come Dio.
    Ed è questo il vero male dell’uomo, il rifiuto di amare dopo aver abusato di un amore più grande: chi è consapevole che Bergoglio non è papa e tace, liberamente rifiuta la legge di Dio sulla terra e volontariamente tradisce Dio stesso, disprezzando la Sua volontà, la Parola e ogni Magistero.

    La seconda caduta di Gerico avverrà comunque per intervento di Dio ma è scritto che Il mondo perirà, non tanto per guerre, carestie e sconvolgimenti naturali, ma perchè è senza amore e ciò genererà prima ogni tipo di morte fisica, poi l’abisso spirituale. La salvezza consiste in un atto personale d’amore reciproco uomo-Dio, questa è la risposta se si troverà o meno la fede sulla Terra.

  • Gabriela ha detto:

    In conclusione, è per questa ragione che Benedetto XVI fece la sua Declaratio/Decisio poco prima della Quaresima di quell’anno 2013, indicando, col Suo esempio di capo della vera Chiesa di Cristo costretto a celebrare frori delle strutture occupate dai nemici, il cammino da percorrere per giungere sino a Pasqua: ad una Pasqua, finalmente di Resurrezione!

    https://youtu.be/tqrEqx8bfL4?si=DF3fiNdoDwmLQdP3

    Perché, come spiegava Papa Leone XIII in Satis Cognitum :
    “La salute della Chiesa dipende solo dalla DIGNITÀ che si dà al legittimo Sommo Pastore stabilito da Cristo”
    (ultimo Benedetto XVI).

  • R.S. ha detto:

    L’antico testamento è in vista di Cristo e ogni passo divinamente ispirato parla figurativamente o velatamente di lui.

    Il cristianesimo, malgrado anche molti cristiani la pensino altrimenti, rappresenta un caso unico e irripetuto nel panorama delle religioni (infatti non è riducibile a un fare religioso).

    Il nuovo introdotto dal Verbo incarnato è l’eterna attualità di Dio rispetto al vano avvicendarsi dei protagonisti della storia che passa.

    Dio apre a un’alleanza nuova che non cancella l’antica, ma la supera in un modo inimmaginabile dalla mente umana, ma instillato dalla rivelazione divina.

    Il nuovo non è l’aggiornamento del precedente, ma un’attualità eterna che rende vana la storia.

    Il memoriale cristiano attualizza l’unico evento che ha sancito il passaggio, rendendolo possibile all’uomo.

    Nulla è impossibile a Dio.
    Maria se lo sente dire dall’angelo all’annunciazione.
    Maria ci lasci un’ultima frase riportata nel Vangelo: fate tutto quello che (mio figlio) vi dirà.
    E’ l’inizio dei segni, all’esordio della vita pubblica di Gesù dopo trent’anni nella quotidianità familiare.

    Dopo una ventina di secoli la Chiesa ha ricevuto sufficienti grazie per sancire dogmaticamente quasi tutto, implicitamente anche la corredenzione.

    Questa sapienza ispirata si sintetizza in “alla fine il mio cuore immacolato trionferà”.

    La Gerusalemme celeste che scende dal cielo, la città di Dio, cieli nuovi e terra nuova.

    Ecco… il prodotto di un’azione liturgica, un girare attorno alle mura della città nemica. Fare quello che dice Dio… suonano le trombe, crollano i muri di chi chiude l’umanità in un lager mascherato da paese dei balocchi. Amen.

    Un cuore immacolato, la promessa divina, gli angeli, i santi, i sacramenti… la grazia. La Verità che rende liberi.

  • PICCOLO PARTICOLARE ha detto:

    I sacerdoti celebrano e marciano con il popolo dei fedeli fuori dalle mura di Gerico!

    • Gabriela ha detto:

      Concordo.
      Questo concetto fondamentale lo ha ribadito decine di volte anche la Madonna nei Suoi messaggi ai Sacerdoti Suoi figli prediletti, attraverso don Gobbi che, per lunghi periodi, ha concelebrato la s Messa assieme a papa S. GPII.

      Si, Lei lo ha promesso che alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà, ma solo grazie ai Suoi SACERDOTI a Lei Consacrati e fedeli all’ultimo papa stabilito da Cristo: Benedetto XVI, e che adesso, per amore delle anime, si lasciano spogliare di tutto, pur di sostenerle con la SS. EUCARISTIA celebrata validamente in unione con la S Chiesa Cattolica e non più con la chiesa massonica dell’antipapa Bergoglio.
      Ma sarà solo attraverso questi sacerdoti fedeli a Cristo e alla Sua vera Chiesa, che la Gerusalemme celeste, la città di Dio, sopravviverà con Cristo in cieli nuovi e terra nuova.

      • ESATTAMENTE! ha detto:

        Le Insegne, il Vessillo di Cristo dev’essere ben visibile e distinguibile fuori dalle mura, così come le intenzioni pronunciate dai sacerdoti (le trombe) devono essere chiare e udibili dai fedeli che li seguono e che ad essi si uniscono con la bocca, con il cuore e con la mente, sotto l’azione dello Spirito Santo.

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