Il Concilio Vaticano II Spiegato ai Miei Figli. Luca Del Pozzo, Edizioni Cantagalli.
7 Marzo 2025
3 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione l’annuncio dell’uscita di un nuovo libro per i tipi di Cantagalli: “Il Concilio Vaticano II spiegato ai miei figli”, di Luca Del Pozzo. La Prefazione è del card. Robert Sarah, e qui sotto ne riportiamo qualche brano. Buona lettura e condivisione.
Card. Robert Sarah
Pochi eventi nella bimillenaria storia della Chiesa sono stati e sono tuttora oggetto di polemiche ed equivoci come il Concilio Vaticano II, di cui nel 2025 ricorrerà il sessantesimo anniversario della conclusione (8 dicembre 1965).
Ma quanti sanno cosa il Vaticano II ha effettivamente detto e soprattutto cosa ha realmente significato per la vita della Chiesa?
A queste domande intende rispondere il volume Il Concilio Vaticano II spiegato ai miei figli.
Scopo del libro è spiegare appunto ad un pubblico di non esperti e con uno stile divulgativo, cosa è stato il Vaticano II illustrando il contesto storico in cui nacque, il contenuto dei suoi principali documenti e cosa è accaduto nei decenni successivi fino ai giorni nostri. Con una tesi di fondo: che contrariamente a quanto sostengono i suoi detrattori, non soltanto il “vero” Vaticano II non è la causa dei tanti mali sorti in seno al cattolicesimo, ma che anzi esso e non altro è la risposta alla spaventosa crisi di fede in atto nella Chiesa….
La prima che l’autore espone, a partire da un confronto serrato con i testi del Concilio, gli interventi dei pontefici e, non ultimo, un pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede spesso sottaciuto, ma in realtà decisivo, riguarda il fatto che il Vaticano II non è stato un Concilio di rottura bensì – come già Benedetto XVI aveva sottolineato nel celebre discorso del 22 dicembre 2005 – di rinnovamento nella continuità. Papa Benedetto afferma che «possiamo oggi con gratitudine volgere il nostro sguardo al Concilio Vaticano II: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa». Così Papa Benedetto XVI appoggia la sua ermeneutica di continuità, citando le parole ben note di Papa Giovanni XXIII, «in cui questa ermeneutica viene espressa inequivocabilmente quando dice [Giovanni XXIII] che il Concilio “vuole trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti”, e continua: “Il nostro dovere non è soltanto di custodire questo tesoro, come se ci preoccupassimo unicamente dell’antichità, ma di dedicarci con alacre volontà e senza timore a quell’opera, che la nostra età esige […] È necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo. Una cosa è infatti il deposito della fede, cioè le verità contenute nella nostra veneranda dottrina, e altra cosa è il modo col quale esse sono enunciate, conservando ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata” (S. Oec. Conc. Vat. II Constitutiones Decreta Declarationes, 1974, pp. 863-865)»1 .
La seconda è che critica la tesi per la quale tutti i mali e gli errori del la Chiesa (che pure non sono mancati come ad esempio nella riforma liturgica), ivi compresa l’attuale crisi del cattolicesimo, sono imputabili al Concilio.
La terza sottolinea la grande attualità del Vaticano II che rappresenta un efficace antidoto alla crisi della Chiesa e più in generale della fede.
Una reale e autentica attuazione del Concilio, piuttosto che programmi di riforma ecclesiale o percorsi sinodali dall’esito incerto, è il vero rinnovamento che la Chiesa da sempre persegue cioè la conversione e il ritorno a Cristo, ovvero la chiamata alla santità, dalla quale prende forza un nuovo slancio missionario “centrato” sull’uomo.
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Cantagalli 2025 | pp. 720| euro 28,00
In libreria dal 21 marzo 2025
Edizioni Cantagalli | Ufficio Stampa
Autore
Luca Del Pozzo (Fermo, 1967), sposato, due figli, vive e lavora a Roma. Laurea in Filosofia, Baccalaureato in S. Teologia, si occupa da oltre venti anni di Comunicazione d’impresa lavorando in primarie aziende nazionali e internazionali. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate e blog. Nel 2019 ha pubblicato Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce (I Libri del Borghese).
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Tag: cantagalli, concilio vaticano II, del pozzo
Categoria: Generale
Associazione di idee.
In questi ultimi giorni l’instancabile ed agguerrito Andrea Cionci ha sottolineato tre cose:
a) l’esistenza in Vaticano di una figura prevista dal diritto canonico (il “reggente”) che garantirebbe da anni un’amministrazione controllata del papato di Bergoglio nella progressiva perdita delle sue prerogative di ministerium (il munus non l’ha mai avuto). Secondo Cionci questa figura sarebbe all’interno della Segreteria di Stato.
b) il merito di essere giunto a questa scoperta da solo, ammirando l’acume con il quale l’ultimo papa legittimo, Benedetto XVI, avrebbe congegnato l’azionamento del meccanismo antiusurpazione presente nel diritto canonico.
c) il reiterato silenzio di chi queste cose le dovrebbe sapere e tace, poi quello di chi parla ma a sproposito, spostando altrove l’attenzione e quello di chi almeno dovrebbe essere curioso e si guarda bene dal fare certe domande.
Mentre la salute di Bergoglio vacilla e tra le mura vaticane impazzano le manovre per il successore è interessante riannodare i fili per comprendere la difficoltà e la prudenza in cui devono districarsi i cardinali e tutta la gerarchia.
Quello che leggerete da qui in avanti non è frutto del lavoro di Andrea Cionci, traendo origine da un articolo del 2019.
All’epoca erano già sorti parecchi dubbi sui fatti accaduti all’inizio del 2013 anche se ancora non si disquisiva di munus e di ministerium e soprattutto non risultava che Benedetto XVI ne avesse mai fatto menzione esplicita.
Il problema principale è: quella di Benedetto XVI è una rinuncia canonicamente valida al papato nel senso che poi mediaticamente le si è voluto subito dare? O c’è, come per il Concilio Vaticano II, quello “vero” e quello “dei media”?
Benedetto XVI avrebbe rinunciato solo al ministerium? Canonicamente non sarebbe possibile.
Allora ha rinunciato al munus? Non è scritto nella declaratio (e non è stato detto) e nemmeno il 28/2/2013.
Il punto essenziale è che se l’atto non è certo (accertato) non è nemmeno valido.
Non è che sia sufficiente dirlo interpretabile e se per comprenderlo bisogna intepretarlo… allora non vale.
Il Papa è uno solo. Appunto.
Allora, posto che sia stata interpretata come “chiara” e “certa” la dimissione del Papa dal suo ruolo, come sarebbe avvenuto davvero se non vi è menzione della rinuncia al Munus petrino che pure canonicamente è nelle norme?
Invece di sbandierare la notizia come fatto e darla in pasto alle agenzie in un minuto, qualcuno non avrebbe dovuto cercare di chiarire meglio con l’interessato? E invece si è dato si dell’impedito a BenedettoXVI, ma in latino, distribuendo un testo scritto differente da quello pronunciato e traducendolo con qualche licenza sospetta.
Benedetto XVI ha voluto ingannare il prossimo? Ha ordito un tranello? O piuttosto ha semplicemente detto la verità, lasciando che chi aveva interesse a manipolarla lo facesse?
Forse qualcuno ha finto di dimenticare le norme del diritto canonico in vigore dal 1983, come se vigessero ancora le precedentri, assai meno stringenti? Come mai, anche dopo, a nessuno è venuto in mente di chiedere meglio, prima di arrivare al conclave del 2013? Forse qualcuno molto in alto ha voluto procedere secondo i programmi che avevano messo Benedetto XVI nell’impedimento (lo Swift), dando presuntuosamente per tolto di mezzo l’incomodo?
Mons. Viganò dalle accuse del 2017 sul caso Mc Carrick è passato ad accusare il Concilio Vaticano II coinvolgendo Ratzinger e Wojtyla con Bergoglio, ogni erba un fascio.
Concordo che il Concilio non fu un disastro: basta vedere le messe moderniste e confrontarle con la Sacrosanctum Concilium.
appunto: dal vero Concilio a quello “dei media”.
Grazie!!!
Tobia
Ringrazio l’autore per la coraggiosa pubblicazione: era ora che qualcuno contribuisse fattivamente all’unità della Chiesa!!! Non stupisce, dunque, che la prefazione sia del cardinale Robert “vero-cattolico-tutto-d’un-pezzo” Sarah…
Compro il libro volentieri!