Il Sionismo Ieri e Oggi – Ideologia, Politica, Religione. Uno Sguardo Storico. Giovanni Lazzaretti.
5 Marzo 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Giovanni lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un fenomeno ben presente nell’attualità odierna; una mini-saggio, estremamente ricco e documentato, che vi consigliamo di leggere con pazienza. Buona lettura e riflessione.
§§§
Taglio Laser, 4 marzo 2025, San Casimiro
Il Sionismo ieri e oggi – Ideologia, politica, religione
PREMESSA
Avevo parlato di Sionismo ad Annicco (CR) il 10 novembre 2024, e ne era venuto fuori in abbinata il Taglio Laser n.431 «Estendere i confini (morali) dell’Europa fino alle rive dell’Eufrate».
Ad Annicco il titolo riguardava solamente il Sionismo come ideologia.
Hanno riproposto il tema del Sionismo con l’appendice più ampia “ideologia, politica, religione” nella prima delle 3 giornate di Lonigo dell’Osservatorio Van Thuan.
Incontri di Lonigo sull’attualità politica ed ecclesiale (con possibilità di cenare con i relatori)
V edizione. Primavera 2025.
CHE FARE? IL MONDO STA CAMBIANDO
La guerra a Gaza, l’arrivo di Trump, la riscossa cristiana
Una sorta di ripetizione a pochi mesi di distanza? Direi di no, perché in questi mesi ho letto nuovo materiale, importante. E sono accaduti fatti importanti.
Ho letto il libro di Furio Aharon Biagini, “Giudaismo contro sionismo”, storia dei Neturei Karta e dell’opposizione ebraica al sionismo e allo Stato di Israele. Biagini è ebreo e storico dell’ebraismo.
Classico colpo di fortuna, perché ho notato questo libro solo l’8 dicembre 2024, quando è stato spostato tra i libri accantonati, euro 2, del Circolo Maritain. I libri accantonati sono libri nuovi e intatti, con la sola “colpa” di essere rimasti troppo tempo sul banco senza attirare nessuno.
Poi ho letto Ilan Pappé, “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina”. Pappé è ebreo, socialista, antisionista, di formazione comunista.
Ho poi ricevuto la segnalazione dell’enorme dossier che ha consentito al Sudafrica di denunciare Netanyahu e Gallant alla Corte Penale Internazionale.
Inoltre c’è stato un evento importante: Trump è il nuovo presidente USA.
La conferenza di Lonigo ha quindi avuto delle inevitabili sovrapposizioni con quella di Annicco. Ma ci sono state anche diverse cose nuove, tutt’altro che secondarie.
Poi c’è la parte delle domande, che in questo testo non compaiono. Chi vuole ascoltare l’intero audio (presentazione di Stefano Fontana + conferenza + domande), può scaricarlo qui.
È stata una fatica improba, perché scrivere una conferenza è complesso, e tagliarla dopo averla scritta è pesantissimo. Mentre scrivevo, mi cresceva un malessere di stagione e al contempo mi calava la voce.
Prima versione 80.836 caratteri.
Seconda versione 62.263 caratteri.
Adorazione notturna giovedì 27 febbraio dall’1 alle 2.
Poi sono crollato.
Ma avevo il conforto che a Lonigo mi avrebbero portato gli amici Michele & Cinzia. Quando guidano altri, si può partire anche come stracci, basta che la voce sia salva.
DIFFIDA
Avevo mandato il testo finale a Stefano Fontana, come cerco di fare sempre, per sicurezza.
La risposta mi ha costretto a riprendere il lavoro.
Caro Giovanni, è un gran bel lavoro, ma… ti diffido di dire domenica tutte queste cose. Noi trasmetteremo a tutti i presenti la relazione, quindi tu puoi (anzi, devi) concentrarti sull’essenziale… Mi raccomando! Stefano.
Normalmente io sto dall’altra parte, sono tra gli organizzatori e prendo accordi coi relatori. C’è un margine di trattativa, ma alla fine deve comandare l’organizzatore.
Quindi se l’organizzatore dice che il testo è lungo, ha ragione l’organizzatore.
Ho perciò cercato di obbedire, riducendo il testo a 52.688 caratteri e concentrandomi sull’essenziale.
Un’altra diffida è arrivata da mia moglie, ammalata in via di guarigione: «Non tossire nel microfono, sposta la testa».
Ma nelle sale di Lonigo il microfono non serve, diffida accolta.
Ecco quindi il testo ultimo della conferenza.
COSA È L’ESSENZIALE?
Mi dovevo concentrare sull’essenziale, e mi sono chiesto cos’è l’essenziale, posto che il titolo «Il Sionismo ieri e oggi – Ideologia, politica, religione» è vastissimo.
Ho pensato che l’essenziale sia
- prendere la narrazione che, volenti o nolenti, abbiamo tutti in testa
- e confrontarla con la realtà dei fatti.
Ecco una carrellata della narrazione standard, sono 2000 anni di storia in poche righe.
- Dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, il popolo ebraico patì frequenti espulsioni e ghettizzazioni.
- Con l’emancipazione napoleonica, poterono uscire dai ghetti e iniziare una vita da cittadini partecipi.
- Si resero conto che l’emancipazione non cancellava l’antisemitismo.
- Cominciarono a mettere in conto anche l’ipotesi della migrazione dall’Europa, Stati Uniti in primis, ma anche la Terra d’Israele.
- Il professorino andava in Terra d’Israele, deserta, comprava un pezzo di terra, si improvvisava contadino.
- Arrivati al nazismo e poi all’olocausto, la necessità di emigrazione crebbe a dismisura.
- L’ONU ritenne necessaria la creazione dello Stato d’Israele.
- I paese arabi circostanti attaccarono Israele e furono sconfitti, 1948. Poi 1953 1967 1973 altre guerre.
- Negli anni ’70 inizia la fase del terrorismo palestinese, culminata con la guerra in Libano.
- Si arriva anche ad accordi di pace “due Stati per due popoli”, oppure “pace contro sicurezza”.
- Con l’11 settembre 2001 avviene una sterzata di violenza anche in Israele. Da allora si susseguono le guerre di Gaza.
- Il 7 ottobre 2023 Hamas la fa davvero grossa, e inizia la guerra di oggi.
Tutto a posto?
Non c’è niente da ridire?
Posso affermare che questa narrazione è un po’ come la storia dell’unità d’Italia descritta nel nostro sussidiario delle scuole elementari: una descrizione di propaganda, che entra nel cervello e impedisce di ragionare sui fatti.
LE FONTI
Non sono una persona che ha fonti segrete.
L’unica maniera che ho per esporre il pensiero è basarmi su scritti e fatti che chiunque può reperire, meglio se provenienti da fonti ebraiche.
Vado allora ad elencare i 5 testi base che ho utilizzato per questa conferenza.
[1] LA LEGIONE EBRAICA NELLA GUERRA MONDIALE
Libro trovato per puro caso nel 2004 in un mercatino, 180 euro, poi mercanteggiati a 90 euro.
Perché è interessante questo libro?
- Innanzitutto per l’autore: Vladimir Žabotinskij, sionista della prima ora, combattente o terrorista (secondo il punto di vista), fondatore dell’Irgun, giornalista, scrittore, poliglotta, fondatore del sionismo di destra.
- È pubblicato in Italia nel 1935, XIII anno dell’era fascista: c’è l’italianizzazione dei nomi, l’editrice è “L’idea sionistica”, tutto tranquillo; pare impossibile che 3 anni dopo debbano apparire le leggi razziali.
- È il libro di un ebreo che parla agli ebrei, e dice quindi cose che normalmente non si comunicherebbero ai non ebrei.
- Il testo non è “inquinato” dall’olocausto. Prima dell’olocausto si può scoprire il sionismo “vero”; dopo l’olocausto il sionismo viene attenuato dalle nostre emozioni.
[2] GIUDAISMO CONTRO SIONISMO
Furio Aharon Biagini percorre la storia dei Neturei Karta e dell’opposizione ebraica al sionismo e allo Stato di Israele.
Ad Annicco mi avevano posto una domanda sui Neturei Karta, e risposi in modo “didattico”, con le notizie minimali che conoscevo.
Adesso li conosco un po’ meglio.
[3] BREVISSIMA STORIA DEL CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA
Un libro è nato dopo il 7 ottobre 2023, utile perché ripercorre una serie di vicende a me ben note unite a nuove notizie che non conoscevo.
Ilan Pappé è ebreo, socialista, antisionista, di formazione comunista. È quindi l’opposto dei Neturei Karta (che non cita minimamente nel libro), pur essendo, come loro, antisionista.
[4] PIANO “ONE HOPE”, UNA SOLA SPERANZA
Testo di 65.000 caratteri, non è un libro, ma è un testo consistente del 2017.
L’autore è Bezalel Smotrich, ultraortodosso sionista. Allora vicepresidente della Knesset, oggi ministro delle finanze.
[5] UNA CARTOGRAFIA DEL GENOCIDIO
Un testo di 827 pagine e una cartografia interattiva disponibile su Internet.
Lo studio è prodotto da Forensic Architecture, presidente Eyal Weizman, architetto israeliano che vive tra Tel Aviv e Londra.
L’attacco singolo a una panetteria, a un rifugio, a una fila di persone, non ti dice molto quando li ascolti occasionalmente in un telegiornale.
Ma quando metti insieme, nello spazio e nel tempo, centinaia di attacchi simili si osserva un chiaro disegno operativo.
PARTIAMO DA UNA CARRELLATA STORICA
Partiamo da una carrellata storica più precisa.
Gli Ebrei nei secoli hanno subito una sequela ininterrotta di espulsioni, da singole città o da interi Stati. Il che significa che, per espellere, dovevi sapere dove erano e la loro identità ebraica era nota.
Nel 139 avanti Cristo vengono ad esempio espulsi da Roma con l’accusa di proselitismo aggressivo.
Un’altra espulsione ci è nota anche dagli Atti degli Apostoli: Aquila, collaboratore di San Paolo, era un ebreo espulso da Roma con tutti i Giudei da un decreto di Claudio.
Fino al 1500 gli Ebrei vivevano in quartieri chiamati Giudecca. La Giudecca era uno “stare uniti per scelta” (per la sicurezza, per il mantenimento dell’identità culturale e religiosa, per la rete lavorativa). Il Ghetto era invece una “Giudecca coatta”, con una serie di limitazioni, variabili da città a città.
Il ghetto iniziale è quello di Venezia nel 1516. Avere il ghetto non era un obbligo, anche se di fatto vi aderirono nel tempo quasi tutte le città d’Italia.
Possiamo quindi affermare che il ghetto era, per una fetta della popolazione ebraica, una costrizione non sgradita.
(Non per niente Žabotinskij, nel suo libro, parla dello “spirito del ghetto” contrapposto alle derive dell’assimilazione.)
Poi venne la fase dell’emancipazione, portata dalla rivoluzione francese e soprattutto da Napoleone.
Naturalmente gli anni dell’emancipazione furono diversissimi da luogo a luogo. In Russia, ad esempio, l’emancipazione coincise più o meno con la rivoluzione, e molti ebrei divennero dirigenti comunisti.
Ciò che ci chiediamo però è una cosa più profonda: emancipazione “da che cosa”?
Verrebbe da dire “emancipazione da chi li costringeva a stare nel ghetto”. Vero solo in parte. Era anche emancipazione dai loro rabbini.
Ricordiamoci che il ritorno dell’esilio babilonese dà inizio a un mondo giudaico diverso: è il mondo della separazione razziale, l’elemento straniero viene espulso dal popolo, il matrimonio misto viene proibito.
Nel ghetto coatto la volontà esterna e la volontà dei rabbini veniva sostanzialmente a coincidere.
L’EMANCIPAZIONE E IL SIONISMO
La preparazione al Sionismo avvenne con la “emancipazione”.
La Haskalah era un movimento ebraico che sosteneva l’adozione dei valori illuministici e, puntando sulla “tolleranza” illuministica, chiedeva l’espansione dei diritti per gli ebrei nella società europea.
Annunciavano quindi la “uscita dal ghetto”, uscita non solo fisica, ma anche mentale e spirituale.
Ma l’uscita dal ghetto divise gli ebrei in categorie.
- Se eri un oste del ghetto, o un bottegaio del ghetto, o un artigiano del ghetto, cosa andavi a fare fuori dal ghetto? Anche dopo l’emancipazione, quello era il tuo luogo, scelto da sempre e non forzato.
- Fuori dal ghetto (fisico, mentale, spirituale) andarono quelli che potevano aspirare a ricoprire ruoli: divennero professori universitari, medici, politici, amministratori, ufficiali dell’esercito, leader di partito, rivoluzionari,… Ma uscirono dal ghetto come illuministi ebraici, divenendo in breve, in maggioranza, illuministi atei, o ebrei “leggeri” (privi dello “spirito del ghetto”, direbbe Žabotinskij).
L’ebreo diventa semplicemente “cittadino di religione ebraica”.
I matrimoni misti, consentiti dall’emancipazione, portarono con facilità i figli all’allontanamento dalle radici ebraiche.
Ecco quindi che l’emancipazione, vista inizialmente come il “sole dell’avvenire”, cominciò a mostrare i suoi problemi e cominciò a generare anche il magma delle possibili linee di tendenza. Proviamo a schematizzarle.
- Salvaguardia dell’identità religiosa tramite l’isolamento, non più coatto, ma scelto.
- L’assimilazione tout court. L’ebreo come il cattolico. Vive come gli altri, si trova in sinagoga il sabato, fa certe pratiche, ma niente deve farlo riconoscere come “ebreo alla prima occhiata”.
- La creazione di un’autonomia nazionale e culturale. Qualcosa di simile ai sudtirolesi nei confronti dell’Italia, volendo semplificare al massimo. Cosa possibile ovviamente solo all’interno di Stati di una certa dimensione (l’Impero Russo in primis).
- L’emigrazione. Con l’emancipazione si è persa l’identità. Ma l’emancipazione via via generalizzata nei vari Stati consente di andare altrove, dove si pensa che l’identità perduta possa essere ricostruita.
Da notare che l’ipotesi emigrazione portava con sé un corollario pesante: l’oste, il bottegaio, l’artigiano, avrebbe dovuto diventare un colono, di fatto un contadino.
E l’emigrazione di massa non poteva avvenire con un movimento fai da te, ma rendeva necessario l’intervento del super-ricco con acquisto preventivo di terre e organizzazione dei viaggi.
- L’adesione alla “rivoluzione”. Dove ci sono movimenti rivoluzionari di qualunque natura, lì ci sono degli ebrei. Ribaltare l’esistente, per poi guidare l’esito rivoluzionario.
Da questo magma nasce il Sionismo.
Nasce ufficialmente nel 1897 a opera di Theodor Herzl e Max Nordau, a seguito dell’affare Dreyfus (antisemitismo in Francia) e si inserisce nell’epoca delle grandi migrazioni dall’impero russo generate dai pogrom antisemiti del 1881-1882 e del 1903-1906.
Due le linee sioniste.
- Costituire un luogo in cui l’antisemitismo fosse assente.
- Costituire un luogo dove l’ebreo potesse vivere in sicurezza.
Le due idee potevano essere sintetizzate così: occorre creare un ghetto moderno, non una piccola enclave all’interno di uno Stato, ma uno Stato-ghetto dove ci siano solo ebrei o dove gli ebrei siano sufficientemente armati da poter controllare e/o ghettizzare i non ebrei.
LA SCELTA INIZIALE E LA SCELTA IDEOLOGICA
Nel 1903 Theodor Herzl porta al Congresso Ebraico l’offerta che era riuscito a ottenere dal Regno Unito: la creazione di uno Stato ebraico in Uganda.
La scelta di insediarsi nei Monti Mau (che comunque stanno in Kenya, non in Uganda) era una soluzione ragionevole: la creazione di uno Stato ebraico sulla scia degli “Stati” creati dal colonialismo britannico.
Come è nata dal nulla la Rhodesia, così può nascere sui Monti Mau (dove ci sono molte piogge, temperature moderate, terreni fertili) uno Stato simile alla Rhodesia, su base ebraica, legato alla corona britannica.
Il Congresso approva la “proposta Uganda”: 295 voti a favore e 175 contro. Nonostante il voto favorevole, “vince” la minoranza, evidentemente più determinata: la proposta è accantonata.
Al settimo congresso sionista del 1905 ogni alternativa alla Palestina viene scartata. La scelta di andare in Palestina fu quindi ideologica, priva di senso sia per l’antisemitismo che per la sicurezza.
Sono da rileggere le parole di Žabotinskij scritte nel libro già citato.
Siamo nel 1914. Žabotinskij sta parlando col fondatore sionista Max Nordau, e gli contesta di usare ancora l’espressione “cugino Ismaele” riferendosi ai turchi, o agli islamici in generale.
«Dottor Nordau, noi non dobbiamo prendere la strada degli idioti. Non soltanto il turco non è nostro cugino, ma neanche col vero Ismaele non abbiamo niente in comune. Noi, grazie a Dio, apparteniamo all’Europa; per duemila anni abbiamo contribuito a creare la cultura occidentale. Dalla vostra stessa bocca ho sentito pronunciare, nei discorsi al Congresso, le parole: “Noi andiamo in Palestina per estendere i confini (morali) dell’Europa fino alle rive dell’Eufrate. Il nostro massimo nemico per questa guerra è il Turco”. È venuta adesso la sua ora. Dobbiamo noi rimanere a far niente?»
Questa è l’essenza del Sionismo come ideologia.
L’IDEOLOGIA
Naturalmente non è vero che gli Ebrei per duemila anni hanno contribuito a creare la cultura occidentale, per il semplice motivo che il concetto di “occidente” è piuttosto moderno.
Diciamo che certamente gli Ebrei hanno contribuito a formare l’Europa illuminista e rivoluzionaria, quella che esporta in armi la sua “superiorità morale”.
Estendere i confini morali dell’Europa fino all’Eufrate (all’Eufrate, ricordiamolo!, non al Giordano) è l’analogo dell’esportazione di democrazia in Iraq dell’amministrazione Bush figlio.
Creare un luogo con antisemitismo assente?
Creare un luogo per la sicurezza?
Niente di tutto questo. Solo ideologia. «Estendere i confini morali dell’Europa fino alle rive dell’Eufrate».
«Il nostro massimo nemico per questa guerra è il Turco».
E perché mai il Turco dovrebbe essere il “massimo nemico”? Per il solo fatto che “è lì”. È l’ostacolo.
TERRA SENZA POPOLO?
La Palestina di inizio ‘900 viene spesso definita come «terra senza popolo, per un popolo senza terra». Ossia i sionisti potevano tranquillamente prenderla, come si fosse trattato di andare a occupare i Monti Mau.
La Palestina agli inizi del movimento sionista aveva circa 560.000 abitanti. Divisi per i 28.000 km2 di superficie fa una densità di 20 abitanti per km2.
Considerato che la popolazione mondiale all’inizio del ‘900 era meno di ¼ di quella attuale, un calcolo a spanne brutali dice che quei 20 abitanti per km2 corrisponderebbero oggi a 80 per km2.
Una densità paragonabile a Croazia, Egitto, Grecia, Ucraina,…
Quindi una terra abitata, non una terra vuota.
LO SVOLGIMENTO DEL PERCORSO SIONISTA
Cominciamo a vedere il Sionismo all’opera.
Una parte importante del primo Sionismo è la costituzione della Legione Ebraica all’interno dell’esercito britannico nella prima guerra mondiale. Il compito (ideologico) della Legione è di arrivare per prima a varcare il Giordano, e ci riesce.
Nella Legione non ci sono solo sionisti, ci sono anche ebrei costretti ad arruolarsi lì dalle autorità britanniche. Sono ebrei assimilati, fanno coscienziosamente il loro dovere militare, come riconosce lo stesso Žabotinskij, ma di Gerusalemme non gliene frega niente.
Non accettarono neanche di visitare la Palestina come turisti a spese dell’esercito dopo l’armistizio. Interessava solo tornare a casa, da assimilati.
Durante la guerra mondiale c’è la “Dichiarazione Balfour” del 1917: Balfour era ministro degli esteri del governo britannico, e scrisse una lettera a Lord Rothschild dove prometteva la creazione di un “focolare ebraico” in Palestina, al momento della disgregazione dell’Impero Ottomano.
Al momento della “dichiarazione Balfour” c’erano in Palestina 574.000 arabi, 74.000 cristiani e 56.000 ebrei. La dichiarazione era quindi una promessa “ideologica”, bastava guardare i numeri.
Dal 1920 inizia il mandato britannico in Palestina, quindi né stato arabo (come era stato promesso agli arabi in funzione anti-ottomana), né focolare ebraico (come era stato promesso agli ebrei per averne il sostegno internazionale).
L’immigrazione ebraica durante il mandato britannico 1920-1948 passerà da 60.000 a 716.700 (cifre del primo censimento d’Israele). Scoppiano due rivolte arabe anti-ebraiche nel 1929 e nel 1936.
Dal 1930 i britannici tentano di frenare l’immigrazione ebraica, disconoscendo di fatto la Dichiarazione Balfour.
In tutta la fase del mandato britannico gli ebrei si organizzano come “coloni armati” in formazioni paramilitari e/o terroristiche, o semplicemente come kibbutz in armi.
E qui è bene ricordare queste formazioni, la galassia del paramilitarismo che prepara la nascita di Israele.
LA GALASSIA PARAMILITARE SIONISTA
Haganah era l’organizzazione paramilitare in Palestina durante il Mandato Britannico (1920-1948). Fu sempre in rapporto di collaborazione-conflitto coi Britannici.
Dopo la seconda guerra mondiale effettuò operazioni anti-britanniche in Palestina con la liberazione di immigranti internati, con attentati dinamitardi alle strutture ferroviarie del paese, col sabotaggio e con le incursioni ai danni delle installazioni radar e delle postazioni della polizia britannica.
Continuò anche a organizzare l’immigrazione illegale.
Irgun, era invece un’organizzazione paramilitare scissionista dall’Haganah (1931-1948).
Il gruppo era stato fondato da Žabotinskij, e aveva un’impostazione terroristica antibritannica, ma fece una tregua coi britannici in funzione antinazista.
Dopo la guerra riprese le attività antibritanniche. Il 22 luglio 1946 fece saltare in aria l’hotel King David, attentato dove morirono 91 persone, tra cui 41 arabi, 28 britannici, 17 ebrei.
Banda Stern. Non accettarono la collaborazione coi britannici durante la guerra mondiale e si scissero dall’Irgun, assassinando ufficiali e alti esponenti britannici, arabi, ebrei collaborazionisti.
A loro si deve il massacro di 100 civili nel villaggio di Deir Yassin (9 aprile 1948).
Inquadrati poi nell’esercito di Israele, alcuni suoi componenti assassinarono Folke Bernadotte, mediatore dell’ONU, il 17 settembre 1948.
Palmach era un gruppo fondato dall’Haganah per formare i combattenti-dirigenti. Idearono la commistione civile-militare inserendosi nei kibbutz dove si mantenevano lavorando: 14 giorni di lavoro, 8 di addestramento, 7 di riposo.
Fra il 1945 e il 1946 il Palmach svolse attacchi contro le infrastrutture britanniche: ponti, ferrovie, installazioni radar e stazioni di polizia.
***
Questa mappa descrive bene quanto è sottile la distinzione tra combattenti e terroristi.
Quando l’Irgun faceva saltare in aria l’hotel King David era palesemente un atto terroristico, ma loro si ritenevano combattenti.
Quando la Banda Stern massacrò i 100 civili a Deir Yassin erano palesemente terroristi (stavano facendo un pogrom, come quelli che originarono il Sionismo), ma Israele li riconobbe come combattenti, amnistiandoli nel 1949 e addirittura decorandoli nel 1980 con apposita medaglia.
In Israele vige l’auto-amnistia generale: Begin (Irgun), Rabin (Palmach), Shamir (Banda Stern), Sharon (Haganah), sono stati tutti primi Ministri d’Israele, pur avendo un passato che loro chiamano “combattente” e che noi definiremmo “terrorista” (se terrorismo è uccidere uomini politici, uccidere dei civili, attaccare infrastrutture civili).
GLI ALTRI EBREI, QUELLI CHE “C’ERANO GIÀ”
Con questa carrellata ci siamo portati di corsa a ridosso della seconda guerra mondiale, e si può avere l’impressione che tutto il popolo ebraico si fosse trasformato in popolo sionista.
Non è così, e bisogna quindi riposizionarsi al primo dopoguerra.
Gli ebrei vivevano in Terra Santa da sempre, in quartieri all’interno delle città principali.
- C’erano ebrei molto antichi, comunità formatesi nel medioevo, generalmente indicate come sefardite (spagnole o mediorientali).
- E c’erano ebrei recenti, ma comunque ben più antichi dei sionisti (arrivati circa 100 anni prima dei sionisti), askenaziti dell’est Europa, che formavano le loro comunità.
Questi askenaziti nel 1875 avevano anche “osato” costruire fuori da Gerusalemme un quartiere quadrilatero denominato Mea Shearim. Nell’anno 1900 aveva 110 abitazioni, due case di studio e preghiera, macelleria rituale, 7 edifici per gli ospiti occasionali.
Il quartiere continuò a svilupparsi nel corso delle generazioni e divenne il centro della lotta contro il sionismo.
Quartiere di nuova costruzione, ma decisamente povero.
«Tutto era nero, arrugginito, rattoppato con delle tavole e dei pezzi di lamiera. Là regnava la povertà, ma anche il pudore. […] un mondo dove l’apparenza non conta. Un mondo dove tutto è concepito per la vita interiore […] Un mondo dove, in ogni focolare, Dio è in permanenza l’invitato d’onore.» (memorie di Ruth Blau, moglie del rabbino Amram Blau fondatore dei Neturei Karta)
Come campava questo avamposto dell’ebraismo in Terra Santa?
Campava sostanzialmente di un’elemosina, la halukah, che veniva raccolta dagli ebrei europei, dell’est in particolare.
Quando arrivano i primi insediamenti di nuovi ebrei, quelli dell’illuminismo ebraico, c’è uno shock reciproco.
Gli arrivati dall’Europa trovano una terra inospitale: devono viverci imparando a fare la vita agricola, e sono per di più imbarazzati nel vedere il modo di vita dei già residenti.
E i già residenti a loro volta sono sconvolti dalla irreligiosità e dalla mancanza di pudore dei nuovi arrivati.
Attenzione. I nuovi arrivati sono in gran parte ebrei osservanti. Ma la irreligiosità consiste in questo: cercano di affermarsi con le loro forze senza attendere il Messia.
Cercavano di creare un nuovo tipo di ebreo, che aspirava a costituirsi come “nazione tra le nazioni”.
Secondo l’ebreo tradizionale, il Signore aveva fatto prestare al popolo d’Israele tre giuramenti.
- Nella tristezza dell’esilio, gli ebrei non avrebbero cercato di organizzarsi come esercito per tornare in Terra d’Israele con la forza.
- Non si sarebbero ribellati contro il giogo delle nazioni che li opprimeva, ma avrebbe atteso la mano dell’Eterno.
- Infine non avrebbero cercato di affrettare la fine dei tempi.
Se avessero rispettato questi tre giuramenti, che indicano una fiducia assoluta nella volontà divina, il Signore avrebbe spinto le nazioni a non opprimere troppo duramente il popolo ebraico.
Il sionista ha rotto i tre giuramenti, e questo è il massimo dell’eresia.
Non c’è da stupirsi che, per questi ebrei della tradizione, la Shoah sia vista come punizione collettiva per la ribellione di Israele al Regno dei Cieli e per aver cercato di formare uno Stato.
Punizione che non colpisce i colpevoli, ma il popolo in quanto tale. Tanto è vero che colpì in massima parte (91%) gli ebrei dell’est dai quali veniva la maggior parte del sostegno per gli ebrei askenaziti della Terra di Israele.
IL RECIPROCO SHOCK
Cerchiamo di immaginarlo questo reciproco shock.
Non c’era Internet per “vedere”.
Vedevi solo se viaggiavi.
I sionisti vanno in Palestina impostati secondo la descrizione di Žabotinskij: «ebrei moderni, coi calzoncini corti, i berretti in testa ed idee europee nel cervello. Un veicolo pubblico a Gerusalemme? Al posto dei cammelli e dei paesaggi di palme, tetti rossi nuovi fiammanti, colonie dove le ragazze passeggiano per le strade coi giovanotti, come in Inghilterra».
Ma in Palestina vivono altri ebrei, tradizionali, avamposto di chi attende il Messia. Sono i «pittoreschi hassidim con i loro riccioli», irrisi dal medesimo Žabotinskij. Il vivere di carità li faceva vedere anche come “parassiti”.
Questi “ebrei pittoreschi” avevano però un appoggio vasto in Europa, per cui riuscirono a formare un’organizzazione che provò a contrastare i sionisti (Agudat Israel).
I sionisti avevano però dalla loro il contatto diretto con i Britannici, ed erano i Britannici a comandare in Palestina dal dopoguerra.
Bisognava quindi andare a dire le proprie ragioni ai Britannici.
Chi poteva andarci, degli hassidim con cappottone consunto, cappello di pelo e riccioli? Qui appare la figura di Jacob Israel De Haan.
Spirito inquieto, libertino, attratto dal sionismo e dal socialismo, scrittore, giornalista, poeta, è stato avvicinato a un Gabriele D’Annunzio per fare un paragone.
Va in Palestina da sionista e finisce invece per orientalizzarsi e trovare pace nella comunità askenazita, in contatto libero con gli arabi locali. Diventa la voce degli ebrei ortodossi.
Alla vigilia di un suo viaggio a Londra dove doveva perorare la causa dei suoi perché non finissero sotto il giogo dei sionisti, viene assassinato.
L’omicidio ha caratteristiche molto moderne: ucciso dai sionisti, colpa girata agli arabi, addirittura lo si dice ucciso per aver sedotto un ragazzino arabo, fino alla verità che emergerà solo molti decenni dopo.
Con lui finisce la possibilità per gli ebrei ortodossi di avere un ruolo politico. Resterà solo il ruolo del “chiamarsi fuori”.
Molti però cominciarono ad avere contatti coi sionisti per ragioni molto pratiche (la gestione dell’immigrazione) e anche religiose (il dubbio che la “mano di Dio” per i tempi ultimi potesse passare attraverso l’empietà sionista).
Quelli intransigenti formarono il movimento dei Neturei Karta, più o meno i “Guardiani della Città”.
LO SFRATTO DEI PALESTINESI
«I Palestinesi, quando vendevano le terre agli ebrei, incassavano serenamente i soldi e non si ponevano problemi. Di che si lamentano adesso?».
Non andò così.
Noi immaginiamo sempre l’ebreo che parte dall’Europa sulla spinta dall’antisemitismo, arriva in Palestina, acquista un pezzo di terra da un abitante e si insedia. Si inventa come colono, anche se in Europa era semmai un insegnante. Una vicenda “romantica”, se così si può dire.
Ma il diritto fondiario in Palestina non funzionava così.
Con l’Impero Ottomano la terra era tutta di proprietà dell’Impero e tutti erano affittuari. Affittuari non sfrattabili, avevano dei doveri, e avevano il diritto all’insediamento perpetuo.
Poi c’è una prima riforma, e le terre possono essere acquistate da privati, pur restando il diritto degli affittuari di restare dove sono. La terra insomma portava con sé i suoi affittuari, ovvero gli abitanti dei villaggi e i villaggi stessi. I privati che acquistavano erano grandi famiglie di non residenti in Palestina.
I primi ebrei che arrivano acquistano terreni incolti per i loro insediamenti. Ma poi ne arrivano troppi, e devono cambiare metodo.
I Britannici cambiarono le regole fondiarie e gli abitanti dei villaggi divennero fittavoli “all’europea”, come li immaginiamo noi: ossia soggetti in qualche modo alla volontà del padrone.
Capita così che le organizzazioni sioniste acquistino interi villaggi non dagli abitanti, ma da grandi famiglie che non stanno in Palestina.
Ad esempio la famiglia Sursock di Beirut vende ai sionisti (organizzazione American Zion Commonwealth) dal 1925 al 1929 circa 80.000 acri di terra. Vende i villaggi con le loro famiglie, in un certo senso.
80.000 acri sarebbero 323 km2, 4 volte il comune di Vicenza. Mi sembrava inverosimile, invece si trova la relazione Shaw scritta dopo la rivolta araba del 1929, in cui c’è tra gli allegati l’elenco dei villaggi venduti dai Sursock ai sionisti, col numero di famiglie coinvolte.
Ho solo la prima pagina, ma fanno già 48.000 acri. Quindi è vero.
Queste famiglie diventano fittavoli all’europea, e possono venire sfrattati. Non hanno alcun modo per appellarsi ad alcunché, se non al loro diritto naturale di vivere come hanno sempre vissuto, ossia sotto il diritto fondiario orientale.
Vanno sotto sfratto. E lo sfratto viene fatto via via con metodi di esproprio violento. C’è la parte mediatica che dipinge gli abitanti come primitivi, selvaggi e nomadi: in questo modo la tua azione riceve consenso. Poi si applicano le tecniche ordinarie di espulsione: entri in casa armato, raduni uomini donne bambini, fai capire che le armi non hai remore ad usarle.
È il classico colonialismo insediativo, in cui l’europeo vuole sostituire la popolazione, non semplicemente farla suddita.
L’idea quindi che «vennero i sionisti e fecero fiorire il deserto» è un’idea di propaganda. La realtà è diversa, molto brutta e molto violenta. La ribellione araba del 1929 nasce anche da queste operazioni di pulizia etnica.
LA FINE DEL MANDATO BRITANNICO E LO STATO D’ISRAELE
Tra la fase terroristica ebrea e la nascita dello Stato d’Israele c’è di mezzo l’olocausto.
L’olocausto crea uno scudo insormontabile. Il mondo sente di doversi in qualche modo “scusare” con gli ebrei.
È questo il “tacito ricatto” che consente agli ebrei di ottenere l’impensabile: gli immigrati ebrei
- che hanno comperato ampie fette di terra grazie ai finanziatori che hanno alle spalle
- che hanno trasformati gli affittuari permanenti in affittuari all’europea
- che li hanno espulsi con la forza dai loro villaggi
vengono designati dal consesso internazionale a diventare i governanti di quella terra; e gli abitanti esistenti da prima dovranno essere sudditi.
Viene disegnata un ripartizione della Palestina tra ebrei e arabi; la ripartizione favorisce gli ebrei in modo marcato, ben al di là delle terre acquistate.
L’annuncio di guerra da parte degli Stati arabi è contestuale, e per Israele è la manna. Con la guerra del 1948 il paramilitarismo diventa esercito. Israele allarga i confini.
Lo Stato Palestinese svanisce, occupato da Israele stesso, dalla Giordania e dall’Egitto. Inizia la fase delle guerre con gli Stati arabi: dopo il 1948-1949, ci sono le guerre del 1953, del 1967, del 1973.
La guerra dei 6 giorni del 1967 è la “vittoria maledetta” (riprendendo il titolo di un libro di Ahron Bregman).
Maledetta perché, una volta conquistata Cisgiordania, Gaza, alture del Golan e Sinai (che poi sarà restituito all’Egitto) Israele non può farle diventare parte integrante dello Stato: gli arabi diventerebbero la maggioranza.
È necessario mantenere quelle terre in situazione di occupazione militare, senza integrarle. Una situazione che richiederebbe un equilibrio sopraffino, che Israele non ha. Anche perché le occupazioni militari o sono fasi provvisorie, o si trasformano in Stato di polizia.
Colonizzazioni, vessazioni, introduzione di passaporti interni. La popolazione palestinese “esplode”: inizia nel 1987 la prima Intifada.
Le trattative di pace tra Peres e Arafat, poi tra Barak e Arafat, definiscono linee di principio, ma non riescono mai a sciogliere tutti i nodi (status di Gerusalemme, prigionieri politici, gestione dell’acqua, confini certi).
Bastano invece atti provocatori (Sharon che passeggia sulla spianata delle moschee) per far detonare la seconda Intifada nel 2000 (solite faccende: esplode l’Intifada per la passeggiata, ma l’Intifada era già preparata).
Le torri gemelle del 2001 e la “lotta al terrorismo globale” deviano l’attenzione su altro, e Israele ha mano libera.
Da allora si succedono le guerre periodiche su Gaza, 7 in questo millennio, prima di quella attuale.
Avviene anche la fase del ritiro da Gaza nel 2005, sostituito da un blocco di terra, di mare e di cielo. Fuori da Gaza si consolida il sistema dei muri di separazione, dei posti di blocco, dei permessi per i movimenti interni.
C’è anche la guerra interna a Gaza tra Hamas e Fatah (2006-2007), che si conclude con la presa del controllo da parte di Hamas della Striscia di Gaza.
L’Autorità Nazionale Palestinese, formalmente votata per la prima volta nel 1996, non ha mai preso il controllo vero del territorio, dovendo sempre convivere con una occupazione palese o latente, e con l’aberrazione di dover gestire due pezzi di Stato di cui uno (Gaza) trasformato in un ghetto.
COME SI REGGE LO STATO D’ISRAELE
Nessuno Stato potrebbe fare ciò che fa Israele: sostanziale assenza di una Costituzione, occupazione permanente di terre senza ricevere sanzioni, discriminazione e segregazione di uomini, mancata definizione dei propri confini, immigrazione basata su una “identità”.
Come può funzionare una struttura del genere?
Funziona più o meno così.
- La popolazione mondiale ebraica è divisa così: 6 milioni in Israele, 6 milioni in USA, e minuzie altrove.
- In Israele ci sono i nazionalisti ebrei più “determinati”.
- Come spiegò Žabotinskij nel solito libro, «nella politica ebraica mondiale il cresus assimilato non è un fattore potente, malgrado egli possieda dell’influenza politica e finanziaria. Invece il nazionalista ebreo è una potenza, sia egli pure uno straniero sconosciuto».
- Quindi il “cresus”, il riccone che si è assimilato negli USA, è sempre “comandato” dal nazionalista ebreo.
- Aggiungendo che la politica in USA vive di soldi, è facile notare che il nazionalista comanda il cresus, e il cresus finanzia il politico USA. Il fatto che Biden avesse chiamato al governo 12 ebrei non deve stupire.
- Tra i dodici è bene ricordare Blinken. Blinken non era un ebreo qualunque. Suo nonno era Maurice Blinken, fondatore dell’Istituto Americano per la Palestina, che studiava la fattibilità economica dello Stato d’Israele. Quando Blinken andava da Netanyahu, era un sionista che andava da un altro sionista. Discutevano di modalità, non di pace.
- Il cresus poi comanda anche i media.
- L’olocausto fa da lasciapassare per tutto. Nessuno Stato potrebbe erigere i muri che erige Israele, installare posti di blocco e passaporti interni, uccidere o mutilare decine di migliaia di civili, distruggere città intere, avendo sostanzialmente i media “non ostili”.
- Israele è protetto dai cresus, da una politica USA che non può fare a meno dei cresus, dai media che dipendono dai cresus. In questo clima ognuno sa che con Israele bisogna essere “mediaticamente garbati”.
HO CITATO TROPPO ŽABOTINSKIJ ?
Ho citato spesso Žabotinskij. L’ho citato troppo?
Si potrebbe pensare di sì, in fondo è un uomo morto nel 1940, e citarlo ancora a distanza di 84 anni sarebbe come continuare a citare Garibaldi durante la contestazione giovanile del 1968.
Non è così, però.
L’uomo che comanda oggi Israele è Benjamin Netanyahu, detto Bibi. È al suo sesto governo. In altri governi ha fatto il ministro della difesa e il ministro delle finanze. È capo del Likud da vent’anni.
Si rifà alle idee di Žabotinskij? Certo. Ma detto così è riduttivo.
Il padre di Bibi, morto a 102 anni nel 2012, era il segretario di Žabotinskij. Quindi Bibi è cresciuto immerso nel sionismo di destra da sempre. È anche fratello di Yonathan, unico morto israeliano nell’operazione Entebbe in Uganda, quindi ha anche l’eroe in casa.
Bibi sta realizzando le idee di Žabotinskij, che prevedevano un Grande Israele comprendente l’intero mandato britannico, ossia l’intera Palestina e l’intera Giordania.
Ma Netanyahu è, in fondo, un moderato.
Proviamo ad ascoltare qualcuno di più muscolare.
ONE HOPE – UNA SPERANZA, O UNA SOLA SPERANZA
È un piano denominato “One Hope”, “Una speranza” o “L’unica speranza”.
Qui lo trovate in inglese
https://hashiloach.org.il/israels-decisive-plan/
Qui in italiano
https://www.terrasanta.net/2024/09/documenti-una-speranza/
Il piano è stato reso pubblico nel 2017 da Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra religiosa sionista.
Allora era “solo” il vicepresidente della Knesset, adesso è ministro delle finanze. È lungo, sono 65.000 caratteri.
Innanzitutto vediamo come l’autore definisce il suo Piano.
«Si tratta di una soluzione globale, di quelle che non ignorano le difficoltà ma che sono accompagnate da una vera fede. Fede nel Dio d’Israele, nella giustezza della nostra causa e nella nostra esclusiva appartenenza alla Terra d’Israele; fede nella nostra forza di resistere agli argomenti che potrebbero minare la nostra convinzione; fede nella nostra capacità di mettere in campo l’eroismo necessario per vincere questa lotta epocale.»
Poi fa il suo atto di fede.
«Sono un credente. Credo nel Santo, Benedetto Egli sia, nel Suo amore per il Popolo ebraico e nella Sua Provvidenza su di esso. Credo nella Torah che ha predetto l’esilio e promesso la redenzione. Credo nelle parole dei profeti che hanno assistito alla distruzione e, non di meno, nella nuova costruzione che ha preso forma sotto i nostri occhi. Credo che lo Stato di Israele sia l’inizio della nostra redenzione, il compimento delle profezie della Torah e delle visioni dei Profeti.»
Tuttavia, dice Smotrich, il documento non ha nulla di basato sulla fede.
Saltando l’impostazione generale e la parte descrittiva, vediamo i punti operativi del documento.
- Dichiarazione di sovranità su Giudea e Samaria (Cisgiordania), creazione di città e infrastrutture, invito agli ebrei ad abitarvi.
- Gli arabi di Giudea e Samaria che lo vorranno avranno una nuova speranza di un futuro buono e una vita privata soddisfacente sotto le ali dello Stato ebraico.
- Avranno il diritto di votare per il sistema che gestisce la loro vita quotidiana. L’autogoverno degli arabi di Giudea e Samaria sarà diviso in sei regioni governative municipali in cui i rappresentanti saranno eletti in elezioni democratiche.
- Gli arabi di Giudea e Samaria non potranno votare per la Knesset israeliana in una prima fase. Ciò preserverà la maggioranza ebraica nelle decisioni all’interno dello Stato di Israele.
- Questo accordo graduale non trasforma lo Stato di Israele in uno “Stato di apartheid”; al massimo, è una componente mancante nel paniere delle libertà, o se vogliamo, un deficit nella democrazia.
- Non c’è distanza tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e il piano che avete davanti. Netanyahu definisce l’entità nazionale araba che ci si sforza di stabilire in Giudea e Samaria come uno “stato-meno”, e ciò rispecchia il fatto che, giustamente, non ha alcuna intenzione di consentire a quell’entità statale di avere un esercito e controllare lo spazio aereo, terrestre, marittimo e informatico.
- La seconda opzione è pensata per quegli arabi in Giudea e Samaria che avranno difficoltà a rinunciare alle ambizioni nazionali. Coloro che non possono rimanere qui come individui che hanno lasciato le loro aspirazioni nazionali alle spalle sono invitati a realizzarle in uno dei tanti paesi arabi circostanti, o a cercare una vita migliore altrove.
- Probabilmente ci sarà tra la popolazione araba chi avrà qualche difficoltà a fare la pace o a venire a patti con la fine del conflitto e che sceglierà di continuare la lotta armata contro lo Stato di Israele. Troveranno un IDF (Forze di Difesa Israeliane) determinato a sconfiggerli con l’aiuto di Dio.
- L’IDF, grazie a Dio, è un esercito forte e astuto, con la volontà e la capacità di sconfiggere i terroristi in un breve lasso di tempo: uccidendo coloro che devono essere uccisi, confiscando le armi fino all’ultimo proiettile e ripristinando la sicurezza dei cittadini di Israele.
- Il nostro nuovo piano deve essere accompagnato da una serie di misure volte a migliorare il bilancio demografico.
- Il rafforzamento di Israele e la vittoria nel conflitto renderanno più facile l’assorbimento degli immigrati, aumenteranno la crescita demografica ebraica e incoraggeranno parte della popolazione araba a emigrare in altri Paesi.
ISRAELE ALLA VIGILIA DELLA GUERRA DI GAZA
Siamo di fatto arrivati alle soglie della guerra di Gaza.
In Israele convivono diverse anime.
Ci sono i sionisti socialisti e sostanzialmente atei che hanno governato nello scorso millennio. Restano ancorati alla soluzione a “due popoli, due Stati”.
Ma, quando si va a vedere cosa possono concedere, di fatto parlano di uno Stato palestinese senza controllo aereo, senza controllo marittimo, senza controllo terrestre, senza esercito, senza controllo informatico.
Una sorta di Stato-municipalità che controlla solo la piccola amministrazione e la polizia locale. Di fatto un Bantustan, come c’erano in Sudafrica.
Poi ci sono i sionisti di destra, eredi di Žabotinskij attraverso il filo diretto di Benzion Netanyahu. A parole mantengono l’idea dei due Stati, di fatto menano all’inverosimile. Le guerre di Gaza di questo millennio sono tutte sotto la loro gestione.
Poi ci sono gli ultraortodossi. E oggi spero di aver fatto capire che vanno chiamati ultraortodossi sionisti. Sono quelli di Smotrich, che parlano di uno Stato solo, ebraico, e descrivono esplicitamente la realizzazione di una sorta di Bantustan per arabi felici.
Ci sono però anche gli ultraortodossi non sionisti. I Neturei Karta desiderano la cessazione dello Stato d’Israele come eresia religiosa. Un rappresentante dei Neturei Karta fu anche ministro in un governo Arafat. Pensano anche loro a un solo Stato, ma uno Stato arabo, nel quale gli ebrei avevano sempre vissuto senza far del male e senza ricevere del male.
Ci sono anche socialisti e pacifisti antisionisti, come Ilan Pappé autore del libro citato prima.
Poi ci sono anche gli arabi di cittadinanza israeliana, per un attimo arrivarono anche in un effimero governo.
Infine i cristiani. Erano il 10% nel 1917, sono adesso circa il 2%; a Gerusalemme erano il 21,6% nel 1917.
LA GUERRA DI GAZA
La guerra di Gaza è come la guerra d’Ucraina. Come quella non inizia il 22 febbraio 2022, così questa non è iniziata il 7 ottobre 2023.
Il percorso che porta all’atto eclatante che resta “storico” si perde indietro nel tempo, almeno a 100 anni prima, al tempo degli acquisti dei villaggi da parte delle associazioni sioniste, comperando da mega-proprietari non residenti.
Da lì è un continuo succedersi di colpi dati e colpi restituiti.
Se prima i colpi dati e restituiti erano colpi tra Stati, adesso sono guerre interne in cui la popolazione civile va al massacro in proporzioni inimmaginabili.
Le proporzioni che utilizza ormai lo Stato ebraico sono di 100 per 1. Nell’operazione “Piombo Fuso” del dicembre 2008 – gennaio 2009 ci furono 13 morti israeliani e 1.300 morti palestinesi.
Adesso è un po’ la stessa cosa: 1.400 morti israeliani (di cui una certa percentuale uccisi da “fuoco amico”) daranno 140.000 morti palestinesi. Wikipedia oggi ne dà 118.000, ma non ha importanza. Nessuno è in grado di guardare sotto le macerie di una città distrutta.
E soprattutto abbiamo una popolazione di 2 milioni di persone che beve acqua sporca, vive tra topi e con fogne a cielo aperto, vive tra cadaveri insepolti, mangia cibo avariato (quando mangia), non ha ospedali né medicine, ha perso tutti i terreni agricoli. Un popolo di affamati e di ammalati.
Ho scaricato il rapporto di Forensic Architecture che ha realizzato una statistica accurata su tutti gli attacchi avvenuti a Gaza dal 7 ottobre 2023 all’ottobre 2024: dove, quando, mirati a cosa.
Le mappe sono molto chiare, e possono essere guardate anche in forma interattiva.
Ne descrivo una sola: come Israele ha rimodellato il territorio di Gaza.
«Israele ha costruito un nuovo sistema di controllo spaziale a Gaza, rimodellando il territorio, distruggendo terreni agricoli ed edifici per creare infrastrutture per una presenza militare permanente.»
Vediamo come.
- È stata ampliata la zona cuscinetto attorno al muro di separazione, dai 300 metri l’hanno portata a 1 km. Questa zona cuscinetto ha comportato la distruzione completa di 55 km2di territorio.
- È stato creato il corridoio di Netzarim che spacca Gaza in due tronconi. Sono 35 km2.
- È stato creato il corridoio di Philadelphi (di fatto un rafforzamento del confine tra Egitto e Gaza) per 10,8 km2.
- E infine sono state create 13 strade militari che si innestano in Gaza a raggiera. Fanno 62 km2di suolo “azzerato”.
Le zone sono in parte sovrapposte, per cui il totale di territorio spianato fa 131,7 kmq (36% di Gaza).
Noi vediamo in TV le bare nere, per le nostre emozioni. Inutile cercare di immaginare quanti morti sono stati “spianati” sotto questo 36% di territorio azzerato, per i quali le bare non ci saranno.
Le altre questioni analizzate dal rapporto sono le seguenti.
- Lo sfollamento forzato e ripetuto di civili e una valutazione delle “misure umanitarie” messe in atto da Israele.
- La distruzione di campi, frutteti, serre, infrastrutture agricole e idriche.
- La distruzione delle infrastrutture mediche, con attacchi sistematici contro ospedali e operatori sanitari.
- La distruzione delle infrastrutture civili: prendere di mira servizi pubblici, strade, scuole, comprese quelle che fungono da rifugi, edifici religiosi, edifici governativi.
- Il bersagliamento sistematico delle infrastrutture e del personale necessari per il trasporto e la distribuzione degli aiuti umanitari e la preparazione del cibo.
Se non volete chiamarlo “genocidio”, dategli un altro nome.
Purché si capisca che la realtà è questa.
BIDEN E TRUMP
Cosa c’è da aspettarsi nel cambio tra Biden e Trump?
Sostanzialmente un peggioramento della situazione.
Ricordiamoci che Trump ha già fatto una serie di azioni, nel vecchio mandato e in quello attuale.
- Ha spostato l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, il che significa dire ai Palestinesi «non vi resta che piangere».
- Ha riconosciuto la sovranità di Israele sul Golan.
- Ha fatto gli Accordi di Abramo, che possono sembrare una bella cosa, ma vanno visti nell’altra ottica, quella di Israele che vuole demolire “l’asse del male” iraniano.
- Ha fatto la sparata della deportazione degli abitanti di Gaza, per costruire la riviera del Mediterraneo.
- Ha sbloccato la consegna a Israele delle bombe da 2.000 libbre, foglia di fico del governo Biden che non le consegnava.
Nel frattempo la Siria è caduta, e per uno Stato privo di confini come Israele è tutta manna.
Biden aveva 12 ebrei al governo, Trump ha gli ebrei in casa. La figlia Ivanka è convertita all’ebraismo ed moglie di Jared Kushner, imprenditore immobiliare ebreo.
Le parole sul “lavoro da finire” a Gaza, sui palestinesi da spostare, e su Gaza riviera del Mediterraneo sono più o meno le parole di Kushner del marzo 2024.
SIONISMO E RELIGIONE
Spero di aver dato spunti su tutte le 3 voci del titolo: ideologia, politica, religione.
Religione: in Terra Santa si combattono due religioni.
Due religioni con moltissimi punti in comune.
- Un Dio unico, non Trino.
- L’assenza della confessione: il battersi il petto per una colpa personale non esiste.
- La convinzione che “Dio è con noi”.
- La non conoscenza del diritto naturale.
- La convinzione quindi che si possono liberamente uccidere civili, donne e bambini, purché siano “altri”.
- La convinzione che il nemico sia un intero popolo, negando quindi che ci sia una responsabilità personale.
- La convinzione di una superiorità morale.
Questa della superiorità morale la descrivo con le parole di un gruppo ultraortodosso, entusiasta di Trump.
«La missione del gruppo Israel365 è quella di rafforzare Israele e il suo status unico di leader spirituale e morale dell’umanità promuovendo il significato biblico e spirituale di Israele e costruendo ponti con coloro che condividono i nostri valori basati sulla fede.»
***
Non esistono solo analogie, esistono anche differenze.
Ad esempio gli ebrei hanno un’ossessione razziale.
Puoi essere un convertito all’ebraismo, e questa è una cosa.
Ma essere discendente ebreo per parte di madre è una cosa diversa.
La pratica dell’utero in affitto è legale dal 1996 con limitazioni, e praticamente libera oggi. Vincolo: se la madre “sociale” è ebrea, la gestante deve essere ebrea.
Interessante il ragionamento di un articolo: «se anche gli ultraortodossi hanno votato la legge, significa che i loro rabbini hanno trovato la quadra». Quindi non un catechismo a indicare la strada, ma i rabbini che pescano dal mare di testi talmudici un quadro che autorizzi l’azione politica.
Fecondazione artificiale senza vincoli, anche col prelievo dello sperma di soldati morti, per fecondare donne ebree disponibili.
Il tasso di natalità viene spinto per motivi razziali (ossia per non essere superati dagli arabi come numero) e non per motivi sociali (a tutti gli Stati servono almeno 2,1 figli per donna per sopravvivere).
***
A titolo di curiosità, questo è il bugiardino di un integratore prostatico.
Certificazioni.
KOSHER – Questa certificazione attribuisce l’idoneità di XYZ a essere consumato secondo le regole alimentari della religione ebraica.
HALAL – Questa certificazione attesta che XYZ è conforme alla dottrina islamica secondo le regole definite dalla Sharia.
Anche in questo le due religioni sono sovrapponibili.
E quindi, sia ringraziato Gesù Cristo che ha dichiarato puri tutti gli alimenti.
SIONISMO E POLITICA
Su Sionismo e politica ho detto molto.
Il Sionismo è movimento politico armato, agisce politicamente, e ha in mano una pericolosissima catena operativa così composta.
Nazionalismo ebraico + cresus “obbligato” verso il nazionalista ebraico + media dipendenti dai cresus + politica USA dipendente dai cresus e dai media + Israele eternamente sovvenzionato dagli USA.
Se ci aggiungete la “protezione” dell’olocausto, che rende mediaticamente accettabile qualunque azione israeliana, il quadro politico è completo.
IL SIONISMO È IDEOLOGIA
Il Sionismo è ideologia.
- Il Sionismo voleva un luogo in cui l’antisemitismo fosse assente per definizione. Ha invece creato il luogo dove l’antisemitismo è al massimo livello sulla terra.
- Il Sionismo voleva un luogo per la sicurezza ebraica. Ha invece creato il luogo più pericoloso al mondo per un ebreo.
Questo è il dato di fatto.
L’ideologia sionista ha creato il luogo della guerra permanente.
Ma, essendo ideologia, resta fermo nelle sue posizioni, e «tanto peggio per i fatti».
Torniamo un attimo al testo di Smotrich, Una Speranza.
Quel testo ha delle parti che condivido certamente.
- È impossibile la soluzione a due Stati.
- La democrazia non è solo mettere una scheda nell’urna.
Quello che difetta sono le conclusioni di Smotrich.
- È impossibile la soluzione a due Stati, e quindi ci deve essere solo lo Stato sionista.
- La democrazia non è solo mettere una scheda nell’urna, e quindi gli arabi debbono accontentarsi di vivere bene sotto l’ala di Israele, senza votare.
Le mie conclusioni sono diverse.
- È impossibile la soluzione a due Stati, e quindi ci deve essere uno Stato unico, non sionista.
- La democrazia non è solo mettere una scheda nell’urna, ma è fondata sul diritto naturale.
Nessuno potrà spostare gli ebrei dalla terra. Ma è invece possibile togliere l’ideologia sionista dalla mente degli ebrei. Ebrei non sionisti e palestinesi non islamisti potrebbero allora convivere.
Ciò che sta facendo adesso Israele a Gaza non può essere detta la “soluzione finale” perché avrebbe un suono hitleriano, ma è la “soluzione conclusiva” nell’ottica di Netanyahu e dei suoi alleati ultraortodossi.
«Verso la vittoria assoluta», come dice Netanyahu.
«Basta gestire il conflitto! Qui bisogna vincerlo», come dice Smotrich.
Gli immigrati che comprarono la terra 100 anni fa vanno a sterminare gli abitanti che stavano sulla terra.
Convinti poi di una loro “superiorità morale”, fanno riecheggiare ancora la vecchia ideologia di Nordau, Žabotinskij & soci di portare i confini dell’Europa “liberale” fino all’Eufrate (quante volte abbiamo sentito la frase «Israele, unico baluardo democratico in Medio Oriente»?).
Israeliani e Palestinesi non conoscono il diritto naturale, non conoscono il concetto di guerra giusta, possono andare avanti solo fino allo sterminio.
Tutti gli israeliani e tutti i palestinesi sono così?
No, è ovvio. Nel complesso mondo delle scritture talmudiche puoi tirare fuori i Neturei Karta come gli Smotrich.
Sono ebrei ultraortodossi entrambi, anche se sembra inverosimile.
E anche nel mondo arabo accade più o meno la stessa cosa: le persone miti non hanno visibilità mediatica.
SOLUZIONI?
Ci sono soluzioni?
La soluzione dei “due Stati” pacificamente affiancati è un’utopia, dopo oltre 100 anni di violenza. Anche perché il secondo Stato sarebbe di fatto un Bantustan.
L’unica soluzione che immagino è una Palestina unica, con presenza ebraica, islamica e cristiana.
Un moderno Stato “tollerante”, dove non dovrebbe esistere il «Noi, voi», ma dove una Costituzione condivisa dovrebbe tutelare tutti.
Un sogno che solo la preghiera può realizzare.
Ripeto i capisaldi dell’ideologia sionista.
- Veniamo a portare la nostra superiorità morale.
- La Terra è nostra, anche quando non c’eravamo.
- Il nemico è colui che abita la Terra.
- Il nemico ha tre scelte: morire, vivere nel benessere sotto l’ala ebraica senza partecipare alle scelte, emigrare.
- Ciò che pensano i gentili non interessa agli ebrei (idea precisata da Žabotinskij nel suo libro e ripresa da Smotrich).
- E questa è comunque democrazia.
- Dio è con noi (ma questo lo dice l’ultraortodosso Smotrich, l’ateo Žabotinskij non cita Dio).
Noi siamo cattolici, e abbiamo parole diverse.
«Se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l’azione politica, […] una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia». La frase di San Giovanni Paolo II è perfettamente applicabile allo Stato d’Israele.
La verità ultima è la dignità di ogni essere umano, qualunque cosa abbia fatto.
- Non si può affermare, come fece l’ex ministro Gallant, «niente elettricità, niente acqua, niente gas, stiamo combattendo contro animali e dobbiamo agire di conseguenza».
- Non si può evocare l’atomica su Gaza come fece il ministro della cultura israeliano Amichai Eliyahu.
- Non si può affermare, come fece la parlamentare May Golan alla Knesset, «Sono personalmente orgogliosa delle macerie di Gaza e che ogni bambino palestinese, anche tra 80 anni, saprà raccontare ai suoi nipoti cosa hanno fatto gli ebrei».
Solo quando le due ideologie che si scontrano in Palestina si riconosceranno ENTRAMBE COLPEVOLI, forse ci sarà la pace.
Ma per riconoscersi colpevoli bisogna vedere qualcosa che ti sta sopra e che ti giudica.
Se continui a pensare, come fanno Sionisti e Islamisti, che “Dio è con noi” la soluzione non la trovi di sicuro.
Insomma, sto descrivendo la speranza più folle: che Sionisti e Islamisti diventino un po’ cristiani.
LE RICORDERÒ ANCHE PER LE DATE
Fine della conferenza.
Faticosa la gestione delle domande, perché la voce peggiora e la mente non è lucidissima.
Si va a cena presto, e sono un commensale non di buona compagnia, perché adesso la febbre si fa sentire.
C’è di fianco a me Giannantonio, persona che evidentemente mi vuol bene. In un altro incontro mi aveva regalato il libro di Frank Furedi “I confini contano. Perché l’umanità deve riscoprire l’arte di tracciare frontiere”.
Stavolta mi regala la biografia “Michele Ferrero. Condividere valori per creare valore”. Ferrero, quello della Nutella.
Si torna verso casa, col sedile dell’auto riscaldato.
Rosario in auto per ringraziare della giornata e per Pino Grana.
Eh, si. Mi ricorderò di questa giornata perché, prima di iniziare, mi comunicano che è morto improvvisamente l’amico Giuseppe “Pino” Grana, già presidente del circolo Il Faro di Modena.
Pino, fra le tantissime altre cose che faceva, pubblicava sul sito questi articoli di Taglio Laser.
Il 10 novembre 2024 quando parlai ad Annicco era invece l’anniversario della morte dell’amico Erio Benetti e di don Galasso Andreoli.
Ci sono legami importanti tra Pino Grana, Erio Benetti e don Galasso.
Per cui queste due conferenze non le scorderò: argomento particolare in due date particolari.
Giovanni Lazzaretti
§§§
Aiutate Stilum Curiae
IBAN: IT79N0 200805319000400690898
BIC/SWIFT: UNCRITM1E35
ATTENZIONE:
L’IBAN INDICATO NELLA FOTO A DESTRA E’ OBSOLETO.
QUELLO GIUSTO E’:
IBAN: IT79N0 200805319000400690898
Condividi i miei articoli:
Tag: lazzaretti, sionismo
Categoria: Generale
SOLUZIONI?
“L’unica soluzione che immagino è una Palestina unica, con presenza ebraica, islamica e cristiana.
Un moderno Stato “tollerante”, dove non dovrebbe esistere il «Noi, voi», ma dove una Costituzione condivisa dovrebbe tutelare tutti.
Un sogno che solo la preghiera può realizzare.”
ok la speranza ma mi forniresti almeno un esempio storico in cui la preghiera abbia ottenuto una soluzione politicomilitaristituzionale gradita agli oranti?
“KOSHER – Questa certificazione attribuisce l’idoneità di XYZ a essere consumato secondo le regole alimentari della religione ebraica.
E quindi, sia ringraziato Gesù Cristo che ha dichiarato puri tutti gli alimenti.”
proprio per niente: qui leggerai che persino per un cattolico, biblista, Gesù non ha mai sdoganato il salame o le lasagne: https://www.biblistica.it/wp-content/uploads/2018/07/118.-Lesatta-traduzione-di-Mr-719.pdf
https://independent.academia.edu/Giannimontefameglio
tu puoi mangiare il prosciutto o il lardo in forza di Paolo:https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Romani%2014%3A1-23&versioni%5B%5D=Nuova%20Diodati
a differenza di te Giuseppe Maria Giovanni Gesù e gli apostoli erano ebrei osservanti e mangiavano kosher: sei libero di far quel che ti pare ma dovresti stare attento a quello che citi.
Complimenti per questo lavoro e per il vissuto che lo accompagna. Lo dovrò rileggere più volte, con calma.
Gli spunti che offre sono innumerevoli.
A caldo ne condivido due.
Il primo: sono cristiano cattolico, ma raramente mi sono sentito così pesce fuor d’acqua come nell’espressione apparente (mediatica e gerarchica) della Chiesa. Comprendo bene che sotto una stessa etichetta ci sono giganteschi distinguo e che i più desiderosi di confondere non vogliano affatto che si distingua.
Il secondo: chi ha l’ideologia usa la ricchezza che riesce a coinvolgere per comperare il potere che non ha, rilanciando l’ideologia e così estendo il potere, mentre il ricco gongola sempre più ricco, pur avendo speso.
In questa spirale solo la coscienza del singolo può interrompere il circuito. Quindi non dispero che certi cresus sappiano sfuggire all’avvitamento e che quindi l’ideologo senza soldi finisca incriminato dal potere che non può più pagare.
Solo quando tutti riconosceranno ed accetteranno Cristo finira’.