La Sacra Sindone ci obbliga a porci il problema della resurrezione di Cristo
IL CARATTERE MISTERIOSO DELLA SINDONE
La Sacra Sindone è uno dei manufatti più discussi della storia. Nessuno riesce a spiegare come possa essere rimasta impressa l’immagine di un uomo morto crocifisso, su un lino. Questo tessuto, conservato nella Cattedrale di Torino, in piazza San Giovanni, è il sudario usato per avvolgere il corpo di Gesù Cristo, che attraverso l’energia sprigionata dalla resurrezione, ha voluto lasciare al mondo la prova della storia della redenzione.
La Sindone, un telo di circa 4 metri di lunghezza e 1 metro di larghezza, è custodita nell’ultima cappella della navata sinistra della Cattedrale, sotto la Tribuna Reale ed è racchiusa nella Teca di Conservazione, a sua volta collocata all’interno di una grande cassa metallica. Normalmente, non è visibile al pubblico, se non in occasione delle ostensioni, durante le quali viene esposta. Tuttavia, il suo aspetto è ben noto: il brano di tessuto logoro reca l’ immagine di un uomo con la barba, con i fori dei chiodi sulle mani e sui piedi, la ferita sul costato i segni della corona di spine e di una durissima flagellazione. Esibisce, anche macchie di sangue.
La più famosa indagine è la datazione al radiocarbonio 14 del tessuto di lino, realizzata nel 1988, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Gli esperimenti coinvolsero tre tra i maggiori laboratori specializzati al mondo, che datarono, indipendentemente dei campioni del tessuto e indicarono che risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 e 1390 dopo Cristo, come indica anche la datazione ricavata dalle fonti storiche: quindi il manufatto sarebbe di origine medievale. Per verificare l’antichità di un tessuto esistono, però, anche altri test. Tre analisi, condotte nel 2013 presso l’Università di Padova, datano la Sindone all’epoca di Cristo.
Questo importante studio era la prova principale della sua non autenticità. La datazione è stata accettata dalla comunità scientifica nei decenni successivi (lo troviamo nelle pubblicazioni in università prestigiose come Oxford e Cambridge), salvo poi essere contestata da persone come lo studioso Remi Van Haelst ed Ernesto Brunati, che hanno rilevato degli errori nei calcoli statistici pubblicati nell’articolo originale.
Furono numerose le teorie del complotto, uscite in quegli anni e nei successivi, che suggerivano fantomatiche sostituzioni del campione allo scopo di intaccare la santità della reliquia. Nel frattempo, visto l’impatto mediatico dello studio, la Chiesa prese atto dei risultati, senza modificare la propria posizione sul culto della Sindone, e l’allora custode della Sindone, il card. Anastasio Ballestrero, disse:
“Nessuno mi farà dire che accetto questi risultati, la Chiesa ha ribadito che il culto della Sindone continua e che il lino rimane uno dei suoi tesori. La scienza va per la sua strada”. Tale saggio giudizio deriva dall’ inspiegabilità dell’immagine da parte della scienza e dalla perfetta congruità delle caratteristiche del corpo con quelle del Cristo dei Vangeli.
Nel 2022, un gruppo di scienziati italiani guidati da Liberato De Caro, ricercatore dell’Istituto di Cristallografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha usato una tecnica diversa per la datazione, il Wide Angle X-ray Scattering (WAXS) che va a misurare l’invecchiamento naturale della cellulosa di lino. Dai dati emersi, descritti sulla rivista Heritage, hanno calcolato che il tessuto abbia, in realtà, circa 2000 anni, e non i circa sette secoli calcolati nello studio di Nature. Questi risultati, hanno detto gli studiosi, sarebbero compatibili con l’ipotesi che si tratti di una reliquia.
Sempre nel 2022 uscì un libro molto importante ed ambizioso: “La sacra Sindone di Torino. L’inchiesta definitiva”, ed. Tallandier. Lo storico francese Jean-Christian Petitfils, che da oltre 40 anni studia il mistero del lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, non ha dubbi: «Diciamolo senza girarci intorno: la sindone di Torino è autentica. I dubbi, oggi, non esistono più. È la scienza che lo dice, mentre la storia, purtroppo, non permette di risalire in modo certo alle sue origini» (Le Figaro, 12/08/2022)
Nessuno è, ancora, in grado di dire come quell’«immagine tridimensionale» sia rimasta impressa sul lenzuolo: «Questo resta un mistero totale!». La Sindone continua a lasciare domande senza risposta: «Com’è possibile che il cadavere di quest’uomo crocifisso non presenti alcuna traccia di decomposizione?».
Ed è proprio il carattere misterioso a rendere la Sindone così interessante: «È un pezzo archeologico assolutamente unico…», spiega al Figaro lo storico francese. «Eppure quel lenzuolo ci interroga e ci obbliga a porci il problema della resurrezione di Cristo».
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QUELLO GIUSTO E’:
Rovistando rovistando ho trovato questo articolo che mi pare interessante:
https://www.elrisala.com/final-proof-jesus-was-buried-in-the-shroud-of-turin-new-audit-by-top-expert-uncovers-dossier-of-irrefutable-evidence-that-will-rock-any-non-believer/ (in inglese)
Chi cerca certezze non le avrà mai: sconfitti nel certamen gli avversari di fronte, può uscirne uno che ti accoltella alle spalle mentre sta esultando per aver accertato.
Chi vuole stare al sicuro (sine cura) può farlo già, perchè non cerca certezze, ma è al sicuro in quello che ha visto.
La fede non dispensa certezze dato che ogni misura, anche la più precisa ed accurata, è parzialmente incerta.
Chi vuole attribuire un perchè a Dio, che non ha perchè essendo l’Assoluto, non ce la può fare.
La fede invece è assicurata dallo stupore meravigliato dall’impossibile (impossibile all’uomo, non a Dio). Anche a Maria accadde così, all’annunciazione: basta il come.
Allora la certezza in statistica non c’è, ma si può essere ragionevolmente rassicurati dall’ottima probabilità che una situazione sia vera al di là del ragionevole dubbio.
L’uomo della sindone rappresenta Gesù crocefisso come è descritto nei vangeli?
Cominciamo a dire che la crocefissione fu una condanna utilizzata diffusamente per circa 5 secoli dal 220 a.C. Considerando la minor popolazione di quei tempi e che la condanna non riguardò mai grosse percentuali di popolazione (era una pena dimostrativa) non si può pensare che siano stati crocefissi 100 milioni di condannati (200 mila l’anno per 5 secoli).
Nell’intero impero romano vissero al più 100 milioni di persone e crocifiggerne 200000 significherebbe uno 0,2% medio sicuramente esagerato.
L’uomo della sindone è un uomo (1 probabilità su 2 nella popolazione, probabilità 0,5).
I segni dei chiodi ci sono, ma non tutti i crocefissi ricevevano ferite a mani e piedi (1 su 2: fattore 0,5).
Non a tutti crocefissi fu assestato il colpo di lancia visibile sulla sindone (1 su 10: fattore 0,1).
Non a tutti i crocefissi fu posta in capo una corona di spine (1 su 1000: fattore 0,001).
Non a tutti i crocefissi fu data sepoltura con telo pregiato, di provenienza mediorientale (1 su 100: fattore 0,01).
Molti furono lasciati in croce, mentre l’uomo della sindone è deposto con ancora il sangue fresco (1 su 100: fattore 0,01).
Ma sul telo non ci sono segni di decomposizione: il cadavere cessa di essere a contatto entro 40 ore (davvero strano 1 su 1000: fattore 0,001).
Si potrebbe continuare con il segno della croce sulle spalle (non tutti i crocefissi la portavano) e dei flagelli (non tutti i crocefissi venivano flagellati). Si può proseguire con l’età accertata del condannato, circa trentenne (non tutti i crocefissi avevano quell’età). I segni netti delle ferite indicano anche che il corpo fu almeno sommariamente lavato prima di essere avvolto nel telo funebre, che è un’altra cosa molto improbabile.
Limitandoci ai fattori già indicati:
0,5 x 0,5 x 0,1 x 0,001 x 0,01 x 0,01 x 0,001 = siamo già al di sotto di un miliardesimo e siamo stando larghi con le probabilità e non considerandole tutte.
Di uomini così ce ne è stato solo uno: quello dei vangeli e la sindone reca traccia di quello.
Poi quell’immagine è “inspiegabile” per come si è formata. Quel sangue è AB, come per le altre reliquie. Il volto è sovrapponibile a tutta l’iconografia cristiana dei primi secoli e al volto di Manoppello.
Certezza? No. Inutile anche volerne dare a chi dubita.
Nella fede mi sento molto ma molto al sicuro.
In Matteo 12(38-42)
Questo è , per chi è bonae voluntatis, il segno del profeta Giona che rimase chiuso nel ventre della balena per tre giorni e tre notti. La chiesa per questoloconsidera una reliquia sacra.
La più famosa indagine è la datazione al radiocarbonio 14…. Famosa? Famosa nel senso di infame?!
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