Fratelli, oggi il Signore ci chiama a conversione. Questa parola la sentiamo tante volte, ma cosa significa veramente convertirsi? È forse solo cambiare qualche comportamento esterno, fare qualche fioretto in Quaresima, rinunciare a qualcosa? No, fratelli! La conversione è molto di più. È un cambio radicale, un passaggio dalla morte alla vita, è ricevere un cuore nuovo.
Il profeta Ezechiele annuncia una promessa straordinaria da parte di Dio: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò camminare secondo le mie leggi e osservare e mettere in pratica le mie norme (Ez 36,26-27).
Fratelli, qui il Signore ci sta dicendo una cosa fondamentale: non possiamo convertirci da soli! Quante volte abbiamo cercato di cambiare? Quante volte ci siamo ripromessi di essere migliori, di smettere di peccare, di amare di più, di pregare di più… e ogni volta siamo tornati come prima? Questo succede perché cerchiamo di cambiare con le nostre forze. Ma Dio dice: «Vi darò un cuore nuovo!» Non dice: “Dovete cambiarvi da soli”, ma «Io vi darò!»
Noi abbiamo un cuore di pietra, fratelli! Un cuore duro, egoista, chiuso, incapace di amare davvero. Un cuore che rifiuta Dio, che non si fida di Lui. Pensiamo di essere buoni, ma se lo Spirito Santo ci rivelasse la verità su di noi, se ci facesse vedere quanto siamo attaccati a noi stessi, alle cose di questo mondo, quanto siamo incapaci di perdonare, quanto viviamo per noi stessi e non per gli altri, rimarremmo sconvolti.
Fratelli, senza Dio il nostro cuore è morto. Ezechiele (37) ci parla della valle di ossa aride. Il profeta vede un campo pieno di scheletri, senza vita. E Dio gli dice: Figlio dell’uomo, queste ossa possono rivivere? (Ez 37,3). Fratelli, il nostro cuore è come quelle ossa aride. Possiamo provare con le nostre forze a cambiare, ma finché lo Spirito di Dio non soffia su di noi, rimaniamo morti.
La Quaresima è il tempo in cui il Signore vuole soffiare su di noi e darci la vita. Ma perché Dio possa darci un cuore nuovo, dobbiamo riconoscere che il nostro è di pietra. Dobbiamo smettere di giustificarci, di trovare scuse, di dare la colpa agli altri. Quante volte pensiamo che i problemi siano sempre fuori di noi! “È colpa di mio marito, di mia moglie, dei miei genitori, del mio capo, dei fratelli della comunità…” Ma il Signore ci dice: il problema è il tuo cuore!
Dobbiamo inginocchiarci davanti a Dio e gridare: “Signore, cambia il mio cuore! Toglimi questo cuore di pietra, dammi un cuore nuovo!” Questo è il vero cammino di conversione, fratelli! Non fare qualche sacrificio esterno, ma lasciare che Dio ci trasformi dentro.
Pensiamo a Pietro. Lui credeva di essere forte, di essere migliore degli altri. Diceva a Gesù: Anche se tutti si scandalizzeranno di te, io no! (Mc 14,29). Ma poi cosa fa? Lo rinnega tre volte. Solo quando si accorge della sua miseria, quando piange amaramente, inizia la sua vera conversione.
Fratelli, Dio non ci chiede di essere perfetti, ma di essere veri. Di riconoscere che abbiamo bisogno di Lui. Solo allora può darci un cuore nuovo. Pensiamo al figlio prodigo: solo quando si trova a mangiare con i porci, quando capisce di essere perduto, si alza e torna dal padre (Lc 15,17-20).
La Quaresima è questo tempo, fratelli. Il tempo in cui il Signore ci chiama a tornare a Lui. Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore, non le vesti! (Gl 2,12-13). Dio non vuole sacrifici esteriori, vuole il nostro cuore!
E cosa succede quando Dio ci dona un cuore nuovo? Succede quello che dice San Paolo: Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove (2 Cor 5,17).
Fratelli, questo è il Vangelo! Dio non è venuto a migliorare un po’ la nostra vita, a sistemare qualche difetto. È venuto a farci nuovi! A trasformarci completamente! Non ci chiede di sforzarci di essere migliori, ci chiede di affidarci a Lui perché Lui può farci nuovi!
Questa è la conversione: lasciare che Dio cambi il nostro cuore. Non con la nostra forza, ma con il suo Spirito.
Fratelli, oggi il Signore ci sta chiamando. Ci sta dicendo: “Vuoi un cuore nuovo? Vuoi smettere di vivere con questo cuore di pietra, chiuso, ferito, incapace di amare?”
Se diciamo di sì, Dio lo farà. Ci darà un cuore nuovo, il suo Spirito ci trasformerà. E la nostra vita cambierà, non perché ci sforziamo di essere migliori, ma perché Dio vive in noi.
Fratelli, oggi è il giorno della conversione! Non domani, non tra un mese, oggi! Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore! (Eb 3,15).
Amen!
«OGGI SARAI CON ME IN PARADISO»
La conversione verso il Paradiso
Non è il dolore del corpo che fa gridare Gesù. Prima di tutto, la sua parola serve per dispensare al mondo il perdono: «Padre, perdona loro!» E ora il perdono del Padre è pronto a diffondersi. Sta per perdonare al brigante, immediatamente e meravigliosamente, fino a beatificarlo.
Il destino di questi due uomini che salgono con Gesù verso il calvario è misterioso. Come nella nostra vita di conversione, ogni vita che si avvicina a Gesù, per rifiutarLo o per accettarLo, vede il suo mistero approfondirsi. Il destino diseguale di questi due uomini rappresenta i due esiti estremi della sofferenza: può liberare le anime, o può renderle ribelli. Dio la orienta verso la santità, ma gli uomini possono prevalere contro Dio e riempirsi di amarezze.
“Uno dei malfattori appesi alla croce Lo insultava dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!»” Passa, senza riconoscerla, accanto a una liberazione che non tornerà mai più. È entrato così, ancora vivo, nella morte? La sua rabbia, la sua sfida si è eternizzata? Un lampo ha potuto, all’ultimo istante, forse dopo le sette parole, forse dopo la morte di Gesù, squarciare la sua notte?
“Ma l’altro lo rimproverava…” La sofferenza del secondo crocifisso è atroce, anche lei. Ma deve la rovina del corpo trascinare quella dell’anima? C’è un valore a cui tiene più che a se stesso: la giustizia. L’ha spesso violata nei fatti, ma non l’ha mai rinnegata nel suo cuore.
Questo vale per tutti noi. Il buon ladrone, pur nella sua vita segnata dal peccato, trova salvezza non nei suoi tentativi, ma in un atto di fede. Decide di stare dalla parte di questo condannato a morte, Gesù, opponendosi così al mondo intero dell’iniquità. Il suo cuore si riscalda dentro di lui ed esclama: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!»
È allora che giunge la risposta di Gesù: «In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso.» Le parole dell’altro malfattore lo offendono. Sono una bestemmia contro la santità della speranza. Volge il suo volto doloroso verso Gesù. Tutta la sua vita, tutta l’attesa ancora confusa ma già invincibile della sua anima, la mette nel suo grido: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!»
Gesù avrebbe potuto non dire nulla. Allora tutto il dramma della giustificazione e della beatificazione di quest’uomo si sarebbe svolto nel segreto. Ma, affinché questo uomo che lo confessa apertamente sia apertamente benedetto, affinché sia manifestata con splendore la differenza delle tre croci, affinché si sappia che una è la fonte della salvezza capace di purificare istantaneamente i peggiori dei nostri crimini, dice tre parole che Bossuet ha commentato con altre tre: «“Oggi”, quale prontezza! “Con me”, quale compagnia! “In paradiso”, quale riposo!»[1]
Riconosciamo che Dio ci chiama a sé, desideroso di rigenerarci. Spesso ci illudiamo di essere a posto, ma la Croce ci mostra quanto abbiamo bisogno della sua misericordia.
O Gesù, che hai voluto dare il Paradiso solo dalla Croce, affinché gli uomini sappiano di quale amarezza la loro beatitudine è il prezzo! Non è con cose corruttibili, con argento o oro, che siamo stati riscattati dalla vanità del nostro comportamento ereditario, ma con il Sangue prezioso di Colui che è come un agnello senza macchia e senza difetto, Cristo[2], predestinato prima della fondazione del mondo e manifestato alla fine dei tempi per noi.
«Oggi sarai con me in Paradiso.» Come il ladrone pentito, possiamo oggi stesso essere con Cristo se ci affidiamo a Lui con fiducia. Questa è la conversione: accogliere la sua promessa, non contare sui nostri meriti.
Fratelli, oggi il Signore ci chiama: “Vuoi lasciarti salvare? Vuoi vivere della mia grazia?” Se diciamo di sì, Egli ci accoglierà, ci rinnoverà con il suo Spirito, e la nostra vita troverà senso nella sua presenza.
«Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore!»[3]
Preghiamo col Salmo 50 (51)
5Deh! rimovi, Signor! dai falli miei li sguardi tuoi; Ahi! più non li mirare, ma guarda, per pietà! di cancellare quant’offese qui giù stolto ti fei. Degnati, Dio! di crear in me un core puro, d’innocenza bella, ed un spirito retto, per mercè ! nelle viscere mie rinovella. 6Per infinita tua gran bontà non scacciarmi, Signor! dal tuo Volto, e lo Spirito Santo mai più tolto non mi sia dal cor, sinché vivrà; anzi, per tua singolar pietà, la gioja salutare, deh! mi rendi, e di puro fervor, di carità lo Spirito di grazia più m’accendi. | Signor mio, volgi la tua fazza dalli peccati miei; ed ogni fallo, ed ogni iniquità da me discazza. Rinnova lo mio core, e mondo fallo: e poi infondi lo spirito dritto ne’ miei interior senza intervallo. Non mi voler lasciare cosí afflitto di mi nasconder lo tuo santo Volto: ma fa, che con gli eletti io sia ascritto. Non consentir, Signor, che mi sia tolto lo tuo Spirito Santo e l’amicizia della tua Maestà che già m’ha scolto. Deh! rendimi, Signor, quella letizia la qual fa l’uomo degno di salute: e non voler guardar a mia ingiustizia. Dante Alighieri |
[1] Méditations sur l’Évangile, parte dedicata alla Passione (pubblicata postuma nel 1694).
[2] (1 P 1,18-19)
[3] (Eb 3,15)
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QUELLO GIUSTO E’:
La conversione fa cambiare il gusto e il sapore.
Oggi è il giorno che la devozione riserva a contemplare il Volto Santo di Gesù.
Proviamo a gustarne il cambio di prospettiva che offre.
La suora a cui lo dobbiamo (Pierina De Micheli) vide uno scapolare con su una faccia la scritta “Illumina Signore il tuo volto su di noi” e sull’altra un’Ostia (vittima) con scritto “Resta con noi o Signore”.
Poi Gesù le disse: “Voglio che il mio Volto sia più onorato: chi mi contempla mi consola”.
Il carnevale è tempo di maschere. Un epoca priva di penitenza fa carnevale tutto l’anno, sostituendo le maschere. Il Volto di Gesù resta sempre quello.
Chiede consolazione nella nostra contemplazione, ma quel volto si è commosso per l’umanità, compatendo e consolando. Facciamo comunione nella sua divina misericordia.
Ecco un cambio di prospettiva che si fa cambio di gusto. Commuoversi, compatire e consolare: gli afflitti possono essere beati, anche nell’afflizione essendo consolati.
L’anima mia ha sete del Dio vivente: quando vedrò il suo volto? Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto… E’ il volto umano del Verbo Incarnato, vero Dio e vero uomo riconoscibile nella sua unicità.
E che cosa ci chiede: di contemplarlo, consolando lui nel suo farsi vittima: “Ecce homo!” Così redime e sancisce la nuova ed eterna alleanza.
Il volto di Gesù ci fa vedere il Padre, come Gesù disse a Filippo durante l’ultima cena. Il pane e il vino consacrati sull’altare dell’Eucaristia abitano i tabernacoli.
Sul volto scesero le lacrime del pianto da bambino, poi per l’amico morto, o anche guardando Gerusalemme. E’ stato rigato di sangue durante la Passione, per i colpi, le cadute, la corona di spine. Si è bagnato del sudore di sangue e degli sputi ricevuti.
E’ capace di sguardi che cambiano la vita… mancando macchine fotografiche e cineprese, ci è giunto tramite la Sindone, il Volto Santo della Veronica e le visioni mistiche dei santi.
Guardiamolo a lui, per cambiare lo sguardo.
Bellissima meditazione. Complimenti all’Investigatore Biblico e a Lei Dr. Tosatti per questa piccola oasi di verità e di incontro e riflessione nella fede.