Ragionare da “Terrestri” e non “Celesti”. L’Errore del Cristianeismo Inteso come Religione. R.S.
3 Marzo 2025
6 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro blog, R.S., nell’imminenza della Quaresima offre alla vostra attenzione queste filessioni, di cui lo ringraziamo di cuore. Buona lettura e meditazione.
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RAGIONARE DA “TERRESTRI” E NON “CELESTI”: L’ERRORE DEL CRISTIANESIMO INTESO COME RELIGIONE
Nel vangelo di San Luca dopo le beatitudini, da capire bene: gli uomini celesti -cioè divini, perchè di Dio è il regno dei cieli- non sono angeli, ma uomini. Restano uomini, ma vengono “divinizzati”. Costoro ascoltano. E Gesù dice: “a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. In sintesi: “siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”.
Queste parole sono praticamente impossibili da intendere e da mettere in pratica ragionando “da terra”, specialmente per la loro sintesi (essere come Dio, ovvero divinizzati). Ovviamente non dipende dall’umano, sforzandosi e impegnandosi anche eroicamente, ma solo e unicamente dalla Grazia. Allora bisogna abbandonarsi a Dio e lasciarsi sospendere nella sua misericordia, per cui pregando il Padre Nostro possiamo chiedere la remissione del debito operando in quella stessa linea; non perchè noi DOBBIAMO FARLO, ma perchè ci sospendiamo umilmente in quel che AGISCE DIO con noi.
Il cristianesimo NON E’ UNA RELIGIONE per il semplice motivo che non è il NOSTRO FARE a farci fare il salto nell’uomo divinizzato. Viceversa diventiamo figli di Dio riconoscendo Dio come Padre educati dal Suo agire, standoci felici e non per DOVERE (come il figlio maggiore della parabola), sapendo tornare a casa se ci siamo allontanati, ammettendo l’errore.
Pregare per chi soffre (per la salute del corpo e dell’anima) è il minimo del cristiano che sta sospeso nella misericordia di Dio, abbondante per ognuno di noi. Si prega guardando al destino eterno, al regno dei cieli; non per i giochetti politici o ecclesiastici del fare terreno. I giustizialisti “anti” questo o quello sono farisei quanto i moralisti “pro” nel trasformare il cristianesimo in una religione, dove noi FACCIAMO qualcosa, invece di STARE in quel che opera Dio scoprendoci figli amati!
L’essenza del cristianesimo è la figliolanza divina. Diventare ciò che non siamo per natura: divinizzati. Rivolgersi a Dio come al Padre. Non c’è niente di simile nel novero delle idee religiose. Il cristianesimo non è una religione e soprattutto non è una precettistica in cui fare qualcosa per Dio. Si possono fare moltissime cose, ma Dio è Lui e il nostro presuntuoso sforzo di adempiere è nullo senza la carità, senza la grazia e senza un intimo rapporto di figliolanza. Tanti saluti a ogni altra religione e soprattutto alle eresie cristiane, pelagiane e gianseniste. Perché il giovane ricco non capisce? Perché nella domanda (a Dio, l’unico buono) non si può dire: “che cosa DEVO FARE per AVERE la vita eterna”. Uso tre verbi sbagliati! Lui che aveva già molti beni cercava il modo di PRENDERNE ancora, riferendoli al suo FARE, per IMPADRONIRSENE. Religiosamente sarebbe corretto, ma questa non è una religione. Perciò se ne va triste, perché non l’ha capito.
Nella prospettiva dello STARE abbandonati e sicuri ci sono due possibili visuali del tempo: in una esso svanisce nell’ eternità di Dio, nell’altra assolutizza se stesso nella storia. Per la natura umana la morte è un appuntamento che nobilita l’esistenza: non dovrebbe atterrirla, ma suscitare la delicatezza del timore del momento della fine. Nella storia basterebbe già questo.
La natura umana conosce la morte (e la storia) a causa del peccato. La Redenzione -per Grazia- ci libera non solo dalla morte, ma dalla storia e dal tempo, diventando figli di Dio nell’ eternità. Ma ci lascia liberi di optare per un’eterna infernale separazione dalla beatitudine. Perciò chi è diventato figlio di Dio grazie alla morte del Verbo incarnato, sacrificio di carità sulla croce trono di gloria, rinasce dall’alto già nel tempo nella storia vivendo, in un regno che non conta gli anni.
Satana, lo spirito ribelle cacciato dal cielo, che tenta al male per invidia della salvezza da lui eternamente rifiutata, odia la donna che il Verbo Incarnato ce l’ha consegnata da vergine e madre. Siamo sospesi tra i sacri misteri che vogliono farci divini e la volontà di potenza dell’uomo nella storia, che rende l’uomo sospeso tra la vita e la morte.
Nella Chiesa si può commettere l’errore di vivere il papato come storia. Insegnando il tempo superiore allo spazio e Maria una donna con il dubbio di essere stata imbrogliata dalla trama della vita… nella comunione dei santi chi sbaglia ha bisogno di tanta intercessione. Si vestono panni che sembrano maschere. Quel che sembra nella storia, dalla storia attinge date, dati e documenti: così certe apparenze vengono smascherate e la storia raccontata può essere riscritta, finalmente vera.
I crocefissi miti come Gesù tacciono, non accusano e perdonano: perché? E’ il mistero di chi guarda l’ eternità e non la storia sapendo la croce un trono di gloria e non uno strumento di ipocrita moralismo. Il papato impedito ha messo in condizione di vedere il papastro, la papastrofe… Odiandone l’interprete? No: sperando la sua salvezza, ma nella verità.
La verità è inesorabile, perché non scade. Non muore, è eterna e perciò liberante. Coincide con il solo vero liberatore.
Chi è prigioniero vorrebbe salvare l’apparenza, ad esempio il papato della chiesa-istituzione, uno stato tra gli stati (un participio passato). Invece il corpo mistico, la Gerusalemme celeste, non ha di questi problemi.
Per schiacciare la testa al serpente non serve un esercito, indispensabile invece ai poteri globali per mantenere la menzogna satanica del loro progetto di male, sempre lo stesso. Basta il calcagno di una donna, ma che donna!
R.S.
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Tag: cielo, cristianeismo, R.S., terra
Categoria: Generale
Papa Bonifacio VIII in UNAM ET SANCTAM: ribadisce:
…. Nell’ unica e sola CHIESA (DI CRISTO, non dell’anticristo) ) ci sono un solo corpo ed una sola testa, NON DUE, COME SE FOSSE UN MOSTRO, cioè CRISTO e PIETRO, vicario di Cristo e il successore di PIETRO…
… “L’UOMO SPIRITUALE GIUDICA TUTTE LE COSE; MA EGLI STESSO NON È GIUDICATO DA ALCUN UOMO”, perché questa AUTORITÀ, (di Pietro) benché data agli uomini ed esercitata dagli uomini, NON È UMANA, ma senz’altro “DIVINA” , essendo stata data a Pietro per bocca di DIO❗e resa inconcussa come ROCCIA PER LUI ED I SUOI SUCCESSORI, IN COLUI CHE EGLI CONFESSÒ, poiché il Signore disse allo stesso PIETRO: “Qualunque cosa tu legherai…”. Perciò CHIUNQUE SI OPPONE A QUESTO POTERE ISTITUITO DA DIO, SI OPPONE AI COMANDI DI DIO, a meno che non pretenda, come i MANICHEI, che ci sono DUE PRINCIPI;
il che noi affermiamo FALSO ed ERETICO, poiché (come dice Mosè non nei principi, ma “nel principio” Dio creò il cielo e la terra.
Quindi noi DICHIARIAMO, STABILIAMO, DEFINIAMO ED AFFERMIAMO CHE È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO PER LA SALVEZZA DI OGNI CREATURA UMANA CHE ESSA SIA SOTTOMESSA AL PONTEFICE DI ROMA.
Data in Laterano, nell’ottavo anno del nostro Pontificato, il 18 novembre 1302
http://www.unavox.it/Magistero/Documenti/Unam_Sanctam.htm
Dunque: se è vero che È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO PER LA SALVEZZA DI OGNI CREATURA UMANA CHE ESSA SIA SOTTOMESSA AL PONTEFICE DI ROMA…. Perché non esortare in massa i CARDINALI di S. Romana Chiesa a RICONOSCERE BXVI ultimo legittimo Vicario di Cristo ed ELEGGERE il Petrus Romanus suo successore?
Ma questi cardinali si rendono conto che, riconoscendo Bergoglio papa, stanno impedendo a Gesù di tornare a governare la Sua Chiesa attraverso il legittimo Petrus Romanus successore di Pietro Benedetto?
Grazie a entrambi gli autori . Il secondo completa , chiarendo, il primo. Comunque d’accordo su : il Cristianesimo non è una “religione”, il “fare” che salva è il “fare con Dio” o meglio lasciare che Dio faccia nella storia attraverso di noi
Le spade di fuoco e il vomito validi sono divini, non umani.
Tu di spada ferisci e l’emetico lo unisci a ogni pietanza.
L’unico mito che ti appassiona davvero è forse l’io?
“Ovviamente non dipende dall’umano, sforzandosi e impegnandosi anche eroicamente, ma solo e unicamente dalla Grazia.”
Il suo pensiero ha come conseguenza una deriva platonico/protestante.
Benedetto Xvi commentando San Tommaso:
Alla luce di questo insegnamento di san Tommaso, la teologia afferma che, per quanto limitato, il linguaggio religioso è dotato di senso – perché tocchiamo l’essere -, come una freccia che si dirige verso la realtà che significa. Questo accordo fondamentale tra ragione umana e fede cristiana è ravvisato in un altro principio basilare del pensiero dell’Aquinate: la Grazia divina non annulla, ma suppone e perfeziona la natura umana. Quest’ultima, infatti, anche dopo il peccato, non è completamente corrotta, ma ferita e indebolita. La Grazia, elargita da Dio e comunicata attraverso il Mistero del Verbo incarnato, è un dono assolutamente gratuito con cui la natura viene guarita, potenziata e aiutata a perseguire il desiderio innato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna: la felicità. Tutte le facoltà dell’essere umano vengono purificate, trasformate ed elevate dalla Grazia divina.
Io sarò anche platonico e protestante, ma lei è sicuro di aver capito che cosa c’è scritto?
Certo che anche l’uomo FA la sua parte, ma questo fare è operando nella Grazia, dentro la misericordia di Dio e non in forza del proprio io.
Ovvero muove dal credere e dallo sperare adesso, mossi da una carità impossibile a noi e non a Dio.
“La Redenzione -per Grazia- ci libera non solo dalla morte, ma dalla storia e dal tempo, diventando figli di Dio nell’ eternità”.
Anticipo qui una citazione dalla Genesi che ho preso in considerazione concludendo un articolo in via di rifinitura e che risulterà certamente blasfemo agli occhi dei pur rispettabili Sani di Mente.
«Il Signore Dio […] pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita».
Da questo passo si deduce agevolmente per accedere ai frutti dell’albero della vita occorre FARE qualcosa: precisamente un combattimento contro degli schermidori temibilissimi che usano con destrezza una spada di fuoco. Non propriamente una passeggiata.
Mi viene in mente il mito di Giasone e la conquista del Vello d’oro che comporta una spedizione avventurosa verso la Colchide, in cui occorre affrontare mostri marini, attraversare terre sconosciute e superare OSTACOLI POSTI DAGLI DEI STESSI.
Come si vede i due Miti coincidono.
Perciò la Grazia è sì necessaria ma non basta. Ci vogliono il coraggio e l’ardimento necessari ad una conquista che non fa per i “tiepidi”:
“poiché sei tiepido, e non sei né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap. 3, 16).
Divine Spade di fuoco e divino vomito: c’è di che preoccuparsi.