Quaresima, Esercizi Spirituali. Il Deserto di Ib. Investigatore Biblico.

3 Marzo 2025 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Investigatore Biblico, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e meditazione.

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ESERCIZI SPIRITUALI QUARESIMA. I MEDITAZIONE: IL DESERTO” di IB

Carissimi Fratelli, oggi il Signore ci chiama a entrare nel mistero del deserto, un luogo fondamentale nella storia della salvezza. La Quaresima è un tempo forte, un tempo di combattimento spirituale, di purificazione, di discernimento. Ma soprattutto è il tempo in cui Dio ci conduce nel deserto per parlare al nostro cuore.

Matteo (4,1) dice: Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Chi porta Gesù nel deserto? Lo Spirito Santo! Non è Satana, non è un caso: è Dio stesso che Lo conduce. Questo è fondamentale. Anche noi, fratelli, nella nostra vita sperimentiamo momenti di deserto, di solitudine, di prova. A volte ci ribelliamo, pensiamo che Dio ci abbia abbandonato. Ma la verità è che è proprio Dio a condurci lì, perché nel deserto ci vuole purificare, ci vuole far crescere.

Pensate al popolo d’Israele: quaranta anni nel deserto! Non perché Dio si fosse dimenticato di loro, ma perché il deserto è necessario per imparare a fidarsi di Lui. Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi (Dt 8,2).

Fratelli, quanti di noi sono in un deserto oggi? Quanti stanno vivendo prove difficili? Forse nella famiglia, nel lavoro, nella salute… Dio non ci ha abbandonato! Siamo nel deserto perché Dio vuole farci vedere ciò che abbiamo nel cuore, vuole insegnarci a fidarci di Lui!

Nel deserto, Gesù viene tentato dal diavolo. E attenzione, fratelli, perché le sue tentazioni non sono banali. Sono le stesse che il demonio presenta a noi ogni giorno.

Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane (Mt 4,3). Questa è la tentazione della fame, del bisogno immediato. Satana ci dice: “Dio non si cura di te! Risolvi i tuoi problemi da solo!֨” Ma Gesù risponde con la Parola: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»(Mt 4,4). Fratelli, cosa ci nutre veramente? Il denaro? Il successo? O la Parola di Dio?

Se sei Figlio di Dio, gettati giù… (Mt 4,6). Qui il diavolo vuole che Gesù metta alla prova Dio. “Se Dio ti ama, ti salverà!» Quante volte pensiamo: “Se Dio mi ama, perché soffro? Perché non interviene?” Ma Gesù risponde: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo»(Mt 4,7). La fede non è basata sui miracoli, ma sulla fiducia!

Tutte queste cose ti darò, se prostrandoti mi adorerai (Mt 4,9). Satana offre potere, gloria, ricchezze. Vuole che Gesù scelga la via facile. Ma Gesù risponde: «Adorerai il Signore Dio tuo, a Lui solo renderai culto»(Mt 4,10). Fratelli, chi adoriamo? Dio o il mondo? Il successo, il denaro, la nostra immagine?

Fratelli, il deserto non è la fine, è il passaggio necessario per incontrare Dio. Quando siamo spogliati di tutto, quando non possiamo più appoggiarci sulle nostre sicurezze, è lì che possiamo finalmente dire: “Signore, mi affido a Te.” La attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (Os 2,16).

Dio ci porta nel deserto non per distruggerci, ma per parlarci, per purificarci, per rivelarci il suo amore. Dopo il deserto, Gesù inizia la sua missione. Il deserto lo ha preparato. Anche per noi è così: se siamo fedeli nella prova, Dio ci darà una missione, ci darà una nuova vita! Ecco, sto per fare una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa (Is 43,19).

Fratelli, il deserto non è la fine! Dio sta facendo qualcosa di nuovo nella nostra vita. Non temete, fidatevi di Lui!

La Quaresima è un tempo di deserto. Accettatelo, vivetelo con fede. Non cercate di fuggire, non ribellarvi. Dio ci sta purificando, ci sta parlando. Io conosco i progetti che ho fatto su di voi, oracolo del Signore, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza (Ger 29,11).

Fratelli, credete in questa Parola! Se oggi siete nel deserto, sappiate che Dio vi sta preparando per qualcosa di grande. Fidatevi di Lui, non abbiate paura.

Amen!

«PADRE, PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO»

Il deserto del perdono

«Padre!» È la prima parola delle sette pronunciate da Gesù sulla Croce. Dice «Padre!», come nella risurrezione di Lazzaro: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai esaudito. Io sapevo che mi esaudisci sempre»[1]. Anche qui sarà esaudito: il centurione lo confesserà[2] e ci saranno migliaia di battesimi nel giorno di Pentecoste[3].

«Padre, perdona loro!» Gesù non si preoccupa del suo dolore, ma del nostro peccato. Prima la ferita, l’offesa fatta a Dio, poi il danno che causa a noi stessi. Per un male così grande, non c’è rimedio sulla terra. Forse verrà dall’alto? Forse arriverà il perdono? Allora sarà la vita che esce dalla morte, una festa nei cuori, una primavera della terra.

Questo è il vero significato del deserto quaresimale. Nel deserto, come Gesù, affrontiamo tentazioni e solitudine, ma è proprio lì che scopriamo la misericordia di Dio. Il deserto diventa il luogo della verità, dove il perdono rompe le catene del male.

Contro l’odio e lo scatenamento degli istinti terreni, Gesù invoca le magnanimità del cielo. Una nuova forza entra nel mondo, più forte del male. Il regno antico della violenza incontra un nuovo Regno. Da questo momento, qualcosa è cambiato nel tempo.

Gesù non rimprovera più gli uomini. Guarda oltre. Vede il loro destino eterno. È per loro che è sulla Croce. E dice: «Perdona loro!»

Quando comparirò davanti a Lui, dopo averlo offeso – sapendo che è Figlio di Dio – cosa dirò quando sarò accusato dai peccati e dai tradimenti della mia vita? Ci sarà quella Croce dove Egli ha sofferto per me, dove ha versato gocce di Sangue per me, dove ha detto per me: «Padre, perdonalo!»

«Non sanno quello che fanno!» Sanno qualcosa, ma non tutto. Non conoscono la profondità del male, l’irreparabile che porta con sé, quale libertà, purezza e grandezza distrugge in noi. Solo dopo vorremo che certe cose non fossero mai accadute…

Come le tentazioni nel deserto, anche il peccato ci illude. Ci promette pane, potere, successo, ma ci lascia affamati. Gesù, nel deserto, ha vinto queste tentazioni con la Parola di Dio. Anche noi, nel nostro deserto quaresimale, dobbiamo rispondere: «Non di solo pane vivrà l’uomo»[4].

Il perdono di Dio ripara l’irreparabile in modo meraviglioso. Non cancella la storia come se il male non fosse mai avvenuto, ma fa sbocciare nei cuori feriti dal peccato le rose scure di un secondo amore. Queste rose, nutrite da pentimento, lacrime e ardore rinnovato, possono diventare più belle di quelle originali che il peccato aveva distrutto. Il perdono trasforma la devastazione in un giardino nuovo dove fiorisce una bellezza più profonda.

La prima parola di Cristo in Croce è una parola di immensa misericordia per il mondo. «Beati i misericordiosi»[5]. Ci sono cuori pieni di perdono, preoccupati solo di perdonare. Sono pieni d’ingegno nel perdonare. Lo Spirito Santo li riempie delle sue luci, dei suoi consigli per renderli creativi nel dare e perdonare. Ecco i santi, i veri discepoli di Gesù.

Come nel deserto, dove Gesù ha affrontato e vinto il tentatore, anche noi siamo chiamati a una lotta spirituale, a una purificazione, a un discernimento. Dio ci conduce nel deserto per parlarci, per mostrarci ciò che abbiamo nel cuore. «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore»[6].

Il deserto non è la fine, ma l’inizio di una nuova vita. Come Cristo ha iniziato la sua missione dopo il deserto, anche noi, perdonati e rinnovati, siamo inviati al mondo.

Preghiamo col Salmo 31 (32)

1Beato l’uomo cui fu perdonato

dal pietoso Signor ogni peccato!

Beato quello, la cui niquità

appresso del Signor coperta sta!

Beato l’uomo cui l’almo Signore

dell’empietà non imputa l’errore!

Beato l’uomo, che nel cor non è

fabro di frodi, mancator di fe’!

2Mentre mute le labbra mi son state,

l’ossa dentro di me son invecchiate

nel mesto ruggir mio d’ogni dì,

perché la man di Dio mi puní;

e m’era giorn’ e notte così grave,

che l’umore più verde, più soave

del corpo mio tanto si seccò,

che l’arsura d’estate rassembrò.

3Spiegai a te, Signor! il fallo mio,

l’iniqua colpa ti svelai, o Dio!

Le trasgressioni pur note ti fei,

e grazioso perdono n’ottenei […]


[1] (Gv 11,41-42)

[2] (Lc 23,47)

[3] (At 2,41)

[4] (Mt 4,4)

[5] (Mt 5,7)

[6] (Dt 8,2)

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1 commento

  • miserere mei ha detto:

    Molto bello.
    Gesù insegna a pregare il Padre Nostro.
    Nel deserto si scopre di essere finiti lì per intuire la novità di non dovere dire a Dio che cosa dovrebbe fare lui.
    Dio non ha bisogno dei miei suggerimenti, io sicuramente dei suoi,
    Lui mette alla prova e ascolta la mia confidenza.
    Se sono sospeso nella sua misericordia, se gli sono figlio, la preghiera cambia tono.
    Dio e’ già santo nel suo nome, il suo regno è già qui in me, la sua volontà la compie. Non glielo chiedo per convincerlo, ma per viverlo da figlio in quella santità, in quel regno in quella volontà di bene.
    Dio mi da’ già il pane necessario (l’Eucaristia) e il perdono: non glielo chiedo ma mi volgo a nutrirmene e a sospendermi in quella misericordia, avendola a mia volta con il prossimo.
    Nel deserto faccio quel che fa Dio e non chiedo a Dio di fare come me!
    Lui non mi abbandona e questo è sicuro.
    A tentare al male e’ satana: allora non chiedo a Dio che non mi abbandoni, ma che satana non mi imbrogli. Chiedo a Dio che, rivolto a Lui, non sia tentato al male. Quindi non chiedo a Dio di liberarmi dal male (lo fa) ma di restare libero in quella Verità.

    Nel deserto la preghiera al Padre risuona del mio volerlo riconoscere, fidandomi. Sono io a cambiare prospettiva, passando da quella religiosa e precettistica all’amore filiale che sa come rispondere alle seduzioni maligne.

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