Trump, Musk, e l’Infoclastia. Passaggio dalla Censura Classica all’Ultraliberalismo. Matteo Castagna.

1 Marzo 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questa riflessione sui nuovi criteri adottati dalla casa Bianca per la copertura informativa dei viaggi presidenziali. Buona lettura e condivisione.

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di Matteo Castagna

La nuova policy, adottata dalla Casa Bianca, sulla scelta “con rotazione” dei giornalisti e delle testate al seguito del presidente Trump in alcuni contesti – dallo studio Ovale ai viaggi – non poteva che mettere in allarme i media.

Fino ad ora era stata la White House Correspondents’ Association a gestire la programmazione dei press pool, garantendo una rotazione libera da interferenze governative.

A fare eccezione: Ap, Reuters e Bloomberg, sempre presenti, perché agenzie, che col nuovo metodo, vedono minacciata la libertà di stampa. In una nota congiunta sostengono: “abbiamo lavorato a lungo per garantire che informazioni accurate, corrette e tempestive sulla presidenza siano comunicate a un vasto pubblico di tutte le convinzioni politiche, sia negli Stati Uniti che a livello globale. È essenziale, in una democrazia, che il pubblico abbia accesso alle notizie sul proprio governo attraverso una stampa indipendente e libera”.

Cosa sta accadendo, dunque, alla comunicazione cui attingono tutti, a livello globale? Lo spiega il giornalista Alessandro Paolo Lombardo su Artribune del 26.02.2025. Il sociologo francese Jean Baudrillard (1929-2007), noto soprattutto per le sue analisi dei media, della cultura contemporanea e della comunicazione tecnologica, definì profeticamente, il “grado Xerox della cultura”: la trascrizione e «l’ufficializzazione di tutto in termini di segni e di circolazione di segni», «l’immensa impresa di stoccaggio estetico, di risimulazione e reprografia estetica di tutte le forme che ci circondano», che oggi avviene in maniera diffusa e capillare con la continua condivisione di ogni pixel esistenziale nello scrolling infinito dei social.

I social rappresentano, oggi, gli spazi privilegiati di proliferazione incontrollata di contenuti e “correnti” mentali e videografiche. Flussi e reflussi elettromagnetici di un continuum transmediale, che lascia ancora alla comunicazione televisiva mainstream uno zoccolo duro di influenza.

Si tratta, sostiene Lombardo, di “infoclastia” (ingl. infoclasm, parola e concetto che si propongono qui per la prima volta al dibattito pubblico), che – sulla scorta della definizione di iconoclastia contemporanea, già ripresa da Baudrillard – segna la distruzione dell’informazione attraverso la totale deregulation della comunicazione digitale e la proliferazione smodata di una quantità infinita di contenuti contrastanti (a-logici più che volutamente illogici), tale da rendere impossibile ogni possibilità di discernimento.

E’ un fenomeno parallelo a quella che, analogamente, potremmo definire “tecnoclastia per proliferazione”, intendendo la smodata moltiplicazione di strumenti e incombenze digitali nella sfera dell’esistenza, che finiscono per invadere ogni ambito e affastellarsi oltre ogni ragionevole limite, occultando ogni orizzonte di senso.

“Anche la tecnologia, universalizzandosi, tende a trasformarsi in un apparato disfunzionale non più «conforme a uno scopo» (Severino), privo di scopo o addirittura scopo esso stesso, se non capace di perseguire scopi propri (le profezie fantascientifiche sul tema abbondano). In tal modo, perde il senso profondo della sua presenza nel mondo e divora se stessa assieme ai suoi utenti, che non potrebbero nemmeno definirsi più tali (d’altronde, come dicono nella Silicon Valley, «se non paghi per il prodotto sei tu il prodotto»).

L’uomo produttore diventa «oggetto di produzione» (Heidegger) e la tecnologia stessa diventa, parafrasando Baudrillard, tecnoclasta. Per il momento, la possibilità di mercificare qualsiasi segno e la vita stessa in un’ottica capitalistica continua a rappresentare un punto di convergenza tra il vorticoso sviluppo tecnologico, i processi di semiotizzazione onnipervasiva e quelli di accumulo capitalistico”, osserva il Prof. Lombardo.

Musk e Trump hanno istituzionalizzato l’ infoclastia e Zuckerberg si è subito allineato. Questo segna ufficialmente il passaggio da una forma di censura “classica” (dal sapore novecentesco, nonostante la patch del fact-checking) all’ ultra liberalismo dell’informazione, a vantaggio delle big-tech, ancora più libere di ridisegnare la mappa dei significati e dei valori sulla base del loro profitto.

Il valore di un contenuto è già determinato dal numero di click, molto più che dalla sua “possibile” verità (motivo per cui la linea del fact-checking politico era perdente sul piano economico). Nella logica infoclastica non esistono più informazioni “giuste” o “sbagliate” o, quantomeno, non vi è tra le stesse alcuna possibile differenza di rango.

La censura postmoderna, infoclastica, modifica il concetto stesso di informazione, nel suo complesso, comunemente intesa come “formazione interiore”, a livello cognitivo ed anche etico. L’idea che, eliminando ogni regola nella circolazione dell’informazione e della comunicazione, si producano vantaggi per tutti comporta il rischio di un “ordine del caos”. Ma come il liberismo economico ha prodotto più libertà per le merci che per l’uomo, così le parole circoleranno libere e i pensieri saranno smistati sotto controllo degli algoritmi. Il Prof. Lombardo conclude: “e così sarà per i cervelli, merce organica per l’azionista di maggioranza”.

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