In Principio è il Punto. Per una Nuova Antica Coscienza. Il Matto.

1 Marzo 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul valore della parola e del silenzio. Buona lettura e meditazione.

§§§

IN PRINCIPIO È IL PUNTO. PER UNA NUOVA ANTICA COSCIENZA

 

«Il vero contemplativo non ama interessarsi della vita attiva, né di quanto si dice o si fa nei suoi confronti, e non sta a confutare i suoi detrattori».

La nube della non-conoscenza”

*

«Stanco di chi non offre che parole,

parole senza lingua

sono andato sull’isola coperta di neve.

Non ha parole il deserto.

Le pagine bianche dilagano ovunque!

Scopro orme di capriolo sulla neve.

Lingua senza parole».

 

Tomas Tranströmer

 

* * *

Il Cerchio gravita intorno al Punto che è il suo Centro e dal quale non può prescindere. E mentre il Cerchio può essere disegnato, il Punto non lo può poiché non ha dimensioni e perciò è invisibile: il Punto c’è ma non si vede, tanto invisibile quanto imprescindibile. È vero che lo si può evidenziare, ma è proprio il (non)segno del “punto” che ne conferma l’a-dimensione e invisibilità, e, è bene ribadirlo, l’imprescindibile centralità. Il compasso può tracciare un cerchio visibile soltanto se si fissa al punto invisibile.

In Principio È il Punto, l’Origine, il Big Bang della dimensione ciclica spaziale-temporale e dei suoi contenuti, compresi tutti i pensieri e tutte le parole, quindi tutto il detto e lo scritto – tutta l’onomastica – nelle sue molteplici sfaccettature. Dal Punto si sviluppa la Linea, quindi il Piano e infine il Volume, dal latino VOLVERE avvolgere. Perciò il Volume è il Vuoto in cui, restandone avvolto, si manifesta l’Universo che è contratto nel Punto. Il Volume è il Silenzio, l’Infinito in cui   possono esprimersi i  pensieri e le parole. Il moto dell’Universo, come dei pensieri e delle parole che dis-corrono,  ha luogo nella stasi del Volume, a sua volta sviluppo del Punto.

 

Lucida ed evocativa – e abrasiva per i dipendenti dalla dialettica e perciò dalla concettualità e dall’onomastica – l’osservazione di Maurice Maeterlinck, di cui si propone una calma considerazione:

 

«Non appena le enunciamo, stranamente priviamo le cose del loro valore. Crediamo di esserci immersi fino al fondo degli abissi, e quando ritorniamo alla superficie la goccia d’acqua sulle pallide punte delle nostre dita non assomiglia più al mare da cui proviene. Ci illudiamo di aver scoperto in una caverna tesori meravigliosi, e quando ritorniamo alla luce del giorno non ne riportiamo che pietre false e schegge di vetro; e tuttavia, nell’oscurità il tesoro continua a brillare immutato».

Insomma, inutile ignorarlo, le parole spiegano un bel niente perché, in quanto «goccia d’acqua sulle pallide punte delle nostre dita», possono soltanto alludere a Ciò che vorrebbero ghermire e che invece «continua a brillare immutato» e Silente, schivo di ogni seppur raffinatissima e scrupolosa combinazione di parole (non ultimo il dogma) che non cessano di costituire un sipario tra Ciò che dietro vi si cela e la Coscienza: dato di fatto inconfutabile seppur inaccettabile da chiunque fa affidamento – arrestandovisi – sul pensato, sul detto e sullo scritto sino ad indentificarvisi. Ossia: si crede più a ciò che è scritto piuttosto che a Ciò di cui è scritto.

 

L’Unico Vero – e Liberatore – è  il tesoro che brilla «nell’oscurità» del Silenzio, del Punto che non può essere captato dalla flebile luce delle parole. Soltanto l’oscuro può captare, anzi farsi captare dall’Oscuro che brilla di Luce propria. All’occhio comune la Vera Luce sembra oscura, mentre ciò che è oscuro – il pensato, il detto e lo scritto – sembra luce.

 

Paolo ai Filippesi:

 

«Questo soltanto (io faccio): dimentico (obliscivens) di tutto ciò che ho lasciato dietro di me, mi lancio (extendes me) verso quello che mi sta dinanzi (ad destinatum persequor)».

 

Qui l’Apostolo dei Gentili dice chiaro e tondo di essere uno jaculator, cioè un praticante del tragitto apofatico che tutto dimentica e si lancia verso … il Punto, verso il Verbo che è il suo Destino.

 

In incipit, Tranströmer sintetizza zenisticamente quanto sopra con: «parole senza lingua», ovvero che non dicono nulla, e «lingua senza parole» che dice tutto. E che potenza apofatica in quel «non ha parole il deserto/le pagine bianche dilagano ovunque!»!

 

Anche il poeta giapponese Matsuo Bashō (1644-1694) lo riassume in un magistrale haiku, indigeribile per chi (rispettabilissimamente) si nutre di formule in cui “tutto quadra” tra fede e ragione e ne dipende:

«Tempio di Suma. Ascolto
un flauto che nessuno suona
nel bosco scuro d’ombre».

Ascoltare un flauto che nessuno suona: oltraggio al principio di non contraddizione (che può darsi solo nel relativo) per il quale se qualcuno lo suona il flauto suona, oppure se nessuno lo suona il flauto non suona. Affronto spudorato per una mente-mosaico (rispettabilissima) ove ogni tassello è al suo posto: ah! … che bello vivere “in sicurezza”!, come recita il mantra più popolare di questi tempi.

 

Come si vede, Tranströmer e Bashō non … si perdono in chiacchiere. Non sono interessati alle effimere «gocce d’acqua sulle pallide punte delle dita», che inesorabilmente asciugano e vengono rimpiazzate da altre effimere gocce, per un continuo ritrovarsi fra le mani, tornando a Maeterlinck, «pietre false e schegge di vetro».

 

E c’è anche Antonio Prete:

 

«Avverto … un grande turbamento

davanti all’abisso

che separa il nome dalla cosa,

la fissazione visiva di una stella

dal vortice fiammante del suo corpo»,

 

e Antonia Pozzi:

 

«Sempre così,

smisuratamente perduta

ai margini della vita reale».

 

In Principio È il Punto, il Centro, il Verbo, l’AlfaOmega da cui non si può prescindere: «chi non raccoglie (congregat) con Me, disperde (spargit)».

Chi prescinde dal Punto, che tutto raccoglie in nuce – «tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste» –  non può che disperdersi. Ma queste restano solo parole se la Coscienza, lasciandosele alle spalle (obliscivens), non si slancia (extende) verso il Punto, il Centro, il Verbo che  la magnetizza e la raccoglie in Sé.

Il Principio, il Punto, il Centro, il Verbo, è la Parola Muta, cioè pre-creativa,  massimamente contratta in Sé nella sua infinita potenza. È la Parola di cui l’Uomo, da sempre, pensa, parla e scrive con formule e definizioni le quali, però, scendendo e moltiplicandosi nello spazio e nel tempo, non possono che essere relative e perciò soltanto allusive ad Essa. Nessuna molteplicità di parole può cogliere e tantomeno trasmettere la Parola Muta che è Una, poiché nessun relativo può cogliere l’Assoluto, come nessun movimento può cogliere l’Immobile e come nessun effetto può cogliere la Causa, sicché per assimilarsi, anzi per farsi assimilare dalla Parola Muta occorre farsi muti; per farsi assimilare dall’Immobile occorre farsi immobili; per farsi assimilare dalla Causa occorre farsi causa; per farsi assimilare dal Punto occorre farsi punti, cioè vuoti, astraendo (per apofasi) dal relativo psico-fisico, che, lo ricordiamo, dipende dall’Assoluto, cioè dal Punto, e non può che rapportarvisi con il proprio limite irriducibile, sicché l’apofasi è perforazione di tale limite: l’azione dello Jaculator.

 

Ecco allora che pensando e parlando, e scrivendo e leggendo (proprio come adesso!) si scende nella dimensione ciclica temporale-spaziale che con i suoi contenuti orbita – può soltanto orbitare – intorno alla Parola Muta che è il Punto, il Centro, il Verbo, ovvero l’Assoluto, termine quest’ultimo che dice Impensabile e Indicibile: ab-soluto significa «sciolto da», ossia libero e liberatore in quanto Primo Vero: «la Verità vi farà liberi». Liberi dallo spazio e dal tempo, dalla relatività dei pensieri e delle parole, dalle definizioni e dalle formule, quindi padroni e utilizzatori di esse secondo opportunità, dato che non di rado è meglio tacere, virtù del tutto sconosciuta soprattutto al giorno d’oggi.

 

Saggiamente e quasi pitagorico Nietzsche:

 

«Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare e si impara a parlare».

 

Siracide, attualissimo vista l’orda di parlatori a getto continuo che infestano i media:

«Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua».

 

Ora, che ne è della Pura Coscienza in questa discesa nello spazio e nel tempo? Di questa Eterea Sostanza Immortale ad immagine e somiglianza della Parola Muta per la quale l’Uomo è un essere assolutamente libero dalle contingenze spazio-temporali? Di questa Integrità che trascende il dis-integrato, cioè il molteplice nello spazio e nel tempo? Di questo Specchio terso che tutto rispecchia senza esserne contaminato?

In “Ombre delle  idee” Giordano Bruno osserva:

 

«Tutto ciò che è dopo l’uno è inevitabilmente molteplice e numeroso. Perciò,  tranne l’uno e primo, tutte le cose sono numero. Donde sotto l’infimo gradino della scala della natura c’è il numero infinito o materia; invece nel sommo gradino c’è l’infinita unità e atto puro. Pertanto la discesa, la dispersione e l’espansione avvengono verso la materia; l’ascesa, l’aggregazione e la delimitazione avvengono verso l’atto. Attraverso i numeri gli enti si rapportano a ciò che veramente è, o vero ente, come la materia attraverso l’abbozzo delle forme si rapporta alle forme».

Da notare: «l’ascesa, l’aggregazione e la delimitazione avvengono verso l’atto» ciè verso il Punto: processo apofatico per il quale la Coscienza astrae dal relativo che la occupa, così tornando al Punto, al Centro, con una conversione dalla «discesa, dispersione ed espansione».

 

L’Uno, l’«Atto Puro», il Punto si riflette in ogni singolo elemento del molteplice: ogni persona è una, ogni fiore o frutto è uno, ogni animale è uno, ogni pietra è una e via dicendo. Quindi, anche ogni parola è una poiché riflette la Parola Muta, ed è più prossima ad Essa che non una sequela di parole, una definizione, una formula, per non dire di una raccolta sistematica di definizioni e formule (tomi di centinaia, migliaia di pagine!) che, per riprendere Bruno, discendono, si disperdono, si espandono, diventano numero allontanandosi dall’Uno, dal Punto, dal Centro, dalla Parola Muta che è Suprema Sintesi e pertanto inesorabilmente fuori della portata di qualsiasi pignolesca analisi,  anzi dispersiva per sua natura.

 

Forse si potrebbe dire che basta il suono di una sola parola, che per la sua brevità fulmineamente scende nello spazio e nel tempo ed altrettanto fulmineamente se ne ritrae, per intuire il Silenzio che è il Punto, la Parola Muta, il Verbo, il Libero e Liberatore.

 

Non per nulla ne “La nube della non-conoscenza” troviamo che:

 

«Basta una diretta, nuda tensione verso Dio. Se vuoi contenere e riassumere questa tensione in una parola per poterla meglio ritenere, allora scegli una parola breve, di una sola sillaba, che è meglio di due perché più corta e più confacente all’opera dello spirito […] Questa parola sarà tuo scudo e tua lancia in pace e in guerra […] Con questa parola soffocherai ogni pensiero sotto la nube dell’oblio».

 

«Nuda tensione verso Dio»: perfetta indicazione dell’apofasi che è già preghiera, specialissima preghiera muta («lingua senza parole»), ove il mutismo – il tacere integrale – è tratto d’unione immediato con la Parola Muta.

«Questa parola sarà tuo scudo e tua lancia»: simboli del certame interiore, al cui riguardo risulta interessante un breve inciso su quanto nota Elémire Zolla:

 

«La teoria della preghiera monosillabica può ricordarci le esclamazioni magiche dei celti, le cosiddette loricae (corazze ndc)». Dunque, come corazza basta una sola parola!

 

E d’altra parte Maestro Eckhart, profondissimo:

 

«Se la sola preghiera che dirai mai nella tua intera vita è “grazie”, quella sarà sufficiente».

 

E già: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole»!

 

Scudo, lancia, corazza: simboli-strumenti del miles. Insieme alla spada:

«Katana wa bushi no tamashii» recita il detto samuraico: «La spada è l’anima del guerriero». Ecco il perché – prima e dopo l’addestramento – della rituale e rispettosa pulitura della lama con morbida carta di riso per evitare graffi e conseguente applicazione di olio ai chiodi di garofano: eh sì, la propria Anima, la propria Coscienza va preservata da ogni impurità e profumata come … la Vergine!

E già che siamo in tema cavalleresco, non sarà inutile notare che Artù e i suoi Cavalieri si riuniscono intorno alla Tavola Rotonda, simbolo non solo della nobile uguaglianza dei partecipanti, ma anche della comune convergenza verso il Punto quale Centro del Cerchio, che l’iconografia mostra come Santo Graal.

 

 

«Soffocare ogni pensiero sotto la nube dell’oblio»: impresa bellica vista l’orda agguerrita di pensieri – banali o colti che siano – galoppante  nella Coscienza inducendola ad identificarvisi ed a smarrire se stessa in quanto limpida, libera, in intima unione con la Parola Muta, con il Centro, con il Punto.

 

Nei tre cerchi in incipit sono sintetizzate le tre fasi del processo apofatico che lo Jaculator intraprende per il raccoglimento dalla di-versione e conseguente con-versione al Centro, che in questa occasione, per maggiore chiarezza di esposizione, è evidenziato con il cerchio più piccolo:

1) lo spazio-tempo nell’orbita tra il terzo cerchio esteriore ed il secondo è quello ove si crogiola – alla lettera! – l’io psicologico e fittizio che s’identifica con i contenuti spazio-temporali secondo il proprio soggettivo sentire. È l’orbita del “soltanto io”;

 

2) lo spazio-tempo nell’orbita tra il secondo cerchio ed il cerchio centrale – il Punto – è quello ove l’io crede o almeno sospetta che vi sia Dio, ma non riesce a liberarsi dei contenuti spazio-temporali ritenendo possibile una conciliazione tra i propri pensieri e Dio che non è nei pensieri, nelle parole, nelle definizioni  e nelle formule. È l’orbita dell’“io e Dio”;

3) il non spazio-tempo del Punto – della Parola Muta – è  quello ove l’io, liberatosi dai contenuti spazio-temporali e realizzato il Santo Silenzio e fattosi punto, può incedere nel Centro, nel Verbo che consacra la sua libertà ridonandole così la sua originalità, ossia la sua divina «immagine e somiglianza» nella teosi. È il Punto del “soltanto Dio”.

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99 commenti

  • Rolando ha detto:

    In Principio è il Punto.
    Forse sono matto anch’io caro IL MATTO.
    Ma devo rendere omaggio ad una donna, una grande studiosa: Clara Kraus Reggiani. Ben conosciuta.
    E adesso vengo al Punto del Principio.
    Forse l’intento di Filone Alessandrino con tutti i suoi scritti e specialmente col De Josepho non era quello di conciliare cultura ebraica (in ispecie il giudaismo) con la cultura ellenica: intento che la stessa studiosa Kraus dichiara “fallito” (“Un’ora tragica…” In Flaccum e Legatio ad Gaium). Ma di conquistare il Potere di Roma imperiale con una nuova dottrina religiosa: il Cristianesimo di cui getta il seme con tanto di firma, nello stesso vangelo secondo un tal Marco, di medesima provenienza, da parte di Simone di Cirene padre di Alessandro e Rufo, che aiutano l’ebreo Gesù a portare il patibolum addossatogli dagli odiati usurpatori e Padroni Romani.

  • Rolando ha detto:

    Troppo misterioso quest’Universo così come va. Devo guardarmi dai pericoli senza rinunciare a sfida alcuna!
    Soprattutto devo guardarmi da chi si dimostra molto interessato al mio bene e soprattutto al mio bene più grande: la cosiddetta “salvezza eterna” in nome di un Dio “vero”.
    Non è questione di furbizia soltanto, ma di grande prudenza!
    Ognuno lavora per il proprio interesse e… ubi amatur non fatigatur, si fatigatur labor ipse amatur, scrive un filosofo fatto anche santo.
    L’Apostolo, ancora prima, rincarava la dose quando scrisse che “a malapena pena si trova qualcuno pronto a dare la vita per un altro” e lui “sapeva” chi era costui!
    Faceva il commerciante di produzione propria!

  • il Matto ha detto:

    Adriana, ho detto “eretico” perché chi si spinge dentro e ne riesce anche con una sola virgola diversa dal già stabilito suscita immediatamente l’anatema dei farisei. Gli “eletti” sono fatti così, malgrado debbano constatare il loro fallimento.

    • Adriana 1 ha detto:

      Come immaginavo. Grazie dell’attenzione.

    • Rolando ha detto:

      Sì, sì, carissimo IL mio MATTO, ma è quel termine lì: “eretico” che viene usato secondo “una” verità e per di più venuta dopo! In origine il termine vuol significare solo e soltanto “una scuola di pensiero” e Filone Alessandrino, insospettabile da questo punto di vista, lo documenta molto bene.
      Occorrerà l’avvento della scuola dottrinale di pensiero cattolica (universale?) cristiana romana per far cambiare la semantica del termine “scuola” in “scuola eretica cioè eresia” riferendosi a qualsiasi altra scuola di pensiero che non si rifacesse, conformasse o confessasse come Roma cattolica cristiana, la sola via, la sola verità, la sola vita. La sola universalità!
      “Non può aver Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre” scriveva un grande Padre molto prima del grande vicendevole strappo tra Oriente ed Occidende cristiano. Cui ne seguì, mezzo millennio dopo, un altro altrettanto deleterio che conformò tutto il grande (!) Occidente satanico, di cui i “prediletti” si lamentano.
      Ma venne il Concilio super ad insegnare, badate bene: non dogmaticamente! che un po’ di verità del Verbo è in tutti i cuori umani.
      Ma che dilezione! Incredibile dictu!
      Nell’immensità dei Cieli infiniti, forse, il Dio sorride….

  • il Matto ha detto:

    Rolando,

    come di dice: “Le chiacchiere stanno a zero”. E vale per tutti.

    Posso solo dirti che per “trovare” la Mente occorre lasciar andare la Mente.

    Ma pure queste restano chiacchiere della Mente, se la Mente non le lascia andare.

    LET IT BE, canta John Lennon …

    • Rolando ha detto:

      D’accordo, carissimo.
      Non si può non lasciar fare!
      C’è chi tenta di condurre! Ma invano!
      Unicuique faber fortunae suae. Il destino è segnato: “patendo conoscere”.

    • Rolando ha detto:

      Corrige, corrige, corrige. Si tratta di mistura affrettata!
      Unusquisque faber fortunae suae.
      Unicuique suum non praevalebunt.

  • il Matto ha detto:

    Rolando,

    “Monodonia e polifonia…, ma dov’è l’auditorium?”.

    E dove vuoi che sia se non NELLA MENTE?

    • Rolando ha detto:

      E….porca miseria! Dimmi dov’è la mente!!!
      Suvvia! Altrimenti non usarla più questa parola perché uno, forse più matto, non sa dove abbia i confini.
      In quali cellule del mio organismo in evoluzione posso rintracciarla.
      Fin che non la rintraccio sono matto. Una volta rintracciata sono un grand’uomo perbacco!

      • il Matto ha detto:

        Vorrei cercare e trovare ciò che già sei? Ah … questa Mente che confonde la Mente!

        • Rolando ha detto:

          Ah, sarei come quel vecchio che cerca il cappello da mettersi in testa e che “già” ha in testa?
          E sia. Ma se non so d’averla in testa, quale mente mi dice d’averla in testa?
          Non posso certo usare la tua, se neppure so dove e cosa sia la mia!

        • Adriana 1 ha detto:

          Caro il Matto,
          si potrebbe anche affermare che la Mente è quella matrice universale di cui si nutrono, attraverso le generazioni, tutti i bipedi della terra, senza averne contezza. Così, dato un affettuoso bacino a Jung, la lasciamo fare e non ce ne preoccupiamo più…a meno che tu non voglia indagare tutti i misteriosi percorsi dell’amigdala. 😊

          • il Matto ha detto:

            “Indagare”: molto interessante …

            Cito l’etimo: da INDU/ENDO: entro, e AGARE/AGERE: spingere.

            Spingersi dentro … dove? Molto interessante … ed eretico
            😄

          • Rolando ha detto:

            Carissimo IL MATTO…. spingersi….dentro non è mai stata un’eresia! E se lo fosse, gli autentici eretici sono proprio quelli che si spingono….dentro il pensiero di Dio e osano definire ciò “sacra rivelazione”. E la mettono per iscritto e la spiegano con la divina tradizione orale: ” in scriptis et non scriptis traditionibus ” recita il dogma tridentino.
            C’è un Universo in cui spingersi….dentro! senza presumere di togliere il velo al Dio come recitava la scritta sul frontone del Tempio a Sais nel delta del Nilo.
            Spingiamoci dentro senza timore. Da qualche parte si esce. Non c’è dentro senza fuori!

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro il Matto,
            eretico? perchè? Devo supporre che venga detto ironicamente.

  • il Matto ha detto:

    Adriana carissima,

    fai bene a partecipare, non direi “intrometterti”, allo scambio, non direi “diatriba” o “duello” visto che sul piano dialettico non può darsi mai alcun vincitore. Se partecipi vuol dire che gli argomenti trattati ti interessano e quindi … porta aperta e benvenuta!

    La mia “disinvoltura” è dovuta unicamente alla PRASSI APOFATICA che mi permette di esporre quello che espongo. Dunque non per sentito dire o per averlo letto.

    Pertanto, Platonismo e Plotinismo, di cui non sono per niente un profondo conoscitore, Condillac e Cadelron de la Barca, dei quali non ho mai letto nemmeno una riga, e la Fisica Quantistica di cui conosco quasi niente entrano a mia insaputa nella mia esposizione, ossia per pura (ma interessante!) coincidenza.

    E’ un fatto che la vita umana “parte” dalla vita dei sensi che forniscono alla Mente i dati che poi vengono dalla medesima selezionati ed elaborati. Non c’è nozione o immagine che non venga acquisita dalla Mente attraverso i sensi. Pertanto il mondo esteriore entra nella Mente che lo riflette e perciò lo ri-crea. Ma … come lo ri-crea? Così com’è, o come lo vede in quanto condizionata dall’io psichico quale accumulo di nozioni, esperienze, idee fisse e passioni?

    Senza il colle su cui si trova col CORPO, senza la siepe che VEDE precludergli lo sguardo, e senza il vento che ODE stormire tra le piante, Leopardi non avrebbe mai potuto comporre L’infinito. Ovvero “risalire” dal Relativo all’Assoluto, che sono sì distinti ma non separati. Anzi, il Relativo è il “trampolino” verso l’Assoluto.

    Ossia: è proprio ciò che percepisce con i sensi che gli permette, per così dire, di fare il salto: “e mi sovvien l’eterno”, affermazione la cui modalità soltanto lui sa e che è incomunicabile, ciò valendo ancor di più per l’apofaticissimo “così in questa immensità s’annega il pensier mio”. Come se dicesse: “scompare tutto quello che so”.

    Ed è chiaro che nell’annegamento del pensiero, annegano anche l’io psichico, la diatriba, il duello e perfino lo scambio.

    SILENTIUM.
    🌸

    • Rolando ha detto:

      Carissimo IL MATTO, ma perché scrivi queste parole con tanta precisione e chiarezza:

      “E’ un fatto che la vita umana “parte” dalla vita dei sensi che forniscono alla Mente i dati che poi vengono dalla medesima selezionati ed elaborati. Non c’è nozione o immagine che non venga acquisita dalla Mente attraverso i sensi.”

      E non sai dirmi dov’è la mente!
      Anzi rincari la dose con una parola “vita” di difficile definizione anche per la NASA!

      • il Matto ha detto:

        Carissimo, non ti sembra di esagerare con questo tuo insistere sui significati delle parole. Tu che sciorini a getto continuo citazioni e commenti zeppi di parole. Vuol dire che conosci il significato di ogni parola che scrivi e ti trovi in difficoltà davanti alla parola “vita”?

        • Adriana 1 ha detto:

          Caro il Matto,
          probabilmente non è da escludere che la parola ” vita” ( da vivus ) derivi dal sancrito Ayu, a sua volta derivato dal “in gatau” che significa il movimento, soprattutto quello di allontanamento e di CAMBIAMENTO , comprensivo dell’adattamento. E’ sempre interessante scavare nell’origine delle parole. 🤗

          • Rolando ha detto:

            Carissima Adriana1…..
            è da quasi sempre quello che da me stesso vado pensando: “movimento”. Poi ho riscontrato che questa idea di “movimento” è anche la prima caratteristica inderogabile per incominciare a tentare una definizione, inevitabilmente incompleta di “vita”.
            Poi mi sono imbattuto in questo scritto di Platone che addirittura documenta che θεός deriva da θέειν presente infinito attivo di θέω (= corro, mi muovo. Cratilo 397D.)
            Intervieni ancora Adriana perché siamo qui come persone che sperimentano cercando e persone che cercano sperimentando.
            E penso che in ciò costituisca il mirum del “nostro” mistero.
            “Fatti non foste a viver come bruti,
            ma per seguir virtute e canoscenza” scrive il gran Padre Dante. Ciao.

        • Rolando ha detto:

          Non davanti alle parole, “flatus vocis”, carissimo IL MATTO mio, mi trovo in difficoltà, ma davanti a ciò che ognuno “intende” col loro uso. Davanti cioè a quell’immagine/pensiero che il mio fisico processa, unico nel suo genere e nelle sue forme, ed elabora ed osa infine mettere a confronto con le immagini/pensiero tràdite dalle medesime parole però, processate, ed usate da altra/e persona fisica.
          Le parole sono come le note musicali per Mozart: “merde di mosche” (Da una lettera al padre).
          Ogni corpo fisico elabora informazione in modo unico.
          Quanto alla parola “vita” poi, la NASA ha elaborato questa definizione: “La vita è un sistema chimico autosostenibile ed autoreplicante, in grado di sottostare alle teorie evolutive di Charles Darwin”.
          Ovviamente questo assioma non mi soddisfa del tutto, come invece per altri, forse, il dogma confessionale [salvo il virus del relativismo che non risparmia nessuno, come ebbe a dire il superpontefice BenedettoXVI!]. Ma continua a farmi pensare.
          “Tutto ciò che le cose viventi fanno si può comprendere in termini di movimenti ed oscillazioni di atomi” (Richard Feynmann). E ancora: “Ciò che non posso costruire, non lo posso capire”.
          “Sebbene sia noto e riconosciuto da tutti che [lo zigote e successivamente morula e] il feto abbia origine e nascita dal maschio e dalla femmina ed il bambino esca dal corpo della madre, né la scuola medica, né la mente eccelsa di Aristotele hanno tuttavia chiarito come uno spermatozoo riesca a fecondare l’ovulo” (William Harvey 1653).
          Il corpo umano adulto, media 70 kg, è costituito da 7•10 alla 27ma atomi di 34 elementi tra i 118 della tavola periodica di Dimitry Ivanovic Mendeleev, ecc…ecc…
          La vita non è una prerogativa dell’uomo, che sa tuttavia fantasticare “eidola” (viste da Ulisse agli Inferi, secondo la poesia di Omero!), ma non sa “quanto spazio ci sia là giù in fondo”.

          • Rolando ha detto:

            Anzi, sono certissimo, ne ho le prove, che anche i cani sognano. E cosa sognano se non immagini? Proprio come noi umani, salvo che la loro lingua che è il latrare, l’abbaiare, il mugulare…
            E forse quando, e se, sognano il loro padrone potrebbero sognare anche il suono del loro nome usato dall’amato padrone.
            Come sono meravigliose, o Dio, le tue creature! Solo l’uomo con tutta la sua supposta intelligenza e perfino fede arriva a credersi padrone della Natura ed a dominarla, cioè distruggerla e violentarla per la sacra fame dell’oro, suo unico valore. Potente Dio di ogni autorità investita di Potere.
            Dominare il verbo caratteristico delle prime pagine di Genesi!

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Rolando,
            infatti da Democrito a Platone, da Lucrezio a Feynman siamo in presenza di un’orbita che gira su se stessa…o dell’Ouroboros che si mangia la coda.

    • Adriana 1 ha detto:

      Si arriva alla “mente- ancora assai misteriosa- attraverso i sensi… Infatti, ciò che “rimprovero” a Condillac è l’aver considerato quello dell’olfatto un senso inferiore agli altri…probabilmente perchè è quello che più ci apparenta ai “colleghi” animali. Per fortuna Patrick Susskind ha scritto : “Il profumo” che ne riabilita la funzione e la possanza.
      Grazie del benvenuto: significa che non sei stato preso dalla, assai diffusa, misoginia monolatrica.
      P.S. il termine “duello” non lo trovo disdicevole per due onorevoli cavalieri della mente che cercano di pensare con la propria testa senza limitarsi alla copiatura di quelle frasi
      dei sacri testi che possono sembrare in apparenza quelle più “rispettabili e convenienti”…”Ah, gran lealtà dei cavalieri antichi! ” (L. Ariosto)

      • Rolando ha detto:

        Carissima Adriana1…..
        Patrick Susskind !….. Ecc…
        L’olfatto… nell’uomo una piccola estensione di cellule non più grande di un minuscolo francobollo!…
        Eppure così importante!
        In Natura gli animali ci superano quanto a metri di misura sensoriali. Nella scala delle misure, all’uomo sfugge l’immesamente piccolo (1-10) e l’immensamente grande (40-43). Tra l’11-39, più o meno, “misura” l’uomo con i suoi sensi. L’uomo non sa calcolare come il cane quando apre la bocca per prendere al volo il cibo! Il cane, in questo caso, sembra essere meglio “informato” in Natura: conoscerla meglio questa informazione!
        Tuttavia non mi beo mai a sazietà dell’inebriante profumo della tuberosa!
        Te la offro. Ciao.

      • il Matto ha detto:

        Chugi: dovere e lealtà del Bushi 😀

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro il Matto,
      aggiungo che, fin dai tempi di scuola, “L’infinito” di Leopardi mi sembrò potesse esser stato scritto dal “Vecchio Bambino”, ossia da Lao Tzu.

  • Rolando ha detto:

    Corrige: pammeteira thea!

  • Rolando ha detto:

    8 marzo.
    “Viva le Donne, viva il buon vino, sostegno e gloria d’Umanità!” (Da Ponte, musicato da Mozart in “Don Giovanni”).
    W la pammeteria thea: la Dea Madre di Tutto!
    “Di sprezzo degno se stesso rende chi pur nell’ira la donna offende!” (La Traviata).

  • Adriana 1 ha detto:

    immenso

  • il Matto ha detto:

    E dai Rolando! Come fai a dire che non sai cosa stai creando?

    Il mondo di concetti e immagini che continuamente evochi non è una tua creazione? SE non lo sai vuol dire che non ne sei CONSAPEVOLE.

    E qui torniamo alla MENTE CHE TUTTO CREA. Ma è meglio dire RI-CREA poiché essa no fa che Elaborare in continuazione ciò che apprende attraverso i sensi. Tu citi un Papiro perché la tua vista te lo ha permesso, per fare un solo esempio.

    Chiaro che ciò vale per chiunque. Ognuno, nessuno escluso, ri-crea il “suo” mondo che è solo “suo”.

    Quindi vale anche per me, che però, da Matto, mi son dato ad apofatizzare la “mia” creazione poiché c’è Qualcosa che IN ESSA mi attrae. La MENTE che ri-crea è la medesima che si sente attratta da ciò che IN ESSA è oltre ogni sua ri-creazione.

    La musica è sempre la stessa: TUTTO ACCADE NELLA MENTE.

    • Rolando ha detto:

      Carissimo IL MATTO,

      “E dai Rolando! Come fai a dire che non sai cosa stai creando?”

      Non conosco la creta che utilizzo per formare qualcosa. Non so dove origini intenzionalità in me per scegliere e formare alcunché. La mente è solo una parola senza consistenza; e sicuramente non è la sede dell’intenzionalità. Forse intenzionalità scaturisce da ogni singola cellula del corpo.
      Quand’ero liceale chiesi al professore di fisica a proposito del pene che “si metteva in marcia” indipendentemente dalla mia intenzionalità e spesso a dispetto di essa perché ciò accadeva!
      La risposta fu un sorriso maschile comune. Oltre ovviamente la debita spiegazione in materia e… col resto (che non spiega!).

      “La musica è sempre la stessa: TUTTO ACCADE NELLA MENTE.”

      Monodonia e polifonia…, ma dov’è l’auditorium?

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro il Matto,
      perdona se mi intrometto in questa diatriba ( o duello ) assai affascinante, ma vorrei capire meglio che cosa tu intenda con queste ultime tue affermazioni.
      Rolando, anche se con modalità indiretta, ti aveva risposto in maniera socratica, ossia con il: “So di non sapere”, con il quale si azzerano le costruzioni- gli edifici intellettuali e dottrinali innalzati in precedenza- in attesa- presumo- che tu gli dessi modo di comprendere approfonditamente il tuo pensiero- o non/pensiero- “creativo”. Ebbene: lasciami dire che il tuo modo di “rilanciare” mi lascia alquanto perplessa. Mi sembra che tu trascorra- alquanto disinvoltamente- da un’idea dell’Assoluto platonica e plotinica ( con annesse Idee/modello iperuraniche ) ad un sensismo alla Condillac, alla Fisica Quantistica per cui è unicamente l’osservatore che influenza la realtà -che di per sé non esisterebbe- finchè, appunto, non si intrometta un osservatore che ne caratterizzi i “salti quantici”. Siamo alla ” Vida es sue(g)no ” di Calderon de la Barca?, oppure la sua natura in pienezza consiste esclusivamente nell’eroico (e un pochino incosciente) volo di Icaro (che fa il paio con quello di Fetonte)? A buon risentirci 💞.

      • Rolando ha detto:

        Ah! Calderon de la Barca!
        Ciao Adriana carissima. Ma dove origina intenzionalità in ciò che chiamo “io”? Se anche una piccola cellula di cui sono composto può dar”mi” immortalità o morte come una cellula meiosica (spermatozoo) o una cellula cancerogena? Egualmente cellule immortali!

  • Rolando ha detto:

    Lo Jurodivji, il Folle, chiede allo zar Boris Godunov: “I ragazzi mi hanno rubato un copeco; ordina di sgozzarli, come hai sgozzato il piccolo zarevic”.
    Interviene Sujskij: “Taci, idiota! Arrestatelo!”. Lo zar, trattenendo Sujskij con gesto imperioso, ordina: “Non toccatelo!” e rivolto al Matto, aggiunge: “Prega per me la Madre di Dio!”.
    Lo Jurodivij risponde: “No, Boris! Non si può Boris! Non si può pregare per il re Erode! La Vergine non vuole.
    Sgorgate, sgorgate, lacrime amare….”
    Sgorgare per i troppi Erode, il cui Potere viene da Dio, secondo l’Apostolo nella lettera ai Romani, 13,1: “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite, poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio”. Ecc…
    Anche quelle che ordinano di rapire e uccidere i bambini, in nome di tale autorità da Dio, in agguati e in guerra aperta!
    No! No! Non si può pregare per le Autorità da tal Dio! Così la pensano i Folli.
    Ogni massacro [massa – sacra] è una sconfitta ed una empietà per l’Umanità.

    • Rolando ha detto:

      Val, forse, la pena specificare bene bene che il termine εξουσια usato dall’apostolo nella lettera ai Romani capitolo13, 1 e il termine εξουσιαν (nel complemento diretto) messo dall’evangelista Giovanni in bocca a Gesù come risposta a Pilato, sono identici ed esprimono la stessa idea, la stessa cosa. Ed è usato in chiaro contesto politico.
      Paolo dice di star sottomessi alle autorità “perché non c’è autorità se non da Dio”.
      Pilato che incarna l’autorità usa il medesimo termine εξουσιαν (potestatem)[Gv19,10] e Gesù gli risponde a tono col medesimo termine εξουσιαν, dichiarando solennemente che Pilato non avrebbe questo Potere se non
      gli fosse dato “desuper”/”άνωθεν” dall’Alto. Chiaro: dal Dio supremo, EL ELYON.
      Non scomodiamo il vescovo cattolico Marcantonio De Dominicis quanto ad AUCTORITAS ET POTESTAS, già tormentato dell’Inquisizione Santa!
      Non accorre capire, basta “sentire”.

  • Adriana 1 ha detto:

    Che? Fare

    • il Matto ha detto:

      Che fare?
      Io lo so da me.
      Tu lo sai da te.
      Rolando lo sa da sé.
      Stilumcuriale Emerito lo sa da sé.
      OGNUNO lo sa da sé.
      E ciò è chiarissimo dalle parole che OGNUNO dice o scrive.

      • Adriana 1 ha detto:

        Pensa, carissimo, che quell’incongruo “che? fare” era soltanto un mezzo casuale per entrare nell’arena dei lettori/scrittori e poter leggere le loro opinioni. 🙄

  • il Matto ha detto:

    ADRIANA,

    non so (per ora😄) quali possibilità abbiano gli invalidati fisici e/o mentali per meditare/contemplare. Certamente di tratta di un tema assai scottante le cui implicazioni sono insondabili. A me piace pensare che anche per essi una “scappatoia” ci sia, con buona pace … dell’Elohim.
    Per intanto, visto che ne ho la facoltà, continuo nella disciplina nipponica del “tai zukuri”: costruire il corpo.

    ROLANDO

    «Dio non ha creato. Dio sta creando».
    Certamente, ma intanto … tu cosa stai creando?

    • Rolando ha detto:

      Al caro IL MATTO… che mi scrive:

      “ma intanto … tu cosa stai creando?”

      Tu pensi, per caso, che io lo sappia? Non sarei un altro “MATTO” tra gli innumeri privilegiati!!
      E poi, suvvia, se c’è un verbo, secondo il mio parere, che cova in sé non solo mancanza di significato alcuno, ma pura empietà e perfetta irrazionalità, questo è proprio il verbo “creare” inteso “dogmaticamente” [???] come un “originare” qualcosa dal nulla!
      Non farmi procedere!…. A ben oltre ottantanni sto ancora “masturbandomi”. Proprio come scriveva di sé Nikolaj Vasil’evic Gogol, autore, tra l’altro, del romanzo “Le anime morte”.
      “Visi sunt autem oculis insipientium mori
      Illi autem sunt in pace”.
      Sto osservando una lucertolina che sta illuminando il sole….

    • Rolando ha detto:

      Indirettamente ad Adriana1

      “non so (per ora😄) quali possibilità abbiano gli invalidati fisici e/o mentali per meditare/contemplare. Certamente si tratta di un tema assai scottante le cui implicazioni sono insondabili. A me piace pensare che anche per ….”

      Quando io nella mia dolorosa esperienza di malattia, non ero io bensì un altro io, anche quest’altro io sperimentò possibilità: e che possibilità!
      La cosa nefanda è che corrisponda a verità che l’EL YHWH rigetti da sé le creature difettose, non voglia sacerdoti gobbi, storpi, ciechi o privi di un perfetto membro sessuale maschile. Ecc…
      Ma anche questo, per me, non è un problema, perché non è il Dio che parla, ma l’uomo di Potere e di forza bruta, razzista, che da sempre mette queste parole in bocca a Dio.
      Dio non ha nemici. “Ab homine iniquo et doloso erue me”, recita il salmo. Quindi l’uomo sa che dev’essere l’uomo stesso a guardarsi dall’uomo e per questo pensa che il Dio gli ingiunga di pregarlo. Più chiaro di così!
      Ma poi… cosa mai di così male potrebbe farci un altro uomo, se anche lui muore e come tutti “inter fecem et urinam” nasce?!
      Qualcuno ha scritto che per Natura si nasce tendenzialmente buoni oppure cattivi (io direi meglio: meno buoni!) , ma sicuramente occorre una dottrina religiosa per rendere cattivi anche i buoni!
      Basterebbe solo pensare quanto le diverse culture religiose abbiano ostacolato i matrimoni nel corso della Storia umana tra giovani amanti naturalmente spontanei di opposte credenze! Storia di una enorme vergogna che trova l’apice della inumana crudeltà proprio nel comando di Esdra del Dio della bibbia.

      • Adriana 1 ha detto:

        🧡

      • Rolando ha detto:

        A proposito di queste mie parole, già amaramente espresse in un mio intervento del 6 marzo, frutto della mia ferrea convinzione:

        “Basterebbe solo pensare quanto le diverse culture religiose abbiano ostacolato i matrimoni nel corso della Storia umana tra giovani amanti naturalmente spontanei di opposte credenze! Storia di una enorme vergogna che trova l’apice della inumana crudeltà proprio nel comando di Esdra del Dio della bibbia.”,

        mi è venuto per puro caso, adesso, tra le mani il libro di Mimmo Muolo “Don Ernest Simoni” sul quale lo stesso cardinale in un incontro avuto con lui, mi aveva scritto un suo pensiero personale e sul quale io scrissi queste precise parole: ” Il fatto più emblematico di tutto il libro e che può insegnare ancora tanto a papi Francesco di qualsiasi religione ed a dittatori e politici di qualsiasi ideologia sta tra pagina 110-111″
        “Sopra un camioncino c’erano i cadaveri di un ragazzo e di una ragazza, sicuramente non ancora ventenni. Li avevano legati con del filo spinato e buttati sul cassone per mostrarli a tutti. La loro colpa era solo quella di amarsi e volersi sposare. Purtroppo per loro uno era musulmano e l’altra era cristiana. Così le famiglie si erano fermamente opposte al matrimonio.”
        Le dottrine religiose si oppongono all’amore umano tra gli abitanti dell’Universo, amore che solo può darci la forza a superare ogni altra difficoltà e riconoscerci coinquilini della medesima casa! Questa la reale verità!

  • Rolando ha detto:

    Caro IL MATTO.
    Ancora una considerazione, ancora un pensiero scaturito da queste tue parole:
    “L’Uno, l’«Atto Puro», il Punto si riflette in ogni singolo elemento del molteplice: ogni persona è una, ogni fiore o frutto è uno, ogni animale è uno, ogni pietra è una e via dicendo. Quindi, anche ogni parola è una poiché riflette…”
    In una nota, Arrigo Boito, lavorando attorno alla sua opera “Mefistofele”, spiega come lui interpreta queste parole di Goethe (Faust I, v.1237): “Im Anfang war die Tat”. Tat solitamente tradotto con Atto o Azione dai traduttori francesi e italiani, Boito lo traduce con “Tutto” cioè con ciò che viene fatto. Chiaro che per tanti la sua scelta può tradire anche un panteismo lontano dalla concezione di Goethe, ma esprime, secondo il mio parere, un’intuizione molto più profonda. Cioè un atto creativo perenne, senza inizio e senza fine. Senza tempo. Percui chiedersi cosa facesse Dio prima di creare, è semplice non senso, inutilità. Così come la risposta: l’inferno per i curiosi. E così si potrebbe anche intuire nel suo senso genuino il verso:
    “Già l’opra del male distrugge
    Iddio col suo stolto perdon!”. (Mefistofele. Epilogo).
    Tremenda e grottesca chiave di ogni teatralità dualistica, implicita già in Isaia 45,7. Il Principio Assoluto di Tutto è il Principio Ineffabile Infinito Unico di Tutto.

  • Rolando ha detto:

    Caro IL MATTO, mi sembra di intuirti…. per questo mi vien spontaneo porti certe domande.
    “in quanto Jaculator ancora non ho …”
    Sembra che neppure il Dio abbia ancora terminato di….creare.
    Emitte spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae!
    “Tre sono tutti gli dei,
    Amon, Ra e Ptah, che non hanno l’eguale.
    Il suo nome è nascosto in qualità di Amon.
    Egli copula con ciò che egli ha afferrato.”
    Così un antichissimo salmo religioso egizio.
    Vi è espressa una trias: Ra, il figlio di Amon, il Verbo, la Sapienza; Ptah, soffio, respiro, fuoco, lingua.
    Quanto a “Egli copula con…”, il pensiero espresso è un chiaro riferimento alla masturbazione del Dio demiurgo, attraverso la quale attività diede inizio alla creazione, così come viene descritta nei Testi delle Piramidi (Pyr. 1248): “Egli (=Atum) prese il suo pene nel suo pugno e fece una dolce eiaculazione da esso, e i gemelli, Shu e Tefnet, nacquero “.
    Dio non ha creato. Dio sta creando.

  • il Matto ha detto:

    Caro ROLANDO,

    a proposito di ίσχυρός ti chiedo scusa in anticipo poiché non so che dirti, dato che in quanto Jaculator ancora non ho … fatto Centro. Il mio viaggio attraverso la nebbia dei pensieri e delle parole – la nebbia della mente nella mente – non è compiuto. Certo qualche sprazzo di luce mi incoraggia nell’impresa e questo, per me, è ciò che conta. E se l’impresa riuscirà o meno non è nelle mie preoccupazioni: il futuro è un’immaginazione ed io sono vivo oggi, e non posso volare che oggi. Non posso volare né domani né ieri.

    Il pensare e parlare per sentito dire – da chiunque sia pensato, parlato e scritto – mi interessa sempre meno, non per disprezzo, s’intende, ma perché ne percepisco l’appartenenza ad altri: è mia esigenza incoercibile pensare, parlare per quel che posso constatare direttamente, ciò che mi permette di non aprire bocca e dare fiato ripetendo … ripetendo … ripetendo … ciò che non è farina del mio sacco.

    Non ritengo di dover essere una fotocopia, ma l’originale foglio bianco su cui scrivere liberamente la mia storia che oggi e soltanto oggi posso scrivere.

  • Rolando ha detto:

    Che Dio voglia che tu lo pensi e non che un altro tu lo pensi per te? Voglia esattamente ciò che solo è possibile.
    Scambiarsi idee in merito. Ma sempre amare con i fatti, non con parole.

  • Rolando ha detto:

    Caro IL MATTO.
    Sembra proprio che YHWH venga da Oriente (Dt33,2).
    Ed è assodato che ad elaborare e sostenere il concetto dell’unicità del “tho theion” (del Divino) furono gli Stoici antichi greci, non la bibbia ebraica! (Politeista documentata).

  • il Matto ha detto:

    Caro Fratello ROLANDO,

    mi chiami ad una spiegazione impervia che supera la mia capacità di esposizione. Comunque ci provo, premettendo che dovrò servirmi di giochi di parole e cantasilene, poiché forniscono l’unica possibilità di balbettare di ciò che soltanto una prassi apofatica può davvero far intravedere, facendo cadere qualche velo, se non proprio tutti e sette.

    Ti butto fuori di “te”? So cosa dici perché da decenni mi … sto buttando fuori di “me”. Ma cosa sono questo “te” e questo “me”, e per ciascuno questo “io”?

    Preparati.

    Dal momento che TUTTO ACCADE NELLA MENTE, questo “te”, questo “me, questo “io” è … LA MENTE.

    Lo scrittore è LA MENTE, il lettore è LA MENTE;
    il parlatore è LA MENTE, l’ascoltatore è LA MENTE;
    chi ricorda è LA MENTE, chi immagina è LA MENTE;
    chi decide è LA MENTE, chi non decide è LA MENTE;
    chi crede è LA MENTE, chi non crede è LA MENTE;
    l’erudizione è DELLA MENTE, l’ignoranza è DELLA MENTE e via dicendo (è LA MENTE che dice “e via dicendo”).

    E chi è che questo “buttafuori”? LA MENTE.
    E chi è che è buttato fuori? LA MENTE.

    E chi è lo Jaculator che si lancia apofaticamente nel vuoto: LA MENTE.
    E cos’è questo vuoto (questo abisso)? LA MENTE.

    TUTTO ACCADE NELLA MENTE perché è VUOTA.

    Sfido chiunque ad affermare che ci sia anche una sola eccezione al fatto che TUTTO ACCADE NELLA MENTE: infatti, chi farebbe questa affermazione, e chi ne fornirebbe la prova se non LA MENTE? E neanche la fede sarebbe una prova perché, come già osservato sopra, essa non può darsi che con LA MENTE: ciò che si crede è NELLA MENTE.

    Il dramma sta nel fatto che LA MENTE inganna LA MENTE che (ecco il “me”, il “te” e l’“io) s’identifica tout court con gli accadimenti che sono forme è intrappolano LA MENTE che non è fatta in nessun modo, non ha forma (il vuoto non ha forma), la sua realtà è l’assenza perché è vuota ed è la presenza perché permette gli accadimenti che sono … vuoti, o impermanenti che dir si voglia.

    LA MENTE NON LA PUOI TROVARE PERCHÉ GIÀ LA SEI.
    TU SEI LA MENTE, PERCIÒ DIO NON LO PUOI CERCARE AL DI FUORI DI TE.
    DIO NON PUÒ ESSERE CREDUTO E CERCATO SE NON DALLA MENTE E NELLA MENTE.

    Concludendo: dopo che LA MENTE ha letto quanto sopra, scritto DALLA MENTE, buttalo via CON LA MENTE, se no LA MENTE resta ingannata DALLA MENTE.

    Credo (LA MENTE CREDE) di aver dato di Matto (LA MENTE È MATTA) in maniera quasi perfetta.

    Ciao.

    • Rolando ha detto:

      Parafrasando: non posso giurare né per il cielo né per la terra, sgabelli di MENTE, d’aver compreso con la mente cosa sia e dove sia la mente.
      So solo una cosa per amara e dolorosa esperienza che certe “cose materiali” che entrano nel corpo hanno il potere energetico di cambiare con l’io la mente e con la mente l’io. Dov’è quindi diverso il supposto “mio” potere energetico da quello della foglia di rosa o della foglia di alloro?

    • Rolando ha detto:

      Un ciao energetico da sempre! Da un altro matto.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Rolando,
        “La pazzia non è altro che la ragione, presentata in un’ altra maniera.” (Goethe, “le affinità elettive”).

        • Rolando ha detto:

          Grazie carissima Adriana1!
          Infinite forme bellissime!
          Io sono ancora qui: gli dei omerici hanno lasciato libero l’uomo quanto alla scoperta di leggi per la migliore convivenza umana. Mentre Essi godono dell’immortalità nell’Olimpo secondo le proprie.
          Il Dio biblico delle tre monolatrie invece avrebbe dettato all’Umanità le proprie attraverso Dittatori.

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Rolando,
            …e dalla folle o utilitaristica “raccomandazione” di obbedienza di Paolo si passò a quella di Lutero per giungere a quella dell’obbedienza al Fuhrer…ma anche il valore “religioso” che si dà all’oclocrazia delle masse illuse mi sembra faccia parte del medesimo disegno.
            Gli dei Greci non imponevano, ma avevano un senso di giustizia addirittura “celeste” con chiaro riferimento al Kosmos. Mòros o moira ( inglese: doom, destino avverso, condanna ) corrispondeva a 1 grado della circonferenza celeste. Nell’Odissea viene citato Egisto che per 2 volte compie atti hupèr mòron, ossia “oltre il grado” e, quando l’uomo eccede di misura e inficia il destino altrui, inficia soprattutto il proprio. Ma in quei tempi gli umani alzavano gli occhi al cielo e ne scrutavano movimenti e disegni con studio e venerazione. Oggi invece persino i dotti archeologi alla ricerca delle tracce sapienziali del passato tengono lo sguardo ostinatamente fiso a terra.

          • Rolando ha detto:

            Carissima Adriana1, penso sempre che se non avessimo avuto la nascita e l’esperienza religiosa e culturale del fenomeno “cristianesimo” in Occidente, mantenuto bambino in ferreo addomesticamento egocentrico e tragicamente litigioso in nome di una salvezza eterna da elaborare sulla materia prima del Peccato appositamente inventata e scrupolosamente elaborata, saremmo sicuramente più evoluti umanamente e scientificamente da almeno un millennio e mezzo prima.
            Nel 1500 Gesù era ritornato apertamente un Orfeo in campo romano-vaticano: qual sempre e solo è stato. Matteo Tafuri docet.
            Orfeo ed Euridice!

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Rolando,
            concordo. Purtroppo ci fu un Teodosio I che impose al “suo” impero la prima forma di woke.

    • Rolando ha detto:

      Carissimo IL MATTO mio, sono a chiederti ancora una cosa, un parere.
      Mi ha da sempre colpito nelle preghiere della dottrina del credo cristiano cattolico romano questa antichissima preghiera che ogni anno veniva fatta in greco e ripetuta tre volte con un tono sempre più alto ogni venerdì santo all’ostensione del corpo morto dell’uomo Gesù sulla croce.

      Άγίος ὸ Θεόϛ
      Άγίος ίσχυρός
      Άγίος αθάνατος
      ελείσον ημάς

      Ad interessarmi è quell’ “ίσχυρός”. Traducono con “forte”, ma in realtà è, cioè significa “ENERGICO/ENERGETICO”.
      Si sa, Dio non possiede: È. Non ha quella cosa lì, ma È quella cosa lì.
      Ilya Prigogine:
      “Non studio la fisica delle divinità”.
      “Il divenire, non l’essere è fondamentale per me”
      “La Scienza unisce i popoli”.

      ” -Voi scienziati siete riusciti laddove noi cattolici abbiamo fallito – mi ha detto un giorno il vescovo di Roma”.
      Il Vescovo di Roma in questione è San Giovanni Paolo II.
      Sant’Isidoro di Siviglia scrive anche: “Qualcuno ha detto che la Natura è Dio, dal quale è stato creato tutto ciò che esiste”. E non lo ha né contraddetto, né scomunicato.
      Platone scrive che il termine Dio deriva dal verbo “mi muovo”; la grande preghiera cattolica che è Energia.
      Nessuno sa. Ma non ti sembra che la preghiera citata faccia molto riflettere?
      Qualcuno furbo potrebbe dire: trattasi di un’altra Energia! Ma allora usare l’analogia serve solo a barare!?
      Tu che ne dici?

      • Rolando ha detto:

        “ίσχυρός”. 
        Termine greco antico che è chiaramente di origine onomatopeica: ίσχ (isk), il sibilo impressionante del serpente che alza la testa in atto di aggressione.
        Il serpente simbolo anche della Divinità e dello Gesù Cristo che avrebbe detto che una volta innalzato da terra ed issato sul palo avrebbe attratto tutti a sé, come la mosaica Divinità del serpente di bronzo di biblica memoria.
        Ho sempre presente quella volta che inavvertitamente stavo per mettere le mani su una biscia nascosta: ίσχ tremendo, tremendo ίσχ! che mi fece indietreggiare!
        In fisica c’è una legge sulla conservazione dell’energia.

      • Rolando ha detto:

        “ίσχυρός”. 
        Termine greco antico che è chiaramente di origine onomatopeica: ίσχ (isk), il sibilo impressionante del serpente che alza la testa in atto di aggressione.
        Il serpente simbolo anche della Divinità e dello Gesù Cristo che avrebbe detto che una volta innalzato da terra ed issato sul palo avrebbe attratto tutti a sé, come la mosaica Divinità del serpente di bronzo di biblica memoria.
        Ho sempre presente quella volta che inavvertitamente stavo per mettere le mani su una biscia nascosta: ίσχ tremendo, tremendo ίσχ! che mi fece indietreggiare!
        In fisica c’è una legge sulla conservazione dell’energia.

  • Rolando ha detto:

    Rudra-Siva, Dio del mondo vegetale, conosce ogni medicina. È descritto come il più grande dei medici (Rgveda, I, 43,4; ecc…).
    Questo aspetto del Dio si trova anche in Asclepio.
    Il rispetto per il culto di Asclepio e per le sue guarigioni miracolose e mediche, lo fecero considerare, nell’ultimo periodo pagano del decadente Impero romano, il principale avversario del Cristo, il nuovo “vero medico delle vite nostre”.
    Nulla di nuovo nel cristianesimo! La novità è la cosa più vecchia. Tutto cambia, il Dio resta. Ovviamente con i sempiterni bisognosi delle sue cure.
    Tutto ciò che nasce anche muore. Il Dio creatore è anche il Dio del cambiamento distruttore. Perciò Siva ha anche un aspetto terrificante (Bhairava). Isaia 45,7!
    Lo si venera soprattutto sotto l’aspetto dell’energia che manifesta, Kali, la ” potenza dello spazio/tempo”, la Dea terribile.
    Niente di nuovo sotto il Sole.

  • il Matto ha detto:

    Carissima ADRIANA,

    forse meglio conoscere “in qualche maniera” piuttosto che “razionalmente”, poiché se “ratio” significa misura, mai la ragione può rendersi davvero conto, cioè “misurare” ciò che la supera. Non per nulla necessita della stampella della fede.

    E tuttavia anche “in qualche maniera” lascia molto a desiderare poiché ogni “maniera” non cessa di essere soggettiva. Se così non fosse, le testimonianze mistiche espresse in immagini e parole dovrebbero coincidere perfettamente. Come dire: la Verità è la medesima per tutti quelli che la vedono.

    Personalmente, poiché TUTTO ACCADE NELLA MENTE, constato che la mente è un abisso … e i puntini sono d’obbligo, poiché l’abisso è insondabile, e tutto ciò che vi si trova (o si crede di trovarvi) è meno di granello di sabbia nel deserto, meno di una stella nell’immensità del cielo.

    L’abisso, il deserto, il cielo il vuoto: senza dimensioni, senza misura. Roba per Matti 😁

    • Adriana 1 ha detto:

      💖

    • Rolando ha detto:

      Amatissimo IL MATTO…..
      …. mi sbalordisci con queste tue parole, mi crei un’abissale baratro…..mi butti fuori da “me”, nei vasti deserti creati dalla raccolta delle immondizie umane….
      Eccole:

      “Personalmente, poiché TUTTO ACCADE NELLA MENTE, constato che la mente è un abisso … e i puntini sono d’obbligo, poiché l’abisso è insondabile….”

      Dimmi, ti supplico, davvero! Cos’è la MENTE? Come è fatta, qual è la sua forma? Dov’è la “sua” realtà? Dove si localizza?
      Ti prego🙏🏻!
      Se le parole servono mai a qualcosa, questa è l’occasione.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    La circonferenza è il luogo dei punti equidistanti da un punto detto centro. La distanza tra due punti opposti rispetto al centro è detta diametro . Il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e la lunghezza del diametro è un numero irrazionale periodico indefinito. Il suo valore approssimato alla 31esima cifra decimale è 3,1415926535897932384626433832795…….
    Tutto il resto sono chiacchiere per perditempo.
    Saluti.

    • Rolando ha detto:

      Caro STILUMCURIALE EMERITO, non era più semplice che tu ti fermassi al 3,14 scolastico?
      Che significato dai ai quei sette puntini che seguono, se poi aggiungi:
      “Tutto il resto sono chiacchiere per perditempo.”
      La numerazione binaria base due ti stanca?
      Ascolta Gesù: “Chiunque pone mano all’aratro e si volta indietro, non è adatto per il Regno dei Cieli”.
      Hodie si vocem eius audieritis nolite obdurare corda vestra!
      Ci sono più cose in cielo ed in terra che nel guscio di noce di ciascun cervello umano. Dio è anche una parola per pigri, per nati stanchi.

      • il Matto ha detto:

        Acuta osservazione rolandesca!

        In effetti Stilumcuriale Emerito ha … perso tempo a scrivere una sfilza di numeri e di puntini 😅😅😅

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        @Rolando.
        Nel mio commento c’è un errore di cui nessuno si è accorto. Il famoso Pi-greco NON è un numero irrazionale periodico ma un numero NON PERIODICO. Ciò significa che posso continuare a calcolarlo fino ad arrivare ad un numero infinito di cifre decimali senza mai giungere al suo valore esatto. Questo è il significato dei sette puntini. In quanto al resto volevo dire che utilizzare una elementare figura geometrica chiusa e finita come il cerchio per ragionare su Dio, l’Essere, il Creato, la materia, il Pensiero è una cosa da Matto.

        • il Matto ha detto:

          Opportuna precisazione di un Sano di mente. Che confonde l’intuire con il “ragionare”. E che scarta “matematicamente” tutto ciò da cui la Sanità lo protegge.

        • Rolando ha detto:

          Caro STILUMCURIALE EMERITO, io ritorno a ribadire solo che “Dio è anche una parola per pigri, per nati stanchi.”
          Insomma, per chi si accontenta di Depositi! I fondi del caffè….

    • il Matto ha detto:

      Se ti contenti del 3,1415926535897932384626433832795…… è affar tuo.

      Il finale sprezzante e presuntuoso potevi risparmiartelo.

      Ciao.

  • Rolando ha detto:

    «Andare oltre il Dio determinato dei modi, delle rappresentazioni, che è corrispettivo all’Io psicologico, il Dio a cui domando, il Dio padre-giudice: occorre andare oltre tutto ciò». (Marco Vannini)

    • il Matto ha detto:

      “Andare oltre”: impresa eroica.

      Andare oltre se stessi, morire e a se stessi e a mondo: guarda caso un argomento del tutto marginale. Marginalissimo. Ignorato.

  • E.A. ha detto:

    Genesi. Capitolo1
    1 In principio Dio creò il cielo e la terra.
2 Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6 Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».[…] 9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne.[…] 11 E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne:[…].
    “Dio disse”…l’Onnipotente Crea “attraverso”, “mediante”, “con” la Parola ed “inonda” il Creato del Suo Spirito. La Parola si fa poi Verbo Incarnato, Discende sulla Terra, diventa Parola Vivente, ammaestra, opera, agisce, patisce, tace, muore, per Risorgere e dare compimento in Lui e per mezzo di Lui ( Verbo Incarnato) all’Opera Redentrice di Salvezza!
    La Parola, per un credente, non è affatto muta, ne’ mai silente, ma in un continuo “generarsi ed offrirsi “, continua, incessantemente, a parlare, a svelarsi, ad ammaestrare, a far ragionare ( in quanto Logos!), anche nel “religioso” silenzio di chi si pone al Suo Ascolto, e spesso, attraverso tante coscienze, continua anche a gridare, al fine ultimo di Salvare!
    Una semplice e personale “incursione a parole” per dare ( una misera, molto misera!) “voce” e “spazio” alla Parola, nell’assoluta libertà umana dell’essere o meno Accolta e Creduta, nell’assoluta consapevolezza “dell’ inadeguatezza”, “finitezza” umana a “comprenderLa” e a “contenerla” (tutta!!!), ma soprattutto nell’assurda e sempre più evidente pretesa “finto-cattolica” odierna del “todos,todos, todos” che ambisce a saperne più e meglio della Parola Stessa!
    Con cordialità.

    • il Matto ha detto:

      La ringrazio per questo suo poderoso intervento.

      Rispettando il suo punto di vista, mi permetto di insistere circa la Parola Muta in quanto assoluta e quindi l’unica integralmente vera.

      Dunque (tutte) le parole espresse sono relative ad Essa non possono coglierla, o, meglio, farsi cogliere da Essa.

      In altri termini, è il Silenzio che permette alle parole e ai suoni (e ai rumori) di manifestarsi.

    • E.A. ha detto:

      Se ho ben inteso il senso della sua risposta, ritengo che non basta, o non sia un semplice silenzio, a volte anche (s)forzato, a “parlare”, o a “parlare meglio”, bensì è sempre cosa racchiude, o vuol racchiudere, o esprimere, a renderlo più ricco, o più eloquente e straripante di un fiume in piena, o un luogo di desolata ed aspra aridità. Così come non sono le parole in sé ad esprimere “qualcosa”… ma il pensiero, il contenuto di cui si fanno strumento e voce a dire e a dare “qualcosa “. Così come le azioni compiute non sono semplici atti meccanici, ma sempre espressioni concrete e materiali del “cuore” e della “mente” che le produce!
      Alla base credo ci sia sempre il bisogno, la necessità e per così dire la gratificazione del “comunicare” fra esseri umani ( e fra tutti gli esseri viventi), è sempre l’uso ed il fine a fare la differenza!
      Per un credente e’ evidente che c’è, esiste il Centro di tutte le cose e che da quell’Unica ed Eterna Verità/Parola il tutto si irradia, si illumina, prende forma, acquista sostanza, calore, senso, logos, compreso il pensiero, che poi si manifesta nelle parole, nei silenzi, nelle azioni, nelle sofferenze…e che in quella e da quella Verità trae continuo “sostegno”, “ragion d’essere” e “ragion di vivere”, per essere a sua volta immesso nell’infinito “circuito vitale”…!
      In conclusione, ritengo che dal punto di partenza che si preferisce scegliere possa dipendere ogni presente e futura prospettiva e visuale delle cose, compreso il tragitto e il punto di arrivo che ci si prefigge, all’interno della “visione cosmica” alla quale si è aderito.
      Grazie a lei per gli spunti e le riflessioni che in ognuno suscitano e che sempre interrogano.
      Un cordiale saluto.

      • il Matto ha detto:

        « Alla base credo ci sia sempre il bisogno, la necessità e per così dire la gratificazione del “comunicare” fra esseri umani ( e fra tutti gli esseri viventi), è sempre l’uso ed il fine a fare la differenza!».

        Sottoscrivo. Siamo pur dotati di parola!

        Al riguardo mi lasci precisare un punto che può sembrare scontato ma che, a mio parere, non lo è affatto (basta seguire tre minuti quanto succede fra politici, giornalisti e via dicendo).

        Il comunicare è una “gratificazione” reciproca se i comunicanti sono consapevoli di star pro-ponendo e non im-ponendo il proprio sentire, giacché, infine, questo nasce dall’esperienza propria, che non è “sovrapponibile” a quella degli altri.

        Proprio stamani, spiluccando nel mio aforismario, mi è (ri)capitata quest’osservazione di Carl Gustav Jung:

        «Tu non devi intervenire sull’Altro, ma su di te, a meno che l’Altro richieda il tuo aiuto o la tua opinione. Comprendi tu quello che l’Altro fa? Mai … D’altronde come potresti? E un altro comprende ciò che fai tu? Da dove viene il diritto di avere opinioni sugli altri o di agire su di loro?».

        Grazie per l’interessante intrattenimento.

      • Rolando ha detto:

        Carissimo E.A., tu scrivi queste precise parole:

        “Per un credente e’ evidente che c’è, esiste il Centro di tutte le cose e che da quell’Unica ed Eterna Verità/Parola il tutto si irradia, si illumina, prende forma, acquista sostanza, calore, senso, logos, compreso il pensiero, che poi si manifesta nelle parole, nei silenzi, nelle azioni, nelle sofferenze…e che in quella e da quella Verità trae continuo “sostegno”, “ragion d’essere” e “ragion di vivere”, per essere a sua volta immesso nell’infinito “circuito vitale”…!”

        E mi sapresti indicare tu chi/cosa è quest’unico assoluto cui tu ti riferisci da credente? E sapresti darmene prova, dimostrazione razionale?
        Tu citi le prime pagine di Genesi. Ma sono opera di uomini! Pensieri di uomini che ritengono d’aver con le parole un codice comune per comprendersi. Ma nella realtà questo codice non esiste. Ogni cervello è unico. Un concetto di salvezza scaturisce dalla cooperazione, ma non per un comune bisogno di salvezza trascendentale, ma solo per un bisogno unico, individuale hic et nunc.
        Siamo tutti supercooperatori, ma solo chi bara, vince. Beninteso: sempre che mai venga scoperto!
        Le dottrine sono una allettante pubblicità.
        Noli foras exire: in teipsum rede! In interiore homine habitat veritas. Così scriveva sant’Agostino, il quale furbescamente aggiungeva anche: Ego vero euanghelium non crederem nisi me auctoritas sanctae Romanae Ecclesiae commuovere.
        Cioè: Io personalmente non crederei nel vangelo, se non mi spingesse a farlo l’autorità della santa Chiesa di Roma [che mi concede un buon posto di lavoro stipendiato come impiegato statale! Aggiungo io.]

  • Giampiero ha detto:

    Ma il principio di non contraddizione non dovrebbe valere entro i confini stessi dell’essere? Ciò di cui si può parlare (anche il SUONO di un FLAUTO che nessuno suona) non è vincolato da questo principio? Anche la stessa onnipotenza divina troverebbe un suo “limite” nel vincolarsi ad esso. Così, a maggior ragione, anche in ogni barlume di esperienza mistica rimarrà pur sempre un certo grado di dicibilità che, in quanto tale, non potrà prescindere da tale principio. Insomma, tutto ciò che trova la sua scaturigine in quel “Punto Centrale” non può non soggiacere a tale principio; e proprio perché esso accompagna l’essere in tutto il suo darsi, nelle pluralità di ogni sua manifestazione. Le stesse formule dogmatiche non sono che un balbettio, certo, ma che ci indicano una traiettoria. Finestre aperte su quell’Infinito che, in quanto Logos , non può contemplare la contraddizione. Un cordiale saluto.

    • il Matto ha detto:

      Osservazioni di notevole levatura.

      “Finestre aperte su quell’Infinito che, in quanto Logos , non può contemplare la contraddizione”.

      Immagine allettante che può far porre la domanda: me ne sto sul davanzale a balbettare o taccio e spicco il volo?

      Ovvero: me ne sto a dipendere dalla contraddizione, cioè dal dualismo, o me ne libero?

      Nella Contemplazione non c’è né più né meno, né alto né basso, ne largo né stretto, né poco né tanto, addirittura né maschio né femmina. È una temperie incomunicabile. Ed il tentativo di comunicarla scade inevitabilmente nel balbettare a causa del pensiero (pensato) che è biforcuto.

      Mi scuso del … balbettamento😄
      e la saluto cordialmente.

  • Rolando ha detto:

    Sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi stava scritto questo imperativo, che ogni devoto della Divinità poteva leggere e meditare:
    ΓΝΩΣΙ ΣΕΑΥΤΟΝ ε
    A seguire il monito in lettere maiuscole stava incisa anche una piccola ε (epsilon) misteriosa. Forse la prima lettera della parola-voce-verbale εί: sei. Ad indicare con una sola parola di una sola lettera della sillaba di cui tale parola è costituita all’uomo devoto che solo Dio è. Cioè TU SEI.
    “…allora scegli una parola breve, di una sola sillaba, che è meglio di due perché più corta e più confacente all’opera dello spirito […] Questa parola sarà tuo scudo e tua lancia in pace e in guerra […] Con questa parola soffocherai ogni pensiero sotto la nube dell’oblio”.
    Grazie, carissimo Matto!

  • Rolando ha detto:

    “Manca qualcuno? Quelle all’inferno. Per loro volontà.”
    Sì, manca qualcuno, forse, qualcuno che ha tanta fede ma la ragiona troppo. E …. per sua volontà.
    “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi”. Ed io non ragiono, ma ho fede che la Volontà di Dio è infinitamente superiore a quella dell’uomo. Che la Volontà di Dio si attua in Cielo ed in Terra. Nonostante i ragionamenti di R.S. dolcissimo.

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro il Matto,
    anche Dante si trovò di fronte sia all’impiccio- insormontabile- della parola, sia a quello- altrettanto insormontabile- della concettualizzazione. Pare, però che ad aiutare le sue deboli forze umane, si prodigasse tutto l’Empireo, Bernardo, Beatrice e la Madonna compresi, (nonchè una provvidenziale folgore che lo salva dalla pazzia).
    Vedasi il Canto XXXIII del Paradiso. Qui ti allego una dettagliata analisi del Canto in questione.
    https://www.divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xxxiii.html#
    Ma vagando da soli verso la luce?
    P.S. Maeterlink ha ragione: quando sei innamorato, prova a cercare di esprimere con parole tue tale amore ad altri ( sia pure al tuo amico più caro ): constaterai come la tua splendida e pura sorgente ne resti inquinata e si tramuti in zozza fanghiglia.

    • il Matto ha detto:

      Grazie, carissima.

      Quel che dici di Dante mi (ci) mette di fronte a … ciò che dice Dante.

      Il Poeta ha scritto della SUA esperienza che certamente si presenta contenutiscamente ed artisticamente con potenza eccezionale.

      Anche a me capita di citarlo nei balbettamenti che ammannisco su questo su questo blog.

      Ma resta il fatto che si tratta della SUA esperienza, che non è la mia, né la tua, né quella di chiunque altro.

      Se è vero che “le vie del Signore sono infinite” …

      Meglio focalizzare l’ultima parola: INFINITE.

      Ciao.

      P.S. Non dimenticare mai che stai colloquiando (deliziosamente!) con un Matto 😉

      C

      • Adriana 1 ha detto:

        ” Io non Enea, non Paolo sono…” ( Dante ). In effetti, bisognerebbe riuscire a conoscere “razionalmente”- o, cmq. in qualche maniera, i fenomeni di cui parlò Virgilio e di cui parlò Paolo, perchè né Dante, né Virgilio (considerato dall’Apologetica addirittura pre-cristiano), né Saulo/Paolo sono Dio, bensì esseri umani con tutte le loro personali intuizioni e aspirazioni.

  • stefano raimondo ha detto:

    Bellissimo. Ringrazio il mio amico Matto per lo scritto. A mio modesto avviso anche la postura, soprattutto per quanto riguarda la preghiera, può affiancarsi al silenzio, nella dicotomia silenzio-parola.

    Le forme del culto sono determinate dalla ‘vicinanza’ della divinità. È per questo che molte hanno il carattere di un rapporto diretto con essa. […] La preghiera è un saluto, una celebrazione o una richiesta. La posizione e la postura dell’implorante sono però senza dubbio più antiche delle sue parole, sono l’espressione primigenia del sentimento della presenza divina. […] Quello che in seguito egli ha eretto in pietra per onorare il dio, di cui le cattedrali ancora oggi ci danno la testimonianza, fu un tempo egli stesso, con le braccia tese verso il cielo, ritto come una colonna oppure in ginocchio. (Walter Otto – Dioniso)

    Del resto non è da escludere che proprio Gesù, quando afferma di abbandonare tutto e di seguirlo, abbia voluto riferirsi specialmente all’attaccamento al nostro modo di pensare, nonché alla troppa razionalità in generale (elaborata dalla famigerata parte sinistra del cervello, quella appunto razionalizzante, non istintiva).

    • il Matto ha detto:

      🙏
      Molto piacere di risentirti.

      “La posizione e la postura dell’implorante sono però senza dubbio più antiche delle sue parole, sono l’espressione primigenia del sentimento della presenza divina”.

      Ah! Il corpo che tace meglio delle parole!!!
      Me-ra-vi-glio-so!
      E profondissimo!

      • Adriana 1 ha detto:

        Ma ciò esclude dalla meditazione/contemplazione, tutti coloro che -per malattia invalidante o per handicap fisico e /o mentale altrettanto invalidante – non possono accedervi. Allora aveva ragione l’ Elohim a non volerli al suo servizio.

  • R.S. ha detto:

    Nella comunione dei santi le anime defunte da questa vita e ancora in purgatorio non sono estranee a quelle sante in paradiso e alle nostre ancora peregrinanti.

    A pregare siamo noi viventi nel tempo della carne, ma c’è un tempo di purificazione anche per le anime, nella stessa eternità beatamente sperimentata dai santi.

    Chi sta eternamente nel punto? Dio.
    Dove sono le anime beate? Con Dio.
    E quale Dio? Quello rivelato dal Verbo incarnato.
    Lui sì, nel tempo eternamente punto.
    La mia coscienza crea il punto?
    Può dirsi il punto la sintesi della comunione delle creature con il Creatore?
    O mi danno facendomi “dio” senza Dio?
    Mi danno perchè sono in comunione solo con l’io?

    Nel rosario si prega anche così:

    Anime sante, anime purganti,
    pregate Dio per noi, e noi pregheremo per voi, perché Dio vi conceda presto la gloria del santo paradiso.

    Quanti misteri… Il noi, presto, la gloria, il paradiso.
    Le anime dei santi e quelle in purgatorio pregano per noi come noi per loro! Nella misericordia di Dio.

    Manca qualcuno? Quelle all’inferno. Per loro volontà.

    • il Matto ha detto:

      «La mia coscienza crea il punto?»

      Come può la Coscienza dell’uomo “creare” il Punto che già è con il suo ineffabile non essere?

      La Coscienza è un Occhio che vede il fiore perché in essa il Vedente è il Punto.

      «ll mio occhio e l’occhio di Dio, sono un solo occhio e una sola conoscenza» dice Maestro Eckhart.

      Perciò, a meno di un’illusione (molto diffusa), non v’è alcuna possibilità di farsi “dio” senza Dio.

      Le tre fasi del tragitto apofatico che ho esposto lo illustrano chiaramente.

      «Andare oltre il Dio determinato dei modi, delle rappresentazioni, che è corrispettivo all’Io psicologico, il Dio a cui domando, il Dio padre-giudice: occorre andare oltre tutto ciò». (Marco Vannini)