I Venti Minuti che Sconvolsero il Mondo. Bestiario Zelenskayo. Video, Immagini, Commenti.
1 Marzo 2025
Pubblicato da Marco Tosatti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione qualche elemento di commento al clamoroso incontro alla Casa Bianca. il primo è un post di Mario Adinolfi:


LA VERITÀ IN DIRETTA DALLO STUDIO OVALE
di Mario Adinolfi
Non siamo abituati alla verità, alla rottura delle antiche ipocrisie, amiamo i riti del bon ton davanti alle telecamere (che coprono spesso furiosi scontri avvenuti off the records). Zelensky, Trump e Vance hanno tutti e tre il merito di aver frantumato lo schema usuale proponendo in diretta dallo Studio Ovale della Casa Bianca a Washington lo scontro inevitabile oltre che già noto tra i loro conflittuali interessi. Zelensky sa che la pace sarà la sua fine, quindi deve prolungare la guerra e solo il sostegno occidentale può dargli ciò a cui punta: sa in partenza che Trump non collaborerà al suo disegno e allora mira a evidenziare la distanza sperando di provocare una frattura definitiva tra Usa e Ue, tenendosi gli europei come alleati nella guerra alla Russia. Trump è giocatore più scaltro di lui e, fiutata l’aria, va con Vance allo showdown: dice a miliardi di telespettatori (e centinaia di milioni di americani) che Zelensky è uno che “gambla” con le vite dei suoi connazionali, un pericolo per la pace globale e rischia di innescare una terza guerra mondiale, ma non gli sarà consentito perché il presidente ucraino è in realtà in bluff e si è presentato appunto allo showdown decisivo senza “carte da giocare”. I protagonisti di questo epico scontro nello Studio Ovale si sono semplicemente detti fuori dai denti tutto quello che pensavano, con un carico di verità di cui sono grato e per niente scandalizzato.
Mi ha scandalizzato piuttosto scoprire in un articolo di Repubblica (poi fatto sparire sia dall’home page del sito che dall’edizione cartacea del giornale) che Zelensky da lunedì 3 marzo 2025 ha vietato per decreto qualsiasi viaggio all’estero per i maschi ucraini tra i 18 e i 60 anni. La norma sarebbe in vigore in realtà dall’inizio della guerra, ma venivano concesse deroghe in particolare a giornalisti, artisti e sportivi. Piccolo particolare, uscivano e non rientravano più in Ucraina, per paura di essere spediti al fronte. E allora dal 3 marzo 2025 nessuno potrà più uscire dal Paese. Leggo dall’articolo di Repubblica: “L’elenco di coloro che hanno lasciato scadere la data entro la quale sarebbero dovuti obbligatoriamente rientrare è diventato così lungo da imbarazzare il governo, che per rimpiazzare i caduti e i feriti al fronte è costretto a ricorrere a misure brutali acciuffando in mezzo alla strada e spedendo a combattere anche coloro che di imbracciare un fucile non avrebbero nessuna intenzione. La proteste per la mobilitazione forzata sono roventi da molti mesi”.
L’articolo di Repubblica, non a caso rimosso, racconta il vero sentimento che attraversa il popolo ucraino: nessuno vuole più morire per Zelensky, manco tra i suoi compatrioti. Trump non vuole più pagare per una guerra che non dà vantaggi a nessuno, se non a Zelensky, che detesta da sempre e qui è Vance a dire ad alta voce la verità: “A ottobre sei venuto a fare campagna elettorale per Kamala Harris”. Zelensky ha sempre saputo che la vittoria di Trump avrebbe interrotto il suo disegno e per anni ha fatto di tutto per dipingerlo come servo di Putin, agevolando il Russiagate. Trump non dimentica e gli ha presentato il conto.
Ernesto Galli della Loggia, con la strepitosa puzza sotto al naso dell’intellò all’italiana che votava comunista negli Anni Settanta e mezzo secolo dopo capeggia i “signora mia” della ricca borghesia milanocentrica, sul Corriere della Sera verga un editoriale di prima pagina intitolato: Una scena orribile. Caro Galli della Loggia con l’inevitabile “d” minuscola, la verità non è mai orribile. Può essere sorprendente per chi non vi è avvezzo, lo ammetto. Può essere persino scioccante per chi non ha ben chiari i contorni di una vicenda. Ma la verità non è orribile, è salvifica.
Ora le carte sono tutte sul tavolo. Zelensky ha ottenuto il suo bravo status di “maltrattato” da Trump e ha incassato l’immediato comunicato di sostegno da Ursula Von der Leyen e dai vertici europei, con toni aulici: “Sia forte, sia coraggioso, sia impavido. Non è mai solo, caro presidente Zelensky”. Attenti, sono parole diametralmente opposte a quelle pronunciate da Trump, ma qui si dimostra quanto la retorica copra l’ipocrisia. E, al dunque, a Zelensky del sostegno di una debolissima e divisa Ue resteranno solo le chiacchiere. Nel frattempo ci sorbiremo la manifestazione convocata da Michele Serra comodamente steso sulla sua amaca, che da “una piazza per l’Europa” diventerà “una piazza per Zelensky”. Primi ad aderire: Calenda e Renzi. Niente, fa già ridere così, nulla da aggiungere a quanto vi ho già raccontato su questa mobilitazione farlocca.
Massimo Giannini in prima pagina su Repubblica usa toni apocalittici contro un Trump che avrebbe “gettato la maschera” dimostrandosi fautore di una “dottrina imperiale” che certifica la fine del ruolo dell’America buona e democratica. Titolo dell’editoriale: l’America non c’è più. Un testo che è la fotografia perfetta delle contraddizioni di questa sinistra salottiera, che amava la Casa Bianca di Biden che finanziava con centinaia di miliardi di dollari in armi insieme all’Europa una guerra contro la Russia che non si poteva mai vincere e ha causato morte infinita e distruzione. Giannini però detesta il Trump che dice la verità in faccia a Zelensky e che cioè senza i soldi americani la guerra sarebbe durata due settimane, quindi ora i soldi per far morire ancora al fronte i ragazzi ucraini e russi, per rischiare la terza guerra mondiale, non ci sono più. Io, all’opposto di Giannini e dei suoi fans che si facevano la guerra tra loro pure nella nota chat, ho trovato questo annuncio certamente esplicito e forte, ma carico di bellezza oltre che di speranza, perché aveva lo splendido sapore della verità, sgradevole solo per chi è sprovveduto o in cattiva fede.
Zelensky esce apparentemente rafforzato dal suo status di vittima della strigliata trumpiana, in realtà sa di aver imboccato il viale del tramonto: disistimato in patria e senza più “carte da giocare” fuori da Kiev. Il popolo ucraino che lui non vuole più far espatriare è diminuito di un terzo negli ultimi tre anni, al fronte disertano a migliaia, il decreto che entra in vigore lunedì è sale sulle ferite e causerà altre ondate di dissenso, ovviamente non raccontate dai media internazionali mentre quelli locali sono stati silenziati dalla sua censura di Stato, che consente in Ucraina la trasmissione di notizie solo da emittenti direttamente controllate dal governo, ovviamente dopo aver cancellato tutti i partiti di opposizione e arrestato i leader. Davvero in questo quadro Zelensky è il campione della democrazia mentre il neoeletto Trump che sta facendo esattamente quello che ha promesso ai suoi cittadini in campagna elettorale è invece il fautore di una “dottrina imperiale”?
La verità emersa dallo Studio Ovale ci racconta anche il futuro. Nel corso del 2025 la guerra finirà, tornerà la pace in Europa, Zelensky concluderà la sua carriera politica. L’Ucraina eleggerà finalmente un nuovo presidente legittimato e sarà probabilmente il generale Valery Zaluzhny, improvvisamente destituito l’anno scorso da Zelensky dal ruolo di capo delle forze armate, probabilmente perché ne soffriva la popolarità. Trump ha già fatto il nome di Zaluzhny sottolineando quanto sia amatissimo dagli ucraini, a differenza di Zelensky. E l’amore se l’è conquistato sul campo di battaglia, non da comico improvvisatosi politico, anche per questo sarebbe il presidente ideale per sancire gli accordi con i russi che ha combattuto.
Resterà da valutare a questo punto il ruolo svolto da Trump per il raggiungimento della pace e se questa sarà una “pace giusta”. Io credo che quanto abbiamo visto allo Studio Ovale avvicini Trump al premio Nobel per la pace, proprio per il carico di irritualità su cui si è mossa la verità. E io non so valutare quali siano perfettamente i contorni di una “pace giusta”, ma so per certo che questa guerra entrata nel suo quarto anno è sommamente ingiusta e ormai insopportabile soprattutto per il popolo ucraino, che Zelensky può tenere in patria e costringere ad andare al fronte solo con decreti dittatoriali come quello che entrerà in vigore lunedì, per la propria salvezza personale e non per quella dei suoi concittadini. Trump ha fatto bene a dirglielo senza ipocrisie, ha interpretato i sentimenti popolari diffusi certamente nella stragrande maggioranza degli americani che rappresenta e che per questo lo hanno democraticamente votato, oltre che tra molti di noi che hanno definito fin dal febbraio 2022 questo conflitto una “inutile strage”.
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Il secondo è un commento di Renzo Puccetti:
Lo scontro Trump-Zelensky è andato in scena sotto gli occhi di tutti.
Per chi vuole approfondire il dietro le quinte dello scontro, ascoltate anche l’intervista del segretario di stato USA, Marco Rubio alla CNN.
Credo che possiamo avere su di esso due approcci: il primo è quello di pancia, che spinge ad essere tifosi di una parte o dell’altra. L’altro è quello di testa, è quello di chi cerca di capire che cosa sta accadendo. Il primo si muove si criteri morali, il secondo usa criteri geopolitici di convenienza.
La chiave di lettura credo sia quella offerta a Monaco dal vicepresidente Vance in una frase: “C’è un nuovo sceriffo in città”.
Il nuovo sceriffo non si sente per nulla obbligato da quanto fatto dagli sceriffi che lo hanno preceduto, tanto meno dall’immediato predecessore, che considera un idiota.
Non gli importa di allargare la NATO, gli importa di non gettare nelle braccia del maggiore competitore economico degli USA il più vasto Paese del pianeta con un bacino di risorse naturali immenso. Non vuole rischiare la bancarotta per fare il gendarme e prendere a mazzate chiunque si ribelli, preferisce abbassare i costi con una politica di accordi che i detrattori chiamano mercantilistica.
Immagino che Putin si riveda la scena a nastro facendosi portare i pop-corn e che a Bruxelles siamo stati svuotati i magazzini di Omeprazolo.
Zelensky vuole le garanzie dall’America che in pratica vuole dire una cosa: se riprende la guerra, l’America deve entrare in guerra con la Russia. Trump non ci pensa nemmeno ad entrare in un trappolone del genere, per questo gli ha detto: “stai giocando con la III guerra mondiale”. Ma senza una garanzia del genere, Zelensky è politicamente morto. È entrato in guerra rifiutando la rinuncia alla NATO e a qualsiasi concessione di autonomia al Donbass e si troverà a dovere spiegare agli Ucraini che centinaia di migliaia di loro figli sono morti ed è fuori dalla NATO e ha perso tutto il Donbass.
Ha dato retta a Biden e Johnson e ora si trova davanti un Trump che ha con lui un conticino personale sulle carte che gli ha rifiutato sugli affari del figlio di Biden in Ucraina durante la precedente campagna elettorale. Zelensky dunque sa che col cessate il fuoco, la scusa per non indire le elezioni viene meno e lui dura come un gatto in autostrada politicamente (e non escluderei anche fisicamente, se la salvaguardia della sua vita non rientrasse nell’accordo globale Trump-Putin).
In tutto questo quadro l’Europa strepita e si agita, ma militarmente non è in grado di fare nulla e Zelensky lo ha ammesso nell’intervista rilasciata a Fox News: “Senza gli Stati Uniti sarà difficile per l’Ucraina respingere la Russia”, ha detto. Dice difficile per non dovere dire impossibile.
L’Ucraina esce da questa guerra in macerie, con una generazione di giovani uomini sepolta o mutilata, con milioni di cittadini che hanno lasciato il Paese e chissà se e quando rientreranno, indebitata fino a più su del collo, con i più ricchi territori ad est persi per sempre e dovendosi guardare ad ovest, dove in Ungheria e nella Romania di Georgescu (il candidato vincente filo-russo che a Bruxelles cercano in tutti i modi di fare fuori) la leadership attuale non gode di grandi simpatie.
All’inizio di questo conflitto, quando i seguaci dei riflessi pavloviani citavano il diritto internazionale, io preferivo ragionare con la parabola del re che va in guerra del capitolo 14 del Vangelo di Luca.
Hanno iniziato col grido bellicoso nazionalista “Slava Ukraïni!”, ma sta finendo, se finirà, con quello che in Italia conosciamo bene: “Povera Ucraina!”.
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E poi ci sono due post di Giuseppe Salamone:
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Mi stupisco di chi si stupisce del trattamento riservato da Trump a Zelensky. Gli Usa hanno sempre fatto così con tutti i loro fantocci. Nel corso della storia sono cambiati i modi ma non i risultati. Quanti capi di Stato trasformati in fantocci hanno fatto finire con la testa spappolata mentre davanti alle telecamere facevano i visini da angioletti? Quante volte si sono nascosti dietro la narrazione della democrazia per creare fantocci, scatenare guerre e poi lasciare Popoli alla fame depredati da tutto? Sempre! L’unica cosa di diversa tra Trump e chi lo ha preceduto è solo il modo di fare in pubblico. Perché, ripeto, i risultati sono sempre gli stessi. Sei da invitare a Hollywood fino a quando servi per la Casa Bianca. Quando non servi più verrai scaricato. Anziché indignarvi solo per i modi di Trump, indignatevi per ciò che hanno fatto Clinton, Obama, Biden e compagnia. E se vi resta tempo ricordatevi anche che Zelensky, che oggi sembra sia passato per il poveretto preso per il culo e quindi meritevole di compassione, è stato quello che ci ha insultati solo perché gli dicevamo di accordarsi quanto prima perché altrimenti avrebbe fatto la fine dei fantocci Usa. Quello che pur di portare avanti una guerra per procura targata Stati Uniti d’America, ce ne ha dette di tutti i colori pappandosi centinaia di miliardi delle nostre tasse e mandando al macello un paio di generazioni di suoi connazionali. Conservare la memoria, sempre. Non è cinismo. È libertà! P.S: per chi pensa che queste righe fanno di me un Trumpiano, mi spiace ma è totalmente fuori strada. Se avete dubbi basta scorrere indietro per capire cosa pensi realmente di uno come Trump. Soprattutto sulla causa Palestinese! https://substack.com/profile/284357217-giuseppe-salamone/note/c-96967903?utm_source=notes-share-action&r=4parfl T.me/GiuseppeSalamone

Trump alza la voce con Zelensky e tutti i giornaloni, gli intellettuali a gettone e quei maledetti politici servi e guerrafondai a piangere, a rivendicare rispetto e a indignarsi per l’umiliazione. Dove caxxo eravate quando Trump porgeva la sedia a quel crimin@le di guerra di Netanyahu? In quel caso non c’era nessun rispetto per un Popolo sterminato e nemmeno per il diritto internazionale. In quel caso dopo aver ammazzato decine di migliaia di bambini non ce n’era di umiliazione? Non serviva una presa di posizione netta e una sollevazione unanime? E ritengo che il comportamento avuto con Netanyahu sia mille volte più grave rispetto a quello avuto con Zelensky. Ma veramente non vi fate schifo? Evitate per favore di parlarci di civiltà e valori occidentali. Perché siete gli stessi che hanno permesso un gen*cidio in Palestina e una carneficina attraverso una guerra per procura in Ucraina. L’unico diritto che vi è rimasto è quello di stare zitti. Perché di danni ne avete fatti troppi! T.me/GiuseppeSalamone
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C’è anche questo post di Chance_Giardinierehttps://x.com/ChanceGardiner/status/1895590043563204979?t=EQnjdstRdGIYu0hcys5lNg&s=03:
“Zelensky è riuscito a mentire 3 volte in un minuto:
1) Le truppe russe non hanno attraversato il confine fino al 2022;
2) È stato l’esercito ucraino a bombardare il Donbass nel 2014;
3) Non la Russia ma Zelensky ha violato gli accordi del 2019.”
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E infine, l’immagine di disperazione dell’ambasciatrice ucraina in USA durante lo scontro alla Casa Bianca. Per vedere il video, cliccate su questo collegamento.

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Categoria: Generale
Soffermiamoci sulla buona notizia : probabilmente e’ iniziato un iter per fermare il tritacarne in Ucraina. Con cio’ si sono risparmiate milioni di vite che, da tutto il globo, sarebbero finite, prima o dopo, in quella trappola infernale. Ricordiamo le parole profetiche di Pio XII prima della 2 GM : con la guerra tutto e’ perduto, senza di essa nulla e’ perduto.
Condivido i contenuti espressi nell’articolo, ma per chiarire ed interpretare una situazione che sembra complessa occorre tener presedete gli interessi in gioco, ognuno dei quali corrisponde ad una ‘parte’ in campo. Infatti, quando si parla di USA si deve tener conto che da una parte ci sono gli oligarchi ed i politici democratici, i primi (Blackrock, Vanguard, ecc.) hanno già preso all’Ucraina tutto il possibile, altri hanno fatto affari d’oro con la vendita delle armi, altri ancora con la vendita di gas e benzina all’Europa; i secondi hanno usato l’Ucraina per i loro affari sporchi (biolaboratori, maternità surrogate, traffico di bambini, traffico di organi, riciclaggio di denaro ed armi, interessi privati di Biden e famiglia, ecc.). Intanto Zelensky entrava nella classica di Fortune dei più ricchi del mondo (con quasi 600 milioni di dollari ufficiali). Tutto questo giro d’affari era pagato (senza garanzie) dai contribuenti USA con l’obbiettivo dichiarato di far crollare la Russia in modo che i soliti oligarchi potessero accaparrarsi le risorse naturali russe. Trump, che rappresenta il popolo americano, preso atto che sta solo pagando una guerra ormai persa che continua ad uccidere inutilmente migliaia di persone, si domanda che senso abbia:
per difendere l’Ucraina? è impossibile (soprattutto se gli ucraini non vogliono combatterla); per difendere l’Europa? allora la guerra la deve pagare l’Europa; per difendere l’America? non serve perchè può accordarsi direttamente con Putin (come ha già dimostrato); per difendere Zelensky ed il suo regime autoritario e corrotto? Trump non solo non ha debiti di riconoscenza, ma Zelensky si è sempre schierato a danno di Trump e a favore del ‘Deep State’. A questi interessi si aggiungono gli interessi geopolitici inglesi che (oltre al crollo della Russia) avrebbe voluto occupare la Crimea in modo da poter impedire l’accesso al mar Mediterraneo delle navi russe e di controllare l’ingente traffico navale verso il Mar Nero; oltre agli interessi degli oligarchi della finanza inglese che hanno già stipulato con Zelensky un accordo per lo sfruttamento delle terre rare per 100 anni.
A Trump non resta che ritirarsi per evitare altri costi al popolo americano, cercando di recuperare le immense risorse finora impiegate nella guerra con un accordo ‘commerciale’ che avrebbe indirettamente tutelato anche l’Ucraina, perchè – come ribadito da Trump in un passaggio dell’incontro alla casa bianca – la Russia non attacca gli americani che sarebbero andati in Ucraina a scavare terre rare (e l’America ha sempre difeso i suoi interessi). Questo accordo commerciale avrebbe consentito la fine della guerra e la pace. Ma Zelensky è andato all’incontro a porre condizioni senza poter o voler dare nulla in cambio.
Ora che il mondo ha visto che Zelensky, non vuole la pace, incitato da Inghilterra e Francia, che vogliono continuare ad indebolire la Russia ed i suoi interessi internazionali, soprattutto in Africa dove la Francia viene estromessa dalle sue ex-colonie e in Medio Oriente, dove l’Inghilterra vuole mantenere i suoi interessi sul petrolio arabo, ed il suo patronato sull’area ed il traffico attraverso Suez. Ai cittadini delle altre nazioni dell’Europa, con o senza NATO, si chiede di pagare il conto, d’ora in poi da soli!
Vero, infatti Trump non ha esitato a citare- stigmatizzandoli- gli sporchi affari di Biden Sr. e, soprattutto, del suo rampollo: Hunter Biden ( gli affari di “camera”).