San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale. Padre Bonaventura.
27 Febbraio 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa riflessione sulla figura di san Giuseppe, nel mese a lui dedicato, scritta da padre Bonaventura, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e diffusione.
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SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE,
NEL MESE DI MARZO A LUI DEDICATO
Quale ministero Dio ha affidato a San Giuseppe? San Giuseppe era il padre del Figlio di Dio. I Vangeli e tutta la Tradizione ci insegnano che Giuseppe trattò Gesù come suo figlio, e Gesù trattò Giuseppe come suo padre. Fu quindi ovvio che tutti ritenessero Gesù, appunto figlio dell’artigiano (Mt 13,56).
La missione di San Giuseppe fu dunque quella di custodire il Figlio di Dio, ed ancor prima della sua nascita: doveva vegliare su di Lui, darGli il suo nome, assicurarGli il suo posto nel popolo di Dio e il suo ruolo sociale di figlio legittimo di Davide.
Ed il motivo di tale ruolo era quello di essere la Persona adorabile del Verbo fatto carne. Dio ha così voluto che suo Figlio sperimentasse tutte le necessità di un comune neonato; permise inoltre che la persecuzione cominciasse fin dalla culla, che conoscesse le miserie e le amarezze dell’esilio, che la sua infanzia fosse sottoposta alle prove della povertà e del lavoro. E San Giuseppe fu nominato suo custode e protettore, insomma era colui che fu scelto per nutrire e crescere il Dio Bambino.
L’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria che genererà il Figlio dell’Altissimo e, su mandato di Dio, l’angelo riceverà il di Lei consenso: tale missione ha come ragione determinante il mistero del Verbo incarnato.
Tutta la vita di San Giuseppe sarà quindi dedicata a vegliare su Gesù: Giuseppe non ha nient’altro a che fare con questo mondo.
La vita di Giuseppe si realizza solo nella vita di Gesù, il Verbo incarnato… Non ha altra ragione d’essere: Giuseppe è la Provvidenza visibile del Padre Eterno!
Il compito di Giuseppe ha infatti questo carattere eccezionale: ha ricevuto la missione di provvedere a tutte le necessità e ai bisogni del Verbo incarnato, come farebbe ogni vero e buon padre.
Decretando l’Incarnazione del Verbo nel seno di Maria, Dio ha decretato pure il ministero di Giuseppe. Volendo che il Suo Divin Figlio conoscesse tutte le debolezze fisiche della nostra natura, l’Eterno Padre Gli diede, allo stesso tempo, un sostegno e accompagnatore.
Il ministero di San Giuseppe è come il complemento o supplemento dell’Incarnazione. Pertanto questo ministero rientra nell’ordine dell’unione ipostatica, poiché Giuseppe è chiamato a compensare ciò che l’unione ipostatica nella sua stessa costituzione presenta come debolezza e indigenza: San Giuseppe fu dunque la Provvidenza, in veste di persona, del Verbo fatto carne.
Pertanto Giuseppe è in gran parte strumento e collaboratore di tale provvidenza.
Lo stesso Spirito Santo gli affida l’economia dell’Incarnazione, e dunque la provvidenza dell’Eterno Padre investe Giuseppe, inonda il suo cuore. Dio Padre, perché qualcuno vegliasse sul suo Figlio fatto uomo, si affida pienamente a Giuseppe.
San Giuseppe dunque, non solo meritò il titolo di “padre” (putativo), bensì lo era realmente!
E benché alcun vincolo fisico di paternità biologica lo unisse a Gesù, egli, pur tuttavia, era a Lui unito da un vincolo morale, il quale è incomparabilmente più stretto e più forte di qualsiasi altra paternità terrena.
Iddio infatti, è in grado di supplire alla stessa natura: può cioè ispirare i medesimi sentimenti, rapporti, doveri e, in una parola, unire l’uomo al Figlio così strettamente come, ed anzi di più, che la paternità fisica.
Colui dal quale discende ogni paternità (Ef 3,15), ha disposto a Giuseppe il suo nome personale, in relazione al proprio Figlio. E l’unico motivo che impedì a Giuseppe di essere padre (biologico) fu la santa verginità, richiesta dall’incomparabile purezza di Gesù.
Attraverso le sue nozze celesti con la divina Vergine, Giuseppe acquistò un vero e proprio “diritto” sul “frutto del suo seno”, cioè verso l’unione ipostatica di Gesù.
A motivo del suo matrimonio, Giuseppe, secondo le leggi della natura, ha come acquisito un certo diritto morale su Gesù: quello di fare da padre al Verbo incarnato. E, come dice San Tommaso: “Il matrimonio di Maria e Giuseppe, per speciale disposizione di Dio, fu contratto con lo scopo di accogliere il Bambino-Dio e di provvedere ai suoi bisogni.”
Il mistero dell’Incarnazione doveva avere pertanto due volti: l’uno assolutamente divino, opera dello Spirito Santo; e l’altro naturalmente umano, con la partecipazione richiesta da Maria e Giuseppe, che si univano in un matrimonio angelico. Soltanto il matrimonio contratto prima dell’Incarnazione del Verbo, era capace di porsi come “velo” all’operazione soprannaturale. Si comprende allora perché il Santo Vangelo chiama costantemente San Giuseppe, padre di Gesù (Mt 1,19; Lc 2,48).
San Giuseppe sembra essere stato il più adatto alla vita contemplativa e alla vita attiva – dopo la Santissima Vergine Maria – poiché quest’uomo santissimo aveva come unico obiettivo la persona di Gesù Cristo, in tutte le sue sofferenze, nelle sue opere e nelle sue azioni. Egli si esercitò nelle opere di carità e di dedizione paterna verso il Verbo Incarnato con una conoscenza perfetta della Persona divina e un amore ardente. D’altra parte, mentre si dedicava alla vita attiva, era nella situazione migliore per godere appieno della vita contemplativa.
Prese per sposa Maria Santissima, la cui compagnia e familiarità erano sufficienti a elevare un’anima al più alto grado di ogni virtù.
Visse per molti anni nell’intimità del Verbo Incarnato (circa trent’anni), apprendendo dalla sua bocca i misteri più divini: pregava Lui, ed anche, pregava con Lui.
Come dice san Giovanni, nella preghiera sacerdotale: «Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo.» (Ger 17,3).
Conoscere Dio, in e attraverso Gesù Cristo, è la vera vita… la vita eterna!
Giuseppe porta Dio fra le sue braccia e lo riscalda sul suo cuore: lo vede costantemente pregare, obbedire, lavorare, soffrire…
Se esistono al mondo coloro che avevano la conoscenza sovrana di Gesù Cristo e del suo amore, questi erano proprio Maria e Giuseppe. Solamente ad essi è stato dato di conoscere un’infinità di parole e di azioni, di sofferenze e di slanci del cuore, di verità e di virtù, la profondità di misteri che racchiude la vita del Verbo incarnato.
San Giuseppe era davvero secondo il cuore di Dio. E così Iddio gli affidò il più intimo e sacro dei suoi segreti: gli rivelò l’ineffabile Mistero, quello sconosciuto ai grandi di questo mondo, e diede a San Giuseppe il diritto di vederLo e ascoltarLo, di portarLo in braccio e di condurLo, di abbracciarLo e di lavarLo, di custodirLo e di nutrirLo.
Non è stato dato a nessuna creatura, se non alla Santissima Vergine Maria, di conoscere il Verbo incarnato, come lo conobbe Giuseppe: nessuna creatura è entrata nella sua familiarità come lui.
Il ministero di San Giuseppe non aveva altra ragion d’essere che la Persona del Verbo Incarnato. E come tutta la vita dell’Uomo-Dio tendeva alla salvezza del mondo, così san Giuseppe operò indirettamente per il bene di tutti gli uomini: tutta la vita di Giuseppe è dedicata a fare del bene al Verbo incarnato.
San Giuseppe ha sofferto per Gesù Cristo, ha sofferto con Gesù Cristo, per alleviare le sofferenze di Gesù Cristo, per allontanare ogni pericolo dall’Uomo-Dio.
Durante ogni giorno Giuseppe vedeva Maria al lavoro: egli contemplava, senza stancarsi, questa creatura incomparabile, nella quale risplendeva una santità quasi infinita. E sembra che San Giuseppe, scelto da Dio per assistere, assieme con Maria, alle lezioni divine, ne abbia tratto tutto il frutto che ci si poteva aspettare da un simile Maestro: la sua fede, la sua carità, la sua speranza, tutte le sue virtù si sono accresciute, in una misura che non possiamo immaginare.
Giuseppe nutriva la più ardente carità per Gesù. E il Cristo, mentre Giuseppe lo portava tra le braccia, gli impresse e gli fece gustare, a contatto della sua persona divina, sentimenti e gioie ineffabili.
La grazia di Cristo operava nella sua anima, con tutta la potenza dell’amore, di modo che colui che ama si trasforma nella persona amata: Giuseppe si sentì pertanto attratto verso Colui che lo Spirito Santo gli aveva donato come Figlio, in Maria, sua sposa. Per questo dobbiamo ammirare le parole della Santissima Vergine Maria: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Noi ti cercavamo nei tormenti…» (Lc 2,48).
San Pio IX, per mezzo del Breve Pontificio, datato 7 luglio 1871, afferma chiaramente che: “Dio onnipotente ha voluto che il grande Patriarca San Giuseppe, a preferenza di tutti gli altri santi, fosse veramente su questa terra lo sposo purissimo della Vergine Immacolata e il padre putativo del suo unico Figlio, Gesù Cristo. Per adempiere perfettamente a ministeri così sublimi, egli lo arricchì e lo riempì di grazie del tutto singolari.»
San Giuseppe fu chiamato da Dio alla più alta dignità, alla funzione più sublime, dopo quella della maternità divina: per questo Dio gli ha concesso le grazie più abbondanti, la santità più eminente, dopo la Madre di Dio.
E, dopo tutte queste considerazioni e meditazioni, forse comprendiamo meglio perché papa San Pio IX proclamò San Giuseppe patrono e protettore della Chiesa universale.
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Tag: bonaventura, san giuseppe
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