Tre Anni di Guerra, Chi Ha Vinto: USA e Russia; e Chi ha Perso: Europa ed Ucraina. Adinolfi, Scaglione.
25 Febbraio 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione due elementi di valutazione sull’anniversario dei tre anni dalla guerra in Ucarina. Il primo è questo commento di InsideOver, che ringraziamo per la cortesia:
Alzi la mano chi pensava che tre anni dopo saremmo stati ancora qui a dolerci per la guerra in Ucraina, per le distruzioni, l’enorme quantità di vittime (qui un bilancio del Wall Street Journal, credibile e/o opinabile come tutti questi bilanci, a causa della censura militare delle parti), le conseguenze sociali ed economiche che dai Paesi in lotta si estendono all’intera Europa? Chi scrive la mano la tiene molto bassa e in un certo senso non riesce ancora a credere che il 24 febbraio del 2022 la Russia abbia deciso di invadere l’Ucraina.
È la confessione di un ingenuo in un mondo di smagati analisti. Ma se penso, un caso per i molti, alla Von der Leyen che già nel 2022 annuncia trionfante che i russi devono prendere i microchip dai frigoriferi e dalle lavatrici per far volare i missili e che l’industria bellica russa è “a pezzi”, e rivedo i frenetici applausi dell’inclito pubblico, mi tengo stretto il mio stupore, che se non altro non ha fatto danni.
Perché il punto è proprio questo. Fatta salva la decisione di Vladimir Putin del 24 febbraio di tre anni fa, in violazione come minimo del Memorandum di Budapest del 1994 (Kiev cedeva a Mosca, che si impegnava a smantellarle, le armi atomiche in cambio del rispetto della sovranità e dei confini), sulla radici profonde di questa guerra si può discutere all’infinito. Ma sul perché sia durata tre anni e non sia ancora finita, nonostante l’irruzione sulla scena di Donald Trump, le discussioni stanno quasi a zero.
La scelta della guerra
Ricordiamo gli eventi delle prime settimane di guerra. L’invasione russa punta direttamente su Kiev, nell’evidente intento di sbandare le autorità ucraine. Volodymyr Zelensky, però, rifiuta l’invita degli Usa a espatriare a resta in patria, consolidando così la resistenza ucraina. Il primo obiettivo dei russi quindi fallisce e le truppe di Mosca, già arrivate a trenta chilometri dalla capitale, si ritirano. Poche settimane dopo, non a caso, comincia in Bielorussia una serie di trattative che già intorno a metà aprile producono una bozza di intesa che prevede, in sintesi, il ritiro delle truppe russe dai territori occupati fuori dal Donbass (il Donbass avrebbe avuto una successiva trattativa a parte) e la neutralità dell’Ucraina. Si arrivò davvero vicini a un accordo, come poi confermato da fonti ucraine insospettabili quali, per esempio, il capo-negoziatore ucraino David Arakhamia e l’altro negoziatore ucraino Oleksandr Chalyi. Chi ha potuto accedere ai documenti di allora lo ribadisce.
Ma l’accordo non fu siglato, né in Bielorussia né nei successivi round di incontri tenuti in Turchia. Naturalmente la responsabilità è stata poi tutta addossata alla Russia, alle pretese del Cremlino. Ma è impossibile non vedere il concorso di colpa dell’Occidente. L’idea prevalente, allora, sia negli Usa di Joe Biden, sia nel Regno Unito di Boris Johnson sia nella Ue di Von der Leyen e soci, era che bisognava approfittare dell’invasione per infliggere alla Russia una sconfitta strategica, tale da annichilire le sue capacità militari per lungo tempo e, se possibile (cfr Joe Biden: “Putin non può restare al potere”), provocare un regime change a Mosca. In altre parole: di fronte alla prospettiva di una pace imperfetta e tutta da costruire per ridare giustizia agli ucraini, l’Occidente ha scelto di prolungare una guerra che in ogni caso sarebbe stata combattuta solo dagli ucraini.
Un disastro per l’Ucraina
E quindi eccoci qui, tre anni dopo, a fare i conti con i disastri provocati da quella cinica scommessa. L’Ucraina (e diciamolo chiaro: i loro sacrifici sono l’unica cosa nobile di questa storia schifosa) è oggi un Paese devastato (a fine 2024 il danno alle infrastrutture era stimato in 1 triliardo di dollari), incapace di reggersi sulle proprie gambe (e già prima della guerra era il Paese più povero d’Europa), socialmente mutilato (47 milioni di abitanti prima della guerra, più o meno 28 adesso), con il 20% del territorio (dove, secondo il presidente Zelensky, ci sono 350 miliardi di risorse naturali) occupato dai russi. E che si accinge a discutere di quella che sembra diventare ogni giorno di più una pace capestro. Perché da un lato le questioni con la Russia sono le stesse della bozza di accordo dell’aprile 2022, e dunque da questo lato si è combattuto inutilmente per tre anni. E dall’altro è cambiato il clima internazionale, Trump non è Biden e addirittura chiede a Zelensky di essere indennizzato per gli aiuti finora forniti, negandogli intanto l’ingresso nella Nato e le famose “garanzie di sicurezza”.
Continuare a combattere, come purtroppo consigliavano i vari Biden, Johnson e Von der Leyen (ma non i militari: Mark Milley, capo degli stati maggiori riuniti Usa, spingeva invece per la trattativa), è stata per l’Ucraina una disgrazia totale. Così come è stata una sciagura per l’Unione Europea, totalmente appiattita sulle posizioni Usa e oggi in crisi politica ed economica e totalmente spiazzata dalle posizioni di Trump, che semplicemente la ignora.
La vittoria degli Usa
Sulla pelle degli ucraini e sul benessere degli europei hanno di sicuro portato a casa un buon guadagno gli americani. Anche se non fosse arrivato Trump, che si appresta a massimizzarlo, Washington era riuscita a staccare la Ue dal suo massimo fornitore di risorse energetiche, la Russia, tagliando le gambe al modello economico (energia a basso costo – trasformazione – esportazioni) che per decenni ci aveva garantito prosperità e, sfruttando l’incubo della guerra russa, promuovendo un ulteriore allargamento della Nato (i cui confini ora coincidono con quelli della Ue, senza che questo ci faccia sentire più sicuri di prima, e infatti corriamo a comprare armi) e riducendo l’Europa in uno stato politico di vassallaggio. E tutto questo gli Usa sono riusciti a farlo senza perdere un soldato e, anzi, sfruttando le necessità dell’Ucraina, riempiendo di sussidi il loro apparato industrial-militare, visto che a Kiev non sono stati dati soldi per comprare le armi ma armi prodotte e quindi pagate negli Usa). E ora, per chiudere il cerchio, chiedono pure il rimborso spese agli ucraini.
A carissimo prezzo ma ha vinto anche la Russia. Contano relativamente poco, in questo giudizio, i dieci chilometri in più o in meno conquistati nel Donbass. Conta che l’intero Occidente non è riuscito a piegarla né con le sanzioni economiche né con le forniture militari a un esercito, quello ucraino, che solo gli sciocchi possono sottovalutare, visto che già prima della guerra, per opera del presidente Petro Poroshenko, disponeva di 250 mila uomini addestrati dalla Nato, in un Paese (povero, come si diceva) che per la Difesa spendeva il 6% del Pil. Il re occidentale è nudo, ha detto la Russia di Putin. Fa combattere gli altri e non riesce a vincere. Dunque un altro mondo è possibile. Un messaggio planetario che non è rimasto senza conseguenze: non è un caso se proprio in questi anni i Brics, l’organizzazione in cui Russia e Cina sono parte decisiva, hanno raddoppiato i Paesi membri.
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Il secondo è questo post pubblicato su Facebook da Mario Adinolfi:
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Tag: ADINOLFI, EUROPA, guerra, russia, scaglione, trump, ucraina
Categoria: Generale
Di sicuro ha perso ancora una volta , come sempre, l’umanità. Il solito, gigantesco, orribile spreco di denaro e vite. Potevano essere usati per il benessere di tutto il globo invece, ancora una volta, vengono buttati nell’ abisso del male. L’avvicendarsi delle generazioni annulla l’esperienza e perpetua la malvagità. L’uomo ha necessità della guida del Creatore.
In un maligno miscuglio di “zucche vuote” = menti annebbiate mi chiedo, è il sol dell’ avvenire che avanza oppure il tramonto (spero definitivo) del progressismo duro e puro tanto insistebìnte quanto malvagio ? A mio parere urge attendere, per assistere al COMPENDIO finale