Un Viaggio dalla Mente al Cuore. La Missione di Suor Illuminata. Il Matto.

22 Febbraio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul percorso di una religiosa dedita all’insegnamento. Buona lettura e diffusione.

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UN VIAGGIO DALLA MENTE AL CUORE

LA MISSIONE DI SUOR ILLUMINATA,

PORTARE LA MEDITAZIONE

A BAMBINI E GENITORI.

 

Da CM CRONACHE MACERATESI

di Alessandra Pierini

27 gennaio 2025

 

Suor Illuminata: nessun nome da religiosa poteva essere più adatto per Franca Tealdi, suora dell’Istituto San Giuseppe, punto di riferimento a Macerata per la meditazione cristiana, anche per bambini e bambine. Luminoso è il suo volto dai tratti distesi e luminosissime sono le sue parole che pronuncia con una delicatezza di altri tempi, ricercate come carezze e scelte quasi con gli occhi chusi per concentrarsi sul significato di ognuna di esse. Luminoso è ogni suo gesto, dal prendere il fazzoletto dalla tasca ad accarezzare i libri su cui studia fino al ridere in modo controllato ma profondissimo come se il suo sorriso venisse da lontano quando dice «la meditazione è la preghiera del cuore».

 

Ieri ha compiuto 90 anni ed è stato per lei un fine settimana così ricco di sorprese che ancora a parlarne ancora si commuove. Sono arrivati da Torino degli amici carissimi che ha conosciuto sin da bambini e nel pomeriggio di ieri più di trenta persone si sono ritrovate nell’Istituto per festeggiarla a sorpresa: «sono venuti da lontano per farmi gli auguri di persona» gioisce.

 

Suor Illuminata è nata a Mondovì, oggi nota anche per la squadra di pallavolo in serie A, e ricorda ancora con entusiasmo quando amava giocare a pallavolo, ma anche a basket. Poi l’insegnamento come docente di Lettere: «ero innamorata di Manzoni e di Dante. Mi piaceva anche Leopardi e credo che nel suo Infinito anche lui vedesse il Signore».

 

In seguito l’esperienza come  preside a Torino e nel 2013 l’arrivo a Macerata nell’Istituto San Giuseppe.

 

«Sono una suora e comunque avevo sempre praticato la meditazione con la lettura della parola di Dio, la riflessione, poi il confronto con la vita e il successivo colloquio con il Signore. Arrivata qui però non riuscivo a fare esercizi spirituali con la congregazione. Il Signore mi fa delle sorprese continue e così è accaduto anche allora. Mi arrivò l’invito ad un corso di esercizi spirituali a Camaldoli con padre Lorence Freeman, che poi ho saputo essere la guida spirituale internazionale della Meditazione cristiana, il cui metodo era stato portato alla luce nel 1975 da John Main, benedettino inglese, avviato alla meditazione profonda da un swami indiano».

 

La religiosa è rimasta molto colpita dall’esperienza vissuta: «Facevamo cinque meditazioni al giorno e mi sentivo incantata da quello che stavamo vivendo, anche con tanti laici presenti. Lì imparai che si medita seduti con la schiena dritta a non rigida, le mani sciolte sulle ginocchia, il corpo rilassato ma vigile, gli occhi semichiusi, in totale silenzio, eliminando i pensieri e lasciandoli andare appena arrivano. In questa posa si ripete la parola  Maranatha che significa in aramaico, la lingua di Gesù: “Il Signore viene o vieni Signore”. È così che corpo e spirito collaborano e nel corpo lo Spirito si rivela».

 

Suor Illuminata mima più volte la posizione e chiude gli occhi riassaporando quasi i suoi silenzi in contemplazione. Tornata a Macerata dopo questa esperienza, la suora va oltre e la porta nella Scuola di San Giuseppe: «Padre Freeman dice che i bambini sono contemplativi per natura, così ho chiesto alla direttrice di far praticare la meditazione cristiana in classe. Diciamo una preghiera all’inizio e alla fine e per dieci minuti meditiamo in silenzio, immobile e con gli occhi chiusi. Non tutti ci riescono, di solito un terzo ce la fa, un terzo ci prova e un terzo non lo fa proprio ma è commovente vederli con gli occhi chiusi. Se qualcuno apre gli occhi o si muove e mi guarda, io sorrido in silenzio».

 

Anche i genitori hanno chiesto di essere coinvolti in questa esperienza, così nel 2015 sono nati gli incontri di meditazione cristiana per mamme e papà, poi allargati a chiunque voglia partecipare, che si svolgono il mercoledì alle 18 nell’Istituto: « Oltre agli incontri, la meditazione va fatta due volte al giorno, mattina e sera, è un cammino lungo. È fare un viaggio dalla mente al cuore, oltre il proprio sé egoista e accentratore. È fare il vuoto dentro di sé dove il proprio spirito incontra quello divino. Via tutto il resto».

 

E con un gesto deciso della mano sembra quasi riuscire a spazzolare via ogni altra cosa con la decisione di chi si avvicina alle più alte aspirazioni: «La meditazione cristiana ha rappresentato per me un salto notevole nella mia vita spirituale. Ad esempio capita che nella nostra comunità ci siano delle tensioni o dei momenti di confronto, sempre nel rispetto della persona, ma anche quando c’è uno spizzico, riesco ad essere serena e a ricostituire subito il rapporto e dare la pace in modo sentito».

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«Fare un viaggio dalla mente al cuore, oltre il proprio sé egoista e accentratore»: vale anche – e soprattutto – per il battezzato e cresimato tutto dottrina, preghiera e sacramenti, poiché anch’esso deve fare i conti con il proprio sé accentratore ed egoista, preda di quel retaggio duro a morire che è il farisaismo, per il quale si dà per scontato di “stare dalla parte giusta” e si lanciano pietre a destra e a manca: niente di più ingannevole, fino a che l’aggrumato del sé fittizio non viene croci-fisso, cioè aperto! E così torniamo al tanto famoso quanto ostico: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo (ipsum solum); se invece muore, produce molto frutto».

 

Ipsum solum: il fariseo (e ciascun gruppo di farisei) senza carità, rattrappito e isolato nella propria “verità” e nella propria “giustizia”, che vede l’opera del diavolo soltanto negli altri e non anche in sé.

 

Da Matto, piccola ed utile chiosa nipponica:

 

Yamemamashou … mo ii takusan desu!

 

Fermiamoci … basta così!

 

Preziosissima, salutare ingiunzione!

 

Ovvero, ripassando attentamente poiché d’importanza capitale:

 

«Fare un viaggio dalla mente al cuore, oltre il proprio sé egoista e accentratore. Fare il vuoto dentro di sé dove il proprio spirito incontra quello divino. Via tutto il resto […] Seduti con la schiena dritta a non rigida, le mani sciolte sulle ginocchia, il corpo rilassato ma vigile, gli occhi semichiusi, in totale silenzio, eliminando i pensieri e lasciandoli andare appena arrivano. In questa posa si ripete la parola Maranatha che significa in aramaico, la lingua di Gesù: “Il Signore viene o vieni Signore”. È così che corpo e spirito collaborano e nel corpo lo Spirito si rivela».

 

Lo spirito che collabora con il corpo è la Coscienza che ha da recuperare la sua originaria purezza e trasparenza abbandonando i pensieri – e gli attaccamenti – per diventare Corpo non meno di quanto il puro Corpo diventa Coscienza, onde costituire l’armonica non-dualità in quanto preparazione all’influsso dello Spirito quale Suggello di Luce trasmutatrice: «Veni, Sancte Spiritus, et emitte caélitus lucis tuae radium». Lo Spirito non lo si invoca con la sola testa bensì tutto il corpo. La testa ha sotto di sé il resto del corpo che la sostiene. Da sola, la testa è morta. La resurrezione, Cristo docet, è  del corpo di gloria, non della sola testa.

 

Shinjin datsuraku: “spoglio di corpo e di mente” era il motto utilizzato dal patriarca zen Dogen Zenji (1200-1253).

 

shinjin: corpo-mente,

 

datsu: lasciare,

raku: caduta.

Dunque shinjin datsuraku significa lasciar cadere ogni sovraccarico di mente (i pensieri fissi) e di corpo (le rigidità), e non si insisterà mai abbastanza sulla corrispondenza fra la rigidità della mente che si riflette nel corpo e viceversa.

Insomma svuotarsi (kenosi) di tutto ciò che si presume di essere, sapere e  avere:

«Se vuoi pregare come si conviene, rinuncia a te stesso in ogni momento», avverte Evagrio Pontico,

cui fa eco Maestro Eckhart: «Tutto sarebbe donato a chi rinunciasse a se stesso assolutamente, anche per un solo istante».

La rinuncia costante a se stessi, impresa ascetica anti-farisaica non propriamente popolare, è la condizione imprescindibile per intraprendere il «viaggio dalla mente al cuore». Dalla piccola e miserrima mente umana all’immenso ed eccelso Cuore Divino.

 

* * * * *

Nota a proposito di John Main (da wcccmitalia):

Nato a Londra nel 1926 da una famiglia irlandese, studiò legge, apprese il cinese e prestò quindi servizio in Malesia per il Ministero degli Esteri. Lì un monaco indiano lo avvicinò alla meditazione. All’epoca la preghiera silenziosa, non concettuale, era rara e sconosciuta per molti cristiani. L’antica tradizione contemplativa cristiana era stata dappertutto dimenticata e sostituita dalla «preghiera mentale» e rituale. Dopo il servizio in Oriente, John Main tornò in Europa dove, continuando a meditare, divenne professore di Diritto Internazionale al Trinity College di Dublino. Nel 1958 entrò nell’Ordine Benedettino a Londra: qui gli consigliarono di rinunciare alla meditazione, poiché si riteneva che non rientrasse tra le pratiche devozionali cristiane. Ma nel 1969 John Main riscoprì la tradizione di meditazione cristiana chiamata «preghiera pura»: un’antica forma diffusa nel IV secolo da Giovanni Cassiano, che tramandò gli insegnamenti dei Padri del Deserto, i primi monaci cristiani a San Benedetto e alla Chiesa occidentale.

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6 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro il Matto,
    ottimo, concordo. Dunque nel dojo dell’anima e del corpo nessuno deve inc…avolarsi contro un povero fico che non fa frutti quando non è la stagione dei fichi.

    • il Matto ha detto:

      Sì, ma il problema sorge quando giunge la stagione dei fichi e il fico non ne vuol sapere, oppure, peggio ancora, “crede” di dare frutto.

      Farisaicamente (e … umilmente!): “io sì che sono figo, non come quell’ortica là”.

      In altri termini, la stagione propizia alla fruttificazione l’essere umano se la deve preparare da sé. Per dirla alla romana, ha da sgobba’! 😁

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro il Matto,
        hai delineato la specie umana stile Uria Heep, che ha la mano umida e sudaticcia e che sbandiera ai quattro venti la propria umiltà, pur badando, soprattutto disonestamente, ai biechi interessi personali ( Charles Dickens, David Copperfield )…apparenza e sostanza. Però…quel povero fico innocente! 😥