Massoneria nella Chiesa. Il Direttore de “La Domenica” Risponde a Investigatore Biblico.

20 Febbraio 2025 Pubblicato da

 

 “Don Pietro Roberto Minali, direttore de “LA DOMENICA”, risponde al mio articolo. Con una mia nota finale” di IB

Pubblico volentieri la lettera pervenutami ieri da Don Pietro Roberto Minali, direttore de “LA DOMENICA” (che ringrazio di cuore), in risposta la mio articolo qui (“Massoneria nella Chiesa? Il caso inquietante della “Preghiera dei fedeli”” di IB – Investigatore Biblico).  A conclusione una mia nota personale.

Alba, 19 febbraio 2025

Stimatissimo Investigatore Biblico, grazia e pace.

Sono don Pietro Roberto Minali, direttore de «La Domenica» e rispondo alle vostre osservazioni sull’utilizzo del termine “architetto” riferito a Dio. Non prenda questa mia lettera come un tentativo di giustificazione. Semplicemente approfitto dell’occasione per comunicarle il mio punto di vista, e la mia condivisione delle vostre stesse preoccupazioni, in vista del bene dei fedeli cattolici.

Sono d’accordo che sia stato un errore. Non è opportuno questo utilizzo poiché fatto proprio dalla Massoneria per indicare l’essere supremo o dio massonico. Purtroppo, in fase di revisione dei testi – buona parte dei quali, come quello in oggetto, sono preparati da collaboratori – l’utilizzo di questa espressione “architetto divino” mi è sfuggita, altrimenti l’avrei semplicemente rimossa.

Voglio però rilevare – non certamente a giustificazione di quanto successo – che l’utilizzo del termine “architetto” riferito a Dio non è assente nella tradizione cristiana, benché non abbia mai avuto un grande peso. Lei che è informato sul testo sacro sa che a volte Dio nella Bibbia è presentato come Colui che ha ordinato l’universo con sapienza, per esempio: «Tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso» (Sapienza 11,20); «Egli [Abramo] aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso» (Ebrei 11,10). Anche i Padri della Chiesa a volte si riferiscono a Dio come colui che progetta, ordina: Sant’Agostino parla di Dio come del Sommo Architetto che ha creato e ordinato il mondo con sapienza (De Genesi ad Litteram); San Basilio Magno parla di Dio come l’ordinatore armonioso del cosmo (Esamerone). Vanno fatte due sottolineature: a) in Agostino il concetto di Sommo Architetto appare, ma non sempre attraverso l’uso esplicito del termine “Architectus”; b) in Basilio è chiara la consapevolezza che la Genesi, parlando dell’opera di Dio, insiste sul verbo “creò” piuttosto che sui verbi “lavorò” o “formò”; ed è chiaro il motivo: la Genesi parla di un inizio assoluto, di una creazione ex nihilo il cui agente è, appunto, il Dio Creatore, e non di un “mettere ordine” a una materia preesistente, il cui agente può essere indicato, appunto, con la figura dell’architetto. Quindi, dobbiamo ritenere che l’utilizzo dell’espressione “architetto divino” è non-necessario e non-opportuno. Ancor di più: in un tempo segnato dall’ingerenza della Massoneria nella Chiesa cattolica, l’utilizzo di questa espressione è anche, e soprattutto, sbagliato. Le assicuro che non ho alcuna simpatia né massonica né modernista.  Infine, che dire? Io stesso, quando noto in qualcuno l’utilizzo di certe immagini, o il silenzio su determinate parole del Vangelo, concludo che ci siano in questo la cattiva fede, oppure una dottrina allo sbando, o una colpevole ignoranza. Quindi non mi stupiscono le vostre parole sulla Preghiera dei fedeli di domenica 16 febbraio 2025. Ma poi, conoscendo le persone, scopro che non sempre, ripeto “non sempre” (ma a volte sì), i protagonisti di queste scivolate pericolose hanno agito con consapevole e intenzionale volontà di ingannare o confondere. La ringrazio per la cortese attenzione e concludo assicurandole che apprezzo e che sono un assiduo lettore dei suoi interventi su Duc in altum e su Stilum Curiae.

Benedizioni dal Signore

don Pietro Roberto Minali ssp

La mia risposta a Don Pietro

Carissimo Confratello Don Pietro,

la ringrazio di vero cuore per questa Sua Lettera da dove si evince sincerità e soprattutto chiarezza e coraggio. Virtù assai rare in questi tempi molto bui per la nostra Chiesa. Solo una piccolissima nota sulla Lettera agli Ebrei da lei citata. Ma la prego di prenderla semplicemente come una elucubrazione da topo di Biblioteca, o come una mia deformazione “professionale”.

Nel versetto da Lei citato della lettera agli Ebrei 11,10, dove le due Bibbie CEI 74 e 2008 traducono erroneamente con “architetto”, in realtà il termine greco è “teknites” (τεχνίτης) che ha come primo significato “artigiano” oppure “operaio specializzato”. Può significare anche “architetto”, ma non sicuramente in questo caso, per un motivo semplicissimo.

Il termine “architetto”, non riferito a Dio, ma alla persona stessa di San Paolo,  compare una volta sola nel Nuovo Testamento, ed esattamente in 1 Corinzi 3,9:

Secondo la Grazia di Dio che mi è stata data come un sapiente architetto, io ho gettato il fondamento…” .

Qui San Paolo parla di se stesso come “architetto” e non di Dio. Il termine greco è infatti  ἀρχιτέκτων (architekton) che esprime chiaramente  il concetto appunto di un “architetto”, colui che pianifica e dirige l’opera della costruzione spirituale della Chiesa. Paolo si presenta come un architetto sapiente, che ha posto il fondamento (Cristo) affinché altri possano costruirvi sopra.

Questo termine dunque si distingue da τεχνίτης utilizzato in Ebrei 11,10, che, come già detto, significa artigiano, operaio o esecutore di un lavoro manuale.

Ad ogni modo, come dicevo sopra, prenda questa nota come una mera elucubrazione da “NERD” biblico.

Voglio ancora ringraziarLa per la Sua preziosa lettera, e le chiedo di fare una preghiera per me.

Le mando un fraterno abbraccio!

Dio la benedica!

IB

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2 commenti

  • Claudio Gazzoli ha detto:

    Ridicolo, lo sanno pure i bambini non svezzati che il foglietto, alle pagine 1 e 3, ma anche se vogliamo nelle parti recitate delle pagine interne, è palesemente protestante.

  • Fritz ha detto:

    Sic stantibus rebus, cari preti e preti direttori di foglietti, non è meglio che cercate di attenervi alle regole e di mettere in opera almeno l’undicesimo comandamento, visto che i precedenti dieci sono spesso disattesi? Come previsto dalla liturgia conciliare, innanzitutto le preghere della comunità dei fedeli devono essere sentite, preparate e pronunciate dai fedeli: è meglio che siano costoro che se ne prendano cura senza che qualcun altro ci metta lo zampino, specie gli ecclesiastici che già peccano nel loro, come vediamo dalla risposta, e mancano pure nel campo degli altri.
    Certo che le preghiere dei fedeli devono essere orientate dalla lettura della Parola del giorno ma rivolte alla soluzione delle necessità contingenti del popolo di Dio, magari chiedere un vero papa e sacerdoti più coraggiosi.