Gaza. Una Riviera Bagnata di Sangue. Esther Solomon, Haaretz. Matteo Castagna.

14 Febbraio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla situazione a Gaza. Buona lettura e diffusione.

§§§

di Matteo Castagna
Esther Solomon, Caporedattore del quotidiano Haaretz in inglese, ha scritto un interessante editoriale dal titolo: “Perché Netanyahu punta sulla “Nuova Gaza” di Trump: una riviera bagnata dal sangue”.
Netanyahu ha scommesso sul ritorno di Trump, voltando le spalle agli “israeliani in cattività”, li chiama Solomon. Mentre gli israeliani inorridiscono per le immagini e le testimonianze degli abusi di Hamas, spera che la “soluzione” radicale di Trump per Gaza prenda piede e aiuti la sua stessa sopravvivenza politica, gli ostaggi israeliani e i civili di Gaza siano dannati! Il prestigioso media di Tel Aviv non le manda certo a dire.
E prosegue: “è una tempesta perfetta di arroganza, idiozia, immoralità, venalità e bancarotta politica”.

Per molti lunghi mesi di guerra, il primo ministro Benjamin Netanyahu, ha atteso il momento giusto, scommettendo sul successo elettorale dell’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump, contento di potersi liberare delle numerose suppliche delle famiglie degli ostaggi israeliani, tenuti in condizioni pazzesche, di abietta violenza e tortura.

Ha respinto la proposta Biden di cessate il fuoco del maggio 2024, intenzionato a soddisfare i suoi alleati di estrema destra, mentre combatteva le sue tiepide sanzioni sulle mega-bombe, con accuse frenetiche, secondo cui, il comportamento della Casa Bianca era “inconcepibile” e intendeva gettare Israele in pasto ai leoni.

Ma la “soluzione” proposta da Trump per i palestinesi di Gaza va oltre i sogni più sfrenati, autocratici e annessionisti di Netanyahu & Co., per i quali il presidente è stato celebrato come il “messaggero di Dio”, inviato a liberare Gaza dai suoi abitanti, per spianare la strada ai coloni israeliani.

Questo piano, non solo diffonde quella che era, in gran parte, un’idea di “trasferimento” riservata agli estremisti, ossia l’eufemismo israeliano per la pulizia etnica, mentre presenta Gaza come un “progetto immobiliare”, con cupole del piacere per investitori stranieri. Minaccia, anche, i duraturi “accordi di pace” tra Israele, Giordania ed Egitto, nonché l’intero accordo “ostaggi/cessate il fuoco”, da cui dipendono le vite degli ostaggi, e quelle di molti altri civili di Gaza.

Quando tre ostaggi, pallidi ed emaciati, sono stati rilasciati da Hamas, sabato scorso, c’è stato un sussulto quasi palpabile in tutto Israele: immediati paragoni coi sopravvissuti all’Olocausto. Mentre vengono rilasciati altri ostaggi, questi forniscono testimonianze sulle spaventose condizioni in cui Hamas e la Jihad islamica palestinese li hanno tenuti: fame, catene, soffocamento, abusi psicologici.

Può essere triste, ma non sorprende, che quelle immagini e storie, insieme ai ricordi ancora vivi del 7 ottobre e dei successivi 15 mesi di guerra, abbiano contribuito ad alimentare la ricettività degli israeliani al piano Trump.

Infatti, nei sondaggi recenti, circa il 70% degli israeliani è a favore, anche se pensa che sia irrealizzabile. È il massimo della realizzazione di uno storico desiderio: chiudi gli occhi e i palestinesi di Gaza se ne saranno andati.

Per un momento, Netanyahu ha probabilmente pensato che la tempestiva collisione del piano Trump e l’indignazione per i sopravvissuti smunti gli offrissero un perfetto piano di gioco politico. La sua priorità principale è quella di guadagnare tempo al potere, mantenendo l’estrema destra a bordo, rimanendo dalla parte giusta del presidente, mantenendo aperta l’opzione di riavviare la guerra.

Se l’opinione pubblica era già abbastanza radicalizzata da mostrare interesse per il “trasferimento”, allora forse l’aspetto angosciante degli ostaggi,e le spaventose scene delle masse a Gaza, al rilascio di una donna in ostaggio, Arbel Yehoud, la settimana prima, avrebbe estremizzato abbastanza l’opinione pubblica, da abbracciare un’altra guerra fino alla sempre sfuggente “vittoria totale” di Netanyahu.

E forse, sottolinea Haaretz, ciò potrebbe accadere prima che Israele si impegnasse a negoziare la Fase 2 dell’accordo, in cui tutti gli ostaggi rimanenti sarebbero stati rilasciati in cambio di un ritiro completo delle IDF da Gaza e di un ritiro completo dell’estrema destra dalla sua coalizione.

Tuttavia, Netanyahu non può pianificare l’intero copione. Gli israeliani sono davvero più disgustati che mai da Hamas, ma vogliono che gli ostaggi tornino a casa. L’aspetto cupo degli ostaggi era un invito all’azione, non alla guerra, ma alla solidarietà umana: salvateli, ora, finché possiamo!

Durante la guerra, Netanyahu è stato insensibile alle proteste pubbliche e alla priorità data agli ostaggi. “Trump ha davanti a sé quattro anni di presidenza sempre più imperialista”, scrive la Solomon.

La denuncia pubblica di Haaretz è un triste presagio: “in Israele e Gaza la paura è che facciano saltare l’accordo di cessate il fuoco, che gli ostaggi e i gazawi siano abbandonati, e che facciano saltare in aria ciò che resta, per spianare la strada a una Nuova Gaza, una riviera bagnata dal sangue”.

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

ATTENZIONE:

L’IBAN INDICATO NELLA FOTO A DESTRA E’ OBSOLETO.

QUELLO GIUSTO E’:

IBAN: IT79N0200805319000400690898

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

I commenti sono chiusi.