Effetto Trump. Stati Europei Divisi anche al Proprio Interno. Ma l’Irrilevanza Persiste, Anzi si Aggrava.
6 Febbraio 2025
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’effetto Trump nel vecchio continente. Buona lettura e condivisione.
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Stati europei divisi anche al proprio interno
“Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; Se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi” Mc 3,22.
Quest’articolo doveva essere pubblicato il giorno dopo l’articolo precedente (Vedi qui), che parlava dell’irrilevanza e dello scollamento UE nel suo complesso. Noi programmiamo, ma poi è il Padre Eterno che decide e, inchinandoci al Suo volere, ha deciso diversamente.
Entriamo quindi nella realtà dei singoli Stati, prendendo atto che l’irruzione di Trump è solo un accessorio che esalta irrilevanza, confusione, errori ed arroganza preesistenti e continuativi degli Stati europei.
Il vecchio asse Parigi Berlino che nel bene e nel male (più male che bene), ha finora indirizzato l’UE non esiste più. Nè come sodalizio egemone e neanche come potere entro le singole realtà statali.
Iniziamo dalla Germania, che è la più significativa e andrà alle urne fra poche settimane, con un Governo che da oltre due anni continua ad essere sconfitto in tutte le elezioni parziali.
In Germania non c’è una crisi di governo. C’è una crisi di sistema.
E’ da anni che il governo tedesco è in crisi. La sua debolezza è quella che l’ha tenuto in auge. Il palese fallimento delle politiche green dei Verdi e la crisi endemica dei liberali che di certo, il 23 Febbraio, rimarranno sotto al 4% e senza rappresentanza in Parlamento.
Questa tardiva crisi di governo ha rafforzato tutta l’opposizione.
La CDU/CSU, la Democrazia Cristiana tedesca, è data in forte ripresa. L’estrema destra di AfD (Alternative Fur Deutcheland(?) – Alternativa per la Germania) molto sopra il 20% ed anche la nuova sinistra di Sarah Wagenknecht preoccupa non poco i socialdemocratici.
Le scelte di Merz – CDU/CSU – di ghettizzare AfD hanno avuto una battuta d’arresto con la contestata apertura all’estrema destra, definita neonazista, di appoggiare la nuova Legge anti immigrazione. La nuova Legge non è passata, anche a causa di occulti franchi tiratori, ma AfD si vanta di essere stata sdoganata.
La locomotiva d’Europa si scopre afflitta dai medesimi guai, se non peggiori, del peggior sottogoverno italiano che, per molti, è peggiore di una qualsiasi repubblica delle banane.
Gli interessi tedeschi, e dell’intero continente europeo, sacrificati sull’altare di bassi interessi di bottega, gestiti oltretutto molto male. Il sistema ha cercato più volte di mettere fuori Legge AfD, ma non c’è riuscito, come aveva fatto con il partito ancora più a destra di AfD e realmente neonazista. Il sistema giudiziario tedesco a volte funziona e su questi temi i tedeschi sono molto vigili e, a volte, un Giudice a Berlino c’è e giudica anche bene.
I socialdemocratici subiranno una sonora sconfitta, Scholz è l’unico candidato presentabile, anche se non quello auspicabile, da offrire come capro espiatorio. Pistorius, che potrebbe essere l’unica valida alternativa, non si esporrà anche se spingeva per inviare i Taurus a Kiev contro il parere del Cancelliere.
I Verdi seguiranno il declino SPD mentre i liberali non sono accreditati neanche del 4% indispensabile per eleggere un loro rappresentante al Parlamento, quindi spariranno totalmente.
CDU/CSU, accreditata solo perché, essendo fuori dal governo, non viene dipinta come corresponsabile del disastro sociale ed economico in atto.
La politica di Merz, però, non si è mai spinta a costringere il governo a dimettersi, limitandosi a guardare crescere gli sfaceli economici e diplomatici avviati a suo tempo dalla Merkel, con appoggio incondizionato a Kiev, mancata reazione alla distruzione dei due Nord Stream, assuefazione alla politica green, mancato contrasto all’immigrazione, ecc. Merz, se diverrà cancelliere, invierà i Taurus a Kiev. Forse a guerra finita.
I bassi giochi di bottega mutuati dalle italiche esperienze della Democrazia Cristiana, seguite dal governo uscente, hanno avuto nella CDU/CSU l’attuazione geniale del “voto inutile”: non votate AfD tanto noi mai e poi mai ci alleeremo con loro.
Un piccolo incidente di percorso di questi giorni, però, ha rotto la diga. Merz, nella foga di proporsi come vero argine agli immigrati clandestini, ha proposto una nuova Legge per regolamentare più rigidamente il settore, chiamando tutti i volenterosi a votarla.
Afd, cioè l’estrema destra, ha accettato l’invito e la nuova Legge doveva passare trionfalmente. Invece è stata bocciata per tre voti. Franchi tiratori CDU, ostili a Merz ed all’apertura a Afd, hanno votato contro. Adesso Merz ha difficoltà all’interno del suo stesso partito ed ha rivalutato AfD agli occhi dei tedeschi.
Se Afd ripeterà a livello nazionale, quindi anche a Francoforte, Monaco, Amburgo, ecc. le performance con cui ha visto le elezioni nelle zone della ex Germania Est, (i sondaggi la accreditano di oltre il 20%), non si potrà fare un Governo lasciandola fuori. Le manifestazioni di questi giorni, con oceaniche partecipazioni di 100 – 150 mila manifestanti contro AfD sono più il sintomo dei problemi di CDU/CSU che non una seria preoccupazione per AfD, ben contenta di dettare l’agenda elettorale (parlate anche male di me, ma parlatene). Centomila su 84 milioni di abitanti sono poca cosa, anche se fa effetto vedere in TV le adunate ripetute e ripetute sino all’esasperazione. Averla accettata come partner per la nuova Legge citata, anche se non approvata, la certifica come potenziale alleata, pur con le ridicole smentite successive.
Merkel ha bollato come errore gravissimo la scelta di Merz di aprire a AfD, con una problematica crisi interna alla stessa CDU/CSU, ma personalmente ritengo che quello di Merz sia un lucido disegno di crearsi una alternativa a destra, legittimandola, anche a costo di vedersi sottrarre voti da AfD. Se dovesse essere costretto a fare un nuovo governo con i socialdemocratici, è diverso poter ventilare la potenziale alternativa di appoggiarsi a destra rispetto ad avere una strada unica e allearsi con Sholz. La politica dei due forni di italica memoria fa sempre scuola.
Quello che AfD sta facendo a destra lo sta facendo la nuova sinistra sul versante opposto erodendo ancora di più i consensi, già in forte calo, dei socialdemocratici. La carta di cercare di mettere fuori legge AfD è già stata giocata, con esito negativo e non si può attuare con l’estrema sinistra in forte avanzata. Una cosa è certa: dal 23 Febbraio la Germania non sarà più la stessa.
La Francia non è che sia messa meglio, anzi, la credibilità delle istituzioni francesi è sotto zero.
Macron aveva giocato la carta di demonizzare destra e sinistra dopo il fiasco alle elezioni europee dello scorso anno. Per contrastare la destra della LePen aveva sdoganato la sinistra alleandosi con loro, ma dopo i ballottaggi era arrivato terzo, con la sinistra variegata al primo posto. Paese ingovernabile e sinistra che, giustamente, pretendeva di formare un nuovo governo. Adesso il governo fantoccio di transizione, che deve far trascorrere un anno prima delle nuove elezioni, è praticamente immobile, ostaggio di destra e sinistra nei singoli provvedimenti, mentre Macron continua a pontificare di invio di ulteriori aiuti a Kiev, non solo come armi e finanziamenti, ma anche con truppe sul campo per battere la Russia. Anche in Francia, quindi, il logoro potere regnante è diviso in se stesso e scollegato dai cittadini e dal buon senso.
Delle altre capitali europee che dire?
La Polonia porta avanti la propria politica rapace, per non dire da avvoltoi, con affiancamento totale a Kiev in attesa della sua sconfitta per partecipare alla spartizione delle spoglie e ritornare silenziosamente in possesso dei vecchi possedimenti di confine di cui rivendica il possesso. Lo fa contro i propri cittadini che, nel silenzio dei media anche nostrani, continuano a manifestare contro i soldi e le armi dati a Kiev, contro l’aumento delle spese militari, contro i favoritismi all’agricoltura ucraina, che penalizza fortemente gli agricoltori polacchi, contro i trasportatori di Kiev che penalizzano i corrieri di Varsavia, ecc. Anche la Polonia ha problemi di energia che, al momento, tampona stilando accordi con la Norvegia. In futuro non si sa.
La Romania è stata già scelta come nuovo centro europeo da utilizzare in caso di offensiva alla Russia creando una nuova base vicino a Constanta, sul Mar Nero, dove c’è un porto utilizzato fin dai tempi dell’Unione Sovietica, con giganteschi carri ponte sul mare, ora ulteriormente ampliato. Il popolo aveva già detto NO a questo progetto, soprattutto all’uso “offensivo” del proprio territorio per una futura guerra contro la Russia. Secondo i principi democratici, quando il popolo vota contro il parere del potere, si sostituisce il popolo. La vittoria di Georgescu, che al ballottaggio era accreditato di un sonoro 68% contro un altro candidato di destra (dal ballottaggio era stato estromesso il candidato del partito che da oltre 30 anni governa la Romania), è stata annullata da oscuri rapporti dei servizi segreti che parlano di interferenze con Tik Tok, senza chiarire nulla. Sembra ovvio e scontato che la pubblicità, in campagna elettorale, è vietata. Le nuove elezioni sono previste per Maggio e, ammesso che si svolgano, Georgescu dovrebbe confermarsi con percentuali ancora più alte.
L’Ungheria e la Slovacchia sono gli unici due Paesi che, sembra, vogliano difendere i propri cittadini. Infatti sono gli unici che hanno cercato di parlare di trattative con Putin e, al netto dell’attentato che stava costando la vita a Fico, sono due Paesi emarginati dall’UE in tutti i modi possibili e non hanno visto una sola azione, neanche una parola, a loro difesa quando Zelensky, a Gennaio, ha chiuso i rubinetti del gasdotto che portava energia all’Europa, lasciando la Slovacchia al freddo, indifesa e nel silenzio generale. Anzi, una parola c’è stata: quella della Von der Pfitzer che imputava a Putin la responsabilità della chiusura delle saracinesche voluta da Zelensky.
Gli altri Paesi del nord Europa, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia e Repubbliche Baltiche sono state contaminate dal virus che porta a dogma il contenimento del debito con cui la Germania è riuscita a distruggere la propria economia. Anche l’Austria ne è stata contaminata condannandosi analogamente all’immobilismo, pur di considerare gli investimenti a debito alla stregua di una bestemmia.
L’Austria, però, dopo le ultime elezioni, ha il primo governo di destra della sua storia, che è stato sdoganato e accettato dopo che era rimasta senza governo per molti mesi.
Per la Danimarca dovremmo fare un discorso speciale, visti gli interessi USA sulla Groenlandia, ma non può essere questa la sede. Dovremmo commentare l’Ucraina che, avendo stilato un patto di mutuo soccorso con la Danimarca, corre in aiuto del Governo danese contro l’invasore USA che attenta all’integrità del suo territorio.
Anche per le Repubbliche baltiche dovremmo spendere qualche parola sul viscerale odio per la Russia che guida ogni loro azione, ma anche questo ci porterebbe lontano. Basta osservare come tre repubbliche che, insieme hanno 6 milioni di abitanti (poco più del doppio della popolazione di Roma) ed un PIL complessivo di 150 Miliardi di Euro (circa la metà di quello che ci viene dato per il PNRR dall’UE), condizionano le scelte europee e guidano la nostra politica estera.
Al solito le questioni sono state ridotte ad una banale questione di lessico da questi Paesi nordici che si erano auto definiti “frugali”, intendendo con questo che vogliono evitare spese inutili, da contrapporre agli spendaccioni latini che invece avrebbero nel loro DNA la tendenza a spendere e spandere fuori dal seminato.
Niente di più falso. Invece di spendere per l’innovazione e per il futuro questi Paesi, a parte l’Austria, sono stati finora i portabandiera delle energie verdi, della lotta alle variazioni climatiche e delle forniture illimitate di armi all’Ucraina. Forse non gli avevano spiegato che le armi producono poco e, qualche volta, vengono anche totalmente distrutte, come adesso in Ucraina, e riesce difficile tradurre la frugalità con “buon senso”.
Come in qualsiasi famiglia lo spreco è da evitare, soprattutto se si è in ristrettezze economiche. Ma gli investimenti non sono mai uno spreco e questi Paesi “frugali” si sono auto condannati, ed hanno condannato anche noi, all’irrilevanza.
Se l’impotenza UE ci penalizza fortemente, le divergenze tra i singoli Stati, la loro instabilità interna, la divergenza di vedute con i loro stessi cittadini ci condanna all’autolesionismo più acuto e doloroso.
Dovremmo almeno partire, per un ragionamento comune, da qualche punto certo. Il più fermo e autorevole degli ultimi tempi, non di ieri ma del settembre 2024, è il rapporto di Mario Draghi.
Si prega di non ridere, anzi c’è molto da piangere.
Il bivio da cui partire, secondo Draghi, era investire o morire. Un piano da 800 miliardi di Euro annui per rilanciare il vecchio continente arretrato su tutto rispetto agli USA e rispetto ai BRICS.
Il piano, utopistico e sconclusionato, non è il punto di interesse e voglio utilizzarlo solo per sottolineare le differenti risposte dei vari Stati.
Dove trovare gli 800 miliardi (all’anno e non come totale), non era molto chiaro, e infatti il piano si è schiantato su questo ancora prima di nascere.
La prima a bocciare il “Piano Draghi” è stata la Germania, per bocca del suo ministro dell’economia Christian Lindner, che ora verrà escluso dal Parlamento tedesco insieme a tutto il suo partito. A seguire, e tutti per motivi diversi, sono arrivati anche gli altri mentre la Von der Pfitzer continua a proporlo come panacea dei mali continentali. Non si parlava ancora di Trump, quindi parliamo di una divergenza endemica tra i governi europei formalmente uniti, compatti e solidali.
Del resto nessuno dei primi provvedimenti di Trump ha portato a riflettere su basi serie.
Dall’uscita dall’OMS alla contestazione del cambiamento climatico ed alla guerra alla CO2 ed alle auto elettriche, sino al blocco degli aiuti all’Ucraina, base per riprendere le trattative.
Purtroppo, per l’UE non è cambiato nulla e i singoli governi, shockati dagli avvenimenti,non si capacitano del nuovo scenario e vengono semplicemente travolti dagli avvenimenti.
I punti su cui incidere, citati da Draghi nel suo rapporto erano: Innovazione tecnologica, riconversione energetica e difesa. A parte l’innovazione tecnologica che avrebbe dovuto essere prioritaria già da decenni ed invece è tuttora dimenticata, su riconversione energetica e difesa si sono già investiti fior di miliardi, nei modi più deleteri possibili trovando normale e ragionevole pagare l’energia 10 volte di più dagli USA rispetto alla Russia. Adesso la Von der Pfitzer sventola la bandiera degli investimenti nella nuova difesa europea. Le spese per armamenti nella UE sono già aumentati del 30%, ma ancora, rispetto al PIL, non raggiungono neanche il 2% richiesto, essendo arrivati all’1,9%. La Von der Pfitzer, seguendo Rutte e Trump vorrebbe portarli al 5%, nonostante le emergenze economiche che ci perseguitano,scorporandoli anche dal patto di stabilità.
Le azioni dell’UE sono, quindi, lontane dal difendere gli interessi e le aspirazioni dei popoli europei. Gli stessi governi nazionali, oltre ad essere divisi i lontani tra di loro, remano e lavorano contro gli interessi e le scelte dei loro stessi cittadini.
Un intero continente che, contrariamente alla narrazione che ci viene fatta, non ha nulla che lo unisce se non una burocrazia fittizia ed un commercialismo di facciata che serve da collante per rimanere attaccati alle poltrone, invece che per unire i popoli.
Vedremo a parte gli aspetti economici rispondendo anche a qualche domanda che mi era stata fatta in passato.
Vincenzo Fedele
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Tag: EUROPA, fedele, trump, vincenzo fedele
Categoria: Generale
Crazie a Dio, abbiamo STILUM CURIAE che allarga alla politica la sua attenzione. Lo dico, poiché nessuno mi aveva spiegato la situazione degli intenti politici dei vari stati europei, di cui facciamo parte. Ognuno vede le cose a modo suo, fregandosene di ciò che pensano gli altri, per cui sarà impossibile ottenere una “sintesi”, ottenendo invece solo un pastrocchio.
Mi piace dire che l’Europa è solo una “espressione geografica”, come ebbe a dire – se ben ricordo – un certo Metternich dell’Italia della sua epoca.
Solo Carlo Magno, avendo un potere assoluto, essendo uno solo a comandare, riuscì con le buone e le cattive ad unificare le diverse popolazioni europee della sua epoca, sotto un’unica religione cattolica, con a capo il Papa, favorendo con la difesa, l’oro e regalando terre in proprietà i monaci benedettini..
Noi italiani abbiamo un ruolo strategico importantissimo da giocare nello scacchiere del Mediterraneo e del Medio Oriente. Proprio come all’epoca di Carlo Magno, che dalla sua capitale Aquisgrana, che era nel Piceno e non in Germania, e vicino a Papa, che difendeva e che controllava, facendogli consacrare i vescovi che Carlo voleva, aveva buoni rapporti con Bisanzio e con gli Emirati Arabi del Medio Oriente.. Speriamo che l’Italia lo capisca e faccia la sua politica, fregandosene di Francesi, Tedeschi, Polacchi, Ucraini, Paesi Baltici, eccetera.. E con un occhio a Trump. Il quale sta facendo una politica di “normalizzazione” in ossequio alla nsotra Civiltà giudaico-cristiana (spero), magari ispirato da Dio e non da Lucifero e da Arimane, dai quali i Progressisti dell’aborto e di LGBT e di una società permissiva, degradata e violenta sono stati influenzati.
GRAZIE ! Dopo averLa letta ragiono su 2 punti che, nella mia mente molto modesta -ma ben lontana da falsità interiore- che traggo dalle Sue documentate parole : Diluvio e Contagocce. Proiettate in un compendio più vasto nel quale il primo comporta la frantumazione di tante dighe nel mentre il secondo -di Origine Celeste- ci trova increduli in quanto ridotti a bestie prive di Anima. La pagheremo cara ? Senza gioirne CREDO sarà il minimo (dovuto ?) giacchè “Chi semina vento raccoglie tempeste” ? Vedremo….