Chi si Ricorda di Vittorio Bachelet, e della Mattanza di Cattolici? Gli Assassini sono fra Noi, Liberi. Mario Adinolfi.
6 Febbraio 2025
Pubblicato da Marco Tosatti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Mario Adinolfi, che ringraziamo di cuore, sulla morte di Vittorio Bachelet e di altri, vittime di quello che fu il periodo in cui menti nascoste organizzarono l’attacco alla nostra democrazia, e a un’Italia che cercava di disegnarsi un ruolo nel Mediterraneo, e nel mondo. Le mani che uccisero le conosciamo, le menti ancora no, anche se mi sento di consigliare la lettura dei libri di Giovanni Fasanella, per esempio Colonia Italia o Il Golpe Inglese. Buona lettura e condivisione.
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COME BACHELET
di Mario Adinolfi
Quando guardo oggi la foto di Vittorio Bachelet lasciato lì, cadavere, in un angolo, ritratto senza neanche l’atto di pietà di un lenzuolo a coprirlo, non riesco a non pensare che io ho esattamente l’età che aveva lui quando è stato colpito, neanche 54 anni. Come lui ho figli, come lui sono un cattolico impegnato in politica mal sopportato dalla sinistra più radicale.
A differenza sua, io non rischio la vita, ma per quella palese ostilità quando vado a parlare in giro per l’Italia vengono schierati a protezione decine di agenti. Bachelet era senza scorta e per questo venne agevolmente ucciso dai comunisti combattenti, ma vigliacchi, delle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980 e in tantissimi non sanno chi sia, ne hanno perso la memoria.
Ci sarà per l’anniversario qualche breve cerimonia pubblica, che nessuno noterà.
I suoi assassini si chiamano Anna Laura Braghetti e Bruno Seghetti, entrambi condannati a più ergastoli per una serie di assalti cruenti ai cattolici (dalla strage di via Fani, a quella della sede Dc di piazza Nicosia, all’assassinio di Moro).
Seghetti ha ottenuto la semilibertà già nel 1995.
La Braghetti è fuori dal carcere da 25 anni e ha scritto libri anche con la stragista Francesca Mambro, mentre da quello scritto con Paola Tavella è stato tratto il film di Bellocchio acclamato a Venezia al festival Buongiorno, notte.
Non esistono libri o film dedicati invece al sacrificio di Vittorio Bachelet.
Provo io a colmare la lacuna restituendovi le immagini di ciò che accadde.
Il 12 febbraio 1980 la ventiseienne Anna Laura Braghetti sembra una studentessa come tante quando sale le scale avvicinandosi al professore che da poco aveva finito la sua lezione in aula Aldo Moro alla facoltà di Scienze Politiche dell’università La Sapienza di Roma.
Sembra a tutti, ma non a lui, non al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e docente universitario neanche cinquantaquattrenne, Vittorio Bachelet. Lui capisce subito e sbianca. La Braghetti gli appoggia la pistola al ventre e spara tre volte, Bachelet si accascia e rotola dai gradini emettendo un urlo agghiacciante.
Gli si avvicina Bruno Seghetti che si era confuso tra i ragazzi seguendo addirittura in aula l’ultima lezione del fu presidente dell’Azione Cattolica e consigliere comunale della Democrazia Cristiana. Spara anche Seghetti, quattro colpi, uno alla nuca per finirlo.
Lo aspettavano a un convegno a mezzogiorno, erano le 11.50, l’ultima frase di Bachelet prima di essere colpito fu: “Io quasi quasi andrei”.
Quarantacinque anni sono passati e il ricordo di Bachelet è scolorito eppure uccidere il vicepresidente del Csm fu un’impresa terroristica di altissimo livello, forse seconda per importanza istituzionale dell’obiettivo solo al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro. L’obiettivo dei terroristi erano i cattolici impegnati in politica, un mese prima a Palermo era stato ucciso il presidente democristiano della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella.
Anna Laura Braghetti aveva partecipato all’assalto alla sede della Democrazia Cristiana di Roma in piazza Nicosia, uccidendo gli agenti Antonio Mea e Pierino Ollanu. Bruno Seghetti, che aveva già gambizzato l’esponente della Dc romana Publio Fiori e il direttore cattolico del Tg1 Emilio Rossi, sarebbe stato arrestato il 19 maggio 1980 dopo aver ucciso il 49enne assessore democristiano alla Regione Campania, Pino Amato. Era la mattanza dei cattolici, ma non se ne conserva memoria, gli stessi cattolici impegnati in politica faticano a ricordarsene.
Sia Braghetti che Seghetti, peraltro pesantemente coinvolti anche nel sequestro e assassinio di Aldo Moro, sono stati condannati all’ergastolo. Seghetti anche da detenuto ha continuato a rivendicare la lotta armata organizzando la rivolta del carcere di Trani e partecipando nel 1987 a un tentativo di evasione da Rebibbia insieme a Prospero Gallinari, che nel frattempo aveva sposato in carcere la Braghetti.
Per via di questo comportamento esemplare, i giudici di sorveglianza hanno fatto uscire dal carcere Seghetti nel 1995. Anna Laura Braghetti pubblica libri, dal suo Il Prigioniero (1998) è stato tratto come ho accennato il film Buongiorno, Notte di Marco Bellocchio.
Attorno al cadavere di Vittorio Bachelet le prime ad arrivare furono, come spesso accade, le donne: era con lui l’assistente Rosy Bindi, poi giunsero la moglie Maria Teresa, la figlia Maria Grazia. Il figlio Giovanni ai funerali del 14 febbraio 1980 commosse l’Italia pregando dall’altare per gli assassini del padre chiedendo “giustizia e non vendetta”, pronunciando parole di perdono. I due fratelli sacerdoti di Vittorio ancora oggi raccolgono offerte per aiutare il reinserimento dei detenuti nella società, inclusi gli ex terroristi.
Molti dei quali si sono ritrovati vicino Reggio Emilia, curiosamente proprio dove le Brigate Rosse furono fondate, il 19 gennaio 2013 per il funerale di Prospero Gallinari, il marito della Braghetti. Accanto alla sua bara avvolta in una bandiera rossa con la falce e martello sono stati proclamati i consueti slogan (Prospero è vivo e lotta insieme a noi / le sue idee non moriranno mai) e poi cantata a pugno chiuso l’Internazionale. Tra i più vivaci, Seghetti. Non sembravano pentitissimi della loro folle epopea assassina.
Nessuno di voi che mi legge ricorda il sacrificio o anche solo il nome di Pino Amato ucciso da Seghetti, nessuno ricorda i nomi degli agenti della scorta di Aldo Moro della strage di via Fani, meno che mai quelli dei due agenti uccisi da Anna Laura Braghetti nell’assalto alla sede della Democrazia Cristiana di piazza Nicosia a Roma. Vittorio Bachelet, che sapeva bene di essere un obiettivo dei terroristi, non volle mai la scorta, non si atteggiava a Saviano. Come molti cattolici completamente dimenticati, penso al Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena il giudice Girolamo Minervini ucciso un mese dopo il 18 marzo 1980 sull’autobus dell’Atac con cui andava a lavorare, Bachelet non chiese mai la scorta perché non voleva che nel suo eventuale assassinio ci fossero coinvolte “altre vittime giovani e innocenti”. Questa scelta colpì Karol Wojtyla, che aveva incontrato molte volte il presidente dell’Azione Cattolica dei primi Anni Settanta poi diventato uno dei vertici istituzionali della Repubblica italiana nell’avvio del suo pontificato. Quando San Giovanni Paolo II fu colpito al ventre dai proiettilii esplosi da Ali Agca il 13 maggio 1981, alla vista del sangue che inondava la sua veste bianca mormorò: “Come Bachelet, come Bachelet…”.
Il sangue versato da Vittorio Bachelet e da molti altri cattolici come lui purtroppo completamente dimenticati, sia invece sempre ragione feconda che dia forza al nostro impegno contro le forze del male che ancora agiscono e pensano, sotto sotto, d’aver avuto ragione nell’aver fatto quello che hanno fatto a tanti innocenti. E la libertà che abbiamo loro offerto come segno di perdono ha solo rinfocolato il loro orgoglio e somiglia sempre di più a una forma esplicita di denegata giustizia. L’assenza di memoria è però una nostra colpa. Lotto da sempre affinché sia colmata.
La foto di Bachelet ucciso è la foto di un uomo lasciato solo, dalle istituzioni che non lo hanno protetto e da noi che lo abbiamo dimenticato. Speriamo che riemerga grazie a questa immagine anche la voglia di battersi per idee difficili e contrarie alle mode correnti, mettendo in gioco fino in fondo tutto di noi stessi.
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Tag: ADINOLFI, bachelt, fasanella, moro
Categoria: Generale
La realtà è che i “seghetti” li abbiamo avuti (li abbiamo ancora?) ai Governi. Vergogna marcia.
Mi unisco a queste profonde parole con sincera gratitudine
Grazie Mario.
Non ho parole, solo Sarà giustizia
Grazie!
💔
Personalmente non l’ho dimenticato come non ho dimenticato la barbara uccisione del mio carissimo collega dott. Renato Briano, direttore del Personale della mitica Ercole Marelli di Sesto San Giovanni e del collega della Falk Manfredo Mazzanti. I due attentati avvennero per opera di appartenenti alle brigate rosse rispettivamente il 12 novembre e il 28 novembre del 1980. Pace all’anima loro.
Bella commemorazione che sia attiva e viva e non lasciata al ricordo del titolo di una piazza o di una via..
Michele Santoro di recente ha affermato Non si sa da dove escono tutti questi cattolici che vogliono fondare un centro politico quando le chiese si svuotano la fede si perde forse questi cattolici più che una vocazione religiosa ne hanno una per la politica .
Grazie anche da parte mia che sono uno dei tanti nessuno di questo Paese, un paese con la memoria distorta. Chi ha perso allora adesso scrive ancora oggi , ma ancora a più ad alto livello di prima, di quando combattevano.o mandavano a sparare gli altri (As per esempio).
Questi ultimi distinguono di essere senza remore e senza vergogna. Si distinguono perché ne hanno cresciuti tanti come loro , gente che ancora un po’ poi saranno pronti a sparare chi si mette di traverso. Mi è capitato in mano un libro di pseudo storici sugli anni 70 , di una decina di anni fa. Il problema per costoro era ” la legislazione dell emergenza”. Da non credere. In fondo li definivano “compagni che sbagliano” naturalmente il metodo , non nel fine. Roberto Speranza docet che il fine è sempre quello , demoniaco, anti umano, un odio contro la vita che nasce dal profondo.
Ora cosa ci dirà la signora , o signorina , R. B. ? Si ricorderà ancora? Dirà che i suoi compagni sono veri democratici, a cominciare dai bravi figlioli dei C.S.A. ( vedi quella idiozia che succede a Torino ) , che è ora e sempre è colpa di meloni , come prima di Salvini ,e prima Berlusconi e prima ancora Andreotti, e prima ancora ancora dei democristiani, tutti, indietro fino a DeGasperi ed il primo DC ossia Benito M. ( Ma Mussolini non era fascista?… ” “No no era un democristiano travestito da fascista ” 😂😂😂😂😂😂). Ricordiamoci che il padre nobile della dottrina del fascismo eterno è Ughetto Peto , che tenne una serie di lezioni ad Harvard tanto famose quanto stupide nel contenuto, che un qualsiasi studente di storia del quinto anno di liceo un po’ sveglio lo smonta in 10 minuti. Ughetto Peto massone anche lui. Comunque la compagna Rosita , o Rosina, ora sta con quelli i cui fratelli maggiori han fatto fuori Bachelet e allo stesso tempo ne rivendicano , roboanti, l eredità morale. Ora vi aspettate che Scielly schlein ricordi Bachelet? Quella che ballava sul carro al al Gay Pride alla canzone del rapper inneggiante etc etc? Se ne rendeva conto che non poteva dire una cosa un giorno e fare il contrario il giorno dopo? Oppure era totalmente incosciente? Oppure se ne fregava totalmente e ci prendeva per il cucchio tutti? Secondo voi qual è la risposta considerando che il papà è un oscuro politologo americano che lavora nell oscura università americana a Lugano dal nome del più famoso massone estensore della dichiarazione d indipendenza americana ? E noi eravamo rimasti all cattivo maestro , all eversore Antonio Negri detto Toni che lavorava tranquilla Parigi all oscuro istituto Hyperion protetto da Mitterrand e dai servizi francesi. Ah Rosina ,Rosina , quanto sei…. (metteteci voi quel che volete!)
Nel 1980 avevo dieci anni e di terrorismo si parlava anche in quarta e quinta elementare, sia perché c’era un compagno con il padre carabiniere, sia perché noi bambini di allora non eravamo ancora lobotomizzati. Due considerazioni: si parla, giustamente, della violenza del terrorismo, rosso e nero. Però, una domanda provocatoria: i terroristi erano vili assassini perché hanno “combattuto” contro lo Stato democratico o sedicente tale? Perché, se andiamo indietro nel tempo, anche i nostri bravi eroi del Risorgimento non è che scherzassero tanto. Abbiamo intitolato loro le strade e li consideriamo eroi. Perché hanno vinto? Certo, il progetto delle Br era sgangherato e non avrebbe potuto vincere, ma non è che i metodi siano tanto distanti. Lo stesso si potrebbe dire di tanti partigiani, a cui peraltro le Br pretendevano di riallacciarsi e non.senza qualche ragione, dato che il linguaggio brigatista non era poi tanto lontano da un certo linguaggio dei massimalisti del PCI di appena una ventina d’anni prima.
Seconda considerazione. Vittorio Bachelet e con lui Lazzati e tanti altri faceva parte di quel cattolicesimo progressista, alla Montini, che si è sostanzialmente calato le braghe di fronte al mondo. Di quell’Azione cattolica che ha intenzionalmente assunto la scelta religiosa, divenuta, di fatto, disimpegno quando non impegno al contrario: ricordo al notro caro Adinolfi – che mi pare avere una memoria un po’ selettiva – che molti brigatisti rossi sono usciti dal mondo cattolico. Renato Curcio e Margherita Cagol, ad esempio, erano felicemente sposati in chiesa,
Non voglio dire che Bachelet o Moro si siano meritati la morte, ma che sicuramente hanno contribuito in modo determinante a creare, con la loro mentalità fatta di compromessi e di mezze verità o mezze bugie, quelle condizioni per le quali la cultura di sinistra comunista e radicale (che poi hanno finito per coincidere) è divenuta mentalità comune nel Paese.
Non per niente Bachelet aveva come assistente Rosy Bindi che più cattocomunista non si può.
È accaduto nella società italiana esattamente quanto è avvenuto nella Chiesa di Paolo VI: di cedimento in cedimento si è ottenuto il contrario di quanto si voleva.
Queste due considerazioni le ho fatte non per spirito polemico o per mancare di rispetto ai defunti per giunta uccisi, ma perché mi pare l’ora di uscire da un facile manicheismo, per il quale da una parte ci sarebbero i “santi”, ossia i democristiani di sinistra e dall’altra i cattivi, ossia i terroristi.
Questi ultimi sono anche – ho detto anche – il prodotto di una certa politica.
Naturalmente, tralascio qui tutto il discorso enorme sul fatto che le Br, come gli altri gruppi terroristici fossero eterodiretti e infiltrati dai servizi e che il clima stesso esacerbato che ha caratterizzato gli anni 60/70 sia stato in larga parte sapientemente provocato e alimentato, per poi magicamente farlo sparire nel decennio successivo.
Uno dei compiti dei burattinai invisibili che controllano i mezzi di condizionamento sociale è proprio quello di creare degli stati d’animo collettivi.
Le brigate rosse incominciano la loro mattanza contro esponenti del MSI, il 19 giugno 1974, a Padova presso la locale sezione del partito uccidendo gli esponenti missini Giralucci e Mazzola. Non si dimentichi che militanti di “potere operaio”, la notte del 16 aprile 1973, praticamente dei brigatisti rossi come coloro che negli anni successivi “formalizzeranno” le BR, operaro no la strage di Primavalle a Roma incendiando con la benzina l’abitazione di un padre di famiglia, netturbino, colpevole di essere il segretario della locale sezione del MSI: due dei suoi figli moriranno bruciati, di cui uno di otto anni. Quest’anno cade il cinquantesimo dell’atroce esecuzione a colpi di chiavi inglesi dello studente Sergio Ramelli, giovane missino, il quale in quell’aprile del 1975 aveva commesso la grave “colpa” di svolgere un tema in classe di riprovazione delle nascenti brigate rosse. Le quali, sempre nel 1975 a giugno, in uno scontro a fuoco con i carabinieri uccidono un maresciallo, nella stessa azione in cui vengono arrestati Curcio ed altri esponenti BR, mentre la Cagol viene uccisa. Ricordate che in quegli anni i vari telegiornali ed esponenti politici, anche DC, definivano le BR “cosiddette”? L’aggettivo “cosiddette” iniziò a sparire quando le BR alzarono il tiro dagli appestati missini ai politici DC.
Ciò che lei scrive è perfettamente vero. Soprattutto al Nord, non essere di sinistra era una grave colpa. A Milano si rischiava di essere pestati anche a comprare una copia de Il giornale di Montanelli, che non era certamente legato al MSI, anche se ex fascista, come moltissimi in questo Paese.
Sono stati anni iperpoliticizzati,in cui l’unica “cultura” ammessa era quella di sinistra.
Anche se lei sa bene che anche i “destri” non scherzavano in quanto a violenza.
Il mio intento era unicamente di mettere in evidenza una certa ipocrisia del cattolicesimo “democratico” e anche di quello “liberale” (alla Cossiga, per capirci): questi cattolici hanno talmente assorbito le relative ideologie che di cattolico non è rimasto nulla.
Dietro c’era l’idea dell’ineluttabilità dei cambiamenti sociali e così, di passettino in passettino, invece di proporre una controcultura per arginare e soppiantare quella marxista e radicale, non hanno fatto altro che lasciarsi erodere.
bravo don Barbieri ! ricordiamo il marciume travestito da buone intenzioni perchè cosi era . oggi resta il marciume e ci domandiamo da dove escano i nostri pastori , o i centrini democratici di nonna abelarda che arrivano a ventilare una leadership di un oscuro funzionario pubblico senza feeling pubblico , un pupazzetto rispetto a cui Zingarecchio ( ricordate la copia prodizzata di Montalbano ? ) fa la figura di taylor swift contro la bionda dei Jalisse . 🙂 🙂 🙂
I terroristi di sinistra non hanno combattuto solo contro lo stato , ma hanno combattuto contro tutto il sistema che aveva creato il miracoloso boom economico italiano. Le due persone che ho citato nel mio commento sono state uccise solo perchè erano dirigenti delle due maggiori industrie private ( elettrotecnica la prima, siderurgica la seconda) di Sesto San Giovanni (per chi ha buona memoria, la “Stalingrado italiana” ). Anche da me un giorno venne in ufficio un brigatista e senza mezzi termini mi disse: stia attento lei perchè anche se lei fosse un progressista, per il solo fatto di essere dirigente è un nostro avversario e prima o poi le faremo la pelle” . Come l’hanno fatta a Briano e Mazzanti.
Se permette, io nel 1980 di anni ne avevo 50, ero nel pieno della mia attività di dirigente di azienda industriale e facevo parte del gruppo di persone che erano nel mirino di quei delinquenti. Le basta? La sua visione delle brigate rosse, e, di conseguenza, di lotta continua e di potere operaio è molto fuori dalla realtà.
Immaginavo che sarebbe arrivata una risposta come la sua. Se lei legge meglio il mio commento vedrà che non c’è nessuna giustificazione delle Br.
Io ho detto solo tre cose: ogni attività insurrezionale porta con sé violenza e morte. Se gli insorti vincono diventano eroi, se perdono restano dei criminali. Non è così?
Le Br combattevano – almeno ufficialmente, fatta la tara da infiltrazioni e manovre esterne – in nome di un veterocomunismo che era quello degli Stati dell’Est Europa – che è stato anche quello del PCI per tutti gli anni 50 e anche dopo.
Il PCI è stato molto abile a smarcarsi dalle Br alla fine degli anni 70, dopo aver finto che si trattasse di un fenomeno fascista e dopo averle definite “cosiddette” per anni, insieme a tutta la stampa venduta alla sinistra. Ma i comunicati o i documenti delle Br potevano essere tranquillamente documenti del PCI anni ’40/’50. O no? O non c’erano tanti ex partigiani comunisti che pensavano che la lotta di liberazione fosse stata solo momentaneamente interrotta per essere poi ripresa e trasformata in rivoluzione ,marxista?
Terzo: il cattolicesimo di sinistra, che mi.pare lei non disdegni affatto, è stata una delle cause principali della secolarizzazione dell’Italia.
Siccome bisognava andare incontro al mondo, occorreva adattarsi, ossia prostituirsi alla cultura del tempo. Non tutto insieme, per carità, ma un passettino alla volta. Così abbiamo avuto la pornografia, la pubblicità della contraccezione, il divorzio, l’aborto, fino alle unioni omosessuali del cattolico Renzi.
Bachelet (requiescat in pace), insieme a Lazzati (il rettore che non volle alla Cattolica chi parlasse contro il divorzio), Moro (quello che diceva che era giunta l’ora che l’aborto fosse considerato un caso di coscienza e che Siri avrebbe volentieri lanciato giù per le scale) erano della partita. Come lo fu san De Gasperi con la sua Dc che doveva essere un partito di centro che guarda a sinistra (tanto che Don Sturzo – anche lui non privo di contraddizioni – coniò il termine “sinistrismo”).
Questa Dc ha creato le condizioni perché la sinistra imponesse la propria cultura all’Italia e non è stata capace in nessun modo di opporre qualcosa di alternativo, ma insieme a gran parte del mondo cattolico si è accodata.
Quanto ai brigatisti erano accecati dalla propria ideologia tanto quanto lo furono i fascisti o certi comunisti che a guerra conclusa ne hanno fatto di cotte e di crude.
Alcuni di loro ci hanno lasciato la pelle: non penso che non conoscessero i propri rischi.
Fosse per me starebbero ancora in galera, ma ho più rispetto per alcuni di loro che, sbagliando ci hanno creduto, a destra come a sinistra, e magari ci hanno lasciato le penne o comunque si sono rovinati la vita che di tante mezze seghe democristiane che parlando di convergenze parallele ci hanno portato allo sfascio di oggi. E sicuramente preferisco loro alla sinistra del gay pride.
Spero di essere stato chiaro. E stia tranquillo che nei successivi 44 anni dal 1980 qualcosa ho letto e qualcosa ho studiato
Reverendo, lei può aver letto e studiato tutto quello che vuole. Io ho parlato di cose e persone conosciute e su come si viveva in quegli anni nei luoghi di lavoro, negli uffici, nelle suole superiori e nelle università . Su questo potrei scriverlo io un libro, come ha fatto Sergio Segio, fondatore dei “nuclei comunisti armati”, condannato all’ergastolo per l’uccisione di due magistrati (tornato in libertà nel 2004) . A questo Signore, che, al tempo io ho conosciuto personalmente, della DC e di Aldo Moro e compagni non importava assolutamente niente. Lui ce l’aveva con i Padroni delle Fabbriche, con i Dirigenti che lavoravano nell’interesse dei Padroni, con la Polizia che arrestava i brigatisti e i magistrati che li giudicavano. Adesso dice di essere stato un idealista.
Se erano comunisti e rivoluzionari (veri o finti), ovviamente ce l’avevano con i padroni e i dirigenti. L’Unità negli anni 80 chiamava ancora la Confindustria “padronato”. Ce l’avevano con lo Stato perché ritenuto sostenitore dei padroni.
Non so perché questo la meravigli così tanto. È assolutamente normale, da un punto di vista marxista rivoluzionario.
Il clima di quegli anni, ci può credere o meno, lo ricordo anch’io. Vivevo a Genova. La colonna genovese delle Br sgominata dal generale Dalla Chiesa, abitava a pochi passi dalla casa di mio cognato. Ancora 1980. Nel 1979 l’omicidio di Guido Rossa. Nel 1976, avevo sei anni, l’idraulico che era venuto per una riparazione in casa disse che Coco, ucciso in salita Santa Brigida, se l’era meritata. Era un comunista di una certa età. Sempre nelle case del Comune dove abitavamo abbiamo trovato, una mattina, i volantini delle Br. E mia namma: Non toccarli! Si aveva paura.
Anni di piombo, come sono stati chiamati.
Io ho allargato un po’ il discorso, ma non mi pare di essere stato capito.
Grazie per questo ricordo.
GRAZIE, 😥
Grazie Mario per il bellissimo articolo. Quanto male spacciato per bene e quanti Martiri dimenticati… purtroppo anche dalla chiesa.
Grazie Mario per il bellissimo articolo. Quanto male spacciato per bene e quanti Martiri dimenticati… purtroppo anche dalla chiesa.