La Vicenda del card. Cipriani e delle Accuse di Abusi Omosessuali. Messa in Latino. Luis Badilla.

3 Febbraio 2025 Pubblicato da 2 Commenti

 

L. Badilla. La vicenda del card. Cipriani e delle accuse di abusi omosessuali

Grazie a Luis Badilla di questa ricostruzione delle accuse di abusi omosessuali al Cardinale peruviano dell’Opus Dei Juan Luis Cipriani.

In fondo al post una nota sull’argomento, a nostro parere, importante e condivisibile, di Badilla stesso.

Luigi C.

La vicenda del cardinale peruviano Juan Luis Cipriani nascosta dal 2018.

– Il porporato stesso rivela la vicenda e subito, da parte sua e del Vaticano, sono cominciate le manovre per non arrivare mai alla verità. Un metodo vaticano o una maledizione?

– Nessun processo, nessuna garanzia, nessuna sentenza, ma Cipriani firmò il “precetto penale scritto”.

– Chi mente? Bergoglio o Cipriani?

Ora, alla fine di gennaio 2025, dopo sette anni dal suo inizio (occulto), scoppia lo scandalo del cardinale peruviano Juan Luis Cipriani Thorne, noto membro dell’Opus Dei, famoso anche per le sue posizioni conservatrici, per il suo autoritarismo aggressivo, per le sue aperte simpatie verso gruppi dell’ultradestra e per essere stato un ferreo sostenitore del discusso e oscuro Presidente Alberto Fujimori (1990-2000) nonché sponsor della condanna a morte del terrorista-maoista di “Sendero Luminoso”, Abimael Guzmán.

Il card. Cipriani si corregge. Tutto è cominciato con un articolo de “El País” (Spagna), il 25 gennaio scorso, al quale il porporato ha subito risposto, domenica 26, respingendo le accuse di abuso sessuale nel 1983 su un ragazzo che allora aveva 16/17 anni. Cipriani aveva allora 40 anni circa. A questa lettera, Cipriani, qualche giorno dopo ha aggiunto alcune correzioni, tra cui, ed è importantissima, riconoscere di aver firmato il documento papale (precetto penale) che elencava le sanzioni imposte.

Come nel caso Rupnik e altri, anche ora con Cipriani si rinnova la solita scoperta: tutto era nascosto e quindi tutte le parti coinvolte adesso fanno il proprio gioco, difendono i propri interessi e si avvalgono delle collaudate manipolazioni già viste. Seguendo esperienze passate e vissute in questi anni del pontificato di Francesco, l’unica cosa vera è che non si conoscerà mai la verità.

Chi mente? Papa Francesco o il cardinale Cipriani?

Cronologia essenziale

 

– 1983. Presunto abuso sessuale su un ragazzo di 16/17 anni in Perù da parte dell’allora padre Juan Luis Cipriani, Direttore Spirituale nel Seminario di Lima (1981-1983).

– 2018 (estate). Trentacinque anni dopo, Papa Francesco, riceve una lettera di una presunta vittima di abusi (attualmente  di 58/59 anni circa). Il tramite per la consegna della lettera è il cileno Juan Carlos Cruz, giornalista, oggi membro della Pontifica Commissione per la Tutela dei Minori. Quando adolescente, Cruz è stato vittima dell’abusatore seriale del Cile, Fernando Karadima.

– 2018 (agosto). Vaticano informa Cipriani della denuncia di abuso che lo coinvolge, ma non consegna all’accusato nessun documento o non dà altri dettagli. Tutto secretato.

– 2019 (19 dicembre). Il Nunzio in Perù, mons. Nicola Girasoli, comunica verbalmente a Cipriani un elenco di sanzioni impostegli dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede. Fra questi limiti c’era il silenzio assoluto che il porporato ha mantenuto fino a sabato 25 gennaio scorso. Con questo gesto amplificato con una lettera pubblica a “El País”, il cardinale Cipriani, elettore in due Conclavi (2005/Ratzinger e 2013/Bergoglio) ha aperto una sorta di regolamento di conti con Francesco, al quale, ovviamente , il Papa non si è sottratto.

– 2020 (4 febbraio). Il Papa riceve il card. Cipriani che racconta: in quelle circostanze Francesco mi autorizzò a riprendere le mie attività pastorali “cosa che ho fatto da subito”. Nessuno in Vaticano parlò di questa condotta che, in teoria, era una violazione degli accordi e un gesto di gravissima disubbidienza al Pontefice. Quindi il card. Cipriani è da oltre 5 anni che opera pastoralmente, addirittura all’interno della Mura vaticane in un Dicastero del quale è membro.

– 2025 (25 gennaio). Articolo su “El País” che denuncia la vicenda del cardinale accusato di presunti delitti di pedofilia e rivela numerosi particolari sul modo singolare dato alla vicenda sia da parte vaticana sia da parte del porporato stesso.

– 2025 (26 gennaio). Dichiarazione di p. Ángel Gómez-Hortigüela, vicario dell’Opus Dei in Perù per fare una morbida e confusa autocritica e ribadire vicinanza e solidarietà alle vittime della pedofilia. Ormai questo passaggio, ripetuto come una litania, ogni giorno si svuota di significato poiché senza verità cristallina e completa^^ la giustizia non ci sarà oppure sarà debole e poco credibile.

– 2025 (26 gennaio). La Sala stampa della Santa Sede conferma la vicenda ma non aggiunge niente altro.

– 2025 (28 gennaio). Lettera del cardinale Castillo, arcivescovo di Lima.

– 2025 (29 gennaio). Il cardinale precisa pubblicamente che lui firmò lo scritto cosiddetto “precetto penale”.

 

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Anche se in passato non si conosceva nulla sulla vicenda, tranne che la vecchia antipatia reciproca tra Cipriani e Bergoglio, a molti attenti osservatori aveva sempre richiamato l’attenzione una curiosità inoffensiva. Nella biografia ufficiale del card. Cipriani sul sito della Santa Sede non c’era (e neanche oggi 1° febbraio) la data della rinuncia del porporato, formalmente avvenuta “per raggiunti limiti di età”, il 25 gennaio 2019. L’arcivescovo di Lima aveva compiuto 75 anni alla fine di dicembre 2018.

Cosa è accaduto

e cosa sta accadendo?

(1) Progressisti versus Conservatori. La questione potrebbe avere una lettura semplice e immediata come si è visto nei commenti di numerosi giornalisti, e cioè, Papa Francesco dà all’Opus Dei il colpo finale dopo aver cancellato la Prelatura personale tempo addietro.

Francesco, gesuita latinoamericano, progressista contro il cardinale Cipriani, Opus dei, conservatore. Questa è la visione di molti analisti della materia, ma mentre hanno ragione nel ritenere l’Opus un’organizzazione piuttosto conservatrice molto vicina ai settori sociali ricchi e benestanti spagnoli nonché ad ambienti e poteri franchisti, non hanno ragione nel dire che in America Latina i gesuiti sono i progressisti. Nella regione che va dal Rio Grande alla Patagonia, i gesuiti sono e sono stati gli educatori delle classi medio-alte e delle classi governanti. Gesuiti presenti massicciamente tra popoli poveri è una grossolana mistificazione. Ovviamente non si deve negare che esistano singoli gesuiti, o piccole comunità, che come scelta personale hanno lavorato e lavorano tra i poveri in diversi Paesi.

L’enfasi che Papa Bergoglio ha sempre posto sul conservatorismo dell’Opus, cosa amplificata da laici, ecclesiastici e anche giornalisti a lui vicino, non è altro che un modo di apparire un gesuita progressista. Padre Bergoglio è stato sempre dai gesuiti stessi considerato un conservatore in perenne conflitto con i vertici.

(2) Una falsità dolorosa. Papa Bergoglio, da giovane, è stato sempre un anti-Opus dei e l’elenco dei gesti contrari all’Opera sono numerosi e conosciuti e non solo in Argentina. Conosciamo la testimonianza personale di un fedele amico del card. Bergoglio al quale il figlio adolescente, anni fa, si rivolse con questa domanda: “Chi sono questi cattolici che si chiamano Opus?” La risposta del porporato arcivescovo di Buenos Aires fu chiara: “Perché? A te sembra che questi siano cristiani”.

L’Opus, dal giorno dell’elezione di Francesco, capiva dove si stava andando e nulla di quanto è accaduto in seguito ha sorpreso la gerarchia e i membri dell’Opera tranne una falsità del Pontefice: che nelle riforme che aveva allestito per modificare gli Statuti, avevano preso parte due canonisti/teologi dell’Opus dei in modo di poter far passare l’idea che si trattava di “riforme” concordate con l’Opera e i suoi massimi vertici.

Per il resto la strategia dell’Opus è stata, ed è tuttora, un noto imperativo della resilienza: Piegati giunco in attesa che la piena passi!

(3) Le “verità” del Papa e del cardinale. Come già detto, è altamente improbabile che si riesca a conoscere la verità nel caso Cipriani. Non si sa ed è quasi certo che non si saprà mai se le accuse contro Cipriani sono vere o false. Dalle decisioni prese nel 2019 da Papa Francesco si evince che il Pontefice considera il cardinale peruviano colpevole di delitti gravi. Nessuno sa, però, su quali fondamenti probatori si basino le sanzioni volute dal Papa. Insomma, ancora una volta sulla strada del pontificato di Francesco si inciampa su un mistero, su un qualcosa di sfuggevole e impenetrabile, su una new entry nell’armadio degli scheletri bergogliani. Si potrebbe raccontare la verità? Sì, ma non sono tempi di verità.

(4) La manipolazione del Papa. Ancora una volta Papa Francesco, come in altri casi e situazioni, torna a manipolare i fatti per trarre un profitto mediatico. La stampa si è accodata subito per enfatizzare una sorta di colpo micidiale all’Opus dei. E’ possibile? L’avversione di Papa Francesco verso l’Opus, da sempre, era ed è notissima e perciò un’aggressione pensata e pianificata è plausibile.

In tutta questa storia, sulla quale si sa poco o nulla, restano senza risposte decine di domande, ma quattro ci sembrano centrali:

  1. a)Perché il cardinale Cipriani quando venne informato che a suo carico c’era una grave denuncia di abusi sessuali su un minorenne nel 1983 non si autodenunciò alla giustizia peruviana? Sarebbe stato un gesto coraggioso ed esemplare.
  2. b)Come mai non sono stati consegnati al cardinale i documenti necessari per la difesa e perché le sanzioni, pesanti, non sono state comunicate con un testo scritto?
  3. c)Come si spiega che nella vita della Chiesa, delle sue più alte gerarchie, fatti così gravi per tutti – accusati e accusatori – siano trattati con le modalità che si evincono dal racconto del cardinale Cipriani e dalle dichiarazioni della Sala stampa della Santa Sede?
  4. d)Chi, e perché, dai cassetti segretissimi dove erano nascoste le carte sul caso (si dice “custodite” da sette anni) ad un certo momento ha fatto scivolare questi documenti alla redazione della testata spagnola “El País”?

L’Opus Dei in Perù. Dichiarazione sul card. Cipriani

Il 26 gennaio scorso, a ridosso della lettera pubblica del cardinale Cipriani indirizzata a “El País”, è stata diffusa online una dichiarazione dell’attuale Vicario dell’Opus Dei in Perú, p. Ángel Gómez-Hortigüela, ai membri e amici dell’Opera fondata da s. Josemaría Escrivá de Balaguer (1905 – 1975).

Il Vicario dice che “negli anni in cui Cipriani è stato sacerdote incardinato nell’Opus Dei (fino al 1988, anno in cui Cipriani fu consacrato vescovo) ha svolto un’ampia e generosa attività pastorale con migliaia di fedeli, giovani e adulti nel nostro paese”.

L’oscuro tardivo mea culpa dell’Opus. “Indipendentemente da quanto sopra, e come vicario regionale”, aggiunge p. Ángel Gómez-Hortigüela “chiedo perdono di tutto cuore se non sono stato in grado di accogliere pienamente una persona che desiderava essere ascoltata. Nel 2018, di fronte alla richiesta di un incontro con il denunciante, sapevo che non potevo interferire in un’accusa formale già avviata presso la Santa Sede, che è la via appropriata quando si tratta di un cardinale. Non avendo competenza giuridica sul caso, quando una persona di fiducia del denunciante mi ha chiesto di incontrarlo, ho reagito pensando che quell’incontro potesse non essere positivo. Oggi mi rendo conto che avrei potuto offrirgli un’accoglienza personale, umana e spirituale, che so per certo ha ricevuto da altre persone dell’Opus Dei.”

Sulla denuncia del 2018 e sui fatti presunti del 1983 non esiste nessuna documentazione presso l’Opus.

“Preciso inoltre – prosegue il comunicato dell’Opus del Perù – che non esiste alcuna traccia di un processo formale durante gli anni in cui, come sacerdote, don Juan Luis Cipriani era incardinato nell’Opus Dei. (…) All’epoca non si aveva la stessa consapevolezza di oggi sulle procedure più adeguate per accompagnare gli interessati. Attualmente, con la consapevolezza di tutti nella Chiesa, qualsiasi denuncia ha un percorso chiaro e non potrebbe rimanere nell’ambito delle conversazioni private, con persone che oggi sono decedute e con altre non identificabili. (…) Non voglio concludere senza ribadire la mia solidarietà, che non sarà mai sufficiente, con tutte le persone che hanno subito qualche situazione di abuso dentro e fuori della Chiesa”. (Fonte. Originale spagnolo – Traduzione italiano)

Il cardinale Cipriani è una persona innocente (presunto colpevole) fino ad una sentenza definitiva. In altre parole, ha diritto all’innocenza. Dopo l’accusa del Papa a Cipriani, se vera, Francesco avrebbe dovuto aprire un processo canonico regolare, severo e giusto. Un processo con pieni diritti per l’accusa e per la difesa. Il Pontefice avrebbe dovuto intervenire alla fine dell’intero percorso processuale se necessario. Questo è la legge vera e questo è la giustizia secondo la dottrina cristiana.

Se è vero tutto quanto ha denunciato il card. Cipriani (negazione di svariati diritti tra cui uno odioso: imporre al presunto colpevole il silenzio assoluto), ciò dimostrerebbe che siamo di fronte ad un’altra violazione dei diritti umani da parte di Papa Bergoglio (che pure ha sempre detto di rispettarli e difenderli).

Cipriani cambia parti importanti della sua narrazione.

Ora dice che accettò e firmò il precetto penale del Papa

A pochi giorni dallo scoppio della vicenda, il cardinale Cipriani,  in una seconda dichiarazione (dopo la lettera a “El País”), ha ammesso lo scorso mercoledì  29 gennaio di aver ricevuto un testo scritto con le sanzioni imposte da Papa Francesco e di averlo firmato il 19 dicembre 2019.

Prima aveva detto altre cose, come per esempio, di non aver ricevuto nessuna documentazione e sul fatto di aver firmato lo scritto del precetto penale aveva taciuto. Il porporato al tempo stesso conferma, per ora, la sua innocenza, e rifiuta ciò che sarebbe il suo delitto e ribadisce di aver rispettato i limiti imposti al suo ministero sacerdotale e alla sua vita pubblica, compreso il divieto di usare le sue insegne episcopali e cardinalizie e la residenza obbligatoria fuori dal Perù. Conferma anche di aver rispettato rigorosamente il silenzio impostogli fino a quando scrisse una lettera a “El País” che aveva rivelato, con molta precisione, la vicenda mantenuta segreta per sei anni. Conferma anche di aver ricevuto personalmente dal Pontefice nel febbraio 2020 la revoca delle sanzioni. Il Vaticano invece ha precisato che le sanzioni sono ancora valide e vigenti.

A questo punto è evidente che in questa vicenda c’è un bell’intreccio di menzogne, manipolazioni e mistificazioni e quindi restano in piedi le domande iniziali: chi mente? Bergoglio o Cipriani? e perché?

Il card. Cipriani si “dichiara colpevole”?

A queste considerazioni, per completezza, va aggiunta una breve sintesi della lettera dell’attuale arcivescovo di Lima, Carlos Castillo, in cui esprime pieno e totale appoggio a Papa Francesco.

Non si capisce il perché di questa lettera. Non si capisce il motivo se non quello di ribadire che Cipriani “accettò e firmò” il “precetto penale”. Quindi dovremmo concludere che facendo così il porporato si è dichiarato colpevole?

“In questi mesi, scrive il card. Castillo, dopo indagini serie e precise, ci sono persone e istituzioni che si rifiutano di riconoscere la verità dei fatti e le decisioni prese dalla Santa Sede. Chiediamo a tutti di rinsavire, attraverso un cammino di conversione che comporta l’abbandono di vane giustificazioni, ostinazione e rifiuto della verità”.

Il card. Castillo sottolinea, infine, la sua “piena fiducia nelle procedure e negli strumenti penali canonici che la Santa Sede ha utilizzato, utilizza e applica, che sono in continua evoluzione e miglioramento”. Per questo, aggiunge il cardinale, “riaffermo il mio fermo e irreversibile sostegno, collaborazione e solidarietà con il Santo Padre, apprezzando il suo modo saggio di esercitare la giustizia nella Chiesa e di accogliere e proteggere le vittime”. (Fonte)

 

Lettera del cardinali Cipriani a “El País”

 

Carta intestata con lo stemma del porporato e firmata con il suo sigillo (cose per lui vietate secondo le sanzioni impostagli dal Papa).

 

Madrid, 25 gennaio 2025

Diario El País.

c/ Miguel Yuste, 40

28037 – Madrid.

Davanti alle accuse che oggi, 25 gennaio 2025, ha pubblicato il giornale El País sulla mia persona, voglio chiarire che i fatti che vengono descritti sono completamenti falsi. Non ho commesso nessun delitto e non ho abusato sessualmente di nessuno né nel 1983, né prima, né dopo.

Si raccolgono alcune accuse presentate alla Santa Sede nel 1983 con referenze a presunti fatti accaduti nel 1983.

Nell’agosto 2018 sono stato informato sull’arrivo di una denuncia che non mi è stata consegnata. Dopo, senza essere stato ascoltato, senza sapere null’altro, e senza l’apertura di un processo, il 18 dicembre 2019 il Nunzio Apostolico [allora mons. Nicola Girasoli] mi comunicò verbalmente che la Congregazione per la Dottrina della Fede [Ndr. Allora il Prefetto era il gesuita cardinale Luis Ladaria] mi aveva imposto una serie di sanzioni limitando il mio ministero sacerdotale e chiedendo di fissare una residenza stabile fuori dal Paese. Mi è stato chiesto anche di rispettare il silenzio, cosa che ho fatto fino ad oggi.

Il 4 febbraio 2020 ho avuto un’udienza con Papa Francesco e il Santo Padre mi consentì di riprendere i miei compiti pastorali. Così lo dimostra la mia ampia attività pastorale, portata avanti in questi anni: prediche nei ritiri spirituali, amministrazione dei sacramenti, ecc. In questi anni, fuori da Lima, ho vissuto a Roma dedicandomi ai miei lavori in quanto Cardinale membro del Dicastero delle Cause dei Santi fino al compimento degli 80 anni e mi sono ritirato da ogni occupazione nella curia romana, e poi mi sono trasferito a Madrid.

Risulta grave che vengano pubblicate informazioni parziali che sembrano provenire da documentazione riservata della Santa Sede e che nemmeno io posseggo.

Purtroppo non è la prima volta che un cardinale viene accusato con falsità, con narrazione di dettagli scabrosi.

Approfitto di quest’occasione per manifestare il mio rifiuto e la mia ripulsa totale degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili e ribadisco il mio impegno con la lotta della Chiesa allo scopo di sradicare questa lacra seguendo le indicazioni di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e in modo speciale, la leadership di Papa Francesco, mettendo al centro le vittime.

Nonostante il dolore che tutto ciò mi causa, non nutro rancore per l’accusatore, prego per lui e per tutte le persone che hanno patito abusi da parte del clero cattolico, ma ribadisco la mia completa innocenza.

Attenti saluti.

Juan Luis Cardinale Cipriani

(Con la firma autografa e il sigillo del cardinale)

 

El País (Spagna) – Articoli che aprirono lo scandalo:

▃ El primer cardenal del Opus Dei, arzobispo de Lima, fue apartado por el Papa en 2019 tras acusaciones de pederastia (Íñigo Dominguez – El País – 25 enero 2025)

▃ El Vaticano confirma el castigo al cardenal Cipriani, del Opus Dei, por acusaciones de pederastia y le recuerda que sigue “en vigor” (Íñigo Dominguez – El País – 26 enero 2025)

▃ Cipriani fue cardenal muy joven, doctor honoris causa, amigo del Papa. Y un depredador sexual

(Renzo Gómez Vega – El País – 28 enero 2025)

▃ Opus Dei – Comunicado de prensa – Palabras del padre Ángel Gómez-Hortigüela, vicario del Opus Dei en el Perú (Testo)

Non può esistere una Chiesa senza legge

I discepoli di Cristo non sono sudditi

          Ecco una nostra breve premessa obbligatoria. Queste considerazioni prendono spunto dal caso recentissimo del cardinale peruviano Juan Luis Cipriani, sanzionato in segreto dal Papa per presunti reati di pedofilia risalenti al 1983. Non sappiamo nulla in più di quanto già detto dallo stesso porporato, dalla Santa Sede, dai Vescovi peruviani e dalla Curia dell’Opus Dei del Perú sulla delicata questione diventata in pochi giorni, come ormai è un’abitudine e uno stile, un affaire ingarbugliato e indecifrabile. Non abbiamo nulla da difendere o nulla da criticare o attaccare e tantomeno sentiamo il bisogno di schierarci con una o con l’altra “parte”. Ci preoccupa però molto la situazione perché ormai sembra diventato normale e accettabile un modo gerarchico di presiedere la Chiesa fuori da ogni controllo. Si dimentica troppo spesso che la Chiesa ha delle leggi che regolano la sua vita. La Chiesa non può essere un’istituzione o una comunità dove la gerarchia fa ciò che vuole senza rispondere davanti a nessuno. Non è scritto che il Pontefice possa decidere qualsiasi cosa, senza dare spiegazioni né tantomeno argomenti convincenti e trasparenti, e quindi che il fedele santo Popolo di Dio debba fare solo l’inchino di sudditanza come un plebeo di fronte al suo feudatario. Non esiste una Chiesa senza leggi o governata con “leggi” personali, non codificate a norma, improvvisate per l’occasione, non condivise e non conosciute.

La fede nella Persona di Cristo e l’amore per la sua Chiesa sono una comunione che vive, lotta, e progredisce nel rispetto delle regole e dei diritti che esistono nella Chiesa, che sono diritti dell’uomo “in quanto diritti di Dio” (s. Giovanni Paolo II). Il gesuita Joe Hoover, il 13 giugno 2024, sulla Rivista America, alla fine di un doloroso commento in merito agli insulti di Francesco sui “froci” e sulla “frociaggine” scrisse: “L’intera controversia mi conferisce anche la grazia di ricordare che in ultima analisi non servo il Vicario di Cristo, ma Cristo stesso.” (“The whole controversy also bestows on me the grace of remembering that ultimately I serve not the Vicar of Christ but Christ himself” – Fonte).

Sono moltissime le vicende scabrose che in questi anni hanno colpito l’alta gerarchia cattolica e fra loro anche “padri fondatori” di movimenti ecclesiali torbidi (non poche volte praterie per abusi spirituali), arcivescovi in passato intoccabili e alcuni cardinali. Il marcio degli abusi di potere e di coscienza che presto derivano in abusi e perversioni sessuali sono una terribile piaga nella Chiesa Cattolica, la quale purtroppo non sembra essere contrastata con efficacia e trasparenza costante. Molte, anzi moltissime buone parole, ma i fatti – per fare verità e giustizia alle vittime (e non solo per motivi di opportunità) – sono pochi, pochissimi, o arrivano con colpevole ritardo, e quasi sempre sotto pressioni mediatiche, dopo l’ennesimo scandalo. Tra gli abusatori sentenziati si evidenzia una “differenza” tra colpevoli eccellenti amici degli amici e colpevoli emarginati, senza protezioni, piccoli membri del clero anonimo.

Questa contro gli abusi è una lotta che la Chiesa Cattolica sta perdendo e con essa sta perdendo sempre più fedeli, amici e credibilità sociale. Questa tragica realtà è una delle cause della crescita dell’irrilevanza del suo magistero di fronte al quale l’indifferenza è massiccia. Basta soffermarsi un istante, con onesta e senso dell’autocritica, per dare uno sguardo ai Paesi che in passato, per secoli, hanno avuto una fortissima maggioranza cattolica e dove oggi tutto è molto diverso per la Chiesa e per il suo magistero, fenomeni progressivamente sempre più minoritari.

Con rammarico si deve pure costatare che, gradualmente, sono scesi in campo anche certi “professionisti dell’anti-pedofilia”, e cioè, coloro che ignorano o sottovalutano gli abusi di coscienza e di potere e nella repressione della pedofilia nel clero applicano il trucco dei ‘due pesi e due misure’ (“Agli amici del potere tutto, ai nemici neanche giustizia”, come dice un motto peronismo). Questa modalità ha finito per introdurre nella lotta contro gli abusi sessuali nella Chiesa incertezze sconvolgenti poiché, ormai – e sempre più spesso – non è facile distinguere tra la persecuzione e denuncia di un peccato e crimine gravissimo, dal metodo furbo e indecente che usa gli strumenti di questa lotta per schiacciare dissidenti o critici, screditare avversari e anche per troncare carriere nel mondo ecclesiastico. Probabilmente condotte di questo tipo resteranno a lungo un segreto da sarcofago come è accaduto, per ricordare solo un evento recente, la vicenda ancora aperta dell’ex gesuita Marko Ivan Rupnik.

Quello che invece va denunciato senza paura né reticenza è un’altra cosa, più importante: le violazioni del rispetto delle persone, della loro dignità e dei loro diritti, sempre! L’elenco di laici, religiose ed ecclesiastici sopposti a comportamento di ‘assoluta arbitrarietà, con il pretesto di coprire danni d’immagini deleteri per la Chiesa, è lunghissimo.

In questi anni si è fatto strada uno stile, un metodo e un’idea secondo la quale il Papa, e i suoi collaboratori più stretti, non hanno l’obbligo di rispettare la legge, i testi legislativi, neanche il Codice di Diritto Canonico, che regolano la vita della Chiesa di Cristo.

Se alla fine sarà vero, come dice il cardinale Cipriani, che dopo essere stato informato di una denuncia per pedofilia a suo carico (agosto 2018), per lunghi 16 mesi nessuno lo ha mai ascoltato presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, vuol dire che in Vaticano non si rispettano i diritti umani minimi. Accusare verbalmente una persona e poi ripresentarsi davanti all’imputato, 16 mesi dopo, con l’elenco delle punizioni non si è visto neanche nei tempi dell’Unione Sovietica.

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2 commenti

  • Martín de BsAs ha detto:

    Chi mente? Sempre Bergoglio…

  • Mario ha detto:

    “Indipendentemente da quanto sopra, e come vicario regionale”, aggiunge p. Ángel Gómez-Hortigüela “chiedo perdono di tutto cuore se non sono stato in grado di accogliere pienamente una persona che desiderava essere ascoltata.”

    E basta!!! Non ne possiamo più di questi ecclesiastici che si sparano dabbasso… Se l’Opus Dei è questa, una organizzazione senza attributi, ben ha fatto Bergoglio a cancellare la prelatura. Ben gli sta.

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