Siria, Marco Travaglio. Una Storia assai Probabile di Padelle e Braci. A Vantaggio di Chi?

12 Dicembre 2024 Pubblicato da 4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae offriamo alla vostra attenzione questo commento sulle vicende siriane di Marco Travaglio, pubblicato da Infosannio, che ringraziamo per la cortesia. In Siria intanto si  scatenano le vendette – senza processo – contro gli alawiti, la setta islamica a cui appartengono gi Assad, ed è stata bruciata la tomba dell’ex presidente Hafez El Assad. Un panorama rassicurante…buona lettura e diffusione.

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La padella e la brace
(di Marco Travaglio
“L’idea di avere in Siria un nuovo Califfato jihadista al posto della tirannide degli Assad riempie di entusiasmo gli scemi di guerra atlantoidi. Rimbambiden, Macron, Ursula, Metsola, Kallas e Zelensky esultano per la fine della dittatura senz’accorgersi che ne è già iniziata un’altra, che ci odia più della precedente. Repubblica e Stampa squadernano l’album fotografico del capo dei cosiddetti “ribelli” al Jolani, segnalandone la poetica somiglianza con Fidel Castro. Ma sul web c’è chi giura che il simpatico seguace di al Zarqawi e al Baghdadi, grande fan dei massacri delle Torri Gemelle e del 7 Ottobre, ricercato dagli Usa con taglia di 10 milioni come uno dei terroristi più pericolosi del mondo, ricordi anche Borat (al netto del costumino con sospensorio e bretelle), Che Guevara, Gesù e forse – parlando con pardòn – Draghi. Il Foglio tripudia per le “due vittorie dell’Occidente dietro la caduta di Assad” (non una: due).
Sambuca Molinari gongola per “il successo della Turchia di Erdogan”, l’autocrate e macellaio di curdi che, essendo iscritto al club Nato, sfugge alla spiacevole distinzione “aggressore/aggredito”. Infatti anche la pulizia etnica di 120 mila armeni in Nagorno Karabakh a opera dei suoi complici azeri è stata, per Sambuca, un “successo”.
Pensare che, siccome Assad era (anche) amico di Putin e dell’Iran, la sua caduta sia una benedizione, è roba da menti malate che scambiano la geopolitica per un derby di calcio. I mujaheddin erano belli e buoni quando combattevano (con le nostre armi) gli invasori russi, poi divennero “talebani” brutti e cattivi quando (sempre con le nostre armi) combattevano gli invasori Nato.
Saddam era un caro amico quando combatteva (con le nostre armi, anche chimiche) gli ayatollah, poi divenne un puzzone quando, finite le nostre armi chimiche, inventammo che le avesse ancora per poterlo invadere ed esportare la democrazia in Iraq mettendo gli sciiti al posto dei sunniti.
Solo che questi crearono il Califfato dell’Isis e ci toccò combatterli con l’aiuto di russi, iraniani e siriani, un po’ meno cattivi di prima, e col sacrificio dei curdi, poi mollati nelle grinfie di Erdogan.
Intanto Obama e altri geni spasimavano per le Primavere Arabe, che però vinsero le elezioni in Egitto: allora le schiacciammo con il golpe di Al Sisi. Per non parlare della Libia dopo Gheddafi. Ora che si insediano a Damasco i reduci Isis&al Qaeda, con una decina di bande di tagliagole pronte a scannarsi per il potere, i soliti gonzi parlano di “Siria liberata”, “primavera siriana”, “jihadisti moderati” e “pragmatici”.
Si illudono che, se uno è cattivo, il suo nemico sia buono. E che, se uno perde, l’altro vinca.
Prima o poi capiranno che, nel nuovo caos mondiale, sono tutti cattivi e perdiamo tutti.
Marco Travaglio
4

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4 commenti

  • Rolando ha detto:

    Parole sagge. Quelle di Travaglio.
    Non resta che la speranza in un Dio compassionevole, che muova i cuori ad umana compassione.
    Lui che è Fattore e Padre universale di tutto e di tutti.

  • R.S. ha detto:

    La profezia biblica e neotestamentaria si compie in Apocalisse.
    Questo epilogo è rivelazione di Dio, raccolta a Patmos da San Giovanni.
    La visione va contemplata (cum templum, osservata nel frammento di cielo che compete all’osservazione umana) sapendola data dal punto di vista di Dio e non dell’uomo.
    In un certo senso è un guardare dal buco della serratura l’interezza della sapienza divina sulla creazione.
    Contemplare la visione “dal punto di vista di Dio” significa addensare lo scorrere del tempo (proprio della creatura precipitata nella conoscenza del bene e del male che è il dramma della storia) in un’istantaneo eterno presente.
    Detto altrimenti: in Dio è tutto dato istantaneamente, mentre per noi in un prima e un dopo che non devono togliere nulla al primato di Dio sulla storia e la Sua eterna presenza mentre vediamo succedersi gli eventi.
    L’anima unita in Grazia alla volontà divina osserva il mare profondo e della storia camminando su acque trasformate nella solida trasparenza di un pavimento cristallino.
    Avvicinandosi il compimento dei tempi, per noi successivi alla loro pienezza che vide l’Incarnazione del Verbo, lo Stesso che è il creatore e la ricapitolazione di ogni cosa, la Grazia chiama la creatura capace a una partecipazione al divino che le sarebbe impossibile per sola natura, ma appartiene alla volontà e carità di Dio di accordarla.
    Dunque gli stessi accadimenti, che per chi non vi arriva in Grazia costituiranno un epilogo tale da morire di paura, per gli altri saranno motivo di non temere e di alzare il capo, gioendo della definitiva liberazione.
    Privi della luce che fa vedere e sperare l’Eterno, resterà la tenebra di chi dispera.
    Il calcagno della creatura piena di Grazia schiaccia la testa al serpente antico, che diede avvio ai tempi della conoscenza del bene e del male. Schiaccia, senza ucciderlo, perchè l’inferno è pieno di uno spirito che eternamente conosce il rifiuto del paradiso.
    Chi vi finisce, volendolo, non muore e non svanisce, ma vi resta eternamente separato dalla Grazia, nell’integrità del Tutto in cui ha la parte che tocca a chi rifiuta la volontà di Dio. Lo schiacciare il capo equivale a uno stagno di fuoco, un eterno ergastolo che brucia di odio e non una pena di morte dello spirito ribelle.
    Siamo ai giorni storici in cui chi sa di aver quasi esaurito il potere che gli è stato permesso di esercitare sul mondo (il “mondo” è la trasparenza del creato vista dal punto di vista di Dio), non sa più che cosa escogitare per atterrire e seminare morte creando caos, mentendo quanto uccide.
    Perciò attenzione nell’interpretare gli scenari apocalittici dello scontro finale al quale attende Satana, chiamando in guerra i suoi servitori a capo dei regni mondani (cui anche i falsi profeti hanno affiliato le loro dissacrazioni): sfumeranno nello stesso inferno in cui sono il serpente antico e gli angeli ribelli.
    Attaccano delirando potere, ma sanno di non averlo, mentre convincono i privi di Grazia della loro vanità.

  • Virro ha detto:

    tutto da condividere.
    Come ci ha lasciato scritto una certa mistica morta nel 1962, il tempo che viviamo oggi “è il tempo di Caino”

  • Davide Scarano ha detto:

    Condivido in pieno l’articolo ed in particolare la frase finale: “prima o poi capiranno che, nel nuovo caos mondiale, sono tutti cattivi e perdiamo tutti”. Ritengo che l’Hybris di coloro che intendono superare l’equilibrio del terrore ereditato dalla seconda guerra mondiale colpirà chiunque si troverà “nel luogo e nel posto sbagliato”, non solo e non tanto per colpe dirette ma per non essere stato capace di capire la tempesta che sta per avvicinarsi alle nostre vite e di non aver fatto abbastanza per impedirla. In quei momenti non resterà che affidarsi al Supremo Giudice e chiedere pietà.

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