La Censura di Meta su Gaza, quella Tedesca sui Film; Google Cancellerà Libri Scomodi. Ma non Era il Mondo Libero?
21 Novembre 2024
Pubblicato da Marco Tosatti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione una serie di elementi interessanti che riguardano la censura che alcuni social – in particolare quelli di Meta, di Zuckerberg applicheranno o già applicano a contenuti ritenuti scomodi (per esempio lo sterminio in corso a Gaza da parte di Israele) .
Google censurerà alcuni editori europei (anche italiani)
In totale autonomia e senza un confronto con le associazioni europee del settore editoriale, Google ha deciso di testare la possibilità di nascondere ad alcuni utenti i contenuti della stampa europea nei servizi Google News, Search e Discover. Ecco la risposta degli editori
Un test che ometterà all’1% degli utenti di 8 Paesi Ue – Italia compresa – i contenuti della stampa europea nei servizi Google News, Search e Discover. È questo l’ultimo progetto di Google, che non ha minimamente coinvolto gli editori e le associazioni di categoria.
Quanto durerà il test? Chi vedrà e cosa comporteranno i suoi risultati? Come saranno selezionati gli utenti da lasciare all’oscuro? Quali testate saranno censurate? A oggi non è dato sapere.
IL PROGETTO (POCO CHIARO) DI GOOGLE
Il colosso di Mountain View ha annunciato che eseguirà “un piccolo test limitato nel tempo” in cui non mostrerà “i risultati degli editori di notizie con sede nell’Ue in Google News, Search e Discover”. L’esperimento interesserà l’1% degli utenti in Belgio, Croazia, Danimarca, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna.
È stato invece sospeso in Francia, dove un tribunale locale ha bloccato l’iniziativa in seguito a una richiesta del Syndicat des Éditeurs de la Presse Magazine (SEPM).
LE INTENZIONI DICHIARATE
Secondo quanto dichiarato da Google, l’idea del test nasce dalla richiesta delle autorità di regolamentazione e degli editori di ottenere “ulteriori dati sull’effetto dei contenuti di notizie in Search sull’uso dei nostri prodotti”. L’intenzione è di utilizzarlo “per valutare l’impatto dei risultati degli editori di notizie dell’Ue sull’esperienza di ricerca dei nostri utenti e sul traffico verso gli editori”.
“Una volta terminato il test – aggiunge Google -, i risultati delle notizie torneranno a essere visualizzati come prima. Mentre il test è in corso, non avrà alcun impatto sui pagamenti che effettuiamo agli editori di notizie nell’ambito della direttiva europea sul copyright (EUCD)”.
“Teniamo molto alle nostre partnership con l’ecosistema delle notizie – ha voluto precisare l’azienda -. Oltre a supportare i media italiani a ottenere traffico prezioso attraverso il motore di ricerca, Google è la prima azienda ad aver sviluppato un programma di accordi di licenza per i contenuti degli editori di notizie nell’ambito della direttiva sul diritto d’autore: collaboriamo con oltre 4.000 pubblicazioni in Europa, compresa l’Italia. Continueremo a lavorare in modo costruttivo con gli editori per trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose e siamo sempre aperti a nuove partnership”.
LA REAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DEL SETTORE
All’annuncio di Google hanno risposto con una dichiarazione congiunta la European Magazine Media Association (Emma), la European Newspaper Publishers’ Association (Enpa) e News Media Europe (Nme).
Le organizzazioni denunciano Big G di non aver né consultato né informato del test gli editori di giornali o le loro associazioni di categoria. “Siamo estremamente preoccupati per la mancanza di informazioni e di trasparenza di questa iniziativa e per le conseguenze che potrebbe avere per gli editori di stampa europei – si legge -. Esortiamo pertanto Google a sospendere con effetto immediato i suoi test e ad avviare un dialogo con il settore editoriale della stampa europea per concordare, in modo costruttivo e trasparente, una via comune da seguire”.
VECCHIE QUESTIONI PER NUOVE TENSIONI
Tra gli editori e Google non è mai scorso buon sangue e, secondo le associazioni, l’azienda “finora non è stata affatto trasparente” sull’importanza dei contenuti giornalistici nel suo modello di guadagno. In pratica, si legge nella dichiarazione, “Google valuterà Google sulla base di parametri di ricerca determinati da Google”.
Il timore è che il test consolidi ulteriormente il controllo della piattaforma sul mercato dell’informazione digitale, a scapito dell’indipendenza economica degli editori.
“Sarà anche solo un piccolo esperimento, ma sembra quasi un avvertimento – scrive The Verge -. Alla fine del test, gli editori di notizie dell’Ue vedranno esattamente quanto traffico si perderebbero senza Google. L’esperimento potrebbe anche far capire a Google quanto i suoi utenti siano effettivamente interessati alle notizie. È un aspetto che ha esplorato anche Facebook, che alla fine ha deciso di rimuovere la scheda “Notizie” e di smettere di pagare gli editori”.
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È stato censurato anche il rapporto dell’ONU, dove viene evidenziato come Israele cerca di mettere a tacere tutte le voci che non sostengono la loro politica genocida. È vergognoso che quanto dica l’organismo internazionale più importante non venga minimamente diffuso per mettere a conoscenza l’opinione pubblica. Sentite cosa scrivono nel rapporto i professionisti che hanno redatto il rapporto per conto delle Nazioni Unite:
– Il Comitato Speciale osserva che i post che mostrano un “punto di vista pro-palestinese” sono stati rimossi in modo sproporzionato dalle aziende dei social media rispetto ai post contenenti discorsi d’odio e istigazione alla violenza contro i palestinesi, compresi quelli da parte di funzionari israeliani, soldati e personale di sicurezza.
– Il Comitato Speciale osserva inoltre che le richieste di porre fine alla violenza, di sostenere un cessate il fuoco umanitario o di criticare le azioni del governo israeliano sono spesso state fuorviantemente equiparate a sostegno del terrorismo o antisemitismo. Tuttavia, oltre il 92% delle 21.000 richieste di rimozione di contenuti sui social media presentate dal governo di Israele sono state approvate e rimosse da Meta e TikTok.
– Il Comitato è profondamente preoccupato che queste misure restrittive e gli attacchi ai giornalisti limitino gravemente la libertà di stampa e il diritto dei palestinesi all’informazione e all’espressione, sollevando anche preoccupazioni riguardo alla sorveglianza online illecita e discriminatoria dei palestinesi.
Però ci parlano di libertà di stampa, di mondo libero, di diritti e di bene contro male. Provate a cercare sui motori di ricerca questo rapporto. Provate a vedere con i vostri stessi occhi cosa esce. O non esce!
Ci rendiamo conto di quello che stanno combinando e di chi sia realmente il male, vero?
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Il portale online ufficiale di Berlino ha affrontato le reazioni per aver affermato che il film israelo-palestinese No Other Land sull’acquisizione di Israele nella Cisgiordania occupata conteneva “tendenze antisemitiche”.
Il film, diretto dal giornalista israeliano Yuval Abraham e dal giornalista palestinese Basilea Adra, ha vinto il Documentary Film Award al Festival internazionale del cinema di Berlino a febbraio.
Tuttavia, è stato criticato dai commentatori filo-Israele per la sua ritratto insultante della violenza dell’esercito e dei coloni contro i palestinesi e deve ancora trovare un distributore negli Stati Uniti.
In un post su X (precedentemente Twitter), Abraham ha detto di sentirsi “non sicuro e non benvenuto a Berlino” a causa della designazione.
“Mi addolora vedere come, dopo aver ucciso gran parte della mia famiglia nell’Olocausto, si svuota la parola antisemitismo di significato per mettere a tacere i critici dell’occupazione di Israele in Cisgiordania (argomento del nostro film) e legittimare la violenza contro i palestinesi”, ha scritto.
Il commento del portale di Berlino è stato criticato in diversi settori, tra cui l’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert.
“Si può discutere sulla politica di esso. Ma ‘tendenze antisemiti’? L’accusa è chiaramente sbagliata”, ha scritto sui social.
Il testo sul sito è stato successivamente cambiato, insieme ad un’ammissione che la descrizione originale era “errata e inammissibile”.
Dall’inizio della guerra a Gaza nell’ottobre 2023, il governo tedesco ha presieduto un’ampia repressione dell’attivismo pro-palestinese nel Paese.
La scorsa settimana, la coalizione di governo ha concordato una nuova risoluzione antisemitismo dopo mesi di dibattito sulla questione.
Gli oppositori della risoluzione l’hanno criticata per aver adottato la controversa definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) – che confla le critiche al governo israeliano con l’antisemitismo – e proponendo di trattenere fondi statali per gli sforzi artistici e scientifici a coloro che partecipano al boicottaggio di Israele.
✍️: Alex MacDonald/MEE
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Tag: berlino, film, gaza, google, meta
Categoria: Generale