Immigrati e Magistratura. Uno Scandalo nello Scandalo (vedi Palamara…) che è la Magistratura Italiana. Vincenzo Fedele.

21 Novembre 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul ruolo della magistratura italiana in tema di immigrazione non autorizzata, e quindi da considerare clandestina. Per quanto riguarda la magistratura, e il suo massimo esponente che occupa il Quirinale, pensiamo che sia il principale problema del nostro sventurato Paese. Ma nessuno ha la forza politica per mettervi mano. Buona lettura e condivisione.

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Immigrati e Magistratura

Il problema della Magistratura, in Italia, è uno dei più importanti, se non il più importante in assoluto. La certezza della Legge e del Diritto non è solo la base del vivere civile ma anche, ad esempio, dell’economia e del suo sviluppo. Nessuno investe, costruisce o impegna il proprio tempo e denaro se non ha la speranza di vedere che quello che riuscirà a realizzare non gli verrà espropriato o distrutto impunemente. Stessa cosa, più importante, per Famiglia e vivere civile che stanno distruggendo.

Quella che è iniziata come una diatriba tra Governo-Magistratura, già assurda in se stessa perché è una netta invasione di campo tra due poteri dello Stato, per il trasferimento dei migranti in Albania, si sta trasformando in una guerra apertamente dichiarata della Magistratura (o almeno una sua parte consistente) contro Governo e Parlamento legittimamente eletti.

Non sono in gioco7 – 10 o 50 migranti, che non spostano il dramma dell’invasione in atto, è in gioco tutta l’architettura costituzionale della nostra Nazione.

Immaginiamo che non ci sia nulla di pretestuoso nel rinvio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) e vediamo di capire cosa dicono le quattro richieste del Tribunale di Roma,che qui semplifico evitando linguaggi burocratici.

Nella NOTA 1 c’è qualche parola in più per meglio spiegare le richieste del Tribunale.

In estrema sintesi i quesiti sono:

  • –  Può una Legge nazionale definire per proprio conto un elenco di “Paesi sicuri” derogando da un elenco europeo anche se l’elenco europeo è solo di corredo, quindi secondario e non primario?
  • – Può una Legge nazionale definire i “Paesi sicuri” senza che siano esplicitati i criteri con cui queste valutazioni vengono fatti?
  • – Il Tribunale può utilizzare proprie fonti ritenute qualificate per fare proprie valutazioni sui “Paesi sicuri” anche se il Legislatore ha reso pubbliche le fonti utilizzate per la designazione?
  • – Se un Paese, per quanto ritenuto sicuro, non può essere considerato tale in una parte del suo territorio o per una categoria di persone (ad esempio LGBT), può il Tribunale disapplicare la norma nazionale o richiedere di non applicare la procedura accelerata per meglio valutare situazioni di persecuzione, discriminazione o maltrattamento locali o in base alle categorie di persone interessate?

A corollario e completamento del tutto, il Tribunale di Roma ritiene che la propria competenza non sia limitata al solo esame dell’eventuale ricorso per impugnare il rigetto della domanda di asilo, ma comprenda anche il giudizio preliminare di convalida del trattenimento perché è la stessa procedura accelerata che comprime i diritti della difesa e non consente al migrante di godere di tutti i diritti e di esporre tutte le proprie ragioni

Questo è lo stato di fatto e su basi analoghe (quesito 4), si era mosso anche il Tribunale di Bologna, richiamando la stessa sentenza CGUE citata dal Tribunale di Roma e che era stata emessa dalla CGUE  per un caso specifico avanzato dalla magistratura di Brno, Repubblica Ceca, per un caso invero non sovrapponibile al contenzioso italiano per l’Albania.

Da notare che i quesiti 3) e 4) sono stati avanzati dopo che, dietro richiesta dell’avvocato Lorenzo Trucco a nome di una associazione di difesa dei migranti, ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), che vedremo fra un po’, gli enti Statali avevano reso note le fonti da cui erano state redatte le schede relative ai singoli Paesi annerendo alcune righe dei resoconti che potrebbero risultare deleterie per le relazioni internazionali fra Stati se divulgate. Le schede e la lettera di trasmissione sono allegate nella NOTA 2.

Lasciamo anche perdere l’ultimo passo del Governo che accentra le convalide del trattenimento presso le Corti di Appello e non più le sezioni immigrazione dei tribunali, alle quali resterebbe la competenza per le controversie sull’impugnazione di provvedimenti, anche perché a me sembra la mossa d’attacco di qualcuno che non vuole combattere la battaglia in atto e cerca solo di aggirare le rogne che gli vengono poste davanti.

Ragioniamo su quanto viene in base ai quesiti. Poi andremo oltre

  • –  Per la separazione dei poteri il Legislatore fa le Leggi e la Magistratura le applica, interpretandole se poco chiare. Qui la Magistratura si arroga il diritto di contestare l’origine delle disposizioni governative (da dove arrivano queste liste di “Paesi sicuri”?), senza però richiedere chiarimenti in merito a chi di dovere. La richiesta del Tribunale di Roma (Punto – 2) è infatti alla CGUE e non al Governo che, invece, aveva già dato i chiarimenti del caso all’Avv. Trucco, che l’aveva chiesto a nome dell’ASGI e che allego nella NOTA 2.
  • Notevole che il Governo risponde ad un privato (l’Avv. Trucco – ASGI) e i Magistrati, che non l’avevano richiesto, subito allertati corrono ai ripari con un quesito ulteriore. Certo sarebbe importante che l’Unione Europea avesse un proprio elenco di “Paesi sicuri” valido per tutti gli Stati membri, è l’Italia lo ha più volte caldeggiato, ma in sua assenza, e con la Commissione Europea allo sfacelo e che non riesce neanche ad insediarsi, è corretto che ogni Stato, nella propria sovranità, decida in base alle proprie informazioni disponibili.
  • Gli elenchi prodotti dal Governo di uno Stato sovrano, in assenza di pari elenchi europei, sono frutto, oltre che del lavoro delle ambasciate, notizie di stampa, servizi di sicurezza e di intelligence (Servizi Segreti), Human Rights Watch, collegamenti internazionali con gli altri Stati (tutti richiamati nelle schede informative di ogni singolo Stato), ma anche delle decisioni geopolitiche, che spettano al Governo e non alla Magistratura, che tenga conto dei rapporti di alleanza, di accordi economici, militari, affinità o differenze culturali, sociali, piani di sviluppo e collaborazione ecc.
  • Anche dopo questi chiarimenti, comunque, si va oltre e si chiede, sempre alla CGUE, se questo sia corretto. A parte che si sarebbe potuto, o dovuto, chiedere alla Corte Costituzionale di chiarire ambiti e competenze, in realtà si dice esplicitamente che quanto scritto in una norma di Legge nazionale è falso e si invocano iniziative aggiuntive e indipendenti, con fonti qualificate non meglio definite, in modo che siano i giudici a decidere quali siano i “Paesi sicuri”. Cioè si certifica che lo Stato Italiano, con le proprie fonti e decisioni, non sia affidabile e si propone una indagine parallela da parte della Magistratura con costi, tempi e strutture da inventare, per indagare e sbugiardare quello che gli organi statali a ciò preposti hanno già certificato. Non si chiarisce, fra l’altro, quali potrebbero essere queste “fonti qualificate”, a meno che  non siano le stesse ONG o organismi analoghi che “accompagnano” amorevolmente i migranti sin sulle nostre coste. La famosa capitana Rachete, esperta a speronare le navi della nostra marina, potrebbe essere una candidata primaria. In ogni caso è garantita sia una esplosione di costi in personale, consulenze, viaggi, resoconti oltre alla necessità di avere molti più magistrati dedicati a tanto produttivo lavoro con l’arretrato di tutte le Procure che continua ad accumularsi. Sono anche garantiti tempi biblici di applicazione per ogni migrante che intanto rimarrebbe a nostro carico con soggiorno pagato o a scorazzare impunemente senza controllo alcuno.
  • Cosa accadrebbe se i criteri locali e le distinzioni “ad personam” (LGBT ad esempio) venissero applicate realmente? Lasciamo perdere il fatto che nel 90% dei casi i migranti si rifiutano di dire anche il proprio nome, età  e Stato di provenienza, facendolo poi solo dopo essere stati imbeccati dai “facilitatori” sovvenzionati da tutti noi. Dopo aver acclarato che, ad esempio, il tizio arriva dall’Egitto, sarebbe da vedere se la sua zona rientra in quelle enclave problematiche da considerare pericolose, secondo gli inviati sul posto della Magistratura. A quanto mi risulta, in quasi tutti i casi in cui l’immigrato ha detto di venire da uno di questi posti, a semplici domande (Come si chiama la piazza centrale della città, dove si trova la moschea o la chiesa della cittadina, quale monumento c’è in piazza o altre simili amenità), quasi mai sanno rispondere, segno chiaro di indottrinamento preventivo per falsare la decisione. Ma a parte questo, cosa accadrebbe se applicassimo a noi questi stessi criteri? Scampia, tanto per dire, è un luogo sicuro? Il fatto che hanno appena arrestato 26 agenti di Polizia penitenziaria per torture e maltrattamenti descrive l’Italia come Paese sicuro? La stessa incidenza di suicidi e sovraffollamento delle carceri, ci descrive come Paese sicuro?

Ci sarebbero anche altre considerazioni, ma andiamo avanti perché il meglio (?) deve ancora venire:

A)

Dicevo che avremmo rivisto l’Avv. Trucco e l’ASGI, infatti qualche settimana fa è uscito l’ultimo numero della rivista on line di Magistratura Democratica (MD) e ASGI, cioè proprio quella Associazione che aveva chiesto al Ministero i fogli informativi che allego nella NOTA 2.

Al suo interno, fra le altre chicche, c’è un articolo a firma Maurizio Veglio, Avvocato del foro di Torino, dal titolo “Tutela della vita privata degli stranieri in Italia” che sembra proprio un vademecum del buon giudicante (dire Magistrato mi sembra eccessivo) rispetto alle “risorse” che dovremmo accogliere nel nostro Paese, cioè una “guida” su come è consigliato operare. L’Avv. Veglio è anche una firma autorevole di “Questione Giustizia”, il giornale ufficiale di Magistratura Democratica.

Veglio, cioè MD, ci dice che “Le autorità italiane devono valutare la vita sociale privata dei migranti contro la dittatura dei permessi e dei confini” perchè l’Italia alimenta “la spirale selvaggia in cui è precipitata la politica migratoria” perché “i migranti hanno il diritto di desiderare” e perché l’Italia deve “rispettare la sfera privata del migrante dalle interferenze di uno Stato”.

Passando dall’intimo personale ai rimpatri in generale ci spiega che “qualora l’allontanamento comporti un sacrificio (del richiedente asilo) sproporzionato, le autorità devono astenersi dal disporlo”.

Oltre ad allargare il nostro limitato orizzonte alla prole dell’immigrato, sia in Italia che nel Paese di origine, si spinge anche a interessanti valutazioni sul lavoro nero spiegandoci che: “Il contratto di lavoro costituisce un mezzo di prova qualificato, ma non rappresenta una condizione necessaria all’ingresso in una comunità lavorativa. E’ infatti palese che anche il cosiddetto lavoro sommerso consente l’accesso a quelle significative opportunità di sviluppare rapporti con il mondo esterno”. Non propone ancora medaglie al merito per il caporalato, ma la strada è aperta.

Anche sull’associazionismo religioso propone significative aperture “perché uno straniero si sente parte della sua comunità” dimenticando che molti centri religiosi, principalmente islamici, sono cellule fuori controllo del fondamentalismo fanatico.

Con un linguaggio che sembra mutuato più da Marx che dai padri costituenti ci aggiorna anche su quanto siamo razzisti, forse inconsciamente ma sempre colpevolmente, quando pretendiamo anche che il migrante che vive da noi impari l’italiano: “Non importa che il migrante impari l’italiano, anzi. Questo nasconde la trama razzista che rimanda alla caricatura del buon immigrato addomesticato che ha imparato l’italiano e ha cancellato le proprie tracce di estraneità”.  Cioè il migrante non viene da noi per salvarsi la vita o fuggire da situazioni di pericolo e discriminazione. Neanche come migrante economico per migliorare le proprie condizioni di vita e mandare qualche soldino a casa. Viene da noi come rivoluzionario, quindi deve rimanere non addomesticato e mantenere le “proprie tracce di estraneità”.

Ripeto che queste sono le “linee guida” di Magistratura Democratica”, non degli antagonisti di Askatasuna o dei Black Block. Anche su questo il Presidente Mattarella non ha nulla da dire.

B)

Ipotizziamo infine, in un assurdo gioco visionario, cosa accadrebbe se questi criteri venissero estesi a tutta la Legislazione vigente e in divenire? Sembra strano ma potremmo avere delle gradite sorprese basate su certezze e non su semplici ipotesi.

Se, ad esempio, si parlasse di COVID, di Green pass e di effetti deleteri dei vaccini, i magistrati, usando le medesime cautele a vantaggio dei potenziali danneggiati (cioè i nostri concittadini non i forestieri) dovrebbero indagare d’ufficio su molte delle morti improvvise che da 3 anni a questa parte funestano le nostre città. Dovrebbero indagare sulle mancate autopsie, anche se erano state ordinate dall’alto del Ministero della Sanità.

Dovrebbero indagare sulle autopsie eseguite e secretate anche queste per ordini altolocati.

Dovrebbero indagare sull’obbligo di vaccini che, come riconosciuto dall’AIFA, non sono MAI stati dichiarati curativi o limitativi del COVID, eppure resi obbligatori.

Dovrebbero indagare su tutti i morti PER COVID nei reparti di terapia intensiva mentre erano in realtà morti CON COVID e in molti casi, scarsa attendibilità dei tamponi, neanche con il COVID.

Dovrebbero richiedere le cartelle cliniche dei morti e per i sopravvissuti ascoltarne le testimonianze.

Dovrebbero chiedere consulenze qualificate, e ce ne sono a iosa, vere e autorevoli  sia a livello nazionale che internazionale, per verificare la bontà della terapia basata su tachipirina e vigile attesa, invece che su altre terapie adottate con successo e mai prese in considerazione.

Ecco, pensando in positivo, mi piace sognare che qualche benefico effetto che, se la Magistratura avesse a cuore realmente il benessere dei cittadini, si potrebbe ottenere contro l’arroganza del potere.

Ovviamente è solo un sogno, altrimenti sarebbe sbagliato dire “dovrebbero”. Sarebbe corretto dire “avrebbero dovuto” già da tempo farlo, di propria iniziativa, basandosi sulle semplici notizie disponibili erga omnes.

Invece si chiudono con dei “non luogo a procedere” anche accuse circostanziate di eclatanti casi singoli assurti agli onori delle cronache nella loro evidenza ed eccezionalità

Questa, purtroppo, è la nostra magistratura con i deliri di onnipotenza che vediamo tutti i giorni.

Questo, purtroppo, accade quando uno dei poteri dello Stato si arroga il diritto di invadere un campo non suo e gli altri poteri non hanno la forza o il coraggio di difendere le proprie prerogative. Per “altri poteri” non intendo solo quello Legislativo (Parlamento) ed esecutivo (Governo), ma anche i media, la Stampa, la TV, gli stessi social e in fondo tutti noi.

Se si denunciasse con forza e perseveranza ogni volta che la magistratura esula dai propri compiti, perché deborda, sbaglia, dimentica, gestisce dossier illegali, dorme o poltrisce o per qualsiasi altra ragione, penso che le cose inizierebbero a raddrizzarsi.

Dico con forza e perseveranza perché servono entrambi.

Con forza perché qualsiasi evidenza di eccessi o illegalità o anche solo di trascuratezza, dovrebbe essere amplificata per essere compresa e interiorizzata da tutti. Non basta qualche voce flebile subito tacitata quando non ghettizzata o etichettata (negazionisti, complottisti, fascisti, ecc.) per renderla innocua.

Con perseveranza perché lor signori giocano anche sulla memoria corta di tutti noi per continuare nelle loro scorribande che affossano il vivere civile.

Il referendum sulla Responsabilità civile, ad esempio, data ormai da molti anni, ma l’unica azione degna di rilievo, è la garanzia che sia lo Stato a pagare eventuali errori, salvo poi rivalersi sui Magistrati colpevoli, cosa mai accaduta. Nessuno ormai lo ricorda neanche più. Pensate se un ingegnere non fosse chiamato a rispondere per eventuali errori di progettazione o un costruttore per aver costruito male o un produttore per i difetti di fabbrica di un proprio prodotto. I Magistrati sono gli unici esenti dagli errori ma anche dai doli volontari ed evidenti.

Le denunce, con autodenunce, di Palamara sono ancora li, ribadite nel tempo, ampliate con altri aneddoti ed altri esempi eclatanti, ma non si vedono proclami indignati di Mattarella, che è a capo del Consiglio Superiore della Magistratura, ne dello stesso CSM che dovrebbe sorvegliare i giudici ed agire contro i colpevoli.

Vincenzo Fedele

 

(NOTA – 1)

Con il primo rinvio il Tribunale di Roma chiede alla CGUE se il diritto dell’Unione “osta a che la designazione dei Paesi di origine sicuri sia affidata ad un atto normativo primario, avente forza e valore di legge”. La vecchia normativa (D.M. 7 Maggio 2024) prevedeva un elenco di “Paesi sicuri”, ma come norma secondaria, e rinviava ala creazione di un nuovo elenco di Paesi terzi ritenuti sicuri. Con il D.L. 23 ottobre 2024 n. 158 si afferma che tocca al legislatore ordinario designare questi Paesi, in base a schede informative appositamente redatte, ed anche i criteri di valutazione in merito. Il Tribunale di Roma chiede quindi alla CGUE se il diritto dell’Unione, che è superiore al diritto nazionale, possa accettare che la designazione di “Paese sicuro” sia affidato ad un atto normativo nazionale, con forza e valore di Legge, derogando dalla normativa generale europea.

Con il secondo rinvio il Tribunale di Roma segnala alla CGUE che il nuovo “decreto-legge non riporta né le specifiche fonti informative utilizzate né la loro provenienza”. Quindi si premura di segnalare che il richiedente asilo non è in condizione di contestarne la provenienza, l’attendibilità, l’autorevolezza, l’attualità e la completezza delle informazioni utilizzate, quindi in generale, di contestarne il contenuto. Questo limita la tutela giurisdizionale, che è uno dei diritti fondamentali della persona. Si chiede quindi alla CGUE se uno Stato UE possa tacere i criteri di giudizio utilizzati per designare i “Paesi sicuri” senza violare il diritto UE.

Con il terzo rinvio il Tribunale di Roma chiede alla CGUE se il giudice possa avvalersi di proprie autonome fonti informative qualificate per svolgere quell’analisi e valutazione in base ai “poteri spettanti al giudice nella valutazione della correttezza della designazione di uno Stato terzo come Paese di origine sicuro”.  Il Tribunale di Roma va anche oltre e chiede se il diritto UE “impone agli Stati membri di attribuire ai giudici il potere-dovere di utilizzare tutte le informazioni ad essi disponibili, provenienti da fonti qualificate, per compiere una valutazione effettiva e attuale della correttezza della qualificazione dello Stato terzo come Paese di origine sicuro, indipendentemente dal fatto che l’autorità che lo ha così designato abbia reso note le fonti e le informazioni su cui ha basato le proprie valutazioni oppure no”.

Con il quarto rinvio alla CGUE il Tribunale di Roma chiede, riferendosi alle conclusioni della sentenza CGUE del 4 ottobre,  se “un Paese terzo non possa essere considerato sicuro se tale non è per gruppi di individui, sia che ciò dipenda dalla porzione di territorio in cui si trovano o potrebbero trovarsi” (…) sia che dipenda dalla “categoria di soggetti alla quale appartengono”. A corollario finale il Tribunale evidenzia in particolare che “l’applicazione di una procedura accelerata appare incompatibile con l’esistenza di situazioni di persecuzione, discriminazione e maltrattamento come quelle relative a categorie di persone: tali situazioni, infatti, emergono normalmente soltanto all’esito di un’approfondita istruttoria sulla situazione di ogni singolo richiedente protezione, possibile esclusivamente nelle procedure amministrative ordinarie di esame della domanda di protezione, che permettono tempi adeguati di analisi e valutazione della posizione individuale del richiedente e sono soggette eventualmente ad impugnazione attraverso ricorsi in sede giurisdizionale esperibili entro termini di decadenza non stringenti”.

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2 commenti

  • giovanni ha detto:

    Specchio d’un paese Spitualmente molto malandato in ogni settore della societa’, Chiesa in testa. Il denaro ha marcito ogni riferimento al trascendente. Il putrefatto risultato e’ davanti a tutti noi.

  • Sereno Graffiante ha detto:

    Con tutto il rispetto, penso che il problema principale dell’Italia continuino ad essere gli italiani, come sosteneva Prezzolini, e non era il solo.
    E tra gli italiani vi sono anche i magistrati, certamente, che rappresentano nel bene e nel male le due facce del cittadino medio.
    Vogliamo entrare nel concreto? Vogliamo citare, ne scrive oggi La Verità, lo scandalo della c.d. “capitale economico/finanziaria” italiana, la Milano, ovviamente non più “da bere”, ma da evitare? Dove si mette mano a un mega CONDONO edilizio volto a sanare la gestione “disinvolta” del mercato immobiliare meneghino ad opera dell’attuale giunta SALA. Gestione che ha consentito a fior di palazzi di nascere e crescere come funghi in barba ad ogni normativa urbanistica. Parliamo di Milano, non del tanto bistrattato meridione d’Italia. Ne scrive con dovizia La Verità di oggi, ma la notizia meriterebbe l’apertura delle prime pagine e dei TG (l’altra notizia, quella del tasso spaventoso di criminalità milanese, è ormai una NON notizia, purtroppo).

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