Tutti si Salveranno? Non Tutte le Religioni sono Uguali… Julio Loredo a Cinzia Notaro.
9 Settembre 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione questa intervista al dott. Julio Loredo. Buona lettura e condivisione.
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Julio Loredo, giornalista, presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà con sede a Roma, ci parlerà della crisi religiosa nella Chiesa nel suo percorso storico e del suo progressivo allontanamento dalla tradizione bimillenaria minacciata da una certa ambiguità che genera confusione.
D. Tutti si salvano? Tutte le religioni sono uguali?
Il classico aforisma “qui creavit te sine te non salvabit te sine te” sintetizza la questione. Dio, che ci ha creato senza il nostro intervento, non ci salverà senza il consenso della nostra intelligenza e l’azione della nostra volontà. Dio ci ha creati liberi perché è solo nella libertà che si può amare. Un amore imposto non è amore. La nostra intelligenza è stata fatta per conoscere la Verità, e la nostra volontà per scegliere il Bene. Possiamo, però, abusare della libertà scegliendo invece l’errore e il male. In questo caso pecchiamo, anche gravemente, contro l’ordine naturale e divino. La misericordia di Dio è infinita e può cancellare qualsiasi peccato, ma la sua efficacia dipende dalla libera accettazione da parte della persona. Purtroppo, ci sono persone che, coscientemente e volutamente, rifiutano la misericordia di Dio. Quindi, non tutti si salvano.
Dico coscientemente e volutamente. Ci sono situazioni di non perfetta conoscenza – la cosiddetta “ignoranza invincibile” – oppure di non perfetta coscienza – per esempio in caso di malattie mentali – che possono far sì che una persona si salvi senza queste condizioni. In questi casi, la persona è giustificata per i meriti infiniti di Nostro Signore Gesù Cristo. Si tratta, però, di eccezioni.
Da ciò si deduce linearmente che non tutte le religioni sono uguali. Se la Verità è una (poiché Dio è Uno), due religioni che insegnino cose diverse, o perfino contraddittorie, non possono essere uguali, pena la negazione della Verità stessa.
Ho parlato dell’intelligenza e della volontà. È chiaro che, ad ogni passo della nostra vita, possiamo sempre contare sull’ausilio della grazia divina, che mai ci mancherà. La grazia è una partecipazione creata alla vita increata di Dio. Perciò si chiama santificante, ossia salvatrice. Ancora una volta, però, la persona è libera di rifiutarla.
D. Non c’è più bisogno del pentimento dei propri peccati per ottenere misericordia?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto esplicito quando definisce il Sacramento della penitenza come “un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore” (n° 1423). Conversione vuol dire svolta a “U”, cioè tornare indietro dal cammino sbagliato. Pentimento vuol dire piangere i propri peccati, e prendere la decisione di non più peccare. È il così chiamato proposito dell’emenda, senza il quale il sacramento non è efficace. La soddisfazione è la penitenza che il peccatore deve fare per ripagare Dio, in qualche modo, del male fatto. Queste, secondo la dottrina della Chiesa che nessuno può cambiare, sono le condizioni per ottenere la misericordia di Dio.
D. Non esistono più gli eretici, gli apostati e gli infedeli?
La domanda mi fa venire in mente l’immagine di un bambino che, davanti a una visione sgradevole o minacciosa, si copre gli occhi con le manine per far sparire la visione…
San Tommaso (II-II:11:1) definisce l’eresia: “una specie di infedeltà negli uomini che, avendo professato la fede di Cristo, ne corrompono i dogmi”. Basta leggere tanti libri e articoli odierni, oppure sentire taluni sermoni, per rendersi conto che siamo circondati da eretici, cioè da persone che negano o travisano il dogma cattolico. Coprirsi gli occhi con le mani non cambierà la situazione…
D. Di solito a difendere la verità sono vescovi emeriti e sacerdoti poi sospesi a divinis. I laici s’impegnano in questa lotta contro la menzogna?
La difesa dell’ortodossia spetta non solo al clero ma a tutti i fedeli, specialmente ai laici. Questa verità, da sempre presente nella vita della Chiesa, è stata ulteriormente messa a fuoco da documenti più recenti, come l’Esortazione apostolica Christifidelis laici, di Giovanni Paolo II, e dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che riconosce ai laici il diritto di ammonire le autorità ecclesiastiche: “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salvo restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone”.
L’ammonimento, però, va fatto nel totale rispetto – direi venerazione – per l’autorità gerarchica della Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo. Purtroppo, in alcuni casi, questo rispetto è venuto a mancare.
L’atteggiamento corretto, che purtroppo non sempre è stato adottato, è quello della “resistenza” proposta da San Paolo. Resistenza non è separazione, rivolta, acrimonia, irriverenza. Al contrario, è fedeltà, unione, amore, sottomissione. Ma allo stesso tempo, è la ferma decisione di segnalare gli errori e le deviazioni, anche ai più alti livelli.
D. La Chiesa in uscita vuole risolvere problemi economici, sociali e legati al “cambiamento climatico” e definisce la vaccinazione come atto d’amore… ma il suo compito non è annunciare alle Nazioni la Verità per la salvezza dell’anima?
Le questioni climatiche e sanitarie sono al di fuori dell’autorità della Chiesa, che si esercita nel campo spirituale per la salvezza delle anime. Qualsiasi pronunciamento di autorità ecclesiastiche, perfino dello stesso Pontefice, su questi temi, va ritenuto un’opinione personale, e non un atto di Magistero. In teologia si dice “parlare come dottore privato”. In nessun modo coinvolge l’autorità della Chiesa. Senza considerare poi quanto sia bizzarro voler intervenire su argomenti specifici – come, appunto, il clima e l’epidemiologia – sui quali è in corso un dibattito scientifico tutt’altro che chiuso.
D. Apocalisse cap.17, 2-5: “Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione. L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d’oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra»”. Allude alla falsa chiesa descritta anche dalle apparizioni mariane e dalla Emmerich?
Qualsiasi deviazione dall’ortodossia verso l’eresia o lo scisma può configurare una falsa Chiesa. Diversi passaggi biblici – e non solo quelli citati nella domanda – mostrano che, a un certo punto nella storia, questa deviazione coinvolgerà le più alte sfere della Chiesa. Ciò non ci deve scandalizzare. Lo stesso Papa Leone XIII afferma nell’Esorcismo: “Dove fu stabilita la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità come luce per le nazioni, lì posero il trono della loro abominazione ed empietà; per colpire il pastore e disperdere il gregge”. L’apostasia della Chiesa sarà il segnale della fine del mondo, poiché la Fede non può mancare sulla terra secondo la promessa di Nostro Signore. Una giusta teologia della storia ci fa tuttavia vedere che non siamo arrivati a quel punto, anche perché deve ancora manifestarsi il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Lungo la storia, però, ci possono essere prefigurazioni di quell’esito escatologico. Così come Ario e Lutero furono prefigurazioni dell’Anticristo, così ci possono essere situazioni nella Chiesa che prefigurano la fine del mondo.
D. La Chiesa dell’accoglienza … ma non ci dovrebbe essere un limite e non si dovrebbe invece aiutare gli immigrati a rimanere nella propria terra?
La dottrina della Chiesa in materia d’immigrazione, brillantemente spiegata già da S. Tommaso, stabilisce diverse forme d’immigrazioni. Dal semplice turismo, che non si può vietare, al soggiorno prolungato, come ad esempio per studi, fino al trasferimento definitivo nel nuovo Paese. In questo caso, la stessa legge naturale impone dei limiti affinché il flusso di stranieri non vada a nuocere il tessuto sociale. L’immigrazione deve avere sempre in mente il bene comune, essa non può sopraffare o distruggere la nazione.
Una prima condizione per accettarli è il desiderio di integrarsi perfettamente nella vita e nella cultura della nazione ospitante. Una seconda condizione è che l’accoglienza non sia immediata. L’integrazione è un processo che richiede tempo.
Oggi, invece abbiamo un’immigrazione incontrollata che non mostra volontà d’ integrarsi. Ciò è particolarmente notorio con l’immigrazione di fede musulmana.
D. C’è di mezzo il piano Kalergi cominciato consentendo di celebrare matrimoni cattolici con fedeli di altre religioni (sempre per motivi ecumenici), un pericolo per la stabilità familiare? Un tempo erano considerati sacrilegio dal pio codice benedettino.
Il cosiddetto “piano Kalergi” è in realtà un minuscolo dettaglio in un panorama ben più ampio e importante: il processo rivoluzionario che da secoli devasta l’Occidente. Questo processo, che il Magistero chiama Rivoluzione, è scoppiato nel secolo XV con la caduta della Cristianità medievale, e avanza per tappe verso la prosecuzione dei suoi fini ultimi: la distruzione di ogni Ordine, cioè l’annichilimento di ogni traccia di Dio nell’universo. Uno scopo di questo processo, specie nelle sue tappe più recenti, è la distruzione della famiglia.
La famiglia è un’istituzione di diritto naturale elevata a Sacramento da Nostro Signore Gesù Cristo. Essa ha come finalità non solo la procreazione ma anche l’educazione della prole, in primis la formazione religiosa e spirituale. Ecco perché la famiglia deve’essere cattolica, per educare nella vera Fede. Il Codice Pio-Benedittino (1917) sanciva un doppio impedimento: di mista religione e di disparità di culto. Il primo vietava le nozze dei cattolici con acattolici battezzati, ma salvava la validità del matrimonio; il secondo rendeva nullo il matrimonio contratto da un cattolico con una persona non battezzata. Nel 1970 Papa Paolo VI rese possibili le celebrazioni dei matrimoni misti. Possibilità poi sancita dal nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983, anche se con alcune restrizioni.
È ovvio che un tale andazzo offuschi la sacralità del matrimonio e comprometta la sua stabilità. Laddove ci sono differenze di Fede dei coniugi la vita familiare e l’educazione dei figli ne risente.
D. E cosa dire dell’abominio avvenuto nei giardini vaticani con la Pachamama l’idolo con cui si rende culto alla madre terra?
La cerimonia dal sapore pagano tenutasi nei giardini del Vaticano per onorare la “Pachamama” richiamò l’attenzione di molti fedeli. Ma fu appena un episodio collaterale, sebbene simbolico, all’interno di un evento ben più importante: il Sinodo Generale della Regione Pan-Amazzonica, tenutosi in Vaticano nell’ottobre 2017.
All’insegna della Teologia indigenista – figlia della Teologia della liberazione – il Sinodo si proponeva di riformare la Chiesa cattolica trasformandola in una “nuova Chiesa dal volto amazzonico”. Il modello proposto era quello degli indios delle foreste tropicali.
Per chi da tempo seguiva l’avanzo della Rivoluzione, questo Sinodo non costituì affatto una sorpresa. Già nel 1976, in un supplemento al suo capolavoro «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», il noto pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira aveva affermato che il prossimo passo del processo rivoluzionario – la IV Rivoluzione – sarebbe stato il tribalismo.
Nel 1977 egli scrisse «Tribalismo indigeno, ideale comunista-missionario per il Brasile nel secolo XXI», in cui analizzava la corrente indigenista nella Chiesa. Possiamo quindi dire che egli previde il Sinodo Pan-Amazzonico quarant’anni prima.
D’altronde, bisogna dire che la Pachamama non c’entra niente con la cultura amazzonica. Essa fa parte dei miti andini.
D. Intanto, i vescovi cattolici del Messico hanno proposto al Dicastero per il Culto Divino il rito Maya. Cos’altro dovremo aspettarci?
Come detto sopra, esiste all’interno della Chiesa una corrente indigenista che vede nella vita idilliaca degli indigeni selvaggi i veri valori del Vangelo. Questa corrente è molto forte in Messico, specialmente al Sud, in Chiapas. Quindi, non sorprende che i vescovi di questa regione abbiano chiesto un improbabile “rito Maya”, che sarebbe del tutto contrario all’ortodossia. Dico improbabile anche perché, a differenza della cultura azteca, quella Maya sparì dalla storia senza lasciare tracce vive. Questo “rito Maya” andrebbe pari passo col “rito amazzonico” proposto nel Sinodo del 2017.
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Le religioni? Ovvio, lapalissiano direi, che non sono tutte uguali. Riscontriamo però non poche analogie tra loro. Nel cristianesimo colgo certamente un di più, magari molto di più. Ciò non mi porta però a concludere, come molti invece sostengono, che esse siano il risultato perverso della ibrys umana, se non addirittura opera del demonio. Certamente in esse possiamo riscontrare, al di là di qualche raggio di quella Luce che nella sua pienezza emerge solo nell’evento cristiano (“un sole è venuto a visitarci”), lacune, imperfezioni, quando non vere e proprie aberrazioni. Però, nonostante ciò , possono fungere da sentieri alternativi di salvezza, anche se in virtù della mutazione ontologica che l’incarnazione del Verbo determina nella creazione tutta. E nonostante tutto resta, per me, immutato l’imperativo categorico di Cristo, quello di convertire le genti attraverso l’annuncio del suo Vangelo. Qualcuno non sarà d’accordo ma solo rinunciando allo specifico cristiano potremmo rinunciare a convertire le genti. Finché il suo specifico rimarrà chiaro in me non potrei non annunciare Cristo. E a tutti coloro che hanno già intrapreso un diverso cammino spirituale e/o religioso, beh con costoro mi approccierei alla maniera paolina : ciò che voi adorate senza conoscere io ve lo rivelo.
Grazie per questa molto interessante intervista che chiarisce i punti fondamentali della fede.Quello che mi lascia perplessa è come si possano rispettare uomini in evidente malafede che stanno consapevolmente distruggendo la Chiesa.Esiste il peccato perché c’è un uomo che lo commette.
Chi scrive, insieme a H. BALTHASAR ed altri al suo seguito, ritiene che la Scrittura ci dischiude anche la possibilità di una salvezza universale. Sia chiaro, non parlo di certezza ma di possibilità, e , dunque, di poter sperare che ogni persona che ha lasciato questo mondo possa, attraverso un iter che potrà essere al quanto penoso, magari all’estremo, possa poi raggiungere la salvezza eterna. Come disse il filosofo J.Guitton la possibilità di un inferno eterno viene ostacolata dal sacrificio di santi e mistici teso a scongiurarlo.
A chi rifiuta a priori (ma anche a-posteriori) una tale possibilità ed è convinto che non solo l’inferno “esista”, ma che sia pieno di persone già dannate per l’eternità, a costoro provocatoriamente dico : a questo punto sarebbe una gran fortuna essere preda di una “ignoranza invincibile” o di una patologia psichiatrica che compromette il libero arbitrio. Sarebbe un’assicurazione per la vita eterna, no? Qualcuno potrebbe dire che la loro pena la scontano nella loro vita terrena. Ma volete mettere 80 anni di vita terrena a confronto dell’eternità?…
“Non tutte le religioni sono uguali”. Incontestabile.
Infatti, due o più cose uguali non esistono se non per il prodotto in serie dell’uomo (perciò non nell’arte e nell’artigianato), e sono impossibili riguardo allo Spirito e alla Natura.
Dunque, poiché riguardano lo Spirito, le religioni non sono uguali ma diverse fra loro, ed è proprio per la diversità che acquistano importanza le convergenze e le assonanze fra di esse, e che sarebbe ingenuità o malafede definire “casuali”.
Due soli esempi fra i mille:
come il Cristianesimo, l’Islam afferma ripetutamente che Allah – uno dei 99 nomi di Dio – è il Misericordioso, il Compassionevole (Al-Rahman, Al-Rahim), e questa, è bene ripeterlo, non è e non può essere una coincidenza casuale.
Nell’Induismo, la Brhadaranyakopanisad recita:
«Ciò che è la vista del più dolce miele per il viaggiatore nel deserto, ciò è la percezione di Colui che è eternamente radioso»,
parole che possono benissimo essere pronunciate anche da un Cristino.
E infatti nel Salmo 19 è scritto:
“I giudizi del Signore sono verità, tutti quanti giusti, più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro fino; più dolci del miele e di quello che stilla dai favi.”
Il fondamentalismo, di qualsiasi religione si tratti, nulla a che fare con il “miele”, impedisce il rispetto reciproco fra le diversità che è indispensabile ad una convivenza pacifica ed è causa di conflitti. Rispetto, si badi, che non compromette in nulla la propria fede ed anzi la conferma e, perché no, l’arricchisce.
Il fondamentalismo è il primo negatore dello Spirito che “soffia dove vuole e non si sa donde venga e dove vada.
Il prof. Loredo offre un ventaglio di spunti che muove l’aria stantia come fosse la bora triestina.
La prima riguarda la religione in sé: ovviamente non tutte le religioni sono uguali, ma la questione fondamentale è che il cristianesimo NON è solo una religione.
Come religione praticata riguarda ANCHE un rendere culto a Dio, secondo la rivelazione ricevutane in Cristo.
Necessariamente questo consiste anche in norme e precetti secondo la legge, praticando la quale si sta dentro o fuori dei paletti noti a tutti i battezzati.
Ma il cristianesimo innanzitutto è una buona notizia, che si innesta sulla legge per darle compimento. Non perché la legge vada ignorata (neppure uno iota, dice Gesù e non va bene insegnare a trasgredirla), ma perché non è la legge a salvare, ma Cristo che è Dio!
A Dio non servono le opere dell’uomo, perché fare l’opera di Dio consiste nel credere alla buona notizia: questo credere rende leggera la legge, ovvero il viverla non è frutto di sforzo, ma di Grazia (leggerezza e non pesantezza, anche quando c’è da portare la croce).
A Dio non manca nulla e l’uomo non aggiunge nulla a Dio: quindi il cristianesimo è la possibilità della partecipazione del divino, voluta da Dio e non una subordinazione invalicabile con delle tasse da pagare.
Nel cristianesimo Dio prende carne perché tutta la vita dell’uomo entri nell’eternità di Dio, in paradiso.
Se trasgredisco la volontà di Dio in qualcosa, la misericordia accoglie paternamente il pentimento e la conversione del peccatore pentito.
Il passo tratto dalla prima lettera ai Corinti letto oggi alla messa smaschera qualsiasi velleità di essere accettati seminando scandalo.
Nella lettera di San Giacomo c’è la definizione della religione intesa cristianamente: “una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo”.
Forse è facile capire (meno il metterlo in pratica) il soccorso a chi è vittima di afflizioni, ma decisivo è il “conservarsi puri da questo mondo”. Cambia infatti il paradigma: bisogna ragionare secondo la Grazia ricevuta, gratis, per aprirci regni che non sono di questo mondo.
Il mondo in sé sarebbe appunto “mondo”: pulito. Ma resta pulito solo nella trasparenza in cui esiste secondo la Grazia che l’ha creato, non secondo la corruzione in cui l’ha gettato il peccato.
Quando Gesù sfida i legalisti sul sabato non intende affatto portare ad affermare il contrario della legge, ma solo smascherare i praticanti la legge nell’orgoglio sordo all’afflizione di chi chiede aiuto. Anche questo infatti è “mondo”: non attinge dalla Grazia, ma vanta meriti!
Questa può essere religione, ma non cristianesimo!
Il Sacramento veicola la Grazia, ma il suo serbatoio-recipiente è l’umiltà. Gesù guarisce la mano inaridita, anche di sabato. Gesù guarisce il cuore inaridito al malato che riconosce la sua condizione.
In paradiso c’è festa per il peccatore pentito.
Dato che in paradiso è sempre festa (sono beati della visione di Do) e che la creatura non aggiunge nulla a Dio (che è il Tutto e non muta) è proprio il peccatore pentito a essere la festa e a farsi paradiso!
Chi non ha bisogno di pentirsi può seguire la legge, religiosamente, ma rischia di non accogliere la Grazia e di non conoscere il paradiso. E’ l’olio che manca alle cinque vergini stolte. Non si compra: viene da Dio.
La buona notizia di Gesù disturba: per questo incolleriscono quelli che ne fanno una proprietà religiosa, dispensando ricette mondane, tutte appiattite sui regni terreni, mutando il Tutto di Dio per annientarlo negli inganni di chi Gli è ostinatamente ribelle.
Paradossalmente quelli che schifano la legge (di Dio) cercano nelle leggi degli uomini il loro criterio, invocando leggi da rispettare senza alcuna pietà per chi sgarra dal loro ipocrita politicamente corretto.